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Un segreto amalfitano: il borgo costiero di Atrani

A una manciata di curve e una galleria nella roccia da Amalfi la piccola Atrani sbuca all’improvviso. Sotto, da un lato, l’affaccio dalla strada sopraelevata ad archi che la percorre come un balcone è sulla spiaggia, dall’altro è sulle case che si stagliano col loro bianco abbagliante sulla montagna di rocce, terrazzini verdi e frutteti.

Il cuore di questo borgo marinaro è la piazzetta Umberto I: dove un tempo si tiravano le barche per proteggerle dalle mareggiate, oggi c’è un salottino accogliente e raccolto. Passeggiando nell’intrico dei vicoli (che ispirarono a Escher l’opera “Vicoli coperti“) e delle scalinatelle che si dipana da via dei Dogi, il corso principale, si possono scoprire scorci splendidi. Se il tramonto regala dei bellissimi colori, facendo risaltare i balconi in ferro battuto e le persiane verdi, i cestini di vimini per issare la spesa e i pomodori appesi (con la forma “a pinneolo”), bisogna aspettare di vederla la sera: quando le finestre si illuminano sembra di essere in un presepe.

Cosa vedere ad Atrani, un tuffo nella storia

Pur essendo molto piccola le cose da vedere non mancano: al tempo delle repubbliche marinare, infatti, qui vivevano le famiglie più nobili di Amalfi e qui si incoronavano e venivano seppelliti i dogi. Il punto di partenza non può quindi che essere la chiesa di S. Salvatore di Birecto, dove birecto non è null’altro che il berretto che veniva posto sul capo del doge. Pesantemente rimaneggiata fu fondata però nel 940: ha un piccolo campanile a vela e una porta in bronzo, con formelle intarsiate con argento, rame e smalto, arrivata nel 1087 dalle botteghe di Costantinopoli, come dono di Pantaleone Viaretta, un ricco mercante che vent’anni prima aveva procurato ad Amalfi l’analoga porta del Duomo.

Da visitare anche la chiesa di Santa Maria Maddalena e la sua Collegiata: la facciata barocca non deve trarre in inganno perché fu costruita nel 1274 dai cittadini come ringraziamento per la fine delle incursioni saracene e momento di rinascita della cittadina. La sua cupola di maiolica lucida e la torre campanaria a pianta quadrata sono un po’ il simbolo di Atrani. La grotta di Masaniello si trova proprio accanto: si dice che fu qui, a pochi metri dalla casa dei nonni materni, che venne a nascondersi prima di essere tradito e ucciso.

Collegiata di Santa Maria Maddalena Atrani

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La Collegiata di Santa Maria Maddalena ad Atrani

Poco sopra l’antica via che collegava Atrani con Amalfi c’è invece la grotta dei Santi, molto probabilmente un tempo parte dell’antico monastero benedettino dei SS. Quirico e Giulietta. L’entrata è su un terrazzamento a limoni, la pianta irregolare, le pareti decorate da affreschi del XII sec. in stile bizantino con gli evangelisti disposti intorno a un santo guerriero, certamente San Giorgio, con il braccio levato mentre regge un’asta.

Oltre a queste Atrani ospita un’incredibile quantità di chiesette: quella del monastero francescano di Santa Rosalia, la chiesa di S. Maria del Bando (XII sec.) dove venivano proclamati le sentenze e i bandi nel periodo della Repubblica Amalfitana, quella di S. Maria Immacolata, di S. Gerturde, la chiesa del Carmine nonché quella di S. Michele fuori le mura (XII sec.), famosa per aver accolto, si dice, i cadaveri della peste del 1656 di cui un muro conserverebbe ancora le tracce.

I sapori di una gastronomia sopraffina

Se si vuole gustare la vera essenza di Atrani però bisogna sedersi a tavola. Al pesce azzurro – re incontrastato, pescato con le lampare che la sera prendono il largo e illuminano il mare come stelle – è dedicata una sagra alla fine di agosto (il 22 e il 23). È nata quasi per caso, per godere subito di quello che portavano i pescatori con le cianciole e le paranze. Di anno in anno ci si è organizzati sempre meglio e ora, in un trionfo di alici fritte, tonno e pesce bandiera, si appendono le reti, si accendono luci colorate, torce e fiaccole e a mezzanotte si guardano i fuochi d’artificio.

Da assaggiare gli scialatielli (un tipo di pasta fresca fatta a mano) ai frutti di mare, la pasta e fagioli con il pesce azzurro, il sarchiapone – una grossa zucca, svuotata e riempita di zucca tagliata a pezzi, carne e mozzarella e infine cotta al forno (ed è la versione più semplice!) – le cassatine di pan di spagna farcite con una crema di tradizionale sfusato amalfitano, i bocconotti (con la crema e le amarene), e i passolini, chicchi di uva fatta appassire al sole e conservata in un cartoccio di foglie di limone, legate con un giunco.

Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri 100 borghi del cuore scelti da SiViaggia.

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Le 10 città sull’acqua, destinazioni affascinanti in tutto il mondo

Tra le città costruite sull’acqua, Venezia è senz’altro un orgoglio tutto italiano, ma la Serenissima non è certo l’unico centro urbano al mondo ad esercitare da sempre un fascino irresistibile, proprio per il fatto di unire l’architettura con la natura in un equilibrio spettacolare.

Canali, fiumi e lagune diventano vere e proprie arterie di queste città, protagoniste assolute in grado di  modellare lo sviluppo del centro stesso e l’atmosfera che lo permea. Attraversare queste meravigliose quanto suggestive (e misteriose) città sull’acqua permette di avere la possibilità, per un viaggiatore, di vedere scorci unici, dove i riflessi sull’acqua raccontano storie di antiche civiltà, modernità e cultura.

Non fermatevi a Venezia. Fate come dei veri Marco Polo e scoprite quali sono le più belle città sull’acqua del mondo.

Venezia, regina tra le città d’acqua

Venezia è senza dubbio la città sull’acqua più famosa del mondo e con la sua bellezza giochiamo “in casa”. Fondata nel V secolo d.C., la città lagunare sorge tuttora su un insieme di isole nella laguna veneta e ogni anno attira milioni di turisti, tanto da essere stata di recente sotto i riflettori per l’esperimento relativo al pagamento di un ticket di ingresso a causa del fenomeno dell’overtourism. I suoi canali, su tutti il celebre Canal Grande, sono attraversati da gondole e vaporetti e offrono una prospettiva unica dei palazzi rinascimentali e gotici che dominano il centro di Venezia. Ma la Serenissima è anche la culla del Carnevale, una delle feste più iconiche al mondo, dove maschere di finissima e pregiata fattura riempiono la città di mistero e bellezza.

Amburgo, il gigante del Nord

Adagiata con la sua eleganza sulle rive del fiume Elba, Amburgo è la città portuale più importante della Germania e la seconda più grande dell’Unione Europea. Nonostante sia una metropoli di impronta industriale, Amburgo è anche una città che ammalia grazie ai suoi scorci pittoreschi resi tali dai numerosi canali, laghi e ponti (pensate che ne conta persino più di Venezia e Amsterdam messi insieme!). Uno dei luoghi più curiosi da visitare se si è di passaggio ad Amburgo è il Miniatur Wunderland, il più grande plastico ferroviario del mondo. Oltre a questo, l’Elbphilharmonie, una sala concerti ultramoderna affacciata sul porto, è diventata ormai un simbolo iconico della città, da fotografare subito.

Amburgo, canali

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Le barche lungo i canali di Amburgo

Alappuzha, la Venezia d’Oriente

Ci spostiamo molto più lontano, prendendo l’aereo verso l’India: qui, Alappuzha, anche conosciuta come Alleppy, è attraversata da un intricato sistema di canali, lagune e laghi che la rendono un centro vivo di attività legate all’acqua. I turisti possono navigare tra le houseboats, tipiche case galleggianti, e visitare villaggi di pescatori nascosti tra le palme. Ogni anno si svolge la famosa gara delle Snake Boat, in cui barche lunghe e affusolate vengono spinte da decine di rematori, in una vera e propria festa, oltre che competizione.

Amsterdam, la Venezia del Nord Europa

Se pensate che Amsterdam sia solo coffe shop e vita notturna, significa probabilmente che non ci siete ancora stati e non avete ancora avuto il piacere di scoprire quanto questa città olandese e i suoi dintorni abbiano da offrire ai turisti. Infatti, Amsterdam è una città incredibilmente bella dal punto di vista architettonico e urbano, piena di verde e caratterizzata da un ritmo di vita rilassato, con i suoi cittadini che usano principalmente le biciclette come mezzo di trasporto, una ricca offerta culturale e ottimo street food. Amsterdam è soprannominata la “Venezia del Nord” per il suo vasto sistema di canali, che attraversano la città creando un paesaggio pittoresco. Fondata nel XVII secolo, la città ha più di 100 chilometri di canali, 90 isole e oltre 1.200 ponti. Una delle attività più popolari tra i turisti è fare un giro in barca lungo i canali, che offre viste uniche sui caratteristici edifici del Secolo d’Oro. Oltre a questo, Amsterdam è una città vibrante, con musei famosi come il Rijksmuseum, il Van Gogh Museum e la Casa di Anna Frank.

Birmingham, la città dai mille canali

Pochi sanno che Birmingham, nel cuore dell’Inghilterra, ha più chilometri di canali di Venezia. Questi canali furono costruiti durante la Rivoluzione Industriale per facilitare il trasporto delle merci e oggi sono una caratteristica affascinante della città. I turisti possono fare escursioni in barca lungo il Gas Street Basin, una zona vivace e restaurata piena di ristoranti, caffè e pub, oppure esplorare il Jewellery Quarter, il famoso quartiere dei gioiellieri.

Birmingham, canali

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I canali di Birmingham alla sera

Fort Lauderdale, Venice of America

Situata in Florida, Fort Lauderdale è spesso chiamata la Venezia d’America grazie al suo sistema di baie e canali che si estendono per oltre 250 chilometri. Qui si possono fare giri in gondola o in barca, ammirando le lussuose ville che si affacciano sui canali. La città è anche famosa per le sue spiagge e la Las Olas Boulevard, una strada ricca di boutique, gallerie d’arte e ristoranti raffinati, perfetta per passeggiare.

Fort Lauderdale, Florida

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I canali della città americana di Fort Lauderdale

San Pietroburgo, la Venezia russa

San Pietroburgo, la seconda città della Russia, è attraversata dal maestoso fiume Neva e da una rete di canali che le conferiscono un’atmosfera elegante e regale. Tra le cose da fare, un giro in barca lungo i canali è imperdibile, soprattutto in estate quando le temperature sono più miti. Durante le Notti Bianche, in giugno, la città si illumina con eventi culturali e festival. Da non perdere anche una visita all’imponente Museo dell’Hermitage, una delle più grandi collezioni d’arte al mondo.

Stoccolma, la regina del Baltico

Stoccolma si estende su quattordici isole lì dove il lago Mälaren incontra il Mar Baltico. La capitale svedese è una perfetta combinazione di natura e modernità, dove l’acqua è parte integrante del paesaggio urbano. Gli amanti della natura possono fare escursioni in kayak tra le isole, mentre gli appassionati di cultura possono visitare il Palazzo Reale, il Museo Vasa e il centro storico, Gamla Stan, con le sue pittoresche stradine medievali.

Suzhou, la Venezia d’Oriente

Suzhou, conosciuta come la Venezia d’Oriente, è celebre per i suoi antichi canali, ponti di pietra e giardini classici cinesi. Situata nella provincia di Jiangsu, è una delle città più pittoresche della Cina, con il Giardino dell’Umile Amministratore e il Giardino del Maestro delle Reti, entrambi Patrimonio dell’Unesco. I canali di Suzhou sono attraversati da tradizionali barche cinesi, offrendo ai visitatori un’esperienza autentica e rilassante.

Suzhou, canali

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I corsi d’acqua nella città cinese di Suzhou

Xochimilco, città d’acqua del Nuovo Mondo

Situata nei pressi di Città del Messico, Xochimilco è famosa per i suoi coloratissimi canali e le trajineras, tipiche imbarcazioni tradizionali decorate con fiori e motivi vivaci. Qui, i turisti possono noleggiare una barca e navigare tra i canali accompagnati da musicisti mariachi e gustando piatti della cucina messicana direttamente a bordo. Questo sito, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è anche un’affascinante finestra sulla cultura e le tradizioni azteche.

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In Nuova Zelanda c’è un aeroporto in cui è vietato abbracciarsi per più di 3 minuti

Esprimere i propri sentimenti per molte persone non è così semplice, eppure non è sempre un bene lasciare scorrere le emozioni in un luogo pubblico. Soprattutto se ci si trova in Nuova Zelanda, la terra che gli appassionati de Il Signore degli Anelli conoscono come la Terra di Mezzo. Infatti all’aeroporto di Dunedin è spuntato fuori un cartello che informa i viaggiatori che un abbraccio non può durare più di tre minuti all’interno della struttura, mentre nel parcheggio ci si può lasciare andare a effusioni più lunghe.

“Per affettuosità più prolungate si prega di usare il parcheggio” si legge blu su bianco nel cartello che in primo piano riporta la scritta: “Tempo massimo per l’abbraccio: 3 minuti“. Leggendo questa notizia viene da sorridere pensando alla gente che si saluta con il cronometro alla mano fino al momento di distacco che è sempre particolarmente intenso e drammatico se un viaggio divide per tanto tempo.

Coccole a tempo in Nuova Zelanda

Un genitore e un figlio, una coppia innamorata, due cari amici che magari hanno trascorso un periodo insieme ma poi devono tornare alle loro vite in due posti diversi del mondo, devono misurare l’ultimo frammento di tempo che trascorrono insieme. Non è facile immaginare come la notizia delle “carezze a tempo” sia diventata virale sul web in pochissimo tempo, alimentando polemiche e discussioni.

Cronometrare gli addii sembra una richiesta cinica e bizzarra, ma all’aeroporto di Dunedin un addetto è pronto a fare la multa se qualcuno supera il limite dei tre minuti consentiti per baci e abbracci a una persona cara prima della partenza o al momento dell’arrivo. La direzione che ha preso questa decisione si è difesa avanzando l’idea che questo dovrebbe limitare gli affollamenti in aeroporto. Il CEO Daniel De Bono ha dichiarato: “Per un buon saluto, basta un abbraccio di 20 secondi. Questo arco di tempo è sufficiente per ottenere una scarica di ossitocina, “l’ormone dell’amore”. Poi, se si vuole avere più tempo per i saluti, c’è sempre il parcheggio delle auto”. 

Il Kiss & Fly in Italia e nel mondo

Certo è che ridurre l’amore e l’affetto a un’analisi scientifica denota l’animo razionale e pragmatico di chi ha valutato questa decisione e imposto questo divieto in Nuova Zelanda. Per chi vive una relazione a distanza il saluto in aeroporto è un momento fondamentale che ha portato all’idea delle aree di sosta Kiss & Fly in Europa e nel resto del mondo.

In Italia siamo famosi per essere romantici e passionali e questo si rispecchia anche nelle regole di viaggio. All’aeroporto di Lamezia Terme, per esempio, ci si può abbracciare e baciare per ben 30 minuti con il parcheggio per le soste brevi, mentre a Milano e Napoli l’area Kiss & Fly prevede venti minuti. Il tempo si riduce a Firenze, Roma, Palermo, Bari, Catania e Brindisi dove si può parcheggiare per salutare i propri cari per 15 minuti.

A livello internazionale non molti paesi seguono l’esempio della Nuova Zelanda, infatti a Tokyo, Singapore e Palma di Maiorca sono disponibili 30 minuti di sosta per i saluti, mentre a Dubai, Praga e Copenaghen il kiss & fly prevede 15 minuti di sosta. I meno romantici sembrano gli Stati Uniti, dove vanno sempre tutti di corsa e infatti ai viaggiatori è consentito scendere e salire dall’aereo a New York, Los Angeles e San Francisco, senza perdere tempo.

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La tendenza di viaggio del 2025? Viaggiare in mezzo alla natura

Se state cercando esperienze uniche e autentiche, il 2025 potrebbe essere l’anno perfetto per immergervi nella natura. Secondo un recente rapporto di Expedia, il prossimo anno sarà caratterizzato da una crescente passione per i fenomeni naturali, con i viaggiatori pronti a percorrere grandi distanze pur di ammirare le meraviglie più spettacolari del pianeta.

Tali sorprendenti fenomeni, che spaziano dalle aurore boreali al plancton bioluminescente, stanno diventando veri e propri “must” per chi desidera sperimentare emozioni fuori dal comune. Scopriamo di più.

Viaggi alla scoperta dei fenomeni naturali

Nel 2025, la tendenza sarà quella di spostarsi per assistere a eventi naturali irripetibili. La suggestiva “Lista dei Fenomeni”, stilata da Expedia, vede mete come il Nord America già protagoniste, dove una recente eclissi solare ha attirato migliaia di persone verso case vacanza private e luoghi isolati per avere la migliore visuale possibile. Il desiderio di vivere simili esperienze è destinato a crescere, spingendo i turisti a cercare destinazioni inedite e incontaminate.

Tra le tappe consigliate per l’anno a venire, spicca Hokkaido, in Giappone, famosa per la danza di accoppiamento delle gru dalla corona rossa, uno spettacolo eccezionale che si svolge tra febbraio e marzo e incanta per la sua grazia e bellezza.

Spostandosi verso l’emisfero australe, vicino a Melbourne, in Australia, la Phillip Island è la casa della più grande colonia di pinguini al mondo, che sfilano ogni sera dall’oceano verso le loro tane. Si tratta di occasioni uniche per osservare da vicino la fauna marina.

L’incanto della bioluminescenza e delle maree

Se il mare è la vostra passione, non potrete perdere il fenomeno del plancton bioluminescente. L’incredibile avvenimento si può contemplare a Vero Beach, in Florida, durante i mesi estivi, quando le onde dell’oceano si illuminano di una luce a dir poco magica. Ancora, mete come le grotte della baia di Phang Nga in Thailandia o la Laguna Luminosa in Giamaica offrono esperienze simili, creando momenti indimenticabili sotto un cielo stellato.

Un altro evento da mettere in lista è quello delle straordinarie maree della Baia di Fundy, in Canada. Qui, le maree più alte del mondo permettono di camminare sul fondo dell’oceano, accanto a scogliere che raccontano una storia lunga 300 milioni di anni grazie ai fossili che custodiscono.

L’aurora boreale e altri spettacoli del cielo

Le aurore boreali continuano ad affascinare i viaggiatori di tutto il mondo, e nel 2025 saranno visibili in luoghi inediti per via dell’intensa attività solare. Lapponia, Tromsø in Norvegia, Abisko in Svezia e il Parco Nazionale di Thingvellir in Islanda rimangono tra le mete migliori per goderne, ma grazie al picco di attività solare previsto per il 2025, si potranno scorgere anche più a sud, in Paesi come il Regno Unito, la Germania e persino l’Italia.

Infine, i Parchi Internazionali dei Cieli Bui rappresentano delle vere e proprie oasi di tranquillità, lontane dall’inquinamento luminoso. Tra i più suggestivi, l’Arches National Park nello Utah consente di apprezzare migliaia di stelle incorniciate da oltre 2.000 archi di pietra. In Europa, il parco dei cieli bui nel Northumberland (contea del nord-est dell’Inghilterra) è uno dei punti migliori per l’osservazione del cielo notturno.

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L’Italia dei record: visita ai luoghi più straordinari

Sapevate che in Italia abbiamo luoghi da record? Dalle vette alpine ai borghi più antichi, dall’Università ai teatri piccolissimi, l’Italia vanta luoghi unici con numeri eccezionali, anche a livello internazionale. Partiamo insieme per un viaggio atipico, alla ricerca dei luoghi più esclusivi dello stivale, con primati e numeri da capogiro.

Sestriere, il Comune più alto d’Italia

Sestriere, in Piemonte, è il comune italiano situato alla maggiore altitudine, con i suoi 2035 metri sul livello del mare. La sua casa comunale è l’unica in Italia a superare quota 2000. Fondato nel 1934, deve la sua nascita all’iniziativa di Giovanni Agnelli, fondatore della FIAT, che trasformò questa località in una delle stazioni sciistiche più moderne e rinomate. Con temperature che scendono sotto lo zero anche in primavera, Sestriere è il punto d’incontro perfetto tra sport invernali e tradizione montana, immerso in un paesaggio innevato quasi tutto l’anno.

L’altalena più alta d’Europa

Nel Parco delle Madonie, in Sicilia, si trova l’altalena più alta d’Europa. A oltre 1000 metri di altitudine, questa struttura unica si affaccia su una vallata che scende per più di 300 metri, offrendo una vista mozzafiato sulle isole Eolie e Ustica. Con i suoi 16 metri di altezza, è un’attrazione per i più coraggiosi, che possono scegliere tra diversi tipi di “volo”: dal volo di Heidi, pensato per i bambini, al più audace volo del Diavolo, riservato a chi cerca un’esperienza adrenalinica.

Il Museo più alto d’Europa: il Museo della Grande Guerra

A 2950 metri di altitudine, il Museo della Grande Guerra a Rocca Pietore (Belluno) è il museo più alto d’Europa. Situato tra le cime delle Dolomiti, raccoglie testimonianze e cimeli del conflitto tra Italia e Austria durante la Prima Guerra Mondiale. Le sue esposizioni raccontano le difficoltà della guerra in alta quota, mentre all’esterno si possono visitare le trincee e le grotte usate dalle truppe italiane e austriache, inclusa la spettacolare “Città di Ghiaccio”, un complesso di tunnel scavati sotto il ghiacciaio: 12  chilometri di tunnel intervallati da caverne adibite a dormitori, cucine, infermerie, sale radio, cappella, mense, scavati dagli austriaci sotto il ghiacciaio per evitare i colpi di artiglieria italiani. Fuori dal museo sono state riattivate e rese visitabili le postazioni in grotta italiane ed austriache della Punta Serauta e della Forcella VU.

Teatri piccolissimi

I teatri più piccoli d’Italia sono autentici gioielli, ciascuno con una storia unica e un fascino particolare. Il Teatro Arrigoni, a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, è un piccolo teatro all’italiana, costruito tra il Settecento e l’Ottocento. Dopo una completa ristrutturazione, questo edificio storico è tornato a splendere e oggi ospita il consiglio comunale, il tribunale e la cancelleria cittadina. Intitolato al compositore sanvitese Giangiacomo Arrigoni, il teatro si distingue per la sua architettura elegante.

Spostandoci in Lombardia, nel comune di Barlassina, troviamo il Teatro Antonio Belloni, che con i suoi 98 posti è considerato il teatro d’opera più piccolo d’Italia. Nonostante le dimensioni, è un luogo di grande valore, frutto dell’amore dell’imprenditore Marco Belloni per il padre Antonio. Il teatro è arredato con mobili e opere di artisti italiani e offre stagioni liriche apprezzate per la loro qualità.

In Liguria, a Pieve di Teco, si trova il Teatro Salvini, un edificio settecentesco dalla caratteristica sala a ferro di cavallo, che può accogliere meno di 100 spettatori. Dopo decenni di inattività e un lungo restauro, il teatro è stato riportato al suo splendore originale e oggi ospita stagioni teatrali di notevole interesse, con un’acustica eccellente e decorazioni raffinate.

Infine, il Teatro della Concordia a Monte Castello di Vibio, in Umbria, è un capolavoro in miniatura del teatro all’italiana, con soli 99 posti. Inaugurato nel 1808 durante l’occupazione napoleonica, il teatro richiama nel suo nome i valori della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza e fratellanza. Nonostante sia rimasto chiuso per trent’anni a causa di problemi strutturali, è stato restaurato e riaperto nel 1981, tornando a ospitare stagioni teatrali che esaltano la sua bellezza e la sua storia.

Orto botanico di Palermo

L’Orto Botanico di Palermo è una tappa imprescindibile per chi visita la città. Con oltre 12.000 specie vegetali, è uno dei giardini botanici più grandi d’Europa e un’importante istituzione accademica, sede del dipartimento di Scienze Botaniche dell’Università di Palermo. Fondato oltre duecento anni fa, ha contribuito alla diffusione di numerose specie, in particolare tropicali e subtropicali, nel Mediterraneo e in Europa.

Situato accanto a Villa Giulia, con ingresso in via Lincoln 2, a pochi passi dalla Kalsa, l’Orto Botanico ospita strutture come l’Erbario, che custodisce circa 400.000 piante essiccate provenienti dal Mediterraneo, alcune collezionate sin dal 1700. Il simbolo del giardino è il maestoso Ficus magnolioide, piantato nel 1845 e originario delle isole australiane Norfolk. Dal 1993, l’Orto Botanico ha creato una banca del germoplasma per preservare il patrimonio genetico della flora mediterranea.

Orto Botanico di Palermo, Sicilia

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Un meraviglioso angolo dell’Orto Botanico di Palermo

Il Forte di Fenestrelle

Situato nella valle del Chisone, è la più grande fortificazione d’Europa e la seconda costruzione in muratura più estesa al mondo dopo la Grande Muraglia cinese. Questa imponente opera si estende per circa cinque chilometri e copre un dislivello di quasi 700 metri, rendendola un vero colosso di pietra. Progettato dall’ingegnere Ignazio Bertola nel XVIII secolo, il forte aveva il compito di proteggere il confine tra Italia e Francia, anche se non venne mai coinvolto in battaglie.

L’architettura originale del forte è ancora intatta, e Fenestrelle rimane l’unica struttura di questo tipo tra i forti piemontesi del Settecento. Più che una singola fortificazione, è un vasto sistema di difesa, composto da tre forti principali (San Carlo, Tre Denti e Sant’Elmo), ridotte, cannoniere, polveriere e caserme. Tutti questi edifici sono collegati da una monumentale scala coperta di 4.000 gradini, scavata in una galleria artificiale lunga quasi due chilometri, che rende il complesso ancora più affascinante.

La parte più rappresentativa del forte è il Forte San Carlo, che ospita edifici simbolici come il palazzo del governatore, il padiglione degli ufficiali e la chiesa. Da qui parte anche la scala coperta, collegando le varie sezioni del complesso, tra cui i tre quartieri militari, la polveriera di Sant’Ignazio, la porta reale e vari depositi, laboratori e corpi di guardia. Oltre alle sue dimensioni straordinarie – con una lunghezza di 3 km, una superficie di 1.300.000 metri quadrati, e la presenza di 3 forti, 7 ridotte e 28 risalti – il forte è famoso per le sue scale: 4.000 gradini della scala coperta e 2.500 della scala reale. Si trovano inoltre 14 ponti di collegamento, 5 ponti levatoi interni e 183 fari utilizzati per l’illuminazione.

Dal 1999, il Forte di Fenestrelle è diventato il monumento simbolo della Provincia di Torino e si trova all’interno del Parco Naturale Regionale Orsiera-Rocciavrè, rendendolo una meta di grande interesse storico e naturalistico.

Forte di Fenestrelle, Piemonte

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Veduta del Forte di Fenestrelle, la Grande Muraglia piemontese

L’antica Università di Bologna

L’Università di Bologna, fondata nel 1088, detiene il primato di essere la più antica università del mondo occidentale. Questa storica istituzione ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo dell’istruzione e della ricerca in Europa, segnando l’inizio di un nuovo approccio all’apprendimento che ha influenzato le università future. Conosciuta per la sua tradizione accademica e per l’innovazione, l’ateneo bolognese continua a essere un punto di riferimento per studenti e studiosi provenienti da ogni angolo del pianeta.

Borgo Parrini: il borgo più piccolo d’Italia

In Sicilia, tra le colline e il mare, si trova Borgo Parrini, il borgo più piccolo d’Italia, con una popolazione di appena 20 abitanti. Fondato nel XIX secolo, questo piccolo centro, situato nella frazione di Partinico in provincia di Palermo, è noto non solo per le sue dimensioni, ma anche per le sue casette colorate, dal blu intenso al giallo sole, dal verde brillante al rosso acceso, che ricordano un piccolo angolo di Gaudí in Sicilia. Borgo Parrini è un museo a cielo aperto, dove si respira un’atmosfera autentica e i residenti accolgono i visitatori con calore e ospitalità, condividendo storie e leggende che si intrecciano con la storia del borgo.

L’albero più antico d’Europa

L’albero più antico d’Europa si trova in Calabria, ed è un pino loricato chiamato Italus. Questo straordinario esemplare, datato scientificamente, ha circa 1.230 anni ed è considerato l’essere vivente più longevo del continente. Italus vive nel Parco Nazionale del Pollino, a 1.900 metri di altitudine, sul versante meridionale di Serra della Ciavole, su un pendio roccioso e scosceso che lo protegge da incendi e fulmini.

La scoperta dell’albero risale al 2017, grazie a una ricerca condotta dal Parco Nazionale del Pollino in collaborazione con l’Università della Tuscia. La datazione di Italus ha rappresentato una sfida per gli studiosi, che hanno utilizzato un metodo combinato di dendrocronologia e analisi al carbonio 14 per determinarne con precisione l’età.

Attualmente, biologi e ricercatori lavorano per garantire la conservazione di Italus, affinché possa continuare a sopravvivere nel suo ambiente protetto e raccontare la sua lunga storia millenaria.

L’Arena di Verona, l’anfiteatro romano meglio conservato

L’Arena di Verona è l’anfiteatro romano meglio conservato al mondo e rappresenta una delle più importanti testimonianze dell’architettura romana. Costruita all’inizio del I secolo d.C. durante l’epoca giulio-claudia, è il terzo anfiteatro più grande tra quelli giunti fino a noi, ed è ancora oggi utilizzata per ospitare concerti ed eventi, mantenendo viva la sua funzione originaria di luogo di spettacolo.

Nonostante abbia affrontato molte sfide nel corso dei secoli, inclusi i danni provocati dal terremoto del 1183, l’Arena ha preservato gran parte della sua struttura originaria, continuando a dominare il centro di Verona con la sua imponente presenza. In epoca romana, veniva utilizzata per spettacoli come i combattimenti tra gladiatori e la caccia ad animali esotici, offrendo intrattenimento alla popolazione.

Con l’avvento del Cristianesimo e il cambiamento dei costumi, l’Arena perse la sua funzione originaria e, nel corso del tempo, fu addirittura utilizzata come cava di pietra. Le pietre estratte vennero impiegate per costruire la seconda cinta muraria di Verona nel VI secolo, dimostrando come i materiali dell’anfiteatro abbiano contribuito a plasmare altre importanti opere architettoniche della città.

Montagne da Record

Anche le vette italiane vantano alcuni primati. Il Monte Bianco, con i suoi 4.810 metri, è la vetta più alta d’Europa e si trova al confine tra Italia e Francia. Questa imponente montagna è una meta ambita per escursionisti e scalatori, grazie ai suoi spettacolari panorami alpini e alla varietà di attività all’aperto che offre. Non lontano, la Galleria del Sempione rappresenta un’opera ingegneristica straordinaria: con i suoi 19,8 km, è uno dei tunnel ferroviari più lunghi del mondo e collega l’Italia alla Svizzera, fungendo da importante via di comunicazione.

Sotto il massiccio del Gran Sasso, si trova il Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, il più grande laboratorio sotterraneo al mondo dedicato alla fisica delle particelle. La sua posizione isolata consente di condurre esperimenti delicati, lontano da interferenze esterne. Infine, la Marmolada, la montagna più alta delle Dolomiti, ospita un ghiacciaio perenne e offre uno scenario straordinario per sciatori e amanti delle escursioni, oltre a rappresentare un’importante testimonianza delle trasformazioni climatiche in atto.

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Si scrive aeroporto o aereoporto: la risposta

La lingua italiana è capace di mandare in tilt moltissime persone. Tra le domande più gettonate c’è sicuramente questa: aereo ma aeroporto, perché? Tenendo in considerazione l’Accademia della Crusca, che stabilisce le principali regole filologiche della lingua italiana, la forma corretta è “aeroporto”. Il prefisso -aero sta a indicare l’aria e l’aeroporto indica dunque il porto per tutti quei mezzi che viaggiano attraverso l’aria. Lo stesso prefisso è ritrovabile in parole come “aerosol”, “aerostato” o “aeronautica”. Inoltre, il prefisso “aero” si riferisce anche al traffico.

Perché si chiama aeroporto

La parola “aeroporto” indica il porto per il traffico aereo. Se molti si chiedono come si scriva aeroporto e perché non è possibile scrivere aereoporto è perché vi sarebbe un problema con il prefisso -aereo, che nella lingua italiana indica anche un preciso veicolo di trasporto. Un aeroporto, insomma, è una struttura adibita a ricevere tutti i veicoli che fanno parte del traffico aereo, come gli aeroplani, e non solo gli aerei. Altre parole con il prefisso “-aero”, che si riferisce al traffico aereo, sono “aeromodellismo”, che indica il modellismo dei mezzi che compongono il traffico, o l’aerosiluro.

Anche in quest’ultimo caso viene indicato un particolare oggetto che compone il movimento aereo. Alcune persone confondono la parola “aeroplano” con “aereoplano”. Anche in questo caso, però, la forma corretta sarebbe “aeroplano”, a indicare un mezzo aereo e un veicolo che compone il traffico aereo. Non solo. Il prefisso “-aero” deriva dal francese e sta a indicare proprio un veicolo che si muove nell’aria. Per questo il prefisso sopraindicato è stato utilizzato anche per indicare altri tipi di veicoli aerei.

La parte linguistica “-porto“, che compone la seconda metà della parola aeroporto, sta invece a indicare un luogo di attracco per alcuni tipi di veicoli. Storicamente, la parola “-porto” è stata precedentemente utilizzata solo per indicare i mezzi di spostamento marini. Aggiungendo il prefisso “-aero” si dà un altro significato alla parola “porto”, formando il termine aeroporto per indicare il luogo come adibito al ricevimento dei mezzi di trasporto aerei. Considerando queste piccole particolarità non vi possono essere ulteriori dubbi su come si scrive aeroporto.

Altre regole grammaticali da tenere a mente

Oltre alla confusione su aereoporto e aeroporto, sono anche altre le domande che le persone pongono al web per scrivere e pronunciare in modo corretto alcune parole legate a questo luogo di passaggio (a volte bellissimo) che ci permette di raggiungere le più belle destinazioni al mondo. Una di queste è: qual è il plurale di aeroporto? La risposta è molto semplice: aeroporti, mentre il plurale di aereo è aerei.

Alcuni chiedono anche qual è la differenza tra aereo e aeroplano. Prendendo in considerazione la Treccani, ossia l’Istituto della Enciclopedia Italiana, come sostantivo, aereo è semplicemente l’abbreviazione di aeroplano, e viene usato spesso nel linguaggio familiare al posto della parola intera.

Infine, le persone si chiedono spesso qual è il nome collettivo per gli aerei, ossia quei nomi che, pur restando al singolare, esprimono l’idea di un insieme di cose. In questo caso, il nome collettivo da tenere a mente è stormo.

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Questi sono i 6 aeroporti più belli del mondo a livello architettonico

Quando dobbiamo partire per una destinazione, non vediamo l’ora di entrare in aeroporto, fare i controlli di sicurezza e aspettare in trepidazione di imbarcare senza guardarci troppo attorno. Eppure, nel mondo, ci sono aeroporti spettacolari che meritano più attenzione perché vere e proprie opere di architettura realizzate da studi famosi con ingegno e creatività. Non semplici snodi di passaggio, quindi, quelli che sono stati proclamati gli aeroporti più belli del mondo nel 2024 da Prix Versailles, una serie di premi architettonici assegnati ogni anno per aeroporti, musei, campus, ristoranti e non solo. I vincitori competeranno per ottenere i tre titoli mondiali del 2024: Prix Versailles, Interior ed Exterior.

I requisiti considerati sono diversi: dall’innovazione tecnologica della struttura a come si riflette nel patrimonio locale della sua città, fino all’efficienza ecologica, alla sostenibilità e all’impatto culturale dell’opera. Quelli che vi raccontiamo sono i 6 aeroporti premiati che, con la loro bellezza, per usare le parole di Jérôme Gouadain, segretario generale del Prix Versailles, “sono responsabili delle prime impressioni dei visitatori, diventando ognuno di essi un manifesto della propria destinazione“.

Zayed International Airport, Emirati Arabi

Gioiello dell’architettura moderna e famoso per le sue tecnologie avanzate, Zayed International Airport di Abu Dhabi ha conquistato i Prix Versailles diventando uno dei 6 aeroporti più belli del mondo. Per disegnare la struttura a X dell’aeroporto, lo studio Kohn Pederson Fox ha tratto ispirazione dai paesaggi degli Emirati Arabi composti da deserto, mare, città e oasi. Il design finale, attraverso le sue forme geometriche, riflette l’ambiente naturale e culturale in cui è inserito.

Si è distinto non solo per la capacità di gestire flussi continui fino a 11.000 passeggeri all’ora senza intaccare la qualità dei suoi servizi, ma anche per i materiali che lo compongono, ossia acciaio e legno riciclato. Infine, fornisce un habitat a più di 1.100 alberi nativi e ad altre piante ed è totalmente autosufficiente grazie alla presenza di oltre 7.500 pannelli solari.

Aeroporto Abu Dhabi più bello al mondo

Fonte: iStock

Esterni dell’aeroporto di Abu Dhabi, tra i più belli al mondo

Felipe Ángeles International Airport, Messico

L’elemento simbolico che caratterizza il progetto dell’aeroporto internazionale Felipe Ángeles a Zumpango, in Messico è un tributo ai diversi stati del Paese e alle loro origini. La torre di controllo, per esempio, ricorda un macuahuitl azteco (una spada), mentre la pietra del sole installata al centro del terminal presenta un’iconografia accuratamente progettata e ispirata alla cultura e alla tradizione messicana. L’aeroporto invita i visitatori a immergersi nella storia nazionale attraverso i musei e i servizi igienici tematici. A progettarlo è stato l’architetto Francisco González-Pulido, che al suo interno ha inserito anche un giardino centrale di 4.300 metri quadri e molti altri spazi verdi, ideali per per fare attività o rilassarsi.

Bagno aeroporto Messico

Fonte: 123RF

Bagno tematico e all’avanguardia dentro Felipe Angeles International Airport

Changi Airport Terminal 2, Singapore

È la natura a dominare l’aeroporto Changi Terminal 2 a Changi, a Singapore. Nato dall’immaginazione di Boiffils Architectures, in collaborazione con l’artista Patrick Blanc, la vera protagonista dell’estensione del Terminal 2 è The Wonderfall, un’enorme cascata digitale che scende tra rigogliose pareti verdi. I passeggeri potranno perdersi all’interno di un magnifico giardino interno sotto un cielo digitale pensato per imitare il tempo reale utilizzando tecnologia contemporanea e natura stilizzata.

Wonderfall aeroporto Singapore

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The Wonderfall, la cascata digitale all’aeroporto di Singapore

Suvarnabhumi Airport, Thailandia

Ad attirare l’attenzione dei Prix Versailles nell’aeroporto Suvarnabhumi di Bangkok è la zona Satellite Concourse 1, progettata come una naturale estensione dell’attuale terminal per conferire all’ambiente sia giovinezza che maturità. La struttura spicca per il suo design innovativo, per la splendida vegetazione interna e per la luce naturale che avvolge gli spazi. Anche qui ritroviamo dei riferimenti alla cultura thailandese: l’interno contemporaneo della concourse è caratterizzato da un soffitto a rombi che, con le sue nervature arcuate incrociate riempite di doghe color legno, ricorda i tradizionali motivi dei tessuti di seta thailandesi e le trame regionali dell’intreccio di cesti. Infine, i giardini interni ricordano ai viaggiatori il paesaggio tropicale della nazione.

Aeroporto Bangkok

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Installazione artistica dentro l’aeroporto di Bangkok

Logan International Airport Terminal E, Stati Uniti

Il Logan International Airport di Boston e, nel dettaglio, il Terminal E, non passa sicuramente inosservato con la sua forma sinuosa di un rosso brillante. La scelta del colore non è casuale, ma è un omaggio ai più antichi quartieri della città, prevalentemente costruiti in mattoni rossi e da cui prende il nome il colore Boston Red, simbolo della famosa squadra di baseball cittadina, i Red Sox. La facciata, però, non resta della stessa tonalità, ma varia dal viola all’arancio in base alla posizione del sole. Inoltre, i viaggiatori in attesa di salire sul proprio aereo godranno di una vista privilegiata sulla città.

Kansas City International Airport, Stati Uniti

Restiamo negli Stati Uniti, ma andiamo verso il Kansas dove il prestigioso studio di architettura Skidmore, Owings & Merrill ha messo la sua firma sull’aeroporto internazionale rendendolo uno dei più accessibili al mondo. Oltre a tenere in considerazione fattori come velocità e sicurezza, lo studio si è concentrato sul tema dell’inclusività per rendere il viaggio più facile alle persone con mobilità ridotta e a tutti gli altri passeggeri. Il nuovo terminal, quindi, è stato costruito su soli due livelli, immerso in un’architettura interna luminosa e calda, ma soprattutto accogliente per tutti.

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Halloween: tradizioni e celebrazioni dal mondo

Per molti è sinonimo di “dolcetto o scherzetto”, di zucche intagliate e di personaggi paurosi, ma Halloween è molto più di questo. È una delle festività più antiche del mondo, amata da adulti e bambini ed entrata di diritto tra le tradizioni imprescindibili dell’anno. Quando l’autunno trasforma i paesaggi con i suggestivi colori del foliage e il mese ti ottobre volge al termine, il mondo intero si prepara a celebrare la vita e la morte con un insieme di riti pagani e religiosi, in cui cultura e tradizione differenziano Halloween tra i vari Paesi.

Dall’Irlanda, luogo in cui è nata questa festività, all’America, che ne è diventata la massima esponente, toccando Messico, Cina e Giappone, partiamo per un viaggio alla scoperta delle più significative tradizioni legate ad Halloween in giro per il mondo.

Irlanda e Regno Unito, dove è nato Halloween

Sebbene i cittadini americani prendano molto sul serio questa festività, al punto tale da essersi immedesimati a pieno in tale tradizione, le origini di Halloween sono da ricercare in Irlanda e più precisamente nel Samhain, il capodanno celtico (chiamato anche “All Hallowtide“) festeggiato il primo giorno di novembre come termine del periodo del raccolto e l’inizio dell’inverno.

Con i secoli, all’antica festa celtico-pagana si sono aggiunte leggende e altre storie che hanno trasformato Halloween nella versione più moderna che conosciamo. Tra tutte c’è quella di “Jack o’ lantern”, il fabbro irlandese simbolo delle anime dannate che rivive in quelle zucche lavorate a mano che popolano le strade e i quartieri durante il mese di ottobre.

In Irlanda, e in generale anche nel Regno Unito, oggi per commemorare il culto celtico si accendono dei grandi falò, soprattutto nelle aree rurali, proprio per continuare in qualche modo la tradizione dei rituali pagani. Ma si tratta pur sempre di una festa, quindi ecco che fantasmi, streghe e altre creature del mondo si riuniscono per le strade e per i quartieri per l’ormai celebre “trick or treat”.

Immancabile, sulle tavole irlandesi, è il barmbrack, un dolce tipico di questo giorno al quale sono collegaste altre leggende e superstizioni. Infatti, i fornai inseriscono nell’impasto di questa torta tre elementi: un anello, un piccolo straccio e una moneta. Ad ogni fetta di barmbrack contenente uno di questi tre oggetti corrisponde una fortuna (o sfortuna): chi trova l’anello si sposerà o troverà la felicità, chi avrà lo straccio andrà incontro a un futuro finanziario incerto, mentre chi riceverà la moneta vivrà invece un anno prospero.

Decorazioni tipiche di Halloween in Irlanda

Fonte: iStock

Decorazioni tipiche di Halloween in Irlanda

America, dove la tradizione di Halloween si è radicata

A celebrare Halloween in grande stile ci pensano gli americani, al punto tale che spesso, erroneamente, si attribuiscono le origini di questa festività proprio all’America. Oltre all’iconico “trick or treat”, i quartieri e le strade delle città si abbigliano a festa: ci sono zucche intagliate, addobbi spaventosi, fantasmi e altri mostri che decorano finestre, ingressi e viali. E questa atmosfera un po’ spettrale è estremamente affascinante.

La tradizione delle zucche intagliate deriva proprio dall’usanza celtica degli irlandesi di ricreare volti spaventosi nelle rape, inserendovi delle candele, con l’intento di spaventare gli spiriti maligni durante la festa di Samhain. Si racconta che una volta emigrati in America, gli irlandesi non trovarono rape adatte per portare avanti questa tradizione, così iniziarono a utilizzare le zucche, molto più abbondanti, per creare le grottesche lanterne oggi divenute il simbolo di Halloween.

Zucche intagliate di Halloween in America

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Zucche di Halloween

Austria e Germania: Halloween tra simboli e tradizioni

Anche in Europa esistono alcune tradizioni davvero significative. In Austria, per esempio, durante la notte di Halloween le persone lasciano pane, frutta e acqua sul tavolo per i loro cari defunti con la credenza che questi gli facciano visita. In Germania, invece, la più antica tradizione vuole che si nascondano i coltelli presenti in casa per evitare che i defunti si feriscano. Ma non è tutto perché sulle porte delle case vengono disegnati con il gesso dei simboli per proteggere le abitazioni dagli spiriti maligni.

Italia e Francia, la Festa di Ognissanti

Nel Belpaese, negli ultimi decenni, Halloween è diventato un appuntamento fisso per il divertimento di bambini e adulti. La festività più commerciale e considerata “importata” dall’America, però, si differenzia da quella che ha tradizioni radicate nella religione cattolica e con origini ben lontane: la Festa di Ognissanti. Si celebra il 1° novembre per commemorare tutti i santi cattolici, mentre il 2 novembre si celebrano i morti. Tradizionalmente si lasciano crisantemi sulle tombe dei cari defunti e si partecipa a una messa in loro ricordo.

Anche la Francia ha tradizioni simili a quelle italiane, riservando uno spazio maggiore alla Toussaint, la festa di Ognissanti del 1° novembre. Anche qui si partecipa a funzioni religiose e si visitano i defunti nei cimiteri per deporre fiori sulle loro tombe.

Portogallo con il Dia das Bruxas

Restando in Europa, anche il Portogallo ha un proprio modo di celebrare Halloween: è il Dia das Bruxas, o Giorno delle Streghe, che ha molti aspetti tradizionali collegati alle origini della festività. Anche qui c’è l’usanza del “trick or treat” dei bambini tra le vie delle città e dei paesi, ma in cambio non ricevono caramelle, bensì pane, frutta o noci. Inoltre, i famigliari dei cari defunti si recano nei cimiteri per adornare le tombe con fiori e candele.

Cina e Giappone, dalle antiche tradizioni alla modernità

Anche la Cina ha il suo Halloween che prende il nome di Teng Chieh o Hungry Ghost Festival. Durante la notte del 31 ottobre, migliaia di lanterne illuminano il Paese intero: servono ad aiutare le anime dei morti a ritrovare la loro casa. Le origini della festività risalgono alla tradizione taoista che vuole guidare gli spiriti che camminano sulla terra.

Nel calendario cinese, il Teng Chieh si celebra nel 15° giorno del 7° mese lunare (chiamato “mese fantasma”). Durante il tramonto le persone distribuiscono incenso, acqua e cibo davanti alle immagini dei familiari defunti. Nella tradizione, questa usanza servirebbe a calmare i fantasmi che non hanno ancora ritrovato la via di casa dall’inizio del mese fantasma. Sarebbero proprio loro a infliggere punizioni o a elargire benedizioni ai loro parenti ancora in vita. Durante la stessa notte, si tiene anche una festa in cui le famiglie preparano un posto in più a tavola riservato a un caro defunto.

Hungry Ghost Festival: la festa di Halloween in Cina

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Teng Chieh o Hungry Ghost Festival, in Cina

In Giappone, invece, Halloween ha raggiunto popolarità solo negli ultimi decenni. Infatti, la prima volta che i giapponesi hanno conosciuto questa festa anglosassone è stata nel 2000, quando il parco divertimenti Disneyland di Tokyo ha organizzato un evento a tema. Con il passare dei decenni Halloween è divenuto sempre più popolare, soprattutto tra i più giovani, anche se con qualche differenza rispetto a come viene festeggiato nei Paesi occidentali.

Oltre al fatto che in Giappone non ci si cimenta nel “trick or treat”, anche i costumi sono diversi. Se tradizionalmente ci si abbiglia con vestiti spaventosi, qui l’attenzione è orientata verso i travestimenti cosplay. A fine ottobre sono numerose le sfilate nelle città giapponesi che riuniscono migliaia di persone che indossano qualsiasi tipo di costume, compresi quelli di personaggi di anime, manga e videogiochi, che non seguono il tema “horror” originario.

Messico, con il suo Día de Los Muertos

È una delle tradizioni più famose del mondo, il Día de Los Muertos del Messico. Una celebrazione messicana di origine precolombiana che festeggia la vita, la gioia e il colore, sebbene il suo nome tradotto sia “giorno dei morti”. Oggi come nel passato, questa festa affascina l’intera umanità: dal 31 ottobre al 2 novembre tutti i cittadini celebrano gli spiriti dei cari defunti con cortei, canti, balli e musiche tradizionali.

Dichiarato nel 2008 Patrimonio culturale immateriale UNESCO, il Día de Los Muertos è un tripudio di colori e usanze particolari. In questa occasione si ricordano gli aneddoti più divertenti dei defunti e si preparano decorazioni dalle ricche tonalità: fiori di calendula, altari con foto, oggetti e cibi preferiti da coloro che sono morti. Si preparano tradizionalmente il pan de muerto e i teschi di zucchero dai colori accesi. È proprio da questi che deriva il trucco tipico di questa festività, con decorazioni sul viso che ricordano, appunto, dei teschi e ricche corone di fiori colorati ad adornare il capo. Anche qui i bambini bussano ai vicini chiedendo un calaverita, un piccolo dono (caramelle, dolci o soldi), ma senza il famoso scherzetto nel caso in cui non ricevano nulla.

Halloween in messico: i teschi di zucchero tipici

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Teschi di zucchero tipici del Dia de los muertos, in Messico

Haiti e la tradizione della Fet Gede

Ci spostiamo nelle esotiche atmosfere di Haiti, dove l’1 e il 2 novembre si celebra la Fet Gede (Festa dei Morti), che ricorda il classico Halloween, ma arricchito da tradizioni culturali completamente diverse. In queste giornate, i praticanti haitiani di Voodoo rendono omaggio al padre degli spiriti defunti, ovvero al barone Samedi. Inoltre, ballano per le strade per comunicare con i defunti e si recano nei cimiteri dove offrono agli antenati del cibo proveniente dalla loro tavola.

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L’aurora boreale torna in Italia, lo spettacolo del cielo tanto atteso

In molti speravano che tornasse e il loro desiderio è stato soddisfatto. Tra il 10 e l’11 ottobre, fenomeni luminosi innescati da una potente tempesta solare di Classe G4 hanno investito i cieli italiani da nord a sud, offrendo a chi era sveglio uno spettacolo mozzafiato. In realtà non era una sorpresa, chi aspettava di rivederla era stato prontamente avvisato dagli esperti dello Space Weather Prediction Center (Swpc) della National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) che avevano predetto il suo arrivo proprio per ieri notte.

Da Milano a Modena, fino alla Sardegna, l’aurora boreale ha illuminato di nuovo di rosa i nostri cieli accompagnata da un altro fenomeno luminoso affine chiamato SAR o “Archi rossi aurorali stabili”. Questi sono un segno dell’energia termica che si disperde nell’atmosfera superiore dal sistema di correnti ad anello della Terra, un circuito a forma di ciambella che trasporta milioni di ampere attorno al nostro pianeta.

Ma perché siamo stati così fortunati, alle nostre latitudini? La spiegazione è da ricercare nel campo magnetico terrestre, colpito da un intenso flusso di particelle cariche elettricamente (plasma) scagliato dal Sole a causa di un fenomeno chiamato espulsione di massa coronale o CME. Questo evento è in grado di liberare un’enorme quantità di energia che, quando diretta verso la Terra, crea le tempeste geomagnetiche come quelle avvenute ieri sera.

La Classe G4 è la seconda in ordine di potenza con indice kp al massimo e l’Italia si trova in una posizione ideale per godere di questo fenomeno: più è violento il fenomeno della tempesta, più bassa è la latitudine in cui possono manifestarsi le aurore.

Dov’è comparsa l’aurora boreale in Italia

Sono migliaia le persone che hanno immortalato in tutta Italia l’aurora boreale di ieri notte. Quante volte durante l’arco del giorno volgiamo il nostro sguardo verso l’alto e ci lasciamo affascinare da ciò che vediamo? Di giorno cieli tersi, di un azzurro così intenso che sembra quasi finto, oppure nuvolosi che restituiscono forme a cui solo l’immaginazione può dare un nome. Di notte, poi, sono le stelle e la luna a raccontarci dell’universo e dei suoi tanti misteri. Ma se a tutto questo, poi, si aggiungono i giochi di luce e colori che regalano le aurore boreali, allora lo spettacolo raggiunge la sua massima espressione.

Così il cielo italiano si è tinto di meraviglia, da nord a sud. Dove ha regalato gli scenari migliori? Molti cittadini di Milano, Monza e della Brianza hanno immortalato questo momento, insieme a quelli in Piemonte, soprattutto nella zona di Torino, e in Emilia Romagna nelle aree di Rimini, Bellaria e Cattolica. Anche il Sud Italia è stato conquistato dallo spettacolo, dalla Sardegna alla Sicilia.

Le aurore italiane precedenti

Le aurore boreali di ieri notte sono state visibili grazie a una combinazione di fattori, in primis la potenza della tempesta solare. Questa, però, non è stata la prima volta che gli italiani hanno potuto ammirare l’aurora dai luoghi più belli delle loro città. È già successo il 10, 11 e 12 maggio scorso e il 12 agosto, soprattutto nel Nord Italia e con qualche comparsa anche al Sud.

Accadrà ancora? Questa è la domanda che, chi ancora non è riuscita ad ammirarla, si sta sicuramente ponendo. Per scoprirlo restate sintonizzati sui nostri canali o monitorate l’andamento degli archi aurorali e della scala di disturbo geomagnetico sul sito ufficiale del NOAA.

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Fontana di Trevi: a chi vanno le monete gettate in acqua?

La Fontana di Trevi è uno dei monumenti più iconici al mondo per la sua bellezza artistica, simbolo dell’italianità nel mondo grazie a diversi e famosi film cinematografici americani, ma anche per le sue tradizioni antiche. Migliaia di turisti passeggiano per le vie di Roma ogni anno e si fermano davanti a questa maestosa opera per fotografarla, ma anche per compiere un gesto che ha radici storiche: il lancio della moneta. Questo semplice gesto ha un significato simbolico che negli anni ha contribuito a creare leggende e miti che affascinano i visitatori della capitale.

Dopo il lancio della moneta, però, sorge spontanea una domanda che molti visitatori della Fontana di Trevi si pongono: dove finiscono tutte le monete all’interno della fontana e a cosa servono?

L’antica tradizione del lancio della moneta

Il primo passo è capire da dove questo gesto prende le sue origini. Lanciare una moneta nella Fontana di Trevi risale ad un’antica credenza secondo cui, chi compie questa azione, si assicura il proprio ritorno a Roma. Per seguire correttamente il rito, bisogna stare di spalle alla fontana e lanciare la moneta con la mano destra, ma sopra la spalla sinistra. Si dice che ogni moneta lanciata abbia anche un significato ben preciso. La prima moneta lanciata garantisce, quindi, il ritorno nella città di Roma, la seconda moneta favorisce l’incontro con il grande amore della propria vita, mentre la terza moneta significherebbe la realizzazione del desiderio di matrimonio.

Insomma, il lancio della moneta, per chi crede e segue correttamente questo rito, è un gesto che per molti potrebbe risultare decisamente importante per il futuro. Le monete accumulate nella fontana, grazie a questa tradizione, raggiungono ogni anno cifre impressionanti.

Quanto valgono le monete gettate nella fontana?

Secondo le stime più recenti, la somma delle monete gettate in acqua nella Fontana di Trevi ogni anno è in media di 1,5 milioni di euro. Una cifra che sembra aumentare col passare degli anni, grazie anche all’incremento di turismo in Italia e nella capitale.

Nel 2023 è stato anche confermato un dato importante per il turismo di Roma: le monete rinvenute della Fontana di Trevi avevano una diversa valuta: euro, dollari, yen, rubli e valute meno comuni come le rupie o i pesos. Ogni moneta, per ovvi motivi, viene convertita in euro, e ciò permette di massimizzare il valore complessivo raccolta dalle acque del monumento.

Le operazioni di raccolta avvengono ogni settimana da parte degli addetti ai lavori, momento in cui il monumento viene chiuso temporaneamente per consentirne lo svuotamento.

A chi sono destinate le monete gettate in acqua?

Una domanda che molti turisti si sono sicuramente posti negli ultimi anni, ovvero conoscere la destinazione delle monete gettate nelle acque della Fontana di Trevi. Da diversi anni tutto l’ammontare raccolto dal monumento viene donato in beneficienza alla Caritas di Roma, ovvero un’associazione cattolica che si occupa di sostenere i meno fortunati. In particolar modo, il denaro raccolto viene utilizzato per portare avanti progetti di assistenza ai poveri, per l’acquisto di pasti caldi, il supporto sanitario e la realizzazione di programmi di inclusione sociale.

Si tratta di un contributo estremamente importante da parte del comune di Roma, che permette all’associazione di sostenere migliaia di persone in difficoltà ogni anno, offrendo loro non solo aiuti materiali, ma anche diverse opportunità di reinserimento nella società. Ad esempio, uno dei progetti messi in atto dall’associazione Caritas, grazie ai fondi provenienti dalla Fontana di Trevi, riguarda l’integrazione dei migranti e dei rifugiati giunti in Italia, per contrastare così uno dei temi più urgenti del Paese e dell’Europa intera.

Operai intenti a raccogliere le migliaia di monete gettate nella acqua della Fontana di Trevi dai turisti

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Operai raccolgono le monete dalla Fontana di Trevi

L’impatto del turismo e la protezione della fontana

Il fenomeno dell’overtourism ha colpito anche l’Italia, soprattutto negli ultimi. Questo causa determinati problemi e, a volte, anche urgenze dal punto di vista della manutenzione di alcune opere d’arte. Non ne è da meno la Fontana di Trevi, diventata una priorità per il comune di Roma. Il flusso costante di monete gettate nell’acqua della Fontana di Trevi rappresenta per questo una sfida. Le monete in metallo, infatti, possono danneggiare l’opera e causare danni nel lungo periodo.

Proprio per questo motivo negli ultimi anni sono stati effettuati diversi interventi di restauro ed attuate varie manovre per prevenire il deterioramento della Fontana di Trevi e salvaguardare questa antica tradizione porta fortuna. Uno fra tutti l’ultima proposta mossa dall’ente competente, secondo cui si potrebbe passare presto all’ingresso a numero chiuso alla Fontana di Trevi, per evitare che vengano arrecati ulteriori danni al monumento a causa del numero troppo elevato di turisti.

La Fontana di Trevi non è solo un simbolo di Roma, ma è anche l’esempio di come una tradizione storica, portata avanti per millenni, possa trasformarsi in un atto di solidarietà così importante. Ogni moneta gettata in acqua non è solo un desiderio espresso, ma un contributo senza eguali a favore dei più bisognosi.