Categorie
Curiosità itinerari culturali Posti incredibili Viaggi viaggiare

Luoghi vietati e off limits: ecco i posti che non si possono visitare

I viaggiatori conoscono i posti più belli che meritano di essere visitati almeno una volta nella vita, dalle grandi metropoli alle attrazioni naturalistiche più incredibili del nostro pianeta. Eppure, esistono luoghi altrettanto famosi che non possono essere visitati, ma che proprio per questo sono punti di interesse per via della loro inaccessibilità.

Oggi vi parliamo proprio di alcuni dei luoghi off limits più famosi al mondo: infatti, il fascino dei luoghi proibiti è una costante che attraversa la storia dell’umanità. Più un luogo è inaccessibile, più suscita curiosità e desiderio di scoperta. Tuttavia, ci sono posti che, per motivi di sicurezza, segretezza o protezione della natura e del patrimonio culturale, rimangono fuori dalla portata della maggior parte dei viaggiatori. Anche se la tentazione di visitarli è forte, è meglio evitare alcuni di questi luoghi proibiti per ragioni molto valide: ecco i 10 luoghi proibiti più famosi.

L’isola di North Sentinel

Uno dei luoghi più famigerati è l’Isola di North Sentinel, parte delle Isole Andamane. Quest’isola è abitata da una tribù indigena, i Sentinelesi, noti per la loro ostilità verso i visitatori e chiunque sia estraneo alla tribù. La loro cultura è rimasta intatta per migliaia di anni, e ogni tentativo di avvicinamento da parte di estranei è stato respinto con violenza. Il governo indiano ha vietato rigorosamente l’accesso per proteggere sia i Sentinelesi che i visitatori, data la loro vulnerabilità alle malattie esterne e la natura pericolosa dei contatti da parte dei locali.

La Fossa delle Marianne

Un altro luogo tanto affascinante quanto inaccessibile è la Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico, il punto più profondo della Terra. Nonostante non esista un vero divieto, la profondità della fossa e le condizioni estreme rendono quasi impossibile per la maggior parte delle persone raggiungerlo. Solo tre persone sono riuscite a esplorare questa zona, ma le difficoltà logistiche e tecnologiche fanno sì che per molti rimanga un sogno irraggiungibile.

Gli Archivi Segreti del Vaticano

Questo è un altro esempio di luogo vietato che è però in grado di stimolare l’immaginazione. Sebbene sia possibile consultare documenti più vecchi di 75 anni con permessi speciali, l’accesso alla parte più riservata degli archivi è precluso ai non addetti ai lavori. La vastità e l’importanza storica di questi documenti, che comprendono manoscritti antichissimi e testi rarissimi, contribuiscono al fascino misterioso di questo luogo.

La RAF Menwith Hill

In Gran Bretagna, una delle strutture più protette è la RAF Menwith Hill, un’enorme stazione di intercettazione gestita dalla Royal Air Force in collaborazione con la National Security Agency (NSA) degli Stati Uniti. Le sue gigantesche cupole bianche custodiscono al loro interno sistemi di sorveglianza avanzati, così che la natura top secret delle sue operazioni ha alimentato numerose teorie del complotto.

L’Area 51

Non si può parlare di luoghi proibiti senza menzionare la famigerata Area 51, nel deserto del Nevada. Circondata da un alone di segretezza e mistero, questa base militare è associata a numerose teorie sugli UFO e a operazioni segrete del governo degli Stati Uniti.

Snake Island

Un luogo di tutt’altro genere ma altrettanto inaccessibile è Snake Island, in Brasile. L’isola, ufficialmente chiamata Ilha da Queimada Grande, è infestata da un’enorme popolazione di serpenti velenosissimi, tra cui il temibile ferro di lancia dorato. Per proteggere sia gli umani che l’ecosistema dell’isola, il governo brasiliano ha vietato l’accesso al pubblico.

La città ucraina di Pripyat

La città di Pripyat, in Ucraina, teatro del disastro nucleare di Chernobyl, è un altro luogo proibito che suscita un interesse macabro. Sebbene oggi sia possibile visitare alcune aree con tour guidati e sotto stretta sorveglianza, Pripyat rimane uno dei luoghi più radioattivi della Terra.

La Tomba di Qin Shi Huang in Cina

In Cina, la Tomba di Qin Shi Huang, primo imperatore della Cina, è famosa per l’Esercito di terracotta, una delle scoperte archeologiche più straordinarie al mondo. Tuttavia, la tomba stessa rimane sigillata, e il governo cinese ha vietato qualsiasi tentativo di scavo per preservarne l’integrità.

Esercito di terracotta, Tomba di Qin Shi Huang

Fonte: iStock

L’Esercito di terracotta, dove c’è anche la Tomba di Qin Shi Huang

Il Caveau della Banca d’Inghilterra

Anche le banche possono nascondere segreti inaccessibili. Il Caveau della Banca d’Inghilterra è uno dei luoghi più sicuri e protetti al mondo. Con una chiave di quasi un metro di lunghezza necessaria per accedere, l’entrata è riservata a pochi eletti.

Pine Gap in Australia

Infine, Pine Gap è un centro di sorveglianza satellitare gestito congiuntamente dai governi di Australia e Stati Uniti. Situato in una zona remota dell’entroterra australiano, Pine Gap è al centro di operazioni di spionaggio e monitoraggio globale.

Categorie
Consigli Curiosità Viaggi viaggiare

Giro del mondo: quanto costa e come pianificarlo

Il giro del mondo è senza dubbio uno dei vantaggi più affascinanti che ogni viaggiatore possa immaginare. Spesso si pensa che questa sia un’idea impossibile, un’impresa quasi irraggiungibile. Uno dei motivi principali che porta a questo pensiero comunque è sicuramente il costo che potrebbe comportare un viaggio del genere.

Tuttavia, con una pianificazione attenta e molto strategica, il giro del mondo è un sogno che può diventare realtà, accessibile a molti più viaggiatori di quanto si pensi. Allora, come pianificare un giro del mondo, quanto può costare e quali strategie adottare per risparmiare, mantenendo comunque un’esperienza ricca ed appagante?

Definire il budget: quanto costa un giro del mondo?

La questione del budget è sicuramente il primo ostacolo. I costi di un giro del mondo possono variare significativamente in base a differenti e vari fattori, come la durata del viaggio, le destinazioni scelte, le modalità di trasporto scelte e lo stile di vita che si sceglie di adottare durante tutta l’esperienza.

Indicativamente, un viaggio intorno al mondo per tre mesi ha un costo che può variare tra i 5.000 euro ed i 10.000. Un costo che include voli, alloggi e spese quotidiane. Allo stesso tempo, un anno intero può portare ad una spesa totale che varia tra i 15.000 ed i 30.000 euro, a seconda delle scelte fatte riguardo i fattori che sono stati citati in precedenza.

Per definire il budget per un giro del mondo, oltre alla differenza tra i Paesi che si decide visitare, è fondamentale tenere in considerazione anche l’inflazione dei prezzi turistici, che soprattutto negli ultimi anni ha trasformato alcuni luoghi, che in passato erano considerati accessibili e low cost, in destinazioni più care. Ad esempio, il Sud Est Asiatico rimane una delle zone più abbordabili del mondo, anche se il turismo di massa ha fatto crescere i prezzi in zone come Vietnam e Thailandia, nonostante i costi siano sempre più bassi rispetto la zona Europa.

Allo stesso modo, anche Paesi europei, per lo stesso motivo, che una volta venivano considerati economici come il Portogallo e l’Ungheria, stanno pian piano diventando meno accessibili rispetto a qualche anno fa.

Pianificazione dei trasporti in viaggio

Pianificando il giro del mondo, uno degli elementi sicuramente più rilevanti da tenere in considerazione è la scelta dei trasporti. I viaggiatori più esperti, spesso, suggeriscono di optare per un biglietto “Round the World”, conosciuto anche con la sigla RTW, che consente di prenotare diversi voli in un unico pacchetto, coprendo tutte le tappe principali del proprio itinerario di viaggio. È un titolo di viaggio acquistabile solo da diverse alleanze di compagnie aeree come OneWorld, SkyTeam e Star Alliance e può rappresentare una scelta conveniente se si decide di attraversare più continenti.

Tuttavia, l’offerta dei voli low cost negli ultimi anni si è decisamente ampliata e potrebbe essere altrettanto conveniente poter prenotare sfruttando le offerte di queste compagnie, pianificando ogni spostamento individualmente. Per esempio, le compagnie come Ryanair, EasyJet e Jetstar offrono tariffe molto vantaggiose per i collegamenti europei, ma anche tra destinazioni asiatiche ed australiane. Inoltre, grazie anche al diffondersi di piattaforme online che aggregano le diverse offerte di voli, c’è la possibilità di monitorare le fluttuazioni dei prezzi ed è possibile trovare biglietti scontati. Inoltre, seguendo alcune “regole” condivise dalla maggior parte dei viaggiatori, sarà possibile risparmiare ulteriormente e volare con prezzi più bassi.

Un ulteriore trucco per risparmiare sui trasporti è anche quello di evitare voli interni, quando possibile, e preferire mezzi di trasporti alternativi, come gli autobus notturni, famosi in tutto il Vietnam, o i treni, particolarmente affidabili ed economici in Paesi come l’India o la Cina, ma anche in Europa Orientale.

Bus durante uno spostamento in Asia: opportunità di risparmio durante il giro del mondo

Fonte: iStock

Bus notturni, famosi per gli spostamenti in Asia

Quali destinazioni scegliere per il giro del mondo?

Il costo complessivo del giro del mondo dipende molto dalle destinazioni scelte. Poter alternare Paesi più costosi a Paesi considerati più economici può aiutare i viaggiatori a mantenere il budget sotto controllo, senza rinunciare, contemporaneamente, alla varietà e alla qualità del viaggio. Generalmente, le destinazioni come Stati Uniti, Svizzera, Australia e Scandinavia sono considerate fra le più costose, mentre Paesi del Sud Est Asiatico e del Sud America riescono ad offrire un’esperienza straordinaria, ma a prezzi molto più bassi.

Negli ultimi anni, poi, stanno emergendo Paesi Balcanici fra le mete più ricercate, come l’Albania e la bellissima Macedonia del Nord, oppure nazioni che fanno parte del Centro America, come il Nicaragua o il Guatemala, per esperienze uniche ed autentiche a prezzi inferiori rispetto le mete turistiche più conosciute e frequentate.

La scelta dell’alloggio: dalle soluzioni economiche alle opzioni più comode

Un ulteriore aspetto che incide sulla spesa totale di un viaggio alla scoperta del mondo è la scelta dell’alloggio. Oggi esistono diverse opzioni che possono essere sfruttate per risparmiare senza rinunciare a diversi servizi e comodità. Sono cresciute le offerte di alloggi peer-to-peer, grazie alla piattaforma AirBnb, ad esempio, e agli ostelli che ormai offrono tutti i comfort possibili e non sono più limitati soltanto ai giovani viaggiatori.

Per chi, invece, cerca un’esperienza ancora più economica, ed in certi sensi più autentica, il couchsurfing rimane una delle migliori soluzioni per poter viaggiare a basso costo e conoscere persone e tradizioni locali. Anche lo scambio di casa viene facilitato da piattaforme come HomeExchange e rappresenta una soluzione vantaggiosa per famiglie e viaggiatori, permettendo di risparmiare sull’alloggio.

Infine, per chi ama la natura e vuole vivere esperienze a contatto con essa e a basso costo, il campeggio rimane un’opzione sempre valida. Infatti, soprattutto in molti Paesi dell’Europa, il campeggio libero è legale e ben regolamentato: con un buon equipaggiamento ed un po’ di spirito di adattamento, questa opzione può trasformarsi in un’esperienza unica, senza spendere nulla per dormire.

Ragazzi che chiacchierano in una stanza d'ostello durante il giro del mondo, risparmiando sugli alloggi

Fonte: iStock

Ostello, la soluzione ideale per risparmiare sugli alloggi

Flessibilità e tempistiche

Un altro consiglio utile per risparmiare durante il giro del mondo è mantenere un itinerario flessibile. Questo significa non essere troppo rigidi sulle date, sia di partenza, che di arrivo a destinazione. È vero, prenotare con partenza può far risparmiare, ma è anche importante adattarsi ed essere pronti a cambiamenti di rotta se questo può portare ad un risparmio economico. Ad esempio, viaggiare durante i periodi di festività ed alta stagione può incidere notevolmente sui costi da affrontare.

Un altro fattore è la durata del soggiorno per ogni Paese che si decide di visitare. Trascorrere più tempo in una singola località, infatti, permette di ammortizzare sulle spese di trasporto e contemporaneamente familiarizzare con il costo della vita locale, riducendo anche spese impreviste che possono scaturirsi da spostamenti rapidi durante il viaggio. Così facendo, durante il soggiorno è possibile approfittare di affitti a lungo termine, che costano meno rispetto ad hotel ed ostelli per soggiorni brevi.

Lavorare durante il viaggio: nomadismo Digitale e workaway

Per chi ha intenzione di viaggiare per lunghi periodi, ma non ha risparmi a sufficienza per far fronte alle spese necessarie a completare l’itinerario di viaggio attorno al mondo, ci sono diverse opzioni. Prima fra tutte il nomadismo digitale. Questo fenomeno, con i suoi pro ed i suoi contro, è diventato molto popolare negli ultimi anni grazie alla notevole diffusione del lavoro da remoto. Si tratta di professionisti di ogni settore: insegnanti di lingue, freelance, sviluppatori web e professionisti del marketing, che possono portare avanti la propria attività viaggiando, riducendo così l’impatto che potrebbe avere il viaggio sulle proprie finanze

Un’altra possibilità, invece, che permetterebbe ai viaggiatori di risparmiare durante un viaggio così importante come il giro del mondo, ma anche itinerari più brevi, è partecipare a programmi come Workaway Wwoofing, ovvero programmi che offrono vitto e alloggio in cambio di alcune ore di lavoro al giorno. Si tratta di un’esperienza sicuramente unica, che permette ai viaggiatori di immergersi nella cultura locale abitando con persone locali e partecipando alle loro attività quotidiane, il tutto riuscendo a contenere notevolmente le spese di vitto e alloggio.

Nomade digitale al lavoro in un bar durante il giro del mondo

Fonte: iStock

Nomade digitale al lavoro: nuova possibilità di vivere viaggiando

Assicurazione di viaggio

L’assicurazione di viaggio può considerarsi un vero e proprio piccolo investimento sul proprio viaggio, soprattutto se si vuole vivere il giro del mondo. Questo tipo di viaggio, infatti, espone i viaggiatori a rischi di vario genere, sia legati alla salute sia ad eventuali problemi legati ai trasporti o ai possibili furti di bagagli. Sebbene l’assicurazione rappresenti un esborso in più, è fondamentale non sottovalutare questo aspetto, in quanto eventuali incidenti possono andare ad aumentare notevolmente il costo di un giro del mondo o di qualsiasi altro viaggio.

Oggi esistono polizze specifiche per i viaggiatori a lungo termine, che coprono una vasta gamma di situazioni particolari, dai problemi di salute alla cancellazione del volo, dalla rottura dei propri accessori tecnologici, come computer o smartphone, allo smarrimento di un documento. Con un po’ di ricerca in rete, sarà possibile trovare l’opzione giusta, adatta al proprio budget.

Pianificare un giro del mondo richiede un’attenzione particolare legata ai fattori che sono stati elencati in questo articolo, ma rimane comunque un sogno realizzabile da chiunque e non necessita assolutamente di risorse illimitate. La chiave giusta sta nel trovare il corretto equilibrio tra destinazioni economiche e costose, ma anche un buon senso di adattamento, che aiuterà sicuramente a contenere il budget per un giro del mondo unico ed un’esperienza indimenticabile.

Categorie
Asia Curiosità Giappone itinerari culturali patrimonio dell'umanità spiagge Viaggi

Il Giappone ha spiagge bellissime, ma bisogna rispettare alcune regole

Quando parliamo del Giappone, le spiagge non sono proprio la prima cosa che ci viene in mente. Eppure, con le sue 6852 isole e 29.750 chilometri di costa, di bellezze sabbiose o a ciottoli dove rilassarsi e prendere il sole ne ha davvero tantissime. In particolare, una delle mete che sta destando sempre più interesse come destinazione da spiaggia è l’isola di Okinawa che, oltre a offrire scenari perfetti per il relax, vanta anche un ricco patrimonio culturale, storico e naturale.

Se volete scoprire il Giappone anche attraverso le sue spiagge, però, ci sono alcune regole da tenere a mente. Un po’ tutti sappiamo che questo Paese ha idee e leggi ben precise quando si tratta dei comportamenti da avere nei luoghi pubblici e nuotare e andare in spiaggia non fanno eccezione. In più, sapevate che il nuoto è considerato una tra le 18 arti marziali? Esiste persino una federazione (la Japanese Swimming Federation) che lavora per preservare l’arte del “nuoto da combattimento” e che organizza competizioni per gli appassionati di ogni età. Come parte di questa tradizione, famosi artisti marziali sono stati addestrati durante le alluvioni per aumentare la loro capacità di nuoto.

Scopriamo insieme quali sono le regole da rispettare per comportarci da buoni turisti.

No alcool, no musica, niente tatuaggi

Le regole più ferree da rispettare quando si va in spiaggia in Giappone sono quelle riguardanti gli alcolici, la musica e i tatuaggi. Le spiagge della prefettura di Kanagawa a sud di Tokyo, come Enoshima e Zushi, sono popolari mete turistiche e, con l’aumento degli incidenti e dei problemi, al momento della riapertura delle spiagge dopo la pandemia è stato vietato bere, ascoltare musica ad alto volume e mostrare i tatuaggi.

La città di Zushi, in particolare, è considerata la più severa nei confronti di chi mostra tatuaggi anche se non hanno niente a che vedere con la yakuza, la mafia giapponese. Se la polizia nota che avete un tatuaggio in evidenza, raccoglierà i vostri dati personali e, in caso di lamentele, vi scatterà anche una foto. Per verificare se la spiaggia in cui volete andare ammette o no i tatuaggi, potete consultare il sito Tattoo Friendly Japan.

Nella zona di Kanagawa, comprese Kamakura ed Enoshima, è vietato sparare fuochi d’artificio sulle spiagge pubbliche di notte (dalle 22:00 alle 6:00). Sebbene i petardi siano accettabili – purché si pulisca dopo – i fuochi d’artificio sono proibiti. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, salve rare eccezioni, non troverete contenitori per la spazzatura: dovrete quindi imballare per bene i vostri rifiuti e gettarli una volta tornati a casa o in hotel.

Spiaggia Okinawa

Fonte: iStock

Spiaggia di Aharen nell’isola di Tokashiki a Okinawa

Fare attenzione alle allerte meteorologiche

Tutti sanno che il Giappone è un paese soggetto a terremoti, mentre molti dimenticano il rischio di tsunami. Se siete in spiaggia e sentite una scossa molto forte, è necessario raggiungere il più in fretta possibile un luogo situato in una posizione più in alto. In questi casi potreste sentire anche un allarme e un annuncio (in giapponese), oltre che notare le bandiere di avvertimento rosse e bianche dell’Agenzia Meteorologica Giapponese.

Rispettare la stagione di apertura delle spiagge

La parola giapponese per l’apertura di una spiaggia è umi-biraki, che significa ‘inizio ufficiale della stagione balneare’. Questo viene celebrato con una cerimonia durante la quale gli organizzatori della spiaggia puliscono, riforniscono e organizzano le casette, installano reti per tenere fuori squali e meduse dalle aree di nuoto e testano anche l’acqua per assicurarsi che sia sicura per i bagnanti. In alcune spiagge sono gli stessi sacerdoti shintoisti a condurre la cerimonia.

La data esatta dell’umi-biraki dipende da dove si trova una spiaggia in Giappone: si comincia dalle aree meridionali per poi spostarsi verso il nord. A Okinawa, per esempio, le spiagge sono aperte già ad aprile. Prima dell’apertura ufficiale, in alcune spiagge è vietato nuotare, quindi consigliamo di visitare un ufficio del turismo locale o un centro visitatori per chiedere informazioni.

Categorie
Curiosità itinerari culturali Viaggi

Cos’è il gemellaggio tra le città e perché avviene

Molte volte, entrando in una città, capita di leggere su un cartello stradale l’indicazione “Città gemellata con…“. Il gemellaggio tra comuni è ormai una pratica largamente diffusa, anche se spesso viene percepita come puramente simbolica. In realtà, si tratta di legami che possono avere significative implicazioni politiche, culturali ed economiche. Ma come nascono e perché vengono stipulati?

I gemellaggi sono accordi formali tra due comunità, solitamente di diversi Paesi, che mirano a promuovere scambi e collaborazioni in vari settori. Nati come iniziative per favorire la pace e la cooperazione dopo la Seconda Guerra Mondiale, oggi vengono utilizzati per rafforzare i rapporti culturali, condividere buone pratiche amministrative e creare opportunità di sviluppo economico. Il gemellaggio può così dare vita a progetti concreti quali scambi scolastici, collaborazioni tra imprese locali e promozioni turistiche congiunte, rendendosi utile per costruire ponti tra realtà lontane.

Gemellaggi: le origini

La pratica di stipulare alleanze e patti tra città ha origini antiche. In passato, molte città non erano semplici centri abitati, ma veri e propri Stati con autonomia politica, come nella Grecia antica o nei comuni medievali italiani. In quei contesti, i “gemellaggi” assumevano spesso la forma di alleanze diplomatico-militari. Tuttavia, anche in epoche remote, si trovano tracce di accordi di amicizia tra comunità non statali. Un esempio significativo risale all’anno 836, quando Le Mans, in Francia, e Paderborn, in Germania, stabilirono un patto di cooperazione.

Durante la prima metà del Novecento, furono siglati alcuni accordi che, pur non implicando una vera relazione bilaterale, anticipavano l’idea attuale. Nel 1931, infatti, Toledo, negli Stati Uniti, si gemellò simbolicamente con la Toledo spagnola, più conosciuta e storicamente rilevante.

Il gemellaggio, come lo conosciamo oggi, nacque durante la Seconda Guerra Mondiale, con lo scopo di creare legami di solidarietà tra le “città martiri”, quelle che avevano subito le maggiori devastazioni. Uno degli esempi più emblematici fu il caso di Coventry, in Inghilterra, e Stalingrado, nell’allora Unione Sovietica. Coventry fu distrutta da un bombardamento aereo tedesco nel novembre 1940, mentre Stalingrado subì un pesante assedio nel 1942 da parte dell’esercito nazista.

In un gesto di solidarietà, i cittadini di Coventry inviarono un dono ai russi mentre l’assedio era ancora in corso. Tale atto di vicinanza segnò l’inizio di una formale alleanza, sancita nel 1944 dopo la liberazione di Stalingrado, e venne riconosciuto come il primo gemellaggio ufficiale dell’era moderna.

Perché avvengono?

L’idea di gemellare due città, spesso, nasce dalla condivisione di caratteristiche o esperienze comuni che possono riguardare l’origine del nome, eventi storici analoghi, la devozione verso lo stesso santo patrono, o anche disastri naturali simili. Altre volte, si tratta di flussi migratori, di etnie o della presenza di tradizioni culturali condivise.

Ancora, i gemellaggi assumono una valenza politica, in particolare quando coinvolgono città di Stati non riconosciuti a livello internazionale. Di recente, questa pratica si è evoluta anche in una direzione più economica, con l’obiettivo di rafforzare legami commerciali tra le località coinvolte.

I gemellaggi spesso implicano lo sviluppo di relazioni di collaborazione in vari ambiti, tra cui cultura, economia, politica e sport. Ne derivano scambi di visite ufficiali tra cittadini e rappresentanti delle istituzioni, oltre a iniziative congiunte che possono includere eventi e celebrazioni. In alcuni casi, i comuni dedicano strade o piazze alla città gemellata o erigono monumenti per commemorare il legame. Tuttavia, esistono anche situazioni in cui i gemellaggi rimangono puramente simbolici, senza generare un reale scambio di relazioni o attività congiunte.

Categorie
Curiosità linee aeree vacanze benessere Viaggi viaggiare

Valigia sul letto, perché non devi mai mettercela

Fare e disfare la valigia è una pratica che potrebbe risultare stressate per alcuni: il rischio di dimenticarsi qualcosa c’è sempre. La soluzione per ovviare a questo problema c’è ed è semplicissima: preparare e seguire delle liste su cosa si può (ma anche non si può) portare.

Seguirle, e spuntare le voci, ci evita di arrivare a destinazione senza avere quella cosa essenziale, che abbiamo ripetuto fino all’ultimo che andava infilata in valigia, o di evitare il disguido di aver messo nel bagaglio qualcosa che non poteva essere portato con noi. E quest’ultimo punto vale soprattutto se si viaggia in aereo.

Ma c’è una cosa che assolutamente non va mai fatta ed è quella di mettere la valigia sul letto. Le ragioni sono molte e, anche se possono sembrare banali o scontate, è sempre bene sottolinearle per evitare che succeda.

Perché non mettere mai la valigia sul letto

Pensiamo al viaggio: abbiamo transitato in luoghi pubblici, magari aeroporti, scali ferroviari o porti. Abbiamo viaggiato per le città, oppure in campagna. Con noi, quasi sempre, una valigia con le rotelle. I trolley ci accompagnano nelle nostre avventure, sono comodissimi perché non si devono sollevare e possono contenere – anche in poco spazio – tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Ma vengono trascinanti e passano in punti davvero molto sporchi, diventando un vero e proprio coacervo di germi. A pensarci passa la voglia di appoggiarli sul letto (o sul divano) della nostra destinazione o, al ritorno, su quello di casa nostra.

Tra i problemi più comuni, che può causare la pratica di appoggiare sul letto il proprio bagaglio, c’è la diffusione delle cimici da letto, si tratta di parassiti di piccole dimensioni che pungono e creano prurito. Ma non solo, perché possono diffondersi anche in altre zone della casa.

La valigia è senza dubbio uno dei mezzi con cui le si porta a casa (o nella sistemazione provvisoria durante un viaggio), ma possono bastare anche uno zaino o una borsa appoggiati su un sedile di un mezzo pubblico. Oltre a questo, c’è un discorso di igiene: valige, trolley e borse vengono trasportati un po’ ovunque, passando su strade sporche, evitare di metterle sul letto è un gesto di buon senso.

Mai mettere la valigia sul letto: i motivi

Fonte: iStock

Mai mettere la valigia sul letto

Dove mettere la valigia

Quando si arriva nella stanza di un albergo in genere si trovano delle panchette in metallo e stoffa: non sono lì per bellezza, ma sono state appositamente pensate per fare da supporto ai bagagli, così che l’ospite non debba piegarsi per cercare le cose, ma nemmeno debba poggiare la valigia sul letto per semplificarsi la vita.

Se non c’è la seduta, potrebbe esserci una panca, ma tutto comunque viene studiato per mantenere la pulizia nella camera e nei letti.

E quando si torna dal viaggio bisogna prestare attenzione anche in casa: meglio non trascinare la valigia in camera o nelle stanze, a meno che prima non si sia intervenuti. Infatti è buona norma procedere con un’accurata pulizia delle ruote e della parte esterna, se il trolley è in plastica. Se il bagaglio è in tessuto si può anche pensare di metterlo in lavatrice.

In commercio esistono prodotti creati appositamente per igienizzare, ma per sicurezza evitare comunque di poggiare i bagagli sul letto o sul divano.

Categorie
Curiosità vacanze Viaggi viaggiare

Piste d’atterraggio spettacolari: viaggio intorno al mondo alla scoperta delle più belle

Piste d’atterraggio spettacolari, che levano il fiato, estreme, oppure che regalano scorci impagabili: qualche anno fa Skyscanner aveva stilato una lista dei luoghi in cui atterrare è veramente un’emozione adrenalinica, oltre che un sogno per chi viaggia. Le piste restano le stesse di allora e si trovano sparse per tutto il mondo: tra i freddi ghiacciai e i paradisi terrestri, tra le montagne più alte o vicinissime al mare. Una cosa è certa: per chi ama volare sono un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.

Se a questo, poi, si aggiunge che si trovano tutte nei pressi di località che vale la pena visitare, allora la prossima meta delle vacanze potrebbe essere organizzata proprio pensando di vivere le tante emozioni che regala l’arrivo in uno di questi scali aerei.

Ma attenzione: se siete tra coloro che farebbero di tutto pur di non salire su un aereo, potrebbero non fare per voi, perché in questi aeroporti l’adrenalina è assicurata.

Barra, la pista d’atterraggio nelle Ebridi Esterne

Il nostro viaggio alla scoperta delle piste d’atterraggio più spettacolari parte da Barra, un’isola che fa parte dell’arcipelago delle Ebridi Esterne, che fa parte della Scozia. Le sue dimensioni sono davvero ridotte (si estende su circa 60 chilometri quadrati), ma la bellezza di questo luogo è impareggiabile grazie a un aspetto variegato che vede spiagge sabbiose ma anche scogliere rocciose. Arrivarci, poi, regala un’emozione impareggiabile, perché si atterra direttamente sulla spiaggia Traigh Mhor: 3 chilometri con tre piste che, quando non sono in funzione, diventano meta di tutto coloro che raccolgono molluschi. Dettaglio non trascurabile: a quanto pare la spiaggia finisce sott’acqua quando c’è l’alta marea.

Barra: la pista d'atterraggio sulla spiaggia

Fonte: iStock

Barra: la pista d’atterraggio si trova sulla spiaggia

Cape Town, la pista d’atterraggio in Sudafrica

Lo sguardo spazia e ci mostra alcune delle bellezze che potremo vedere da vicino, un preludio di quella che sarà la vacanza: siamo in aereo e stiamo arrivando a Cape Town in Sudafrica. L’emozione unica è data dalla possibilità di vedere con i propri occhi e dall’alto alcuni scorci di grande bellezza. Atterrati, poi, ci sarà una città vivace e ricca di cose da fare e da scoprire come visitare la zona dell’ex porto o ammirare la Table Mountain, visitare i musei e scoprire tutti i monumenti più interessanti. Insomma vivere un luogo in cui si respira un mix di culture.

Atterraggio a Città del Capo: la vista

Fonte: iStock

La vista durante l’atterraggio a Città del Capo

Gibilterra, la pista dove atterrano i voli

Dalla spiaggia, alle viste mozzafiato, fino all’adrenalina di atterrare su una strada. Succede o meglio, succedeva a Gibilterra dove la pista d’atterraggio era attraversata da una strada e non una a caso, ma tra le più importanti di tutta la città: la Winston Churchill Avenue. Le macchine venivano fermate da un impianto semaforico per permettere agli aerei di passare Dal 2023, grazie a un collegamento sotterraneo, non accade più, ma l’emozione resta. Poi si può visitare Gibilterra, il punto in cui il Mar Mediterraneo incontra l’Oceano e con la sua celebre rocca.

Aeroporto di Gibilterra

Fonte: iStock

Vista dell’aeroporto di Gibilterra

Saint Barthélemy, la pista nelle Antille Francesi

Un paradiso terrestre, su una piccola isola ricca di tesori: spiagge da sogno, acque dai colori spettacolari, ma anche un luogo in cui stare a contatto con una natura sorprendente. Siamo a Saint Barthelemy nelle Antille Francesi. Per arrivarci si deve atterrare all’aeroporto Gustaf III, che regala una pista d’atterraggio davvero emozionante: si trova dietro una collina, con la pista che sembra terminare in mare. Più spettacolare di così non si può.

Aereo atterra a Saint Barthélemy

Fonte: iStock

L’atterraggio a Saint Barthélemy

Velana International Airport: atterrare alle Maldive

Un altro luogo di incomparabile bellezza e un altro scalo che regala la sensazione di planare direttamente in un sogno, fatto con i colori vividi e splendenti delle Maldive: il Velana International Airport, che prima era noto come Aeroporto Internazionale di Malé “Ibrahim Nasir”, si trova sull’isola di Hulhulé. La vista spazia sul territorio circostante, mentre l’aereo si avvicina a una pista che sembra trovarsi sospesa tra cielo e mare.

Velana International Airport: atterraggio alle Maldive

Fonte: iStock

L’atterraggio alle Maldive: il Velana International Airport

Narsarsuaq, arrivare in aereo in Groenlandia

La vista cambia, perché qui si possono ammirare alti pendii innevati, natura selvaggia e il mare freddissimo della Groenlandia: è questa l’emozione di atterrare all’aeroporto di Narsarsuaq, dove sembra di planare in acqua, ma in realtà poi si vede la pista incastonata tra le montagne. Arrivati a destinazione si può scoprire il villaggio, importante fin dai tempi dei Vichinghi, e poi partire alla scoperta di questa terra poco popolosa ma affascinante.

Narsarsuaq dove atterrare in Groenlandia

Fonte: iStock

Narsarsuaq, atterraggio spettacolare in Groenlandia

Aeroporto Princess Juliana, St. Maarten: vicinissimo alla spiaggia

Mentre si arriva alla pista di atterraggio dell’aeroporto Princess Juliana a St. Maarten la sensazione è quella di essere vicinissimi alle persone sulla spiaggia. La verità è che non si tratta di una sensazione, ma davvero gli aerei sono costretti a passare a bassissima quota su Maho Beach, a causa della lunghezza molto scarsa della pista d’atterraggio. Intanto sulla spiaggia i curiosi provano il brivido di stare accanto a un aereo in volo. Arrivati a St. Maarten ci aspetta il mare dei Caraibi e si può scegliere tre le sue tantissime spiagge, molto diversificate, tra sabbia bianca o dorata.

Atterraggio a Princess Juliana St. Maarten: l'aereo vicino alla spiaggia

Fonte: iStock

Atterraggio spettacolare a Princess Juliana St. Maarten

Queenstown, atterrare in Nuova Zelanda

Siamo poco distanti (circa 8 chilometri) da Queenstown, cittadina in Nuova Zelanda e qui si trova un altro aeroporto che toglie il fiato perché – mentre ci si avvicina alla pista d’atterraggio – si può godere di una vista davvero favolosa sul territorio circostante. Inoltre, sembra davvero di essere vicinissimi alle case con le montagne che fanno da contorno. Questo luogo nel passato è stato una meta prediletta dei cercatori d’oro, poi in anni recenti è stato set di Il Signore degli Anelli.

Vista dell'aeroporto di Queenstown, Nuova Zelanda

Fonte: iStock

Aeroporto di Queenstown, Nuova Zelanda

Lukla, l’arrivo in Nepal è da brividi

Concludiamo il nostro viaggio tra le piste d’atterraggio più spettacolari arrivando in Nepal. Qui, nei pressi della città di Lukla, si trova l’aeroporto di Tenzing-Hillary che è stato anche classificato tra i più pericolosi al mondo. E il perché è evidente: gli aerei devono atterrare e decollare da un’unica pista che si trova tra pendii ripidi nelle immediate vicinanze. Ragioni per cui – a quanto pare – solo i piloti più esperti possono arrivare sin qui. E il luogo è indubbiamente meta prediletta per tutti coloro che sentono il potente richiamo della montagna e delle vette più estreme: siamo a oltre 2800 metri di altitudine Lukla è tappa obbligata per coloro che vogliono dirigersi verso le montagne, compreso l’Everest.

Aeroporto di Tenzing-Hillary, Nepal

Fonte: iStock

Aeroporto di Tenzing-Hillary, Nepal: atterraggi da brividi
Categorie
Curiosità Notizie Rimini Viaggi

TTG 2024: cosa aspettarsi da questa edizione

L’edizione 2024 della fiera del turismo di Rimini è ricca di novità e di annunci e il risultato dei tre giorni di incontri, meeting, workshop e conferenze sarà non soltanto fare il punto della situazione affrontando problemi da risolvere, dall’overtourism alla destagionalizzazione, ma le nuove mete e le nuove tendenze di viaggio.

Chi c’è al TTG quest’anno

Non mancano le rappresentanze istituzionali di alcune delle mete sempre più di tendenza, a partire dall’Arabia Saudita. Saudi Tourism Authority (STA) fa ritorno al TTG Travel Experience di Rimini con una delegazione di undici partner pronti a promuovere le eccezionali opportunità turistiche che l’Arabia Saudita ha da offrire. I visitatori possono incontrare i rappresentanti per scoprire le ultime novità, le iniziative promozionali e le proposte di viaggio uniche che rendono questo Paese una delle destinazioni più affascinanti sul mercato.

Altri Paesi sotto la lente sono la Sarbia e il Montenegro, presenti al TTG, presenti allo stand dell’Ente Nazionale del Turismo della Serbia per presentare le esclusive offerte e i servizi, tra cui l’organizzazione di eventi su misura, viaggi di lusso, attività di team building e altre proposte di viaggio.

Tra le mete più amate dagli italiani c’è senza dubbio l’Irlanda, che quest’anno si presenta a Rimini con un nutrito gruppo di nove partner e tante nuove proposte. L’Irlanda si propone come meta adatta in ogni periodo dell’anno: romantica per una fuga di San Valentino, verde e in fiore per i ponti primaverili, accogliente e colorata durante la stagione autunnale, illuminata e vivace a Natale e Capodanno. Viaggiare tutto l’anno significa viaggiare responsabilmente, contribuendo a far sì che i flussi turistici si distribuiscano in tutta l’isola d’Irlanda e tutto l’anno, a beneficio delle comunità locali e degli operatori anche piccoli in località meno note.

Tra le presenze a Rimini anche lo stand della Moldova che viene a rimettersi in gioco proponendo nuovi itinerari e a un calendario di eventi che puntano su enogastronomia, patrimonio culturale e natura. Allo stand Moldova saranno presenti ANTRIM, l’associazione nazionale dei tour operator incoming, Castel MIMI Wine resort, la Medical Tourism Association of Moldova e Tatrabis Tour Operator, il settore pubblico sarà rappresentato dal National Office of Tourism e Visit Chisinau. Molte le novità che si sommano alla forte ripresa dei collegamenti aerei.

Importante anche la presenza del Jordan Tourism Board. La partecipazione della Giordania alla più importante fiera b2b del turismo italiano. Nonostante il conflitto che non coinvolge minimamente la Giordania, gli italiani restano il quarto paese per arrivi nel Paese che è una delle destinazioni di viaggio più sicure a livello globale, basti pensare che è al diciassettesimo posto su 119 paesi nell’indicatore di Sicurezza e Protezione del Travel and Tourism Development Index 2024 del World Economic Forum. La Giordania guarda con fiducia al Giubileo 2025 dopo l’invito ai cattolici di tutto il mondo, attraverso un messaggio di Papa Francesco dello scorso gennaio, a visitare i luoghi di pellegrinaggio cristiani in Giordania, in particolare il sito del Battesimo e la fortezza di Macheronte, dove Giovanni Battista fu decapitato.

E di Giubileo si parla anche allo stand dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, presente anche quest’anno al TTG, che invita tutti a conoscere il fascino dei luoghi della spiritualità nella Terra dove tutto ha avuto inizio.

L’Organizzazione Nazionale del Turismo Coreano (KTO) sarà presente al TTG per regalare un’immersione nella cultura coreana attraverso attività tradizionali e una degustazione di una bevanda alcolica tipica coreana. Sarà un’opportunità per conoscere da vicino la destinazione che si caratterizza per la capacità di armonizzare tradizione e modernità in un mix unico di cultura, tecnologia e paesaggi mozzafiato. Con una storia millenaria e una vibrante scena contemporanea, il Paese è al centro dell’interesse di molti viaggiatori. Oltre ad essere un leader mondiale nell’innovazione tecnologica, la Corea ha catturato l’immaginario globale grazie alla sua cultura popolare, divenuta celebre attraverso film, videogiochi e gruppi musicali. Infatti, da gennaio ad agosto del 2024 si sono registrati 10.673.127 arrivi internazionali, di cui 41.730 dall’Italia.

Appuntamenti da non perdere

Tra gli eventi da non perdere nell’ambito del TTG a Rimini c’è l’annuale Travel Food Award, il premio assegnato dal GIST, il Gruppo Italiano Stampa Turistica, il 10 ottobre alle ore 12 in Sala Ravezzi. Lo scopo è quello di premiare persone/territori/istituzioni/aziende che operino nel settore del turismo enogastronomico con passione e in maniera corretta, rispettando l’ambiente, i prodotti e il territorio. Le categorie del premio sono tre: Migliore Destinazione enogastronomica, Migliore Iniziativa o Evento enogastronomico, Premio speciale assegnato quest’anno a un cuoco che sappia promuovere turisticamente il proprio territorio, lavorando insieme ai produttori locali, perseguendo buone pratiche e sostenibilità, ripensando la sua cucina in base alle esigenze e alla morale dei tempi.

Ma soprattutto c’è l’evento di SiViaggia e Interface Tourism, azienda di marketing e comunicazione meneghina, intitolato “Gli anni passano, i viaggi restano: come esigenze, influenze, canali e scelte variano sulla base dell’età dei viaggiatori” il 10 ottobre alle 15.30 in Sala Cedro, su quanto influisce il fattore età sulla scelta dei viaggi e sul ciclo del turista e quanto le preferenze, le fonti di informazione utilizzate e i canali di prenotazione dei Senior si differenziano da quelle della Gen Z. I nuovi profili di viaggio, le loro caratteristiche e le abitudini emergono distintamente dall’ultima ricerca condotta a settembre 2024 da Interface sulla base di interviste condotte su oltre 4.000 Italiani e presentata proprio durante questa edizione della fiera.

Categorie
Africa Cipro Croazia Curiosità Europa Grecia Mauritius Notizie Viaggi viaggiare

Overtourism, ecco l’index che lo misura

L’estate 2024 è stata segnata, nel settore del travel, dal termine “overtourism“. Così, parlandone e riparlandone, abbiamo appreso che questo si riferisce proprio al cosiddetto e finora conosciuto come tale, fenomeno del turismo di massa.

Infatti, destinazioni come Grecia, Croazia, Cipro e persino Mauritius, sono Paesi in cui è vero che il 25% del Pil gode del turismo, ma che oggi più che mai sono quasi vessati dallo stesso flusso di visitatori che da una parte è anche la loro fortuna. L’overtourism, infatti, minaccia l’equilibrio delle grandi città in termini di rapporto tra turisti e residenti, la qualità dell’aria per via di un maggiore inquinamento, nonché la godibilità stessa della vacanza per i viaggiatori che possono trovarsi di fronte a un ingente massa di turisti al punto da non riuscire nemmeno a visitare tutte le attrazioni che si erano dapprima promessi di non perdere.

L’Overtourism Index, cos’è

L’estate appena trascorsa è stata dunque contraddistinta da spiagge affollate e destinazioni dove i viaggiatori erano così tanti da non riuscire per niente a respirare la bellezza e l’atmosfera del luogo: è accaduto a Venezia, a Barcellona e in altre località, come anche a Santorini.

Sviluppato dalla piattaforma Evaneos, che si occupa di viaggi tailor-made, in collaborazione con la società di consulenza Roland Berger, l’Overtourism Index arriva per prendere in esame le varie tipologie di overtourism, analizzando un campione di 70 mete, classificate entro le prime 100 per numero di turisti.

In questa analisi per il tasso di overtourism, ciascuna di queste destinazioni riceve un posto da 1 a 5 in classifica, seguendo quattro criteri: densità la turistica per abitante, la densità turistica per chilometro quadrato, la stagionalità e la sostenibilità. Infatti, anche la sostenibilità come criterio di valutazione è rilevante soprattutto per considerare l’impatto che il turismo ha sulla comunità e sulle infrastrutture quali i trasporti, ad esempio.

Folla, La Rambla

Fonte: iStock

La Rambla piena di turisti a Barcellona

Tra le mete prese in esame, comunque, le conseguenze dell’overtourism sono di 3 tipi: troppi turisti nelle destinazioni di mare, troppa folla nelle capitali europee ed eccesso di viaggiatori nei centri urbani.

Le località di mare presentano infatti un indice medio di 4 su una scala di 5, con circa 3,2 fino a 9,9 turisti per 1 abitante, anche in aree piccole che arrivano a contare però fino a 8.000 turisti per km². Non sono da meno e non destano minore allarmismo anche le primarie capitali europee che vedono arrivare in estate circa il 43% di tutti i turisti dell’anno. Spagna (3,6), Italia (3,6) e Portogallo (3,6) hanno gli indici medi più alti, insieme alla Francia (3,3) durante il solo periodo che va da giugno ad agosto.

Nella top 3 degli indici medi più alti per i centri urbani ci sono invece la Danimarca con Copenaghen (3,8), seguita da Amsterdam (3,7) e Dublino (3,4). Ciò significa che qui i turisti tendono a visitare questi Paesi concentrandosi esclusivamente su una determinata città, tralasciando le altre della regione e i dintorni.

Quali sono le destinazioni in pericolo e quelle ancora “salve”

Le “destinazioni da tenere d’occhio” secondo l’Overtourism Index sono quelle che devono affrontare la sfida di prevedere e adottare misure preventive per gestire il turismo in eccesso. Queste mete mantengono un flusso turistico relativamente bilanciato durante l’anno (24-28%) con una media di 3/5 nell’indice di Evaneos. Tuttavia, poiché crescono in popolarità, è necessario gestire la densità turistica, sia per chilometro quadrato (54-240 turisti/km²) che per abitante (0,8 turisti per abitante). Questi Paesi, con un contributo medio al PIL del 9%, stanno raggiungendo una soglia critica: Marocco, Vietnam, Egitto e Islanda, quest’ultima particolarmente vulnerabile con 5,2 turisti per abitante.

Queste mete vantano anche una vasta estensione territoriale che aiuta a distribuire equamente i visitatori, con densità di 16-80 turisti/km² e 0,3-1 abitante per turista. La stagionalità, compresa tra il 24 e il 28%, contribuisce a evitare il sovraffollamento. Canada, Stati Uniti, Australia e Tanzania rientrano in questo gruppo con punteggi medi tra 1,5 e 2,3.

Con un punteggio di 4,2/5, la Grecia è tra le destinazioni più colpite dall’overtourism, specialmente durante l’estate. A Mykonos e Santorini, l’afflusso eccessivo ha causato disagi per la popolazione locale, con conseguenze come l’aumento dei prezzi, traffico intenso e problemi nelle risorse idriche. Per questo motivo, la piattaforma Evaneos ha deciso di non promuovere più queste isole nei mesi estivi, in collaborazione con le agenzie locali. L’obiettivo è ridurre la pressione turistica, spostando i flussi verso giugno e settembre.

Categorie
attrazioni turistiche italiane e internazionali Curiosità Viaggi

Cartelli stradali strani in giro per l’Italia

In Italia, non è raro imbattersi in cartelli stradali piuttosto curiosi e insoliti, capaci di strappare un sorriso ai viaggiatori, soprattutto per via dei nomi bizzarri di parecchi comuni della nostra nazione. Ce ne sono di divertenti in tutto il mondo, ma il nostro Paese non è affatto da meno.

Infatti, sparsi in varie regioni del Paese, questi cartelli si distinguono per messaggi stravaganti, segnalazioni particolari o semplici errori linguistici che diventano un’attrazione turistica a sé e che sicuramente fanno fare quattro risate a chi li legge e vi si imbatte. Ecco alcuni dei casi di cartelli stradali strani e divertenti che troviamo in Italia.

Quali sono i cartelli più curiosi del Paese

Un esempio noto riguardante cartelli stradali insoliti e capaci di far divertire chi li vede, in Italia è quello di alcuni piccoli paesi che, per scoraggiare il traffico veloce, hanno installato cartelli con scritte come “Attenzione, bambini!”, seguiti inoltre da frasi umoristiche del tipo “Paese con abitanti poco avvezzi alla velocità, rallenta!”. Questi sono casi, passati alla cronaca appunto per la loro stravaganza, in cui si vuole usare l’ironia quasi a scopo di strategia persuasiva (come quelle adottate nel marketing) per far sì che diventi un deterrente, nel caso ad esempio dell’eccessiva velocità, al commettere infrazioni e a guidare in maniera imprudente e irrispettosa delle regole di circolazione stradale.

In alcuni piccoli paesi, invece, per evidenziare il legame con la tradizione o con il dialetto, i cartelli stradali includono avvisi in vernacolo, come accade in alcune zone della Sardegna o del Sud Italia, dove i segnali in lingua locale affiancano quelli in italiano, creando situazioni divertenti per chi non conosce il dialetto, sebbene si tratti di pochi curiosi casi.

Amici in auto

Fonte: iStock

Un gruppo di amici ride e si diverte in auto

Nel comune di Montale, vicino a Pistoia, esiste un cartello unico nel suo genere. Piuttosto che segnalare il classico attraversamento pedonale o di animali come cervi o mucche, avverte gli automobilisti del “rischio” di attraversamento di gatti. Questo cartello, divenuto virale sui social media, testimonia l’amore del paese per i felini e l’attenzione per la sicurezza anche dei più piccoli abitanti a quattro zampe.

Non è da meno Napoli: in alcune aree della città partenopea, famosa per il suo spirito goliardico, è possibile trovare cartelli che vietano “lo scarico di risate rumorose” accanto alle zone residenziali. Sebbene chiaramente ironici, questi cartelli sono parte della cultura napoletana e servono a sottolineare la necessità di rispettare la quiete delle persone, pur mantenendo l’umorismo che caratterizza la città.

Venezia, una delle mete turistiche più visitate al mondo, non è immune da cartelli con traduzioni maldestre che, nel tentativo di spiegare il regolamento ai turisti, finiscono per essere comicamente errati. Uno dei casi più noti è la traduzione inglese del “Pericolo di caduta in acqua“, che tradotto diventa “Danger of falling into the water”: peccato che alcuni di questi cartelli, invece, siano stati realizzati e tradotti con errori di grammatica o di spelling che hanno suscitato non poche risate tra i passanti (e poi alcuni sostituiti).

Nel piccolo borgo ligure di Triora, nella provincia di Imperia, c’è un cartello che è perfetto per il periodo di Halloween. In questo caso è d’obbligo una premessa: il pittoresco borgo ligure è infatti noto per la sua storia legata alla caccia alle streghe. Ecco perché a Triora, in effetti, esiste un cartello che avverte di fare attenzione alle “streghe in transito”. Il paese ha così saputo trasformare la sua storia in un’attrazione turistica, facendo sì che anche questo cartello sia parte dell’atmosfera misteriosa e della suggestione del luogo, pur mantenendo un tone of voice decisamente ironico.

Nel cuore delle Dolomiti, continuando con il filone “fantasy”, in alcune aree montane del Trentino, si possono invece trovare addirittura alcuni cartelli che indicano strade o sentieri riservati a personaggi fiabeschi come ad esempio agli gnomi. Questo tipo di segnaletica è spesso presente per arricchire in modo originale e coinvolgente molti dei diversi percorsi tematici di trekking in montagna riservati a bambini e famiglie, che invitano a immergersi in atmosfere magiche e a esplorare i boschi con un pizzico di fantasia.

In Alto Adige, regione con una forte presenza di popolazione germanofona, i cartelli stradali sono spesso bilingui (italiano e tedesco). Tuttavia, a causa di questa duplice trascrizione, di frequente capita che alcune traduzioni risultino confuse o addirittura esilaranti per chi comprende entrambe le lingue. Infatti, un esempio famoso è la “sosta vietata”, tradotta in tedesco come “verboten parkplatz”, che invece significa “parcheggio proibito” (anziché “vietato parcheggiare”). Sembrerebbe ammiccare a qualcosa di peccaminoso, non trovate?

I cartelli stradali più strani sui nomi dei comuni

Alcuni dei cartelli stradali più ironici e divertenti che gli automobilisti e i viandanti possono trovare per le strade dell’Italia riguardano proprio i nomi reali di alcuni comuni. Ecco i più insoliti:

  • Po’ di Gnocca, nel comune di Porto Tolle, in provincia di Rovigo
  • Ramazzano le Pulci, frazione di Perugia
  • Sesso, in provincia di Reggio Emilia
  • Trepalle, in provincia di Sondrio
  • Belsedere, in provincia di Siena
  • Purgatorio, in provincia di Trapani
  • Femminamorta, in provincia di Messina 
  • Orgia, in provincia di Siena 
  • Paperino, in provincia di Prato 
Categorie
Curiosità vacanza natura Viaggi viaggiare

Urban exploration: cos’è e perché affascina molti

Le prime immagini che emergono quando si pensa al turismo sono spesso quelle relative a monumenti storici, oppure a musei ricchi di capolavori o, ancora, a percorsi naturalistici e spiagge bellissime. Tuttavia, da qualche anno a questa parte, c’è sempre maggiore attenzione verso una forma di turismo ancora diversa: l’urban exploration, o Urbex. Questo tipo di esplorazione concentra la sua attenzione verso luoghi abbandonati e decadenti, dove il tempo sembra essersi fermato e dove i segni della presenza umana si mescolano, o addirittura vengono sovrastati, dalla natura che piano piano pensa ad una lenta riconquista. Cosa spinge così tante persone verso l’urban exploration e perché esercita un fascino così potente?

La scoperta dell’Urbex

L’urban exploration è molto più di una semplice avventura o giornata passata in luoghi abbandonati. Infatti, gli urbexer, come vengono chiamati tutti coloro che praticano questa particolare forma di esplorazione, vedono questi posti come una testimonianza di un passato che non si vuole lasciare alle spalle. Ad esempio, ogni edificio abbandonato, fabbrica dismessa oppure ospedale caduto in rovina ha qualcosa da raccontare e sembra trattenere fra le sue mura fatiscenti un pezzo di umanità.

L’esplorazione di questi luoghi invita tutti a riflettere su temi profondi. Uno fra tutti la transitorietà della vita e delle creazioni umane. Lo stato di decadenza ed abbandono di questi edifici sembra quasi un promemoria della mortalità dell’uomo e dell’impossibilità di controllare completamente il mondo che ci circonda.

Le origini dell’urban exploration: dalle Catacombe di Parigi ai social media

La storia dell’urban exploration ha radici profonde, più antiche di quel che si possa pensare. Nel 1793 il francese Philibert Aspairt esplorò per la prima volta le Catacombe di Parigi, un vasto laboratorio sotterraneo di gallerie e cimiteri che si snoda sotto la capitale francese, uno dei luoghi sotterranei più affascinanti d’Europa. Questa prima impresa segnò l’inizio dell’urbex, che oggi è diffuso in tutto il mondo e che ha visto una rapida ed esponenziale crescita grazie anche ai social media.

Oggi, piattaforme come Instagram o YouTube, infatti, hanno contribuito a rendere l’urban exploration una pratica popolare. Online vengono condivise immagini suggestive di vecchi ospedali, castelli abbandonanti e fabbriche dismesse, che attraggono migliaia di visualizzazioni da tutto il mondo.

Si tratta di scenari unici che, oltre ad essere il luogo perfetto per foto uniche, rappresentano una profonda connessione tra uomo e ciò che egli ha lasciato dietro di sé. Per molti esploratori urbani, infatti, condividere le immagini relative a questi luoghi non solo è un modo per raccontare la propria esperienza, ma è anche un invito a riflettere su come la società si trasforma e cosa rimane quando l’umanità si ritira e lascia spazio alla natura.

La ricerca dei luoghi dimenticati

Gli urban explorer, quindi, non si accontentano di semplici viaggi organizzati o mete turistiche comuni. Ma come avviene la ricerca di questi luoghi così affascinanti e dimenticati? Google Maps è probabilmente lo strumento più utilizzato per questo scopo. Osservando dall’alto le varie zone è possibile individuare i luoghi più remoti ed isolati, riuscendo così ad individuare i segni dell’abbandono: tetti sfondati, edifici invasi dalla vegetazione oppure strade dimenticate. Ma la famosa applicazione non è l’unica fonte di informazioni a riguardo. È possibile trovare questi luoghi abbandonati anche osservando annunci immobiliari o parlando direttamente con gli abitanti del luogo.

Una volta individuato il luogo abbandonato da visitare, questi esploratori non lo condividono facilmente con il mondo. Il codice non scritto dell’urbex, infatti, prevede un certo livello di segretezza. Non solo perché gli esploratori sono gelosi delle proprie scoperte, ma anche per evitare queste strutture vengano vandalizzate o depredate da quei soggetti che non hanno rispetto per il loro valore storico o artistico.

Parte di un vecchio palazzo abbandonato ormai in rovina, con luce che entra dalla cupola

Fonte: iStock

Vecchio palazzo in rovina abbandonato

Quali rischi si corre con l’urban exploration?

Nonostante la crescente fama di questa pratica, l’urban exploration nasconde dei rischi. Visitare edifici pericolanti può, ad esempio, causare dei crolli. Le fabbriche dismesse o i vecchi ospedali, inoltre, possono contenere ancora materiali tossici che possono dannosi per l’uomo e per la natura. Tuttavia, i più esperti esploratori non si fanno intimorire. Un urbexer parte alla scoperta di questi luoghi segreti con l’attrezzatura giusta: elmetti, maschere contro eventuali agenti chimici e calzature robuste per poter camminare in sicurezza tra detriti e macerie o in mezzo alla natura.

Oltre ai rischi fisici che si possono correre con l’urban exploration, ci sono da considerare anche i rischi legali. Molte delle strutture e dei luoghi esplorati sono di proprietà privata e, pertanto, l’ingresso è vietato dalla legge. Gli esploratori sono consapevoli di queste probabili conseguenze legali, perciò è fondamentale rispettare sempre le norme ed agire con molta discrezione, evitando di forzare ingressi o arrecare danni ad edifici e proprietà altrui.

L’urban exploration in Italia

L’Italia è un vero e proprio paradiso per gli amanti dell’urban exploration. Con la sua lunga storia ed il suo vastissimo patrimonio architettonico, nel nostro Paese sono presenti numerosi luoghi ed edifici abbandonati, tutti da scoprire. È possibile visitare chiese e conventi vuoti, palazzi eleganti e nobiliari decaduti conquistati dalla vegetazione circostante, passando poi per fabbriche ed aree militare dismesse, fino a più di 6000 interi paesi abbandonati su tutto il territorio italiano.

Fra gli esempi più iconici è possibile citare la città fantasma di Consonno, situata in Lombardia e che nacque nei recenti anni Sessanta come progetto di una Las Vegas tutta italiana, ma subito abbandonata. Oppure, il borgo abbandonato di Roscigno Vecchia, considerato la “Pompei del Novecento”, che venne abbandonato nei primi anni del ‘900 a causa di continue scosse di terremoto che hanno costretto gli abitanti del posto a trasferirsi verso altre mete.

A questi si possono aggiungere migliaia di villaggi medievali sulle colline toscane e liguri, i borghi della Basilicata rimasti vuoti dopo l’emigrazione degli abitanti, ma anche numerose vecchie terme, teatri, ospedali, ville e, addirittura, carceri, che offrono un’esperienza di urban exploration senza eguali.

La città lombarda di Consonno abbandonata negli anni 60, con un lampione abbattuto in primo piano e rovine sullo sfondo

Fonte: iStock

La città abbandonata di Consonno in Lombardia

Esplorare questi luoghi significa immergersi nella storia che non viene raccontata nei libri di scuola oppure raccontata e celebrata nei musei. Sono luoghi che parlano di errori umani e di abbandoni, ma anche della forza della natura, che lentamente si è riappropriata di ciò che l’uomo le aveva rubato nel corso dei secoli.

L’urban exploration è una vera e propria esperienza, che va oltre la semplice curiosità per i luoghi abbandonati. È qualcosa che porta a riflettere sul tempo e sulla natura dell’uomo, osservando ciò che resta quando quest’ultimo si ritira. Per gli urbex è l’occasione di meditare, entrando in contatto con l’assenza della vita e con il lento ritorno della natura.