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Le torri-orologio più famose d’Europa

Il modo in cui teniamo il tempo è cambiato molto nel corso dei secoli: dalle antiche meridiane agli orologi da polso, fino agli smartphone. Gli strumenti per misurare il tempo, in passato come nel presente, ricoprono un ruolo importante nella nostra vita quotidiana e alcuni di questi hanno mantenuto intatto il loro fascino diventando vere e proprie attrazioni da visitare e fotografare. Stiamo parlando delle torri-orologio, costruite nel Medioevo in molte città d’Europa le quali investirono in queste costruzioni e le posizionarono nelle aree principali del centro cittadino.

Seppur non siano più il principale punto di riferimento per controllare l’ora, queste strutture scultoree sono luoghi architettonici imperdibili e noi di SiViaggia abbiamo raccolto le torri-orologio più famose d’Europa da inserire nei vostri itinerari fotografici.

Big Ben, Londra

Il Big Ben segna il tempo di Londra da 300 anni e rappresenta uno dei suoi simboli più fotografati, oltre che una delle torri-orologio più famose al mondo. Tuttavia ‘Big Ben’ non è il nome dell’intera struttura, bensì è il soprannome della Grande Campana contenuta all’interno dell’orologio stesso. Dal 2012, la torre è stata ufficialmente ribattezzata Elizabeth Tower come omaggio alla Regina Elisabetta II. Alto 96 metri, l’orologio fu costruito tra il 1834 e il 1858 e nel 1987 ottenne il riconoscimento come Patrimonio UNESCO. I rintocchi del Big Ben sono parte integrante della vita quotidiana dei londinesi e, in occasione del nuovo anno, suonano sempre 12 volte. Non preoccupatevi se siete lontani: il suono dei rintocchi può essere sentito a 20 chilometri di distanza!

Orologio astronomico (Staromestska Radnice), Praga

Anche lo splendido orologio astronomico di Praga (Staromestska Radnice) incanta i cittadini e i visitatori della città dal lontano 1410. Situato sul lato sud del municipio in Piazza della Città Vecchia, è considerato uno dei più belli d’Europa grazie ai suoi dettagli particolari. Vanta un meraviglioso quadrante astronomico, ossia una struttura a forma di astrolabio atta a indicare l’ora e a calcolare la posizione del sole, dei pianeti e delle stelle nel cielo. Sopra il quadrante sono state aggiunte le statue dei dodici apostoli che, ogni sessanta minuti, escono dalle finestre poste in alto, animandosi insieme ad altre figure che rappresentano i vizi capitali: uno spettacolo molto atteso dai turisti in visita. Ancora più dettagliato è il quadrante del calendario, in cui vengono rappresentati i mesi dell’anno inserendo scene di vita quotidiana all’interno di dodici medaglioni.

Orologio Praga

Fonte: iStock

Dettaglio dell’Orologio Astronomico di Praga

Orologio Astronomico, Messina

L’Orologio Astronomico è contenuto all’interno del campanile del duomo di Messina ed è considerato il più grande e complesso al mondo. Tra le attrattive più famose della città, fu progettato dalla ditta Ungerer di Strasburgo e inaugurato nel 1933. Il meccanismo, il quale si attiva ogni giorno alle 12, funziona attraverso un particolare sistema di leve e contrappesi che consente il movimento delle statue in bronzo situate sulla facciata e legate alle tradizioni civili e religiose della città. Il campanile può essere visitato al suo interno, dove si accede anche a un belvedere che permette di godere di una vista a 360 gradi sulla città.

Torre dell’Orologio, Sighișoara

Porta d’accesso al centro storico della città, la Torre dell’Orologio di Sighișoara è alta 64 metri e può essere avvistata da qualsiasi punto. Questo non è un caso: la torre, infatti, fu costruita allo scopo di difendere l’ingresso principale alla cittadella, diventando successivamente municipio fino al 1556. È considerato uno dei monumenti più rappresentativi di tutta la Transilvania oltre che l’unico della Romania dotato di figure. Anche quest’orologio è stato arricchito di dettagli: vanta un meccanismo con diverse statuine raffiguranti la Pace, la Giustizia, la Legge, il Boia e i diversi pianeti. Oggi custodisce al suo interno il Museo della Storia, dove passeggiando tra le diverse sale potrete approfondire il passato della città.

Torre orologio Sighișoara

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Torre dell’Orologio nel centro di Sighișoara

Torre dell’Orologio (Saat Kules), Izmir

Anche in Turchia c’è una torre-orologio davvero particolare perché arricchita di fini decorazioni in stile ottomano. Stiamo parlando della Saat Kules a Izmir, costruita nel 1901 come dono del Sultano Abdulhamid per celebrare il 25° anniversario della sua ascesa al trono e situata in piazza Konak, proprio nel cuore della città. La torre è contraddistinta da quattro fontane con tre rubinetti ciascuna disposte intorno alla base in uno schema circolare. Le colonne, invece, sono ispirate a disegni moreschi. La torre dell’orologio, considerata la sua importanza, è diventata il simbolo di Izmir tanto da apparire sul retro delle banconote da 500 lire turche dal 1983 al 1989.

Zytglogge, Berna

Il simbolo del centro storico di Berna è la torre dell’orologio chiamata Zytglogge che, ogni ora, offre uno spettacolo a tutti i visitatori: un corteo di marionette medievali composto da orsi danzanti, giullari e galli canterini. Oltre a monitorare il tempo, l’orologio misura tutte le distanze nel cantone svizzero. Patrimonio UNESCO, la torre è stata costruita tra il 1218 e il 1220, mentre l’orologio è più recente, ma resta comunque uno dei più antichi della Svizzera perché il suo meccanismo risale al 1530. Chi è interessato può scoprirlo anche all’interno partecipando a un’interessante visita guidata.

Zytglogge Berna

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Dettaglio della Zytglogge, la torre dell’orologio di Berna

Orologio di San Marco, Venezia

Una delle più originali costruzioni veneziane è sicuramente l’Orologio di San Marco, progettato dall’architetto Codussi in una posizione non casuale: la torre, infatti, grazie al grande arco che la sorregge, permetteva di individuare più facilmente l’accesso alle mercerie, principale via di comunicazione tra il centro politico e religioso della Serenissima (piazza San Marco) e il centro mercantile (Rialto). L’orologio è talmente affidabile che è stato scelto nel 1858 come cronometro ufficiale della città di Venezia, al quale ogni altro orologio doveva essere perfettamente sincronizzato. Oltre a visualizzare l’ora del giorno, inoltre, mostra anche il segno zodiacale dominante e la fase lunare.

Torre Rognosa, San Gimignano

In un borgo famoso per l’alto numero di torri che ne costituiscono lo skyline, non poteva certo mancare una torre principale dotata di orologio. Siamo a San Gimignano e la struttura in questione è Torre Rognosa, simbolo del potere cittadino, la torre insuperabile dimora di chi aveva “rogne”. Situata nella centralissima Piazza del Duomo come parte integrante del duecentesco Palazzo Vecchio del Podestà, è alta ben 52 metri e rappresenta la seconda più alta di tutta la città. Le torri di San Gimignano erano il simbolo del potere delle diverse famiglie e, anche se alcune provarono a erigerne di altrettanto elevate, vennero dopo poco ridotte in altezza. E il nome? ‘Torre Rognosa’ deriva dalla sua funzione come carcere che ospitava tutti coloro che avevano “rogne”, ossia problemi con la giustizia.

Zimmer Tower, Lier

Per l’ultima torre andiamo in Belgio, dove nella città di Lier si trova una splendida struttura chiamata Zimmer Tower. A costruirlo nel 1930 fu l’astronomo e orologiaio Louis Zimmer (da qui il nome) che lo donò alla città in onore del 100° anniversario dell’indipendenza del Paese. La facciata è composta da 12 quadranti che circondano un segnatempo centrale progettati per mostrare l’ora ufficiale, le fasi lunari, lo zodiaco, le stagioni e le maree. Una curiosità? La lancetta meccanica è la più lenta al mondo!

Orologio Zimmer Tower Lier

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Lo splendido orologio della Zimmer Tower a Lier
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L’isola di Robinson Crusoe in Cile

L’isola di Robinson Crusoe esiste ed è molto più di una leggenda letteraria. Conosciuta anche con il nome di  Agua Buena si trova nell’arcipelago cileno di Juan Fernandez ed diventata famosa per essere stata citata nell’opera di Daniel Defoe. Un luogo che rappresenta un vero e proprio scenario di sopravvivenza che ha dato vita al personaggio.

Quest’isola dell’arcipelago Juan Fernandez, infatti, è il luogo in cui Alexander Selkirk, un marinaio scozzese, naufragò nel lontano 1704 e dove visse in isolamento per quasi cinque anni. La sua esperienza avrebbe gettato le basi per il leggendario libro “The life and strange surprising adventures of Robinson Crusoe”, pubblicato il 25 aprile del 1719.

Curiosità sull’arcipelago Juan Fernandez e Selkirk

L’arcipelago si compone di tre isole principali: l’isola Robinson Crusoe, l’isola Alejandro Selkirk Santa Clara.

L’isola Robinson Crusoe, chiamata Más a Tierra fino al 1966, è la più famosa proprio grazie al suo forte legame con la storia del marinaio scozzese e, poi, con il personaggio di Dafoe. Dai recenti scavi eseguiti sull’isola, sono state portate alla luce le tracce di un insediamento probabilmente appartenente a Selkirk, come resti di accampamenti e oggetti che testimoniano la presenza europea sull’isola all’inizio del Diciottesimo secolo.

Secondo la storia egli fu l’unico europeo, fino a quel momento, a vivere sull’isola, dopo essere stato abbandonato lì a causa di un litigio con i suoi ufficiali di bordo. Egli scelse di essere lasciato lì, piuttosto che continuare la navigazione in condizioni precarie, stabilendosi in una posizione strategica su un altura dell’isola, costruendo rifugi e vivendo grazie alle numerose risorse naturali presenti sull’isola.

L’Isola di Robinson Crusoe oggi: un rifugio naturale

Nel 1977 l’isola di Robinson Crusoe è stata dichiarata Riserva della Biosfera dall’UNESCO, un modo per preservare la sua inestimabile e straordinaria bellezza naturale, data dalle sue montagne, le sue scogliere e la vegetazione rigogliosa, che regala uno scenario indimenticabile.

Attualmente l’isola è abitata da una piccola comunità composta da circa 900 persone, le quali vivono principalmente nella costa a nord dell’isola, nel villaggio di San Juan Bautista.

Oggi visitare l’isola consente di vivere un’esperienza unica, lontana dalle rotte turistiche più battute. Ai visitatori è possibile camminare ed esplorare i vari sentieri montuosi che si snodano lungo l’isola oppure fare immersioni nei bellissimi fondali marini che la circondano, con barriere coralline e pesci colorati, o, semplicemente, cercare un luogo dove rilassarsi fra le numerose calette isolate.

Il Parco Nazionale Arcipelago Juan Fernandez, ad esempio, offre sentieri mozzafiato che si snodano tra valli e montagne, con viste spettacolari sull’oceano circostante. Uno dei più popolari è quello che conduce sulla vetta del Cerro El Yunque, che altro non è che la vetta più alta dell’isola, da cui si può godere di una vista panoramica su tutto l’arcipelago.

Il fascino dell’isola Robinson Crusoe risiede non solo nella sua connessione con la famosa opera letteraria ed il personaggio cinematografico, ma anche per la possibilità di vivere un’esperienza unica ed indimenticabile, in un contesto unico come quello dell’arcipelago Juan Fernandez. È la destinazione ideale per chi cerca una fuga dalla vita moderna e lontana dal turismo di massa, per chi vuole scoprire la natura incontaminata di questo paradiso cileno o per chi, come molti, vuole scoprire luoghi da sogno di film e serie tv che fanno sognare viaggi indimenticabili.

Cannoni presenti sull'isola di Robinson Crusoe in Cile, con villaggio sullo sfondo

Fonte: iStock

Isola di Robinson Crusoe, nell’arcipelago Juan Fernandez in Cile
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Spagna, nuove regole per entrare dal 1° ottobre: cosa serve

Dopo i disordini e le manifestazioni in seguito all’overtourism, la Spagna ha preso una decisione che ha sorpreso l’Europa. A partire dal 1° ottobre per visitare il Paese, anche solo per un giorno, i turisti dovranno fornire una serie di dati personali e sensibili. Le regole cambiano, come annunciato dal governo, monitorando l’ingresso dei visitatori secondo modalità mai messe in atto precedentemente. Un Paese da sempre noto per la sua solarità e accoglienza, chiude parzialmente le porte per cercare di limitare i danni dovuti a un turismo di massa a quanto pare troppo invasivo.

Nel 2023 la Spagna ha registrato circa 85 milioni di turisti, ovvero il 18,7% in più del 2022. Questo ha significato un record di spesa turistica di 108.662 milioni di euro che rivela che ogni turista in media ha pagato 1278 euro durante la propria vacanza. I dati hanno confermato che la maggior parte dei visitatori recenti provengono dal Regno Unito, seguito dalla Francia e poi l’Italia al terzo posto.

Ingresso in Spagna: cambiano le regole

Secondo i nuovi provvedimenti presi dal governo di Madrid il settore turistico spagnolo dal mese di ottobre dovrà adottare alcune importanti misure straordinarie. Gli hotel, le compagnia di noleggio auto, i proprietari di strutture ricettive come Airbnb dovranno richiedere al turista circa 40 tipi di informazioni personali. Non si tratta solo di dati personali come il documento o le generalità tradizionali, ma anche il numero del conto in banca e altri dettagli che minacciano la privacy dell’individuo. E tutto questo è richiesto anche solo per il soggiorno di una notte.

Queste misure restrittive, stando alle recenti dichiarazioni pubbliche del governo spagnolo, sono state prese per limitare il pericolo del terrorismo e della criminalità. Ma non mancano le polemiche e il rischio di tenere lontano i viaggiatori stranieri non è da sottovalutare, poichè potrebbero essere scoraggiati dall’impegno richiesto anche solo per una vacanza di un weekend.

Barcellona

Fonte: 123RF

Barcellona

Privacy a rischio e non solo

Oltre alla minaccia della privacy, chi vuole visitare la Spagna d’ora in poi dovrà mettere in conto anche un aumento del budget. Infatti, come riportato da El Pais, i turisti dovranno pagare una tassa di soggiorno comunale per ogni tipo di pernottamento, che si tratti di un hotel, di una pensione o una casa in affitto, persino una crociera e il campeggio. Inoltre è prevista anche una tassa di soggiorno negli stabilimenti turistici della Generalitat di una cifra variabile a notte per gli alberghi con meno di quattro stelle e di 3,50 per quelli di categoria più elevata.

Chi segue la Spagna

Non è solo la Spagna ad adottare misure restrittive in Europa. Infatti il Regno Unito che già si è sempre tenuto fuori dall’Unione europea, a partire dal mese di aprile 2025 ha previsto di far pagare a ogni turista una tassa di 10 sterline per entrare nel Paese. Questa decisione che risponde al nome di Eta sarebbe utile per tutelare le frontiere come una sorta di visto con validità di due anni da quando viene concesso. Il periodo di soggiorno però non deve superare i 60 giorni continuativi.

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Le sei meravigliose città italiane del quarto d’ora

Quindici minuti per fare tutto, un quarto d’ora per per raggiungere gran parte dei servizi necessari. No, non è il mondo dei sogni o la tipologia di vita che si vive nei piccoli borghi, ma la realtà di ben sei magnifiche città italiane (e non solo) dove il 90% della popolazione può soddisfare molte delle sue necessità in un arco temporale di 15 minuti o persino meno. Scopriamo quali sono e perché questo studio offre degli ottimi spunti per il futuro.

Le città dei quindici minuti

Ad affermare quanto appena detto è uno studio scientifico realizzato da Matteo Bruno, Hygor Piaget Monteiro Melo, Bruno Campanelli e Vittorio Loreto, dei Sony Computer Science Laboratories – Rome in collaborazione con Sapienza Università di Roma e il Centro Ricerche Enrico Fermi, e pubblicato sulla rivista Nature Cities.

Per alcuni questo dato potrebbe sembrare persino una banalità, ma come ha dichiarato Loreto all’ANSA: “Il concetto della ‘città di 15 minuti’, ossia la possibilità per una persona di poter soddisfare gran parte dei propri bisogni quotidiani nel raggio di 15 minuti a piedi o in bicicletta, è un elemento considerato di grande rilevo per il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente e in questo lavoro abbiamo sviluppato per la prima volta uno strumento in grado di misurare come e quali città vi rientrano”.

E si tratta di uno strumento davvero eccezionale poiché contiene i dati completi di migliaia di città di tutto il mondo, tra cui 50 italiane, con i servizi essenziali come scuole e ospedali fino ai ristoranti o luoghi ricreativi “a portata di mano”. I risultati per l’Italia, tuttavia, non sono poi del tutto incoraggianti perché, delle 50 città e analizzate, solo 6 garantiscono i servizi a 15 minuti (a piedi) per almeno il 90% della popolazione.

Quali sono le città italiane del quarto d’ora

Nel dettaglio: dallo studio emerge che le città d’Italia del quarto d’ora sono Milano, Torino, Livorno, Genova, Bologna e Firenze. Da queste parti, almeno il 90% della popolazione trova tutto ciò che gli potrebbe occorrere in meno di 15 minuti. Ma perché sono solo sei a fronte delle 50 analizzate?

In molti potrebbero pensare che le cause siano da imputare alle dimensioni delle città (a Roma, per esempio, solo il 71% della popolazione rientra nei 15 minuti, a Napoli appena il 60%), ma la verità è che a fare la differenza possono essere anche alcune peculiarità. È il caso di Perugia che, pur essendo più piccola di molte altre città italiane prese in esame, riesce a promettere servizi a 15 minuti di distanza a piedi al 40% della popolazione solamente. Il motivo è, molto probabilmente, la sua conformazione.

Uno studio, tra le altre cose, che può rivelarsi molto utile ed interessante per il futuro perché uno dei suoi obiettivi è offrire un aiuto per individuare la distribuzione ottimale dei servizi. Anche perché in alcune città del nostro Paese è davvero possibile fare grandi miglioramenti apportando piccole modifiche. In altre, invece, la questione è decisamente più complessa come nel caso dei quartieri a bassa densità abitativa, dove non è purtroppo possibile pensare di fornire tutti i servizi nel raggio di 15 minuti a piedi (o in bicicletta).

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Curiosità Notizie Tivoli Viaggi viaggiare

A Tivoli nasce un nuovo (e bellissimo) Parco Letterario

In un’epoca segnata dal fenomeno dell’overtourism, i Parchi Letterari si distinguono per la loro sostenibilità, incantevoli itinerari che si possono esplorare tutto l’anno e si svelano in aree spesso lontane dai tradizionali circuiti turistici.

Esempi di spicco sono il borgo di Galtellì, in provincia di Nuoro, che, con solo 2.400 abitanti, attira circa 25mila visitatori annuali grazie al Parco Letterario Grazia Deledda, Aliano, nel materano, il borgo del confino di Carlo Levi che, con appena 800 residenti, riceve circa 30mila visitatori all’anno grazie al Parco Letterario, e il nuovo Parco Letterario di Tivoli, dedicato a tre grandi personaggi della letteratura che vissero, ognuno a proprio modo, questi luoghi straordinari.

Tivoli, l’ambizioso progetto dedicato a Marguerite Yourcenar, Ludovico Ariosto e Ignazio di Loyola

Le rovine «libere e selvagge» del palazzo dell’imperatore Adriano, che affascinarono la scrittrice franco-belga Marguerite Yourcenar durante la sua prima visita un secolo fa, divennero fonte d’ispirazione per il suo capolavoro del 1951, “Memorie di Adriano“, i giardini spettacolari della villa del cardinale Ippolito II d’Este, influenzati dalle avventure dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, celebrano la grandezza della dinastia ferrarese, e le maestose volte del Santuario di Ercole Vincitore sono il luogo dove Ignazio di Loyola fondò la prima scuola gesuitica d’Italia nel 1539, durante il suo soggiorno a Tivoli.

I tre magnifici siti, due dei quali riconosciuti come Patrimonio UNESCO (Villa d’Este e Villa Adriana), non solo condividono l’indissolubile legame con il territorio tiburtino, ma sono ora parte integrante dell’ambizioso progetto del nuovo Parco Letterario.

Con i suoi 55mila abitanti e un ruolo chiave nell’economia della provincia romana, Tivoli ha da sempre ricevuto un contributo essenziale da parte del turismo culturale: nel 2022, i siti delle Villae hanno registrato 748.656 presenze, con un aumento del 37,74% rispetto all’anno precedente, segnando il record degli ultimi 16 anni e collocando il complesso tra i primi 10 siti statali più visitati in Italia. Un successo che è anche frutto della collaborazione fra i siti UNESCO e gli enti locali, tramite il protocollo “Villae con voi“, siglato nel 2020, che ha rafforzato il legame tra il turismo e l’economia del territorio.

Con l’obiettivo di raggiungere il milione di visitatori, il prossimo passo potrebbe essere la creazione di una “Community Villae“, un progetto che punta a rendere Tivoli un modello di turismo culturale sostenibile.

Il turismo che nasce dalla passione per la letteratura

Villa Adriana Tivoli

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Il Parco di Villa Adriana, Tivoli

Il Parco Letterario di Tivoli, lanciato nel giugno scorso sotto la guida di Andrea Bruciati, direttore del sistema museale Villae, si aggiunge così alla rete creata nel 2010 per promuovere i territori legati a importanti figure letterarie e fungere da volano per nuove iniziative culturali, come mostre, festival letterari e progetti di arte contemporanea, che valorizzano ulteriormente il patrimonio.

La rete a oggi conta 33 parchi in Italia, oltre a progetti internazionali in Norvegia, Florida e Cuba, con nuove aperture previste in Grecia, Canada e Svizzera. Si tratta di mete che attraggono un turismo più consapevole e sostenibile, con benefici tangibili per l’economia locale, come dimostra lo studio del Centro per il Turismo Letterario (Tule) dell’Università per Stranieri di Perugia, primo nel suo genere in Europa.

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Le isole più pericolose al mondo

Per molte persone, i viaggi nelle isole rispecchiano un immaginario ben preciso: spiagge di sabbia morbida, acque cristalline turchesi e tanto divertimento. Tuttavia, alcune isole dall’aspetto idilliaco nascondono in realtà dei segreti che le rendono mortali per i visitatori. Animali poco simpatici, tribù non proprio socievoli e calamità naturali sono solo alcune delle ragioni per le quali è meglio stare alla larga dalle isole più pericolose al mondo di cui vi parleremo in questo articolo. Noi vi abbiamo avvisato!

L’isola di Miyakejima, Giappone

Quando passeggiamo su un’isola, l’ultima cosa che vogliamo è essere colpiti da frammenti di roccia. Questo (e non solo) è quello che può succedere ai turisti che si avventurano a Miyakejima, dove un accessorio immancabile da portare sempre con sé è una maschera antigas. L’isola, situata a 180 chilometri da Tokyo, ospita al suo interno il Monte Oyama, uno dei vulcani più attivi al mondo. Pensate che, negli anni 2000, oltre 17.000 terremoti svegliarono il vulcano che, espellendo fiumi di lava, gas e rocce, obbligò gli abitanti a lasciare l’isola per 5 anni. Oggi, incredibilmente, Miyakejima vive anche di turismo: l’isola attira sempre più visitatori conquistati dalla sua atmosfera post-apocalittica tra maschere antigas e sirene. Tuttavia i rischi nel visitarla sono alti, dai frammenti di rocce ai gas nocivi.

Ilha da Queimada, Brasile

Tra le isole più pericolose al mondo non poteva mancare Ilha da Queimada in Brasile, meglio conosciuta come ‘l’isola dei serpenti‘. Situata nell’Oceano Atlantico, a 40 chilometri da San Paolo, quest’isola ospita tra i 2.000 e i 4.000 serpenti velenosi su una superficie di poco più di 4.000 metri quadrati. La specie è la Bothrops insularis e, con il suo veleno, può uccidere un uomo in meno di un’ora. Considerato l’ovvio pericolo, Ilha da Queimada non può essere visitata da chiunque: il governo brasiliano controlla rigorosamente gli accessi all’isola (solo la marina militare e alcuni ricercatori possono approdarci) seppur non siano assenti i bracconieri che riescono a entrare per prendere i serpenti e rivenderli sul mercato nero.

Serpente isola pericolosa Brasile

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Serpente Bothrops Insularis, noto come la testa di lancia d’oro

Saba, Antille Olandesi

Saba Island, un piccolo paradiso tropicale dei Caraibi olandesi con un grande problema per chi sogna una vacanza di puro relax: gli uragani. A causa della sua posizione sulla rotta degli uragani, è colpita più violentemente e frequentemente di qualsiasi altra isola caraibica. Questa sfortuna è visibile a chiunque visiti l’isola: la parte est, infatti, è il classico paradiso tropicale, mentre quella ovest è desertica perché i forti venti distruggono qualsiasi cosa incontrino sul loro cammino. L’aeroporto, inoltre, è considerato, anche da piloti esperti, come uno dei più pericolosi al mondo perché possiede una sola pista lunga meno di 400 metri, situata sul ciglio di uno strapiombo.

Isole Farallon, Stati Uniti

La pericolosità di quest’isola, invece, deriva dall’uomo. Dal 1946 al 1970, infatti, la Atomic Energy Commission degli Stati Uniti decise di utilizzare queste piccole isole situate nel Golfo delle Farallones, al largo delle coste di San Francisco, come discarica dove gettare le scorie nucleari. Tuttavia anche la natura le ha rese poco accessibili: i marinai le definivano “i denti del diavolo” proprio a causa del loro profilo frastagliato e per le coste pericolose che non permettono di navigare in totale sicurezza. In generale, l’accesso a queste isole è limitato anche per preservare gli animali che ci vivono.

Isole Farallon

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Le frastagliate Isole Farallon

Isola di North Sentinel, India

Ed è sempre l’uomo che non permette l’accesso alla piccola isola di North Sentinel, situata nel Golfo del Bengala, in India. Qui è tassativamente vietato avvicinarsi, anche in barca, perché gli abitanti, i sentinelesi, una tribù isolata dal resto del mondo da oltre 50 mila anni, sono particolarmente violenti con i nuovi arrivati. La loro inospitalità è abbastanza famosa. C’è chi ha provato a entrare con l’intento di portare la fede cristiana sull’isola e chi invece, pescando, si è avvicinato troppo alle sue coste. Il risultato è stato fatale in entrambi i casi: sia il predicatore che i pescatori sono stati uccisi con archi e frecce.

Ramree, Myanmar

Dall’isola dei serpenti arriviamo a un’altra località divenuta famosa per un altro animale. Ramree in Myanmar è protagonista di una storia particolare che vede protagonisti inglesi, giapponesi e…coccodrilli! Situata al largo della costa birmana, è stata teatro di un massacro risalente al 1945 quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, gli scontri tra le truppe britanniche e quelle nipponiche obbligarono quest’ultime a fuggire nella giungla dove, invece di trovare riparo, si ritrovarono a fronteggiare un altro pericolo. Le paludi, infatti, erano infestate dai coccodrilli e dei circa 1000 soldati, oltre 400 non fecero più ritorno perché divorati da questi rettili giganti. Seppur l’isola sia accessibile a chiunque, è caldamente sconsigliato!

Poveglia, Italia

Un’isola pericolosa è presente anche in Italia, intrisa di leggende e non accessibile ai visitatori curiosi a causa delle sue condizioni precarie. Stiamo parlando di Poveglia, situata nella laguna di Venezia, vicino all’isola del Lido. I turisti, però, non si avventurano non tanto per la pericolosità dell’isola in sé, ma per la sua fama: è considerata uno dei luoghi più infestati del mondo. Per secoli è stata un rifugio, un luogo di esilio, una sorta di prigione per malati terminali, un ospedale psichiatrico e un vero e proprio terreno di riposo per i defunti fino al suo totale abbandono. Con un passato del genere, le storie di fantasmi erano inevitabili! Tuttavia, nessuno degli esperti di tradizioni e folklore locale riconosce in Poveglia questo record di presenze inquietanti.

Poveglia isola pericolosa Italia

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Poveglia, l’isola abbandonata sulla laguna di Venezia

Isola di Kolyuchi, Russia

L’ex stazione meteorologica sovietica di Kolyuchin, un’isola disabitata situata nel circondario autonomo della Čukotka, l’estremo oriente russo, in prossimità dell’Alaska, è diventata la casa degli orsi polari. Secondo alcune teorie, questi mammiferi marini sono diventati i nuovi abitanti dell’isola per due motivi: da una parte perché in cerca di rifugio, dall’altra perché il ghiaccio resta vicino a queste coste e, insieme alle conseguenze provocate dal riscaldamento climatico, non permette agli orsi di utilizzarlo come zattera per spostarsi verso nord. Una situazione quasi surreale che fu immortalata dal fotografo naturalista Dmitry Kokh.

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L’arcipelago di La Maddalena è in pericolo a causa dell’overtourism

Recenti studi hanno dimostrato che la vita vegetale, animale e marina sta soffrendo a causa di un numero insostenibile di turisti dal comportamento irresponsabile. Questa estate ci sono state manifestazioni in Spagna e disordini a Santorini per l’overtourism, un fenomeno che riguarda anche l’Italia. L’arcipelago di La Maddalena è uno dei luoghi più pittoreschi della Sardegna, con spiagge incontaminate e formazioni rocciose piene di fiori. Ospita la famosa isola di Budelli che attira visitatori per la sua spiaggia rosa, ora off-limits dopo che qualcuno ha rubato più volte la sabbia dal colore insolito.

La minaccia dell’overtourism in Sardegna

Questo arcipelago incantevole si trova al largo della punta nord-orientale della Sardegna. La paura di scienziati e funzionari del settore è che “tra 10 anni, non rimarrà nulla di questa bellezza“. Rosanna Giudice, commissario del Parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena l’ha definita un’emergenza in un’intervista con Il Fatto Quotidiano. Quest’ultima ha assunto il ruolo di supervisore del parco alla fine di luglio 2024 e sta cercando di mettere in guardia sulle condizioni critiche della zona. “Se la situazione non cambia, tra 10 o 15 anni non rimarrà nulla di questa bellezza“, ha detto.

Maddalena Sardegna

Fonte: 123RF

Arcipelago della Maddalena

Ha denunciato il numero di barche che affollano la costa e il continuo andirivieni di taxi d’acqua che scaricano i passeggeri sulla riva, nonostante i divieti. I maxi yacht ormeggiati stanno distruggendo con le loro ancore le praterie di Posidonia marina sui fondali e l’inquinamento acustico sta allarmando le creature marine. “I delfini che prima si vedevano tutto il giorno ora stanno ben lontani dall’arcipelago e compaiono solo al mattino prima che arrivi l’inferno” ha detto Giudice. Luca Bittau, un cetologo del posto, ha spiegato che il rumore dei motori delle barche è così forte che copre le comunicazioni acustiche dei delfini, essenziali per la caccia, la socializzazione e l’allevamento dei loro piccoli.

Nuove regole

Le barche a motore presentano anche il rischio di collisioni con altre creature marine come le tartarughe. “Dobbiamo limitare i numeri“. Giudice ha avvertito che il numero di visitatori che arrivano all’arcipelago è insostenibile. “Abbiamo bisogno di un numero limitato e di ripensare alle concessioni” ha affermato. Ha già introdotto un divieto severo di ormeggio notturno. A tutte le imbarcazioni da diporto è vietato gettare l’ancora nelle acque intorno all’arcipelago dalle 21:00 alle 8:00. L’unica eccezione è per i residenti e le aziende che hanno la sede legale di La Maddalena da almeno cinque anni. Le loro imbarcazioni devono anche essere dotate di vasche di raccolta delle acque reflue e attraccare alle boe di ormeggio.

Giudice afferma che il divieto è necessario per frenare le feste notturne che spesso si svolgono sugli yacht con musica ad alto volume e luci intense che disturbano la vita marina. Il commissario vorrebbe anche vedere l’introduzione delle guardie forestali. Al momento le guide nei punti di accoglienza hanno il compito di ricordare ai turisti come comportarsi. “Si prendono cura sia delle spiagge che del mare. Svolgono un lavoro splendido, ma non hanno il potere di imporre sanzioni“, ha affermato Giudice. Giudice rimarrà al suo posto per sei mesi, con la possibilità di essere riconfermata per altri sei mesi. “In questo lasso di tempo a disposizione, farò di tutto per garantire un piano socio-economico su misura per il parco e che venga affrontata la questione della limitazione dei flussi“, ha affermato.

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Unexpected Italy, l’app contro l’overtourism che promuove l’Italia più autentica

Passione, valori, curiosità, una forte identità e anche l’amore: questi sono gli ingredienti della storia che vi stiamo per raccontare. Non una favola, s’intende, ma un racconto che sa essere ancora più bello perché inaspettato e reale. E perché in fondo, un po’, ci riguarda tutti.

È la storia di Unexpected Italy, che potremmo presentarvi come un’app, unica nel suo genere, che combatte contro l’overtourism e che promuove l’Italia più autentica e vera. Eppure questa applicazione, che nasce da un progetto più ampio e dall’incontro di due anime affini, è molto di più.

È figlia di due esploratori, Elisabetta Faggiana e  Savio Losito, che una volta incontratosi hanno deciso di unire mente e cuore e di riscrivere la loro storia e quella del nostro Paese. È una mappa, e una guida, destinata a cambiare il nostro modo di viaggiare, un faro che illumina e valorizza il nostro straordinario patrimonio. È questo e molto altro, e a raccontarcelo è proprio Elisabetta.

Ciao Elisabetta, ci parli un po’ di te?
Sono nata e cresciuta ad Arzignano, in provincia di Vicenza, e ho un papà italiano e una mamma inglese. Per questo ho sempre avuto una doppia influenza. Negli anni di Università ho studiato in Galles grazie al progetto Erasmus, e dopo la laurea ho conseguito un master in economia e management del turismo a Milano. Sono entrata così nel settore turistico, ma ho iniziato a lavorare anche in area musicale, e questo mi ha portato a Dubai. Sentivo molto la mancanza dell’Europa, così mi sono trasferita prima a Milano e poi a Londra. Proprio nella capitale dell’Inghilterra e del Regno Unito ho incontrato Savio, che oggi è mio marito (e co-founder di Unexpected Italy n.d.r). Di lui mi ha colpito subito quell’instancabile voglia di esplorare e di mappare i territori. È grazie a lui che ho scoperto una Londra completamente diversa.

Ed è in quel momento che avete dato vita al vostro progetto?
Il progetto è nato a Londra nel 2021 col nome Unexpected London, un termine suggeritoci dalle prime recensioni ricevute. I clienti che usavano le nostre mappe, infatti, raccontavano di esperienze ed emozioni inaspettate, appunto. Così con un’idea di business ben solida, alla quale avevamo lavorato per mesi, abbiamo lanciato il nostro progetto. La più grande soddisfazione è stata quella di vedere il grande interesse da parte dei londinesi che volevano scoprire la loro città da un punto di vista diverso, esplorare gli aspetti culturali, storici e musicali. Conoscere Londra a suon di musica. Poi, però, è arrivato il Covid e con lo stato di emergenza sanitaria siamo rimasti a casa per più di un anno. Così sono iniziati i nostri ragionamenti: abbiamo convenuto che il progetto avesse un grande potenziale anche per il territorio italiano, e non ci sbagliavamo.

Così è nato Unexpected Italy
Durante il primo anno di pandemia abbiamo creato un business plan e una strategia diversa da quella attuata a Londra. Il modello è cambiato: non più Savio che accompagnava viaggiatori, come appunto succedeva a Londra, ma un’app che facesse da guida. L’idea è nata raccogliendo anche i diversi feedback: quando i turisti lo contattavano per chiedere consigli su dove mangiare o alloggiare, per esempio, lui invia le sue mappe che evitavano le trappole turistiche, e loro ne erano entusiasti. Così abbiamo deciso di creare uno strumento per consentire ai viaggiatori di avere a portata di mano il “sapere locale” del territorio.

maurizio carletti, un restauratore roma presente nell'app di unexpected italy

Fonte: Savio Losito

Maurizio Carletti, restauratore di Roma. Uno degli artigiani selezionati da Unexpected Italy

Un sito e anche un’applicazione per smartphone. Ci racconti come funziona Unexpected Italy e cosa i viaggiatori possono trovare in questo spazio?
Potrei definire il progetto come un contenitore di Made in Italy a 360 gradi, perché è qui che è possibile trovare tutto ciò che riguarda il territorio italiano, anche se è tutto in continua evoluzione. Sito e app sono complementari, il primo è pensato per chi vuole organizzare un viaggio e vuole un consiglio su strutture o locali di una certa qualità che, appunto, sono stati selezionati da noi. Il cuore dell’attività, invece, è l’app che al momento è gratuita. Lo sarà anche in futuro, ma verranno aggiunte delle opzioni a pagamento. Una volta connesso il viaggiatore potrà entrare idealmente dentro alle province e trovare le nostre mappe. Queste indicano tutte le attività personalmente selezionate da noi come hotel e strutture ricettive, ristoranti e artigiani.

Come vengono selezionate le attività suggerite?
La selezione segue dei criteri ben precisi. La territorialità, per esempio, non solo nella scelta delle materie prime, nel caso dei ristoranti, ma anche per l’arredamento di un hotel. Guardiamo poi alla sostenibilità ambientale e sociale, dall’efficientamento energetico al riciclo, passando per l’uso della plastica, e alla gestione della struttura in sé. Non inseriamo, infatti, catene o franchising perché l’obiettivo è quello di sostenere le piccole imprese italiane che sono presentate nell’app con la loro storia. Un altro criterio è l’identità: cerchiamo un valore umano importante, locali e attività che abbiamo persone e professionalità. All’interno dell’app c’è la nostra ricerca volta a creare un passaporto urbano, una guida dettagliata, e inaspettata, per conoscere il territorio. Ovviamente non mancano le info utili come quelle relative al come muoversi, dove andare e cosa fare. Il nostro core business è la personalizzazione: il viaggiatore può filtrare le cose da fare in ogni momento. Per esempio dove andare se piove, cosa mangiare per stagionalità e territorio e quale mezzo di trasporto conviene. Non manca, ovviamente, anche una guida culinaria per ogni provincia d’Italia, anche questa stagionale e territoriale.

Quanto è stato difficile mappare città estremamente turistiche come Roma e Venezia?
Non molto, devo essere sincera. Venendo da Londra eravamo abituati alle grandi sfide. Certo, trovare l’autenticità è sempre complicato, ma abbiamo trovato la nostra chiave di accesso nelle città ed è il passaparola. Gli artigiani, così come i piccoli imprenditori, hanno avuto fiducia in noi facendoci entrare nel sottosuolo della città per raccontarla. I risultati sono ottimi. Inoltre abbiamo introdotto le raccomandazioni da parte dei professionisti, le cantine per esempio sono raccomandate da enologi e sommelier.

Unexpected Italy si definisce un’app anti-overtourism: è questa la vostra missione?
In realtà ti confesso che è così che ci hanno definito i media, magari bastasse un’app per sconfiggere il turismo di massa. Certo che ne siamo felici, ma il nostro obiettivo è quello di fornire uno strumento per evitare il turismo di massa e andare al di là di quello che si conosce. Inoltre l’app, e il progetto in generale, permette di disperdere il flusso turistico, anche per stagioni e territori, e di targetizzare. Noi ci muoviamo verso un turismo più sostenibile, ma per combattere l’overtourism ci vuole l’impegno di tutti.

Chi il viaggiatore “tipo” al quale si rivolge l’app?
Direi al viaggiatore indipendente, quello che si muove in solitaria, in coppia o con la famiglia. Una persona che ha già viaggiato, ma che vuole andare oltre ai monumenti iconici. Certo che quelli devono essere visti, ma c’è ben altro, e quell’altro è il nostro obiettivo: connettere persone e valorizzarle.

E tu che tipo di viaggiatrice sei?
Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia che ha sempre amato viaggiare, lo faccio da quando sono bambina. Mio padre era un viaggiatore incallito: salivamo in auto e andavamo alla scoperta dell’Europa in maniera avventurosa evitando sempre luoghi affollati. L’incontro con Savio, poi, mi ha permesso di diventare una viaggiatrice molto più attenta: oggi valorizzo cose che prima non notavo. Ma non solo un’esploratrice incallita come lui (Savio n.d.r), mi piace unire la scoperta, ma anche rilassarmi ogni tanto. Lui, invece, non si stanca mai. Sono curiosa, quello sì. Se sono all’esterno non vado in certa della cucina italiana, e amo le sagre e i mercatini: quelli sono i luoghi in cui puoi scoprire l’essenza della comunità.

Progetti per il futuro?
Il futuro lo stiamo già vivendo. Nel breve termine l’obiettivo è quello di mappare tutta l’Italia per fornire una guida digitale e completa.

Resterete in Italia o partirete per mappare altri territori?
Devo dire che non rientra tra i nostri desideri al momento. La priorità è la nostra app, che noi definiamo la nostra creatura, che stiamo crescendo con tutta la passione che abbiamo. Poi chissà, magari viaggiaremo intorno al mondo per diventare ambasciatori del nostro territorio bellissimo. Questo è un sogno ma è tutto in divenire, del resto la vita è “Unexpected”.

unexpected italy

Fonte: Savio Losito

Savio ed Elisabetta di Unexpected Italy insieme a un artigiano
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Santorini e Mykonos, i croceristi dovranno pagare 20 euro di tasse turistiche

Ci sono destinazioni che, più di altre, stanno subendo un impatto maggiore causato dal turismo di massa. Quando gestito in modo sbagliato, o quando non gestito affatto, questa tipologia di turismo influisce negativamente sia sugli ecosistemi e sulla qualità di vita dei locali che sull’esperienza stessa dei visitatori. Due di queste destinazioni si trovano in Grecia e sicuramente avrete già capito di chi stiamo parlando.

Santorini e Mykonos, con i loro paesaggi da cartolina riconoscibili per le tonalità di blu e bianco che li contraddistinguono, ogni estate sono invasi da un numero di turisti sempre maggiore. Seppur la Grecia non soffra di un problema annuale con l’overtourism, ma in particolare durante l’alta stagione, è necessario ricordare che i residenti non lasciano l’isola durante i mesi estivi e che sono soprattutto loro a godere allo stesso tempo dei vantaggi e degli svantaggi della situazione.

Santorini, per esempio, è anche la casa di 20.000 residenti che desiderano mettere un freno all’avanzata interminabile dei nuovi visitatori. L’economia greca ruota soprattutto intorno al turismo ed è per questo che si stanno cominciando a sviluppare delle soluzioni per provare a risolvere il problema. L’ultima riguarda una tassa da applicare ai croceristi del totale di 20 euro in arrivo sia a Santorini che a Mykonos (per Santorini, il costo della tassa attuale di sbarco è di 35 centesimi).

La nuova tassa turistica imposta dalla Grecia

Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che le navi da crociera hanno messo sotto pressione Santorini e Mykonos ed è fondamentale prendere delle misure. Secondo un report della Hellenic Ports Association relativo allo scorso anno, infatti, le navi da crociera che hanno attraccato al porto di Santorini sono state ben 800, con un conteggio di circa 1,3 milioni di turisti sull’isola. Le autorità locali hanno stimato una capacità ideale per l’isola pari a massimo 8.000 croceristi al giorno.

Intervenire sul numero di navi in arrivo è un atto necessario per frenare una situazione che diventa sempre più insostenibile, soprattutto dove i limiti delle infrastrutture sono messe a dura prova. Qui entra in gioco l’introduzione della tassa di 20 euro, i cui soldi raccolti verrebbero reinvestiti nelle infrastrutture locali, e i nuovi  regolamenti relativi al numero di navi da crociera che arrivano contemporaneamente in particolari località.

Queste non sono le uniche restrizioni imposte: la settimana scorsa, il Ministero dell’Ambiente ha annunciato l’introduzione di un nuovo progetto di legge sulle restrizioni edilizie all’interno della zona della caldera di Santorini. L’obiettivo è sospendere la costruzione di piscine, ampliamenti e strutture completamente nuove.

Grecia alternativa: le mete da scoprire

Una volta diventate mete predilette per i social, le destinazioni rischiano l’effetto Santorini dove il fenomeno è talmente sentito da aver ribattezzato l’isola “Instagram Island”. Le soluzioni per affrontare l’overtourism sono diverse, alcune dipendono dai governi, i quali possono applicare dei limiti di capacità, altre dalle agenzie di viaggio e dai tour operator, che con le loro proposte possono contribuire a riequilibrare la domanda. Ma anche noi, come viaggiatori, possiamo fare qualcosa.

Se desideriamo scoprire la Grecia, possiamo valutare non solo la bassa stagione, ma anche destinazioni meno famose come le isole di Lesbo e Chio, la zona del Peloponneso, la costa della Tracia o l’area montana del Monte Olimpo. La Grecia è veramente un paese meraviglioso, bisogna solo andare oltre le classiche mete che, attualmente, meritano un po’ di respiro.

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Quali crociere fare per vedere l’aurora boreale

L’aurora boreale è uno spettacolo naturale mozzafiato che, da millenni, ha ispirato leggende e miti in tutto il mondo, arricchendo il folklore dei Paesi nordici. Alcuni popoli vedono negli spettacolari giochi di luce gli spiriti dei defunti, mentre altri raccontano di una volpe magica che, correndo tra la neve, lanciava scintille luminose nel cielo. Un’altra suggestiva leggenda narra di fuochi accesi dal Creatore, rifugiatosi al Nord dopo aver dato vita alla Terra, come simbolo del suo amore per l’Umanità.

Ma la scienza ci offre una spiegazione altrettanto affascinante: l’aurora boreale è il risultato dell’interazione tra le particelle cariche provenienti dal sole e le molecole di gas presenti nell’atmosfera terrestre. Tali collisioni creano scie luminose dalle forme e dai colori straordinari, che si dipanano nelle notti nordiche, lasciando senza fiato chiunque abbia la fortuna di assistervi.

I momenti migliori sono tra febbraio e marzo e tra la fine di agosto e ottobre, durante gli equinozi. Se scegliete di regalarvi una crociera verso il Nord Europa, avrete l’opportunità di visitare alcuni dei luoghi più iconici per ammirare questo straordinario spettacolo della natura.

La Crociera con il postale dei fiordi in Lapponia e Capo Nord

Un viaggio che vi porterà a esplorare l’estremo nord dell’Europa, immersi in paesaggi selvaggi e incredibili. Partirete dalle foreste innevate della Lapponia, attraversando la vasta tundra norvegese, fino a raggiungere la pittoresca cittadina di Kirkenes, al confine con la Russia. Da lì, il viaggio prosegue a bordo delle moderne navi della compagnia Havila, lungo la storica rotta del postale dei fiordi, navigando tra le maestose coste della Norvegia artica.

Doppiando Capo Nord, uno dei punti più a nord del continente europeo, arriverete alla magica Tromsø, conosciuta come la capitale dell’Artico. Durante le notti, l’obiettivo sarà quello di trovarsi nel luogo perfetto per lasciarsi incantare da uno dei fenomeni naturali più straordinari. Il periodo scelto, vicino all’equinozio, è scientificamente il migliore, e la latitudine da attraversare è tra le più favorevoli per vedere le luci danzanti del cielo. Tuttavia, sarà il meteo e un pizzico di fortuna a decidere se l’aurora boreale si mostrerà in tutta la sua splendida magia durante le fredde notti artiche.

15 giorni in Norvegia da Amburgo a Capo Nord

Imbarcatevi in un viaggio invernale che parte da Amburgo e vi conduce verso le coste della Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico e sotto la zona aurorale, dove il cielo notturno potrebbe regalarvi lo spettacolo dell’aurora boreale. L’itinerario di due settimane a bordo della crociera di Hurtigruten è pensato per chi desidera immergersi nelle meraviglie naturali del profondo Nord, con la garanzia di vivere l’esperienza magica delle luci del nord.

Attraverserete fiordi incantati, piccoli villaggi di pescatori e gemme nascoste, fino a raggiungere alcuni dei panorami più selvaggi e mozzafiato della Norvegia. Lungo il percorso, incontrerete maestosi ghiacciai, fiordi silenziosi e una variegata fauna artica. Le giornate saranno dedicate a escursioni emozionanti, tra cui ciaspolate nei paesaggi innevati, gite su slitte trainate da husky, sci di fondo (da dicembre ad aprile) e, se viaggiate tra ottobre e febbraio, potrete persino partecipare all’avvistamento delle balene.

E, se tutto questo non fosse abbastanza, il viaggio vi porterà fino a Capo Nord, dove il paesaggio artico si apre in tutta la sua magnificenza. Da settembre a marzo, l’aurora boreale sarà il coronamento di notti artiche indimenticabili.

Alla ricerca dell’aurora boreale in Groenlandia e Islanda

aurora boreale in Islanda

Fonte: iStock

Le Luci del Nord in Islanda

Da non perdere è l’occasione di ammirare con i propri occhi due delle ultime aree selvagge incontaminate del pianeta con l’itinerario di 12 giorni di Quark Expeditions Sotto l’aurora boreale: esplorando l’Islanda e la Groenlandia orientale.
Navigando lungo i Fiordi Nord Occidentali islandesi (Vestfjords) e la remota costa nord-orientale della Groenlandia, sede del più grande sistema di fiordi del mondo, scoprirete paesaggi diversi e aspri, abitati dalla fauna artica. Immersi nella bellezza selvaggia dell’Artico, sperimenterete in prima persona la cultura Inuit a Ittoqqortoormiit, visiterete antichi siti Thule ricchi di storia e apprezzerete i massicci iceberg e le imponenti scogliere su cui dimorano gli uccelli artici. Se siete fortunati, potreste anche avvistare la spettacolare aurora boreale che danza nel cielo.

Una crociera nell’incanto della Finlandia

Assistere all’aurora boreale in Finlandia a bordo di una crociera è una delle esperienze più entusiasmanti e indimenticabili. Il fascino di vedere le luci del nord danzare nel cielo notturno, mentre vi rilassate a bordo di una nave di lusso, è reso ancora più speciale dalla bellezza della costa finlandese che si svela davanti ai vostri occhi.

Compagnie come Hurtigruten, Viking Line e Finnlines propongono crociere di qualità, ognuna con il suo stile, servizi e itinerari unici. Se preferite un’esperienza più lussuosa o intima, le piccole navi possono essere l’ideale, mentre le navi più grandi offrono maggiori attività a bordo, servizi di ristorazione e intrattenimento. Altre compagnie come Aida Cruises, Tui Cruises e P&O Cruises progettano speciali itinerari per avvistare l’aurora boreale, unendo la poesia del magico fenomeno con l’esplorazione delle incantevoli città costiere.

Le crociere variano in base alla durata: alcune di tre o quattro giorni, perfette per chi ha meno tempo, mentre altre possono arrivare fino a 10 o 12 giorni, per un’esperienza più completa. A bordo, troverete ad attendervi cabine confortevoli e ristoranti che offrono cucina locale e ponti di osservazione panoramici, ideati per scorgere lo spettacolo dell’aurora boreale.