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Le colonne che sorreggono il cielo in mezzo al deserto

Esistono luoghi, nel mondo, che sono così belli da non sembrare reali. Posti suggestivi che evocano in noi tutti quegli scenari straordinari che, fino a questo momento, hanno popolato i sogni, le favole e le leggende che fanno parte dell’immaginario popolare.

Eppure questi luoghi sono veri e per questo ancora più incredibili. A crearli è stata lei, Madre Natura, che come un’artigiana esperta, ha plasmato quelle che sono le immense bellezze che si snodano sul nostro pianeta.

E oggi è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi. Un’immensa distesa desertica che si perde all’orizzonte, proprio lì dove svettano maestose le colonne che sorreggono il cielo. Benvenuti nel massiccio dell’Ahaggar.

Benvenuti ad Ahaggar

Il nostro viaggio di oggi ci conduce in Nord Africa, nel cuore dello straordinario deserto del Sahara. Ci troviamo nel territorio meridionale dell’Algeria, persi e immersi nell’immensità del massiccio dell’Ahaggar.

Situato a ovest del Tamanrasset, l’Ahaggar è un’immensa regione montuosa di origine vulcanica. Il territorio si estende a 900 metri sopra il livello del mare ospitando, tra i tanti rilievi montuosi, anche il monte Tahat, che con i suoi quasi 3000 metri di altitudine è la vetta più alta dell’Algeria. Le sue origini sono antichissime e sono testimoniate dalla presenza di rocce vulcaniche che risalgono a circa 2 milioni di anni fa.

Il suo nome, invece, è direttamente collegato agli abitanti che da sempre popolano il territorio: la tribù dei tuareg Kel Ahaggar, la cui storia, almeno in parte, è ancora osservabile in quel maestoso monumento megalitico costruito nell’oasi di Abalessa.

Il nome Ahaggar, però, fa riferimento anche al paesaggio che caratterizza il territorio. Il termine arabo, infatti, vuol dire “Luogo della paura”. Una definizione, questa, probabilmente scelta proprio per descrivere l’immensità della regione che non conosce eguali. I paesaggi, che si aprono alla vista di chiunque sceglie di spingersi fin qua giù, sono impressionanti ed evocano nelle mente delle persone storie e suggestioni primordiali.

Scriveva Erodoto, nelle sue sue Historiae, che questo era il luogo dove un tempo vivevano gli Atlanti, il posto dove le colonne rocciose sorreggevano il cielo.

Il massiccio dell'Ahaggar

Fonte: iStock

Il massiccio dell’Ahaggar

Viaggio tra le colonne del cielo

Organizzare un viaggio nell’Ahaggar vuol dire vivere un’esperienza incredibile tra le rocce scolpite dal vento, l’arte rupestre antichissima, e tutte quelle meraviglie naturali che si spalancano davanti agli occhi degli avventurieri.

Questo territorio nel sud dell’Algeria, è ricco di paesaggi che lasciano senza fiato, forse i più straordinari di tutto il deserto del Sahara. Ci sono i picchi vulcanici impressionanti, che attraversano le nuvole e sfiorano il cielo, creando uno spettacolo immenso e sbalorditivo, ci sono le piccole piscine naturali e nascoste tra le rocce che da sempre sono utilizzate dalle tribù che popolano il territorio. E poi, ancora, ci sono i faraglioni solitari che emergono dalla sabbia dorata e che, con le loro forme curiose e particolari solleticano la mente dei viaggiatori.

A guardare la regione desertica, nella sua totalità, sembra quasi di stare su un set cinematografico dalle proporzioni gigantesche.

Attorno al massiccio dell’Ahaggar, poi, c’è un’altra meraviglia naturale da scoprire. Si tratta del Tassili n’Ajjer, un altopiano terrazzato caratterizzato da picchi rocciosi e guglie plasmate dal tempo e dall’erosione. In questo luogo sono conservate le più alte testimonianze dell’arte rupestre del deserto del Sahara.

Tassili n'Ajjer

Fonte: iStock

Tassili n’Ajjer
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Il magico mistero del deserto: quando le dune cantano

Cè qualcosa di straordinariamente magico e apparentemente inspiegabile che succede quando la natura viene lasciata libera di agire, di plasmare i paesaggi e di regalarci spettacoli di immensa bellezza.

Visioni eteree che incantano e stupiscono, che sono un invito a viaggiare dall’altra parte del mondo per scoprire tutte le meraviglie che gli appartengono. Non solo paesaggi di sconfinata beltà, ma vere e proprie esperienze mistiche che coinvolgono e stravolgono tutti i sensi.

Come quella toccante melodia che si libra lieve nell’aria e arriva dritta al cuore di tutti gli avventurieri che osano attraversare le infinite distese di sabbia che brillano al sole e che sono incorniciate da colline dorate. È la musica del deserto, quella che prende vita quando le dune cantano.

Il canto nel deserto

Succede all’improvviso che, durante l’esplorazione di alcuni deserti nel mondo, le dune inizino a cantare. Lo fanno in maniera armonica, leggiadra ed emozionale, emettendo suoni diversi che si espandono nell’aria passo dopo passo.

Un mistero sonoro, questo, che nei secoli ha conquistato e affascinato viaggiatori provenienti da tutto il mondo, gli stessi che si sono lasciati suggestionare immaginando storie, leggende e magia, proprio lì, tra le sconfinate distese desertiche.

Marco Polo, nel suo Il Milione, aveva raccontato di aver udito una musica proveniente proprio dalle dune, con tanto di canti e accompagnamenti strumentali. Anche Charles Darwin aveva toccato con mano questa magia, raccontando dell’esistenza di una collina di sabbia in Cile che sembrava prendere vita proprio attraverso il suo canto.

Ci ha pensato poi la scienza a indagare sul campo, a cercare le motivazioni che andassero oltre le leggende e le storie che nascevano tra le singing dunes. Numerose ricerche, tra cui anche quella condotta dagli esperti del Centro Nazionale per le Ricerche Scientifiche di Parigi, le dune iniziano a cantare quando i granelli di sabbia si spostano e scivolano verso il basso, sia perché mosse dal vento, sia perché calpestate dalle persone che esplorano il deserto. Succede così che, quel movimento, emette dei suoni che variano in base alle dimensioni dei granelli di sabbia e al deserto stesso.

Quando ci si trova davanti a una duna composta da granelli di sabbia di dimensioni differenti, il suono riprodotto è molto più ampio e rumoroso. Nonostante ormai sia chiaro a tutti da cosa è generata la melodia nel deserto, resta ancora sconosciuto come il movimento della sabbia riesca a mettere suoni che imitano quelli delle note musicali.

I luoghi dove le dune cantano

Se siete affascinati dal canto del deserto, e volete immergervi tra i suoni delle singing dunes, allora dovete sapere che non tutti i deserti cantano. Ma ce ne sono alcuni che lo fanno, regalando show di incredibile bellezza a tutti i viaggiatori che li raggiungono.

Nel deserto del Qatar raggiungibile dalla capitale Doha, per esempio, è possibile ascoltare un’incredibile melodia che si libra nell’aria e che incanta. Anche in questo caso, a mettere in scena lo spettacolo sonoro sono le dune.

Un’altra destinazione da raggiungere, per ascoltare questo show firmato da Madre Natura, è il deserto del Gobi. Qui è possibile raggiungere Khongoryn Els, una distesa di dune nel sud della Mongolia, conosciuta anche con il nome Duut Mankhan, che letteralmente vuol dire “Le dune che cantano”. Nelle giornate particolarmente ventilate, i granelli di sabbia si spostano da una parte all’alta: è allora che si diffonde nell’aria un canto meraviglioso.

Anche in n Kazakistan, è passibile lasciarsi cullare dalla dolce melodia del deserto. Nel Parco Nazionale Altyn-Emel, infatti, si trova una duna che si snoda per circa 150 metri. Il suo nome Akkum-Kalkan ed è la duna che canta.

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In questa antica oasi nel deserto esiste un lago a forma di mezza Luna

Esistono luoghi nel mondo che sono così straordinariamente belli da non sembrare reali. Visioni magiche e suggestive che si palesano all’improvviso quasi come se fossero un miraggio, e invece sono vere e per questo ancora più incredibili.

Molti di questi scenari, che sono gli stessi che invitano ad attraversare il mondo intero, portano la firma indelebile di Madre Natura. È proprio lei che, con sapiente abilità, crea quelli che sono i paesaggi più straordinari del pianeta. Molto più di attrazioni turistiche, questi luoghi si trasformano in vere e proprie esperienze immersive e sensoriali che lasciano senza fiato.

Ed è quello che succede a tutti i viaggiatori che osano spingersi fino al Crescent Moon Lake. Un lago naturale a forma di mezza Luna situato nel cuore di un’oasi nel deserto che è un vero e proprio sogno a occhi aperti.

Il lago nell’oasi di Yueyaquan

È un viaggio unico, quello di oggi, che ci porta alla scoperta di una delle meraviglie naturali più incredibili del nostro pianeta. Una visione suggestiva, magica e romantica che è destinata a lasciare senza fiato e a incorniciare i ricordi indelebili del viaggio di una vita.

Ci troviamo nel deserto del Gobi, una vasta regione dell’Asia orientale che si snoda tra la Mongolia e la Cina, e più precisamente nella parte cinese, nella provincia del Gansu, un tempo meta di passaggio dell’antica Via della Seta.

È qui che sorge un’oasi immersa nel deserto e incorniciata da alte dune sabbiose che sembrano colline dorate. Si tratta del Crescent Lake, una sorgente naturale di acqua dolce che alimenta la natura circostante che a sua volta crea un piccolo paradiso naturalistico che sopravvivere da oltre 2000 anni in una zona desertica.

La visione di questa oasi è straordinaria, non solo perché il verde della natura rigogliosa fa da contrasto all’oro del deserto che brilla tutto intorno, ma anche e soprattutto perché a campeggiare al centro del paesaggio c’è un lago che ha la forma di una mezza Luna. Ed è spettacolare.

Il lago nel deserto a forma di mezza Luna

Fonte: Getty Images

Il lago nel deserto a forma di mezza Luna

Crescent Lake: il lago che è uno spicchio di Luna

Chiunque osi spingersi fino al deserto del Gobi sarà ripagato dalla visione di un miraggio. In questa vasta area il cui nome tradotto vuol dire “luogo senza acqua”, il Crescent Moon Lake è un vero e proprio miracolo della natura. Non solo perché nutre l’oasi, ma anche perché crea uno degli scenari naturali più straordinari dell’intero pianeta.

Il nome originale del lago, che assume la caratteristica forma di uno spicchio di luna, è Yueyaquan, anche se è stato ribattezzato dai viaggiatori di tutto il mondo come Crescent Moon Lake, proprio in onore delle sembianze che lo accomunano alla Luna crescente.

Bellissimo di giorno, magico di notte, il lago è sospeso in un’atmosfera da favola, accentuata ancora di più dai giochi di luce creati rispettivamente dal Sole e dalla Luna. A completare quella che è un’immagine idilliaca ci pensa un’alta pagoda in legno che sovrasta l’oasi e che restituisce uno scenario da cartolina.

Sono tanti gli avventurieri che giungono fin qui per immergersi in questo gioiello della natura. Attraversano il deserto e le grandi montagne di sabbia per ammirare quello che è, con tutta probabilità, uno degli spettacoli più belli messi in scena da Madre Natura.

Il consiglio è quello di restare qui anche di notte. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, il lago a forma di Luna viene illuminato tutto intorno da una serie di luci artificiali, mentre la bianca e candida Luna si riflette dentro le sue acque. Èd è allora che comincia la magia.

Crescent Moon Lake

Fonte: Getty Images

La notte al Crescent Moon Lake
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Nel cielo di questo deserto sono comparsi oggetti luminosi

È successo all’improvviso, durante una sera d’autunno, che sfere scintillanti e altri oggetti sono comparsi nel cielo sopra il deserto illuminando tutto il territorio circostante con un’abbagliante e misteriosa luce.

Le fotografie, di quell’evento magico e incantato, hanno fatto il giro del mondo e sono giunte fino a noi. Ma a differenza di quello che la suggestione può evocare, non si tratta di fenomeni paranormali, né di una visita aliena sulla terra.

Quello che è successo a Hegra, la maestosa città nel deserto dell’Arabia nord-occidentale, è un vero e proprio spettacolo che ha incantato il mondo intero. A metterlo in scena è stato l’uomo che ha voluto così celebrare e valorizzare l’immenso patrimonio storico, culturale e paesaggistico che appartiene a questo luogo.

Benvenuti a Hegra, la maestosa città nel deserto

Per scoprire cos’è successo negli scorsi giorni, nel cielo sopra il deserto, dobbiamo recarci a Hegra, proprio lì dove le distese di terra rossa e di sabbia dorata, che si perdono all’orizzonte, sono attraversate dallo Scirocco. Sempre lì dove sono custodite alcune delle testimonianze più antiche della storia dell’intera umanità.

La bellezza di questo luogo è indiscutibile, non è un caso che Hegra sia il primo sito UNESCO Patrimonio dell’Umanità dell’Arabia Saudita. L’antica città, un tempo punto di riferimento del Regno dei Nabatei, si snoda su un’area di oltre 50 ettari e ospita più di 100 monumenti funerari in ottimo stato di conservazione. È possibile ammirare gli intagli e le decorazioni scolpite sugli affioramenti di arenaria che circondano il centro urbano fortificato, ed essere catapultati all’interno della grandiosità di un passato che non può essere dimenticato.

Hegra si trova ad appena 20 chilometri dalla città di AlUla, un luogo di straordinaria ricchezza culturale e naturalistica che si estende per oltre 20000 chilometri e che include oasi lussureggianti, deserti, montagne di arenaria e antichi siti culturali risalenti a migliaia di anni fa.

Perché oggi vi parliamo di Hegra, e di AlUla, è presto detto. Non solo perché questo straordinario territorio dell’Arabia Saudita merita un posto d’onore nelle nostre travel wish list, ma anche e soprattutto perché dal 13 al 15 ottobre una straordinaria e suggestiva opera di luce è comparsa nel cielo del deserto.

Si trattava del Drone Light Show di Hegra, uno spettacolo luminoso di immensa bellezza andato in scena in occasione dell’AlUla Wellness Festival, il primo di una serie di eventi di AlUla Moments, pensati per celebrare e valorizzare la storia, i segreti e il patrimonio di questa incredibile area.

Il festival di luci nel deserto di Hegra

Fonte: Ufficio Stampa

Il festival di luci nel deserto di Hegra

Il festival di luci nel deserto

Le foto diffuse a seguito del Drone Light Show di Hegra hanno incantato il mondo intero. Il 13, il 14 e il 15 ottobre, un’aquila si è alzata sopra la Tomba di Lyhian Figlio di Kuza, simulando il suo volo, e lasciando senza fiato tutti gli spettatori. Insieme all’animale sono comparse altre figure che hanno incantato lo sguardo di chi era lì, attraverso una perfomance luminosa incredibile fatta di Luce, immagini e suoni.

I movimenti, le apparizioni e le musica, tutto era in perfetta sintonia con il cielo e con la terra, gli stessi che oggi, esattamente come ieri, custodiscono i segreti, la storia e l’eredità della città antica e delle civiltà che un tempo la popolavano.

Drone Light Show di Hegra

Fonte: Ufficio Stampa

Drone Light Show di Hegra

 

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Come in un sogno: il resort nel deserto illuminato solo dalle stelle

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Posti che per forme, colori e lineamenti rimandano a tutte quelle immagini che, fino a questo momento, hanno popolato il nostro universo onirico. Eppure sono reali e per questo destinati a incantarci.

A volte si tratta di scenari naturali che lasciano senza fiato, altre volte quei capolavori che ci incantano sono costruiti dall’uomo e diventano simboli e attrazioni da raggiungere e da esplorare. Ma è quando l’attività di Madre Natura incontra quella dell’uomo che nascono quelli che sono gli spettacoli più belli del mondo, da guardare e da vivere.

E questo è il caso di un’oasi nel deserto d’Egitto, lì dove è stato costruito uno degli eco-resort più sostenibili del globo intero che di notte è illuminato solo dalle stelle.

Benvenuti nell’Oasi di Siwa

Quello di oggi è un viaggio unico e sensazionale, emozionale e sensoriale che ci conduce direttamente tra le dune dorate del deserto d’Egitto.

Ci troviamo all’interno di Siwa, un’oasi del deserto libico che appartiene al territorio egiziano e che si trova a circa 300 chilometri dalla costa del Mar Mediterraneo.

È qui, dove un tempo esisteva un tempio dedicato al dio Sole, che è nato un eco resort straordinario, una struttura affascinante e suggestiva da Mille e una Notte che promette di vivere l’esperienza di viaggio più incredibile del mondo.

Il suo nome è Adrère Amellal Resort, ed una struttura ricettiva che non ha nulla a che vedere con tutti gli hotel che abbiamo raggiunto e frequentato fino a questo momento. All’interno dell’edificio, che più che un resort sembra un santuario, non ci sono luce né elettricità.

Non ci sono neanche l’aria condizionata o il servizio in camera, perché qui, a offrire i servizi di vero lusso, ci pensano le bellezze naturali dell’area circostante che caratterizzano in maniera univoca quella che è l’esperienza di viaggio più straordinaria di una vita intera.

Adrere Amellal, interni dell'eco-resort

Fonte: IPA

Adrère Amellal, interni dell’eco-resort

Il resort nel deserto illuminato dalle stelle

Se è vero che la scelta delle destinazioni di viaggio segue inevitabilmente la nostra voglia di vivere esperienze uniche, è altrettanto vero che le emozioni più incredibili passano anche per gli alloggi. E quello di Siwa è fuori dall’ordinario.

Immerso in una spettacolare oasi, circondata da dune dorate che brillano il sole, sorge quello che è uno dei resort più ecologici e sostenibili del mondo, nonché una struttura affascinante che ci permette di vivere un sogno a occhi aperti.

L’Adrère Amellal Resort si palesa davanti ai viaggiatori che osano spingersi fin quaggiù come un tempio naturale, un’edificio che per forme, colori e materiali, si integra perfettamente all’interno di un paesaggio mozzafiato.

Tutto è stato realizzato per garantire un’esperienza di sostenibilità. Porte e mobili, infatti, sono realizzate in legno d’ulivo, mentre l’edificio intero è stato costruito con il kershef, un materiale locale costituito di salgemma, argilla e paglia. I tronchi sono stati trasformati in sedute e piani d’appoggio mentre le fronde di palma in elementi di decor.

Tutti gli ambienti, sia quelli privati che quelli condivisi, sono in perfetta armonia con la natura che circonda l’edificio. Inoltre, come abbiamo anticipato, all’interno del resort non è presente corrente elettrica. Tutto è illuminato con candele di cera d’api e lanterne. E quando questo non basta, ci pensa il cielo del deserto a illuminare di magia gli spazi popolati dagli ospiti.

Affacciato su uno spettacolare lago salato, dal quale viene prelevata l’acqua utilizzata, e circondato da dune sabbiose che si tingono di oro sotto il sole, l’Adrère Amellal Resort è davvero un luogo da fiaba.

Sono 40 le camere che si snodano all’interno dell’edificio, e che assomigliano a piccole grotte naturali, e tutte offrono una vista mozzafiato sul paesaggio desertico circostante.

Bello in ogni momento del giorno, spettacolare di notte. Quando il sole tramonta, infatti, tutti gli ambienti dell’eco-resort vengono illuminati da centinaia di candele in cera d’api. Ma il vero show inizia quando le stelle popolano il cielo notturno che fa capolino tra le grandi finestre delle camere da letto, ed è magia.

Adrere Amellal

Fonte: IPA

Adrère Amellal
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La città d’oro perduta premiata come scoperta dell’anno

Va alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto” l’ottava edizione dell’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad. Si tratta dell’unico riconoscimento a livello internazionale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti al servizio del territorio.

Rimasta sotto la sabbia per migliaia di anni, “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete, è stata riportata alla luce dal team di Zahi Hawass, alla ricerca in verità del tempio funerario di Tutankhamon.

La ‘città d’oro perduta’ è stata la scoperta più straordinaria del 2021

La ‘città d’oro perduta’, di cui vi abbiamo parlato qui, si trovava vicino al palazzo di Amenhotep III, dall’altra parte del Nilo rispetto a Tebe, oggi Luxor, dove è stato inaugurato anche il Viale delle Sfingi. Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

In realtà non è una città esattamente ‘perduta’, visto che alcuni muri erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza. Inoltre, finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Ma allora perché la chiamano così? La risposta ci arriva da Hawass. “La chiamo così perché fondata durante l’età d’oro d’Egitto”, ha spiegato l’archeologo ed egittologo egiziano, già Ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica.

Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio.

La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era, invece, predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, cui si aggiunge la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto, infine, un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

Le altre scoperte finaliste del 2022

L’Archaeological Discovery Award sarà consegnato a Zahi Hawass venerdì 28 ottobre, durante l’edizione 2022 della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum dal 27 al 30 ottobre. Quest’anno, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. L’Università di Istanbul, con l’équipe guidata dal professore Necmi Karul, ha scoperto un ambiente sotterraneo di 23 metri di diametro e profondo 5.50, con ben conservata la scultura di una imponente testa dai tratti umani, affiorante dalla parete rocciosa che pare “guardare come da una finestra” una serie di undici alti pilastri scolpiti a forma di fallo. Un tempio sacro che affonda le radici nella preistoria, con numerosi artefatti in pietra lavorata e almeno 250 monoliti.

Tra le scoperte finaliste c’erano, inoltre, la stanza degli schiavi ritrovata nella villa di Civita Giuliana a Pompei, il più antico tempio buddista urbano della valle dello Swat, emerso a Barikot, e il mosaico con le scene dell’Iliade ritrovato in Inghilterra nella contea di Rutland.

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L’oasi nel deserto nata dalle lacrime di una principessa

Le oasi del deserto non sono miraggi. Non sono sogni a occhi aperti o illusioni create dalla mente. Certo è che sono così straordinarie e apparentemente inspiegabili che non sembrano vere, eppure sono reali e per questo bellissime.

Sono luoghi che raccontano tutta la forza della natura, proprio lei che domina e conquista i deserti più aridi facendosi spazio tra le dune sabbiose. Sempre lei che consente di creare dei microcosmi dove vivono e convivono acqua, flora, fauna ed esseri viventi.

Ed è proprio in un’oasi che vogliamo portarvi oggi. Un piccolo paradiso che incanta per la sua bellezza paesaggistica, per quel fascino naturale che si fonde al mistero e alle leggende che qui sono nate e che sono state tramandate per secoli. Ci troviamo a Huacachina, in Perù, al cospetto dell’oasi nel deserto nata dalle lacrime di una principessa.

In Perù c’è una straordinaria oasi nel deserto

Probabilmente, tutti quelli che sognano di visitare il Perù, conoscono Huacachina. Questa piccola oasi, circondata da un villaggio dove vivono appena 100 anime, è una delle attrazioni turistiche più affascinanti dell’intero territorio.

Situata ad appena 20 minuti dalla città di Ica, e immersa nello sconfinato deserto di Atacama, quest’area è diventata il paradiso di tutti gli amanti delle attività outdoor. Il deserto che si snoda tutto intorno e le alte dune sabbiose, l’hanno resta una destinazione popolare per sport come il sandboarding e la corsa con le dune buggy.

Eppure c’è qualcos’altro, qui, che affascina e lascia senza fiato. Ed è quello scenario lussureggiante che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori che attraversano il deserto e che raggiungono questo villaggio.

Al centro della scena domina un lago placido all’interno del quale si specchiano gli arbusti e la vegetazione circostante creando un piccolo paradiso naturale senza eguali. E il panorama che si palesa davanti allo sguardo è così affascinante che il Telegraph lo ha inserito tra le destinazioni più spettacolari del mondo intero.

Huacachina

Fonte: 123rf

Huacachina

La leggenda di Huacachina

Il lago che campeggia nel cuore di Huacachina è naturale, e si è formato grazie a delle correnti sotterranee ricche di minerali che filtrano attraverso la sabbia, e che hanno consentito alla vegetazione di crescere più rigogliosa che mai. Palme, eucalipti e splendidi esemplari di algarrobo pallido circondano lo specchio d’acqua e danno vita a un’oasi lussureggiante e incredibile.

Anche se le origini di questo luogo sono ampiamente spiegate dalla scienza, ci sono altre storie locali molto più suggestive, che rendono Huacachina ancora più affascinante e misteriosa.

Secondo la leggenda, infatti, proprio in questa zona del deserto viveva una bellissima principessa inca dal nome Huacca China. Amava trascorrere le sue giornate cantando, e la sua voce era così ammaliante che nessuno sapeva resisterle. La storia vuole che per sfuggire al corteggiamento prepotente di un uomo, la ragazza scappò via e si rifugiò all’interno di una laguna per nascondersi. Trasformatasi in sirena, però, non potè mai più lasciare quel luogo.

Una seconda versione della storia, dedicata ai più romantici, collega la nascita dell’oasi al dolore della principessa per la morte del suo grande amore. Sarebbero state le sue lacrime, infatti, a creare Huacachina che, in lingua madre, vuol dire proprio “Donna che piange”.

Huacachina

Fonte: iStock

Huacachina
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Quarto Vuoto: la magia del deserto più grande e inesplorato del mondo

L’impressione di perdersi, la sensualità dell’Oriente, il sole che si alza sulle dune: il Rub’al Khali, ovvero il Deserto del Quarto Vuoto è uno dei luoghi più magici, avventurosi e selvaggi che esistano al mondo. Tra le sue sabbie hanno camminato (e si sono perse) centinaia di persone e il suo fascino è quasi letale.

Non esiste un altro deserto così inesplorato: lungo circa 1.000 chilometri e largo almeno 500, ricopre in tutto un’area di oltre 650.000 chilometri, la maggior parte dei quali è ancora completamente avvolta nel mistero.

Il nome e la storia del Quarto Vuoto

Il deserto del Quarto Vuoto è affascinante in tutto e per tutto. Il suo nome Rub’al Khali, è da intendersi così: il quarto (dopo cielo, terra e mare) spazio, cui è stato attribuito l’aggettivo vuoto proprio per l’assenza di presenza umana e per la sua inospitalità. Le sue dune e le sue sabbie ricoprono la parte più a Sud della Penisola Araba e persino i beduini non riescono ad avventurarsi oltre a un certo punto, cercando, nonostante la loro sapienza ed esperienza, di restare ai margini.

Tramonto nello sconfinato Deserto del Quarzo Vuto

D’altronde, leggenda vuole che il Quarto Vuoto abbia sconfitto re e valorosi condottieri arabi, che si sarebbero avventurati alla ricerca del suo cuore per svelarne gli antichi misteri. Sì, perché questo deserto arido si sarebbe formato migliaia di anni fa, ma prima, stando anche a diversi studi, era una regione fiorente, che nonostante il clima caldo conservava delle aree lacustri e dei tratti dove si poteva vivere in tutta serenità.

Il Quarto vuoto tra dune, oasi e laghi

Il fatto che queste aree siano esistite è stato dimostrato più e più volte. Studiosi e ricercatori sono arrivati in zone remote dove sono stati rinvenuti resti di laghi e pozze d’acqua dolce ormai fossilizzati, dove un tempo andavano ad abbeverarsi ippopotami (sono stati addirittura ritrovati resti dei loro denti), bovini, bufali, asini selvatici, capre, pecore e gazzelle. In più, nei dintorni sono stati ritrovati attrezzi e strumenti usurati e scheggiati, cosa che dimostra gli insediamenti umani.

Oggi, il deserto del Quarto Vuoto si distingue per le sue dune giganti che si elevano fino a 250 metri, per le poche ma bellissime oasi nel deserto e per la sua aridità: qui piove ancor meno che nella Death Valley e tutte le visite e i tour devono essere rigorosamente organizzati e contare su grandi scorte d’acqua per poter fare in modo che tutto vada per il verso giusto. Le traversate in solitaria, a meno che non si sia provetti esploratori seguiti da un intero team da remoto, non sono da considerarsi un’opzione.

 Le notti del Quarto Vuoto e la Atlantis of Sand

Tuttavia, è possibile visitare il Deserto del Quarto Vuoto con tour, visite guidate e permanenze perfettamente gestite dalle agenzie dell’Oman. L’esperienza più suggestiva è sicuramente il campeggio: un pernottamento tra le dune con gli occhi rivolti alle stelle. Il Quarto Vuoto, infatti, è totalmente privo di inquinamento luminoso e da qui si può vedere uno dei cieli stellati più belli del mondo, con una grandissima luna a svettare tra i monti sabbiosi.

Notte nel Deserto del Quarzo vuoto

L’atmosfera notturna è anche la migliore per raccontare una delle più suggestive leggende sul Quarto vuoto: quella dell’Atlantis of Sand, ovvero l’Atlantide di Sabbia. Si narra, infatti, che alcuni (pochissimi) coraggiosi siano riusciti a trovare il centro del deserto e abbiano trovato, ben celata, una civiltà nascosta che ricorderebbe la mitica Atlantide. Nessuno può davvero sapere se esiste un fondo di verità, ma perché non crederci?

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È stata aperta un’incredibile rotta ferroviaria nel deserto

Avete mai pensato di salire a bordo di un treno che attraversa il deserto? Se non lo avete mai fatto sappiate che ce ne sono diversi nel mondo, ma la rotta che è stata appena inaugurata ha qualcosa di speciale e che deve essere provata almeno una volta nella vita.

Cina: il treno che permette di fare un giro completo nel deserto

Ci troviamo in Cina, e più precisamente nella regione autonoma dello Xinjiang Uygur, una zona che è caratterizzata soprattutto da deserti infiniti e montagne imponenti. E proprio qui, dove prende vita il Taklamakan, il più grande deserto del Paese ma anche il secondo più esteso del pianeta con dune mobili, è stata inaugurata una rotta ferroviaria che per ben il 65% del percorso passa proprio all’interno dello stesso deserto.

Si tratta dell’ultima parte di una linea ferroviaria ad anello della lunghezza totale di ben 2.712 km. La sua costruzione è iniziata nel dicembre 2018 e oggi ci ha regalato ben 5 ponti, per un totale di 49,7 km, che innalzano i binari per proteggerli dalle temibili tempeste di sabbia. Il tutto anche grazie a 50 milioni di metri quadrati di griglie erbose installate e a 13 milioni di alberi piantati, tra cui arbusti di salice rosa e olivello spinoso.

In questa zona, infatti, le tempeste di sabbia possono rappresentare una seria minaccia e per questo motivo, in contemporanea alla costruzione della ferrovia, c’è è stata anche la realizzazione di programmi anti-desertificazione.

La China Railway, le ferrovie di Stato cinesi, hanno fatto sapere che la rotta Hotan-Ruoqiang consente ai treni di percorrere per la prima volta al mondo un giro completo intorno a un deserto (e per un totale di 825 chilometri). La velocità, invece, si attesta si più o meno sui 120 km orari, con i quali si toccano 22 stazioni, di cui 11 per il servizio passeggeri e 6 per il servizio merci. I convogli sono in grado di coprire l’intera distanza in 11 ore e 26 minuti.

Un progetto che ha messo la parola “fine” al problema della mancata disponibilità del servizio ferroviario in cinque contee e in alcune città dello Xinjiang meridionale. Un modo di spostarsi che, quindi, ridurrà in maniera notevole i tempi di viaggio per gli abitanti di questi luoghi.

Ma non solo. Questo nuovo tratto faciliterà anche il trasporto dei prodotti tradizionali dello Xinjiang, tra cui il cotone, le noci, i datteri rossi e i minerali, verso altre zone di questo estesissimo Paese.

Deserto del Taklamakan, il “Mare della Morte”

Un viaggio che ha dello spettacolare, vi basti sapere che il deserto del Taklamakan viene persino chiamato il “Mare della Morte”, ma anche il “Luogo dell’abbandono” o “Entrare e non tornare mai”.

Se vi state chiedendo il perché il motivo è molto semplice: sebbene le temperature non siano insostenibili poiché le massime si aggirano intorno ai 38° e piove molto poco, qui non ci sono popolazioni stanziali e la vegetazione è quasi inesistente.

Ad abitarlo c’è giusto qualche esemplare d’animale scomparso dal resto della Cina come, il cammello della Battriana e l’asino selvatico asiatico. Eppure è un luogo fuori dal comune, a tal punto da regalare paesaggi davvero unici nel loro genere.

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Le oasi nel deserto esistono, e questa ha la forma di un cuore

Le oasi del deserto non sono dei miraggi, né tanto meno delle illusioni ottiche. Si tratta di luoghi incredibilmente straordinari all’interno dei quali possiamo vedere la natura che domina e conquista i deserti aridi, che si manifesta attraverso ecosistemi fatti di acqua, villaggi, flora e fauna.

Come è successo in Egitto, tanti secoli fa, quando è nata questa oasi nel cuore del deserto. Un luogo inaspettato che si apre davanti agli occhi di guarda con una fitta e lussureggiante vegetazione che esplode in tutta la sua bellezza osservabile anche dallo spazio.

Ci troviamo a circa 100 chilometri a sud del Cairo, in uno degli spazi naturali più straordinari d’Egitto. Il suo nome è Fayyum ed è un’oasi incantata creata da Madre Natura che, vista dallo spazio, assume la romantica e suggestiva forma di un cuore.

Oasi di Fayyum, Egitto

Oasi di Fayyum, Egitto

L’oasi a forma di cuore

È stata la Nasa a immortalare quest’istantanea di immensa bellezza. Una fotografia evocativa e romantica che non ha fatto altro che aumentare la nostra curiosità nei confronti di questa oasi del deserto.

Quando gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) hanno rilevato nel deserto egiziano questo cuore verdeggiante non hanno avuto dubbi: si trattava dell’oasi di Fayyum nel deserto Libico-Nubiano in Egitto a poca distanza dal Nilo. Un luogo che non solo possiamo ammirare attraverso le fotografie ma che possiamo raggiungere per vivere un’esperienza unica.

Formatasi attorno all’antico lago Moeris, che oggi sopravvive in parte nel bacino del Qarun, l’oasi conserva una storia antica a e affascinante collegata al culto del dio coccodrillo Sobek. Nei dintorni del territorio sono presenti moltissimi resti archeologici che riguardano il periodo preistorico così come gli insediamenti più moderni.

L’oasi di Fayyum, che si estende oggi per oltre 1200 chilometri quadrati a sud del Cairo, ha permesso per secoli la sopravvivenza di persone e comunità. Ancora oggi fornisce risorse di sostentamento a diverse specie di uccelli che qui hanno trovato la loro casa.

Oasi di Fayyum, Egitto

Oasi di Fayyum, Egitto

Fayyum: l’oasi rigogliosa nel deserto egiziano

Storia e natura qui si incontrano con l’obiettivo di raccontare uno dei luoghi più belli del mondo: l’Egitto. L’oasi, che prende il nome dalla vicina città di Fayyum, è diventata meta di numerose escursioni per tutti i viaggiatori amanti della natura e della storia.

Quello che si apre davanti agli occhi di chi arriva qui è un paesaggio sorprendente, fertile e lussureggiante, circondato tutto intorno dall’aridità del deserto e dai resti di una storia antichissima. Nei pressi dell’oasi, infatti, è presente anche la piramide di Meidum, una delle più antiche e più sconosciute di tutto il Paese. Ma c’è molto altro da scoprire: potrete passeggiare tra numerosi ruderi di borghi e insediamenti secolari.

All’interno dell’oasi di Fayyum è possibile anche scoprire il lago Qarun, nato dall’antico Moeris. Caratterizzato da acque salate, il bacino idrico si estende per una superficie di diversi chilometri quadrati e ospita sulle sue sponde i resti di templi e fortezze antiche.

Ed è proprio qui, in questo perfetto connubio tra storia e natura che vive e sopravvive in una terra intrisa di fascino e suggestione, che è possibile vivere l’esperienza magica di passeggiare in un’oasi nel deserto.

Lago di Qarun, Oasi di Fayyum

Lago di Qarun, Oasi di Fayyum