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Puoi leggere la Divina Commedia passeggiando tra le strade della città

Monumenti, scorci incantevoli e palazzi storici: Firenze è una delle città italiane più belle e una tappa immancabile per gli amanti dell’arte. Il fascino del capoluogo toscano sta proprio nella possibilità di alzare lo sguardo e imbattersi ogni volta in qualche capolavoro o opera che lascia senza fiato. Quando si parla di Firenze, però, non si può fare a meno di pensare a Dante e al suo lavoro più importante: la Divina Commedia. L’opera letteraria che il poeta ha ambientato e in un certo modo dedicato alla sua amata città, non poteva rimanere chiusa tra le pagine di un libro, ma è riuscita ad arrivare fino alle facciate dei palazzi. Sugli edifici fiorentini ci sono lapidi in cui vengono citati alcuni versi significativi che hanno reso celebre Dante in tutto il mondo.

La Divina Commedia tra le vie di Firenze

Il legame tra Firenze e Dante, esiliato e lontano dalla sua amata città fino alla morte, è sempre stato vivo ed è rimasto intatto nel corso dei secoli. È stato un sentimento profondo, tanto che agli inizi del XX secolo, per la precisione nel 1900, il comune decise di omaggiare il poeta realizzando delle targhe con le terzine presenti nella Divina Commedia che richiamano alcuni luoghi della città.

Il compito di scegliere le frasi più significative non venne affidato al caso, al contrario il comune pensò di istituire una vera e propria commissione di esperti in materia dantesca. Tutti accettarono immediatamente e si misero all’opera nell’individuare i versi più significativi con riferimenti topografici, scegliendo i luoghi più adatti su cui posizionare le lapidi. Furono necessari solo sette anni per concludere il progetto e dal 1907 la lapidi di marmo hanno arricchito le facciate di alcuni palazzi della città.

Le iscrizioni si trovano tutte nel centro storico di Firenze tra Ponte Vecchio, Via del Corso, Via Dante Alighieri, Piazza della Signoria e strade limitrofe. Sono quasi tutte all’aperto tranne 3 che invece sono situate all’interno del cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio. Quest’ultime si riferiscono alla famiglia degli Uberti, appartenenti alla fazione dei ghibellini, allontanati dal capoluogo toscano nel 1266.

I versi di Dante a Firenze

Fonte: iStock/Asergieiev

Uno dei versi della Divina Commedia a Firenze

Le terzine tornano a “risplendere” con il restauro

Di sicuro il compito della commissione incaricata di scegliere i versi non è stato semplice, ma è riuscita ad estrapolare in totale 34 terzine presenti nei tre canti: nove sono state tratte dall’Inferno, cinque appartengono al Purgatorio e venti al Paradiso.

Se la bellezza della Divina Commedia è rimasta intatta nel corso dei secoli, le lapidi esposte alle intemperie e al tempo, con il trascorrere degli anni hanno perso l’antico smalto. Proprio per questo il comune recentemente ha deciso di restaurarle per far sì che il marmo torni a splendere sulle facciate e rendere ancora più preziosi i palazzi della città che ha dato i natali a Dante Alighieri. Quello che stupisce e lascia senza fiato di Firenze è la sua bellezza unica e immutata nel tempo, pronta a sorprendere turisti e residenti. Nonostante sia una meta visitata almeno una volta nella vita dalla maggior parte delle persone, quando si arriva c’è sempre qualcosa da scoprire e da cui farsi stupire.

Il poeta Dante Alighieri

Fonte: iStock

Statua di Dante Alighieri
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Ifrane, il Marocco che non ti aspetti: qui puoi sciare

Il Nordafrica vanta paesaggi davvero affascinanti e ricchi di sorprese: uno dei Paesi più visitati è sicuramente il Marocco, lambito dalle acque dell’oceano Atlantico e del mar Mediterraneo. Ma le spiagge da sogno e le città pittoresche non sono certo le sue uniche attrattive. Nell’entroterra c’è una cittadina davvero deliziosa, incastonata tra le montagne. È la meta ideale per chi ama sciare, e qui le temperature sono decisamente molto più basse di quanto non si possa pensare. Andiamo alla scoperta di Ifrane, un luogo magico.

Ifrane, la città marocchina dove si scia

Il Marocco non è solo il luogo dove concedersi una vacanza relax al mare o a frugare tra i tanti suq ricchi di artigianato e stoffe dai mille colori. Quella che vogliano scoprire oggi è una piccola città dal fascino unico al mondo, con una storia davvero particolare. Ifrane, situata a ben 1700 metri di altitudine tra i Monti del Medio Atlante, venne fondata in tempi piuttosto recenti: nacque sul finire degli anni Venti del ‘900, quando il Paese era ancora un protettorato francese. Essendo il clima marocchino decisamente troppo caldo per le famiglie europee che vi abitavano, si decise di costruire un villaggio di montagna per poter godere di estati più fresche ed inverni caratterizzati da abbondanti nevicate.

L’influenza francese si può notare ancora oggi: Ifrane è un borgo graziosissimo, che richiama in qualche modo lo stile dei classici paesi alpini. Tanto che in passato è stato soprannominato la “piccola Svizzera”, un angolo di paradiso molto lontano dall’idea del deserto e delle temperature roventi che nell’immaginario comune ricorda il Marocco. Pian piano, la cittadina si sviluppò sempre più e divenne una rinomata meta turistica interna, sia durante la stagione estiva (per chi vuole cercare un po’ di refrigerio) che durante quella invernale. Negli ultimi anni, sono nate diverse piste da sci che hanno subito attratto gli amanti dello sport sulla neve. E se pensate che in Marocco non possa poi fare così tanto freddo, sappiate che è proprio Ifrane a detenere il record: nel 1935, qui la colonnina di mercurio raggiunse i -23,9°C, la temperatura più bassa mai segnata in Africa.

Ifrane

Fonte: iStock

Ifrane

Cosa fare a Ifrane e dintorni

Il centro di Ifrane, che dista poche decine di km da Fès, è una meraviglia: tra chiese e moschee, ci sono molte architetture che vale la pena vedere. Ma il posto più bello è il Parc La Prairie, ampia zona verde nel cuore della città. Tra giardini rigogliosi e laghetti dall’aria decisamente romantica, spunta all’improvviso il profilo maestoso del Palazzo Reale. Costruito nel ‘900 per il sultano Muhammad ibn Yûsuf, è ancora oggi la residenza estiva del Re e della sua famiglia. Uno dei simboli di Ifrane è poi il Leone: si tratta di una grande scultura realizzata negli anni Trenta da un soldato tedesco, nel periodo della Seconda Guerra Mondiale. Pare che sia un omaggio all’ultimo leone del Medio Atlante, ucciso poco prima che la statua venne progettata.

Nei dintorni della città, a dominare è la natura selvaggia: le montagne offrono infinite possibilità per chi vuole concedersi un po’ di trekking, e le piste da sci sono una vera calamita per i turisti. Assolutamente da visitare è il Parco Nazionale di Ifrane, che ospita una ricca fauna selvatica. Qui è possibile ammirare alcuni esemplari di macaco barbaresco, un animale in via di estinzione, ma anche tante altre creature dei boschi e moltissimi volatili. Tra i suoi paesaggi più belli ci sono quelli d’acqua, con i ruscelli che sgorgano impetuosi e piccole cascate spumeggianti da visitare.

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Alla scoperta della Foresta Nera sulle orme delle sue particolari leggende

Con questo nome un po’ misterioso ed evocativo, la curiosità è davvero tanta: che cos’è la Foresta Nera, e quali sono le sue infinite bellezze assolutamente da scoprire? Quest’ampia regione montuosa della Germania, che si dipana al confine con la Francia e la Svizzera, è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti che possano esistere al mondo. Paesaggi naturali così tanto diversi tra loro si affastellano in un territorio che da secoli è popolato di leggende da brividi, che rendono tutto ancora più emozionante.

La Foresta Nera, un posto incantato

Dalle colline erbose alle imponenti montagne dal profilo inquietante, dai rigogliosi boschi di abeti neri scuri ai piccoli laghi di acque turchesi: la Foresta Nera è una regione ricca di sorprese, dove immergersi in una natura incontaminata come difficilmente si può trovare altrove. Questa ampia zona montuosa si trova lungo il confine occidentale della Germania ed è costellata di luoghi meravigliosi, di piccoli borghi fatati e di tradizioni antichissime. I turisti ne rimangono incantati, portando via con loro un ricordo memorabile di paesaggi bellissimi e di piatti tipici prelibati che hanno fatto breccia nel cuore (e nello stomaco).

Quali sono le tappe più suggestive di un viaggio alla scoperta della Foresta Nera? Sicuramente c’è Friburgo, pittoresca cittadina di confine che offre un panorama spettacolare: nel centro storico spicca il campanile della Cattedrale di Nostra Signora, capolavoro gotico di rara bellezza. A non molta distanza si può visitare il villaggio museo di Gutach, che si estende per ben 50mila metri quadri accogliendo moltissime strutture tipiche della regione. Passeggiare all’aria aperta ammirando gli edifici è come fare un tuffo indietro nel tempo, ed è un modo davvero curioso di fare la conoscenza di culture così lontane dalla nostra.

Chi ama i paesaggi naturali, non può che sorprendersi davanti allo spettacolo delle Cascate di Triberg, le più alte di tutta la Germania. Con un totale di oltre 160 metri di salto, le loro acque spumeggianti si tuffano tra le rocce ricoperte di muschio, formando una piccola piscina cristallina. Per arrivarci, si possono percorrere diversi sentieri panoramici: è l’ideale per chi vuole fare un’escursione, con la promessa di giungere in un luogo magico dove potersi concedere un po’ di relax, con il fragore dell’acqua a fare compagnia. A poca distanza, si può poi visitare un curioso museo che raccoglie centinaia di orologi a cucù.

Le misteriose leggende della Foresta Nera

Miti e leggende si rincorrono per tutta la Foresta Nera, regalando suggestioni ai turisti che le ascoltano dagli abitanti del luogo. Una delle storie più affascinanti è quella che riguarda il monastero di St. Blasien, un complesso architettonico meraviglioso: si narra che due monaci, tanti e tanti secoli fa, fossero particolarmente malvagi con i poveri paesani del villaggio di St. Blasien, e dopo la loro morte continuassero ad infestare i dintorni sotto forma di spettri. Un giovane monaco cappuccino avrebbe quindi compiuto un vero e proprio miracolo, riuscendo a catturarli e a rinchiuderli in due sacchi, per poi gettarli dalla vetta del monte Feldberg e lasciarli affondare tra le acque del lago Feldsee.

Un’altra leggenda inquietante ha invece come protagonista una giovane ragazza sottomessa alle angherie di suo fratello, soprannominato il “servo nero”. Quest’ultimo la costrinse a sposare un uomo di cui non era innamorata, e dal quale veniva trattata malissimo. In preda alla disperazione, la donna riuscì a fuggire e, perdutasi nel bosco, venne soccorsa da alcuni nani che le indicarono una grotta segreta, quella che oggi conosciamo con il nome di Grotta di Hasel (un gioiello ricco di stalattiti). Il fratello e il marito, inseguendola, rimasero vittime di alcuni massi caduti dalla cima della montagna, e la giovane fu finalmente libera.

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Se vai in Giappone ricordati di non fare mai queste cose: portano sfortuna

Organizzare un viaggio in Giappone è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. Il Paese del Sol Levante, infatti, è un concentrato di meraviglie antiche e moderne che convivono da sempre, e che creano scenari urbani e paesaggi mozzafiato.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, e non basta un viaggio solo per scoprirle tutte, a partire dalla vista dello skyline della capitale e delle altre città popolose, caratterizzati da grattacieli maestosi e futuristici, passando per i palazzi imperiali, i templi secolari e i santuari, fino ad arrivare ai parchi naturali che si snodano sulle montagne.

Oggi però non siamo qui per dirvi cosa fare e cosa vedere durante un viaggio nel Paese, ma per raccontarvi tutte le cose da non fare mai in Giappone. Il motivo? Portano sfortuna!

Cosa non fare mai in Giappone

Paese che vai, superstizione che trovi! Lo sappiamo bene noi italiani che, da tempi immemori, ci affidiamo a piccoli riti scaramantici e a rituali portafortuna per scacciare le negatività e accogliere positività e buon auspicio. Non è un caso che, secondo le statistiche (LeoVegas), siamo tra i popoli più superstiziosi d’Europa, ma non siamo di certo gli unici al mondo.

In Giappone, per esempio, c’è tutta una serie di regole da osservare, secondo il buon senso, per non attirare la cattiva sorte. Uno di questi ha a che fare proprio con le bacchette per il cibo, quelle che utilizziamo anche noi quando scegliamo di deliziarci con il cibo giapponese. Ma non è certamente l’unica.

I numeri, per esempio, hanno un significato molto importante. Se da noi il 17 è considerato portatore di sventura, nel Paese del Sol Levante sono il 4 e il 9 a essere temuti. Il motivo? I numeri si leggono, rispettivamente, shi e ku, che in giapponese vuol dire morte dolorosa. Meglio non pronunciare mai questi numeri insieme!

Se in Italia il ragno porta guadagno, in Giappone porta male, ma solo se lo si avvista la sera. Se lo si vede di mattina, infatti, questo porta buone notizie, quindi è vietato ucciderlo.

Un’altra superstizione molto sentita è legata direttamente alla hinamatsuri, la festa delle bambole dedicata alle ragazze che cade ogni anno il 3 marzo. Dopo questo giorno diventa quasi un obbligo togliere tutte le bambole utilizzate per i festeggiamenti. Il rischio è quello che la più giovane della casa non si sposi.

In Giappone è meglio non cedere alla siesta pomeridiana, almeno non dopo aver mangiato. Secondo le credenze popolari, infatti, addormentarsi subito dopo aver mangiato comporta un grande rischio: quello di trasformarsi in una mucca.

Attenzione all’utilizzo delle bacchette

Come abbiamo anticipato, tra le superstizioni e le osservanze da seguire in Giappone ce n’è una che ci riguarda anche l’utilizzo delle bacchette.

Queste, infatti, non devono mai e poi mai essere infilate direttamente nel riso. Il motivo? Si tratta di una pratica che può essere eseguita solo durante i funerali per ricordare il defunto.

Attenzione anche a incrociare le bacchette mentre mangiate, in questo caso la credenza popolare dice che avrete molta sfortuna. Una sfortuna che aumenta in maniera esponenziale se queste si rompono durante il pasto. Prima di sedervi a tavola, quindi, assicuratevi di utilizzare le bacchette nel modo giusto, senza romperle. Ora siete pronti a raggiungere il Giappone e a scoprire tute le sue meraviglie!

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San Valentino e il “Ti amo” in tutte le tradizioni del mondo

Quando il calendario segna la fine del mese di gennaio ci ricorda che è in arrivo quello che è il giorno più importante per gli innamorati e per tutte le coppie del mondo. Non che queste abbiano davvero bisogno di una giornata specifica per celebrare l’amore in ogni sua forma, intendiamoci. Eppure i più romantici non possono sicuramente ignorare l’arrivo di San Valentino, quello dove le romanticherie soppiantano la quotidianità e si rinnovano tutte le promesse d’amore.

La festa degli innamorati, così, diventa l’occasione perfetta per celebrare i sentimenti, per vivere e condividere esperienze di coppia uniche. La nostra tradizione prevede lo scambio dei regali, tanto cioccolato e una romantica cena per due. Ma c’è anche chi, alla continua ricerca di avventure, approfitta questo momento per organizzare un viaggio di coppia per esplorare il mondo e le sue meraviglie.

Insomma, le cose da fare sono tante, e abbiamo deciso di suggerirvele prendendo in prestito le più belle tradizioni del mondo per celebrare il San Valentino in maniera inedita e sorprendente.

San Valentino: le tradizioni dal mondo

Ad aiutarci in questa missione ci ha pensato Babbel, piattaforma online per l’apprendimento delle lingue che, proprio in occasione di questo San Valentino, ha stilato una lista delle più curiose tradizioni del mondo legate proprio alla festa degli innamorati.

Cominciamo dall’Italia. Il nostro Paese, infatti, ha una tradizione ben radicata di questa ricorrenza che risale agli antichi romani. Proprio il 14 febbraio, infatti, donne e uomini si riunivano in una grande festa in onore degli dei, formando delle coppie che poi sarebbero rimaste insieme per i 12 mesi successivi. Nel 496, però, Papa Gelasio pose fine a questi riti pagani per dedicare la giornata al martire Valentino.

Dal Regno Unito, invece, arriva una suggestiva tradizione che affonda le sue origini nel XVIII secolo. Proprio alla vigilia del 14 febbraio, le donne erano solite spruzzare l’acqua di rose su cinque foglie di alloro posizionate sopra il cuscino. Prima di andare a dormire chiedevano a San Valentino di mostrargli in sogno i loro futuri mariti.

In Danimarca, dove la festa degli innamorati si è radicata solo nello scorso secolo, fiori e cioccolatini sono sostituiti dalle valentinsbrev. Si tratta di lettere d’amore all’interno delle quali, gli autori, dichiarano i loro sentimenti.

Paese che vai San Valentino che trovi

Come abbiamo anticipato, c’è sempre un buon motivo per celebrare l’amore, e lo sanno bene tutti quei Paesi che hanno istituito delle feste da dedicare proprio ai sentimenti. Ancora una volta, è Babbel a svelarci quali sono gli appuntamenti imperdibili nel mondo per tutte le coppie.

In Brasile, per esempio, il 12 giugno si festeggiala Giornata degli Innamorati, il Dia dos Namorados. Anche in Argentina c’è un duplice festeggiamento per le copie, quello del 14 febbraio e quello della Semana de la Dulzura (Settimana della dolcezza). In questo periodo, che cade la prima settimana di luglio, tutte le persone del Paese sono invitate a donare baci in cambio di dolci, cioccolatini e regali.

Anche in Cina si celebra l’amore. Il settimo giorno del settimo mese del calendario cinese, infatti, coincide proprio con il Festival dell’Amore, una ricorrenza secolare che affonda le sue origini in un’antica leggenda che vede come protagonisti due amanti costretti a incontrarsi solo una volta l’anno.

E voi, avete già deciso come trascorrere il vostro San Valentino?

 

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La vera storia della torre dell’orologio più celebre del mondo

Ci mettiamo in viaggio per tantissimi motivi, e tutti sono differenti tra loro. Lo facciamo per ammirare le meraviglie che portano la firma di Madre Natura, o per raggiungere le architetture create dall’uomo. Per esplorare culture, tradizioni e usanze di popoli che sono lontanissimi da noi. E lo facciamo anche per andare alla scoperta di tutte quelle attrazioni iconiche che si sono trasformate nel simbolo di città e Paesi interi.

Ed è quello che vogliamo fare oggi idealmente insieme a voi, andando alla scoperta di uno dei monumenti più celebri del mondo intero, quello che popola le cartoline, le fotografie di viaggio e i video di tutti gli avventurieri che arrivano a Londra.

Stiamo parlando proprio di lui, del Big Ben. Che non è solo una torre dell’orologio affascinante, imponente e suggestiva, ma è anche il simbolo di una città e di un Paese intero. E questa è la sua storia.

La maestosa torre dell’orologio di Londra

Siamo abituati a chiamare Big Ben l’iconica e maestosa torre che campeggia nel cuore di Londra, ma in realtà il nome fa riferimento alla campana più grande dell’orologio che sovrasta il palazzo di Westminster.

Il nome della torre, invece, è sempre stato Clock Tower, almeno fino al 2012 quando, in occasione del Giubileo di diamante della Regina Elisabetta II, il nome è stato trasformato in Elizabeth Tower. Sin dalla sua inaugurazione, la torre ha scandito il tempo dei cittadini e dei viaggiatori arrivati a Londra con un suono emesso ogni quarto d’ora.

Impossibile non notarla, le sue dimensioni maestose, che superano i 90 metri di altezza, la fanno svettare tra gli edifici del quartiere di Westminster sulla riva settentrionale del Tamigi. Proprio lì dove migliaia di viaggiatori si recano ogni giorno per scattare istantanee di immensa bellezza davanti a quello che è diventato il simbolo di un intero Paese.

Curiosità e storia del Big Ben

Come abbiamo anticipato, il nome Big Ben fa in realtà riferimento alla grande campana della torre in stile gotico che campeggia nel cuore di Londra. La grande campana ha un peso di 13,5 tonnellate ed è chiamata Great Bell.

Le origini del termine, in realtà, sono incerte, anche se sono due le ipotesi più accreditate. Da una parte c’è chi sostiene che il nome faccia riferimento alla figura di Sir Benjamin Hall, membro della Camera dei Congressi, nonché supervisore dei lavori del palazzo. Altri, invece, sostengono che il nome potrebbe essere collegato al campione di pugilato Benjamin Caunt (il grande Ben).

Le origini, invece, risalgono al 1856, almeno nella sua prima versione. La storia della campana, infatti, non fu molto fortunata. Quello stesso anno si ruppe ancora prima di essere inaugurata, proprio durante uno dei test effettuati, ma fu prontamente sostituita. Il 31 maggio di 3 anni dopo, le campane dell’orologio superiore furono inaugurate, e suonarono per la prima volta, ma dopo qualche mese la Great Bell si ruppe a causa dell’uso di un martello troppo grande. Fu poi riparata quattro anni dopo.

Durante la sua inaugurazione, il Big Ben conquistò il primato di campana più grande della Gran Bretagna, sostituito poi dalla Great Paul della cattedrale di San Paolo.

La melodia emessa dal Big Ben, ogni quarto d’ora, è quella composta dal musicista e organista William Crotch per la torre della chiesa universitaria Great St Mary’s. Il suono può essere udito fino a due chilometri di distanza.

L’orologio è suddiviso in quattro quadranti e ognuno di questi è composto da oltre 300 pannelli di vetro. Si è sempre creduto che fossero 365, uno per ogni giorno dell’anno, ma gli esperti assicurano che sono solo 312.

Oggi, esattamente come tanto tempo fa, il Big Ben si tiene stretto il primato di monumento più iconico della città, nonché come attrazione più fotografata del Paese e del mondo intero.

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In Molise esiste un’antica tradizione: è il rito del fuoco più grande del mondo

Spesso ci mettiamo in viaggio per andare alla scoperta delle usanze, delle tradizioni e delle culture degli altri popoli che sono lontanissimi da noi. Dimenticandoci, però, che lo stesso Paese in cui viviamo, è un concentrato di storie e folclore che si differenziano in maniera straordinaria di regione in regione. E non scoprirle tutte è davvero un peccato.

Così abbiamo scelto di restare in Italia oggi, per farvi scoprire uno degli eventi più affascinanti e suggestivi che appartengono al nostro Paese, e più nello specifico alla regione Molise. Una manifestazione, questa, che è già stata premiata con il titolo di Patrimonio d’Italia per la tradizione.

Il suo nome è ‘Ndocciata, ed è un evento tradizionale che si svolge ogni anno nel mese di dicembre ad Agnone, un comune di circa 4000 abitanti della provincia di Isernia. È qui che, attraverso una sfilata di enormi fiaccole accese, il fuoco diventa assoluto protagonista del paese, mettendo in scena uno dei più antichi e affascinanti rituali del nostro territorio.

‘Ndocciata di Agnone: origini e tradizioni

Le radici di questo evento tradizionale, che ogni anno attira centinaia e migliaia di turisti e vede la partecipazione attiva di tutti i cittadini, sono tanto antiche quanto affascinanti. Le origini, a quanto pare, risalgono all’epoca romana e sono collegate ai Sanniti, che utilizzavano queste grandi torce come fonte di luce durante i loro spostamenti. La stessa tradizione è stata perpetuata anche nei secoli successivi dai contadini, che hanno iniziato a utilizzare le ‘ndocce per raggiungere le chiese del territorio durante la notte di Natale.

Alla storia si aggiungono anche credenze e superstizioni che nei secoli hanno resto questa tradizione ancora più suggestiva. Alcuni, infatti, ritengono che le fiaccole veniva accese nel Medioevo per proteggere il paese dalle streghe, altri invece collegano questo rito legato al fuoco con la rinascita e la luce.

Indipendentemente da ciò in cui sceglie di credere, questa manifestazione ha attirato l’interesse di persone da tutto il mondo. L’evento, che è riconosciuto come Patrimonio d’Italia per la tradizione dal Ministero del Turismo, mira a diventare Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

'Ndocciata di Agnone, la tradizione che celebra il fuoco

Fonte: Getty Images

‘Ndocciata di Agnone, la tradizione che celebra il fuoco

La manifestazione italiana legata al fuoco

La N’docciata di Agnone si svolge a dicembre, la sera del secondo sabato del mese e il 24, il giorno della Vigilia ed è il rito del fuoco più grande del mondo. La preparazione dell’evento comincia già nel mese di marzo, è questo il momento in cui vengono scelti gli abeti bianchi che poi verrano utilizzati per il rito tradizionale.

A dicembre, invece, tutti si riuniscono tra le strade di Agnone, perpetuando lo stesso rito dal 1956. Sono i bambini ad aprire la manifestazione, sfilando con piccole fiaccole che poi lasciano spazio a quelle più grandi: le ‘ndocce che si innalzato fino a tre metri. Il corteo porta in scena più di 1000 fiaccole, sorrette da altrettanti ‘ndocciatori. Il rituale legato al fuoco si conclude, poi, con il falò della Fratellanza: quello che resta delle ‘ndocce viene fatto bruciare come simbolo di nuovo auspicio per l’anno che verrà.

Il fascino dell’evento, e la suggestione che questo emana, non si possono raccontare, ma solo vivere. Quello che è certo è che si tratta di una manifestazione così emozionante e straordinaria che persino Papa Giovanni Paolo II volle replicarla a Roma nel 1996 a Piazza San Pietro.

'Ndocciata di Agnone

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‘Ndocciata di Agnone
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Com’è trendy il Lago di Como con l’effetto Ferragnez

Si saluteranno con la mano da una sponda all’altra del lago i Clooney e i Ferragnez. Sì, perché il Lago di Como sta per aggiungere alla lista di star & vip che hanno acquistato casa anche Fedez e Chiara Ferragni che, secondo alcuni rumour, avrebbero scelto una storica villa sulla sponda orientale del lago, proprio difronte a Villa Oleandra di proprietà da anni di George, e di farne la loro casa delle vacanze.

Valore dell’immobile che si troverebbe tra i Comuni di Pognano Lario e Careno: 5 milioni di euro, a cui aggiungere eventuali personalizzazioni che la coppia vorrà affinché la casa, un edificio cubico bianco con tante finestre abbellite da persiane verdi, diventi universalmente riconoscibile come “Villa Ferragnez”.

La proprietà è già immensa: ben 900 metri quadrati distribuiti su due piani più uno interrato, con tanto di parco, piscina e spa privata.

La Ferragni e il Lago di Como

La nota influencer e il rapper sono già degli habitué del Lago di Como che amano frequentare in ogni stagione. godendoselo al massimo senza farsi mancare ogni tipo di lusso che questo luogo può regalare.

Chiama ama muoversi a bordo di yacht e trascorrere le belle giornate estive in barca, ama frequentare ristoranti gourmet, farsi coccolare nelle spa e il più delle volte fare tutto con amici e parenti senza badare a spese, e questo è il luogo ideale per soddisfare ogni suo desiderio.

Quando apre la stagione del Grand Hotel Tremezzo, “my favourite place”, commenta sempre Chiara nelle story, lo storico albergo degli inizi del Novecento, frequentato già allora dal bel mondo, da nobili, aristocratici e borghesi e simbolo della Belle époque, il preferito di Greta Garbo.

Quando viaggiano con tutta la banda al seguito – figli, tata, genitori, sorelle, amici – i Ferragnez preferiscono però affittare un’intera villa. Spesso scelgono Villa Sola Cabiati, una dimora di delizia del Settecento che fa sempre parte della proprietà del Tremezzo, un viaggio nella storia. Qui, la famiglia più seguita d’Italia – la Ferragni è l’influencer numero uno, con 28,4 milioni di follower su Instagram, e Fedez la segue a ruota – ama rilassarsi su divani di velluto circondati da pareti affrescate e soffitti decorati da opulenti stucchi, dormire in una delle sei splendide suite con arredi d’epoca e bagno privato, godersi il gigantesco parco e d’estate tuffarsi nella piscina privata della villa.

Altre volte, quando il gruppo è molto numeroso, scelgono un’altra villa altrettanto magnifica, Villa Bonomi, alle porte di Como, che ha ben undici suite su tre piani e una dependance. Anche qui c’è il parco vista lago e la piscina, lontana da occhi indiscreti.

Ma dopo un lungo peregrinare forse i Ferragnez hanno deciso che fosse giunto il momento di mettere piede definitivamente sul Lago di Como, a meno di un’ora da Milano dove vivono, location perfetta per trascorrere i weekend fuori porta con gli amici, dove portare Leo e Vitto per farli scorrazzare su e giù per la proprietà.

Ci resteranno male tutti quelli che facevano affari grazie ai frequenti soggiorni della famiglia Ferragni sul Lago di Como, ma sicuramente avranno modo di usufruire di tutti i servizi esclusivi e di prima classe che sono soliti fornire a personaggi del calibro di Clooney e di altre celebrity che frequentano regolarmente la zona.

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Aspettando la Befana: l’Epifania nel mondo è in tripudio di tradizioni e folclore

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, dicono, per portare caramelle, dolci e cioccolato a chi è stato buono. A chi invece ha tentennato con le buone azioni e i nuovi propositi, è destinato solo il carbone. Non stupisce, quindi, che il personaggio simbolo dell’Epifania sia attesissimo dai bambini, almeno da quelli che si sono comportati bene durante l’anno. Diverso è per gli adulti, che sanno bene che il 6 gennaio coincide anche con la fine di tutte le feste natalizie. Ma chi è davvero la Befana? E soprattutto: come si festeggia nel resto del mondo?

Befana: le origini

Presente nel calendario di moltissimi Paesi, la festa dell’Epifania si celebra in Italia il 6 gennaio, e non solo coincide con la fine di tutte le festività legate al Natale, ma è collegata anche alla figura tradizionale e folcloristica della Befana.

La tradizione cristiana celebra questo giorno per ricordare l’adorazione dei Magi che arrivarono fino a Betlemme per dare il benvenuto al Messia. La stessa parola Epifania, infatti, in greco vuol dire apparizione, e fa riferimento alla manifestazione divina. In questo stesso giorno, nel nostro Paese e nel resto d’Europa, prendono vita tutta una serie di tradizioni e festeggiamenti che affondano le loro origini in superstizioni e usanze lontane, proprio lì dove troviamo anche la figura folcloristica della Befana.

Prima di fondersi con elementi cristiani, infatti, quella dolce vecchietta che di notte gira per la città, per riempire le calze ai bambini, era per le popolazioni celtiche la Regina del freddo, anche conosciuta come Beira. La tradizione pagana, invece, vedeva in questa la personificazione di Madre Natura. Se appariva vecchie e trasandata, era solo per rappresentare la fine del vecchio anno. Dopo di che, infatti, si sarebbe trasformata in una giovane fanciulla.

La fusione delle credenze pagane con quelle cristiane ha dato vita alla Befana come la conosciamo noi oggi. Eppure quella dolce e generosa signora non appartiene alle tradizioni del resto dei Paesi cristiani, che celebrano il 6 gennaio in modi differenti e anche un po’ bizzarri. Scopriamoli.

Epifania nel mondo: ecco come si festeggia

In Spagna, l’Epifania è una festa molto sentita. In tutte le città del Paese, infatti, i bambini si preparano a celebrare l’arrivo dei Re Magi già la sera prima, ponendo davanti alle porte delle loro case cibo e acqua per i cammelli. Il giorno del 6 gennaio, invece, cittadini di ogni età si riuniscono tra le strade e le piazze per assistere al grande corteo dei Re Magi.

Originale e bizzarra è invece la tradizione diffusa in Francia per il giorno dell’Epifania. Il 6 gennaio, infatti, le persone si riuniscono a tavola per celebrare la festa con prodotti caratteristici, tra cui il galette de rois, un dolce tipico del Paese. Proprio in questo si nasconde una fava. La tradizione vuole che chi la trova diventerà il re o la regina della giornata.

In Russia, invece, esiste una figura folcloristica che assomiglia molto alla Befana. Si tratta di Babuschka, anche lei raffigurata come una vecchia signora, che accompagna Padre Gelo durante la notte di Natale per consegnare regali a tutti i bimbi buoni. Durante l’Epifania vera e propria, che viene celebrata il 19 gennaio nelle chiese ortodosse, si perpetua un rito davvero particolare che prende il nome di Kreshenie. In questa occasione le persone si tuffano nelle acque ghiacciate per celebrare il battesimo di Gesù.

In Islanda, invece, l’Epifania è strettamente collegata agli Jólasveinar, i 13 Babbi Natale che fanno compagnia ai cittadini durante tutto il periodo delle feste natalizie consegnando regali ai bambini. Il 6 gennaio, in occasione della Threttándinn, l’ultimo Babbo Natale sceso in città ritorna sulle montagne in cui vive, concludendo così il periodo delle feste.

Anche in Romania viene celebrato il giorno dell’Epifania con il ricordo dell’arrivo dei Re Magi. I bambini sono i grandi protagonisti della giornata: girano tra le strade della città bussando alle porte delle case per raccontare storia in cambio di doni e frutta secca.

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Nella Lapponia svedese esiste una città “in movimento”

È un viaggio destinato a stupire e a incantare, quello che ci porta nel cuore della Lapponia Svedese, proprio lì dove si aprono davanti allo sguardo visioni di immensa meraviglia. In alcuni periodi dell’anno, poi, i paesaggi sconfinati e primordiali di queste terre vengono illuminati dalla scia luminosa dell’aurora boreale consentendoci di vivere un sogno a occhi aperti.

I luoghi da visitare, in questo vasto territorio, sono tantissimi, e tutti ci permettono di perderci e immergerci nella grande bellezza che si snoda ai confini del Circolo Polare Artico. Tra i luoghi da raggiungere c’è anche Kiruna, una città situata a nord della Svezia, e popolata dai Sami per lunghi decenni, fino a diventare un nucleo urbano fervente grazie alla presenza di miniere di ferro.

Raggiungere Kiruna vuol dire poter ammirare l’aurora boreale da una posizione privilegiata, ma anche esplorare i meravigliosi territori circostanti e godere di scenari ghiacciati quando le temperature scendono sotto lo zero. Ma c’è un’altra peculiarità che riguarda questo luogo, ed è il fatto che si tratta di una città in movimento, e si è appena spostata di tre chilometri.

Viaggio nella Lapponia svedese

C’è sempre un buon motivo per organizzare un viaggio nella Lapponia Svedese. A partire dallo spettacolo dell’aurora boreale, che attira migliaia di viaggiatori da tutto il mondo, per continuare poi con l’esplorazione di tutti quei territori dove la natura regna incontrastata e selvaggia, passando poi per quei paesaggi che sembrano usciti dai più bei libri di fiabe.

Tra i luoghi da raggiungere durante un viaggio nella Lapponia svedese, c’è anche Kiruna. Situata a circa 140 chilometri dal Circolo Polare Artico, la città più settentrionale della Svezia è anche sede di alcuni dei fenomeni più suggestivi del mondo. Nei mesi che vanno da maggio a luglio, infatti, la città è illuminata dal sole di mezzanotte, dalla mattina alla sera, mentre tra dicembre e gennaio, invece, sprofonda nel buio totale per via della notte polare.

A differenza degli altri luoghi situati ai confini del Circolo Polare Artico, Kiruna è una città densamente popolata, soprattutto per la presenza della miniera di ferro, che è una delle più grandi di tutto il mondo. Ma è stata proprio la miniera, da sempre considerata una fortuna per il territorio, a determinare il più grande cambiamento della città.

A causa della presenza di questa, infatti, il terreno sul quale si snoda la città è diventato instabile, mettendo a rischio tutti gli abitanti di Kiruna. Piuttosto che chiudere la miniera, però, le autorità hanno scelto di spostare la città a circa 3 chilometri dal luogo in cui sorge. Il trasloco è già iniziato.

Aurora boreale a Kiruna
Aurora boreale a Kiruna

La città in movimento

Case, edifici storici, punti di riferimento e attività commerciali: tutto si sta spostando di circa tre chilometri. A settembre 2022, il nuovo centro cittadino di Kiruna è stato inaugurato, e con questo i primi edifici sono stati spostati. Per completare questo trasloco così particolare, ci vorrà almeno un decennio.

Durante questo periodo, il vecchio centro urbano verrà smantellato, mentre quello nuovo sarà ricostruito a immagine e somiglianza del precedente. Edifici storici come la chiesa, la torre dell’orologio e altri monumenti verranno spostati, così come le abitazioni dei cittadini.

Se avete quindi in mente di raggiungere la Lapponia svedese, aggiungete tre chilometri al vostro itinerario per esplorare la nuova Kiruna.

Kiruna

Fonte: iStock

Kiruna