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Su quest’isola esistono cascate che hanno rubato i colori all’arcobaleno

Esiste un luogo, dall’altra parte del pianeta, in cui Madre Natura ha scelto di conservare i suoi capolavori più grandi e straordinari. Un posto che lei stessa ha trasformato nel palcoscenico di uno spettacolo immenso che è destinato a incantare la vista e a stordire i sensi. Questo luogo si chiama isola di Hawaii, conosciuta anche come Big Island.

Si tratta della più grande isola dell’arcipelago delle Hawaii, quella che ospita alcuni dei paesaggi più surreali del mondo intero. Le spiagge dai mille colori che brillano al sole, come quella verde di Papakolea, si alternano alle lussureggianti foreste pluviali mentre, tutto intorno, si snodano vulcani ancora attivi, parchi e riserve straordinarie che ospitano numerosi esemplari di flora e di fauna.

Ed è proprio a Big Island che oggi vogliamo restare, per portarvi alla scoperta di uno dei paesaggi più surreali e magici del mondo intero, quello delle Raimbow Falls, le cascate che hanno rubato i colori dell’arcobaleno.

La cascata prismatica che ha rubato i colori all’arcobaleno

Per ammirare quello che è uno degli spettacoli più incredibili mai creati da Madre Natura dobbiamo recarci a Hilo, la più vivace e popolata città dell’isola di Hawaii. Partendo dal nucleo urbano, infatti, è possibile raggiungere Raimbow Falls, un complesso di cascate straordinarie che creano un paesaggio sublime e mozzafiato.

Veri e propri muri d’acqua che occupano una superficie verticale di 24 metri e che scorrono velocemente dall’alto verso il basso fino a fondersi con la piscina naturale sottostante. Le cascate, che fanno parte degli Hawai’i State Parks, sono accessibili liberamente e gratuitamente, e sono generate dal fiume Wailuku.

È proprio questo corso d’acqua, che si è guadagnato il primato per lunghezza in tutto l’arcipelago, a regalarci uno spettacolo così suggestivo e incantato. Una volta terminato il suo percorso, infatti, il fiume si getta a capofitto nella grande piscina situata proprio ai piedi di una grotta lavica.

Ma non solo le sue dimensioni a meravigliare, né tanto meno tutta la potenza della natura a suggestionare, ma sono quelle caratteristiche sfumature colorate, che assomigliano a un arcobaleno, a incantare. Le stesse che è possibile notare in determinati momenti della giornata e che hanno dato alle cascate il nome di Rainbow Falls.

La magia della natura dà spettacolo a Big Island

Le Rainbow Fall, chiamate anche Waianuenue (che in lingua locale significa “acqua arcobaleno“) sono un vero e proprio spettacolo per la vista, un luogo da raggiungere e da contemplare almeno una volta nella vita. Grazie a dei ponti artificiali costruiti all’interno del parco statale, è possibile raggiungere diversi punti panoramici che permettono di assistere allo show.

Da una parte, infatti, c’è il fiume Wailuku che conclude fiero e indomito il suo percorso, tutto intorno, invece, si snoda la rigogliosa foresta pluviale che si specchia nella piscina naturale caratterizzata da mille sfumature di azzurro.

La bellezza delle cascate, e la suggestione che queste restituiscono, a fatto nascere e diffondere diverse credenze. Gli abitanti del posto, infatti, sono fermamente convinti che la parete rocciosa sulla quale l’acqua cade nasconda in realtà la casa di Hina, la divinità della Luna.

A rendere tutto ancora più affascinante, poi, è quell’incantesimo lanciato da Madre Natura che tinge tutto di meraviglia. Quando il sole splende alto nel cielo, soprattutto durante il mattino, un gioco di luce e riflessi rivela il volto più bello di questo luogo e le cascate si trasformano in un arcobaleno in movimento.

Non si tratta di stregoneria, ma semplicemente di quel fenomeno ottico atmosferico che si crea quando la luce del Sole attraversa le gocce d’acqua. Questo, però, non rende meno straordinaria la visione che resta comunque mozzafiato.

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Curiosità Viaggi

In questo anfiteatro naturale le stelle danno spettacolo

Il mondo che abitiamo è un concentrato di meraviglie straordinarie e surreali, che incantano e stordiscono a ogni passo, molte delle quali portano la firma di Madre Natura. È proprio lei, infatti, che come un sapiente artigiano ha plasmato il pianeta, trasformandolo nel palcoscenico di uno spettacolo grandioso, il suo.

Boschi incantati, cascate arcobaleno, laghi a forma di cuore e montagne colorate, queste sono solo alcune delle creazioni di Madre Natura, alle quali poi si aggiungono le strabilianti fioriture che si alternano durante le stagioni e che tingono di bellezza tutto ciò che ci circonda.

Eppure, lo show della natura non è solo quello che si snoda intorno a noi. Basta infatti alzare lo sguardo per ammirare la magia che prende forma tutti i giorni, quando il sole lascia spazio al crepuscolo, e le stelle e i pianeti cominciano a danzare. E se volete ammirare questa visione straordinaria, immersi in uno scenario selvaggio e incontaminato, allora c’è solo un luogo da raggiungere. Si tratta di un anfiteatro naturale dove lo spettacolo va in scena nel cielo. E, vi assicuriamo, è bellissimo.

Ad ammirar le stelle in Nuova Zelanda

Situata a sud ovest dell’Oceano Pacifico, la Nuova Zelanda popola da sempre le travel wish list degli avventurieri curiosi e temerari e questo non ci stupisce. Proprio lì, tra i territori formati dall’azione dei vulcani e delle glaciazioni, che si sono trasformate nella Terra di Mezzo del Signore degli Anelli, esistono alcune delle meraviglie naturali più incredibili e sublimi del pianeta intero.

Aree desertiche che si perdono all’orizzonte e che si alternano a immensi laghi e montagne maestose, vulcani attivi e paesaggi lavici, geyser e sorgenti termali: queste sono alcune delle bellezze che caratterizzano l’immenso patrimonio naturalistico del Paese, alle quali poi si aggiungono le grandi riserve che si snodano tra le città.

Ed è proprio di una riserva che vogliamo parlarvi oggi. Non una qualunque, intendiamoci, ma una delle più spettacolari del Paese e del mondo intero. Si tratta dell’Aoraki Mackenzie International Dark Sky Reserve, la più grande riserva dell’emisfero australe.

Situata nel distretto di Mackenzie, nell’Isola del Sud della Nuova Zelanda, questa riserva che si estende per oltre 4.000 chilometri quadrati comprende il Parco nazionale di Aoraki Mt Cook e i villaggi di Lake Tekapo, Twizel e Mt Cook. E se di giorno è possibile ammirare tutte le meraviglie naturalistiche che si snodano su questa immensa superficie, è di notte che qualcosa di magico accade.

Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, l’Aoraki Mackenzie International Dark Sky Reserve si trasforma in un anfiteatro naturale dal quale ammirare gli spettacoli più belli del mondo a testa in su.

Ammirare gli show del cielo da un anfiteatro naturale

L’Aoraki Mackenzie International Dark Sky Reserve è l’unica riserva internazionale dei cieli scuri del Paese e, come il nome stesso suggerisce, appartiene al circuito dei Dark Sky Place, luoghi certificati dove l’inquinamento luminoso è ridotto al minimo o nullo e il buio, così come le stelle, sono considerate delle risorse naturali da proteggere e valorizzare.

La riserva, che si snoda su un’area sterminata, è caratterizzata da un paesaggio montuoso, selvaggio e incontaminato. Raggiungerla vuol dire fare un’esperienza di vita che permette alle persone di connettersi con la natura primordiale. E se di giorno i paesaggi che si snodano tutto intorno invitano a contemplare la grande bellezza, di notte lo sguardo è catturato dal magico spettacolo che va in scena nel cielo.

Quando tutto sprofonda nel buio più nero, infatti, centinaia di stelle di un bagliore sfavillante fanno capolino tra gli astri che popolano la volta. Mettetevi comodi e rivolgete lo sguardo verso l’alto: lo show è mozzafiato.

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Il segreto della bellezza di questa isola è conservato sotto l’acqua

Sono tante le meraviglie che appartengono al mondo che abitiamo, le stesse che da sempre ci invitano a esplorare il mondo in lungo e in largo. Molte di queste portano la firma indelebile di Madre Natura, proprio lei che come un sapiente artigiano crea paesaggi di immensa bellezza destinati a lasciare senza fiato.

Non sempre però la sua opera è visibile, almeno non allo sguardo dei meno attenti. Esistono infatti alcune meraviglie segrete che possono essere scoperte solo da chi sa andare oltre il visibile, proprio lì dove si nasconde la grande bellezza di Madre Natura.

Ed è proprio sotto a quella distesa incantata che bagna l’isola di Ibiza, e che è caratterizzata da mille sfumature di blu e di turchese, che si nasconde il suo segreto. E voi lo conoscete?

Il tesoro nascosto di Ibiza

Ogni anno migliaia di giovanissimi viaggiatori, provenienti da ogni parte del mondo, si riuniscono e si incontrano nel cuore del Mar Mediterraneo, al largo della costa spagnola. Lo fanno perché Ibiza è diventata la meta prediletta degli amanti della movida e della vita notturna in estate.

Ma guai a considerare l’isola delle Baleari come un luogo di solo divertimento. Ibiza, infatti, ospita anche villaggi deliziosi, montagne verdi, campagne sconfinate e campi coltivati, scogliere che offrono viste mozzafiato e privilegiate. E poi, ancora, il suggestivo Parco Naturale di Ses Salines, un microcosmo delle meraviglie che ospita una biodiversità davvero incredibile.

E poi ci sono le spiagge, quelle fiancheggiate da hotel, bar, negozi e discoteche, e quelle nascoste, calette che si celano dietro a fitti boschi e pinete e che conducono proprio lì, davanti all’azzurro del mare. Ed è proprio del mare di Ibiza che vogliamo parlarvi oggi, di quella distesa azzurra e cristallina che popola le cartoline di viaggio più belle di sempre.

Tra i fondali delle acque che bagnano l’isola spagnola, infatti, si nasconde il suo più grande segreto, quello che rende questo mare uno dei più affascinanti del mondo intero. Non tutti sanno che Ibiza è la casa di centinaia di esemplari di Posidonia oceanica, una pianta acquatica ed endemica del Mediterraneo considerata un bene prezioso per l’Umanità.

Si tratta del secondo organismo vivente più antico del pianeta, ed è suo il merito della meraviglia che contraddistingue il mare che circonda l’isola, paragonabile solo a quello che bagna i paradisi terrestri più celebri del mondo.

Posidonia oceanica: il segreto sottomarino di un mare bellissimo

Alcuni esemplari di Posidonia oceanica che popolano i fondali del mare che circonda Ibiza vantano 100.000 anni, un’età anagrafica questa che li rende organismi preziosi non solo dal punto di vista ambientale, ma anche storico. Non è un caso che, dal 1999, questi esemplari sono stati inseriti nella lista del Patrimonio dell’Umanità Unesco.

È proprio questa pianta acquatica, infatti, la responsabile della bellezza del mare che bagna Ibiza e anche l’isola di Formentera. La trasparenza del colore e le intense sfumature di azzurro che creano scenari mozzafiato sono dovute proprio alle praterie di Posidonia che crescono sui fondali e che sono diventati l’habitat di numerosi esemplari marini.

Per toccare con mano tutta la magia che scaturisce dalla loro presenza il consiglio è quello di raggiungere le spiagge di Ses Salines e di Es Cavallet, quelle che bagnate da un mare dalle mille sfumature di blu creano uno scenario che lascia senza fiato.

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Curiosità Viaggi

Questo pane ha 2000 anni, ed è stato ritrovato in Italia

L’Italia è un Paese meraviglioso. Lo è per il suo sole, per il mare e per quella lunga costa bagnata da acque turchesi e cristalline. Lo è per le sue città d’arte, quelle che ospitano capolavori straordinari del presente e del passato, per i borghi, che sono i custodi delle tradizioni e delle usanze tramandate da generazioni, e per la storia, quella antica, affascinante e straordinaria che vive e sopravvive nelle numerose testimonianze che puntellano lo stivale.

Pompei è una di queste testimonianze, una delle più preziose del BelPaese. La città antica, sepolta nel 79 d.C dopo l’eruzione del Vesuvio, è oggi una delle mete più raggiunte e celebrate dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Le rovine, che includono anche la suggestiva Villa dei Misteri e l’anfiteatro romano, raccontano di un passato mai dimenticato. Insieme a loro ci sono frammenti e resti di oggetti ricavati dai numerosi scavi, gli stessi che restituiscono la storia dell’antica civiltà dell’Impero Romano.

Conosciamo tutti la storia di Pompei, quella che da anni si arricchisce di nuovi e inediti particolari rinvenuti tra le ceneri e le pomici. Non tutti sanno però che qui, tra quel che resta di un’antica civiltà, è stata ritrovata anche una pagnotta carbonizzata di Panis Quadratus, un pane che ha più di 2000 anni e che è tornato a vivere grazie a chef ed esperti di fama mondiale.

Panis Quadratus, il pane ritrovato a Pompei

Correva l’anno 79 d.C quando la vita degli abitanti di Pompei fu completamente distrutta dalla grande eruzione del Vesuvio. Tutto ciò che era stato, fino a quel momento, venne cristallizzato dalla lava, destinato a suo modo a sopravvivere per sempre.

Grazie ai numerosi scavi che si sono susseguiti negli anni, e che hanno reso oggi la città antica una delle attrazioni archeologiche più popolari dello stivale, è stata ritrovata una delle più antiche testimonianze gastronomiche d’Italia e del mondo intero. Si tratta di una pagnotta carbonizzata dal nome Panis Quadratus ritrovata a poca distanza da uno dei forni che puntellavano la città.

Non solo questa scoperta ha confermato quanto questo prodotto alimentare sia legato, indissolubilmente, alla storia dell’Antica Roma, ma ha rivelato anche che la città di Pompei era un’importante centro di preparazione e produzione del pane.

Secondo gli esperti, infatti, la città antica contava almeno 30 panifici, tre dei quali oggi sono visitabili: quello nella Casa dei Casti Amanti, quello nella Casa di Sirico e quello di Popidio Prisco. Proprio uno di questi forni realizzò il celebre Panis Quadratus che è stato carbonizzato durante l’eruzione, ma non distrutto, e che ora ha preso vita grazie alle ricette proposte da chef, food blogger ed esperti del settore.

La pagnotta millenaria che è tornata a vivere

Il Panis Quadratus ritrovato durante gli scavi di Pompei ha da sempre raccolto molto entusiasmo nel mondo degli archeologi e non solo. Si tratta, in fondo, dell’ennesima testimonianza utile e fondamentale a ricostruire quella che era la vita dell’antica civiltà che popolava questo territorio. Ma c’è chi non si è limitato ad entusiasmarsi e, anzi, ha voluto in qualche modo dare una seconda vita a questa pagnotta millenaria.

Il Panis Quadratus, che a differenza di quello che suggerisce il nome è caratterizzato da una forma rotonda, era il pane del mercoledì. Veniva chiamato in questo modo perché nell’Antica Roma veniva tagliato in parti uguali e delineato dalle incisioni che restituivano pezzi di pane quadrati.

Moltissime persone, tra cui chef di fama mondiale, forni cittadini e food influencer, hanno ricreato e proposto la ricetta originale facendo così rivivere la pagnotta millenaria.

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In questo museo puoi vivere un’esperienza “sottosopra”

L’arte è dinamica e in continuo movimento, nel corso dei secoli gli stili si sono susseguiti rispecchiando anche le esigenze del pubblico. Il luogo ideale per ammirare le grandi opere è senza dubbio il museo che a sua volta si è evoluto e ha cercato di rimanere al passo con i tempi trasformandosi. Accanto ai classici luoghi in cui ammirare i capolavori ci sono edifici che hanno abbracciato il concetto di arte sensoriale. Sì, perché ammirare un’opera vuol dire anche viverla in pieno e divertirsi e questo è il concetto che sta dietro al Museo del sottosopra a Yantai.

Il museo in cui tutto è sottosopra

In Cina, nella provincia dello Shandong e nello specifico nella città di Yantai gli amanti delle foto e dei selfie non vedranno l’ora di visitare il Museo del sottosopra. Ma di cosa si tratta? Il museo ha la caratteristica di avere al suo interno stanze con i mobili montati al contrario pronti a diventare i protagonisti di immagini bizzarre. Infatti basta scattare la foto, capovolgerla e in un attimo vi troverete a testa in giù o allungati sulle pareti per un effetto davvero realistico.

Yantai e il Museo del sottosopra

Fonte: Ipa

Uno scatto all’interno del Museo del sottosopra

Quello che caratterizza il museo è che si tratta della ricostruzione di un appartamento con le differenti stanze. Potete ad esempio reggervi in equilibrio con un dito sul letto, oppure passeggiare direttamente sul soffitto della camera da letto. I modi per realizzare foto divertenti e fuori dal comune non mancano, ad esempio potete far credere di stare per cadere nella tromba delle scale o essere provetti equilibristi rimanendo in bilico sulla bicicletta. Un’esperienza di sicuro curiosa e assolutamente da provare.

I musei fuori dal comune in giro per il mondo

Il Museo del sottosopra di Yantai non è l’unico al mondo di questo genere e non bisogna andare molto lontano per vivere un’esperienza simile. In Europa a pochi chilometri da noi, in Olanda ad Amsterdam ospita The Upside Down che ha lo stesso concept di quello di Yantai con qualche caratteristica in più. Qui le stanze oltre a rappresentare gli interni di una casa come la sala reale, offrono la possibilità di vivere un’esperienza immersiva nel vero senso della parola. All’interno di The Upside Down, c’è una piscina con palline di plastica trasparenti che si illuminano in base al colore preferito in cui immergersi e fare un tuffo particolare. Per chi sogna una vita da star e lo stile dei ricchi, invece, all’interno del museo c’è la riproduzione di un jet privato tutto rosa.

Museo del sottosopra a Yantai in Cina
Un divertente scatto all’interno del museo

Non solo sottosopra, i musei possono diventare un luogo in cui giocare e sperimentare illusioni ottiche e per farlo basta rimanere in Italia. A Roma, infatti, c’è il Museo delle Illusioni il luogo in cui è possibile fare nuove esperienze per tutte le età. Oltre alla Stanza del Sottosopra, ci si potrà liberare della forza di gravità all’interno della Stanza dell’Infinito o vivere un’esperienza divertente e insolita all’interno del Vortex Tunnel, in cui tutti i sensi verranno ingannati.

Di sicuro questi musei così particolari sono l’occasione giusta per concedersi qualche momento di svago e leggerezza e vivere l’arte a 360°.

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Mangiare in una bolla vista mare: l’esperienza suggestiva

Chi l’ha detto che per andare a scoprire le bellezze della Thailandia bisogna percorrere tantissimi chilometri? Il viaggio può essere più breve del previsto se si decide di sperimentare un’esperienza unica, quella del Thai Boat. Il nome è quello di un ristorante che non sorge nel paese asiatico, ma a una distanza interessante da noi. È un locale unico nel suo genere e si trova in Svezia, per la precisione nella capitale Stoccolma. L’impressione è proprio quella di trovarsi in territorio thailandese, ma in realtà si tratta della Scandinavia. Pranzare o cenare in questo ristorante significa provare emozioni incredibili, da “gustare” almeno una volta nella vita.

Le graziose bolle-igloo del ristorante

Il Thai Boat si trova nel distretto-isola di Sodermalm e una delle sue caratteristiche principali è quella di vere e proprie bolle con vista mare in cui consumare i pasti in tutta tranquillità. È una sorta di magia: i clienti del ristorante hanno la possibilità di entrare all’interno di igloo riscaldati posizionati su un molo accanto alla struttura principale del locale. Quest’ultimo, infatti, non è altro che una nave caratteristica, con tanto di sabbia e palme per riprodurre in maniera perfetta l’atmosfera di un lido thailandese.

Ristorante Thai Boat Stoccarda

Fonte: Getty Images

Thai Boat a Stoccarda

Le temperature rigide della Svezia non sono affatto un problema. Nelle bolle-igloo, infatti, l’ambiente è piacevolmente riscaldato e si può rimanere all’interno per circa due e ore e mezza: il tempo vola di sicuro in un ambiente così spettacolare e l’esperienza è a dir poco emozionante. Il periodo che va da settembre ad aprile è l’ideale per provare gli igloo del Thai Boat che poi vengono smontati nel corso dell’estate. Ce ne sono davvero di ogni tipo, pensati per coppie, ma anche per gruppi più numerosi. Come già anticipato, sono i colori e le luci a fare la differenza, soprattutto quando si cena in strutture così particolari. La sensazione è quella di far parte di un piccolo mondo a sé stante, lontani dai rumori della città.

Ma non ci sono soltanto le bolle-igloo a rendere speciale l’esperienza. Da maggio ad agosto è possibile approfittare del ponte che è stato costruito per dare l’idea di essere su un molo autentico. Ci si può sedere all’aperto, al riparo dal sole grazie a grandi ombrelloni e soprattutto protetti dal vento. Nello stesso periodo è accessibile persino una piccola spiaggia artificiale per degustare drink e rilassarsi: il canale di questa zona di Stoccolma dà l’idea del mare e, seduti sul lettino, si ammira un panorama davvero piacevole.

Alla scoperta dell’isola di Sodermalm

La location di Thai Boat non è stata scelta a caso. Sodermalm è infatti la più grande isola in assoluto di tutta Stoccolma, una tappa imperdibile se si vuole apprezzare appieno la capitale svedese. È un luogo dal “carattere” vivace e alternativo, pieno di locali e di punti panoramici che rendono la visita ancora più suggestiva, a prescindere dalla stagione. La cena nella bolla-igloo è quindi la degna conclusione di una giornata dedicata alla scoperta di questa splendida isoletta, di sicuro uno dei momenti più indimenticabili dell’intero viaggio a Stoccolma.

Il caratteristico ristorante Thai Boat

Fonte: Getty Images

Il caratteristico ristorante Thai Boat a Stoccolma
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Puoi entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno

Sono scrigni delle meraviglie, sono i protettori di tesori, oggetti, capolavori e storie che riguardano le culture e le tradizioni di città, Paesi e popolazioni, dell’umanità intera, sono i luoghi sacri alle Muse, le protettrici delle arti e delle scienze. Sono i musei del mondo, luoghi da conoscere e da esplorare.

Indipendentemente dalle dimensioni, dalle origini e dalle destinazioni, vale sempre la pena inserire una visita a un museo nei nostri itinerari, perché sono proprio questi a raccontarci l’anima dei luoghi che visitiamo. Alcuni edifici, poi, sono così straordinari, per forme, lineamenti e collezioni, che valgono da soli il viaggio.

Tra i musei da visitare almeno una volta nella vita c’è sicuramente l’ARoS Aarhus Kunstmuseum situato nella città di Aarhus in Danimarca. Non solo perché è uno dei più grandi musei di tutta Europa ma anche perché è qui che si può vivere una delle esperienze più incredibili di sempre: entrare in un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama

I musei, dicevamo, non solo solo spazi espositivi che ospitano mostre permanenti o temporanee, ma sono dei veri e propri gioielli da conoscere e da esplorare. Dei capolavori artistici e architettonici da contemplare, conoscere e attraversare.

L’ARoS Aarhus Kunstmuseum è uno di questi. Fondato nel 1985, il museo ha inaugurato la sua nuova e attuale sede nell’aprile del 2004, mostrandosi al mondo intero con un edificio grandioso che si snoda su una superficie di oltre 20.000 metri quadrati e che ospita ben 10 piani. Progettato dallo studio di architettura Schmidt Hammer Lassen, l’ARoS Aarhus Art Museum è oggi considerato uno dei più grandi e importanti musei d’arte moderna di tutto il nord Europa.

Al suo interno sono ospitate numerose mostre, permanenti e temporanee. Non mancano un negozio d’arte, una caffetteria e un ristorante. La vera attrazione dell’edificio però, come lo sguardo stesso può confermare, si trova in cima alla struttura. Nel 2011, infatti, è stata aggiunta una passerella sospesa e circolare, si tratta di Your Rainbow Panorama, un’installazione firmata dall’artista Ólafur Elíasson, che rende l’esperienza all’interno del museo davvero unica.

Your Rainbow Panorama

Fonte: 123rf

Your Rainbow Panorama

Un arcobaleno da attraversare: l’esperienza da sogno

Una visita all’ARoS Aarhus Kunstmuseum, dicevamo, è qualcosa che tutti dovremmo concederci almeno una volta nella vita. Non solo per ammirare i tesori conservati, ma anche perché è qui che è possibile entrare all’interno di un’opera d’arte e attraversare l’arcobaleno.

Your Rainbow Panorama, infatti, è proprio questo. Un arcobaleno circolare e sospeso, situato a 50 metri d’altezza che offre la possibilità di vivere un’esperienza mozzafiato. L’installazione, caratterizzata da una vetrata circolare formata da pannelli di colori differenti, affaccia direttamente sulla città consentendo ai visitatori di ammirare gli scorci più spettacolari di Aarhus che si aprono passo dopo passo.

Camminando all’interno dell’opera, e guardando verso l’esterno, si ha come l’impressione di trovarsi proprio dentro un arcobaleno. E se l’esperienza è incredibile a ogni ora del giorno, è di notte che diventa magica. Quando il sole lascia spazio al crepuscolo, infatti, i soffitti bianchi si illuminano rendendo il complesso un arcobaleno fluttuante che annulla i confini visibili tra gli interni e gli esterni. È in quel momento che i visitatori possono diventare i protagonisti di un’opera d’arte effimera e straordinaria.

Your Rainbow Panorama, l'installazione permanente all'ARoS Aarhus Kunstmuseum

Fonte: iStock/Jens-Jensen

Your Rainbow Panorama, l’installazione permanente all’ARoS Aarhus Kunstmuseum
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In Egitto esiste una piramide “piegata”: ecco spiegato il mistero

Simbolo dell’Egitto, ma soprattutto dell’eccellenza architettonica dell’antichità, le piramidi sono costruzioni affascinanti e dalla forma inconfondibile. Proprio la forma che, all’apparenza, sembra così semplice, in realtà è ricca di mistero. Ancora oggi archeologi e appassionati non smettono di domandarsi come sia stato possibile realizzare strutture così imponenti, che con la loro bellezza tolgono il fiato, senza l’utilizzo delle tecniche ingegneristiche moderne.

A rendere ancora più intriganti questi monumenti funebri, che si stagliano dalla sabbia e che caratterizzano il paesaggio del deserto, ci pensano alcune “versioni” particolari come la Piramide Piegata fatta costruire dal faraone Snefru, intorno al 2600 a.C. e che si trova nella Necropoli di Dahshur, a una quarantina di chilometri da Giza.

Le intuizioni del faraone Snefru

Appartenente alla IV dinastia egizia, il Faraone Snefru, padre di Cheope, visse oltre 2000 anni prima della nascita di Cristo. Di lui si ricordano le vittorie durante le campagne militari contro i Nubiani e le tribù libiche, ma soprattutto l’ingegno architettonico che lo portò a costruire delle piramidi innovative per il suo tempo.

Non è un caso che a Dahshur si possano ammirare oggi due costruzioni davvero eccezionali, la preziosa eredità del periodo in cui Snefru ha regnato. Non c’è soltanto quella piegata a dominare il panorama, ma anche quella rossa, entrambe a rappresentare il passaggio dai monumenti funerari a gradoni a quelli più classici. In realtà, prima di queste due piramidi, il faraone aveva ordinato di costruirne un’altra, quella di Meidum che però crollò durante la realizzazione. I tre edifici voluti da Snefru hanno caratterizzato il percorso evolutivo e architettonico che ha portato poi alle famose piramidi di Giza.

Uno scorcio della Piramide Piegata

Fonte: IPA

La Piramide Piegata fatta costruire da Snefru

Un errore e una correzione che l’hanno resa unica

Unica nel suo genere, la Piramide Piegata di Dahshur non ha eguali. Ma com’è possibile che abbia una forma così strana? Inizialmente fu costruita con un angolo di inclinazione di 54 gradi, ma durante la realizzazione gli architetti furono costretti a modificare il progetto iniziale. Il terreno, infatti, non era in grado di reggere il peso della struttura e avrebbe potuto cedere da un momento all’altro.

Per questo motivo fu necessario ridurre l’angolo di inclinazione fino a 43 gradi, una decisione che ha reso stabile la piramide e che, a distanza di secoli, contraddistingue il suo aspetto piegato. Ancora oggi è in un discreto stato di conservazione, tanto che è possibile ammirare nella metà inferiore la pietra calcarea bianca che rivestiva in origine l’intera struttura.

Con i suoi 105 metri di altezza, è impossibile non rimanerne affascinati, ammirando la sua bellezza senza tempo che si può ritrovare anche all’interno. Infatti, recentemente è stata sottoposta a un attento restauro che ha portato alla luce due splendide camere sepolcrali che sono state aperte ai visitatori.

I visitatori possono scendere nel corridoio lungo 79 metri che conduce ai 23 metri di profondità della camera sotterranea, ammirando il cuore di una costruzione antichissima e decisamente sui generis, dal momento che nello skyline egiziano non esiste nulla di simile.

Entrare in questo monumento rappresenta un vero e proprio tuffo nel passato, quando ci si trova all’interno di un edificio così antico è impossibile non immaginare gli sforzi e gli ingegni degli architetti dell’epoca, i quali sono stati “ripagati” a distanza di millenni con il riconoscimento da parte dell’Unesco come patrimonio mondiale.

La struttura interna della Piramide Piegata

Fonte: IPA

L’interno della Piramide Piegata
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Dentro il Pantheon, ad ammirare la finestra sul cielo di Roma

La stessa maestosità e imponenza, oggi come anche 2mila anni fa. Quando si pensa a Roma, non può non venire in mente il Pantheon, uno dei monumenti più riconoscibili della Città Eterna. Non è un semplice edificio, ma un testimone privilegiato dello sviluppo di un impero prima e di una città poi. È stato fonte di ispirazione per tanti artisti del Rinascimento e anche se il tempo ha in parte cambiato i colori e le sfumature del suo marmo, non si può non rimanere a bocca aperta ogni volta che ci si ritrova di fronte a una meraviglia del genere. Splendido all’esterno, ma anche all’interno, con la sua cupola caratteristica, unica al mondo.

Il monumento originario

Il Pantheon fu costruito per la prima volta 27 anni prima della nascita di Cristo su iniziativa di Marco Vipsanio Agrippa. Furono necessari tre anni per completarlo, ma purtroppo l’edificio originario è andato perso per sempre a causa di un incendio divampato nel 110 d.C. La costruzione successiva è quella che si può ammirare oggi quando si visita Roma. L’interno è dominato da un elemento che lascia a bocca aperta sia i romani stessi che i turisti, la cupola. Non è una semplice volta, ma la più grande in assoluto che sia mai stata costruita in calcestruzzo non armato.

Il Pantheon a Roma

Il diametro supera i 43 metri ed è la testimonianza impressionante di quanto gli architetti romani fossero ingegnosi. Il Pantheon è rimasto infatti intatto per tutto questo tempo e soprattutto dal foro della cupola sembra non entrare mai la pioggia, un fenomeno che è stato approfondito nel dettaglio. Non c’è copertura perché altrimenti il monumento sarebbe crollato su sé stesso, inoltre si voleva simboleggiare in questo modo il contatto diretto con le divinità. Ogni volta che piove, la corrente d’aria porta letteralmente a “frantumare” le gocce d’acqua, dunque anche in caso di precipitazioni intense la sensazione è che all’interno non succede nulla. Sul pavimento, tra l’altro, non si formano pozzanghere e questo rafforza quella che è una delle principali leggende romane.

Tra l’altro, il foro della cupola, meglio noto come “Oculus” rappresenta l’unica fonte di luce del monumento, un fascio luminoso che rende lo spazio ancora più ampio. Ogni visitatore non può non essere colpito, poi, dalla bellezza delle sette splendide nicchie presenti all’interno e dalle due colonne corinzie che in passato simboleggiavano le divinità legate al culti dei pianeti. A partire dal VII secolo, il Pantheon diventò un chiesa cristiana e da quel momento prese il nome di Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres. Ma c’è anche molto altro da ammirare all’interno di questa meraviglia della Capitale.

Le sepolture illustri del Pantheon

Da quando il Pantheon è diventato una basilica, sono stati conservati i sepolcri di personaggi illustri: ad esempio, un artista acclamato e importante come Raffaello Sanzio riposa qui ed è emozionante sapere di essere a pochi centimetri dai suoi resti.

L'interno del Pantheon

Dal 1878, inoltre, proprio nel monumento capitolino sono stati sepolti i Re d’Italia, vale a dire Vittorio Emuanele II, Umberto I e la Regina Margherita di Savoia. In poche parole visitare il Pantheon è un’esperienza unica e indimenticabile che permette di scoprire un edificio in grado di racchiudere in sé bellezza, armonia e architettura.

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In Europa esiste un altro Golden Bridge, ed è bellissimo

Il mondo che abitiamo è pieno di meraviglie. Alcune portano la firma di madre Natura, proprio lei che come un abile artigiano plasma in maniera sapiente tutti quei paesaggi che sembrano usciti da un libro delle favole. Altre, invece, sono state create dall’uomo e si sono trasformate, con gli anni, nei simboli di città e Paesi interi.

Il Colosseo, la Tour Eiffel, il Taj Mahal e il Partenone, sono solo alcuni dei monumenti iconici che ogni giorno vengono raggiunti da migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. A questi, poi, si aggiungono capolavori architettonici, sculture maestose e opere ingegneristiche che caratterizzano i panorami urbani in maniera unica. Il Golden Gate Bridge è uno di questi.

Si tratta di un ponte sospeso che sovrasta il Golden Gate e che mette in comunicazione l’Oceano Pacifico con la Baia di San Francisco, di cui è diventato simbolo indiscusso. Quello che non tutti sanno, però, è che esiste un altro ponte simile a quello presente nella città dorata e si trova in Europa, più precisamente a Lisbona. Ed è bellissimo.

Lisbona come San Francisco

Sono tanti i motivi per organizzare un viaggio a Lisbona, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. La capitale del Portogallo, infatti, conserva un patrimonio storico, culturale e naturalistico davvero sorprendente che da sempre incanta viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Le cose da fare e da vedere in città sono tantissime, a partire dalle visite ai musei che conservano capolavori di inestimabile valore passando per le passeggiate nel centro storico e per la scoperta della secolare tradizione delle azulejos, le caratteristiche piastrelle in ceramica che decorano piazze, vie e quartieri.

Ma c’è qualcosa di ancora più incredibile da scoprire nella capitale del Portogallo, una visione che da sempre incanta cittadini e turisti. Stiamo parlando di quel panorama straordinario che si apre tra gli edifici caratterizzati dai colori pastello e da quel ponte sospeso che brilla al tramonto e che domina il fiume Tago.

Ed è proprio del Ponte 25 de Abril che vogliamo parlarvi oggi, di quell’opera monumentale e di passaggio che è stata spesso paragonata al Golden Gate Bridge di San Francisco e che sin dalla sua creazione ha modificato per sempre il panorama urbano della città.

Il ponte sospeso che ha cambiato lo skyline della città

Se state organizzando un viaggio a Lisbona, non potete non inserire nel vostro itinerario di viaggio anche il Ponte 25 de Abril, uno dei luoghi più celebri della capitale. Si tratta di un ponte sospeso sul fiume Tago che collega la città ad Almanda che si trova proprio sulla sponda opposta del corso d’acqua.

La struttura, inaugurata nel 1966, si snoda per poco più di due chilometri, eppure quelli bastano a creare un panorama davvero sorprendente che ricorda in tutto e per tutto quello che restituisce la mitica Golden City.

E in effetti, i rimandi al celebre Golden Bridge di San Francisco sono diversi e non per niente casuali. La costruzione in acciaio, infatti, porta la firma dell’American Bridge Company, la stessa compagnia che ha costruito il ponte della città in California e al quale si è ispirato.

Sin dalla sua inaugurazione, il Ponte 25 de Abril, è diventato un vero e proprio punto di riferimento della città, nonché uno dei luoghi più affascinanti da contemplare al tramonto. Per poterlo ammirare in tutta la sua maestosità, il consiglio è quello di raggiungere la zona del Porto di Santo Amaro durante la Golden hour.