Categorie
Andalusia Curiosità Siviglia Viaggi

Siviglia è la città delle arance: il modo in cui si usano ti stupirà

Quell’inebriante profumo di zagara che avvolge e stordisce tutti i sensi, caratterizza in maniera univoca una delle città più belle del mondo, stiamo parlando di Siviglia. La capitale della regione dell’Andalusia, infatti, ospita oltre 40.000 alberi di arance che colorano di gioia strade, quartieri e ogni angolo della città.

Sì, Siviglia è la capitale delle arance e passeggiare per le sue strade restituisce la sensazione di essere all’interno di un gigantesco aranceto. Un primato che la città spagnola ha fatto suo da sempre, come è evidente la presenza degli aranci in ogni angolo della città e persino nel celebre e suggestivo Patio de los Naranjos.

La storia sulle origini degli aranci di Siviglia

Quella tra gli aranci e la città di Siviglia è una storia d’amore che affonda le sue radici in tempi lontani. La loro presenza risale infatti all’XI secolo, quando i marinai genovesi diffusero l’idea che il fiore d’arancio fosse collegato alla felicità: fu così che la popolazione, man mano, prese l’usanza di piantare questi splendidi alberi nei cortili e lungo le strade della città.

Furono gli arabi, poi, a proseguire la tradizione degli aranci e a darle impulso. Affascinati da questi alberi originari della Cina e dell’India, iniziarono infatti a coltivarli in tutto il territorio dell’Andalusia. Non solo per la loro bellezza, per le proprietà medicinali dei frutti e per la tradizione secondo la quale piantare un arancio era di buon auspicio: i musulmani che abitavano questa terra volevano rendere Siviglia la capitale mondiale della profumeria, poiché l’arancio viene utilizzato per la produzione di profumi e oli.

Infine, a dare ulteriore impulso alla coltivazione di così tanti aranci, furono i marinai scozzesi che qui passavano durante le loro campagne di esplorazione in Africa. Le arance di Siviglia erano per loro un toccasana, poiché essendo frutti molto ricchi di vitamina C aiutavano a combattere lo scorbuto. Inoltre, erano abituati a preparare ricche e golose marmellate.

Fu così che nelle case, nei giardini privati e in quelli pubblici, e in ogni spazio urbano e religioso della città, gli aranci si moltiplicarono, fino a caratterizzare ancora oggi lo splendido paesaggio di Siviglia.

Aranci nel centro di Siviglia

Fonte: iStock

Alberi di arancio tra i palazzi di Siviglia

Come vengono usate le arance di Siviglia

Le arance degli alberi che puntellano Siviglia vengono poi raccolte e utilizzate in tantissimi modi, ma mai mangiate direttamente perché il loro sapore è molto amaro. Queste vengono utilizzate però per la realizzazione di marmellate, composte, liquori caratteristici e, ancora, oli essenziali e profumati. Numerosi locali in città, inoltre, deliziano viaggiatori e cittadini con tapas e piatti elaborati proprio con le arance della città, ed è stata anche istituita la Giornata Gastronomica dell’Arancia di Siviglia.

Forse in pochi lo sanno, ma tutt’oggi le arance di Siviglia hanno un legame speciale con la casa reale britannica (pare che la Regina Elisabetta ne andasse molto ghiotta), che durante le esplorazioni africane del XX secolo scoprì le tante proprietà di questi agrumi profumati. Nel Regno Unito, infatti, viene tradizionalmente prodotta la marmellata di arance amare che vengono direttamente da Siviglia.

Arance e sostenibilità: a Siviglia è possibile

Eppure non è tutto, perché oltre agli usi culinari le arance vengono utilizzate anche per una causa nobile e sostenibile. Un progetto pilota della città della Spagna meridionale, infatti, prevede l’impiego del succo delle arance maturate per l’alimentazione di bus e case.

Basti pensare che solo in città sono censiti ben 47.776 alberi di arancia amara e la loro caduta e abbandono comporterebbe problemi di igiene. Ecco allora che tanti dei frutti che non vengono utilizzati per la produzione di marmellate, oli e altri articoli, vengono raccolte e impiegate per creare energia. Ma come? In parole semplici, utilizzando una tecnologia che sfrutta la fermentazione della biomassa, purificando il biometano generato grazie al lavoro dei batteri, per poi alimentare una piccola turbina.

Già dal 2020, con 35 tonnellate di arance e il loro succo, in media sono stati prodotti annualmente 1500 KW di energia elettrica per alimentare case e autobus della rete cittadina. In questo modo, quindi, uno dei beni più caratteristici e preziosi della città diventerà un’eco-risorsa e un importante esempio di sostenibilità.

Giralda, la Torre della Cattedrale di Siviglia, incorniciata dagli aranci

Fonte: iStock

Torre della Cattedrale di Siviglia incorniciata dagli aranci
Categorie
Curiosità eventi feste itinerari culturali Viaggi viaggiare

Le dieci feste più strane del mondo

Alla ricerca di un’esperienza strana e fuori dall’ordinario? Ecco una serie di feste considerate tra le più strane ed originali del mondo, che potrebbero rappresentare la scelta perfetta per le prossime vacanze.

Oltre ai luoghi più affascinanti che madre natura è in grado di offrire, infatti, esistono degli eventi capaci di stupire anche i viaggiatori più esperti. Dalle celebrazioni tribali alle manifestazioni artistiche, ogni evento è in grado di raccontare una storia unica e bizzarra, dando vita a quelli che sono considerati gli appuntamenti più strambi, ma altrettanto imperdibili, del mondo e che consentono di immergersi a pieno nella cultura locale.

Quali sono le feste più strane del mondo?

1. Burning Man Festival, nel deserto del Nevada (Stati Uniti)

Evento famoso in tutto il mondo, tra le dune aride e sconfinate del Black Rock Desert in Nevada. Il Burning Man Festival prende vita ogni anno a fine agosto ed è uno degli eventi più iconici e controversi della storia recente. Nacque come un piccolo raduno negli anni Ottanta ed oggi è in grado di attirare migliaia di partecipanti provenienti da tutto il mondo, persone di tutte le età pronti a celebrare l’arte, la sua espressione e la comunità.

Durante il Burning Man nasce una vera e propria città temporanea, chiamata Black Rock City, che emerge dal nulla e dove i partecipanti vivono all’insegna della libertà più totale, per otto giorni di totale autogestione, tramite condivisione e baratto. Non mancano in questi giorni esibizioni artistiche e l’installazione di opere artistiche monumentali e performance di ogni genere. Il culmine della festa è l’incendio dell’enorme fantoccio di legno che viene costruito al centro della città, come simbolo di rinascita e liberazione dei partecipanti.

Questo festival è diventato negli anni un’icona della cultura contemporanea, in grado di attirare artisti, sognatori e curiosi viaggiatori da tutto il mondo.

2. Il Chicken Festival del Nebraska (Stati Uniti)

Precisamente nel piccolo centro urbano di Wayne, nel Nebraska, si celebra ogni anno, nel mese di luglio, una festa decisamente particolare: il Chicken Festival. Un evento dedicato ai polli e alle galline e durante il quale si può assistere ad un mix di competizioni e giochi stravaganti, ma anche sfilate e travestimenti.

Una delle gare più attese di questa festa è sicuramente il lancio delle uova: i partecipanti devono lanciare e ricevere un uovo crudo senza farlo rompere, dimostrando abilità e destrezza. Oltre a questo ci sono anche la gara del clucking, una vera e propria gara fra i partecipanti, che devono imitare il verso delle galline, ed il concorso di costumi a tema, che ha come protagonisti, appunto, polli e galline giganti vestite con abiti stravaganti.

Il Chicken Festival non è solo una festa, ma una celebrazione dell’importanza della comunità agricola locale e che rappresenta un momento di unione e allegria per gli abitanti di Wayne.

3. Il Vegetarian Festival di Phuket (Thailandia)

Il Vegetarian Festival  di Phuket è uno degli eventi più impressionanti dell’intero Sud Est Asiatico. Viene celebrato per nove giorni, tra la fine del mese di settembre e l’inizio di ottobre, come un omaggio alla purificazione spirituale e alla penitenza.

I partecipanti alla festa, che fanno parte della comunità cinese locale, praticano rituali di autoflagellazione e penitenza, come le camminate sui carboni ardenti o infilzando il proprio corpo con oggetti contundenti. Tutti atti ritenuti come l’unico modo per ottenere una protezione divina e contro l’attacco di spiriti maligni.

Nonostante ciò, il festival attira migliaia di turisti ogni anno, desiderosi di testimonia una tradizione così antica e radicata nella cultura, quanto cruda e a tratti inquietante.

4. Il Festival dei Fiori a Baguio (Filippine)

Si tratta di un’esperienza visiva straordinaria. Ecco come si può riassumere il Festival dei Fiori di Baguio, conosciuto anche come Panagbenga. Si svolge ogni anno a febbraio e marzo e celebra l’abbondanza dei fiori in questa città delle Filippine.

Durante questo mese di celebrazioni, la città si trasforma in un prato fiorino gigante, dove trovare carri allegorici ricoperti di fiori, ma anche assistere a danze e spettacoli culturali. Questo festival, nato negli anni Novanta, è stato in grado di risollevare l’economia locale dopo il terremoto che colpì la zona nel 1990. Il clima fresco della regione di Baguio e la vivacità delle celebrazioni, rendono il festival dei fiori un appuntamento imperdibile per i visitatori delle Filippine.

5. Tradizione e cultura agli Highland Games (Scozia)

Un viaggio alla scoperta della Scozia e dei suoi luoghi imperdibili non può dirsi completo se non si partecipa agli Highland Games, una celebrazione delle tradizioni e della cultura scozzese, che si svolge ogni anno da maggio a settembre. Questi giochi sono una combinazione di competizioni sportive, danza e musica tradizionale scozzese, che caratterizzano l’atmosfera di festa e che richiama l’antico spirito dei famosi clan scozzesi.

Le gare più famose degli Highland Games includono il lancio del troncoil tiro alla finela pietra del peso, tutte prove di forza e resistenza fisica. Gli uomini durante questa celebrazione indossano il kilt tradizionale e non mancano, inoltre, gli assaggi di birra artigianale, i piatti tipici, come l’haggis, e danze al suono delle cornamuse. Gli Highland Games sono un’immersione autentica nella cultura scozzese, l’occasiona unica per partecipare ad un’esperienza indimenticabile.

6. Holi Festival (India)

L’Holi Festival in India è conosciuto anche come la “festa dei colori”. Si tratta di una delle celebrazioni più famose del Paese e si svolge ogni anno nel mese di marzo. Questa festa segna l’arrivo della primavera e celebra la vittoria del bene sul male, rappresentando la famosa leggenda della dea indù Holika.

Durante la festa le strade indiane si riempiono di persone che si lanciano polveri colorate e spruzzi d’acqua, festeggiamenti in grado di trasformare ogni città in un arcobaleno vivente. Durante l’Holi Festival cadono tutte le barriere sociali e tutti, indipendentemente da casta e ceto sociale, possono partecipare.

Festeggiamenti durane l'Holi Festival in India, con polvere colorata gialla lanciata in aria sulle persone

Fonte: iStock

Holi Festival, India

7. Il famoso Jazz Fest di New Orleans (Stati Uniti)

Il Jazz Fest di New Orleans, ufficialmente noto come New Orleans Jazz & Heritage Festival, è uno degli eventi musicali più importanti al mondo. Ogni anno questo festival è in grado di attirare diverse migliaia di visitatori e musicisti da tutto il mondo, nel periodo a cavallo tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.

New Orleans si trasforma in un vero e proprio palcoscenico a cielo aperto, dove artisti di fama internazionale e talenti si esibiscono davanti ad un pubblico sempre più numeroso.

Oltre alla musica Jazz, durante questo festival si celebrano numerose influenze culturali della città, con concerti di blues, gospel, R&B, rock, e molto altro, oltre che essere anche l’occasione giusta per gustare la cucina tipica di New Orleans, con piatti come il famoso gumbo, i po’boy e il jambalaya.

8. La festa dell’uomo nudo di Okayama (Giappone)

L’inverno in Giappone è il periodo dei Hadaka Matsuri, che letteralmente si traduce in “festa dell’uomo nudo”. La più famosa delle celebrazioni che si riferiscono a questo evento si svolge il terzo sabato di febbraio, presso il tempio Saidaji, ad Okayama, giorno nel quale migliaia di uomini vestiti sono con un perizoma partecipano ad un rito di purificazione che viene tramandato da oltre 1200 anni.

Durante il festival i partecipati vengono chiamati ad immergersi nelle acque gelide, corrono e si spingono ad afferrare uno shingi, ovvero un bastoncino sacro lanciato dai monaci del tempio. Credenza vuole che chi riesce ad ottenere uno di questi oggetti sacri avrà un anno ricco di fortuna.

Questo rito, seppur bizzarro, è per i giapponesi un importante atto di devozione e resistenza, che attira ogni anno migliaia di spettatori, sia locali, che internazionali.

9. Schleicherlaufen Festival a Telfs (Austria)

Ogni cinque anni si svolge a Telfs, in Austria, lo Schleicherlaufen Festival, celebrazione durante la quale la città si trasforma in un mondo fatto di maschere e misteri. Questo festival si tiene subito prima della quaresima ed ha una storia antica. Secondo alcuni studiosi, infatti, potrebbe aver avuto origini addirittura in tempi risalenti ai pre-cristiani, anche se ufficialmente la popolazione locale ha individuato come periodo di nascita il quindicesimo secolo.

Ma come si svolge il festival? Durante il Schleicherlaufen, gli abitanti indossano elaborate maschere di legno e costumi tradizionali, sfilando in un corteo per le strade cittadine come simbolo del passaggio dall’inverno alla primavera. Le maschere, inoltre, raffigurano figure mitologiche e animali, creando un’atmosfera quasi magica.

10. La battaglia delle arance di Ivrea (Italia)

Infine, uno degli eventi più conosciuti di tutto il territorio italiano: la battaglia delle arance di Ivrea. Questo particolare evento si svolge durante il periodo di Carnevale e, come si può intuire dal nome, durante questa festa migliaia di partecipanti si lanciano arance a vicenda in una simulazione di battaglia, rievocando una ribellione avvenuta durante il periodo medievale contro un tiranno dell’epoca. Le squadre durante questa battaglia sono divise per stemma ed ognuna ha un proprio colore. Ci si scontra per le vie della città, trasformando la città di Ivrea in un campo di battaglia arancione.

Ciò che rende unico questo evento è l’energia dei partecipanti, il frastuono ed il profumo degli agrumi che invade le vie di Ivrea, elementi che caratterizzano questo evento così importante, simbolo di libertà e resistenza per la comunità locale.

Battaglia delle Arance di Ivrea, con persone che si lanciano arance in strada su un carro

Fonte: iStock

Battaglia delle Arance di Ivrea

Viaggiare è un’opportunità unica per scoprire le diverse sfaccettature e le diverse culture del mondo, ma poter partecipare ad eventi del genere non solo renderà il viaggio unico ed indimenticabile, ma darà l’opportunità di conoscere le tradizioni millenarie e le credenze profonde che le comunità del mondo cercano di preservare con il passare degli anni. Il mondo è pieno di sorprese: perché non approfittarne?

Categorie
Abu Dhabi aeroporti Asia Curiosità Emirati Arabi Seul Singapore Viaggi

L’aeroporto di Abu Dhabi si appresta a diventare il più smart del mondo

Essere “smart” oggi è un obbligo, soprattutto per i servizi e per le grandi città: ecco che gli aeroporti, infatti, anno dopo anno continuano a cambiare i loro volti diventando sempre più tecnologici, migliorando dunque non solo i servizi rivolti al benessere dei passeggeri e alla loro sicurezza, ma anche tutte quelle operazioni che grazie alla tecnologia si snelliscono diventando più semplici ed efficienti.

Tra gli aeroporti considerati più smart a livello mondiale possiamo citare senza dubbio l’Aeroporto Internazionale di Singapore Changi, noto per le sue innovative soluzioni tecnologiche e i servizi all’avanguardia che migliorano l’esperienza dei passeggeri – nonché per la sua bellezza architettonica che attira turisti da tutto il mondo come una vera e propria attrazione. Altri aeroporti famosi per la loro tecnologia sono sicuramente l’Aeroporto Internazionale Hamad a Doha, in Qatar, e l’Aeroporto Internazionale di Incheon a Seul, entrambi rinomati per l’efficienza operativa, l’offerta di servizi digitali e l’attenzione riservata al comfort dei viaggiatori.

Oggi, invece, giunge notizia che anche l’Aeroporto di Abu Dhabi sta trasformandosi e sembra sia destinato a diventare addirittura il più smart di tutti. Vediamo il perché.

Perché l’aeroporto di Abu Dhabi sarà il più smart

L’aeroporto di Abu Dhabi oggi è già noto per l’alta tecnologia presente nella sua infrastruttura, tanto da essere recentemente stato elogiato persino da Elon Musk con la frase “gli Stati Uniti devono recuperare”.

D’altronde, l’Oriente non è raro sorprendere l’Occidente con le sue grandi opere: la notizia è che adesso l’aeroporto di Abu Dhabi sta lanciando il Progetto Smart Travel, che prevede di installare sensori biometrici in ogni punto di controllo dell’identificazione del passeggere in aeroporto, dai banchi check-in ai varchi immigrazione, comprese le casse duty-free, le sale d’attesa delle compagnie aeree e i gate d’imbarco.

Questa tecnologia di elevata qualità e così sofisticata è in realtà già utilizzata ad Abu Dhabi, soprattutto sui voli operati dalla compagnia aerea partner Etihad, ma adesso che sarà espansa a tutta la struttura ciò rappresenta una svolta davvero decisiva.

Biometria, aeroporto

Fonte: iStock

Controllo dei dati biometrici in aeroporto

Andrew Murphy, chief information officer dell’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato che: “stiamo espandendo a nove punti di contatto e questo sarebbe un primato mondiale. Il sistema è progettato senza necessità di pre-registrazione, i passeggeri vengono riconosciuti e autenticati automaticamente mentre si spostano attraverso l’aeroporto, accelerando significativamente l’intero processo.”

In questo modo, arrivando anche per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti, sia che si tratti di un residente che di un turista, ognuno vede raccolte le proprie biometrie all’immigrazione dall’Autorità Federale per l’Identità, la Cittadinanza, le Dogane e la Sicurezza Portuale (ICP), così che questo database possa collegarsi al sistema smart dell’aeroporto.

Questo sistema sarebbe in grado di elaborare 45 milioni di passeggeri, in brevissimo tempo, facendo sì che un aeroporto di enormi dimensioni possa essere attraversato da un passeggero anche in circa 15 minuti.

Cosa pensano i passeggeri dell’hi-tech in aeroporto

Lo scorso ottobre 2023 un sondaggio a cura dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) aveva rivelato che circa il 75% dei passeggeri preferisce l’uso delle biometrie rispetto ai passaporti e ai biglietti cartacei per il transito in aeroporto. Il restante 25% delle persone intervistato, invece, ha dichiarato di sentirsi un po’ a disagio con la tecnologia e di preferire invece le interazioni umane (infatti, il tradizionale sistema rimarrà comunque un’opzione valida a scelta del passeggero).

L’interazione umana e i documenti cartacei per l’identificazione dei passeggeri in aeroporto non saranno solo una scelta personale per via delle preferenze, ma anche un obbligo per i minori di 12 anni, dal momento che le caratteristiche facciali dei bambini cambiano troppo velocemente per il sistema e per la sua efficacia.

Sempre all’interno dello stesso sondaggio della IATA del 2023, il 46% dei partecipanti ha dichiarato di aver utilizzato la tecnologia in un aeroporto già almeno una volta. A Singapore, l’aeroporto è stato tra i primi a diventare il più smart negli ultimi anni, associandosi anche all’autorità di immigrazione del governo per implementare un processo di autorizzazione biometrica accessibile a tutti, residenti e viaggiatori.

La competizione per la tecnologia in aeroporto (e per il titolo di “aeroporto più smart al mondo”) è davvero alta in tutto il mondo: anche negli aeroporti di Hong Kong, Tokyo Narita, Tokyo Haneda e all’Indira Gandhi International di Delhi si stanno avviando sperimentazioni riguardo il transito e l’identificazione dei passeggeri tramite dati biometrici, ma Medio Oriente Asia restano i pionieri.

In Occidente e in Europa, tuttavia, si stanno compiendo ugualmente progressi significativi, tanto che già lo scorso anno la IATA ha collaborato insieme a British Airways per testare il primo volo internazionale con identità digitale completamente integrata, su un tragitto da Heathrow  a Roma Fiumicino. In quel caso, un passeggero di prova ha volato utilizzando esclusivamente la propria identità digitale, conosciuta come W3C Verifiable Credential. Passaporto, visto e biglietto elettronico erano stati quella volta memorizzati su di un portafoglio digitale e successivamente verificati tramite riconoscimento biometrico.

Negli Stati Uniti, invece, sembra che si sia rimasti un po’ indietro, ma non del tutto: infatti, la Dogana e Protezione delle Frontiere ha implementato la biometria inizialmente nelle zone di arrivo dei suoi 96 aeroporti internazionali, con 53 sedi che dispongono della tecnologia biometrica anche nei gate di partenza.

Categorie
Barcellona Curiosità Notizie Venezia Viaggi

Primi segnali di protesta contro i turisti anche in Italia

Ancora una volta quest’estate si torna a parlare di overtourism, il fenomeno del turismo di massa che sfida il comfort e la tranquillità della vita quotidiana dei residenti nelle grandi città turistiche: infatti, in tutta Europa il 2024 è l’anno delle proteste contro i grandi flussi di turisti e croceristi che “invadono” le città portando non solo soldi, certo, ma anche un po’ di caos e lamentele da parte dei cittadini.

Si era già parlato della Spagna, con Barcellona che vuole limitare gli affitti delle case vacanza, ma anche di Venezia che ha già attraversato una fase sperimentale di pagamento del ticket per l’ingresso nella splendida laguna.

Altre lamentele contro i turisti in Italia

Dopo le lamentele avvenute da parte dei residenti in Spagna e in Grecia, dove alcuni turisti si sono letteralmente visti scacciare dai residenti che gli hanno inveito contro, anche in alcune parti dell’Italia si sta assistendo a questo tipo di proteste.

Infatti, in alcune regioni italiane, come nel Trentino Alto Adige, nei giorni scorsi sono accaduti alcuni episodi spiacevoli da parte dei cittadini nei confronti dei viaggiatori in vacanza nel luogo. Questo tipo di insofferenza da parte di chi risiede nelle località turistiche può essere comprensibile in parte, ma resta il fatto che il settore del turismo in una nazione come l’Italia è una parte trainante dell’economia del Paese.

Il Trentino Alto Adige, d’altronde, si è rivelata quest’anno la regione preferita per le vacanze in Italia, con un grande sorpasso della montagna sulle destinazioni di mare.

Cosa è successo a Verona e Bolzano

Nella romantica città di Verona, come riportato dalla cronaca di rainews.it, nei giorni scorsi su alcuni pali della città e campanelli delle residenze sono apparsi alcuni sticker con la dicitura “Tourist go home” (“turisti tornate a casa).

Nel mirino delle lamentele da parte dei residenti ci sono anche gli affitti brevi, complici del massiccio afflusso turistico nelle città di vacanza. Non sono mancate le lamentele nemmeno in Alto Adige dove si è assistito a un vero e proprio “blitz”, come raccontato dalle penne di ansa.it: il fatto sarebbe accaduto nella notte tra il 15 e il 16 agosto nei pressi della stazione della cabinovia che viaggia da Bolzano a Sopra Bolzani. Lì in stazione, infatti, sarebbe apparsa disegnata  sull’asfalto una sorta di corsia dedicata ai soli residenti con su scritto “priority”, probabilmente alludendo alle corsie di priorità che si trovano negli aeroporti per i passeggeri che hanno pagato quella determinata tipologia di biglietto. La scritta è stata realizzata con della vernice per mano di persone ancora ignote, dopo diverse manifestazioni di disagio per i tempi di attesa eccessivamente lunghi in cabinovia.

Questo tipo di manifestazioni di sconforto cittadino restano un campanello d’allarme, tuttavia ancora sotto controllo. Comunque è evidente negli ultimi tempi che le amministrazioni comunali sono in allerta per il turismo di massa e un po’ ovunque, nelle località turistiche europee, si sta pensando a provvedimenti volti a contenere l’overtourism che potrebbe danneggiare l’ambiente e la vita locale, al tempo stesso permettendo ai viaggiatori di godere di questi posti contribuendo all’economia, ma senza danno altrui.

Categorie
Curiosità Dalmazia Idee di Viaggio mete storiche tramonti Viaggi viaggiare

È sempre la stagione perfetta per un viaggio a Zara, anche a settembre e ottobre

Quando si parla di viaggi, esistono luoghi che possono essere paragonati a quei capi d’abbigliamento senza tempo nel proprio guardaroba o quei must-have che non passano mai di moda, proprio come lo è Zara.

Che tu sia un viaggiatore esperto o qualcuno in cerca di nuove avventure, questa città croata sulla costa della Dalmazia ti saprà affascinare con tutte le sue incantevoli bellezze. Immagina di passeggiare per le intrecciate stradine antiche del centro storico, gustare i sapori locali più autentici e ammirare un tramonto tra i più spettacolari al mondo, il tutto senza la folla estiva. Non è un sogno: a Zara tutto questo è realtà.

Il momento perfetto per rilassarsi

I mesi di settembre e ottobre a Zara offrono una combinazione unica di tranquillità e bellezza. La folla estiva è sparita, lasciando spazio a un’atmosfera più rilassata che ti permetterà di godere appieno di tutto il fascino della città.

Il clima è ancora caldo, con temperature intorno ai 20 gradi: il momento ideale per esplorare la città, le spiagge e i luoghi naturali nelle vicinanze senza troppa fatica, ma ancora riscaldati dagli ultimi sprazzi d’estate. È così, che tu ti stia rilassando su una spiaggia tranquilla o sorseggiando un bicchiere di squisito vino locale in un caffè sul mare, scoprirai che Zara nella bassa stagione è semplicemente irresistibile.

Una passeggiata nella storia

Zara è una città ricca di storia, dove ogni angolo racconta un capitolo del suo passato. Passeggiando per le sue strette strade lastricate, incontrerai meraviglie architettoniche realizzare nel corso del tempo, dalle più remote a quelle più moderne. Inizia la tua avventura al Foro Romano, il più grande della costa adriatica orientale, dove le rovine antiche testimoniano una storia millenaria: era infatti il centro della vita sociale di Zara e il principale punto di incontro per i cittadini.

Nelle vicinanze, la Chiesa di San Donato, uno straordinario esempio di architettura preromanica del Medioevo, attende solo di essere esplorata. Non dimenticare, poi, di visitare la Piazza dei Cinque Pozzi circondata da giardini e dalle mura medievali della città, inserite nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 2017. Queste fortificazioni furono costruite nel XII e XIII secolo per proteggere la città dagli invasori turchi. Oggi offrono una vista panoramica sul centro storico e sullo scintillante Adriatico poco distante. Se sei un appassionato di storia, Zara è un vero scrigno che, passo dopo passo, svela interessanti scorci sul suo ricco e affascinante passato.

Piazza dei Cinque Pozzi, circondata dalle Mura medievali Patrimonio Unesco

Fonte: Stipe Surac

Piazza dei Cinque Pozzi e le mura medievali Patrimonio Unesco

Una sinfonia creata dall’energia del mare

Zara è ampiamente conosciuta per uno dei tramonti più belli del mondo, una visione che affascinò anche Alfred Hitchcock. Immagina il sole che lentamente scompare all’orizzonte, tingendo il cielo di intense sfumature dall’arancione al rosa e al viola.

Ma l’incanto del tramonto non è l’unico motivo per cui visitare Zara anche al termine dell’estate. Esistono infatti due importanti opere installate lungo la banchina che meritano sicuramente di essere viste e vissute. Il Saluto al Sole, un’installazione composta da 300 pannelli di vetro multistrato, cattura e riflette l’intero spettro di colori del sole e, man mano che la luce cala, si illumina regalando uno spettacolo incantevole. Poco distante, puoi invece sederti sui gradoni dell’Organo Marino, lasciandoti ammaliare dall’armonia creata dalle onde del mare e da uno dei tramonti più belli del mondo. Un momento di magia che rimarrà per sempre impresso nella memoria.

Se sei in cerca di avventura, invece, puoi organizzare una gita di un giorno alle vicine isole dell’arcipelago zaratino (sono circa 300). Ogni lembo di terra che affiora dal mare ha il suo fascino particolare: si passa dalle spiagge sabbiose di Sakarun sull’Isola Lunga ai tranquilli paesaggi coperti di ulivi di Ugliano, fino alla tranquilla isola di Molat, con baie appartate, sentieri che si immergono nella natura e villaggi autentici. Scoprire le isole di Zara durante la bassa stagione significa essere più liberi, essendoci meno turisti, e ciò renderà la tua esperienza di viaggio ancora più personale e intima.

L'isola di Molat, poco distante da Zara

Fonte: Fabio Šimićev

Isola di Molat, Zara

Un viaggio culinario incredibile attraverso la Dalmazia

La scena gastronomica di Zadar, il nome croato di Zara, è una combinazione di sapori tradizionali dalmati e interpretazioni moderne. Durante settembre e ottobre, è più facile trovare i migliori tavoli nei ristoranti di punta della città. Goditi ricchi piatti di frutti di mare freschi, conditi con olio d’oliva locale e accompagnati da verdure di stagione e da un bicchiere di Maraschino, famoso liquore alla ciliegia di Zara.

Non dimenticare di visitare anche i pittoreschi mercati locali, dove puoi assaggiare varie bontà tipiche, come il formaggio di Pago, i fichi e il prosciutto.

Tra settembre e ottobre, inoltre, la città si anima ogni anno con eventi enogastronomici durante i quali assaggiare moltissime prelibatezze: da non perdere, ad esempio, sono il Meat Me Festival, che celebra i piatti a base di carne, e il Zadar Street Food Festival.

Piatti tipici di Zara, da assaporare in un viaggio nella citta croata

Fonte: Filip Brala

Piatto tipico di Zara, con pesce fresco e verdure di stagione

Pianifica la tua vacanza nella bassa stagione

A Zara ogni stagione ha il suo fascino, ma c’è qualcosa di speciale nella bassa stagione, tra settembre e ottobre. È il momento in cui la città rallenta e respira, rivelando il suo vero carattere: una miscela di storia, cultura, bellezze naturali e gastronomia di alto livello.

Indipendentemente dalla stagione, questa meravigliosa città della Croazia garantisce un’esperienza indimenticabile per coloro che decidono di esplorarla in ogni sua sfaccettatura. Quindi, non ti resta che preparare le valigie e scoprire in prima persona perché Zara è sempre di moda (proprio come quei capi d’abbigliamento senza tempo)!

Per maggiori ispirazioni e informazioni, visita il sito ufficiale dell’Ente del Turismo della città di Zara e segui i profili ufficiali sui social media (Instagram e TikTok).

Categorie
Borghi Curiosità mete storiche Notizie spiagge Viaggi viaggiare

Come l’Italia sta affrontando il problema dell’overtourism

L’eco del fenomeno dell’overtourism, esploso in questi mesi come mai prima d’ora anche in Italia, ha ormai valicato i confini nazionali, attirando l’attenzione a livello internazionale. L’afflusso massiccio di turisti, che sta mettendo a dura prova centri storici, spiagge e borghi più ambiti, ha sollevato un coro di preoccupazione sui principali media mondiali.

Perfino il Pune News, uno dei quotidiani più letti in India, ha dedicato un articolo a questo problema, evidenziando come il sovraffollamento turistico stia mettendo a rischio la bellezza e la sostenibilità delle destinazioni italiane più iconiche.

L’articolo non si ferma al semplice resoconto dei disagi causati dalla pressione insostenibile sulle infrastrutture locali e l’ambiente, che compromettono la vivibilità dei luoghi sia per i residenti sia per i visitatori, ma va oltre. Prova infatti a fare il punto sulle alcune delle misure adottate finora da autorità e amministrazioni locali per far fronte all’emergenza, limitare il problema e, al tempo stesso, salvaguardare l’inestimabile patrimonio naturale e artistico della nazione.

La risposta italiana all’overtourism

Venezia con i suoi ticket d’ingresso ha fatto scuola e così anche altre destinazioni hanno introdotto una serie di misure volte a mitigare gli effetti negativi dell’overtourism, evidenziate nell’articolo del Pune News.

Dai semafori anti-selfie alle limitazioni al traffico, ecco una panoramica dei provvedimenti che sono stati adottati, a volte non senza polemiche, nelle ultime settimane dalle destinazioni di maggior richiamo per affrontare la sfida posta dal sovraffollamento e rendere l’esperienza turistica più sostenibile e piacevole per tutti. Una guida utile per sapere cosa attendersi e come comportarsi nel caso si sia diretti verso queste località.

In spiaggia con la prenotazione

In molte delle spiagge più ambite del paese, dalla Puglia alla Sardegna, i turisti devono ormai prenotare l’accesso tramite un’app specifica. Un sistema che aiuta a contingentare il numero di bagnanti, garantendo al contempo un’esperienza più piacevole e meno affollata.

Tutela ambientale

Molte località balneari italiane hanno introdotto restrizioni sull’uso di sigarette, plastica e persino di sedie e asciugamani. In Sardegna, ad esempio, è stato vietato l’uso di ancoraggi per ombrelloni fatti di rocce, dato l’elevato numero di visitatori che mettono a rischio la stabilità della costa. In alcune località, come Santa Teresa di Gallura e Sant’Antioco, i trasgressori possono incorrere in multe fino a 500 euro.

Restrizioni delle attività notturne

Per mantenere la serenità sulle spiagge, il sindaco di Olbia ha imposto limiti alle attività notturne. Le restrizioni includono il divieto di presidiare lo spazio sull’arenile con sedie e asciugamani durante la notte, il campeggio in spiaggia, il nuoto notturno e persino l’accensione di falò. Nel comune di Sassari non è più consentita la musica ad alto volume oltre le 2 di notte, ma provvedimenti simili sono stati adottati anche a Platamona, Porto Ferro e all’Argentario.

Semafori anti-selfie

Nelle maggiori città d’arte come Roma, Firenze e Venezia, hanno fatto la loro apparizione i primi semafori temporanei per gestire l’elevato flusso pedonale. Una misura che, sottolinea l’articolo del Pune News, mira a scoraggiare i turisti dal soffermarsi troppo a lungo per scattare selfie e fotografie, garantendo così uno scorrimento più regolare.

Traffico alternato sulla Costiera Amalfitana

Per decongestionare le strade panoramiche della Costiera Amalfitana nelle ore di punta, le autorità hanno introdotto la soluzione del traffico alternato dei veicoli in base al numero della targa, pari o dispari a fasi alterne.

Tassa di sbarco a Capri

La tassa di sbarco era già in vigore a Capri, ma per meglio gestire l’affluenza incontenibile nei fine settimana d’estate, è stata raddoppiata, contribuendo così a regolare il flusso degli arrivi.

Limitazioni sui sentieri del Trentino

Neanche i sentieri di montagna sono esenti dagli assalti del turismo di massa e allora in Trentino sono corsi ai ripari, introducendo un sistema di monitoraggio degli escursionisti nelle aree più frequentate. In questo modo, quando un sentiero raggiunge una certa soglia di affollamento, viene chiuso temporaneamente per garantire la sicurezza e proteggere l’ambiente.

Categorie
attrazioni turistiche italiane e internazionali Curiosità Europa Francia Notizie Viaggi viaggiare

Anche a Saint-Tropez scatta l’allarme overtourism: le iniziative

Da piccolo e tranquillo villaggio di pescatori, il cui fascino ha attirato per anni artisti e scrittori quali Brigitte Bardot, Pablo Picasso, Hemingway e Salvador Dalí, oggi anche Saint-Tropez soffre delle conseguenze provocate dall’overtourism. Migliaia di persone, amanti del sole, del glamour e jet-setter affluiscono qui nei mesi estivi per godere dello splendore e delle bellezze offerte da questa parte del litorale francese. Dati alla mano, è una situazione che non stupisce.

Secondo il World Travel & Tourism Council, infatti, la Francia è destinata a mantenere la sua posizione di primo piano come destinazione più popolare al mondo sia nel 2024 che nel 2025. In questo contesto, alcuni dei luoghi più gettonati stanno soffrendo gli effetti del sovraffollamento turistico, come l’iconica Saint-Tropez.

Saint-Tropez e l’appello ai turisti

Il villaggio di pescatori più famoso al mondo che, come tante altre mete europee lamenta gli effetti provocati dall’overtourism, incoraggia i turisti a stare lontano durante l’alta stagione suggerendo altri periodi altrettanto belli, come la primavera.

Situata sulla Costa Azzurra, a metà strada tra Marsiglia e Nizza, Saint-Tropez non era altro che un villaggio difficile da raggiungere fino a quando artisti, scrittori, attori e registi la scoprirono trasformandola in una delle mete più ambite dove trascorrere le proprie vacanze in Francia. Nel corso degli anni, questa località sulla costa si è trasformata in un vero e proprio paradiso del lusso, oltre che una delle destinazioni estive più affollate del Mediterraneo: stiamo parlando di oltre 80.000 visitatori al giorno tra luglio e agosto tra le strade di un borgo che conta solamente 4.000 abitanti.

I residenti parlano del proprio villaggio come di una ‘macchina mangia soldi’ che rovina il fascino di un luogo che non può e non dev’essere esclusivamente associato a yacht, beach club e ristoranti stellati. Saint-Tropez è molto di più: natura, cultura, aria fresca, tutte qualità che solo la bassa stagione, attualmente, può offrire.

Le iniziative promosse dal sindaco

Il sindaco di Saint-Tropez, Sylvie Siri, ha come obiettivo quello di promuovere un turismo annuale e non solo circoscritto all’alta stagione. Visitare la città fuori stagione consentirà ai viaggiatori di scoprirla com’era una volta, assistendo a scene di vita quotidiana, come i pescherecci che consegnano il pescato, o semplicemente ammirando il mare cristallino, privo dei numerosi motoscafi, nuotatori e gommoni che lo affollano ogni estate.

Una delle iniziative più importanti è quella che vede protagonisti gli stessi abitanti: partendo dal presupposto che sono le persone a dare vita a una città, il sindaco desidera investire in servizi dedicati interamente ai residenti, apportando miglioramenti a biblioteche, negozi di alimentari e rendendo accessibili gli alloggi.

Altre iniziative riguardano la tutela dei lavori artigianali, come la produzione di formaggio di capra, e l’organizzazione di un calendario di eventi sparsi tutto l’anno e non solo a luglio e agosto: da quelli gastronomici alle tradizioni religiose. O, ancora, la promozione di itinerari alternativi e legati alle attività all’aria aperta, come il percorso di trekking lungo 10 chilometri che unisce la città di Pampelonne con il resto della penisola di Saint-Tropez.

Per raggiungere questi obiettivi, gli enti del turismo suggeriscono agli hotel di restare aperti tutto l’anno, così da incentivare i turisti a scegliere anche altri periodi oltre l’alta stagione avendo la certezza che troveranno tutti i servizi a loro necessari.

Centro storico Saint-Tropez

Fonte: iStock

Una via caratteristica nel centro storico di Saint-Tropez

Le soluzioni della Francia contro l’overtourism

Sono diverse le soluzioni che la Francia sta studiando per affrontare una situazione che diventa sempre più insostenibile, anno dopo anno, come l’overtourism. Tra queste, è in elaborazione un piano per sviluppare le rotte ciclabili del paese per trasformarlo nella destinazione ciclistica numero uno in Europa entro il 2030 e uno per promuovere le destinazioni meno conosciute o alternative e permettere ai turisti di esplorare mete meno famose, ma che meritano di essere scoperte.

L’obiettivo degli uffici turistici regionali è di incoraggiare i visitatori a evitare luoghi affollati come la famosa Abbazia di Sénanque e i suoi campi di lavanda in Provenza, o le scogliere calcaree di Étretat in Normandia, tra i luoghi più invasi di recente grazie alla popolarità della serie Netflix “Lupin”. Consigliano, invece, di scoprire alternative simili come il villaggio medievale di Valaurie nel dipartimento della Drôme, nel sud dell’Auvergne-Rhône-Alpes, e i suoi campi di lavanda meno conosciuti.

Altre zone della Francia che hanno cominciato a sentirsi sotto pressione soprattutto a causa del classico turismo mordi e fuggi stanno già adottando delle soluzioni, come è avvenuto a Étretat. Qui, il consiglio comunale ha rimosso un parcheggio situato in cima alla scogliera per dissuadere le persone dal fermarsi solo per scattare foto e ha installato una recinzione per proteggere il paesaggio in erosione.

Anche il Parco Nazionale delle Calanques a Marsiglia è stato chiuso in parte ai visitatori durante la stagione di punta per ridurre l’inquinamento marino e proteggere il delicato ecosistema delle insenature calcaree. Nizza, dal canto suo, sta promuovendo il suo programma invernale, incoraggiando le persone a combinare una vacanza in città con lo sci nelle Alpi meridionali, a meno di 50 chilometri dalla città.

Calanques Francia

Fonte: iStock

Calanques vicino a Marsiglia
Categorie
Curiosità montagna Notizie Viaggi viaggiare

Anche in montagna scatta l’allarme overtourism

L’overtourism è un fenomeno di cui si parla sempre più spesso in tema di viaggi, soprattutto durante quest’ultima estate. Infatti, in alta stagione, le grandi città e le destinazioni più gettonate dai viaggiatori sono spesso prese d’assalto più del dovuto, il che può contribuire ad aumentare un certo senso di disagio.

Purtroppo, però, ultimamente l’overtourism non riguarda solo le metropoli e i centri urbani, bensì anche destinazioni come la montagna. Infatti, soprattutto dopo la pandemia del 2020, tantissime sono le persone che per le proprie vacanze optano per una meta come la montagna, a stretto contatto con Madre Natura e in pieno relax. O almeno, così dovrebbe essere.

Montagna in overtourism, perché accade

Abbiamo sentito parlare ultimamente di città italiane affollate dal turismo di massa, come Venezia che ha già concluso la prima fase sperimentale riguardante il pagamento di un ticket di ingresso, ma il caso riguarda anche altre mete europee, Barcellona, ad esempio.

In questo periodo, infatti, si sente davvero spesso parlare di overtourism e adesso il fenomeno sembra riguardare anche la montagna: infatti, sempre più persone sono attratte dal trend dei viaggi immersi nella natura, sostenibili e slow. Ma se tante persone optano per la montagna, pensando di fare una scelta votata all’ecoturismo, nel medesimo lasso di tempo, cosa accade?

Una delle ripercussioni principali dell’overtourism in montagna è quella dell’impossibilità (o quasi) di trovare un alloggio in affitto: infatti, affittare casa sta diventando in realtà difficile nelle destinazioni che tendono ad andare in overtourism sia per gli abitanti stessi, che per i lavoratori stagionali, oltre che per i turisti.

Ma se le località, anche quelle montane, diventano affollate dai viaggiatori, a risentirne è anche la viabilità: le strade di montagna, infatti, spesso sono state pensate per i cittadini (per quei pochi cittadini) e non sono adibite ad accogliere un numero di mezzi ingente. Inoltre, sono gli stessi mezzi pubblici a essere in difficoltà in montagna e su quel tipo di strade quando in alta stagione i turisti diventano troppi e il fenomeno dell’overtourism diventa davvero incontenibile.

Altra conseguenza disastrosa dell’overtourism , soprattutto per un ambiente come quello della montagna che merita di essere preservato, è il rischio di danni e inquinamento ambientali.

Una possibile soluzione per l’overtourism in montagna

La riflessione ultima, quindi, non può che essere che il turismo in montagna è una faccia di una medaglia, che ne ha anche un’altra: da un lato ha effetti positivi a livello economico, per lo sviluppo locale, dall’altro invece ha risvolti negativi per la conservazione stessa dell’ambiente, nonché per la vita di chi abita quei territori (senza pensare che anche il carico del soccorso alpino diventa maggiore se le località di montagna vengono affollate dai turisti in modo incontrollato).

Quale potrebbe essere la soluzione? Cercare di creare un equilibrio tra la pianura e la montagna, in modo che se la pianura viene protetta e valorizzata anche a livello naturalistico tanto quanto lo è oggi la montagna, molti più viaggiatori potranno ricercare quell’agognato contatto con la natura anche nelle zone pianeggianti, evitando così di affollare eccessivamente i luoghi montani.

Categorie
Curiosità Viaggi

Forest City, la città abbandonata costata 100 miliardi di dollari

Avrebbe dovuto essere un modello per l’urbanistica del futuro, una città “intelligente, ecologica e futurista” in grado di unire in perfetta armonia ambiente e tecnologia all’avanguardia.

Invece, qualcosa è andato storto: oggi, Forest City (in Malesia, non lontano da Singapore) è una delle tante ghost town sparse per il mondo, dall’aspetto misterioso e inquietante.

Forest City, da metropoli ecosostenibile a città fantasma

Nel 2006, Forest City si annunciava come un ambizioso e avveniristico progetto pensato per ospitare oltre 700mila abitanti, di fronte al mare su una superficie di 30 metri quadri, con un complesso di altissime torri residenziali che assomigliano a grattacieli e raggiungono i 35 piani.

Doveva essere il modello per le città di nuova costruzione, a basse emissioni di carbonio, con una forte attenzione sull’efficienza energetica e sulla sostenibilità, in grado di donare ai residenti uno stile di vita gratificante, un ricco patrimonio e gli stimoli della diversità culturale.

Costata 100 miliardi di dollari da parte di Country Garden Holdings (uno dei più importanti costruttori immobiliari cinesi), si è rivelata, invece, un fallimento: a oggi, soltanto il 15% ha visto la luce e poco più dell’1% dell’area totale è occupata. Insomma, tra cantieri mai finiti, strade deserte, appartamenti e negozi vuoti, silenziosi viali e desolazione, si tratta di una vera e propria “città fantasma“.

Ma quali sono stati i motivi del clamoroso flop? La posizione troppo isolata su quattro isole artificiali con terreno bonificato dal mare, i prezzi esorbitanti (circa 1 milione di dollari per casa), la crisi immobiliare, le restrizioni sui visti agli acquirenti cinesi da parte del governo malese e l’impatto del COVID-19.

Così, Forest City era riuscita ad attrarre soltanto 2000 residenti, inclusa una piccola squadra di lavoratori addetti alla manutenzione: adesso si respira “un’atmosfera strana“, la spiaggia è deserta, le automobili arrugginite, il parco giochi per bambini versa in pessime condizioni, e la notte il buio è totale, inframmezzato soltanto dalle luci dei pochissimi appartamenti abitati.

Un futuro incerto

Il futuro della ghost town appare incerto: gli sviluppatori fanno sapere che il progetto proseguirà ma la società Country Garden si trova in serie difficoltà economiche con un debito di 200 miliardi di dollari: a ottobre 2023, infatti, è stata costretta ad abbandonare due progetti in Australia e, per la prima volta, non ha potuto pagare gli interessi su un’obbligazione in dollari.

Anche se il sostegno del governo malese resiste, molti analisti dubitano che Forest City possa tornare a vivere: i ritardi e le restrizioni creditizie per questo tipo di progetti non consentono di stabilire con certezza una data.

Inoltre, ormai è palese una generale situazione di malcontento con un deprezzamento del patrimonio immobiliare per i primi acquirenti e un passaparola negativo (soprattutto sui social network) con testimonianze di ex residenti cui il solo pensiero di tornare fa venire la “pelle d’oca”.

Nonostante le rassicurazioni di Country Garden sulla “solidità e stabilità” del progetto, rimane il dubbio: Forest City sarà finalmente ultimata (almeno entro il 2045) oppure entrerà a far parte stabilmente degli innumerevoli sogni immobiliari incompiuti? Intanto, si è comunque ritagliata uno spazio sul piccolo schermo, facendo da sfondo per documentari, reality show e per l’ultima stagione della serie Netflix “The Mole”.

Categorie
Asia Curiosità Giappone Notizie Viaggi viaggiare

Anche il Giappone combatte l’overtourism, con tariffe doppie e altre iniziative

L’overtourism, che l’Organizzazione mondiale del turismo definisce come “l’impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori”, è un fenomeno che sta affliggendo diverse destinazioni del mondo che, contemporaneamente, mettono in atto delle strategie al fine di controllarlo. Ne è un esempio il Giappone, dove le iniziative per gestire il turismo di massa sono davvero moltissime.

Monte Fuji a numero chiuso e coperto da una barriera

Il Fuji, affascinante e iconico vulcano di ben 3776 metri di altezza situato sull’isola di Honshū, è diventato a numero chiuso. Il motivo è molto semplice e lineare: esistono turisti incivili che lo prendono d’assalto lasciando dietro di loro una grande quantità di rifiuti.

Per questo motivo, il governo della prefettura di Yamanashi ha scelto che a poter salire sulla vetta di questo stratovulcano patrimonio Unesco potranno esser non più di 4 mila scalatori al giorno, per un costo di 2000 yen, circa 13 euro. Ma non è tutto, perché a prendere provvedimenti nei confronti del Monte Fuji è stata anche la città di Fujikawaguchiko, dove sorge un piccolo parcheggio di un supermercato che ha la “fortuna” di godere di una vista splendida su questo capolavoro della natura.

Essendo estremamente invaso dai visitatori, l’amministrazione ha deciso  di costruire una barriera alta 2,5 metri e lunga ben 20 metri per coprire la vista del Monte Fuji.

Il Gion di Kyoto vuole limitare il numero dei turisti

Il Gion è uno dei quartieri più conosciuti e amati di Kyoto, al punto che ogni anno attira milioni di turisti per via della sua atmosfera tradizionale, i templi che lasciano senza fiato e per il fascino innegabile delle geiko e delle maiko che vivono e lavorano ancora oggi nella zona.

Parliamo perciò del quartiere delle geisha di Kyoto, che con kimono colorati attraversano spesso il ponte in legno di Tatsumi o frequentano i vari locali.

Attualmente, alcune strade private sono chiuse al pubblico perché proprio tra questi vicoli è successo qualcosa di estremamente terribile: alcuni turisti hanno molestato le geisha. Si sta quindi prendendo in considerazione anche l’idea di limitare i gruppi turistici e di attivare delle speciali linee di autobus per rendere più semplice la visita di questa bellissima città.

Aumento dei prezzi per l’ingresso in molte attrazioni turistiche (e non solo)

Il Giappone, oltre che per le sue innegabili bellezze, è molto amato dai turisti perché molte delle sue attrazioni hanno sempre avuto un costo d’ingresso piuttosto accessibile.

Tuttavia, ci sono situazioni come quella del castello di Himeji, una delle più antiche architetture del periodo Sengoku ancora intatte e anche il castello più visitato di tutto il Paese, dove l’aria che tira è del tutto opposta: si sta valutando di aumentare di sei volte il prezzo d’ingresso solo per i visitatori stranieri (28 euro contro i 6 di oggi)

Ma non è tutto, perché molti ristoranti e strutture alberghiere applicano già due tariffe, differenti per i connazionali e per tutti i viaggiatori che provengono da Paese stranieri.

Le limitazioni sui treni

Infine -ma solo per il momento, perché il Giappone sta valutando anche altre misure per mitigare il turismo come, per esempio, tasse aggiuntive, la promozione di destinazioni fuori dai sentieri battuti e il miglioramento delle infrastrutture -, si è deciso di escludere Nozomi e Mizuho Shinkansen, i treni più veloci, dal Japan Rail Pass.

Una scelta che deriva dal voler “spingere” i viaggiatori a usufruire di servizi leggermente più lenti, in modo da non affollare quelli maggiormente utilizzati dai pendolari. Ulteriori restrizioni sono in vigore anche sul trasporto dei bagagli, con limiti di grandezza delle valigie e costosi prezzi d’imbarco dei colli in eccesso.

Il Paese del Sol Levante, che sta accogliendo un numero record di visitatori, preoccupato per il fenomeno dell’overtourism che può portare al degrado ambientale, alla pressione sulle infrastrutture e a una qualità della vita ridotta, ha deciso perciò di introdurre (e alcune da valutare) diverse misure per gestire l’enorme flusso di visitatori, norme di cui occorre essere a conoscenza.