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Anche a Bali si interviene sull’overtourism: non si costruiranno più hotel

Negli ultimi anni, uno degli aspetti che emergono con forza nel comparto dei viaggi è quello dell’overtourism, il turismo eccessivo che sta mettendo sotto pressione molte destinazioni tra le più popolari al mondo con un afflusso di visitatori che supera la loro capacità di gestione, causando disagi ai residenti (e ai visitatori stessi).

Sul fronte ambientale, l’incremento dei flussi turistici ha portato all’erosione delle coste, al danneggiamento dei siti storici e alla distruzione di habitat naturali. Dal punto di vista sociale, i residenti si trovano a dover convivere con l’aumento del costo della vita, la perdita di identità culturale, sovraffollamento e maggiore inquinamento.

Di fronte a un simile scenario, non sono poche le località che stanno adottando misure per porre un freno al numero dei turisti, come l’introduzione di quote giornaliere o tariffe d’ingresso per i luoghi più iconici, tassa di soggiorno più cara e altro ancora. Bali, rinomata isola indonesiana, ad esempio non costruirà più hotel: vediamo nel dettaglio.

Nuovi hotel a Bali: stop alla costruzione per dieci anni

Come accennato, Bali ha previsto uno stop alle nuove costruzioni di carattere turistico per un periodo che potrebbe durare fino a un decennio.
La moratoria è stata richiesta dall’amministrazione dell’isola al governo centrale dell’Indonesia, con l’obiettivo di frenare lo sviluppo incontrollato (in particolare nelle aree con un’alta densità abitativa e turistica) e preservare la cultura locale e lo straordinario ambiente naturale.

Il governatore ad interim di Bali, Sang Made Mahendra Jaya, ha proposto la moratoria per quattro zone specifiche, ad alta densità abitativa e più inflazionate dalla presenza di hotel, ville e stabilimenti balneari.
Il governo centrale ha accettato la proposta, ma la tempistica per l’implementazione delle restrizioni è ancora in fase di definizione.

Hermin Esti, alto funzionario del ministero degli Affari marittimi e degli Investimenti, ha confermato che la decisione è parte di un più ampio impegno per riformare il settore turistico dell’isola, con l’obiettivo di aumentarne la qualità preservando, al contempo, le tradizioni culturali e offrendo maggiori opportunità lavorative per la popolazione locale.

Dal 2019, sono 35 gli hotel in più

spiaggia di Nusa Dua, Bali
Vista panoramica della spiaggia di Nusa Dua

Bali ha vissuto negli ultimi anni una crescita esponenziale sia in termini di visitatori che di residenti stranieri, il che pone in grande difficoltà le infrastrutture e l’equilibrio ecologico e sociale del territorio. Dopo la riapertura post-pandemia, gli arrivi sono aumentati in modo significativo, con 2,9 milioni di visitatori stranieri registrati solo nella prima metà dell’anno, vale a dire il 65% del totale degli arrivi in Indonesia.

Tale affluenza ha portato a un sovrasviluppo, con un rapido aumento di hotel e strutture turistiche (541 hotel nel 2022, rispetto ai 507 del 2019), oltre a una crescente presenza di stranieri che si stabiliscono in modo permanente a fronte di un numero stimato di 200.000 residenti. Si tratta di un fenomeno che ha generato problemi come criminalità, concorrenza per i posti di lavoro e il peggioramento della qualità della vita.

Inoltre, i comportamenti inappropriati di alcuni turisti, diventati virali sui social media, hanno esacerbato il malcontento e accelerato la necessità di una risposta: di fronte a una situazione  diventata insostenibile, il governo indonesiano sta così pianificando la moratoria sullo sviluppo turistico a Bali, che potrebbe durare fino a 10 anni. Il ministro del Coordinamento degli Affari marittimi e degli Investimenti, Luhut Pandjaitan, ha sottolineato la necessità di questo piano per controllare l’impatto della crescita turistica sull’isola e proteggere la sua cultura e il suo ambiente.

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aurora boreale Curiosità Europa Idee di Viaggio Norvegia Viaggi viaggiare

Viaggio in Norvegia: dove vedere l’aurora boreale

Assistere allo spettacolo offerto dall’aurora boreale è una delle esperienze inserite nella lista dei desideri di molte persone. Per riuscire ad ammirarla l’organizzazione è tutto: bisogna sapere non solo dove andare per incontrare il bagliore verde e viola che compare come un effetto alieno nel cielo notturno, ma anche quando e a che latitudine. A volte bisogna avere anche un semplice tocco di fortuna nel trovare, dovunque siamo, un cielo chiaro, buio e senza nuvole.

Lo scrittore e poeta austriaco Theodor Däubler descrisse l’aurora come “un luminoso amplesso tra il sole liberato dalla terra e il sole celeste, il quale apporta la luce polare alle lunghe notti dei poli. La terra aspira a ritornare una stella splendente”. Entrando nel dettaglio per spiegarvelo meglio, questo fenomeno naturale si manifesta nell’emisfero nord del pianeta ed è prodotto da particelle elettriche che colpiscono la ionosfera creando uno spettacolo di luce incredibile.

Questo fenomeno elettrico di elettroni e protoni fa si che l’energia possa essere vista attraverso uno spettacolo luminoso anche se avviene tra i 100 e i 500 chilometri di altitudine. Scopriamo insieme dove andare e come organizzare un viaggio in Norvegia per vederlo al meglio.

Aurora Boreale: dove andare

Tra le domande più frequenti in merito a questo meraviglioso fenomeno naturale ne spicca senza dubbio una sicuramente: dov’è l’Aurora Boreale? O meglio, in quali posti è più probabile vederla? Tra i posti dove questo fenomeno è più frequente c’è sicuramente l’Alaska: la posizione a Nord di questo Stato permette infatti di ammirare fenomeni unici. Tra i territori più apprezzati ci sono Yukon, Anchorage, Denali e Fairbanks. Un’altra delle destinazioni più apprezzate è la Norvegia. Tra le zone delle Northern Lights e il Circolo Polare Artico infatti sono sempre più frequenti le Aurore Polari mozzafiato. L’Aurora Polare a Tromsø è una delle più famose e ogni anno raccoglie moltissimi turisti da tutto il mondo.
Un’altra destinazione dove vedere l’Aurora Boreale è l’Islanda: tutta l’isola offre infatti diversi punti da cui in differenti periodi dell’anno è possibile ammirare questi spettacoli di luci. La Finlandia è un altro Stato che permette di vedere l’aurora, in particolare nelle città Sodanklya e in Lapponia. In Finlandia inoltre è presente una cittadina, Luosto, dove viene suonato un allarme ogni volta che inizia l’aurora, in modo da avvisare gli abitanti e i turisti. Anche l’Irlanda è una delle destinazioni più gettonate per gli amanti dell’aurora, in particolare nella contea di Donegal e in generale nell’Irlanda del Nord. Infine un riferimento non può non essere fatto alle Isole Faroe, in Danimarca, da sempre uno dei posti più affascinanti e ricchi di tradizione legata a questo fenomeno.

Quando si vede l’Aurora Boreale in Norvegia?

Prima di programmare il tuo prossimo viaggio nei Fiordi è importante sapere quand’è che si vede l’Aurora Boreale. Il periodo adatto è generalmente dalla primavera all’inizio dell’autunno. In particolare i mesi consigliati sono da febbraio/marzo a ottobre, in corrispondenza del cadere degli equinozi. I mesi dove è più frequente il fenomeno sono febbraio e marzo, durante questo periodo infatti c’è la lunga notte polare, durante la quale spesso il cielo offre uno spettacolo di luci verdi, gialle e blu. Anche l’orario è importante: l’aurora può manifestarsi già dalle 18.00 ma la possibilità di vederla aumenta dalle 22.00 alle 23.00.

I nostri consigli sull’Aurora

Per vedere l’Aurora Boreale in Norvegia ecco qualche consiglio. Uno di questa riguarda la scelta del viaggio con o senza la luna. In entrambi i casi è possibile ammirare questo spettacolo della natura, ma con il cielo scuro senza luna il contrasto con le luci sarà ancora più bello e permetterà di scattare fotografie splendide.
Un altro consiglio è poi quello di organizzare l’escursione nel dettaglio, prenotando con anticipo in modo da assicurarsi il posto. Viaggiando in gruppo le spese possono essere ridotte, ma allo stesso tempo si rischia di avere un grande caos e di non godrai appieno dell’esperienza. Il consiglio è di organizzarsi con gruppi che non superino la dozzina di persone, in modo da dividere i costi ma allo stesso tempo di vivere l’esperienza a 360 gradi. Attenzione infine all’abbigliamento: le zone in cui si manifesta l’Aurora Boreale sono molto fredde e in alcune aree si raggiungono anche alcuni gradi sotto lo zero. Il consiglio è sempre quello di vedere le previsioni del luogo in cui si (spera) di vedere l’Aurora Boreale, in modo da studiare la probabilità di successo del fenomeno e di capire come vestirsi.

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Fontana di Trevi a numero chiuso e a pagamento: ipotesi contro l’overtourism

Il fenomeno overtourism continua a essere centrale nel pensiero di chi gestisce il turismo nelle città più visitate al mondo. Molto dipenderà dalle soluzioni che verranno proposte e attuate, fondamentali per evitare non solo di danneggiare siti e luoghi d’interesse storico e artistico, ma anche per permettere ai residenti di poter vivere nelle proprie città senza che vengano trasformate in un parco a tema.

Roma, si sa, è una delle destinazioni più affollate ed è per questo che il comune sta cominciando a proporre delle ipotesi. L’ultima riguarda l’iconica Fontana di Trevi, uno dei monumenti più famosi non solo della città, ma di tutto il mondo (è visitato da 8-12 mila persone al giorno). L’assessore al turismo propone di limitare l’accesso introducendo il numero chiuso e un biglietto, gratuito per i residenti e a pagamento per i turisti. L’obiettivo è chiaro: rendere la visita più piacevole e tranquilla rispetto al caos attuale.

Una proposta necessaria per preservare la Fontana di Trevi

I comportamenti scorretti e talvolta illegali dei turisti li conosciamo bene: da chi deturpa siti storici come il Colosseo, incidendo il proprio nome sulla pietra, a chi decide di tuffarsi in fontane dall’importanza inestimabile, come la Fontana di Trevi. La proposta per preservare questo monumento non è nuova, già l’anno scorso l’assessore Onorato aveva proposto di limitarne l’accesso, una soluzione che diventa sempre più necessaria sia perché i dati turistici a Roma sono in continuo aumento (a Ferragosto sono state contate 1,623 milioni di presenze, +5,86%) che in vista del Giubileo del 2025.

Gli stessi agenti della polizia locale che presiedono la piazza hanno dichiarato che la concentrazione di persone è talmente grande da rendere difficile una fruizione adeguata del monumento, di conseguenza spesso fonte di degrado.

Come funzionerà l’accesso al monumento

Come funzionerà, nel concreto, l’accesso limitato alla Fontana di Trevi? Secondo l’ipotesi proposta da Onorato, per arrivare al gradinato vero e proprio sarà necessaria una prenotazione nominale e l’acquisto di un biglietto di 2 euro per trenta minuti di visita. Il numero chiuso varrà solo per i turisti, mentre per i residenti non ci saranno restrizioni. La proposta introduce anche un numero massimo di accessi contemporanei alla piazza, mentre i ricavati verrebbero reinvestiti per assumere addetti al controllo dell’ingresso e dell’uscita.

I dati dimostrano che queste soluzioni, in una città come Roma, sono davvero necessarie: basti pensare che nel 2023 è stata visitata da 50 milioni di persone. Una proposta che si inserisce in un dibattito molto più ampio che interessa tante altre città europee e che riguarda un tema discusso anche dall’UNESCO, ossia il problema del ‘selfie tourism‘ di cui la stessa Fontana di Trevi è vittima.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura definisce il fenomeno come “la tendenza dei viaggiatori a visitare destinazioni principalmente per scattare e condividere foto di se stessi, spesso con monumenti iconici e paesaggi suggestivi sullo sfondo”. Questa tendenza causa sovraffollamento in zone specifiche della città, oltre che una tipologia di turismo mordi e fuggi che sacrifica l’esperienza del viaggio come opportunità di scoperta a favore del puro egocentrismo da social media.

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Queste sono le isole più strane del mondo

Sappiamo bene che l’essere umano è una creatura curiosa: in percentuali diverse, ognuno di noi è attratto da ciò che non conosciamo, da posti incredibili e talvolta anche strani. Se alla curiosità uniamo la passione dei viaggi, il nostro spirito avventuriero potrebbe portarci verso mete uniche, molto spesso remote, come queste isole considerate le più strane del mondo. A volte è tutta opera della natura, altre c’è lo zampino dell’uomo che con la sua creatività ha dato vita a scenari surreali: scopriamole insieme.

Palm Jumeirah, Dubai

Partiamo dall’isola considerata una delle attrazioni principali di Dubai: Palm Jumeirah. In realtà si tratta di un complesso formato da diverse isole artificiali che, insieme, vanno a creare una palma con tronco, 17 rami e un semicerchio che agisce come un frangiflutti. Per la costruzione di Palm Jumeirah, durata 7 anni (dal 2001 al 2008) è stata utilizzata la sabbia dragata dal fondo del Golfo Persico e più di sette milioni di tonnellate di roccia. L’isola artificiale ospita hotel di lusso tra i più importanti al mondo ed è chiaro che, per ammirarla, sia necessaria una visuale privilegiata dall’alto. Avete due possibilità: prenotare un giro in elicottero o salire al 52° piano del The View at The Palm situato dentro The Palm Tower. La terrazza, situata a un’altezza di 240 metri, aprirà davanti a voi un panorama a 360 gradi.

Isola palma Dubai

Fonte: iStock

L’isola artificiale a forma di palma costruita a Dubai

Isole galleggianti degli Uros, Perù

Torniamo a un’isola nata dall’ingegno dell’uomo, in questo caso dell’etnia degli Uros, un popolo proveniente dalla Bolivia e giunto sul Lago Titicaca (come vedrete ora, letteralmente sul lago) per scappare dalle invasioni degli Inca e del popolo Colla. Le acque del lago divennero ben presto la loro casa perché è qui che iniziarono a costruire delle imbarcazioni fino a unirle per creare delle vere e proprie isole artificiali o villaggi galleggianti. La particolarità di queste isole è che possono scendere e salire seguendo il livello del lago e gli abitanti possono spostarle come se fossero delle chiatte. Le costruzioni sono state realizzate con materiali locali, come la ‘totora’, una pianta acquatica molto robusta che cresce in tutta la zona. In generale ci sono circa 80 isole abitate da 1800 persone.

Sable Island, Canada

Questo piccolo angolo di mondo, situato 150 chilometri a sud-est della Nuova Scozia, ha due particolarità. È tristemente noto come il “Cimitero dell’Atlantico”, per via dei numerosi naufragi, e rappresenta un parco nazionale abitato quasi esclusivamente da cavalli selvaggi, di cui se ne contano almeno 500. Come ci sono arrivati questi cavalli sull’isola? Fu un commerciante americano a portarli qui con l’obiettivo di trasformare Sable Island in un allevamento equino. Alla sua morte, i cavalli abbandonati si sono letteralmente impadroniti dell’intera isola.

Vulcan Point, Filippine

Un vulcano che contiene un lago che, a sua volta, contiene un altro vulcano. Confusi? Vi spieghiamo meglio: ci troviamo nella matrioska geologica del Vulcan Point, nelle Filippine, a 50 chilometri da Manila. Il Vulcan Point è un’isola situata dentro un lago (Main Crater Lake), situato a sua volta dentro un’isola (Volcano Island), che si trova dentro un lago (Taal Lake), che, ancora, si trova dentro un’isola (Luzon Island). Questo è possibile perché il tutto si è formato all’interno della caldera del vulcano Taal, il più attivo del paese, in seguito a un’eruzione di tipo esplosivo di dimensioni molto grosse (che genera un cratere molto grande) seguita da una più piccola che forma un cratere più piccolo all’interno.

Vulcan Point Filippine

Fonte: iStock

Vista del vulcano Taal sull’isola di Luzon

Ōkunoshima, Giappone

Restiamo in tema di animali, ma voliamo verso il Giappone dove sono teneri conigli a fare da padroni su un’isola situata nella prefettura di Hiroshima dove non c’è molto da fare se non coccolare questi lagomorfi e godersi il mare. L’isola, originariamente utilizzata come base di produzione di gas velenosi durante la Seconda Guerra Mondiale (un aspetto che può essere approfondito nel museo), è oggi una riserva naturale ideale per trascorrere una giornata all’aria aperta tra picnic e sessioni di snorkeling. Se poi vi siete dimenticati di portare il cibo per i conigli, troverete un apposito bar dove acquistarlo!

Niihau, Hawaii

Un’isola, la più piccola delle Hawaii, dove non esistono strade, non c’è elettricità o internet e neanche strutture turistiche: benvenuti a Niihau. Proprietà privata dal 1864, quando Elizabeth Sinclair, potente proprietaria terriera scozzese, decise di comprarla dal re Kamehameha V per conto della corona inglese, qui il tempo sembra essersi fermato. Niihau è conosciuta come The Forbidden Island perché l’accesso è vietato a tutti tranne ai parenti di coloro che ci abitano, al personale della Marina Militare degli Stati Uniti, ai funzionari governativi e altri selezionati ospiti della famiglia proprietaria. L’obiettivo è quello di onorare la richiesta del re di salvaguardare sempre gli interessi degli abitanti e del territorio: ecco perché, a differenza delle altre isole delle Hawaii, Niihau è letteralmente fuori dai radar turistici.

Hashima, Giappone

Torniamo in Giappone dove, tra le 505 isole disabitate della prefettura di Nagasaki, Hashima è considerata la più spettrale. Chiamata anche Gunkanjima, “nave da guerra”, per la somiglianza del suo profilo alla corazzata giapponese Tōsa, fu abbandonata nel 1974 in seguito alla chiusura dello stabilimento minerario. Oggi rappresenta uno dei più grandi e significativi esempi di archeologia industriale tanto che, dal 2015, è stato inserito tra i ventitré siti storici industriali Patrimoni dell’Umanità. Per raggiungere Gunkanjima dovrete necessariamente partecipare a uno dei tour organizzati disponibili più volte al giorno e in partenza dal porto di Nagasaki.

Hashima Giappone

Fonte: iStock

L’isola di Hashima

Isola di Natale, Australia

Paesaggi incontaminati e fenomeni migratori, l’Isola di Natale è un paradiso naturale appartenente all’Australia e situato nell’Oceano Indiano. Seppur il primo europeo ad avvistarla fu Richard Rowe nel 1615, è stato il capitano della Royal Mary, William Mynors, a conferire il nome a questo luogo quando vi passò accanto il 25 dicembre 1643. Soprannominata “Galapagos dell’Oceano Indiano“, è famosa per la migrazione annuale dei granchi (circa 50 milioni di granchi rossi si spostano ogni anno lungo l’isola) per le sue spettacolari barriere coralline e per gli squali balena.

Thilafushi, Maldive

Non proprio l’isola che immaginiamo quando parliamo di Maldive, Thilafushi è nata nel 1991 per volere del governo e funge da discarica municipale per la capitale Malé. Un’isola dei rifiuti artificiale che esiste da trent’anni, dove vengono scaricati quotidianamente plastica e altri oggetti, smaltiti all’interno di fosse scavate nella sabbia. Seppur le Maldive stiano cercando diverse soluzioni per limitare l’uso della plastica e di altri materiali inquinanti, la grandezza di quest’isola cresce anno dopo anno.

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Praga è tra le capitali più visitate: ecco come sta affrontando l’overtourism

Con il suo fascino medievale e un ricco patrimonio storico tutto da scoprire, la città di Praga continua ormai da anni ad essere una delle capitali europee più visitate dai turisti. Ma la situazione sta diventando insostenibile: il problema dell’overtourism, che affligge centinaia di destinazioni in tutto il mondo, sta spingendo i cittadini a chiedere a gran voce soluzioni alternative per poter tornare a vivere in serenità. Così le autorità stanno adottando alcune misure più stringenti per spingere i visitatori ad avere un comportamento più rispettoso. Ecco in che modo.

Repubblica Ceca, la proposta di legge sull’overtourism

Quando si parla di overtourism, una delle osservazioni principali riguarda la tutela dell’ambiente: il sovraffollamento mette infatti a rischio il prezioso patrimonio naturalistico delle località visitate, soprattutto a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse presenti sul territorio. Ma c’è un altro problema di cui, forse, finora ci si è occupati troppo poco. Riguarda le difficoltà che i cittadini di tali località, prese d’assalto dai turisti, devono vivere quotidianamente a discapito della loro normale quotidianità. Stiamo parlando di caos per le strade, di rumori molesti a qualsiasi ora e di una carenza di decoro sempre più spiccata.

La Repubblica Ceca vuole dunque porre un freno a determinati comportamenti, per agevolare i cittadini e ridurre le disparità a livello turistico. È così che nasce la proposta di legge sugli affitti brevi in stile Airbnb: se dovesse essere approvata, potrebbe apportare numerose modifiche all’attuale normativa, che risulta essere molto “sfumata”. Ad esempio, potrebbero essere disposte limitazioni nel numero di giorni in cui una proprietà può essere affittata ogni anno, nonché nella metratura minima a disposizione per ogni ospite.

Tra gli obiettivi della proposta di legge, c’è anche quello di allineare gli affitti brevi privati alle tradizionali strutture ricettive, parificandone gli obblighi (attualmente, gli alloggi su Airbnb e piattaforme simili agiscono in una zona d’ombra che va tutta a loro vantaggio). Gli operatori dovranno così registrare gli ospiti su una nuova piattaforma, nella speranza di aumentare i controlli sulle case vacanza e combattere l’evasione fiscale – si stima che annualmente il fisco “perda” circa 32 milioni di euro di tasse non pagate. La nuova normativa dovrebbe entrare in vigore nel luglio 2025.

Le altre misure adottate a Praga

La proposta di legge è solo l’ultima misura adottata per combattere le conseguenze negative dell’overtourism. Come in tante altre città, tra cui Amsterdam, Barcellona e Maiorca, presso la capitale ceca sono state recentemente introdotte nuove strategie per alleviare il fastidio provocato dai visitatori ai residenti. Accade infatti che, negli ultimi anni, i turisti abbiano “cacciato” i cittadini dalla storica Città Vecchia di Praga, con i loro rumori molesti. All’inizio del 2024, per arginare questo problema, le autorità hanno vietato un abbigliamento troppo stravagante ai visitatori durante gli addii al celibato e al nubilato, perché incoraggerebbe comportamenti chiassosi.

Lo scorso anno, invece, era stata chiesta una limitazione degli orari di apertura delle attività commerciali nel centro storico di Praga – appello che tuttavia era stato respinto. L’amministrazione ha trovato un punto d’incontro tra le esigenze del turismo e quelle dei cittadini, adottando una nuova normativa in vigore da luglio 2024: si tratta del divieto di accesso notturno alle auto in una parte della Città Vecchia, che limita così i rumori nella zona dalle ore 22:00 alle ore 6:00.

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Val di Funes, dove ammirare la più iconica cartolina delle Dolomiti

L’immagine più iconica delle Dolomiti Patrimonio Unesco è presa da qui. Questa meravigliosa cartolina, che da sempre fa il giro del mondo – prima perché veniva spedita per posta e oggi perché viene postata su tutti i social -, è quella che meglio rappresenta il paesaggio dolomitico nel mondo e che fa sognare. Tanto che oggi pullman di turisti cinesi vengono portati qui dal lontano Oriente per scattare una foto o un selfie e poi via, di nuovo a bordo alla volta della prossima tappa instagrammabile (che il più delle volte è Venezia). Peccato per loro, perché si perdono uno degli spettacoli più incredibili che Madre Natura ci regala: l’enrosadira, quando all’ora del tramonto (o all’alba) i “monti pallidi” si colorano di rosa.

La visitai più di vent’anni fa, prima dell’avvento di Instagram e dei social network. Pubblicai diverse volte le decine di fotografie scattate con una delle più tecnologiche fotocamere digitali allora presenti sul mercato e spero di non aver contribuito troppo alla diffusione di questo luogo che oggi rischia di finire nella lista delle mete minacciate dall’overtourism. Del resto, pur essendoci già a quell’epoca Photoshop, non dovetti fare nulla né applicare alcun fotoritocco per mostrare la bellezza del posto.

Ma dove si trova questo luogo da favola? Siamo nella Val di Funes, in Alto Adige, immersa nel Parco naturale Puez-Odle e dominata dal gruppo delle Odle, la catena montuosa delle Dolomiti che segna il confine con la Val Gardena. Le Odle, che in ladino significa “aghi”, sono considerate il gruppo più bello delle Dolomiti proprio per il loro profilo classico e frastagliato che si ammira dal micro borgo di Santa Maddalena e sono l’immagine simbolo non soltanto di questa valle ma della nostra intera catena alpina.

L’iconica chiesetta incorniciata dalle Dolomiti

Simbolo di questa valle è l’immagine della chiesetta immersa nei prati incorniciata dalle Dolomiti. È proprio qui che vengono portati i turisti – soprattutto cinesi – a scattare la famosa foto. Ma è anche l’immagine più rappresentativa di campagne pubblicitarie, di copertine di libri e chi più ne ha più ne metta. Si tratta della Chiesetta di San Giovanni a Ranui, divenuta ormai un soggetto fotografico di fama mondiale e resa famosa proprio dalla sua inconfondibile posizione.

Si tratta di una minuscola chiesa barocca risalente al 1744 e fatta costruire da Michael von Jenner, come viene ricordato da una targa sulla facciata, nel Comune di Funes, nella frazione di Santa Maddalena. Iconica è la sua cupola a cipolla fatta di rame che sorregge una stella. Rappresenta il martirio di Giovanni che fu gettato nel fiume Moldava e al fatto che una ghirlanda a forma di stella ha condotto al ritrovamento del suo cadavere. Sulle pareti interne della chiesetta si possono ammirare nove dipinti barocchi realizzati nel XVIII secolo e che raccontano la vita di Giovanni.

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Fonte: 123RF

La chiesa di San Giovanni, icona delle Dolomiti

La chiesa è di proprietà privata e appartiene alla famiglia del vicino maso Ansitz Ranui Hof, un’antica residenza di caccia del XII secolo, con pareti affrescate anche all’interno e mobili d’epoca, dove oggi si respira la tipica atmosfera rurale, con la stalla delle mucche, dei maiali, dei conigli e dei numerosi gatti. Uno dei posti più belli che ho avuto la fortuna di visitare nella mia lunga carriera. La famiglia proprietaria del maso conserva la chiave per aprire la chiesa di San Giovanni accessibile solo su richiesta. Di tanto intanto viene celebrata una messa e, sempre su richiesta, vengono celebrati matrimoni.

Sentiero Adolf Munkel, il sentiero delle Odle

Per ammirare da vicino questo spettacolo della natura c’è un bellissimo sentiero a valle che si può percorrere: il Sentiero Adolf Munkel o sentiero delle Odle. Si snoda ai piedi delle impressionanti pareti delle Odle ed è uno dei percorsi dolomitici più suggestivi. Il punto di partenza di quest’escursione è il parcheggio di Malga Zannes (a 1.685 metri), raggiungibile facilmente anche con i mezzi pubblici (in Alto Adige si promuove sempre più la mobilità sostenibile con servizi di bus e navette capillari gratuiti grazie alla Dolomiti Card che viene offerta dalla maggior parte delle strutture ricettive del territorio).

Si inizia il percorso seguendo il sentiero n° 6 verso Ciancenon/Tschantschenon. Prima del ponte che attraversa il fiume omonimo, sulla destra prende il via il Sentiero Adolf Munkel identificato con il n° 35. In un leggero saliscendi si arriva fino alla Malga Brogles (2.045 metri). Da qui si scende lungo il sentiero n° 28 per arrivare al parcheggio di Ranui. Il percorso è lungo 13 chilometri e il tempo di percorrenza è di circa quattro ore e mezza. C’è un seconda variante, più breve (9 km in 3 ore circa) che percorre il sentiero n° 35 fino alla Malga Gschnagenhardt e al Rifugio delle Odle. Poi si continua sul n° 36 verso Malga Dusler e si torna a Malga Zannes.

Enrosadira, la leggenda che colora di rosa le Dolomiti

E qui in Val di Funes si può assistere a uno dei fenomeni naturali più belli che esistano, l’enrosadira, che in ladino significa “diventare rosa” ovvero il momento in cui le Dolomiti, all’ora dell’alba e del tramonto, si colorano di rosa. La spiegazione è scientifica: le Dolomiti, infatti, sono composte di rocce di carbonato di calcio e di magnesio. Per questo la Dolomia, colpita dai raggi del Sole, all’alba o al crepuscolo, sviluppa così tante sfumature colorate. Ma, come spesso accade qui in Alto Adige, a ogni fenomeno è legata una leggenda.

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Fonte: 123RF

Il fenomeno dell’enrosadira in Val di Funes
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L’allarme Unesco sull’overtourism: un equilibrio difficile

Nell’ultimo anno, soprattutto con l’avvento dell’estate, si è parlato molto di overtourism. A esprimere la sua opinione e sottolinearne la gravità c’è l’Unesco che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di tutelare e proteggere a livello internazionale patrimoni culturali e naturali unici. Patrimoni che il turismo di massa degli ultimi 50 anni (perché l’overtourism non è un problema solo attuale) sta mettendo a rischio. Già nel 1975 si paragonavano gli effetti dei gruppi turistici alla “devastazione culturale lasciata sulla scia delle grandi migrazioni barbariche“.

Il turismo modella il nostro mondo, nel bene e nel male, alterando le nostre economie e culture, così come i nostri ambienti fisici. Quando il turismo diventa overtourism, questi elementi si amplificano alla massima potenza coinvolgendo fattori che influenzano negativamente i residenti, intaccano l’essenza e l’autenticità dei luoghi e contribuiscono al deterioramento sociale, culturale e ambientale che li circonda.

Il parere dell’Unesco sull’overtourism

Overtourism è il termine che viene utilizzato per definire un numero eccessivo di visitatori in un luogo che porta al sovraffollamento e costringe i residenti a subire le conseguenze dei picchi turistici temporanei e stagionali, i quali si ripercuotono nei loro stili di vita. Il turismo di massa non risparmia nessuno e sono molte le destinazioni interessate dal fenomeno: l’Unesco, nell’articolo pubblicato sul suo sito, ha messo in evidenza alcuni dei casi più famosi come Bali, in Indonesia. Qui, l’overtourism ha provocato un aumento nel costo della vita e scontri culturali quando i turisti non si comportano in modo rispettoso e violano i luoghi sacri.

Stessa cosa a Kyoto, in Giappone, dove il ricco patrimonio culturale è considerato una calamita per il turismo di massa e ha portato all’emergere del kankō kōgai o “inquinamento turistico“, dove la città è impegnata a cercare di controllare i flussi di visitatori e gestire adeguatamente il turismo. In questi casi, le conseguenze sono da ricercare anche nell’incapacità delle infrastrutture pubbliche di tenere il passo con l’aumento della domanda e di creare soluzioni efficaci per evitare situazioni come i congestionamenti del traffico nelle zone turistiche.

E se da una parte il turismo fornisce un potente incentivo economico per proteggere le meraviglie del mondo, dall’altra minaccia la loro stessa esistenza. Questo avviene, come ha sottolineato l’Unesco, specialmente nelle piccole isole dove l’ambiente sociale ed ecologico viene rapidamente sopraffatto. Basti pensare all’isola di Boracay nelle Filippine, l’isola di Komodo in Indonesia e Maya Bay in Tailandia.

Maya Bay Thailandia

Fonte: iStock

La spiaggia di Maya Bay in Thailandia

Un equilibrio difficile, ma possibile

Per cercare di limitare le conseguenze del turismo, paesi, comuni e regioni hanno iniziato a prendere provvedimenti: c’è chi ha introdotto un ticket d’ingresso com’è avvenuto a Venezia e chi, invece, ha spostato l’arrivo delle navi da crociera lontano dal centro, come Amsterdam. Il successo di queste e altre politiche si vedrà nel tempo, ma una cosa, per l’Unesco, è certa: bisogna trovare un equilibrio, perché l’overtourism non scomparirà.

L’obiettivo e la sfida è trovare il giusto compromesso e, per farlo, le misure pensate per ridurre i visitatori devono essere considerate con attenzione, altrimenti possono essere catastrofiche per le comunità dove il turismo sostiene i mezzi di sussistenza locali. Trovare l’equilibrio è un delicato compromesso tra una regolamentazione e una pianificazione efficaci, garantendo al tempo stesso il benessere della comunità, senza comunque perdere di vista il contributo positivo del turismo.

Cosa possiamo fare noi per contribuire

Oggi, molti di noi possiedono un privilegio: possiamo viaggiare con molta più facilità rispetto al passato. Viaggiare è diventato un atto semplice e quotidiano e, nei nostri viaggi, anche noi possiamo contribuire a trovare il giusto equilibrio facendo scelte responsabili. Queste possono aiutare a limitare l’impatto negativo che il turismo ha sul mondo trasformando ogni avventura in un’opportunità. In ogni viaggio che facciamo possiamo dare una risposta sostenibile, in base alle possibilità di ognuno, alle domande “dove andare”, “quando andare” e “come farlo”.

Se possiamo, potremo scegliere di viaggiare durante la bassa stagione, un periodo in cui molte località letteralmente si svuotano; se a causa del lavoro che facciamo, magari statale, non possiamo scegliere i mesi meno affollati, optiamo per le mete meno popolari; tra il treno e l’aereo, quando possibile, scegliamo il treno e, una volta arrivati a destinazione, optiamo per spostarci a piedi o in bici.

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Bari inedita: i posti segreti della città

La città di Bari, capoluogo pugliese che si affaccia sulle acque del Mar Adriatico, è una città dal fascino assolutamente irresistibile e caratterizzata da una storia millenaria, che si mescola con la vivacità e l’allegria che caratterizzano le vie del centro storico.

Bari è nota per il suo lungomare, ma anche per il maestoso Castello Svevo Normano, la Basilica di San Nicola, patrono della città, ed il tanto amato e per l’intreccio di viuzze strette che compone Bari Vecchia. Esiste, però, una Bari meno conosciuta, ricca di angoli nascosti e luoghi segreti che sono in grado di raccontare storie affascinanti ed inedite ai più. Ecco quali sono i posti più suggestivi e misteriosi della città pugliese.

La Chiesa Russa, alla scoperta di un angolo di Russia nel cuore di Bari

Si tratta di una perla nascosta, che si trova fuori dai normali circuiti turistici principali: la Chiesa Russa. Questa costruzione si trova nel quartiere Carrassi, su Corso Benedetto Croce, ed è una chiesa ortodossa intitolata proprio al patrono della città di Bari, ovvero San Nicola, che viene venerato anche in Russia.

Venne costruita nei primi anni del Novecento ed è un esempio straordinario dello stile architettonico ortodosso, con una caratteristica cupola verde che sembra richiamare le chiese del Cremlino di Mosca. Inoltre, la chiesa è circondata da un bellissimo giardino di alberi di limoni, nel quale è presente anche un albergo per pellegrini ed una piccola chiesa intitolata a San Spiridione.

Il fatto che sia lontano dal centro storico, fa sì che la chiesa sia ancora poco conosciuta, conservando un’atmosfera più intima e riservata.

Piazza del Buonconsiglio

Spostandosi verso il cuore storico di Bari, ovvero il quartiere di Bari Vecchia, è possibile incontrare un altro angolo affascinante e quasi nascosto della città. Si tratta di Piazza del Buonconsiglio, uno degli scorci più pittoreschi del capoluogo pugliese, dove i visitatori possono osservare antichi resti di una chiesa di epoca bizantina, che sembra quasi fondersi con l’architettura medievale che caratterizza gli edifici circostanti.

Questa chiesa, dedicata a Santa Maria del Buonconsiglio, e che risale all’incirca al nono secolo, venne demolita negli anni Trenta, ma solo nel 1983 venne riportata alla luce parte della sua struttura antica, oltre che magnifici mosaici del pavimento. Questa piazza è il luogo ideale per scoprire la storia millenaria di Bari, lontano dalle folle dei turisti.

Scorcio di un vicolo di Bari Vecchia, centro storico della città, con piante lungo la via e piccole case tradizionali

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Vicolo del centro storico di Bari Vecchia

A difesa della città: il fortino di Sant’Antonio Abate

Fra le cose da visitare a Bari rientra sicuramente una passeggiata sul bellissimo lungomare cittadino, tanto amato anche dalle migliaia di turisti stranieri che ogni anno visitano la città. Proprio qui si erge il fortino di Sant’Antonio Abate, una struttura che venne costruita in passato per proteggere la città dalle frequenti incursioni dei pirati saraceni.

All’interno di questa struttura, inoltre, si trova una piccola cappella dedicata proprio a Sant’Antonio Abate e che è accessibile al pubblico solo in occasione della festa del santo: il 17 Gennaio. Qui viene conservata una statua in legno del santo, oggetto di venerazione dei diversi fedeli nel giorno di celebrazione.

Dalla struttura, inoltre, è possibile godere di una vista panoramica sul Mar Adriatico e sul centro storico di Bari, il luogo ideale per scattare scatti memorabili di una vacanza alla scoperta di questa meravigliosa città pugliese.

La Chiesa di Ognissanti di Cuti

Poco lontano dal centro di Bari, nella tranquilla campagna di Valenzano, si trova un altro luogo poco conosciuto, ma dotato di grande fascino. Si tratta della chiesa di Ognissanti di Cuti, struttura risalente al dodicesimo secolo, un esempio di architettura romanica ancora perfettamente conservata, che con le sue tre cupole spicca tra le grandi distese di ulivi che la circondano.

Questa chiesa è poco frequentata dai turisti, nonostante abbia una grande importanza dal punto di vista storico ed artistico per la città di Bari. Questo la rende un luogo di pace e preghiera, dove i visitatori possono ammirare bellissimi affreschi e diverse decorazioni degli artigiani locali in epoca medievale. È il luogo perfetto per chi desidera scoprire l’autenticità della campagna pugliese ed immergersi in un’epoca lontana.

I palazzi nobiliari di Bari

Bari è anche una città ricca di splendidi ed antichi palazzi nobiliari. Tra questi, forse il più misterioso è Palazzo Simi, che si trova nel cuore di Bari Vecchia, in uno dei suoi affascinanti vicoli Il palazzo ospita al suo interno un museo che conserva diverse testimonianze della storia barese, come mosaici, ceramiche e vari oggetti che facevano parte della vita quotidiani degli abitanti pugliesi. Il vero segreto di questo palazzo, però, è il fatto che siano stati rinvenuti nei suoi sotterranei i resti di una chiesa paleocristiana.

Un altro palazzo da non perdere sicuramente è Palazzo Fizzarotti, che si trova in Corso Vittorio Emanuele II, un’importante via di Bari che conduce sul lungomare, nel quale è possibile osservare elementi architettonici gotici, rinascimentali e veneziani, oltre alla sua splendida facciata decorata finemente.

Lungomare di Bari, Puglia, con campanile della Cattedrale di San Nicola sullo sfondo

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Lungomare di Bari, Puglia

Nei sotterranei della Cattedrale di San Sabino

Sotto la grande e maestosa Cattedrale di San Sabino si nasconde un segreto che pochi turisti conoscono: la cripta di San Sabino. Un luogo così suggestivo, ricco di storia e spiritualità, dove sono conservate le reliquie del santo e che è in grado di offrire un’atmosfera di raccoglimento, lontano dal caos cittadino. Inoltre, sono presenti diversi affreschi e mosaici risalenti a diverse epoche, che testimoniano la lunga storia proprio di San Sabino.

Bari è una città che non smette mai di sorprendere, una di quelle città che oltre alle sue attrazioni più conosciute ha molto da offrire. Si tratta di luoghi nascosti e storici, come i resti di chiese bizantine, fortini del Cinquecento, musei sotterranei e palazzi nobiliari. È un patrimonio unico nel suo genere, che merita di essere visitato almeno una volta nella vita.

Bari è la destinazione ideale, inoltre, per scoprire il “tacco d’Italia”, la fantastica regione pugliese, punto di partenza per andare a visitare la splendida regione del Salento, ad esempio, con le sue spiagge bellissime, oppure affascinanti città come Otranto, Trani e molte altre. Una vacanza in Puglia può regalare tantissime emozioni e sorprese, perché farsi scappare questa opportunità?

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Lituania, un paradiso per gli uccelli

Dal canapino acquatico alla beccaccia, fino all’aquila reale: in Lituania, dovunque guarderete, soprattutto in determinate stagioni, vedrete tantissimi magnifici esemplari di uccelli. Uno dei più piccoli gioielli d’Europa è infatti il paradiso dei birdwatcher perché possiede una ricca varietà di habitat, tra cui paludi, foreste e due dei paesaggi più mozzafiato dei Baltici: il delta del Nemunas e la penisola di Curonian, cosparsa di dune di sabbia.

La Lituania è il luogo ideale dal quale osservare la fauna ornitologica soprattutto perché è situata lungo la rotta migratoria dell’Est Baltico ed è in grado di offrire esperienze uniche e indimenticabili durante le intense migrazioni primaverili e autunnali. Dotato di un clima mite e di paesaggi diversificati, il paese è come una calamita per innumerevoli specie di uccelli, molte delle quali figurano in alto nelle liste dei desideri stilate dagli appassionati di birdwatching. Inoltre, molte specie presenti, che proprio in Lituania si riproducono regolarmente, sono considerate a rischio di estinzione come l’aquila di mare, il re di quaglie, la moretta tabaccata e il pagliarolo.

Dove fare birdwatching in Lituania

Ad attirare l’attenzione dei birdwatcher provenienti da ogni parte del mondo sono soprattutto i flussi migratori autunnali, quando milioni di uccelli lasciano i loro luoghi di riproduzione nell’emisfero settentrionale per svernare nell’Europa occidentale e meridionale, in Africa e in Asia. Questa tratta, conosciuta come Baltic Flyway, ha in Lituania una delle sue terrazze privilegiate dal quale ammirarla, ancora meglio se in compagnia di guide esperte che vi accompagneranno in questa esperienza unica.

In particolare, sono tre i luoghi privilegiati da tenere a mente per avvistare gli uccelli durante la migrazione: il Parco Nazionale di Curonian Spit, Capo Ventė e il Lago Žuvinas, non a caso conosciuto anche come il lago degli uccelli.

Parco Nazionale di Curonian Spit

Un paradiso rilassato e accessibile, oltre che uno dei più belli in cui fare birdwatching in Lituania, è il Parco Nazionale di Curonian Spit. Patrimonio UNESCO, famoso per le sue dune di sabbia, è anche il luogo perfetto dove osservare le diverse specie di uccelli interessate dal flusso migratorio grazie alle sue torri di avvistamento. Anche i non professionisti potranno divertirsi grazie alla presenza di postazioni informative ricche di informazioni e curiosità. Qui, la location ideale è soprattutto la Riserva Naturale di Nagliai, considerata la rotta più trafficata d’Europa e dove sarà possibile avvistare anche specie rare come i falchi pellegrini, i falchi dalle gambe rosse, le aquile marziali e gli storni rosei.

Parco Nazionale di Curonian Spit

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Vista aerea del Parco Nazionale di Curonian Spit

Capo Ventė

Capo Ventė conquista i professionisti e gli appassionati per il numero vertiginoso di uccelli che si possono avvistare nella sua area: ben mezzo milione ogni giorno durante l’alta stagione migratoria, che va da settembre a ottobre. Un luogo storico per gli appassionati di birdwatching: fu qui che, nel 1929, lo zoologo e biologo lituano Tadas Ivanauskas inaugurò la prima stazione di inanellamento per uccelli d’Europa. In questa zona avrete l’opportunità di avvistare diverse specie provenienti dalla Siberia e dirette a sud, come le poiane dalle zampe ruvide, e di regalarvi anche altre esperienze, come il tour in barca sul fiume Minija.

Lago Žuvinas

In fermento durante i flussi migratori è anche il Lago Žuvinas, situato all’interno di una riserva naturale. Questo è considerato soprattutto il paradiso degli uccelli acquatici e, grazie alla sua natura paludosa, rappresenta il luogo ideale dove, se si è fortunati, è possibile avvistare anche il rarissimo canapino acquatico.

Le cicogne, simbolo della Lituania

Di uccelli, in Lituania, se ne possono avvistare tantissimi, ma solo uno è considerato il vero simbolo del paese: l’elegante cicogna. Non una cicogna qualunque, bensì quella bianca, in quanto questo territorio ospita la più alta densità conosciuta al mondo, a dispetto di un drastico calo registrato nelle altre aree d’Europa. Secondo una ricerca, sono presenti 13.000 coppie nidificanti nelle aree agricole e in prossimità delle zone umide.

La Lituania offre l’habitat perfetto alla cicogna perché vanta foreste umide e terreni agricoli perfetti per le sue necessità. Il periodo ideale per avvistarla è sicuramente la primavera, in concomitanza con il ritorno di questa specie dalla migrazione invernale in Africa, dove ripartono intorno alla metà di agosto seguendo la rotta che dall’Est Europa e la Turchia porta fino alla Penisola araba. L’inverno della Lituania, infatti, è troppo rigido per la cicogna che oltre a preferire i luoghi caldi, non vola mai sopra il mare: in virtù della sua conformazione fisica e all’ampiezza delle ali, durante la rotta migratoria seguirà un percorso che la conduce sopra diversi paesi come Israele, la Siria e il Libano.

Nei mesi compresi tra maggio e agosto, invece, gli appassionati potranno ammirare questi animali nella loro quotidianità. Oltre ai corsi dei fiumi principali, i punti privilegiati per osservare le cicogne sono la foresta di Uzulenis (a pochi chilometri da Vilnius) e la foresta di Punia, a sud di Kaunas.

Cicogna bianca

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Un esemplare di cicogna bianca
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La funicolare Como-Brunate, il balcone delle Alpi

Se siete in cerca di un’esperienza memorabile da fare anche solo in giornata in occasione di una gita fuori porta, questa è perfetta per chi ha l’occasione di vistare il Lago di Como e desidera stare lontano dalla folla senza contribuire al cosiddetto overtourism. È il viaggio – breve – a bordo della funicolare che collega Como a Brunate, uno dei gioielli della Lombardia, un balcone panoramico con vista sulle Alpi.

La funicolare Como-Brunate

Inaugurata nel 1894, la funicolare Como-Brunate da subito diventò una delle attrazioni turistiche più frequentate, oltre a fungere da mezzo di trasporto per i residenti. Fu il simbolo dello sviluppo dei trasporti pubblici di quel periodo. Era anche il periodo del boom industriale e dell’inizio di quello che sarebbe diventato il turismo di massa, che proprio sul Lago di Como è letteralmente esploso negli ultimi anni. Inizialmente funzionava a vapore. Fu solo nel 1911 che la trazione divenne elettrica. Fu di nuovo ammodernata nel 1934-5 e nel 1951 furono sostituiti i vagoni con quelli più moderni.

In soli 7 minuti di ripido tragitto si attraversa un tunnel e i boschi intorno al lago. A metà del tragitto, s’incontra il cosiddetto “Cannone di Mezzogiorno“, installato all’inizio del ‘900 e che, tutti i giorni, a mezzogiorno spara un colpo a salve.

Escursioni in partenza dalla funicolare di Brunate

Ma non è solo per l’esperienza di salire a bordo di questa storica funicolare e neppure per ammirare il panorama del Lago di Como dall’alto che vale la pena salire. Dalla stazione d’arrivo di Brunate, infatti, partono diverse escursioni. In pochi minuti si arriva alla fonte del Pissarottino, punto panoramico dal quale si possono ammirare il primo bacino del lago, Villa d’Este, Villa Erba e il Monte Rosa.

Un’altra escursione consigliata è quella per il Monte Piatto, che coniuga la bellezza dei luoghi con la scoperta archeologica degli avelli e della Pietra Pendula. Questa escursione può proseguire verso Torno, noto per essere il borgo delle streghe, dove è possibile ammirare la splendida chiesa di San Giovanni e prendere il battello per tornare a Como. La durata dell’intera passeggiata è di circa due ore e mezza. È consigliata in tutto il periodo dell’anno in assenza di neve.

Molto bella è, per chi se la sente, la discesa a piedi verso Como che si può fare seguendo due sentieri: quello che costeggia la funicolare e quello, molto suggestivo, che passa per l’Eremo di San Donato, un ex convento del XV secolo. Una volta tornati a Como, si può fare un tour guidato della città con una crocierea in barca sul lago più famoso del mondo.

Cosa vedere a Brunate?

Brunate è un piccolo Comune che si trova a 715 metri sul livello del mare e vanta una storia antichissima. Da vedere c’è il Faro Voltiano, una torre ottagonale costruita nel 1927 come omaggio della città di Como al suo cittadino Alessandro Volta. Con un’altezza di 29 metri, domina la vallata e, di notte, illumina Como e i dintorni con fasci di luce verde, bianca e rossa. Poi c’è la Fontana Campari che si trova proprio nel centro di Brunat, un’opera in stile déco dell’artista fiorentino Giuseppe Gronchi. La fontana, che fa parte di una serie di circa 30 opere delle quali solo tre sono rimaste in Italia, fu commissionata dalla nota azienda produttrice di bevande per pubblicizzare il prodotto.

Faro Voltiano Brunate

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Vista del Lago di Como dal Faro Voltiano a Brunate

Infinite, c’è la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, originaria del 300, una volta annessa a un monastero, è stata arricchita nel XVII secolo, ricostruita nel XIX secolo e ampliata nel 1900. Ospita un organo a canne costruito dai fratelli Prestinari nel 1827. Proprio di recente il New York Times ha elogiato e consigliato i monti nei dintorni di Como, tra cui Brunate, “il balcone delle Alpi”, in un articolo sugli scenari unici d’Italia dove trascorrere giornate all’insegna della natura.

Funicolare Como-Brunate: date e orari

La funicolare è in servizio tutti i giorni dalle ore 6 alle ore 22.30. Il sabato dalle ore 6 alle ore 24.00. Durante il periodo estivo, il servizio viene prolungato fino alle ore 24.00. Il 25 dicembre il servizio è effettuato dalle 8 alle 12 con corse ogni 30 minuti. Il tempo di percorrenza è di soli 7 minuti. Tutte le corse fermano, a richiesta, a Carescione. Il biglietto ordinario costa 3,60 euro, andata e ritorno costa 6,60 euro.

I ragazzi fino ai 12 anni compiuti pagano 2,40 euro, 3,90 euro anta e ritorno, mentre i bambini fino ai 4 anni di età viaggiano gratis. Sono previste tariffe promozionali per comitive e per gli abbonamenti mensili, annuali o per 7 giorni. A bordo della funicolare si possono portare biciclette, animali, carrozzine o altri colli al costo di 3,50 euro a tratta. I cani per i non vedenti viaggiano gratuitamente e devono essere muniti di museruola.