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La città nel deserto che “vive” per soli 8 giorni all’anno. Ecco quando visitarla

Nel cuore del deserto del Nevada, tra le dune di sabbia e sotto un cielo stellato, si svolge ogni anno uno degli eventi più affascinanti e unici al mondo: il Burning Man Festival. Sin dal suo esordio nel 1991, questo festival ha saputo catturare l’immaginazione e il cuore di migliaia di persone, diventando un punto di riferimento per artisti, sognatori e avventurieri provenienti da ogni angolo del globo, Italia inclusa.

Molto di più di un semplice festival. È un simbolo, una celebrazione della creatività umana e della libertà di espressione. Un luogo dove l’arte e la vita si fondono, permettendo ad ogni individuo di scoprire nuove emozioni ed esperienze.

Anche quest’anno, dal 25 agosto al 2 settembre, migliaia di persone si ritroveranno in questo angolo di deserto, in questa metropoli temporanea che sorge e svanisce come un miraggio, lasciando dietro di sé solo tracce di arte e ricordi indimenticabili. Il tema del 2024 è la curiosità, un invito alla scoperta, un richiamo all’avventura. Le domande senza risposta, l’irrazionale, l’assurdo, tutti elementi che sembrano sfidare la logica, ma che in realtà sono il motore di ogni grande viaggio. Perché senza quella scintilla di curiosità, senza quel desiderio di andare oltre, di sperimentare, di mettersi in gioco, nessun movimento è possibile.

Burning Man Festival: arte e libertà nel deserto del Nevada

Burining Man

Fonte: Getty Images

Back Rock City, Nevada

Questo evento eclettico e affascinante nasce da un atto di ribellione compiuto nell’estate del 1986. Larry Harvey, insieme ad un gruppo di amici, ha costruito una maestosa scultura di legno a Baker Beach, a San Francisco, per poi darla alle fiamme.

Questo gesto simbolico, una sfida aperta alle norme sociali convenzionali, segnò l’inizio di quello che sarebbe diventato noto come il Burning Man Festival. L’anno successivo, a causa di problemi con le autorità locali, la celebrazione fu spostata a Black Rock City, nel Nevada. Da allora, questo paesaggio desolato e affascinante è diventato la dimora permanente dell’evento, un luogo dove arte, creatività e libertà trovano ogni anno una nuova, effimera incarnazione.

Imperdibili sono le affascinanti installazioni artistiche, opere di grande impatto che sembrano sorgere come miraggi tra le dune, trasformando il paesaggio inerte in un caleidoscopio di colori e forme. Ma l’arte visiva è solo una delle molte espressioni creative che animano questo evento unico. Ogni angolo della città temporanea pulsa al ritmo di musiche diverse, un’armonia polifonica che risuona nelle notti stellate del deserto. E poi ci sono le esibizioni teatrali, i balletti improvvisati, le performance di danza che infondono vita e movimento nell’aria calda e secca.

L’evento è più di un semplice raduno, è un inno alla cultura del “leave no trace” (non lasciare traccia). Un richiamo potente e appassionato che risuona attraverso le dune, un invito al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente che ci accoglie. I partecipanti sono incoraggiati a portare via con sé ogni cosa che hanno portato, non solo oggetti, ma anche ricordi, emozioni, momenti. Perché ogni impronta, ogni segno, ogni piccolo residuo può alterare l’equilibrio delicato del deserto. E così, quando l’ultimo eco dell’evento si spegne, quando le ultime luci si attenuano, il deserto rimane intatto, indomito e selvaggio come sempre.

Burning Man: consigli indispensabili per vivere un’esperienza straordinaria

Se stai pensando di partecipare all’esperienza unica e irripetibile del Burning Man Festival, ci sono alcuni consigli pratici che potrebbero rivelarsi utili. Infatti, la sua natura avventurosa, combinata con le condizioni estreme del deserto, richiede una resistenza fisica e mentale notevole.

Le giornate nel deserto del Nevada possono essere insopportabilmente calde, con temperature che raggiungono facilmente i 40 gradi Celsius. Ma quando il sole tramonta, la temperatura può precipitare rapidamente, rendendo le notti gelide e pungenti. In questo contesto, è fondamentale essere preparati: occhiali protettivi e bandana sono elementi essenziali da inserire in valigia. Questi strumenti di protezione saranno i tuoi alleati nel caso in cui dovessi affrontare una delle tempeste di sabbia tipiche della zona, salvaguardando occhi e polmoni dalle insidie del territorio.

Inoltre, acqua e cibo sono fondamentali per garantire la propria sicurezza in un ambiente così ostile. Nonostante ci siano diversi punti vendita all’interno del festival dove è possibile acquistare questi beni essenziali, è importante tenere presente che, come spesso accade durante grandi eventi, i prezzi possono essere abbastanza alti. Pertanto, portare con sé le proprie provviste è sicuramente una scelta saggia. Per scoprire tutti i dettagli e le informazioni sull’evento, ti consigliamo di visitare il sito ufficiale.

Burining Man

Fonte: Getty Images

Burining Man Festival, Back Rock City, Nevada
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La spettacolare installazione nel deserto che si muove col vento

C’è qualcosa di magico che sta accadendo proprio adesso nel deserto di Abu Dhabi, un incantesimo plasmato dall’uomo e portato a compimento dalla natura, che cambia, si trasforma e muta, proprio come lo fa il vento. Il fautore di questa magia è Jim Denevan, un artista contemporaneo statunitense che celebra la bellezza effimera ed eterna della natura.

La sua nuova installazione, un’opera che vive e respira, si trova nel deserto di Abu Dhabi. È fatta solo di sabbia e si muove col vento ed è uno dei capolavori più grandi, maestosi e affascinanti che l’uomo abbia mai creato in collaborazione con Madre Natura.

La nuova installazione nel deserto di Abu Dhabi

Self Similar, questo il nome dell’ultima installazione di Jim Denevan, ha trasformato l’arido deserto in un museo a cielo aperto regalando a chiunque arrivi fin qui una visione davvero mozzafiato. Ci troviamo ad Abu Dhabi, e più precisamente sull’isola di Fahid, tra le dune di sabbia che si affacciano sul mare.

È qui che l’artista statunitense ha deciso di creare un’opera di land art straordinaria, forse la più grande mai creata dall’uomo. Un capolavoro in movimento che si trasforma, e che non resta mai uguale a prima, che ci ricorda tutta la grandiosità di Madre Natura.

Self Similar è caratterizzata da 19 cerchi concentrici che si espandono verso l’esterno e verso l’alto. Questi sono stati ricreati attraverso centinaia di piramidi, 448 per l’esattezza, che disposte accuratamente – e viste dall’alto – evocano la forma di un mandala effimero e bellissimo.

Ma si tratta anche di un’opera immersiva, dove il visitatore è chiamato a diventare parte integrante del processo artistico. Lo spazio tra le piramidi, infatti, è percorribile a piedi. La sensazione finale è quella di trovarsi all’interno di un labirinto di sabbia che trasporta in dimensioni oniriche.

Self Similar, come vi abbiamo anticipato, è un’opera vivente, che muta e si trasforma, proprio come gli esseri umani e la natura. A causa del vento e degli agenti atmosferici che si abbattono sull’isola di Fahid, infatti, le piramidi di sabbia si alzano e si abbassano, si spostano e si trasformano e raccontano la vulnerabilità e la forza della natura.

Self Similar, come visitare la maestosa opera di land art

Come abbiamo anticipato, Self Similar è situata sull’isola di Fahid, ad Abu Dhabi. L’opera fa parte del programma Public Art Abu Dhabi, una manifestazione inaugurale promossa dal Dipartimento di Cultura e Turismo e che prevede ben 35 opere site specific nella capitale degli Emirati Arabi Uniti.

Self Similar sarà visibile e visitabile fino al 30 gennaio del 2024. Oltre a passeggiare tra le piramidi, i visitatori possono scalare due dune che si sono trasformate in punti di osservazione che permettono di ammirare dall’alto l’intero paesaggio. Il cuore dell’opera, invece, consentirà alle persone di contemplare la simmetria geometrica e la connessione di questa con la natura.

Il consiglio? Restate tra le dune fino al tramonto. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, l’installazione si trasforma in uno scintillante spettacolo di luci grazie alla presenza di migliaia di lanterne solari.

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Esiste un altro Louvre nel mondo e si trova a due passi dal deserto

In un mondo in cui le notizie di conflitti e tensioni internazionali sembrano essere all’ordine del giorno, la necessità di pace e tolleranza tra popoli e culture diverse risulta oggi più urgente che mai.

Eppure, esistono esempi virtuosi, testimonianze viventi di come sia possibile costruire ponti di dialogo e comprensione tra popolazioni differenti.

Uno di questi luoghi si trova ad Abu Dhabi, sulla meravigliosa isola di Saadiyat. Qui, tra architetture mozzafiato e panorami spettacolari, si erge un simbolo potente di ciò che è possibile realizzare quando le persone si uniscono in un progetto comune.

La nostra meta è il museo del Louvre, una sorta di succursale del famoso museo di Parigi, frutto di una collaborazione trentennale tra Abu Dhabi e il governo francese. Questo luogo unico rappresenta una fusione perfetta tra l’arte occidentale e la cultura araba, offrendo ai visitatori un’esperienza imperdibile e coinvolgente, alla scoperta di opere straordinarie.

Il “Louvre del deserto”

Louvre Abu Dhabi

Fonte: iStock

Louvre di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

Il Louvre di Abu Dhabi, inaugurato nel 2017, è stato soprannominato dai francesi “Louvre del deserto” e rappresenta una straordinaria fusione tra architettura moderna e tradizione araba.

Progettato dal rinomato architetto Jean Nouvel, si distingue per la sua visione audace e la sua profonda sensibilità verso il contesto culturale e ambientale in cui si trova. L’elemento più distintivo dell’edificio è la sua gigantesca cupola, un reticolo di acciaio e alluminio che filtra la luce solare, creando un effetto simile a un’oasi di palme. Questa struttura, che sembra sospesa tra cielo e terra, crea un gioco di luci e ombre in continua evoluzione durante il giorno.

Il museo si estende tra una serie di edifici bianchi ispirati all’architettura tradizionale araba. Queste strutture sono collegate da passaggi coperti e circondate da canali d’acqua, creando un intricato labirinto di spazi espositivi che invitano alla scoperta e alla riflessione.

Al suo interno ci sono 23 gallerie permanenti dedicate all’arte moderna e contemporanea, testimoniando l’incessante progresso e l’evoluzione continua del linguaggio artistico. Tuttavia, la sua grandezza risiede nel suo vasto percorso storico che abbraccia le antiche culture dell’Egitto, della Grecia e dell’Impero Romano.

Va sottolineato che, in questa regione, le temperature possono raggiungere facilmente i 40 gradi, mettendo a rischio le opere d’arte. Per tale motivo, sono state predisposte misure speciali al fine di garantirne la corretta conservazione.

Il tesoro artistico del Louvre di Abu Dhabi

Il Louvre di Abu Dhabi custodisce splendidi capolavori che includono dipinti, sculture e altre meravigliose opere d’arte.

La collezione permanente del museo comprende più di 600 manufatti provenienti da diverse epoche storiche e civiltà. Inoltre, ospita 300 opere che illustrano come culture diverse abbiano coesistito nello stesso spazio, sottolineando le somiglianze e gli scambi reciproci.

Tra le più importanti spiccano capolavori come “La Belle Ferronnière” di Leonardo da Vinci, “Ritratto di una dama” di Rogier van der Weyden e la “Madonna con Bambino” di Giovanni Bellini. Ma il Louvre di Abu Dhabi non si limita alle opere classiche. Qui troverete anche opere di grandi maestri contemporanei come Marcel Duchamp e Andy Warhol.

Le opere sono esposte in ordine cronologico, consentendo ai visitatori di seguire l’evoluzione delle diverse civiltà, dalla Preistoria ai giorni nostri. Ogni opera rappresenta un tassello di un puzzle più ampio che narra la storia del nostro mondo.

Oltre alle collezioni permanenti, il museo ospita regolarmente mostre temporanee e dispone anche di un museo per bambini. Inoltre, offre una varietà di servizi, tra cui caffè e ristoranti, dove i visitatori possono rilassarsi e contemplare le opere appena ammirate.

Louvre Abu Dhabi

Fonte: iStock

Louvre di Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

 

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Wadi Bani Khalid: l’Oman che lascia senza fiato

È una delle sorprese dell’Oman, una straordinaria oasi nel deserto dove palme lussureggianti e limpidissime piscine naturali creano un affascinante contrasto con le rocce e la sabbia dorata: si tratta del Wadi Bani Khalid, a 230 chilometri dalla capitale Muscat, una meta da includere senz’altro nella lista delle cose da vedere nel sultanato.

Meraviglioso in ogni periodo dell’anno, in estate è perfetto per una tregua dal caldo torrido e per immergersi nell’acqua fresca.

Wadi Bani Khalid, il “letto di un torrente” tra i più visitati dell’Oman

I wadi (letteralmente “letto di un torrente“) sono tipici cayon scavati dai fiumi nati dalle forti precipitazioni oppure permanenti, molto comuni in Oman e più o meno profondi.

Ognuno è differente dall’altro ma l’abbondanza di acqua che li contraddistingue rende i terreni tutt’intorno fertili e coltivabili permettendo ai villaggi di prosperare, come nel caso dello splendido Wadi Bani Khalid, apprezzato sia dai locali sia dai turisti.

Infatti, con la sua piscina verde smeraldo e il panorama che regala, è un autentico spettacolo: la vegetazione rigogliosa, la roccia chiara e il fiume che serpeggia creando laghetti dal fondale basso lo rendono un raccolto paradiso terrestre dove dimenticarsi per un po’ del mondo là fuori e rilassarsi con rigeneranti nuotate o con un picnic all’ombra presso l’area attrezzata (ideale anche per famiglie) in cui non mancano un pratico ristorante che offre pranzo a buffet con bevanda fredda inclusa e opzioni vegetariane, un caffé e i servizi igienici.

Dal parcheggio principale, la prima grande piscina si raggiunge con una facile e piacevole camminata di circa dieci minuti lungo un sentiero attrezzato che costeggia un piccolo corso d’acqua; proseguendo dove non tutti si avventurano, ecco il secondo sistema di piscine in una gola con pareti lisce dall’erosione e acque turchesi, un ambiente selvaggio e tranquillo ottimo per fare il bagno (tenendo presente che per rispettare la cultura locale non ci si dovrebbe scoprire).

Da qui, inoltre, con altri dieci minuti a piedi, è possibile raggiungere la Grotta di Muqal, nota anche come Grotta Muquil o Grotta Wadi Bani Khalid, una grotta semplice abitata dai pipistrelli che consente di immergersi ancora di più nell’atmosfera avventurosa del luogo: attenzione a non dimenticare la torcia!

E se il canyon è un piccolo gioiello, l’omonimo villaggio non delude a sua volta: abitato da circa 11mila persone gentili e ospitali, prospera grazie all’industria tessile e alle piantagioni di frutta, agrumi e palme.

Come arrivare al Wadi Bani Khalid

Il Wadi Bani Khalid si trova a ovest della città di Sur (da cui dista all’incirca due ore di macchina) e a nord delle dune sabbiose di Wahiba Sands ed è raggiungibile in auto da Muscat con circa 3 ore e un quarto di viaggio.

La strada è interamente asfaltata fino al parcheggio per cui non è necessario disporre di un fuoristrada: tuttavia, dopo forti piogge, potrebbe essere difficoltoso attraversare il letto del fiume con un’auto normale.

Tenete comunque presente che da Muscat partono tour giornalieri guidati, spesso in combinazione con la visita alle dune di sabbia di Wahiba Sands.

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La chiesa solitaria che sorge tra le dune di sabbia

La Danimarca è una destinazione imperdibile per tutti gli amanti della cultura e delle atmosfere scandinave. Il Paese, che comprende la splendida penisola dello Jutland e tante altre isole da scoprire, è un concentrato di meraviglie che incantano e sorprendono a ogni passo compiuto.

Le cose da fare e da vedere sono tantissime, e tutte si adattano alle differenze esigenze dei viaggiatori. Odense, città natale dello scrittore Hans Christian Andersen, è ad esempio la destinazione perfetta per chi vuole immergersi in scenari fiabeschi, mentre Copenaghen, la capitale, offre tutta una serie di esperienze davvero uniche che passano per i palazzi reali, per le case colorate del porto e per il parco divertimenti Tivoli.

All’ombra delle destinazioni più conosciute e frequentate del Paese scandinavo, però, si nascondono dei luoghi estremamente affascinanti che vale la pena di raggiungere. Tra questi segnaliamo Den Tilsandede Kirke, una chiesa solitaria e suggestiva che sorge tra le dune di sabbia. È qui che potete scattare la cartolina più bella del vostro viaggio in Danimarca.

Skagen, una cartolina di viaggio

Il nostro viaggio di oggi ci porta a Skagen, un piccolo centro abitato situato nella regione dello Jutland settentrionale nel punto più a nord dell’isola di Vendsyssel-Thy. Ancora estranea al turismo di massa, questa cittadina conserva un fascino senza eguali consentendo ai viaggiatori che giungono fin qui di perdersi e immergersi in un’atmosfera sospesa e senza tempo.

Conosciuta soprattutto per Grenen, una lingua di sabbia che consente di ammirare l’incontro dei due mari Skagerrak e Kattegat, la cittadina ospita numerosi musei e gallerie d’arte tutti da scoprire. Tappa imprescindibile per chi arriva qui è anche il vecchio faro Vippefyr, il primo del suo genere. Quel che resta oggi, in realtà, è una ricostruzione dopo che nel XV secolo la struttura fu distrutta.

E poi c’è lei, la chiesa insabbiata. Un luogo di estremo fascino che in pochi conoscono, ma che vale davvero la pena di raggiungere. Un tempo dedicata a San Lorenzo, la chiesa nei secoli è stata seppellita dalla sabbia che ha lasciato visibile solo l’imponente campanile. Oggi l’edificio si è trasformato in un’attrazione turistica imperdibile, almeno per chi ne ha sentito parlare. Sono tantissime, infatti, le persone che giungono fin qui per ammirare questo paesaggio solitario e affascinante e scattare fotografie di immensa bellezza.

Come raggiungere la chiesa insabbiata

Conosciuta in origine come Chiesa di San Lorenzo, in onore del patrono dei marinai, l’edificio sacro costruito nel XIV secolo ha visto cambiare il suo destino quando a causa dei forti venti la sabbia ha cominciato a sotterrarlo. Nel 1975, a causa della sua inagibilità, la chiesa fu completamente abbandonata.

L’edificio fu poi demolito, almeno in parte, ma sotto le dune di sabbia si trovano ancora alcuni ambienti dell’antica chiesa di Skagen. Ben visibile invece è il campanile, divenuto monumento storico nel 1937, che si erge solitario e maestoso campeggiando in mezzo a un deserto di sabbia: la visione è mozzafiato.

La struttura ha catturato l’attenzione di tantissime persone negli anni, compresi artisti e scrittori. Anche Christian Andersen restò stregato dalla chiesa insabbiata, al punto tale da utilizzarla come ambientazione del suo racconto Una storia dalle dune.

Per visitare Den Tilsandede Kirke, e contemplare quel paesaggio drammatico unico e straordinario, dovete recarvi a sud di Skagen, ad appena 5 chilometri dal centro abitato. Una volta parcheggiata l’auto passeggiate tra le dune fino a raggiungere la chiesa.

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Egitto poco noto: tante meraviglie da scoprire

C’è un Egitto che non tutti conoscono, lontano dalle principali rotte turistiche ormai famose in tutto il mondo. È un susseguirsi di paesaggi da favola, che sembrano quasi provenire da un altro mondo. Deserti incontaminati, piccole oasi e tanta storia: andiamo alla scoperta dell’altro volto di questo Paese incredibile, ricco di sorprese che non ci aspettavamo.

Alla scoperta dell’Egitto meno conosciuto

L’Egitto è una delle mete più gettonate per chi vuole fare una vacanza relax su spiagge stupende, senza doversi allontanare troppo da casa. Da Marsa Alam a Sharm el-Sheikh, ci sono tantissime località dove divertirsi tra sole, mare e snorkeling in acque cristalline. C’è poi un incredibile patrimonio archeologico tutto da scoprire: le Piramidi di Giza, Luxor e la Valle dei Re, ma anche Il Cairo e i suoi preziosi manufatti custoditi presso il Museo Egizio più grande del mondo.

Potremmo pensare di aver visto ormai tutto di questo Paese incredibile, ma c’è una rotta che invece continua a restare lontana dal turismo, quella forse più autentica e suggestiva. L’itinerario ci porta nella zona occidentale dell’Egitto, dipanandosi dalla capitale sino a scendere verso i confini meridionali: nel suo percorso, attraversa deserti meravigliosi e panorami indimenticabili, regalandoci un tuffo indietro nel tempo di svariati milioni di anni. Ecco le sue tappe più affascinanti.

Tra deserti e oasi meravigliose

Non dista moltissimo da Il Cairo, forse appena 200 km, ma sembra di essere in un altro mondo: Wadi al-Hitan, conosciuta anche con il nome di Valle delle Balene, è un’area desertica caratterizzata da dune sabbiose, punteggiate qua e là da scheletri di antiche creature marine. Qui, infatti, 30-40 milioni di anni fa si estendeva il popoloso mare di Tetide, di cui oggi non restano che imponenti formazioni di calcare e fossili di cetacei, quasi fossimo in un museo a cielo aperto.

Scendendo ancora più a sud, dopo un lungo peregrinare letteralmente in mezzo al nulla, all’improvviso davanti ai nostri occhi si stagliano delle bizzarre colline coniche dal colore molto scuro. Si tratta del Deserto Nero, dove tutto parla di un passato ricco di attività vulcanica: pietre nere e lava indurita hanno dato origine ad un paesaggio lunare che lascia tutti a bocca aperta. Uno dei luoghi assolutamente da scoprire è l’oasi di Bahariya, una vasta depressione circondata nel deserto, dove la natura è lussureggiante.

Qui si apre un panorama da sogno, quello della Crystal Mountain: tra la sabbia dorata, infatti, spicca una serie di formazioni geologiche composte di cristalli di quarzo, che sotto i roventi raggi del sole brillano in maniera straordinaria. Ma proseguiamo nel nostro viaggio verso i confini meridionali dell’Egitto, incontrando un altro spettacolo della natura. Stiamo parlando del Deserto Bianco, caratterizzato da imponenti rocce di gesso candido che sono state scolpite da vento e sabbia, dando vita a forme spesso molto bizzarre.

Infine, non resta che dirigersi verso l’oasi di Kharga, la più meridionale del Paese: un tempo era tra le tappe fondamentali lungo l’itinerario che collegava il Nordafrica con la regione subsahariana, mentre oggi ospita un bel centro abitato e alcuni splendidi monumenti archeologici. È il caso del Tempio di Ibis, dedicato al dio Amon, o della necropoli cristiana di Bagawat, dove si possono ammirare anche pregevoli opere pittoriche.

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Il deserto dei fantasmi dove la natura ha creato un capolavoro

Esistono luoghi che sono così belli che non si possono descrivere, ma solo vivere. Posti che per forme, lineamenti e colori creano scenari e paesaggi che non sembrano veri, come quelli che abbiamo solo sognato o visto tra le pagine dei più famosi libri di fiabe, ma che invece sono reali e per questo straordinari.

Tra questi troviamo il Parco Geologico Nazionale Yadan, una vasta area desertica sconosciuta ai più, o comunque a tutti coloro che non hanno mai osato avventurarsi ai confini del mondo. Eppure proprio qui, a sud ovest del deserto del Gobi, e tra le provincie di Gansu e Xinjiang, è possibile accedere a uno dei paesaggi più suggestivi del mondo intero.

Il parco, caratterizzato dalle grandi formazioni geologiche yardang, è conosciuto anche come città dei fantasmi. Nonostante il nome tutt’altro che rassicurante non c’è nulla da temere: proprio qui, infatti, Madre Natura ha creato uno dei suoi più grandi capolavori.

Benvenuti nel Parco Geologico Nazionale Yadan

Ci vogliono circa 4 ore in auto da Dunhuang per raggiungere il Parco Geologico Nazionale Yadan, e la strada che si apre davanti ai viaggiatori è tutt’altro che confortevole. Eppure, nonostante il viaggio faticoso e a tratti ostico, quella che si apre davanti alle persone che si spingono fin qua giù è una visione che lascia senza fiato.

L’area, infatti, è caratterizzata da particolari rocce di diverse altezze e dimensioni che, plasmate dal vento, dal tempo e dagli agenti atmosferici, hanno assunto le forme di vere e proprie sculture naturali. Lo scenario è incredibile: i pilastri yardang dominano l’intero paesaggio desertico creando così un’atmosfera surreale e quasi mistica.

La sensazione, una volta arrivati fin qui, è quella di trovarsi davanti a un museo naturale a cielo aperto che stimola i sensi e la fantasia, e che permette di toccare con mano tutta la grandiosità di Madre Natura.

Il deserto dei fantasmi

Sono diverse le persone che si mettono in cammino ogni anno per ammirare questo capolavoro naturale, per guardare da vicino tutta la magia che appartiene a un luogo solitario e remoto. Contemplate, ammirate e fotografate: le rocce yardang che campeggiano nell’area desertica sono le assolute protagoniste del paesaggio, ma non sono le uniche ad attrarre i viaggiatori.

Il Parco Geologico Nazionale Yadan, infatti, è conosciuto anche con il nome di città dei fantasmi, un soprannome questo che ha destato la curiosità di tutti gli amanti del brivido e del paranormale. In realtà quest’area desertica non ha nulla di spaventoso: basta guardare le fotografie che la ritraggono per averne conferma.

Tuttavia in determinati momenti della giornata, quando il vento soffia forte colmando i silenzi che dominano l’intera zona, i più suggestivi giurano di sentire le voci e le grida di spiriti e creature invisibili. Questi suoni, uniti a una visione superlativa e solitaria, hanno alimentato storie e leggende sulla possibile presenza di fantasmi che vivono nel deserto da tempi immemori.

Come visitare il Parco

Essendo una zona di grande interesse geologico, nonché sito iscritto alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco, il Parco Geologico Nazionale Yadan non può essere visitato in maniera autonoma. L’area protetta, infatti, è accessibile solo mediante tour e visite guidate che partono, rispettivamente, dagli ingressi nord e sud.

La visita consente ai viaggiatori di raggiungere alcune delle sculture naturali più evocative, quelle che prendono forma grazie alla fantasia diventando ora animali, ora oggetti.

Una volta giunti davanti alle rocce yardang, prendetevi tutto il tempo per ammirare la loro grandiosità e per lasciarvi suggestionare dalle forme e dai colori. E, ancora, dagli straordinari giochi di luce offerti dai raggi del sole che sorge e che tramonta: lo spettacolo è mozzafiato.

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Il safari tra le dune rosse è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita

Il fascino del deserto è qualcosa di impareggiabile, che lascia senza fiato. Per questo è tanto ammirato dai turisti di tutto il mondo. Proviamo a chiudere gli occhi e a immaginarci una distesa di dune, la sabbia rossastra, i raggi del sole che la fanno scintillare. Siamo vicino a Dubai e i safari tra le dune rosse fanno parte di quelle esperienze da provare almeno una volta nella vita.

Perché permettono di vivere a stretto contatto con questo luogo affascinante partecipando a diverse attività e ammirando un paesaggio mozzafiato e unico nel suo genere. Alla fine gli occhi resteranno colmi di quella meraviglia che toglie il fiato,  che è uno (dei tanti) motivi per cui vale la pena viaggiare.

L’esperienza da non perdere: il safari tra le dune rosse

Giri in cammello, attività sportive, cene e spettacoli: i safari tra le dune rosse del deserto sono tanti e offrono esperienze di ogni genere, un modo per vivere alcune ore magiche in uno territorio che, con il suo aspetto e le sue tradizioni, è tra i più affascinanti al mondo.

Il deserto, il suo silenzio, la vastità degli spazi in cui ci si trova immersi, sono qualcosa di davvero magico, che vale la pena provare almeno una volta nella vita.

Ci sono davvero tanti tour, in genere si viene prelevati dal proprio hotel a Dubai e portati nel deserto su fuoristrada. Lì si potrà fare un giro con i quad, salire in groppa a un cammello, sperimentare cene tradizionali e godersi il tramonto tra le spettacolari dune di sabbia. Un istante di impareggiabile bellezza. E per i più sportivi c’è anche la possibilità di mettersi alla prova con il sandboarding, un’attività molto simile allo snowboarding ma che viene fatta sulla sabbia invece che sulla neve. E per finire, nei campi, vengono allestiti dei veri e propri spettacoli per intrattenere i partecipanti ai tour.

Le opzioni sono davvero tantissime, prevedono ad esempio anche tour più brevi, e permettono di vivere momenti che resteranno nella mente e negli occhi per lungo tempo. Un’esperienza a stretto contatto con la natura e con le peculiarità di un territorio affascinante e davvero unico.

Cosa portare in un safari tra le dune rosse del deserto

I tour sono molto organizzati e offrono ogni comfort a chi partecipa, però è bene partire preparati, almeno nell’abbigliamento. Obiettivo essere comodi e riuscire a far fronte alle temperature del deserto che sono molto calde di giorno e più fresche nel corso della notte.

L’ideale è usare tessuti tecnici o leggeri per il giorno, fondamentale è coprire tutto il corpo (testa compresa) per proteggersi dal sole: quindi per un safari tra le dune rosse è bene indossare pantaloni lunghi e maglie a maniche lunghe. Per quanto riguarda le calzature è meglio optare per scarpe comode e chiuse. Se si dorme nel deserto, si devono portare con sé capi più pesanti per far fronte all’abbassamento delle temperature. E poi occhiali da sole e crema protettiva.

Ovviamente macchina fotografica o, in alternativa, un telefono cellulare per poter immortalare l’esperienza e riviverla anche tempo dopo.

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Il villaggio da favola alle porte del deserto dove puoi vivere il sogno hollywoodiano

Nell’incantevole terra del Marocco, la magia si mescola alla realtà in un viaggio indimenticabile. Con città millenarie che sorgono come miraggi dal deserto, montagne che si stagliano maestose sotto cieli stellati e mercati affollati di colori, suoni e profumi ammalianti, il Marocco è una destinazione che rapisce l’anima.

Lontano dal trambusto delle città, si trova un luogo di incantevole bellezza: Ait-Ben-Haddou, un piccolo villaggio di argilla che sorge come un sogno dimenticato sulle rive del fiume Ounila. Con le sue torri merlate e le strette stradine, questa cittadina sembra uscita da una favola, un ricordo di un’epoca lontana.

Un luogo affascinante che ha fatto anche da sfondo a numerosi film, catturando l’immaginazione di registi e cineasti di tutto il mondo e diventando un palcoscenico in cui si sono svolte alcune delle scene più belle della storia del cinema.

Ait-Ben-Haddou, l’Hollywood del Marocco

Ait-Ben-Haddou in Marocco

Fonte: iStock

Ait-Ben-Haddou, Marocco

Ait-Ben-Haddou è una suggestiva città fortificata, situata nella regione di Souss-Massa-Drâa in Marocco. Questo insediamento berbero risale almeno al XVII secolo e si trova lungo l’antica rotta carovaniera tra il Sahara e Marrakech.

A un primo sguardo, sembra una città persa nel tempo. C’è un silenzio quasi irreale che avvolge il villaggio, interrotto solo dai suoni della natura circostante e dai rumori occasionali dei pochi abitanti rimasti. Nonostante la presenza di qualche negozio di souvenir, è difficile credere che questo luogo sia ancora abitato.

In questo luogo, sono state girate scene memorabili di film epici come “Il Gladiatore” e “La Mummia“, e opere storiche come “Gesù di Nazareth“, “Alexander” e “Lawrence d’Arabia“. Inoltre, gli appassionati di serie televisive ricorderanno sicuramente la città di Yunkai, liberata dalla temibile Daenerys Targaryen nel Trono di Spade. Un luogo che, nella realtà, non è altro che Ait-Ben-Haddou.

Qui, tra le rovine di un tempo passato, si respira una pace senza eguali. Ait-Ben-Haddou non è semplicemente la “Hollywood del Marocco“. È una destinazione imperdibile che, una volta visitata, rimane impressa nel cuore per sempre.

Alla scoperta di Ait-Ben-Haddou

Ait Ben-Haddou sorge maestosa su una collina, dominando la vallata ai piedi delle montagne dell’Atlante, a soli 30 chilometri da Ouarzazate.

Questa cittadina, con le sue imponenti mura, si distingue come un perfetto esempio dell’architettura tradizionale del sud del Marocco, tanto da essere riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.

Il nucleo abitativo, costituito da case di argilla rossa, rivela una visione affascinante della vita tradizionale berbera. Le strette strade serpeggianti conducono a luoghi come la piazza centrale, la moschea e il granaio, ciascuno con la sua unica storia da raccontare. Al contempo, le mura fortificate che circondano l’insediamento offrono viste panoramiche mozzafiato sulle montagne e sul deserto.

Un must-see è senza dubbio la Kasbah, situata sulla cima della collina, che regala un panorama spettacolare del ksar e del paesaggio circostante.

Nonostante il passare del tempo, Ait-Ben-Haddou ha mantenuto intatta la sua autenticità e il suo spirito unico, offrendo uno sguardo prezioso sulla cultura locale. Che siate appassionati di storia, amanti del cinema o semplici viaggiatori in cerca di luoghi autentici, questo villaggio è sicuramente una tappa da non perdere nel vostro viaggio in Marocco.

Villaggio di Ait-Ben-Haddou

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Negozio di souvenir nel villaggio di Ait-Ben-Haddou, Marocco
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Guardare l’alba da qui è un’esperienza magica da non perdere

Lunghe distese di sabbia dorata, il sole che le illumina con i suoi raggi, la struggente bellezza di uno spettacolo che solo la natura sa donare. È questa una delle esperienze da fare almeno una volta nella vita: quella di guardare l’alba dalle dune di Merzouga, che si trovano nel deserto del Sahara. Perché è uno di quei momenti magici che restano incisi a lungo nella memoria.

Quando si viaggia lo si fa armati dal desiderio di scoprire la bellezza del mondo, di cogliere l’anima dei luoghi che si visitano. Ed alcune esperienze sono profondamente mistiche, come quella di ammirare l’alba avvolti dal fascino di un luogo tra i più particolari al mondo.

Queste dune vengono chiamate Erg Chebbi e si trovano nel Marocco, nella zona sud est. Alcune sono molto alte e imponenti: vere e proprie montagne di sabbia dorata che colmano gli occhi, e lo spirito, di bellezza.

Le dune di Merzouga, uno spettacolo indimenticabile

Ci sono spettacoli indimenticabili, sono quelli che – a distanza di anni – tornano ancora alla mente come i ricordi più preziosi. Ammirare l’alba tra le dune di Merzouga è uno di quelli. Perché il deserto entra sottopelle, fa sentire tutt’uno con la natura, facendoci immergere in un’ambientazione che sembra quasi nata da un sogno.

Le infinite distese di sabbia dorata, le dune Erg Chebbi, che si stagliano in altezza riuscendo a raggiungere anche i 150 metri, sono un’ambientazione magica. Ancora di più all’alba, quando il sole che nasce all’orizzonte va a illuminare il territorio circostante. Il risultato è una di quelle cartoline che, se viste in prima persona, restituiscono allo sguardo una scenografia indimenticabile.

Per immergersi in questo luogo da sogno si può partire con un tour da Merzouga, che si trova in un’oasi nel deserto in Marocco, ve ne sono di diversi e si possono scegliere in base ai propri gusti e al tipo di esperienza che si desidera vivere. Le dune di quest’area si estendono per circa una trentina di chilometri e, in base a come è posizionato il sole, il loro colore regala spettacoli unici. Mai uguali a loro stesse, d’inverno regalano un ulteriore magia. Infatti, a quanto pare, da novembre a maggio si forma un lago, dove è possibile ammirare tante tipologie diverse di uccelli che abitano queste aree.

I tour nel deserto, per vivere un’esperienza indimenticabile

In groppa a un cammello o su auto 4X4, ma anche a piedi. E poi notti in accampamento, anche extra lusso, cene gustose e musica: il tutto per vivere un’esperienza autentica e che resta a lungo nella memoria incisa tra i ricordi più belli.

Ci sono tantissime opzioni per fare tour nel deserto e ammirare le dune di Merzouga non solo durante il giorno, ma anche nei momenti più magici di tutti, ovvero quelli che coincidono con l’alba e il tramonto. Da non dimenticare anche la notte, quando il cielo tempestato di stelle regala una delle scenografie più emozionanti di tutte. In questa zona c’è anche la possibilità di fare sandboarding, la versione su sabbia dello snowboard. Lanciarsi dalle dune più alte con le tavole è un’attività divertente, diversa dal solito e indimenticabile.