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Colazioni nel mondo: come cominciare la giornata nel mondo giusto

Quando si dice che il buongiorno si vede dal mattino, si parla forse della colazione? A ciascuno le sue abitudini preferite: caffè, latte e biscotti o bacon e uova. Il primo pasto della giornata è diverso in ogni area del mondo, la cucina tipica rispecchia gli ingredienti locali e i ritmi di vita dei vari Paesi.

Forse per noi italiani, abituati ad una colazione dolce e spesso leggera, i sapori e le porzioni di alcuni dei piatti tipici esteri possono sembrare eccessivi. C’è chi in viaggio preferisci sentirsi a casa, chi invece vuole assaggiare tutti i piatti della colazione… Vediamo insieme i piatti tipici delle colazioni del mondo.

La colazione Svizzera

I nostri vicini di casa svizzeri preferiscono spesso colazioni veloci ma sfiziose, come il tradizionale birchermüesli, la miscela di avena con frutta e noci in stile muesli che di solito viene servita su yogurt denso. Ma è nel fine settimana che si godono il meglio con il classico brunch. Un pasto che porta in tavola roesti (frittelle di patate), formaggi e salumi e lo zopf. Questo pane all’uovo intrecciato è simile al challah o alla brioche e servito con miele, burro e marmellata.

Bulgaria zero waste

In Bulgaria a colazione va molto la Popara, piatto della tradizione che utilizza il pane avanzato ingrediente principale per il giorno successivo. Il latte o il tè caldi vengono versati sul pane a cubetti, formaggio, burro e zucchero e lasciati in ammollo fino a renderli morbidi e disponili. Una specie di porridge senza sprechi.

Argentina con pietanze golose

Il pezzo forte della colazione argentina sono le facturas, ovvero delle specie di pasticcini. Le facturas più consumate sono le medialunes, brioche a forma di croissant, le bombas e bolas de fraille, o ciambelle fritte e i churros immersi nel cioccolato. Che golosità!

facturas argentina

Qualche esempio di facturas, dolci tipici della colazione argentina

Germania

La Germania forse non è il Paese più vegan friendly; infatti, anche a colazione la salsiccia e altre carni siano protagoniste. La tradizione vuole in tavola: carne, affettati, formaggi, pane e panini, frutta fresca, uova alla coque e condimenti come la marmellata fatta in casa. Il tutto da assemblare a piacere.

Tunisia per gli amanti del salato

Chi predilige i pasti salati adorerà la colazione tunisina a base di lablabi, una zuppa di ceci speziata con crostini di pane raffermo, con lo yogurt o condito con olive. Un pasto che riempie e dà la carica per tutta la giornata.

Brasile, che bontà!

La colazione brasiliana ha una vera regina: la bolo de fuba, una torta in stile cornbread con una consistenza umida e cremosa. Fatta di mais e formaggio, una goduria per iniziare al meglio la giornata.

bolo de fuba brasile

La bolo de fuba, famosa torta brasiliana di masi

Colazione ucraina per i veri golosi

In Ucraina la colazione è dominata dai pancake syrniki, soffici e buonissimi. Fatti con formaggio fresco contadino, detto tvorog, con aggiunta di farina. Il risultato è una sorta di frittella da farcire con frutta fresca, conserve o zucchero a velo.

Giappone e la colazione salata

Le colazioni giapponesi consistono in una selezione di piccoli piatti, ognuno con qualche boccone di un piatto tradizionale giapponese. Tra le pietanze più consumate: pesci come salmone o sgombro, zuppa di miso, verdure in salamoia e riso.

Tu preferisci la colazione dolce oppure salata? Qual è il paese con la colazione migliore per te?

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Comic Book: la straordinaria strada dei fumetti a Bruxelles

Bruxelles è la città natale dei fumetti, infatti è proprio qui che è nata l’arte del fumetto. Se non avete mai visitato questa perla belga, ora avete un motivo in più per farlo. La splendida cittadina, oltre ad essere ricca di storia, fascino e arte, nasconde dei tesoretti che tutti gli amanti delle graphic novel dovrebbero vedere. Se state programmando una gita d Bruxelles, prendere carta e penna e segnatevi il percorso che stiamo per mostrarvi, è una vera chicca.

Nella maggior parte dei casi si visita una città soffermandosi sui monumenti e attrazioni turistiche e main stream, e non c’è niente di sbagliato. Ma scoprire i veri tratti peculiari che rendono ogni luogo unico e irripetibile è bene addentrarsi un po’ più in profondità, per questo vogliamo parlarvi di un percorso speciale dedicato al fumetto, con murales e un vero e proprio museo.

bruxelles comic book

I murales di Bruxelles

Il percorso per gli amanti dei fumetti

Avrete notato che sugli edifici di Bruxelles compaiono numerosi murales giganti dedicati ai più famosi personaggi dei fumetti. Non è un caso. Il fumetto, considerato la “nona arte”, ha visto la luce proprio in questa città nel dopoguerra. A decenni di distanza, il ricordo di autori e personaggi che hanno reso celebre il genere, vive lungo le strade della città grazie alla street art.

Il percorso Comic Book a Bruxelles percorre diverse vie e edifici della città, con particolare riferimento ai quartieri di Laeken e Auderghem. Proprio qui è possibile ammirare grandi murales dedicati ai personaggi storici dei fumetti, come Asterix, i Puffi, Tintin e Lucky Luke.

Per concludere il tour è doveroso visitare il Comics Art Museum, il museo che la capitale belga ha interamente dedicato ai fumetti. Il paradiso per tutti coloro che amano il genere e sperano di scoprire curiosità e cenni storici.

La street art a tema fumetto a Bruxelles

La street art a tema fumetto a Bruxelles

La storia di questo progetto

Tutto questo non è nato a caso, anzi è il risultato di anni di iniziative mirate a rendere omaggio ai fumetti. Infatti, il progetto per rendere Bruxelles una vera e propria città del fumetto ha avuto inizio nel 1991 con l’approvazione delle autorità locali e con la collaborazione del Centro Belga del Fumetto, con lo scopo di celebrare la lunga storia della città e della sua arte.

I fumetti sono l’orgoglio del Belgio. Spesso banalizzati e sottovalutati, in realtà hanno rivestito un ruolo importante nel corso dei decenni. I fumetti si sono trasformati da mezzo di comunicazione popolare in una forma d’arte vera e propria. Forse non lo sapevi, ma il Belgio può vantare oltre 700 autori di fumetti nella propria storia! Non solo, pare che abbia più fumettisti per chilometro quadrato rispetto a qualsiasi altro Paese del mondo.

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Una tappa del Bruxelles Comic Book tour

Ovviamente nella visita della capitale belga troverete centinaia di negozi di fumetti, gadget a tema, bar e musei dedicati. Bruxelles ha una forte legame con questa forma d’arte e ama sottolineare con orgoglio il suo ruolo centrale per lo sviluppo e la crescita della tradizione del fumetto. Un dato importante, da tenere presente quando ci si avventura alla scoperta di questa bellissima

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Esiste un’isola dove puoi recarti per discutere e poi fare pace

Il mondo che abitiamo non smette mai di stupirci e proprio quando crediamo di aver visto tutto, ecco che nuove e inedite realtà ci confermano che sono tante le cose che non conosciamo. Come quella piccola isola situata vicino a Eilean Munde, che molti di noi non conoscono, dove le persone in un tempo neanche troppo lontano si incontravano per discutere e per poi fare pace con formaggio e whisky.

Ci troviamo a Loch Leven, uno degli oltre 30.000 laghi della Scozia, è qui che esiste la più conosciuta e disabitata Eilean Munde, o Mhunna, al fianco della quale emerge dalle acque un piccolo lembo di terra – l’isolotto di Eilean a’ Chombraidh – conosciuto agli abitanti del Paese come l’Isola della Discussione.

Il nome evocativo conferma quello che possiamo immaginare: questo luogo era utilizzato dalle persone che dovevano risolvere problemi, conflitti e controversie. E, una volta fatta pace, ecco che si poteva raggiungere il vicino isolotto di Eilean na Bainne, noto altresì come Isola dell’alleanza. È qui, infatti, che venivano redatti gli accordi ufficiali di pace.

La piccola isola scozzese dove puoi litigare e fare pace con formaggio e whisky

È una storia bizzarra quella di Eilean a’ Chombraidh che sembra uscita da un libro di fiabe per bambini, da un romanzo o un film, eppure è reale. Provate a chiedere alle persone che abitano le sponde del lago scozzese di Loch Leven, vi confermeranno, attingendo dalla loro memoria, che un tempo l’isola assolveva proprio questa funzione.

È qui che le persone che incorrevano a dispute e controversie si recavano, per trovare accordi e compromessi. E in quella cornice naturale, autentica e selvaggia di cui la Scozia è orgogliosa protettrice, tutto diventava più facile. Fu questa l’intuizione che dovettero avere le popolazioni locali quando iniziarono a mandare i cittadini su quella che poi venne ribattezzata l’Isola della Discussione.

Ma non erano lasciati soli al loro destino. Per rendere la permanenza più piacevole, e permettere di far pace in condizioni decisamente più appaganti, alle persone inviate sull’isola venivano lasciati whisky, formaggio e torte di avena. Perché a pancia piena si sa, gli accordi sono molto più soddisfacenti.

Eilean a’ Chombraidh

Secondo alcune fonti, Eilean a’ Chombraidh avrebbe svolto la funzione di Isola della Discussione per almeno 1500 anni. Leggenda o realtà? Sono molte le storie popolari che si raccontano, la maggior parte delle quali hanno a che fare con i clan che vivevano sull’isola Eilean Munde, e confermano quindi che l’isola aveva uno scopo ben preciso e anche nobile se vogliamo.

Le regole erano piuttosto semplici: quando tra i membri del clan nascevano discussioni o litigi, le persone che avevano dato vita al conflitto venivano portare sull’isola e lì dovevano restare, da sole, fino a quando il problema non era risolto. Una volta trovato l’accordo, invece, potevano raggiungere l’isola vicina per sigillarlo e poi raggiungere le loro comunità. E a quanto pare funzionava dato che in più di un secolo le battaglie tra clan sono state per lo più inesistenti, o comunque pacifici.

E allora viene da chiedersi se vale la pena prendere esempio dai clan scozzesi e recarci su un’isola remota anche noi, con formaggio, whisky e torte d’avena alla mano s’intenda, per fare pace.

Eilean Munde e la vicina Isola della Discussione

Eilean Munde e la vicina Isola della Discussione, Scozia

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Curiosità Viaggi

Quanto costa volare in First Class come Chiara Ferragni

Chiara Ferragni è volata a New York dopo due anni di assenza dagli Stati Uniti. Così ha scritto in un post pubblicato durante il volo diretto nella Grande Mela. Un volo non di lusso, di più. La nota influencer (da 26,3 milioni di follower) che vanta un patrimonio stimato di 40 milioni di euro si è potuta tranquillamente permettere un viaggio che solo a pochi è concesso fare.

La Ferragni si è infatti imbarcata dall’aeroporto di Milano Malpensa a bordo di un Boeing 777-300ER Emirates e ha viaggiato niente meno che in First Class, nota per essere una delle più lussuose al mondo, premiata di recente anche ai World Travel Awards 2021.

Volare in First Class

La compagnia che batte bandiera dell’Emirato di Dubai è stata la prima ad aver creato delle vere e proprie suite a bordo dei propri aerei già nel 2003 e l’esperienza di lusso e privacy è stata migliorata e perfezionata nel corso degli anni. La Prima Classe è diventata così lussuosissima, passando da una semplice poltrona comoda, ampia e reclinabile, a una vera stanza privata dotata di ogni comfort.

Qui, il passeggero si sente come un re (nel caso di Chiara, una regina). Ognuno ha una propria suite con tanto di porta scorrevole per garantire la privacy (e in tempo di Covid anche il distanziamento). La poltrona di pelle si trasforma in un letto da cui guardare uno dei 4500 canali di intrattenimento su ice – Information Communication Entertainment – (dopo aver indossato il pigiama fornito dalla compagnia, fatto con fibre di aloe vera), ascoltare la musica con delle cuffie professionali con tecnologia di noise‑cancelling, farsi un drink dal minibar personale, prendersi cura di sé con i prodotti beauty firmati Byredo con formulazione ipoallergenica ed estratto di camomilla, e ordinare un pasto gourmet a scelta come se si fosse al ristorante e un Americano freddo o un Affogato, le ultime proposte della compagnia solo per chi vola in First.

Prima di atterrare, si può anche fare la doccia a 11mila metri di altitudine prenotando il proprio slot: un’assistente di volo addetta alla “shower” si occuperà tenerla sempre pulitissima e fornitissima di ogni prodotto firmato Bulgari (non sappiamo se la Ferragni l’abbia fatta perché non l’ha postato).

Quanto ha speso la Ferragni?

Simulando una prenotazione abbiamo visto che un volo andata e ritorno per New York City in First Class costa non meno di 6.000 euro. Non una follia per la Ferragni che, secondo i calcoli, guadagnerebbe circa 16mila euro al mese, senza contare le azioni e tutti gli extra che arrivano dagli sponsor, ma sicuramente per la maggior parte degli italiani.

E questa non è neanche la cifra più alta per l’imprenditrice digitale, che è solita noleggiare jet privati per sé e la sua famiglia, specie quando viaggia in Italia. Per andare negli Stati Uniti, forse anche per lei il costo sarebbe stato troppo elevato, tanto più che è andata da sola per motivi di lavoro, ma se avesse portato dietro tutta la famiglia, sorelle e fidanzati inclusi, forse le sarebbe convenuto.

Una compagnia sicura

Emirates è tornata a volare da Milano a New York lo scorso mese di dicembre. Sullo sfondo della pandemia, ha fatto da apripista per assicurare i clienti e creare fiducia nei viaggi. Tra i provvedimenti presi, è stata la prima compagnia a introdurre la copertura sanitaria di viaggio Covid-19 gratuita per tutti i clienti, a offrire rimborsi rapidi, a introdurre politiche di esenzione e riprenotazione dei voli. Oltre a protocolli di igiene migliorati, la compagnia emiratina ha anche lanciato diverse iniziative per migliorare la salute e la sicurezza e facilitare il viaggio dei passeggeri implementato lo IATA Travel Pass che velocizza i controlli pre-imbarco.

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La suite della First Class di Emirates

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Chiese Curiosità Europa turismo religioso Viaggi

Le chiese più macabre che si possono visitare

Ce ne sono un po’ in tutta Europa e bisogna essere poco impressionabili per visitarle. Stiamo parlando di quelle cripte dove non soltanto vengono conservate le ossa dei religiosi, ma le cui pareti, gli oggetti e tutto quanto è fatto di ossa umane.

L’usanza di sistemare le ossa lungo le pareti di una chiesa è molto antica e ha un effetto fortemente simbolico: ricorda agli esseri umani la caducità della vita, mentre dal punto di vista estetico ha un effetto prettamente magnetico.

La Capela dos Ossos in Portogallo

Tra le più famose del Vecchio Continente c’è la Capela dos Ossos, nella città portoghese di Evora, un’attrazione turistica un po’ macabra, forse, ma che racconta la storia di questo luogo. Nonostante la sua particolarità, non tutti i turisti apprezzano questa chiesa; bisogna avere un bel po’ di “dark humor” per poter comprendere questa peculiarità. La capella fu costruita nel XVI secolo per iniziativa di un monaco francescano che voleva condurre i propri confratelli alla contemplazione della fievolezza della vita umana e del mistero della morte.

La Chiesa di Sant’Orsola in Germania

A Colonia, in Germania, ce n’è una che contiene i resti del ben 11mila vergini. È la Chiesa di Sant’Orsola, in tedesco St. Ursulakirche, edificata sui resti di un antico cimitero romano. La sua storia è decisamente insolita e narra di una giovane d’eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un sovrano bretone, che si era segretamente consacrata a Dio ma che fu chiesta in sposa dal principe pagano Ereo. Il rifiuto da parte della principessa avrebbe rischiato di scatenare una guerra e, consigliata da un angelo durante una visione avuta in sogno, chiese di poter rimandare la decisione di tre anni, per meglio comprendere la volontà del Signore e nella speranza che il promesso sposo si convertisse al cristianesimo e cambiasse idea.

Allo scadere del tempo stabilito, ancora esortata da un messaggero divino, Orsola però prese il mare con 11.000 compagne e, secondo alcune versioni, anche con il promesso sposo. Attraversò il tratto fra l’Inghilterra e il continente su una flotta di undici navi, poi, sospinta da una tempesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia e successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove proseguì a piedi, in devoto pellegrinaggio, fino a Roma. A Roma, Orsola e le sue numerose compagne di viaggio furono accolte da “Papa Ciriaco”, un personaggio sconosciuto alla storia. Di ritorno in patria per la stessa via, transitò per Colonia che, nel frattempo, era stata conquistata da Attila re degli Unni: qui, le vergini furono trucidate tutte dalla furia dei barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò Orsola, che chiese in sposa, promettendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece uccidere a colpi di freccia e, con lei, secondo un’altra versione della storia, fu ucciso anche il Papa, che l’aveva seguita nel viaggio.

La Cripta dei Cappuccini a Roma

Ma il culto delle ossa non ha confini e questi luoghi inquietanti e spaventosi non si trovano solo all’estero. Anche a Roma esiste un luogo simile. Nel centro della Città Eterna, sulla via che fu della Dolce Vita, c’è un luogo che, da secoli, costringe i visitatori a riflettere sulla morte e sulla vita: la Cripta dei Cappuccini. È un piccolo spazio che comprende diverse piccole cappelle situate sotto la chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini al civico 27 di via Veneto, vicino a piazza Barberini. Contiene i resti degli scheletri di 3.700 corpi ritenuti frati cappuccini sepolti dal loro ordine.

L’edificio fu costruito in epoca barocca su commissione di Papa Urbano VIII, in onore del fratello, il cardinale Barberini. Una scelta apparentemente inquietante, quella di rivestire tutto con ossa umane, ma che si spiega nella scritta che si legge sulla targa all’ingresso: “Quello che voi siete noi eravamo; quello che noi siamo voi sarete”. Le ossa dei frati sono state collezionate in un arco di tempo molto lungo, tra il 1528 e il 1870. Prima di allora, erano sepolte nel vecchio cimitero dell’ordine dei cappuccini, nella chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi nel rione Trevi. È decisamente tra i luoghi più insoliti della Capitale.

La chiesa di San Bernardino alle Ossa a Milano

Ce n’è una anche a Milano, di queste chiese così macabre. È la chiesa di San Bernardino alle Ossa, una chiesa situata in piazza Santo Stefano, in pieno centro città, che sorge sui resti di un antico cimitero. È un luogo carico di fascino, con migliaia di teschi, ossa e altri resti umani a decorare le pareti con fare artistico, in composizioni di croci trattenute da sottili reticelle. E, dall’alto, osservano in silenzio i fedeli e i turisti che la visitano.

San Bernardino alle Ossa è un antico ossario costruito nel 1268 dalla Confraternita dei disciplini e oggi un importante luogo di culto per i vecchi milanesi. Una leggenda da brividi è legata a questo edificio: si narra che il 2 novembre di ogni anno le ossa di una bambina riprendano vita. Un’altra curiosità è che la Capela dos Ossos portoghese venne completamente ristrutturata nel corso del XVIII secolo, quando il re Giovanni V del Portogallo visitò proprio la chiesa di San Bernardino alle Ossa di Milano.

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La Capela dos ossos a Evora., in Portogallo

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carnevale Curiosità eventi Viaggi

Il carnevale più antico del mondo è questo (forse)

L’inizio del nuovo anno non si limita solo alla realizzazione di una o più liste dedicate ai nuovi propositi, ma si traduce anche e soprattutto nell’attesa di uno dei momenti più folli dell’anno, al punto tale che la città di Colonia ha istituito persino una quinta stagione esclusivamente dedicata a questo periodo. Stiamo parlano del Carnevale, la festa durante il quale, sin da tempi antichissimi, tutto vale.

In molti, durante questo periodo, si mettono in viaggio verso tutte quelle celebrazioni che, con il tempo, sono diventate iconiche attirando in determinati luoghi, piuttosto che in altri, migliaia di persone da tutto il mondo. Ne è un esempio il meraviglioso, romantico ed elegante carnevale di Venezia, da anni divenuto una vera e propria attrazione turistica che si affianca ad altri famosi come quello di Rio o di New Orleans.

Ed è proprio quello di Venezia che, insieme ad altri, concorre nella disputa del carnevale più antico del mondo che, vi anticipiamo, è in Italia.

Il carnevale più antico del mondo

Quando parliamo di carnevale, non possiamo non pensare a lui a quello di Rio de Janeiro. Nonostante la festa sia considerata all’unanimità la regina di tutti i carnevali non è certo quella più antica che, come anticipato, è collegata al nostro Paese.

Venezia rivendica questo primato dato che un documento del 1904 è la preziosa testimonianza di come già in quegli anni si organizzassero delle feste in strada. A questo, poi, segue l’attestazione ufficiale di festa pubblica da parte della Repubblica Veneziana nel giorno antecedente alla Quaresima.

Ma c’è un altro luogo, in Italia, che rivendica il primo posto tra i carnevali più antichi del mondo ed è Fano. La città in provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche, infatti, è in possesso di un documento che risale al 1347 e menziona le spese sostenute da parte del comune per l’organizzazione dei festeggiamenti di carnevale.

La disputa è ancora accesa, fatto sta che quello di Fano è comunque considerato uno dei più antichi e suggestivi d’Italia. Scopriamolo insieme.

Il dolce carnevale di Fano

Tutto è tanto tempo fa a seguito della pace tra due famiglie potenti locali, almeno così vuole la storia. Le origini dei festeggiamenti sono fatte risalire ai Malatesta, i fautori di quello che è ancora oggi uno dei carnevali più suggestivi d’Italia e del mondo.

Durante questi giorni artigiani e maestri carrai uniscono le forze per dare vita a quelli che sono dei veri e propri capolavori scultorei in movimento che dominano sui grandi carri. Da questi si affacciano le persone mascherate per eseguire il tradizionale ghetto, ovvero il lancio di caramelle e dolciumi vari che rendono il carnevale di Fano uno degli appuntamenti più attesi per i golosi di ogni età.

Tra le tante maschere che sfilano in città, la più iconica è il Pupo, una sagoma che ogni anno assume il volto di un personaggio conosciuto a tutti per pregi, virtù o disonori. Una satira ironica, quella di questa tradizione, che rende il carnevale antico anche estremamente contemporaneo.

A fare da cornice sonora al Pupo e alle caramelle che librano in area alla stregua di coriandoli colorati c’è la Musica Arabita, una strana banda strampalata che trova il suo posto sull’ultimo carro della parata, le quali origini seguono quelle carnevalesche. Armati di lattine, caffettiere, campanacci e bottiglie, i musicisti intonano un’allegra e irriverente parodia delle orchestre più conosciute, alimentando la follia collettiva prevista dall’evento.

Così Fano, conosciuta come città della Fortuna, in questo periodo dell’anno si trasforma nel paese dei Balocchi, un’esperienza assolutamente da vivere per toccare con mano l’essenza più vera e folle del Carnevale.

Carnevale di Fano

Carnevale di Fano

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Le location del film “Travolti da un insolito destino”

Tra i film che hanno segnato la storia del cinema italiano merita un posto d’onore “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, una delle pellicole più amate di Lina Wertmüller, scomparsa lo scorso dicembre all’età di 93 anni. A fare da teatro naturale alle vicende dei due protagonisti sono alcuni dei luoghi più paradisiaci della Sardegna: ciò che non molti sanno è che, nonostante sembri che i naufraghi stiano su un’unica spiaggia, in realtà i lidi trasformati in set sono distanti tra di loro parecchi chilometri.

Travolti da un insolito destino: la trama

“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” è un film del 1974 scritto e diretto da Lina Wertmüller, la quale ha reso celebri in tutto il mondo alcune delle location più belle d’Italia. Il film inizia a bordo di un lussuoso yacht, al largo della costa orientale della Sardegna, dove troviamo Raffaella Pavone Lanzetti (interpretata da Mariangela Melato), moglie di un facoltoso industriale milanese anticomunista, intenta a godersi una vacanza insieme ad alcuni amici, come lei ricchi e viziati. Durante il viaggio, non fa che ostentare la sua condizione sociale, umiliando i propri sottoposti, tra cui Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini), un marinaio siciliano comunista che nutre sentimenti di insofferenza e disprezzo verso i ricchi turisti.

La situazione si ribalta quando una mattina Raffaella si sveglia tardi e pretende di essere portata da Gennarino sulla terraferma con un gommone per raggiungere i suoi amici. A causa di un guasto al motore, la piccola imbarcazione naufraga su un’isoletta deserta. Lì, i ruoli improvvisamente si invertono: il timoniere, che ha sempre servito per sopravvivere, prende il comando e inizia a sfogare le proprie frustrazioni su Raffaella, la quale, non potendo da sola provvedere alla propria sopravvivenza, si vede costretta a elemosinarne l’aiuto. Nasce così un’insolita e travolgente passione tra i due.

Location film "Travolti insolito destino"

Cala Fuili, un vero paradiso sardo

Le splendide location del film

A fare da sfondo a uno dei film più amati di Lina Wertmüller sono gli incredibili paesaggi della Sardegna. Le scene sono girate lungo la costa orientale sarda, nel Golfo di Orosei, in provincia di Nuoro.

La spiaggia su cui sbarcano i due naufraghi è Cala Fuili, nel territorio di Dorgali, poco distante dalle Grotte del Bue Marino, caratterizzata da sabbia bianca mista a sassi con scogli affioranti qua e là. La si raggiunge scendendo una scalinata scavata nella roccia, dopo aver attraversato un fitto bosco di arbusti di macchia mediterranea. Una camminata che vale la fatica per la bellezza del panorama che si apre allo sguardo, nel contrasto tra il verde della vegetazione e il blu del mare. Un luogo amato dagli appassionati di immersioni e snorkeling, ma anche di arrampicata e trekking. Da qui, infatti, parte il sentiero che conduce fino alla spiaggia di Cala Luna, con le sue sfumature di azzurro, a cavallo fra il comune di Dorgali e quello di Baunei, anch’essa set di un’altra buona parte delle riprese di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” .

La spiaggia della scena più celebre

La celebre scena in cui Mariangela Melato e Giancarlo Giannini si rotolano su una sabbia bianchissima è stata girata a Capo Comino, una distesa di sabbia bianchissima e finissima, alle cui spalle si innalzano enormi dune, tra le più grandi della costa orientale della Sardegna. Un vero e proprio paradiso terrestre, parte dell’omonima borgata turistica di Siniscola, che forma un unico litorale con s’Ena ‘e sa Chitta, ‘la spiaggia dei confetti’.

Infine, il porto che fa da sfondo all’elicottero che si alza in volo per l’ultima scena del film è ad Arbatax, in Ogliastra. Gli stessi luoghi furono scelti anche per il remake “Travolti dal destino “(Swept Away) di Guy Ritchie, con Madonna e Adriano Giannini.

Capo Comino

Le bellissime dune di Capo Comino

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La città che porta il nome di un patrono che però non esiste

Qualsiasi sia il contesto, la circostanza, il periodo o la stagione, quando si parla di Sanremo si parla anche del Festival perché il collegamento, neanche a dirlo, è immediato ed eterno. Crocevia di incontri, culture, storie e musica, la deliziosa cittadina costiera in provincia di Imperia non è solo il palco dell’Ariston, anche se questo è diventato il simbolo della città, nonché l’icona del Festival della canzone Italiana.

Eppure Sanremo è molto di più. È una cittadina costiera esclusiva e deliziosa, un luogo di vacanza che accoglie i viaggiatori da secoli, già nell’800 quando veniva scelta dalle famiglie reali e poi dai membri dell’aristocrazia di tutta Europa. È la città degli splendidi spazi verdi, come il parco di Villa Ormond col suo giardino giapponese, della Cattedrale di San Siro con le sue dodici campani e dello storico Casinò di Sanremo.

E dietro al rinomato Festival, e dietro a tutte le bellezze che preserva la città, c’è una storia molto curiosa che svela le origini del nome del gioiello della Riviera dei Fiori. Detto questo, siete sicuri di conoscere tutto, ma proprio tutto, su Sanremo?

La storia del Santo che non esiste e che ha dato il nome alla città

Sanremo si scrive esattamente così, tutto attaccato. Eppure analizzando il nome viene da chiedersi se le sue origini fanno riferimento a un Santo esistito. La risposta è sì, almeno in parte, perché un Santo di nome Remo non esiste.

Ma esiste San Romolo, però, che è stato il vescovo di Genova, successore a San Siro, nel V secolo. Secondo gli storici e i documenti a nostra disposizione, la vita del Santo è collegata alla città di Villa Matutiae che corrisponde all’attuale Sanremo. Dalle fonti ufficiali sembra proprio che Romolo di Genova morì nella città in occasione di una visita pastorale.

Altre leggende legate al culto del Santo, invece, parlano di un collegamento ancora più diretto con la città costiera. Si dice, infatti, che per sfuggire alle invasioni longobarde egli si rifugiò in una grotta nell’entroterra sanremese ai piedi del Monte Bignone.

Dopo la sua morte a Villa Matutiae, la venerazione del vescovo fu tale che diede vita a numerose storie e leggende che si sono, inevitabilmente, mescolate alla realtà. A lui furono attribuiti numerosi prodigi in città e la grotta divenne un luogo di pellegrinaggio.

Perché San Remo è Sanremo

Nel X secolo la cittadina scelse di cambiare il suo nome in onore del Santo: Villa Matutiae divenne Civitas Sancti Romuli. Col tempo, però, l’abbreviazione dialettale di San Roemu prese il sopravvento e si trasformò in San Remo. Nel XX secolo fu stabilito che il nome ufficiale della città della Riviera dei Fiori fosse San Remo.

Ma non tutti furono d’accordo, del resto questa non era la città di Remo, ma di Romolo. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, però, la diatriba sul nome venne accantonata e questo ci porta al 17 giugno del 1992 quando, sulla Gazzetta Ufficiale, il nome di Sanremo apparve tutto attaccato. E così è rimasto.

E San Romolo? A lui è stata dedicata una frazione della città nell’entroterra, proprio dove c’era la grotta nella quale il Santo si rifugiò che ora è stata trasformata in una piccola chiesa.

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Dialetti: un viaggio tra le “lingue” d’Italia

L’Italia ha una storia di divisioni, dissidi e separazioni, che ha portato poi all’unificazione del territorio composto da un grande via vai di tradizioni regionali e locali. La bellezza dell’Italia sta proprio nelle caratteristiche che rendono unico e riconoscibile ogni angolo di cui è composta. A marcare l’appartenenza e la straordinarietà di ogni paesino e pezzo di terra è la cadenza e il dialetto che distingue la parlata dei suoi abitanti. I dialetti sono un fenomeno interessante quanto complesso, guai a ridurli a deformazioni della lingua italiana.

Forse anche voi parlate un dialetto particolare, o lo capite. Magari lo associate ai vostri nonni o alle tradizione del vostro luogo natale. Senza dubbio il linguaggio che utilizzate quotidianamente ha preso in prestito parole ed espressioni dialettali e locali, che nessuno coglie al di fuori della vostra zona. Quante volte avete conosciuto qualcuno provenire da un’altra regione in difficoltà di fronte alle vostre espressioni idiomatiche di tutti i giorni?

 

Una deformazione della lingua pura

Purtroppo è ancora diffusa l’idea che i dialetti siano una “corruzione” dell’italiano. Non è affatto così, essi rappresentano la normale evoluzione della lingua parlata localmente, che deriva in prevalenza dal latino mischiata all’influenza delle lingue precedenti o arrivate successivamente con le conquiste militari, i movimenti migratori e così via. L’italiano standard si è evoluto a partire dal toscano. Lingua che ha guadagnato lustro e autorevolezza grazie al prestigio e al successo di autori in volgare come Dante, Boccaccio e Petrarca. L’esempio dell’importanza del toscano e livello letterario ce la fornisce Manzoni, che andò a “sciacquare i panni in Arno” per scrivere le sue opere. Dopo l’Unità d’Italia questa lingua letteraria e parlata solo da una piccola percentuale della popolazione si diffuse grazie all’introduzione dell’istruzione obbligatoria e all’avvento della televisione.

Dialetto o vera e propria lingua?

Ancora si discute sulla corretta dicitura per definire il fenomeno dei dialetto. Scegliere cosa sia un dialetto e cosa una lingua è un compito arduo, spesso argomento di diatribe. Il governo italiano riconosce ufficialmente come lingue il sardo, il friulano e il ladino, mentre l’UNESCO riconosce anche il napoletano e il siciliano. Il dibattito tra tutela del patrimonio culturale e la normale evoluzione delle lingue è ancora in corso.

I dialetti più diffusi

È molto difficile tracciare confini netti per i dialetti italiani. Ci troviamo di fronte ad una varietà linguistica troppo  vasta da non consentire l’individuazione di zone geografiche definite e che condividono gli stessi tratti morfologici, fonetici o lessicali. Avrete notato che in Italia anche paesini confinanti si trovano dialetti con differenze evidenti. Semplificando grossolanamente è possibile dividere l’Italia per macro aree con dialetti simili, ma si tratta di un’operazione riduttiva che non offre la giusta prospettiva per capire il fenomeno dialettale.

Ogni luogo, zona, paesaggio, è possibile associarlo al dialetto e alla parlata degli abitanti nativi. L‘Italia è speciale proprio perché ricca di particolarità e sfaccettature che la rendono una Paese unico e complesso, da esplorare. L’incontro tra persone provenienti da regioni diverse è sempre uno scambio di modi di dire e termini unici e caratteristici, uno spettacolo culturale e storico.

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La cittadina australiana rinata grazie al grande Thor

C’era una volta una piccola città di appena 10000 abitanti situata nella regione centro-occidentale del New South Wales, in Australia. A quei tempi, neanche molto lontani, in pochi parlavano di lei e a causa della pandemia nessuno più ci si recava. L’arrivo del grande Thor, però, ha cambiato tutto.

E qui che il Dio del regno di Asgard, costretto a vivere tra gli umani, va in palestra, beve una birra e suona anche la campana della cittadina. Pare sia stato avvistato anche a fare un bagno nel fiume. Thor, ovviamente, ha l’aspetto che tutti conosciamo, quello dell’attore Chris Hemsworth che ha impersonificato la divinità sul grande schermo. Ma cosa c’entra l’attore con Cowra? Ve lo spieghiamo subito.

C’era una volta Cowra

Tutto è nato da un’idea di Glenn Daley e della Cowra tourism corporation per risollevare l’economia della città. Dopo una forte siccità, e l’avvento della pandemia con le relative restrizioni di viaggio, questa realtà molto piccola è stata una delle più colpite dalla situazione mondiale. Proprio per portare in alto il nome della città e per attirare più turisti qui l’idea è ricaduta su Chris Hemsworth.

L’interprete di Thor, infatti, nonostante viva a Los Angeles da molti anni, è originario di Melbourne ed è alla sua terra natale che è molto affezionato. Seguendolo sui social è abbastanza chiaro come l’attore sia diventato l’ambasciatore del mondo dell’Australia. Eppure a Cowra, lui, non ci era mai stato.

Invitare Chris Hemsworth in città è diventato un obiettivo condiviso. Così ecco che attraverso un video lanciato sui social, corredato dall’hashtag #GetChrisToCowra, l’invito è stato ufficialmente fatto. Hemsworth potrebbe raggiungere Cowra per ammirare il giardino giapponese o fare un tour enogastronomico. O, ancora, visitare i parchi a tema con la sua famiglia. Ma questo non è abbastanza, così ecco che decine di cartonati del grande Thor sono stati collocati in ogni angolo della città.

Chris Hemsworth (e non solo) a Cowra

Centinaia di selfie scattati in ogni angolo della città, proprio vicino ai cartonati dell’attore, hanno fatto in pochissimo tempo il giro del web. La partecipazione degli abitanti è stata altissima, e l’interesse degli altri si è diffuso rapidamente. Ovviamente non poteva non intervenire anche Chris Hemsworth che ha promesso che quest’anno farà visita alla cittadina.

Quale occasione migliore, se non questa, per raggiungere la città? Un viaggio in Australia diventa così l’occasione perfetta per conoscere il grande Thor, ma anche per scoprire le bellezze di Cowra s’intende.

La città, infatti, promette un’esperienza sensoriale che passa per gli ottimi vini prodotti, le degustazioni nei vigneti e le bontà gastronomiche locali, ma non solo. Questo è anche il luogo perfetto dove rilassarsi e sperimentare la vita di campagna, fare lunghe passeggiate all’aria aperta sulle sponde dei fiumi del territorio.

Meraviglioso è poi il celebre giardino giapponese, un luogo naturale e culturale nato con l’obiettivo di celebrare la pace tra i Paesi ed esaltare le bellezze delle tradizioni orientali. Qui ci sono siepi, cascate, ruscelli e laghi, nonché tantissime specie di uccelli che hanno fatto del giardino la loro casa.

Un luogo a misura d’uomo che preserva tutta l’autenticità del passato pur guardando al futuro con una serie di servizi che soddisfano le esigenze dei turisti. E per gli amanti dell’avventura, tantissime mongolfiere in partenza per ammirare il panorama circostante.

Cowra

Cowra