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C’è un edificio che appare e scompare nel deserto: è magia

Le nostre avventure ci hanno insegnato che i miraggi sono reali. Che quelle oasi nel deserto, che per forme, lineamenti e colori sembrano uscite da una fiaba, esistono e valgono da sole un intero viaggio. Piccoli paradisi terrestri che sono creati da Madre Natura e che ci ricordano, grazie alla loro presenza, che il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso.

Eppure non tutti i miraggi sono naturali, non lo è quello di AlUla che è stato plasmato dall’uomo, ma che regala una delle visioni più strabilianti e suggestive del mondo intero. Molto più di un semplice edificio, Maraya – questo il suo nome – è una struttura che appare e scompare nel deserto Saudita, che si fonde con la sabbia, con il cielo terso e con il paesaggio circostante e che permette di vivere un’esperienza visiva che non conosce eguali.

Il miraggio nel deserto di AlUla

Il nostro viaggio di oggi ci porta alla scoperta di un territorio unico al mondo, un patrimonio umano e naturale dove il passato straordinario e i misteri primordiali dell’uomo si fondono e si confondono in un paesaggio mozzafiato e unico. Ci troviamo ad Alula, un museo a cielo aperto dove sono conservate, preservate e valorizzate tombe antiche, monumenti e dimore storiche, capolavori naturali e artificiali che raccontano oltre 200.000 anni di storia umana. Un regno delle meraviglie, che si snoda tra il deserto dell’Arabia Saudita, e che non smette mai di stupire.

Non lo fa perché qui è possibile entrare in contatto con la storia, con le tradizioni e con le usanze che vengono protette e tramandate dalle comunità locali, perché giungendo qui ci si può immergere in un paesaggio unico e uguale a nessun altro mentre si osservano tramonti infuocati e cieli popolati di stelle.

Alula incanta, lo fa con le sue meraviglie naturali e non solo. Nel deserto, infatti, è stata creata un’opera davvero straordinaria che rende reale e tangibili i miraggi, un edificio che durante la giornata si confonde tra la sabbia fino a svanire, per poi riapparire.

Maraya Concert Hall

Fonte: iStock/xavierarnau

Maraya Concert Hall

L’edificio che scompare tra la sabbia

Il suo nome è Maraya e in lingua araba vuol dire specchio, e in effetti quel grande e gigantesco cubo ben visibile durante determinate ore della giornata, è davvero realizzato con specchi che ricoprono interamente una struttura che misura oltre 9.000 metri quadrati. Si tratta di una concert hall, un’arena che ospita eventi, manifestazioni e spettacoli musicali dalla portata internazionale. Un edificio multifunzionale che porta in alto il nome dell’ingegno Made in Italy.

Maraya, infatti, è stata progettata dallo studio italiano Giò Forma Studio e Black Engineering con un solo obiettivo: quello di valorizzare uno dei territori più affascinanti del pianeta. Missione compiuta: la struttura è stata inserita armoniosamente nell’intero paesaggio diventando parte integrante di questo come opera d’arte, per chi la guarda all’esterno, e come teatro per chi visita i suoi interni.

Inaugurata nel 2019, Maraya ha conquistato tutti. Nello stesso hanno, inoltre, si è guadagnata un posto d’onore nei Guinness World Record come edificio a specchi più grande del mondo.

Grazie alla superficie riflettente, che ricopre ogni metro quadro della struttura, il paesaggio naturale circostante appare sullo specchio, regalando una sensazione di continuità con il panorama di AlUla. La visione che si apre davanti agli occhi di chi giunge fin qui è davvero sbalorditiva: un miraggio nel deserto destinato a lasciare senza fiato.

Un miraggio artificiale nel deserto

Fonte: iStock/xavierarnau

Un miraggio artificiale nel deserto
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Le oasi nel deserto non sono un miraggio: questo lago salato lo conferma

Potrebbe sembrare incredibile, ma le oasi del deserto esistono davvero e sono luoghi di una bellezza straordinaria. Non c’è nulla di più emozionante che scoprire questi angoli nascosti del mondo, dove la vita sembra scorrere al ritmo lento della natura.

Sì, le oasi del deserto esistono realmente e sono uno dei tesori più preziosi che la natura ci ha regalato. Uno di questi è il magnifico lago di Siwa.

Situato nella provincia di Fayoum, è senza dubbio uno dei luoghi più magici e incantevoli dell’Egitto. Noto anche come Birket Siwa, è un’oasi di bellezza e spiritualità nella vastità del deserto occidentale. Questo lago salato, con le sue acque cristalline che riflettono il cielo azzurro, è un vero e proprio gioiello nascosto tra le dune del deserto e offre uno spettacolo naturale imperdibile.

Un’esperienza indimenticabile che ti lascerà con il cuore pieno di emozioni e il ricordo indelebile della sua bellezza mozzafiato.

Il Lago salato di Siwa: una meraviglia unica al mondo

Lago salato di Siwa

Fonte: Getty Images

Il lago salato di Siwa, Egitto

Sapevi che quello di Siwa è uno dei pochi laghi salati dell’Egitto? Questo affascinante specchio d’acqua si distingue dagli altri bacini del paese per la sua salinità, che gli conferisce un fascino senza paragoni.

Da un punto di vista geologico, è un luogo unico nel suo genere, essendo uno dei pochissimi laghi salati al mondo che non si trova in prossimità del mare. La sua estensione supera i 70 km e il paesaggio circostante è dominato dal deserto e dalle montagne.

La sua superficie cristallina, con un’alta concentrazione di sali minerali, riflette i colori del cielo e delle montagne limitrofi, creando panorami incantevoli, difficili da trovare altrove.

Il lago di Siwa si trova a pochi chilometri dal confine libico ed è alimentato dalle sorgenti termali che si trovano nella zona circostante, il che lo rende diverso da tutti gli altri laghi e fiumi del territorio.

Ma non è solo la bellezza del paesaggio a renderlo un luogo così speciale. La sua storia millenaria, le leggende e le tradizioni che lo circondano ne fanno un luogo davvero emozionante.

L’acqua del lago è considerata sacra dai locali, che vi si immergono per purificarsi e per liberarsi dallo stress e dalle tensioni. Pare che le sue acque abbiano poteri curativi e che siano in grado di guarire malattie e problemi di cuore.

Ma non c’è bisogno di credere alle leggende per rimanere incantati dal lago di Siwa. Basta guardarsi intorno e lasciarsi conquistare dalla sua atmosfera surreale. Le acque del lago sono, infatti, ricche di minerali e di sali e hanno effetti benefici per la pelle e per il corpo.

Inoltre, le sorgenti termali che si trovano nelle vicinanze rendono l’acqua del lago ancora più calda e invitante, perfetta per rigenerarsi.

Oasi di Siwa, la perla del deserto del Sahara

Sebbene il lago di Siwa sia una delle mete turistiche più famose dell’oasi, ci sono molte altre attrazioni che meritano di essere visitate.

Una tra questi è il famoso Tempio dell’Oracolo dedicato al dio Amon. Questo tempio risale al VI secolo a.C. ed è uno dei monumenti più importanti dell’antica città di Siwa, passato alla storia come un luogo di culto affascinante e misterioso.

Persino il grande Alessandro Magno, noto per le sue imprese militari, si rivolse a questo luogo sacro per chiedere consigli riguardo alle sue future campagne. Ciò fece nascere l’ipotesi che l’imperatore avesse scelto di essere sepolto nella stessa oasi di Siwa invece che ad Alessandria.

Un’altra attrazione da non perdere sono le rovine della città di Shali. Costruita con un materiale noto come kershef, una miscela di rocce salate dei laghi salati della regione e argilla, Shali è stata creata con l’intento di proteggere gli abitanti dagli attacchi beduini. È affascinante notare come, dopo una sola pioggia intensa nell’anno 1936, Shali abbia iniziato a sgretolarsi, portando via con sé i ricordi di un’epoca passata.

Visitare l’oasi di Siwa è un’esperienza che non potete perdere se siete alla ricerca di un viaggio emozionante e autentico. Qui potrete scoprire un mondo antico e affascinante, fatto di tradizioni millenarie, paesaggi mozzafiato e una spiritualità che permea l’aria stessa. Ogni angolo di questa meravigliosa oasi racchiude un tesoro da scoprire, che vi regalerà ricordi ed emozioni che porterete nel vostro cuore per sempre.

Città di Shali, Egitto

Fonte: Getty Images

Rovine della città di Shali, Egitto
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Deserto di Chihuahua: da vedere almeno una volta nella vita

Con la sua superficie di circa 362.000 chilometri quadrati e il titolo di “terzo deserto più esteso dell’emisfero occidentale”, il Deserto di Chihuahua è uno di quei posti che vale assolutamente la pena vedere almeno una volta nella vita. Il paesaggio che ci si ritrova davanti per molti non ha niente di famigliare, tanto che potrebbe venire facile pensare che possa addirittura far parte di un altro pianeta.

Dove si trova il Deserto di Chihuahua

Il Deserto di Chihuahua è piuttosto distante dal nostro Paese: occupa parte del Messico e degli Stati Uniti. Per la precisione, conquista grandi zone del Texas occidentale, parti di Nuovo Messico meridionale, dell’Arizona sud-orientale, nonché la zona centrale e settentrionale dell’altopiano messicano.

Ad ovest è incorniciato dalla vasta catena della Sierra Madre Occidentale, mentre ad est a svettare è il settore settentrionale della Sierra Madre Orientale.

Oltre a essere un deserto, è anche un’ecoregione definita dal WWF, vale a dire una “unità relativamente grande di terra o acqua contenente un assemblaggio distinto di specie e comunità naturali, con confini che approssimano l’estensione originale delle comunità naturali prima di importanti cambiamenti nell’uso della terra”.

Cosa aspettarsi dalla visita

Viste le sue pressoché infinite dimensioni, è chiaro che in un posto come questo è facile scovare più ambienti e completamente diversi tra loro. Come vi abbiamo accennato in precedenza, qui svettano enormi catene montuose che incantano con i loro profili. Ne sono degli esempi la Sierra Madre, la Sierra del Carmen, la Sierra de los Órganos e molto altro ancora.

Delle imponenti cime che riescono a dare vita a vere e proprie “isole” dove il clima è più fresco e più umido, tanto che vi si sviluppano aree boschive di conifere e di latifoglie, così come folte foreste lungo il corso dei fiumi.

Da queste parti è facile notare “mazzi” di creosote (Larrea tridentata), la specie vegetale predominante nelle aree caratterizzate da suolo ghiaioso, e occasionalmente sabbioso, delle vallate.

A farsi apprezzare sono anche l’Acacia neovernicosa e la Flourensia cernua che invece sono le regine del settore settentrionale dell’ecoregione, mentre lo Psorothamnus scoparius è la specie più facile da incontrare sui suoli sabbiosi occidentali. Non mancano specie appartenenti ai generi Yucca e Opuntia, in particolare sui margini delle colline pedemontane e nella parte centrale, così come i tipici cactus Echinocereus polyacanthus e Ferocactus pilosus in prossimità del confine tra Stati Uniti e Messico.

Un pullulare di vegetazione di tutti i tipi che non si limita di certo a quello di cui vi abbiamo parlato. Tra le piante più curiose, per esempio, c’è il peyote (Lophorra Williamsii), un cactus assai famoso per i suoi effetti allucinogeni, ma che non può assolutamente essere consumato nella stragrande maggioranza degli Stati.

In fatto di fauna, il Deserto di Chihuahua permette di scovare specie che si spostano su grandi distanze, come l’antilocapra (Antilocapra americana), il cervo mulo (Odocoileus hemionus), la volpe grigia (Urocyon cinereoargenteus), il giaguaro (Panthera onca) e molto altro ancora.

Mentre a volare nei cieli ci sono uccelli come il corridore della strada (Geococcyx californianus), il mimo beccocurvo (Toxostoma curvirostre), la quaglia squamata (Callipepla squamata), l’oriolo di Scott (Icterus parisorum) e tanto altro.

Non mancano lucertole endemiche, spaventosi serpenti e una grande varietà di insetti.

Informazioni utili

È possibile visitare una parte del Deserto di Chihuahua partecipando a dei tour organizzati. Il consiglio però è di portare un grande rispetto per il territorio che si sta attraversando: secondo il WWF, quello di Chihuahua è il deserto che presenta la maggiore biodiversità sia per ricchezza di specie che per endemismi.

Sfortunatamente la regione non è più quella di una volta a causa, soprattutto, del sovrapascolo e delle interferenze umane. Vi basti sapere che molte erbe e altre specie native sono state sostituite con specie di alto fusto, come il creosote e il mesquite. Per non parlare del lupo messicano, un tempo numeroso, che al giorno d’oggi è purtroppo scomparso del tutto da questo angolo di mondo.

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Nel deserto californiano è nato un nuovo Paese: lo ha fondato un dj

Chi non ha mai sognato di vivere in un paese creato su misura per sé, dove le leggi e le tradizioni si adattano perfettamente alle proprie esigenze? Un luogo magico in cui i semafori sono sempre verdi, la pizza non fa ingrassare e i vicini di casa non danno mai fastidio. Beh, sognare è bello, ma è difficile trasformare i sogni in realtà.

Tuttavia, c’è qualcuno che ha deciso di sfidare lo status quo e creare un paese ad hoc: il DJ radiofonico Randy Williams e la sua Repubblica di Slowjamastan.

Lo aveva annunciato già da tempo, ma nessuno lo aveva preso sul serio. Invece, Randy ha acquistato ben 4,47 ettari di terreno, appena fuori dalla California State Route 78, e ha fondato una nazione completamente nuova, che prende il nome dal suo programma radiofonico.

Randy Williams, da Dj a sultano di Slowjamastan

Ma chi è Randy Williams, chiederete? È l’audace visionario che ha deciso che il deserto della California avesse bisogno di un suo personalissimo tocco.

Dopo essersi auto-insediato come Sultano di una nazione nel deserto, conta di dichiarare l’indipendenza dagli Stati Uniti.

Attualmente, sul sito web ufficiale, si contano già circa 500 cittadini registrati, mentre altri 4.500 sono “in attesa di passaporto”. Se stai pensando anche tu di chiedere la cittadinanza a Slowjamastan, è importante che tu conosca alcune delle regole particolari che caratterizzano questo Paese.

Tra le più singolari c’è il divieto assoluto di indossare le Crocs, l’obbligo di astenersi dall’ascoltare o produrre musica rap e non è permesso mettere i piedi sul cruscotto della macchina.

Inoltre, la sua riserva aurea è composta interamente da biscotti al cioccolato, un dettaglio che conferma la stravaganza di quest’iniziativa.

I Progetti Futuri di Slowjamastan

Il Sultano Randy Williams ha in mente una serie di progetti per migliorare la vita dei suoi cittadini. Perché accontentarsi della normalità quando si può puntare all’eccezionale?

Primo fra tutti un corso d’acqua ispirato ai parchi acquatici per portare allegria e refrigerio in quelle calde giornate nel deserto. Inoltre, Randy ha pensato che un allevamento di armadilli potrebbe essere un’ottima aggiunta al panorama di Slowjamastan, che contribuirebbero ad arricchire la biodiversità del Paese. E ammettiamolo, chi non vorrebbe avere un armadillo come vicino di casa?

Infine, il Sultano vorrebbe erigere una statua gigante del “Grande Leader”, ovvero di sé stesso come simbolo del fondatore di Slowjamastan e del suo ruolo nella creazione e nello sviluppo di questa nazione unica e originale.

Nel frattempo, sta cercando di creare relazioni diplomatiche con altri Stati in quanto la Convenzione di Montevideo del 1933, stabilisce alcuni criteri fondamentali affinché un Paese possa essere dichiarato come nazione ufficiale. Secondo questo trattato, un Paese deve soddisfare quattro requisiti: una popolazione permanente, un territorio definito, un governo e la capacità di negoziare e collaborare con altre nazioni su questioni di interesse comune.

Randy Williams è convinto che tutti gli aspetti siano fattibili. Tuttavia, l’ostacolo principale rimane l’ottenimento del territorio dal governo statunitense.

Al momento, però, tutti i tentativi di contattare il Presidente Biden per discutere la questione non hanno ricevuto alcuna risposta.

Dopo aver proclamato l’indipendenza di Slowjamastan e stabilito il suo ufficio principale nella sontuosa Dubai, possiamo solo immaginare quali altre sorprese ci riserverà il Sultano Randy nel futuro.

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Antichi insediamenti emergono dal deserto: la scoperta inattesa

Una scoperta sensazionale avvenuta per caso. Studiando alcune immagini satellitari provenienti da Google Earth, un ricercatore si è trovato dinanzi qualcosa di inatteso e sorprendente: tre antichi insediamenti romani, di cui nessuno era a conoscenza, celati tra le sabbie del deserto della Giordania.

Ecco cosa sappiamo finora.

La scoperta inaspettata emerge dal deserto

Michael Fradley, archeologo dell’Università di Oxford, mentre era impegnato nel progetto “Endangered Archaeology in the Middle East and North Africa” finalizzato a individuare e studiare a fondo i siti archeologici del Medio Oriente, si è imbattuto in una scoperta che non poteva aspettarsi.

Infatti, nell’esaminare le fotografie del deserto che si trova tra la Giordania e l’Arabia Saudita, il suo sguardo è caduto su una forma alquanto bizzarra: una sorta di “carta da gioco”, un “rettangolo” con gli angoli smussati dalla tipica forma degli accampamenti militari dei Romani.

Proseguendo nell’attenta analisi delle immagini, Fradley in poche ore ne ha rinvenuti altri due.

Si tratta di una scoperta unica poiché, fino a quel momento, tutti ne ignoravano l’esistenza. E, se è vero che sono molteplici le tracce di insediamenti romani disseminati in Europa, in Medio Oriente finora ne sono stati rinvenuti davvero pochi.

Collocati in una zona poco esplorata del deserto, gli accampamenti appena ritrovati non presentano tracce di altri edifici oppure mura: ciò che rimane sono soltanto i contorni dei campi militari, solcati da impronte di pneumatici a indicare il passaggio recente di persone che, tuttavia, non sono scienziati.

Infatti, nessun esperto ha finora visitato personalmente i siti custoditi dalla sabbia.

Il significato degli insediamenti della Giordania

Tale nuova scoperta, come tutte, può svelare molte informazioni utili che gli archeologi utilizzeranno per ricostruire un ulteriore tassello della storia romana in Medio Oriente.

Secondo le prime ipotesi, gli insediamenti rinvenuti risalirebbero al 160 d.C. e avrebbero un collegamento con la conquista romana del Regno dei Nabatei.

Con ogni probabilità i campi, perfettamente conservati e con ingressi opposti su ogni lato, vennero costruiti come stazioni temporanee di cui servirsi durante una campagna segreta nel deserto.

Se ciò fosse vero, andrebbe a riscrivere le attuali conoscenze su una vicenda che, finora, non presentava misteri: gli esperti hanno sempre pensato che il regno nabateo (sviluppatosi nell’attuale Giordania con capitale l’antica città di Petra) fosse passato in maniera pacifica sotto il dominio dei Romani alla morte del proprio re.

Tuttavia, il ritrovamento degli accampamenti militari fa ipotizzare che, in realtà, il passaggio non fu così “indolore”: ed è questa la teoria che Michael Fradley ha presentato nel suo studio pubblicato da Antiquity.

Ovviamente, molte domande sono tuttora senza risposta. Gli archeologi, infatti, sono rimasti stupiti dalla distanza tra i campi, compresa tra i 37 e i 44 chilometri: un tragitto troppo lungo per essere percorso dalla fanteria in un giorno soltanto.

Ciò, quindi, può suggerire che gli accampamenti siano stati ideati da un’unità di cavalleria che avrebbe potuto affrontare la distanza in poche ore grazie ai cammelli.

Per rispondere a questo e ad altri quesiti, gli archeologi hanno in programma di effettuare un sopralluogo nel deserto per ricercare ulteriori reperti che possano aiutare a fare chiarezza sull’importanza della nuova scoperta.

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Il miracolo della natura che fiorisce nel deserto più arido del mondo

Esistono alcuni luoghi nel mondo che sono così belli da non sembrare veri. Paesaggi che, con le loro forme, i lineamenti e i colori sembrano usciti dai più celebri libri di fiabe. E invece sono reali e straordinari, portano la firma di Madre Natura. È proprio lei che, come un abile pittore, dipinge in maniera sublime il mondo che abitiamo, trasformandolo nel palcoscenico di spettacoli mozzafiato che non si possono descrivere, ma solo vivere.

Indescrivibile, infatti, è la bellezza della fioritura nel deserto più arido del mondo. Proprio qui, in una delle zone più selvagge e inospitali del pianeta, ogni 3 o 4 anni accade un miracolo, e il territorio si tinge d’incanto.

Il miracolo di Atacama: quando fiorisce il deserto

Per ammirare quello che è il più grande e strabiliante show della natura, e toccarlo con mano, dobbiamo volare nel deserto di Atacama, nella zona costiera nord occidentale del Cile.

L’area, che si estende per circa 1600 chilometri, è considerata tra le più aride e inospitali della terra, motivo per il quale la fauna del territorio è limitata a pochissimi esemplari. Non c’è molto da fare o da vedere qui, se non perdersi e immergersi in panorami sconfinati e solitari che si estendono fino all’orizzonte a ogni ora del giorno e della notte.

Eppure è proprio qui, in questo paesaggio arido e desolato, che ogni 3 o 4 anni succede qualcosa di straordinario, un vero e proprio miracolo che lascia senza fiato. Quando, infatti, le precipitazioni superano i 15 mm le condizioni permettono alla natura di esplodere in tutta la sua bellezza.

Milioni di fiori colorati, caratterizzati da diverse e cangianti sfumature, trasformano il deserto in un tappeto multicolor che si perde all’orizzonte, e che incanta la vista e stordisce i sensi. Lo spettacolo è davvero unico.

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Fonte: iStock

Un tappeto di fiori colorati sboccia nel deserto più arido del mondo

Quando ammirare il “Desierto florido”

La fioritura nel deserto, dicevamo, è tanto rara quanto affascinante e si verifica ogni 3 o 4 anni, o comunque quando ci sono le condizioni ottimali per permettere alle specie endemiche di sbocciare. Le zone più suggestive, quelle che presentano fioriture rigogliose e inaspettate, sono soprattutto quelle che coinvolgono le province Huasco e Freirina.

Il fenomeno, che è stato ribattezzato “desierto florido”, ha fatto sì che la zona si trasformasse in una vera e propria attrazione turistica che richiama viaggiatori, fotografi e amanti della natura. Come abbiamo detto però, per ammirare lo show è necessario che si verifichino determinate circostanze meteorologiche come il surriscaldamento delle correnti marine e l’aumento delle precipitazioni.

Sono tanti gli esemplari che qui trovano la vita quando questi due fenomeni si verificano. Si stima, infatti, che siano almeno 200 le specie endemiche a fiorire. La più grande fioritura di sempre si è verificata nel 2015 tra Caldera e Huasco. In quell’occasione, infatti, il mondo intero ha assistito a un fenomeno unico ed eccezionale, una doppia fioritura sbocciata in primavera e in autunno.

Il periodo migliore per avvistare questo miracolo della natura, invece, è quello che precede l’autunno. Le prime settimane di settembre, infatti, vedono la fioritura nel suo picco massimo. A volte, però, l’esplosione è così potente e intensa, che i fiori continuano a colorare il deserto anche fino al mese di dicembre.

Il miracolo del deserto fiorito, Atacama

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Il miracolo del deserto fiorito, Atacama
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I fiori sbocciano nel deserto: il miracolo della natura è iniziato

È magico, straordinario e mozzafiato: è lo spettacolo che Madre Natura, con il suo risveglio, sta portando in scena in questi giorni in tutto il mondo. Con l’arrivo di marzo, e della primavera, le città, i quartieri e le destinazioni che conosciamo si stanno tingendo di meraviglia, tutto merito delle fioriture straordinarie che incantano la vista e inebriano i sensi.

È questo il momento migliore per organizzare un viaggio intorno al globo, per andare alla scoperta dei colori e dei profumi dei fiori che stanno colorando il pianeta. Tulipani, mimose, narcisi, papaveri e alberi di ciliegi, gli show naturali sono tantissimi e tutti sono destinati a incantare.

Ma se è un miracolo della natura che volete toccare con mano questa primavera, allora, il consiglio è quello di raggiungere la California. Proprio qui, infatti in un’area desertica e sconfinata, i fiori selvatici stanno sbocciando. Il paesaggio è un sogno a occhi aperti.

Raggiungere la California in primavera

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea. È questo il periodo in cui possiamo andare alla scoperta di tutti quei luoghi che, in occasione dell’arrivo della bella stagione, indossano il loro abito più bello, quello cucito per loro da Madre Natura.

Non è un caso che le grandi fioriture si siano trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche il cui richiamo smuove ogni anno viaggiatori provenienti da ogni dove. Ne sono un esempio quella dei tulipani, che colorano l’Olanda, o quella dei ciliegi che invita a praticare l’Hanami.

Oltre a queste, però, ci sono altre fioriture che forse sono meno conosciute, ma non per questo altrettanto straordinarie. E oggi è proprio di una di queste che vogliamo parlarvi, un tripudio di colori che illumina un’area desertica nel sud della California.

Per ammirarla da vicino dobbiamo raggiungere il Parco Statale del deserto di Anza-Borrego, un’area desertica immensa situata nella parte meridionale del Paese. Su un terreno di oltre 200000 ettari, che rende il parco il più grande della California, si snodano paesaggi meravigliosi dove si alternano palme, calanchi, canyon e colline.

È un luogo bellissimo, Anza-Borrego, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. Tuttavia è in primavera che è possibile assistere a uno spettacolo unico e mozzafiato: l’esplosione magica e incantata dei fiori selvatici nel deserto.

I fiori selvatici nel deserto di Anza-Borrego

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I fiori selvatici nel deserto di Anza-Borrego

I fiori selvatici tingono il deserto: lo show è imperdibile

Se avete in mente di organizzare un viaggio in California in primavera, non potete non inserire nel vostro itinerario di viaggio anche una visita al deserto di Anza-Borrego. In questo periodo, infatti, i fiori selvatici stanno esplodendo in tutta la loro bellezza, tingendo di meraviglia l’intera area e creando un paesaggio incantato che sembra uscito da un sogno.

Un tripudio di colori, che vanno dal viola al giallo, passando per il rosa e il bianco, ha interamente ricoperto le distese sconfinate di deserto che si perdono all’orizzonte e che si sono trasformate nel palcoscenico di uno spettacolo mozzafiato.

A tenere traccia delle fioriture, e a mapparle tutte, ci pensa la Fondazione Anza-Borrego, che ogni anno mette a disposizione dei visitatori tutti gli aggiornamenti relativi ai fiori selvatici, consigliando il periodo migliore per avvistarli e i luoghi da raggiungere.

California: la fioritura nel deserto

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California: la fioritura nel deserto
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Giordania, il meraviglioso Jordan Bike Trail che passa attraverso il deserto

L’avreste mai detto che la Giordania è una delle migliori destinazioni per trascorrere le vacanze in bicicletta? Eppure è così e lo è soprattutto grazie al Jordan Bike Trail, un itinerario di 730 chilometri con conduce alla scoperta del Paese, da Nord a Sud, in 12 macro tappe, tra rovine archeologiche di immenso valore, riserve naturali e villaggi ospitali.

Cosa aspettarsi dal Jordan Bike Trail

Il Jordan Bike Trail permette di avventurarsi lungo sentieri rocciosi e attraversare deserti di sabbia rossa. Il tutto mentre si è accompagnati dall’ospitalità e la cucina beduina, accampandosi nelle aspre montagne abitate da pastori e dai loro greggi, o utilizzando uno dei tanti alberghi presenti.

Con un dislivello di 20.000 metri e suddiviso in 12 magiche tappe, attraversa da Nord a Sud l’intero territorio giordano mentre corre sul crinale dei monti che hanno visto millenni di storia, con luoghi famosi per il Cristianesimo e per le popolazioni che hanno solcato questo territorio.

In sostanza si passa in mezzo ad aree con magnifici resti romani incorniciati dalla natura, intere città riportate alla luce e antichi castelli medievali edificati durante le Crociate, fino alla più che meravigliosa città nabatea di Petra.

Se vi state chiedendo se si può affrontare in autonomia la risposta è sì: la Giordania, oltre a essere un Paese sicuro, è anche abitato da popolazioni nomadi molto ospitali.

Le tappe sono divise in tre grandi aree, ognuna delle quali prevede alcuni stop essendo lunghe diversi chilometri: la regione settentrionale, quella centrale e quella meridionale, ognuna con quattro diversi possibili itinerari.

 Jordan Bike Trail intinerario

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Un angolo del Jordan Bike Trail

L’incredibile itinerario

Se il vostro obiettivo è visitare i più famosi siti turistici della Giordania, la regione meridionale è la più caratteristica e sicuramente la più turistica. È quella che arriva a Petra, la città rosa, che attraversa il deserto del Wadi Rum per terminare sul Mar Rosso giordano ad Aqaba.

Selvaggio e avventuroso è l’itinerario del Nord, quello che va da Um Qais a Madaba, che passa tra deserti di roccia, costeggia corsi d’acqua e attraversa wadi e montagne.

Il percorso del Centro della Giordania parte da Madaba e arriva a Shobak, con tappe nelle antiche cittadelle e tra le rovine di castelli.

Itinerario Nord

L’itinerario che attraversa il Nord inizia dai resti della città di Gadara (oggi Um Qais) per poi regalare una tonificante discesa verso la diga di Al Arab. Cominciano subito dopo una serie di strade asfaltate e sterrate in cui ammirare villaggi più piccoli, prima di un’ulteriore lunga discesa verso la Valle del Giordano che è anche il punto più basso del viaggio. Da lì si risale a Pella con i resti di un’altra città della Decapoli per poi percorrere un lunga e lenta salita verso Kufr Rakeb, uno dei cinque distretti metropolitani che compongono il comune di Barqash.

Lasciando Kufr Rakeb si ha la possibilità di salire e scendere tra le famose foreste di querce del nord della Giordania. Qui si può ammirare il castello di Ajloun, una fortezza musulmana del XII secolo, per poi pedalare su una lunga discesa prima di risalire fino ad Anjara. Dopo Anjara direzione Khirbet as-Souq, su un terreno boscoso e ondulato.

castello di Ajloun jordan bike trail

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Il castello di Ajloun

Il percorso continua e arriva sino al Wadi Zarqa, un punto da dove godere di viste impressionanti. Inizia poi una lunga scalata fuori dal canyon: un tratto particolarmente impegnativo durante le giornate calde. Di seguito si scende in un’altra valle per risalire a Rumeimeen, dove sorge una cascata in cui dedicarsi a un po’ di relax, per poi proseguire fino a Fuheis.

A Fuheis prende vita praticamente un altro viaggio: vi lascerete alle spalle le rigogliose foreste del Nord per andare verso una zona più arida, pedalando lungo il bordo della Valle del Giordano. L’arrivo è a Madaba.

Itinerario Centrale

L’itinerario centrale parte da Madaba e permette di attraversare due dei principali wadi della Giordania centrale: Wadi Zarqa-Ma’in e Wadi Hidan. In quest’ultimo vale la pena prendersi un momento per fermarsi e godersi il ​​panorama visibile durante la discesa, ma anche per rilassarsi sotto la piacevole ombra offerta dai diversi alberi presenti. Anche perché, subito dopo, si deve affrontate una lunga salita che conduce a Dhiban.

Il percorso procede, e forse con il tratto più complesso di tutti: bisogna salire ben oltre 1000 metri per raggiungere il bordo opposto del canyon. Il panorama, però, è davvero unico al mondo, così come la serie di piccoli villaggi che caratterizzano la zona. Infine, da Rakin una discesa tecnica, seguita da un’ulteriore salita, scorta nella valle sotto Karak.

Karak vi regalerà altrettanti panorami impressionanti per poi proseguire per alcuni chilometri di strada sterrata attraverso piccoli villaggi giordani e tende di pastori sulla strada per Wad Hasa, l’ultimo dei principali wadi visibili durante questo tratto di Jordan Bike Trail.

Karak giordania

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La vista da Karak

L’Itinerario Centrale giunge poi al suo termine seguendo una pittoresca strada sterrata lungo il bordo del canyon, prima di superare Busayra fino a Dana. A Dana potrete emozionarvi con ampie vedute del Wadi Feynan e poi proseguire su un’altra bellissima valle fino a Shobak e al suo storico castello.

Itinerario Sud

L’itinerario in 12 tappe prosegue verso Sud poiché da Shobak si dovrà pedalare su una strada sterrata lungo la Valle Araba con alcune delle viste più spettacolari dell’intero percorso. Alla fine si salirà sulla King’s Highway e, dopo un’altra breve salita, si raggiungerà il punto più alto del sentiero, poco meno di 1700 metri. In discesa poi verso Little Petra e Petra, con viste meravigliose dei siti.

Da Petra una serie di salite, discese e strade sterrate condurranno in un’ampia area desertica fino ad Abbasiya.

La penultima tappa farà tirare un respiro di sollievo: le impervie salite sono ormai un lontano ricordo. Ma attenzione, rimane da affrontare la sabbia del deserto con i suoi contrafforti di arenaria: il Wadi Rum si comincia a vedere in lontananza, ma bisogna ancora avvicinarsi a Quwayrah e alla Desert Highway. Da lì si arriverà finalmente al deserto monumentale giordano dove organizzare un soggiorno in una tenda beduina.

Wadi Rum giordania

Fonte: iStock

Soggiornare nel Wadi Rum

Per ultimo, dalle infinità del deserto a un tratto complesso che conduce a Titen, un villaggio che un tempo apparteneva all’Arabia Saudita. Da questo momento in poi tutto sarà in discesa fino ad Aqaba, costeggiando le meraviglie del Mar Rosso.

Informazioni utili

Ogni tappa del Jordan Bike Trail fornisce informazioni sulle difficoltà dei percorsi, le distanze e il tempo medio di percorrenza, con mappe, file GPX per l’orientamento, dati altimetrici, luoghi di ristoro e per pernottare, trasporti, dove noleggiare le biciclette, la descrizione dei luoghi di maggior interesse che s’incontrano lungo il percorso e suggerimenti vari.

L’organizzazione del Jordan Bike Trail si propone anche di consigliare itinerari alternativi per quei ciclisti che non hanno molto tempo a disposizione per completare i vari percorsi e di fornire le principali informazioni sulla pianificazione del viaggio prima di partire.

È bene sapere, però, che è altamente sconsigliato andare da Sud verso Nord perché il tragitto è stato appositamente esplorato e progettato per essere percorso al contrario. Questo vuol dire che i tratti in salita sono su strada, mentre quelli in discesa o pianeggianti sono su sterrato/fuoristrada ove possibile. Inoltre, non si può entrare nel Wadi Rum provenendo da Aqaba.

Non resta che percorrere questo affascinante Paese a bordo di una bicicletta per scoprirne le sue sfaccettature più autentiche.

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Fonte: @Jordan Bike Trail

Jordan Bike Trail
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Un miraggio nel deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Posti plasmati sapientemente da Madre Natura che hanno assunto forme, lineamenti e colori che sembrano usciti da un sogno, ma che sono ancora più belli perché reali.

E questo è il caso deserto rosso in Namibia, una distesa di sabbia infuocata che brilla sotto i raggi del sole e che crea un paesaggio mozzafiato dove dominano imponenti dune che svettano verso il cielo, fino a sfiorarlo.

Ci troviamo a Sossusvlei, uno dei luoghi simbolo della Namibia, nonché il deserto più fotografato e raggiunto dai viaggiatori di tutto il mondo. Proprio qui, dove la natura domina aspra e selvaggia, è possibile vivere un’esperienza unica al mondo, quella di dormire tra le dune più alte del pianeta.

Namibia: il deserto che diventa magia

Situato nel cuore del Parco nazionale di Namib-Naukluft, l’area di Sossusvlei è una meta imprescindibile per tutti i viaggiatori che raggiungono la Namibia. Il motivo è facilmente intuibile: dall’alba al tramonto il deserto si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo che lascia senza fiato, un gioco di luci e o ombre che illumina la distesa dorata infinita e sterminata e che tinge tutto di oro e di rosso.

Assolute protagoniste di questa visione incantata sono le dune dai colori intensi, che virano dal rosa all’arancione, passando per il rosso. Le caratteristiche nuance di queste montagne sabbiose, sono dovute alla composizione ferrosa del terreno e alla sua ossidazione. Ma non sono solo i colori a incantare, ma anche le altezze che sono mozzafiato.

A Sossusvlei, infatti, è possibile ammirare quelle che sono le dune più alte del mondo che hanno un’altezza che supera i 200 metri. E poi c’è lei, la Big Daddy, che con i suoi 380 metri d’altezza si è guadagnata il primato assoluto di duna più alta del pianeta.

Un luogo magico, questo, in cui vivere quello che possiamo definire il viaggio della vita. Ma non è tutto perché, oltre a camminare tra le maestose dune, e ammirare gli splendidi tramonti infuocati che si perdono all’orizzonte, è possibile anche dormire qui, in un resort in mezzo al deserto che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori come un miraggio.

Un miraggio in mezzo al deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Proprio a Sossusvlei, immersa nel deserto più bello e famoso della Namibia, si staglia nel paesaggio solitario Le Mirage Desert Lodge & Spa. Il nome scelto per la struttura ricettiva non è un caso e, al contrario, è un preludio all’esperienza che si andrà a vivere: un miraggio in mezzo al deserto, una vera e propria oasi di infinita bellezza che permette agli avventurieri di vivere l’esperienza più straordinaria di sempre.

Situato a circa 21 chilometri dall’accesso Sesriem a Sossusvlei, il lodge assume le forme e i lineamenti di una fiaba nel deserto. Una struttura unica, e completamente immersa nel deserto della Namibia, che si configura come il luogo ideale per chi vuole raggiungere e ammirare le dune più alte del mondo.

Considerata una delle strutture più uniche e caratteristiche della zona di Sossusvlei, Le Mirage Desert Lodge & Spa offre ai viaggiatori tutta una serie di servizi e comfort da hotel a 5 stelle. Ma il vero lusso, s’intende, è quello che si vive affacciandosi alla finestra dei propri alloggi, proprio lì dove è possibile perdersi con lo sguardo in uno dei deserti più mozzafiato del mondo intero.

Le Mirage Desert Lodge & Spa

Fonte: 123rf/PhotoFra

Le Mirage Desert Lodge & Spa
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In questo hotel, immerso nel deserto, puoi dormire tra le stelle

Chiudete gli occhi e provate a immaginare una distesa sconfinata di sabbia dorata che si perde all’orizzonte. Brilla al sole di giorno e sfavilla di sera, quando le stelle fanno capolino nel cielo illuminando di meraviglia le notti più buie di sempre.

Ora aprite gli occhi perché quel sogno che vi abbiamo descritto è realtà nei pressi di Zhongwei, nella regione autonoma di Ningxia Hui. Proprio qui, infatti, è stato costruito un hotel immerso nel vicino deserto del Tengger, proprio lì dove si aprono scenari selvaggi e solitari.

Sempre qui, in questa distesa di infinita bellezza, è possibile dormire tra stelle circondate da pianeti e immerse in un cielo di sabbia dorata. Noi non abbiamo dubbi: il Desert Star Hotel è l’alloggio più suggestivo del mondo dove vivere un’esperienza da sogno.

Un’esperienza sfavillante nel deserto del Tengger

Il nostro viaggio di oggi ci spinge a raggiungere e a esplorare territori lontani e bellissimi, quelli che caratterizzano il deserto del Tengger.

Situato nella Cina centro settentrionale, sull’Alashan Plain, questo è uno dei deserti più grandi del Paese per estensione, il quarto in particolare. Circondato dalla catena montuosa del Qilian Shan da una parte, e confinante con il deserto del Gobi dall’altra, la distesa del Tengger è incorniciata a sud e a est dalla Grande Muraglia cinese.

I motivi per raggiungere questa distesa desertica, che si snoda per oltre 40000 chilometri quadrati, sono tanti. A partire da quei paesaggi sconfinati e meravigliosi che si perdono a vista d’occhio e che sono così belli da non sembrare reali.

Ma arrivare fin qui vuol dire anche darsi l’opportunità di dormire all’interno di quello che è, con tutta probabilità, uno degli hotel più belli del mondo: il Desert Star Hotel.

La guest room nel deserto

Fonte: Getty Images

La guest room nel deserto

Il resort stellare nel deserto

Situata nel cuore del deserto, questa struttura ricettiva è dotata di stanze, tende e case di legno, alloggi straordinari che permettono di dormire nel cuore del deserto. Non mancano neanche punti di osservazione e teatri all’aperto dove vivere notti mozzafiato illuminate solo dalla Luna e dalle stelle.

Il territorio di Ningxia è considerato uno dei luoghi migliori da raggiungere per ammirare le stelle, per via dei cieli sereni, del clima secco e per il poco inquinamento luminoso. Il deserto, che si trova lontano chilometri dai centri abitati, garantisce notti buie e scure. È proprio dopo il crepuscolo che il compito di illuminare il cielo è la terra è affidato alle stelle.

Ed è sempre qui che è stato costruito un hotel eccezionale, che non solo imita le stelle e i pianeti con i suoi edifici straordinari, le sculture iconiche e i dettagli magici, ma permette alle persone di vivere un’esperienza sensazionale a contatto diretto con le luci notturne.

Gli alloggi, come abbiamo anticipato, sono tanti e diversi, e tutti soddisfano le esigenze dei viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Alcune camere, poi, sono dotate di ampie vetrate che affacciano direttamente sulla sabbia dorata, garantendo così una visione spettacolare sul deserto, a ogni ora del giorno e della notte.

Gli interni, così come gli esterni, si ispirano in tutto e per tutto al paesaggio esterno. Il design, infatti, richiama elementi del deserto e del cielo stellato.

Bellissima di giorno, l’esperienza nel Desert Star Hotel diventa magica di notte, quando le luci vengono spente e tutto viene illuminato solo ed esclusivamente dalle stelle e dalla Luna. È questo il momento perfetto per raggiungere il teatro all’aperto della struttura e vivere un’esperienza suggestiva sotto il cielo stellato.

Desert Star Hotel, il teatro all'aperto

Fonte: Getty Images

Desert Star Hotel, il teatro all’aperto