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Cosa fare a Merzouga, viaggio nell’oasi più famosa del Marocco

Ci sono viaggi che sono in grado di cambiarti la vita. Uno di questi è quello che si può fare in Marocco, Paese che rappresenta una sorta di ponte tra Africa ed Europa, ma anche un’esperienza di pura emozione: città cosmopolite si fondono a villaggi rimasti fermi nel tempo, che a loro volta sono incastonati su imponenti vette o affacciati sulla potenza dell’oceano. E poi c’è il deserto, quello fatto di dune che lascia senza fiato e che pare infinito.

Ed è proprio nel Sud del Paese, e più precisamente al confine con l’Algeria, che prende vita una località turistica priva di monumenti o edifici storici di rilievo, ma comunque molto visitata. Il motivo è piuttosto semplice: Merzouga è la porta di ingresso dell’Erg Chebbi, deserto dalle dune gigantesche e punto di partenza ideale per fare tour a piedi, in cammello o in fuoristrada verso le sue imponenti dune (qui si trovano diverse agenzie per organizzare gli itinerari). Scopriamo insieme cosa fare e vedere a Merzouga.

Le grandi dune di Merzouga

Merzouga è una vera e propria oasi nel cuore del Marocco, una meta obbligatoria per tutti coloro che desiderano conoscere alcune delle più antiche tradizioni di questo Paese ma anche per chi ha voglia di ammirare un panorama che lascia senza fiato. La località non offre vere e proprie attrazioni turistiche, ma il suo deserto (che vanta dune altissime che riescono a raggiungere persino i 150 metri di altezza) da solo vale il viaggio.

Raggiungere questa località permette quindi di addentrarsi in quelle che sono le dune più alte del Marocco, che sorgono nella pianura nera della hammada che, grazie ad esse, assume tonalità rosa-dorate che riescono ad emozionare. La cosa più curiosa è che anche chi ci è già stato vivrà la sensazione di trovarsi in un posto nuovo: le dune si muovono continuamente, creando un ambiente sempre diverso in quanto fenomeno in continua evoluzione.

Il Lago Dayet Srji

È quasi impossibile credere che sia vero, ma in realtà il deserto di Merzouga nasconde tra le sue dune un gioiello più unico che raro: il Lago di Dayet Srji. Si tratta di lago (un tempo) salato dove vanno ancora oggi ad abbeverarsi i fenicotteri. Sì, avete capito bene: in questa zona del deserto è possibile ammirare persino i fenicotteri, che raggiungono questo laghetto per bere e rinfrescarsi.

Lago di Dayet Srji, Merzouga

Fonte: iStock

Il bellissimo Lago di Dayet Srji

Conosciuto anche come Lago di Merzouga, offre un tramonto spettacolare per via della combinazione dei colori che si crea. Quando è pieno, inoltre, si rivela anche la meta perfetta per coloro che vogliono osservare (con il dovutissimo rispetto) la vita di tutti i giorni degli abitanti perché qui, le persone provenienti dai numerosi villaggi circostanti, vengono a prendere l’acqua per utilizzarla per lo sviluppo agricolo.

Se siete appassionati di birdwatching, quindi, il periodo migliore per scoprirlo va da novembre a maggio circa, per avere l’opportunità di osservare sterpazzole del deserto, gruccioni di Persia e garruli fulvi e talvolta anche fenicotteri e altri uccelli.

Villaggio di Khamlia

A circa 7 chilometri di distanza da Merzouga, ma praticamente accanto alle dune, sorge il villaggio di Khamlia, luogo in cui vive un gruppo etnico chiamato Gnawa.

Si tratta di un’escursione altamente consigliata (che si può fare anche in autonomia) perché permette di ascoltare alcune delle più belle musiche tradizionali del Paese.

Vi basti pensare che nel corso dei secoli le sonorità della musica Gnawa hanno spesso avuto una funzione ipnotica, sia per i musicisti che per i partecipanti all’ascolto.

Tutte le attività da fare a Merzouga

Come accennato, Merzouga in sé non offre molti punti di interesse. Tuttavia, è il punto di partenza migliore per visitare l’infinita bellezza del suo deserto e scoprire la vita dei Berberi, gli abitanti autoctoni del Nordafrica. Sì, perché soggiornando in una delle tantissime strutture disponibili nel deserto si ha la possibilità di partecipare a una cena conviviale cucinata da loro sotto le stelle, ascoltare (e ballare) le loro indimenticabili melodie, e saperne di più sulla loro vita. Ma questo, chiaramente, non è di certo l’unica attività possibile.

Trekking in cammello, in fuoristrada o in quad

Iniziamo con lo svelarvi sin da subito una piccola verità: nell’immaginario comune l’Erg Chebbi si può girare in sella a un cammello durante il tramonto. Se è vero che i tour iniziano poco prima del calar del sole proprio per osservare l’incredibile caleidoscopio di colori che si genera in questo momento della giornata, è altrettanto vero che in questa zona del Paese non ci sono cammelli.

Erg Chebbi in cammello

Fonte: iStock

Tour in dromedario dell’Erg Chebbi

Il tour delle dune, infatti, viene svolto in sella a un dromedario, che si distingue dal cammello perché più piccolo e con una sola gobba.

Per chi preferisce diverse tipologie di escursione, a disposizione ci sono anche tour in fuoristrada o in quad, sicuramente meno “tipiche” ma più confortevoli.

Sandboarding tra le dune

Un’altra delle attività che si può fare a Merzouga è la sandboarding tra le dune. La buona notizia è che, pur sembrando pericolosa, nei fatti non lo è assolutamente in quanto le dune di sabbia dell’Erg Chebbi sono molto morbide.

Facendo sandboarding, quindi, si può vivere a 360 gradi l’emozione di scivolare giù da una duna a tutta velocità, mentre si è eretti su una tavola. Per chi non riesce, è possibile anche sedersi su di essa.

Osservare le stelle di Merzouga

Sì, nei campi (spesso gli alloggi nel bel mezzo del deserto vengono chiamati così) c’è la luce e, in alcuni di essi, persino internet. Ma allontanandosi un pochino (mi raccomando, portate con voi una piccola torcia), ecco che alzando le sguardo all’insù si può ammirare un cielo completamente stellato, di quelli che è impossibile scorgere in città.

Deserto Marcco di notte

Fonte: iStock

Il cielo stellato dell’Erg Chebbi

Neanche nelle notti più buie o nei luoghi più impervi che conosciate, infatti, il cielo stellato che si può osservare è simile a quello di Merzouga. Un’esperienza eccezionale e che siamo certi vi lascerà a bocca aperta.

L’alba nel deserto

Infine, dopo aver passato parte della notte ad osservare le stelle e aver digerito gli squisiti piatti della tradizione locale a suon di musica, non c’è niente di meglio da fare che svegliarsi prestissimo per ammirare l’alba nel deserto, che offre colori differenti rispetto al tramonto. Sarà una di quelle attività che vi renderanno felicissimi di aver scelto Merzouga come vostra meta di viaggio.

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Come trascorrere una vacanza gratuita a Muscat

Avete mai sognato di fare un viaggio in Oman? Se così fosse la cosa non ci sorprenderebbe affatto, perché questo Paese della Penisola araba si fa amare per il suo territorio desertico impreziosito da bellissime oasi e anche per la sua lunga storia di cui ancora si possono ammirare le tracce. E la sua suggestiva Capitale, Muscat, è una meta imperdibile in quanto città del mare e dell’arte, ma anche per il fatto che è una delle località più antiche del Medio Oriente (è sta fondata oltre 900 anni fa). Il viaggio in Oman, quindi, non può che partire da qui e la buona notizia è che ora è possibile farci persino una vacanza (quasi) gratis.

Oman Air regala una notte a Muscat (e non solo)

È possibile passare una notte gratis a Muscat grazie a Oman Air, compagnia di bandiera del Sultanato dell’Oman, che in collaborazione con il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo omanita ha lanciato un’iniziativa per cui si può soggiornare una notte in hotel della città senza pagare, a patto che si viaggi in Premium. Ma niente paura, perché sono previste agevolazioni anche per chi sceglie l’Economy: si può usufruire di due notti al prezzo di una.

Una promozione speciale in programma fino al 30 novembre 2024 e che permette di avere accesso a sconti esclusivi sui tour, noleggio auto e altri servizi, per esplorare Muscat e i suoi dintorni. L’autunno, tra l’altro, è probabilmente la stagione migliore per viaggiare in Oman, poiché il clima più dolce consente di compiere un’esplorazione più piacevole e consapevole.

Per usufruire di questa iniziativa occorre essere in possesso di un biglietto di andata e ritorno per qualsiasi destinazione della rete di Oman Air che preveda, però, un transito a Muscat. Il viaggiatore deve solo compilare il modulo di richiesta online per approfittare di un soggiorno gratuito in hotel. È bene sapere, tuttavia, che è previsto un massimo di uno scalo per ogni biglietto di andata e ritorno.

Scalo a Muscat, cosa vedere

Il fascino di Muscat è certamente indiscutibile, ma facendoci semplicemente scalo è più che fondamentale selezionare con cura le cose da visitare in questa peculiare città. Da non perdere assolutamente sono:

  • La Corniche di Muttrah: qui si può fare una rilassante passeggiata ammirando i palazzi, i locali, le moschee e perdersi anche tra i vicoli intricati del suq del pesce, organizzato all’interno di un’edificio con arcate che si aprono sul mare e che permettono di osservare la quotidianità del popolo, quella in cui pescatori scaricano e vendono il pesce appena pescato;
  • Suq di Muttrah: ideale per gli amanti dello shopping ma anche per coloro che vogliono osservare più da vicino la vita omanita di tutti i giorni, fra spezie, gioielli, tappeti, vestiti, oggetti di antiquariato e molto altro ancora;
  • Al Alam Royal Palace: il Palazzo Reale costruito nel 1972 e visibile dalla piazza antistante sulla quale si affacciano vari edifici governativi e il Museo nazionale dell’Oman. Oggi è la residenza ufficiale dell’attuale Sultano dell’Oman;
  • Grande Moschea del Sultano Qaboos: è la terza più grande del mondo ed è consentito l’ingresso ai non musulmani. Si tratta di un gioiello dell’architettura moderna islamica che è stata persino definita dal “Telegraph” come una delle più belle del mondo;
  • Il Museo Nazionale: con armi tradizionali, gioielli, costumi, ceramiche omanite e numerose scatole decorate;
  • I due Forti: il Forte al Jalali è oggi un museo che racconta la storia del Paese, mentre il Forte Al Mirani può essere ammirato solo dall’esterno in quanto non aperto ai visitatori;
  • Bait Al Zubair: perfetto per conoscere la storia e la cultura tradizionale dell’Oman poiché è la casa della famiglia Zubair;
  • Royal Opera House: uno dei punti di riferimento culturali più iconici della città e dell’intero Medio Oriente. Anche questo edificio è un capolavoro architettonico con interni a dir poco mozzafiato;
  • Spiaggia di Muscat: ben attrezzata e molto frequentata dai locali. Spettacolare è il momento del tramonto.
Grande Moschea del Sultano Qabus, Oman

Fonte: iStock

Un angolo della Grande Moschea del Sultano Qabus
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Il trail in Giordania che ti fa sentire dentro il film Dune

Tra le imponenti pareti di arenaria rossa del Jebel Umm Ishrin e del Jebel Rum si estende una delle meraviglie naturali più affascinanti della Giordania: il Wadi Rum. Questo deserto spettacolare, che sembra uscito direttamente dal set del film Dune, noto per le sue immense distese di sabbia rossa e le montagne di arenaria che si ergono come fortezze, è stato fonte di ispirazione per avventure epiche e racconti leggendari.

Scenari cinematografici

Eppure, fino al 1917 questo luogo straordinario era praticamente sconosciuto al di fuori della regione. Fu il celebre archeologo e scrittore britannico Thomas Edward Lawrence, meglio noto come Lawrence d’Arabia, che lo attraversò durante la Rivolta Araba, a descrivere per la prima volta questo paesaggio surreale come “un enorme bastione rosso”. Decenni dopo, nel 1962, il deserto giordano divenne famoso grazie al film Lawrence d’Arabia, che lo fece scoprire al grande pubblico.

Prima di Lawrence, erano solo i beduini locali a conoscere intimamente queste montagne. Si arrampicavano sulle loro vette per cacciare lo stambecco e conoscevano ogni anfratto dei cayon vertiginosi scolpiti dal vento e dall’acqua, su cui risuona ancora oggi il fischio acuto dello storno, uno dei suoni tipici dell’altopiano di Hisma.

Negli ultimi decenni, il Wadi Rum ha attirato l’attenzione di registi di tutto il mondo, diventando lo scenario perfetto per film come Prometheus, Sopravvissuto – The Martian, Star Wars: L’Ascesa di Skywalker e, più recentemente, Dune. E così questo magnifico paesaggio, spesso paragonato a un pianeta alieno, ha visto crescere il numero di visitatori attratti dalla sua atmosfera surreale e dalla sua storia antica.

La creazione del Wadi Rum Trail

Nel febbraio 2023, riporta il sito BBC Travel, un nuovo percorso di trekking ha aperto una finestra ancora più intima su questo territorio: il Wadi Rum Trail. Si tratta di un itinerario ad anello di 120 km da percorrere in dieci giorni, attraversando alcuni dei luoghi più remoti e meno battuti del Wadi Rum, spingendosi nel cuore dell’area dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Frutto del lavoro di un team di escursionisti locali e britannici, il trail è un insieme di antichi sentieri beduini, piste per cammelli, rotte di contrabbando, percorsi di pastorizia e persino parte della vecchia via di pellegrinaggio verso La Mecca.

Tra i creatori del percorso c’è Ben Hoffler, un esperto di trekking che ha contribuito a tracciare sentieri simili in Egitto. Hoffler racconta a BBC Travel come Wadi Rum conservi un fascino particolare grazie alla sua maestosità naturale e alla cultura beduina ancora viva e profondamente radicata. A differenza delle aree limitrofe in Arabia Saudita, la comunità beduina di Wadi Rum mantiene molte delle tradizioni che l’hanno legata a queste terre per secoli.

La creazione del Wadi Rum Trail è stata pensata non solo per gli escursionisti, ma anche per la comunità locale. Come sottolinea a BBC Travel Tony Howard, un altro dei co-fondatori del trail, la presenza delle guide beduine arricchisce l’esperienza, permettendo ai viaggiatori di immergersi nelle storie e nelle tradizioni della regione. “Loro conoscono il territorio e le sue peculiarità come nessun altro”, afferma Howard, “e sono sempre di ottima compagnia.”

Gli antichi sentieri beduini

Il percorso, che parte da Jebel Umm Ishrin e ritorna al punto di partenza dopo dieci giorni di cammino, offre uno sguardo profondo su un paesaggio che, sebbene celebre, è ancora in gran parte inesplorato dai turisti. Oltre a scalare montagne come Jebel Birda e Jebel Rum, gli escursionisti attraversano canyon, dune e altipiani desolati, scoprendo antichi siti di sepoltura e incisioni rupestri millenarie.

Wadi Rum, con le sue dune rosse e le imponenti formazioni rocciose, non è solo un paesaggio da film. È un luogo intriso di storia, cultura e spiritualità, dove la natura e l’uomo convivono in un equilibrio fragile, oggi più che mai. Come sottolineato dall’antropologa Tatiana Haddad, il deserto è un ecosistema delicato e il turismo di massa rischia di comprometterne l’integrità.

Ma progetti come il Wadi Rum Trail offrono una speranza per il futuro, promuovendo un tipo di turismo sostenibile che non solo protegge l’ambiente, ma valorizza anche la cultura beduina. Percorrere questi antichi sentieri rappresenta un ritorno alle radici, un’esperienza di connessione profonda con la natura e con la storia millenaria di questo suggestivo angolo di Giordania.

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Sossusvlei, il deserto delle dune rosse in Namibia

Ci sono luoghi di viaggio che ti fanno venire voglia di partire solo dopo aver visto foto, video e documentari ma di cui prima poco conoscevi. Probabilmente tra questi c’è Sossusvlei spesso soprannominato “il deserto delle dune rosse”. Il nome, per nulla incoraggiante, significa letteralmente “palude senza uscita” e si è conquistato questa reputazione per la posizione all’interno del bacino del fiume Tsauchab. Il luogo, estremamente suggestivo, è davvero una palude di sale e argilla ma a renderla particolarmente interessante è la cornice di dune di sabbia rossa nel cuore del deserto. Se non hai mai pensato ad un viaggio in Namibia, probabilmente questo nome non ti risulterà particolarmente noto ma in loco è una delle attrazioni principali, tanto da essere in cima alle attrazioni turistiche.

Perché a Sossusvlei le dune sono rosse

Sossusvlei è una zona davvero interessante dal punto di vista culturale e turistico. Posizionato nel Parco Nazionale Namib-Naukluft, dista circa 5 ore di auto dalla capitale di Windhoek. La località è concentrata tra due fiumi: Kuiseb e Kochab e deve il suo successo agli intensi colori arancione e rosa della sabbia che sono dovuti all’alta concentrazione di ferro. Nelle zone in cui la percentuale è maggiore, il colore diventa più intenso. Una curiosità in più? Secondo gli esperti qui ci sono le dune più alte del mondo: molte superano i 200 metri ma alcune persino i 300, come la Big Daddy di ben 325 metri, numeri da record!

Uno degli aspetti più affascinanti è la nebbia che si forma lungo la costa e si spinge nell’entroterra: è una delle poche fonti di umidità e molte piante e animali si sono adattati per sfruttarla. Sossusvlei ha attirato l’attenzione persino del mondo cinematografico. Forse non lo immagini ma il paesaggio è stato utilizzato come sfondo per diversi film, come ad esempio Mad Max: Fury Road con protagonisti Tom Hardy e Charlize Theron che hanno sfidato un mondo post-apocalittico.

Il cielo stellato sopra Sossusvlei

Se ti stai chiedendo cosa fare qui, oltre ad avventurarti con l’aiuto di esperti ti suggerisco di goderti un autentico spettacolo: osservare le stelle. Lontano dall’inquinamento e dal caos cittadino, è uno dei punti migliori al mondo per poter vedere le costellazioni in modo chiaro e limpido.

Dead Vlei

Tra le attrazioni principali c’è però Dead Vlei: si tratta di una vasca di sale e argilla di almeno mille anni fa, creata da un fiume che nel tempo è scomparso. L’umidità e la particolare conformazione ha fatto in modo che gli alberi, seppur morti, rimanessero in posizione e conservati per l’eternità. Un autentico spettacolo naturale da non perdere.

Dune 45

Esplorando la località in auto, e seguendo i cartelli, si raggiunge la Dune 45: è una delle più interessanti da scalare, dopotutto si distingue per un pendio dolce e in pochi minuti di camminata sulla sabbia soffice si raggiunge la cima. Attenzione però: per quanto possa sembrare facile, in realtà la salita può rivelarsi estenuante per chi non è molto allenato.

Safari a Sossusvlei

Contrariamente ad altre zone della Namibia, qui non si svolgono veri e propri safari ma con un po’ di fortuna e un occhio attento, il soggiorno nel deserto dà modo di imbattersi in alcuni esemplari che abitano la zona. Non sarà complicato vedere da vicino bufali, struzzi, springbok, orici o sciacalli.

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Siwa, una delle oasi più straordinarie d’Egitto

L’Egitto è una delle destinazioni più popolari del Nord dell’Africa: ha tante attrazioni e paesaggi variegati, che spaziano dalle spiagge dorate lambite dal mare azzurrissimo alle dune di sabbia del deserto dove scoprire le antiche e mistiche Piramidi. Alcuni degli angoli più sorprendenti del paesaggio di questa nazione, però, sono le oasi.

L’Oasi di Siwa, è una vera gemma nascosta nel cuore del deserto occidentale dell’Egitto, un luogo incantevole che ammalia i viaggiatori con la sua bellezza naturale e la sua ricca storia. Situata a circa 50 chilometri dal confine con la Libia, Siwa è un’oasi remota e un po’ difficile da raggiungere, ma che vale la pena di vedere per l’esperienza unica e autentica che offre ai viaggiatori.

Dove si trova l’Oasi di Siwa e come raggiungerla

L’Oasi di Siwa si trova nel Governatorato di Matrouh, nel nord-ovest dell’Egitto, a circa 560 chilometri dal Cairo. Circondata da palmeti lussureggianti e sorgenti d’acqua termale, Siwa è famosa per la sua atmosfera paradisiaca e la sua autenticità.

Il periodo migliore per visitare l’Oasi di Siwa è durante l’autunno e la primavera, quando le temperature sono più miti, poiché durante l’estate il caldo nel deserto egiziano può risultare davvero eccessivo.

Lago salato, Oasi di Siwa

Fonte: iStock

Il lago salato nell’Oasi di Siwa

Ma come raggiungere questa splendida oasi? Il modo ideale per arrivare a Siwa, è prendere un autobus da Il Cairo o Alessandria, oppure optare per un viaggio in auto, in pieno stile on the road. Siwa è anche accessibile tramite voli da Il Cairo all’aeroporto di Marsa Matrouh, da cui è poi possibile prendere un taxi o un autobus diretto all’oasi.

Cosa fare a Siwa e nei dintorni

Posta tra la depressione di Qattara e il Grande Mare di Sabbia, l’oasi di Siwa dista circa 600 km dalla capitale egizia, motivo per cui dirigersi lì in auto richiederà almeno 8-9 ore di guida. Eppure, come già accennato, Siwa è una delle oasi più particolari in Egitto: qui è possibile immergersi nell’atmosfera più autentica del luogo, andando alla scoperta di villaggi beduini e non solo.

La prima tappa è sicuramente quella alla Fortezza di Shali, centro nevralgico dell’antica storia di Siwa: oggi ancora domina il paesaggio, con le sue costruzioni in argilla e sale.

Ma non solo. In questa zona, infatti, è possibile anche fare un’escursione a due grandi laghi salati, il Siwan e il lago El-Zeitoun. Questa zona, inoltre, è particolarmente nota per la presenza del Tempio di Alessandro Magno, anche conosciuto con il nome di Tempio dell’Oracolo.

Fortezza di Shali

Fonte: iStock

La maestosa Fortezza di Shali

L’area che comprende l’oasi è vasta, ha una lunghezza di 80 km e una larghezza di circa 20 km e conta pressappoco 7.000 abitanti: tra questi, vi sono tribù originarie della Libia e della Tunisia, che parlano una lingua locale nota come Amazighi. La vita nell’oasi scorre lenta: la popolazione principalmente si occupa di attività agricole, come la coltura dei datteri e delle olive.

Gli amanti del relax saranno felici di sapere che nell’oasi di Siwa è possibile anche scoprire sorgenti di acqua calda rigenerative: ad esempio, la sorgente di Cleopatra, Bir Wahed e quelle che hanno origine dal monte Dakrour.

Tra le attività più belle da fare nei dintorni dell’oasi c’è quella di andare alla scoperta di Fitnas Island: ammirare il tramonto e i fenicotteri rosa sorseggiando un tè Siwan tradizionale, aromatizzato da foglie di limone, è un’esperienza da non perdere.

Per i più adrenalinici, invece, da non mancare è l’esperienza al Siwa Oasis Desert Safari: salite a bordo di una jeep 4×4 e avventuratevi nel Grande Mare di Sabbia per un po’ di sandboarding sulle dune.

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Scottsdale, l’oasi glamour nel deserto dell’Arizona

Nel bel mezzo del deserto dell’Arizona sorge una delle città più cool e di tendenza degli Stati Uniti: Scottsdale. Lo è diventata soprattutto da quando molti sportivi e celeb (Rihanna ha comprato casa dopo avervi trascorso la luna di miele ed essersene innamorata) hanno deciso di lasciare la patinata California per trasferirsi a vivere in uno dei luoghi più rilassanti, meno affollati e con il maggior numero di giornate soleggiate (ben 330 l’anno) degli USA.

Circondata dal deserto di Sonora, con un’infinita varietà di cactus (tra cui il gigantesco saguaro, che cresce solo qui e che può raggiungere anche i 15 metri d’altezza, e il famoso “cuscino della suocera”), agave, aloe e tante altre specie autoctone, e dalle riserve indiane, Scottsdale offre tantissime opportunità di divertimento, dai numerosi campi da golf agli spa resort, ma è anche un importante centro artistico-culturale e della vita notturna.

Scottsdale, l’ex Old Wild West

La Old Town, dove resistono alcuni storici edifici di legno con le insegne in stile western, i portici di legno, la chiesa costruita dai messicani e gli ingressi dei saloon lungo la Main Street, è il quartiere più caratteristico di Scottsdale, con locali, ristoranti, negozi di artigianato che vendono manufatti realizzati dai nativi americani nel Native Art Market, di capi in pelle e boots lavorati e di souvenir. È qui che si respira ancora l’atmosfera del vecchio West dove diverse culture, quelle degli yankee, dei nativi americani e dei messicani di confine, si sono fuse per creare la modernissima città che è oggi Scottsdale. Ma è anche il quartiere dove sono sorte gallerie d’arte e atelier di arredamento e di design.

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Fonte: 123RF

Nella Old Town di Scottsdale, Arizona

Ed è proprio quest’ultimo l’aspetto che più colpisce di Scottsdale. In poco più di cent’anni, questa città è passata dalle piantagioni di cotone con il pony express che portava la posta a cavallo – e che viene ricordato ogni anno con un acclamatissimo evento, l’Hashknife Pony Express, che attraversa i territori Navajo – alle installazioni di public art (la più famosa delle quali è il Soleri Bridge) e i murales sparsi per tutta la città e ai numerosi musei tra cui quello di arte contemporanea SMoCA, ricavato in un vecchio cinema, il Museum of the West e quello dei nativi americani Heard, fondamentali da visitare per capire l’evoluzione di questa città e di tutta questa parte d’America.

Design e architettura a Scottsdale

Design e architettura fanno parte del tessuto sociale di Scottsdale da sempre. Negli Anni ’20 del 900 venne chiamato per realizzare un grande progetto uno dei più importanti architetti americani dell’epoca, Frank Lloyd Wright. Famoso per aver sviluppato la teoria dell’architettura organica, in cui gli edifici realizzati sono un tutt’uno con l’ambiente che li circonda, è stato un pioniere della moderna bioarchitettura. In Arizona trovò l’ambiente ideale in cui esprimersi tanto da restarci fino alla fine dei suoi giorni. La più rappresentativa di tutte le opere realizzate da Lloyd Wright qui è la sua casa-museo che si trova appena fuori Scottsdale, Taliesind West, iscritta nella lista dei patrimoni Unesco. Negli Anni ’30, fu un laboratorio artistico che ospitava la comunità di quello che oggi è considerato una tra le figure più influenti nella storia dell’architettura contemporanea. Tra le sue opere più celebri c’è il museo Guggenheim di New York City.

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Fonte: @Jill Richards – Experience Scottsdale

La casa museo di Frank Lloyd Wright, Taliesin West appena fuori Scottsdale

Ma di arte e design è pieno ogni angolo della città. Oltre alle numerose gallerie d’arte in centro, ci sono installazioni artistiche di public art per le strade e diversi hub che ospitano laboratori e atelier, come Cosanti Original, il laboratorio artistico fondato dall’architetto italo-americano Paolo Soleri che ancora oggi realizza le famose campane del vento fatte di ceramica e bronzo. L’edificio fatto di cemento armato, con spazi aperti e cunicoli, merita una visita. Soleri è famoso per aver fondato negli Anni ‘70, nel bel mezzo del deserto, a una settantina di chilometri da Phoenix, Arcosanti, una cittadina che è un importante esempio di “arcologia”, un sistema urbano incredibilmente all’avanguardia che unisce architettura ed ecologia dove viveva (e ancora oggi vive) una comunità. Un posto pazzesco che merita una gita in giornata da Scottsdale.

Un altro centro artistico molto interessante, che forse neppure gli abitanti di Scottsdale conoscono, è il Cattle Track Art Compound, un grosso complesso che comprende diversi edifici a cinque minuti dal centro che, fin dagli Anni ’30, ospita laboratori artistici e, talvolta, anche gli artisti stessi. Qui convivono artigiani, pittori, musicisti, attori, ballerini, scrittori, fotografi e persino fabbri. Ogni sorta di espressione artistica, insomma, e lo si può visitare dietro appuntamento, mentre sono aperte a tutti le mostre temporanee e gli eventi serali a suon di musica.

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Fonte: @Cloth & Flame Winona Grey

Cosanti, la casa museo di Paolo Soleri a Scottsdale

Divertimenti a Scottsdale

Scottsdale è stata eletta miglior destinazione dove festeggiare l’addio al nubilato. Ogni weekend, orde di ragazze si danno appuntamento negli hotel, a bordo piscina e nei saloon storici della Old Town per fare festa prima di convolare a nozze. Ma non solo: ogni anno a primavera nei tanti stadi dislocati in tutta la città si allenano le squadre di baseball nazionali per lo Spring Training, l’allenamento di primavera, che attira milioni di americani che vengono ad assistere agli incontri, spesso gratuiti o a prezzi popolari, prima dell’inizio della stagione della Major League. Ogni squadra ha il proprio stadio.

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Fonte: @Hotel Valley Ho

Scottsdale, regina dell’addio al nubilato

Per la varietà dell’offerta gastronomica, Scottsdale è la perfetta foodie destination. Ci sono steak house ovviamente ma anche tanti locali gourmet, ottimi ristoranti vegetariani, eleganti bistrot dove provare i tanti modi di servire tacos e un numero infinito di wine tasting dove provare l’ottimo vino che viene prodotto proprio in alcune zone dell’Arizona.

Non mancano opportunità per fare shopping, di capi tradizionali stile Western, dagli stivali a punta decorati ai cappelli da cowboy personalizzati con piume, perline e chi più ne ha più ne metta, ma anche negozi di stilisti locali. Gli indirizzi migliori sono sulla Fifth Avenue e su Fashion Square nella Old Town e Kierland Commons e Scottsdale Quarter a una ventina di minuti di auto dal centro.

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Fonte: 123RF

Le insegne stroriche nella Old Town di Scottsdale

Il deserto di Sonora

È uno dei deserti più estesi del Nord America (circa 311mila km quadrati) e si trova a cavallo tra l’Arizona, la California e lo Stato messicano di Sonora. È anche uno dei luoghi più caldi degli Stati Uniti, ma non per questo nel deserto non c’è nulla, al contrario. Qui crescono alcune specie endemiche come i cactus più alti, i saguaro, che possono raggiungere altezze anche oltre i dieci metri, il cosiddetto “cactus a canne d’ organo” con spine nere pericolosissime e altre specie vegetali particolarmente resistenti alle alte temperature e alla siccità.

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Fonte: @Four Seasons Resort Scottsdale

Osservare le stelle nel deserto dell’Arizona

Nel deserto di Sonora non piove quasi mai tranne due mesi all’anno – luglio e agosto – quando si può assistere a fitti acquazzoni che fanno fiorire subito tutte le piante trasformandolo in un posto meraviglioso. Qui vivono tantissime specie animali, dalla lince alla tartaruga al giaguaro per non pelare poi delle circa 350 specie di uccelli, cento di rettili e mille di insetti. da Scottsdale il punto più vicino del deserto è il Pinnacle Peak Park, più di 600mila metri quadrati di parco attraversato da sentieri dove fare trekking, andare a cavallo, in mountain bike e che culminano su una collina di circa 400 metri sulla quale ci si può anche arrampicare da cui si può ammirare gran parte di questo meraviglioso deserto dove ci si aspetta di vedere passare un cowboy a cavallo da un momento all’altro.

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Fonte: @Jake DeBruyckere

Il Desert Botanical Garden a Scottsdale

Tante le attività che vengono organizzate nel deserto, dalle escursioni alle lezioni di yoga e meditazione all’osservazione delle stelle quando cala la sera per ammirare uno dei cieli più belli che mai.

Se il deserto di Sonora è meraviglioso visto dal basso, lo è ancor più se lo si ammira dall’alto di una mongolfiera che vola a 1500 metri d’altezza. Provare l’esperienza di volare in modo lento e silenzioso godendosi la bellezza di questo luogo all’alba o al calar del sole è davvero incredibile.  Chi non ha voglia di stancarsi troppo o di indossare le scarpette da trekking, può comunque avere un assaggio della natura del deserto dell’Arizona visitando il Desert Botanical Garden, un enorme giardino nato oltre ottant’anni fa tra Scottsdale e Phoenix dove crescono 50mila specie di piante che si possono scoprire percorrendo diversi sentieri tematici.

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Fonte: @ESPN

Sul deserto di Sonora a bordo di una mongolfiera

Come arrivare e muoversi a Scottsdale

Non ci sono voli diretti per Scottsdale. Dall’Italia bisogna fare almeno uno scalo in una città degli Stati Uniti come New York, Washington o Atlanta. L’aeroporto internazionale più vicino è quello di Phoenix Sky Harbor che dista solo mezz’ora dalla città. Una volta giunti in città, si può noleggiare un’auto oppure appoggiarsi a Uber che funziona benissimo e arriva ovunque, anche in mezzo al deserto.

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Liwa village, l’oasi nel deserto che sembra un miraggio

Nascosta tra le ardenti distese desertiche degli Emirati Arabi Uniti, c’è un luogo che incanta e affascina come pochi altri: l’oasi di Liwa. È qui che la sabbia dorata si trasforma in un mare di dune ondulate, tanto maestose da sembrare scolpite dalla mano degli dèi.

Situato vicino al confine con l’Arabia Saudita, questo rifugio incanta con la sua bellezza senza tempo e le sue sfumature uniche. Un angolo di paradiso terrestre, dove il sole brilla implacabile tra le onde di sabbia, creando giochi di luce e ombra che dipingono un panorama mozzafiato.

È qui che si può vivere una favola da “Mille e una notte“, persi nell’atmosfera misteriosa di un deserto leggendario. Per gli animi avventurosi che hanno il coraggio di sfidare l’ignoto, Liwa si rivela come un tesoro prezioso oltre i confini dell’immaginario, dove ogni istante diventa un invito irresistibile a tuffarsi in un universo di incanto e meraviglia.

Liwa: un rifugio nel cuore del deserto

Oasi di Liwa

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Oasi di Liwa, Abu Dhabi, Emirati Arabi

Situata nella parte sud-occidentale del Paese, a soli 250 chilometri da Abu Dhabi, questo spettacolo della natura è un’oasi di serenità, incastonata proprio sul bordo nord-occidentale dell’Empty Quarter, il leggendario Rub Al Khali. Un deserto vastissimo che si estende su un’area impressionante di 650.000 chilometri quadrati, celebre per essere il più grande mare di dune del mondo, una distesa infinita di sabbia che incanta e ammalia chiunque abbia la fortuna di esplorarlo.

Le sue radici risalgono a moltissimi secoli fa, quando i beduini della tribù Bani Yas riuscirono a estrarre l’acqua dalle profondità per coltivare datteri, trasformando così quest’arida terra in un’oasi fiorente. Da allora, Liwa è diventata non solo un punto di riferimento per la vita nel deserto, ma anche un’oasi di cultura e tradizione, con una miriade di insediamenti e villaggi che punteggiano il paesaggio.

Qui, potrai ammirare tramonti mozzafiato, assaporare prelibatezze locali e immergerti in un mondo di avventure senza fine. Che tu sia un appassionato di safari nel deserto, di kitesurf tra le dune o di sandboarding sulla sabbia dorata, troverai sempre qualcosa di speciale da fare.

E se desideri una pausa dalla frenesia delle attività, perché non concederti un momento di relax in una fattoria di cammelli? I bambini potranno divertirsi con queste affascinanti creature mentre assaggi latte fresco e altri prodotti locali, immerso nella pace e nella tranquillità del deserto. Le guide esperte saranno liete di condurti in emozionanti passeggiate attraverso le colline di sabbia, svelandoti i segreti nascosti di questo luogo magico.

Liwa Village: un mix di cultura e divertimento nel deserto

Tra le dune variegate e mutevoli di questo paesaggio senza tempo, c’è un luogo che incanta e seduce con la sua bellezza contemporanea: il Liwa Village. Questa comunità residenziale è un vero miraggio, un rifugio dove i turisti di tutto il mondo possono immergersi completamente nella bellezza e nella tranquillità del deserto arabo.

Situato nella comunità di Al Ghadeer, ai margini di Abu Dhabi e vicino al confine con Dubai, è un’esperienza di vita autentica, dove il lusso si fonde con la semplicità e la modernità si integra armoniosamente con la tradizione. Qui, le strade tranquille e le piazze accoglienti invitano a passeggiare ed esplorare l’ambiente circostante, mentre le case dalle architetture tradizionali si fondono armoniosamente con le moderne infrastrutture.

Un tempio di creatività che regala un ventaglio infinito di esperienze culturali, concerti e celebrazioni coinvolgenti, dove la musica e la danza diventano il linguaggio universale dell’anima. E mentre ti immergi nella bellezza e nell’energia pulsante di questo luogo unico, non potrai fare a meno di lasciarti tentare dal souk artigianale, un mercato pittoresco dove le abilità artigianali dei locali prendono vita in opere d’arte uniche e straordinarie. È qui che puoi scoprire tesori nascosti, portare a casa ricordi preziosi e supportare la comunità locale.

E poi laboratori creativi e attività per famiglie ti offriranno l’opportunità di creare ricordi indelebili insieme alle persone che ami mentre, per i più piccoli, c’è un’area giochi che promette divertimento e avventura indimenticabili. Un luogo straordinario, dove i sogni diventano realtà e le emozioni durano per sempre.

Oasi di Liwa

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deserto di Liwa, Abu Dhabi, Emirati Arabi
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C’è una nuova opera d’arte nel deserto: è un miraggio

L’arte come mezzo per accendere i riflettori su tematiche importanti, che diviene cassa di risonanza e custode di bellezza: succede nell’Arabia nord-occidentale, dove si può ammirare una nuova opera d’arte nel deserto. Una realizzazione effimera, come un miraggio, destinata allo sguardo solo per un tempo brevissimo.

Si tratta del primo progetto di una campagna inclusiva che concorre al raggiungimento di più obiettivi, scopi importanti come quelli di approfondire e arricchire la conoscenza, la consapevolezza e il desiderio del pubblico di proteggere e valorizzare l’antica storia di AlUla.

E così due mani giunte, che rievocano il senso di protezione e cura, diventano il primo mezzo con cui la campagna I Care sensibilizza a livello locale, ma anche internazionale, sull’importanza dei vari progetti di tutela del patrimonio di questo territorio. Tutto quello che c’è da sapere sull’opera realizzata da David Popa, sulla campagna e sulla zona.

L’opera d’arte nel deserto e il suo significato

Che l’arte sia un mezzo per sensibilizzare e per muovere alla riflessione, è cosa risaputa. Oltre a questi obiettivi, poi, vuole anche intrattenere e colmare gli occhi di meraviglia. Tutti obiettivi che vengono ampiamente soddisfatti da I Care, la campagna lanciata il primo febbraio 2024, che ha un obiettivo ben preciso: “Salvaguardare il ricco paesaggio di beni culturali di AlUla, compresi i monumenti naturali e realizzati dall’uomo, come mezzo per stimolare lo sviluppo economico, guidare l’impegno della comunità e ampliare la conoscenza e l’apprezzamento del passato storico dell’AlUla – obiettivi che si allineano con quelli della Saudi Vision 2030”, spiega una nota.

Il progetto ora ha visto andare in scena la sua prima fase, con la collaborazione che RCU (Royal Commission for AlUla, realtà fondata nel 2017 su decreto reale per proteggere e salvaguardare la regione) ha stretto con l’artista David Popa. Il risultato è straordinario: nel deserto di questa zona dell’Arabia Saudita sono state realizzate due mani, che sono poste a protezione della Tomba di Lihyan, Figlio di Kuza. E sono simbolo di quello che tra gli scopi principali di I Care, ovvero proteggere e custodire i luoghi storici e culturali.

Un’opera che cela un segreto, infatti è come un vero e proprio miraggio: destinata a dissolversi nel nulla.

Perché l’opera d’arte è un miraggio

L’opera realizzata da David Popa è effimera, ora la si può osservare, ma presto è destinata a scomparire. Proprio come un miraggio nel deserto, di cui resta il senso di meraviglia, o stupore, una bellezza che toglie il fiato, ma che si dissolve per sempre.

Così le mani poste in un gesto di protezione lasciano il segno con il loro messaggio, ma non durano a lungo. L’opera è stata realizzata utilizzando esclusivamente elementi naturali, tra cui terra gialla proveniente dall’Europa e terra rossa dal Medio Oriente, ed è una delle più grandi realizzate dall’artista fino a ora. Pensata per sparire in poche settimane, dissolvendosi, diviene il mezzo per ribadire: “L’urgente necessità di un’azione collettiva per salvaguardare i luoghi del patrimonio culturale ad AlUla, in Arabia Saudita, e nel mondo intero”.

E per concorrere a questo risultato tra i destinatari della campagna, di cui l’opera fa parte, ci sono proprio i giovani, per questo è prevista la distribuzione di kit appositi nelle scuole, la realizzazione di seminari e di visite.

AlUla in Arabia Saudita è una zona ricchissima, una destinazione culturale di massimo rilievo grazie ai tanti siti da esplorare e conoscere: tra questi Hegra, città nabatea e Patrimonio dell’Umanità Unesco e poi la città di Dadan, la biblioteca all’aperto Jabal Ikmah e Old Town di AlUla, che è stata nominata UNWTO’s Best Tourism Villages 2022.

Una destinazione perfetta per immergersi nel passato e nelle sue bellezze, ma anche in progetti artistici (e non solo) di grande rilievo.

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La città nel deserto che “vive” per soli 8 giorni all’anno. Ecco quando visitarla

Nel cuore del deserto del Nevada, tra le dune di sabbia e sotto un cielo stellato, si svolge ogni anno uno degli eventi più affascinanti e unici al mondo: il Burning Man Festival. Sin dal suo esordio nel 1991, questo festival ha saputo catturare l’immaginazione e il cuore di migliaia di persone, diventando un punto di riferimento per artisti, sognatori e avventurieri provenienti da ogni angolo del globo, Italia inclusa.

Molto di più di un semplice festival. È un simbolo, una celebrazione della creatività umana e della libertà di espressione. Un luogo dove l’arte e la vita si fondono, permettendo ad ogni individuo di scoprire nuove emozioni ed esperienze.

Anche quest’anno, dal 25 agosto al 2 settembre, migliaia di persone si ritroveranno in questo angolo di deserto, in questa metropoli temporanea che sorge e svanisce come un miraggio, lasciando dietro di sé solo tracce di arte e ricordi indimenticabili. Il tema del 2024 è la curiosità, un invito alla scoperta, un richiamo all’avventura. Le domande senza risposta, l’irrazionale, l’assurdo, tutti elementi che sembrano sfidare la logica, ma che in realtà sono il motore di ogni grande viaggio. Perché senza quella scintilla di curiosità, senza quel desiderio di andare oltre, di sperimentare, di mettersi in gioco, nessun movimento è possibile.

Burning Man Festival: arte e libertà nel deserto del Nevada

Burining Man

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Back Rock City, Nevada

Questo evento eclettico e affascinante nasce da un atto di ribellione compiuto nell’estate del 1986. Larry Harvey, insieme ad un gruppo di amici, ha costruito una maestosa scultura di legno a Baker Beach, a San Francisco, per poi darla alle fiamme.

Questo gesto simbolico, una sfida aperta alle norme sociali convenzionali, segnò l’inizio di quello che sarebbe diventato noto come il Burning Man Festival. L’anno successivo, a causa di problemi con le autorità locali, la celebrazione fu spostata a Black Rock City, nel Nevada. Da allora, questo paesaggio desolato e affascinante è diventato la dimora permanente dell’evento, un luogo dove arte, creatività e libertà trovano ogni anno una nuova, effimera incarnazione.

Imperdibili sono le affascinanti installazioni artistiche, opere di grande impatto che sembrano sorgere come miraggi tra le dune, trasformando il paesaggio inerte in un caleidoscopio di colori e forme. Ma l’arte visiva è solo una delle molte espressioni creative che animano questo evento unico. Ogni angolo della città temporanea pulsa al ritmo di musiche diverse, un’armonia polifonica che risuona nelle notti stellate del deserto. E poi ci sono le esibizioni teatrali, i balletti improvvisati, le performance di danza che infondono vita e movimento nell’aria calda e secca.

L’evento è più di un semplice raduno, è un inno alla cultura del “leave no trace” (non lasciare traccia). Un richiamo potente e appassionato che risuona attraverso le dune, un invito al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente che ci accoglie. I partecipanti sono incoraggiati a portare via con sé ogni cosa che hanno portato, non solo oggetti, ma anche ricordi, emozioni, momenti. Perché ogni impronta, ogni segno, ogni piccolo residuo può alterare l’equilibrio delicato del deserto. E così, quando l’ultimo eco dell’evento si spegne, quando le ultime luci si attenuano, il deserto rimane intatto, indomito e selvaggio come sempre.

Burning Man: consigli indispensabili per vivere un’esperienza straordinaria

Se stai pensando di partecipare all’esperienza unica e irripetibile del Burning Man Festival, ci sono alcuni consigli pratici che potrebbero rivelarsi utili. Infatti, la sua natura avventurosa, combinata con le condizioni estreme del deserto, richiede una resistenza fisica e mentale notevole.

Le giornate nel deserto del Nevada possono essere insopportabilmente calde, con temperature che raggiungono facilmente i 40 gradi Celsius. Ma quando il sole tramonta, la temperatura può precipitare rapidamente, rendendo le notti gelide e pungenti. In questo contesto, è fondamentale essere preparati: occhiali protettivi e bandana sono elementi essenziali da inserire in valigia. Questi strumenti di protezione saranno i tuoi alleati nel caso in cui dovessi affrontare una delle tempeste di sabbia tipiche della zona, salvaguardando occhi e polmoni dalle insidie del territorio.

Inoltre, acqua e cibo sono fondamentali per garantire la propria sicurezza in un ambiente così ostile. Nonostante ci siano diversi punti vendita all’interno del festival dove è possibile acquistare questi beni essenziali, è importante tenere presente che, come spesso accade durante grandi eventi, i prezzi possono essere abbastanza alti. Pertanto, portare con sé le proprie provviste è sicuramente una scelta saggia. Per scoprire tutti i dettagli e le informazioni sull’evento, ti consigliamo di visitare il sito ufficiale.

Burining Man

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Burining Man Festival, Back Rock City, Nevada
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La spettacolare installazione nel deserto che si muove col vento

C’è qualcosa di magico che sta accadendo proprio adesso nel deserto di Abu Dhabi, un incantesimo plasmato dall’uomo e portato a compimento dalla natura, che cambia, si trasforma e muta, proprio come lo fa il vento. Il fautore di questa magia è Jim Denevan, un artista contemporaneo statunitense che celebra la bellezza effimera ed eterna della natura.

La sua nuova installazione, un’opera che vive e respira, si trova nel deserto di Abu Dhabi. È fatta solo di sabbia e si muove col vento ed è uno dei capolavori più grandi, maestosi e affascinanti che l’uomo abbia mai creato in collaborazione con Madre Natura.

La nuova installazione nel deserto di Abu Dhabi

Self Similar, questo il nome dell’ultima installazione di Jim Denevan, ha trasformato l’arido deserto in un museo a cielo aperto regalando a chiunque arrivi fin qui una visione davvero mozzafiato. Ci troviamo ad Abu Dhabi, e più precisamente sull’isola di Fahid, tra le dune di sabbia che si affacciano sul mare.

È qui che l’artista statunitense ha deciso di creare un’opera di land art straordinaria, forse la più grande mai creata dall’uomo. Un capolavoro in movimento che si trasforma, e che non resta mai uguale a prima, che ci ricorda tutta la grandiosità di Madre Natura.

Self Similar è caratterizzata da 19 cerchi concentrici che si espandono verso l’esterno e verso l’alto. Questi sono stati ricreati attraverso centinaia di piramidi, 448 per l’esattezza, che disposte accuratamente – e viste dall’alto – evocano la forma di un mandala effimero e bellissimo.

Ma si tratta anche di un’opera immersiva, dove il visitatore è chiamato a diventare parte integrante del processo artistico. Lo spazio tra le piramidi, infatti, è percorribile a piedi. La sensazione finale è quella di trovarsi all’interno di un labirinto di sabbia che trasporta in dimensioni oniriche.

Self Similar, come vi abbiamo anticipato, è un’opera vivente, che muta e si trasforma, proprio come gli esseri umani e la natura. A causa del vento e degli agenti atmosferici che si abbattono sull’isola di Fahid, infatti, le piramidi di sabbia si alzano e si abbassano, si spostano e si trasformano e raccontano la vulnerabilità e la forza della natura.

Self Similar, come visitare la maestosa opera di land art

Come abbiamo anticipato, Self Similar è situata sull’isola di Fahid, ad Abu Dhabi. L’opera fa parte del programma Public Art Abu Dhabi, una manifestazione inaugurale promossa dal Dipartimento di Cultura e Turismo e che prevede ben 35 opere site specific nella capitale degli Emirati Arabi Uniti.

Self Similar sarà visibile e visitabile fino al 30 gennaio del 2024. Oltre a passeggiare tra le piramidi, i visitatori possono scalare due dune che si sono trasformate in punti di osservazione che permettono di ammirare dall’alto l’intero paesaggio. Il cuore dell’opera, invece, consentirà alle persone di contemplare la simmetria geometrica e la connessione di questa con la natura.

Il consiglio? Restate tra le dune fino al tramonto. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, l’installazione si trasforma in uno scintillante spettacolo di luci grazie alla presenza di migliaia di lanterne solari.