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I luoghi migliori da cui osservare le prossime eclissi totali

Sembra proprio che da qui, ai prossimi anni, il cielo abbia deciso di regalarci spettacoli incredibili, i più belli da osservare a testa in su. Ci aspettano, infatti diverse eclissi solari davvero magiche e suggestive; attenzione però, alcune di queste saranno visibili ad occhio nudo solo in alcune Nazioni. Compresa l’Italia.

Un’occasione unica per assistere in prima persona al cielo che si oscura in pieno giorno, regalando una sensazione unica e che sembra essere intrisa di un pizzico di magia. In realtà è tutto merito dell’Universo e della sua incomparabile bellezza.

Se non volete perdere lo spettacolo più atteso dell’anno, segnate queste destinazioni per pianificare un viaggio vista cielo senza eguali.

Eclissi solari in Italia, dove e quando vederle

Attese da tantissimi, si tratta di un momento davvero magico che resta impresso nella mente di tutti coloro che hanno la fortuna di poterle sperimentare in prima persona. Stiamo parlando delle eclissi totali di sole, che spingono le persone a stare con il naso all’insù, per ammirare quanto l’universo sia in grado di stupire e di togliere il fiato.

Le eclissi totali avvengono quando la luna si pone tra il Sole e la Terra oscurando il cielo in pieno giorno e permettendo di ammirare solamente la corona solare.

Ma quando si potranno vedere le eclissi solari in Italia? Le date da segnare in agenda sono due: 12 agosto 2026 e 2 agosto 2027. Quella del 2026 sarà la prima visibile in Europa, dopo l’appuntamento datato agosto 1999, che aveva stregato tantissime persone.Nel 2026 per provare l’emozione al cento per cento bisognerà dirigersi in Spagna.

Ma anche l’Italia regalerà uno spettacolo non da poco, infatti pare che nelle regioni più a nord dello stivale – quindi Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria – si dovrebbe raggiungere il 90 per cento di oscurità, percentuale che scenderà al 50 per cento per chi la potrà ammirare dalle zone più centrali del nostro Paese come Toscana e Lazio. Per chi non vuole perdersela le sveglie vanno puntate sulle 19,27 circa.

L’anno successivo, invece, sarà la zona più a sud dell’Italia a essere la favorita per ammirare lo spettacolo dell’eclissi totale.

In particolare, ci si dovrà dirigere in Sicilia dove si potrà raggiungere il 90 per cento di oscurità, mentre sarà totale per coloro che assisteranno all’evento dall’isola di Lampedusa. Anche in questo caso la Spagna sarà interessata al fenomeno, nelle sue zone più a sud, così come il Portogallo. L’orario da segnare in agenda è quello delle 10 del mattino.

Eclissi di sole parziale, l’altra data da ricordare

C’è un’altra data da ricordare per coloro che amano lasciarsi ammaliare dal fascino del cielo, ed è quella del 29 marzo 2025. In quella occasione, infatti, si potrà assistere a un’eclissi parziale del sole: avrà delle percentuali più basse delle due successive, ma sarà ugualmente imperdibile.

Per coloro che vivono nella parte a nord del nostro Paese, la percentuale di copertura sarà di circa il 10/15 per cento (Milano), per scendere al 5 per cento circa a Roma. L’orario è quello delle 11,21 (nel capoluogo lombardo).

E la luna? Le eclissi lunari

Se il cielo che si fa buio in pieno giorno è indimenticabile, lo stesso vale per la notte: infatti sono ugualmente spettacolari e magiche anche le eclissi lunari.

Vi sono di diverso tipo, ma per godere di quelle totali si dovrà attendere il 7 settembre 2025, intorno alle 20,11. A seguire prima del 2030 ce ne saranno altre tre: il 31 dicembre del 2028 (il momento più bello alle 17:52), il 26 giugno 2029 alle 5:22 del mattino e l’ultima a cavallo tra il 20 e il 21 dicembre 2029 alle 23,42.

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Curiosità Isole Baleari Notizie Viaggi

Vacanze alle Baleari: attenzione alla nuova legge anti-alcol

Non è certo un mistero che le destinazioni turistiche più gettonate di tutto il mondo siano ormai arrivate “al limite” e stiano mettendo in campo, sempre più, tutta una serie di misure per contrastare l’overtourism, il turismo di massa, e la mancanza di rispetto per l’ambiente e i residenti.

Arriva, così, una stretta dalle Isole Baleari, un segnale forte con misure eccezionali e ingenti finanziamenti per promuovere, invece, un turismo responsabile e un miglioramento della sua qualità.

La nuova legge anti-alcol

Le Baleari pongono un ulteriore freno al consumo di alcol per strada e limitano ancora di più le feste in barca con l’obiettivo di azzerare le vacanze “con fiumi d’alcol” nelle zone turistiche.

Già quattro anni fa, nel 2020, le località più popolari come Ibiza e Mallorca avevano varato un disegno di legge per porre un freno all’eccessivo consumo di alcol sul territorio e regolarlo: infatti, è vietato “organizzare tour dei pub” (dove, a prezzo modico, è prevista una consumazione per ogni pub visitato) e sono off-limits anche gli open bar, ovvero quelle feste in cui, una volta pagato l’ingresso, è possibile bere senza alcun limite.

Ancora, non è consentita la vendita di alcolici tra le 21.30 e le 8.00.

Ma non basta.

Il governo ha affermato che l’inasprimento della legge del 2020 verrà applicato alle “zone calde” della movida, le più frequentate, quali ad esempio Sant Antoni a Ibiza e Playa de Palma e Magaluf a Maiorca.

D’ora in poi, quindi, le persone sorprese a bere in spiaggia o per strada saranno multate per un importo che va da 500 a 1500 euro e il numero delle sanzioni adottate verso gli stranieri verrà presentato alle rispettive ambasciate.

Per far rispettare le nuove misure, sono stati stanziati 4 milioni di euro a stagione per ciascuna delle aree interessate.

In più, entra in vigore il divieto di vendere bevande alcoliche dalle 18.30 fino alle 8.00.

Normative anche contro le “navi da festa”

Sempre nell’ottica di contrastare l’eccessivo consumo di alcol e il degrado e i disordini che spesso ne conseguono, il governo ha introdotto regole più severe anche per le imbarcazioni da festa che non potranno avvicinarsi a meno di un miglio nautico dalle zone designate.

Continuerà il divieto di far salire o sbarcare passeggeri e quello di fare pubblicità.

Posti letto ridotti

La lotta all’overtourism e al turismo che danneggia la vita dei residenti, alle Baleari si concretizza, oltre che con la stretta sulle bevande alcoliche, anche con la riduzione dei posti letto per i turisti, vale a dire meno 18mila posti.

Una decisione che è stata presa dal presidente del Consell de Mallorca, Llorenç Galmés, del Partito popolare, per contribuire a frenare gli arrivi in quanto “è ora di porre dei limiti” poiché l’eccessivo successo turistico della famosa isola spagnola “mette a serio rischio il futuro del turismo e la convivenza tra residenti e turisti”.

In quest’ottica, l’offerta turistica scenderà così dagli attuali 430mila posti letto a 412mila, ovvero il 4,2% in meno. Un segnale, seppur piccolo, di rispetto e attenzione verso i locali che ritengono il flusso di arrivi dall’Europa ormai non più sostenibile.

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Curiosità Milano Viaggi

“Il clandestino”: le vere location milanesi della fiction Tv

Milano è sempre più protagonista di tante fiction televisive girate in Italia. C’è chi sceglie i nuovi skyline di Porta Garibaldi come “Studio Battaglia” e di CityLife come “Doc nelle tue mani” e chi, invece, punta sui quartieri più storici, ma meno scontati, come hanno fatto per “Il clandestino”, la serie Tv RAI che vede protagonista Edoardo Leo nei panni dell’ex agente Luca Travaglia.

La trama di “Il clandestino”

L’ex ispettore capo dell’antiterrorismo Luca Travaglia ha deciso di lasciare la polizia in seguito a un attentato eseguito dalla sua compagna Khadija, di origine libica, morta nell’esplosione, nel quale anche il più giovane dei suoi agenti, Sergio Bonetti, è rimasto paralizzato perdendo l’uso delle gambe. Non riuscendo a superare questo terribile trauma, Luca decide di trasferirsi da Roma a Milano, dove inizia a lavorare come buttafuori nelle discoteche e come guardia del corpo, andando a vivere in affitto nell’autorimessa di Palitha, un cingalese che gestisce una propria impresa di soccorso stradale chiamata Il clandestino aiuterà Luca a risolvere alcuni casi che si trova a dover affrontare suo malgrado.

Le location a Milano di “Il clandestino”

Chi è di Milano riconoscerà sicuramente nelle scene dei 12 episodi della fiction alcune location reali. Molte si trovano in zona Brera-corso Garibaldi, nel pieno centro storico cittadino, e lungo la Dersena sui Navigli, luoghi che vengono spesso riproposti, perché sono i luoghi dove Luca ama passeggiare da solo, ma ci sono anche i quartieri periferici di piazzale Corvetto, di Lambrate e il nuovissimo quartiere NoLo (Nord di Loreto), dove, nella popolarissima via Padova, ha sede l’officina del co-protagonista. Non mancano le immagini iconiche del Capoluogo lombardo, piazza del Duomo illuminata di notte, la Galleria Vittorio Emanuele e alcuni scorci impareggiabili della città.

I luoghi di Brera-corso Garibaldi

Nella penultima puntata si riconoscono benissimo il vero fruttivendolo di corso Garibaldi al civico 18 dove Luca segue un giovane spacciatore e tra i due scoppia una colluttazione, e l’appartamento dove vive Carolina (Alice Arcuri) che dà su piazza del Carmine, una delle piazze più frequentate dai giovani milanesi per via dei locali, ricavato in un delizioso boutique hotel, uno dei gli indirizzi milanesi rimasti ancora piuttosto segreti.

L’Università Statale

Alcune scene sono state girate in uno dei cortili più segreti dell’Università Statale di Milano nella sede di Ca’ Granda. In quella che un tempo era la sede dell’ospedale Maggiore, oggi dell’Università Statale di Milano, c’è un cortile che è un piccolo gioiello, il Cortile della legnaia che risale al 1486, dove sono state ambientate alcune scene con Luca.

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Fonte: Ansa

Il cast completo della Fiction “Il clandestino”
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Come raggiungere l’Isola di Skye in Scozia

L’Isola di Skye è un luogo magico della Scozia, che incanta i visitatori con la sua bellezza selvaggia e i paesaggi mozzafiato. Dalle maestose montagne delle Cuillin Hills alle cascate fatate delle Fairy Pools e alle formazioni rocciose uniche di Quiraing, Skye offre un’esperienza indimenticabile a chiunque abbia il privilegio di visitarla. La combinazione di natura incontaminata, storia antica e leggende affascinanti rende Skye un tesoro nascosto che vale la pena scoprire.

Questa splendida isola scozzese si trova nell’arcipelago delle Ebridi ed è costellata da villaggi di pescatori e castelli medievali. I suoi paesaggi incantati la rendono una delle mete più affascinanti del nord della Gran Bretagna, inoltre l’isola è uno dei luoghi consigliati in Scozia in cui vedere la magia dell’Aurora Boreale. Ma come arrivare in questa meravigliosa isola nella regione delle Highland? Per arrivare sull’Isola di Skye ci sono varie soluzioni.

Neist Point Isola di Skye

Fonte: iStock

Vista del faro di Neist Point sull’isola di Skye

Arrivare sull’isola di Skye in traghetto da Mallaig

Il modo più semplice per arrivare all’Isola di Skye consiste nel prendere il treno per Mallaig dalla stazione di Glasgow. La tratta Glasgow-Mallaig consente al viaggiatore di ammirare i panorami scozzesi, tra cui le magiche colline che appaiono nei film di Harry Potter. Una volta a Mallaig si sale sul traghetto fino ad Armadale.

Il viaggio sul traghetto per arrivare all’Isola di Skye impiega 45 minuti per l’attraversamento ma il tempo può variare in base alle condizioni meteo e viene effettuato dalla compagnia Caledonian MacBrayne. È possibile acquistare il biglietto nelle casse della stazione di Glasgow.

Come arrivare all’Isola di Skye da Glasgow

In alternativa, è possibile prendere l’autobus “citylink” dalla stazione di Glasgow. L’autobus attraversa il ponte che collega Skye alla Scozia continentale, lo Skye Bridge, nei pressi di Kyle of Lochalsh. Tuttavia, viaggiare con l’autobus è abbastanza caro: il biglietto cosa all’incirca 40 euro e la durata del viaggio varia dalle 5 alle 6 ore.

Come arrivare all’Isola di Skye da Edimburgo o Inverness

Qualora i viaggiatori si trovassero a Edimburgo, potrebbero recarsi presso la stazione centrale della città e prendere il treno fino ad arrivare a Inverness. Da Inverness si dovrebbe poi prendere il cambio fino a Kyle of Lochalsh. Anche quest’ultima tratta offre al viaggiatore la possibilità di ammirare gli splendidi paesaggi circostanti. Da Kyle of Lochalsh si può attraversare lo Skye Bridge a piedi oppure prendere un autobus per viaggiare fino a Kyleakin. Il biglietto dell’autobus costa all’incirca 1 euro e 30 centesimi.

Si può noleggiare un’auto sull’Isola di Skye?

Bisogna sempre ricordarsi, che non è possibile noleggiare un’automobile direttamente sull’isola, né utilizzare il servizio taxi. Motivo per cui, qualora si volesse noleggiare un’automobile a lungo tempo, bisognerebbe farlo a Glasgow. Qualora i viaggiatori volessero arrivare all’Isola di Skye con la propria automobile, potrebbero farlo seguendo le indicazioni stradali utili per raggiungere Kyle of Lochalsh. Infine, è possibile raggiungere Skye anche con una barca privata. In tal caso bisognerebbe attraccare vicino a uno dei moli situati nella parte meridionale dell’isola.

Prendetevi il tempo che vi serve perché questo tour va fatto con lentezza, senza limitarsi a visitare le zone più conosciute, come la Trotternish Peninsula o il Dunvegan Castle, ma avventurandosi nelle zone più remote, come il villaggio di Elgol. Da non perdere, anche se più turistica, una tappa alla Talisker Distillery per assaporare il vero whiskey scozzese.

5 cose da vedere sull’isola di Skye

Fairy Pools Isola di Skye

Fonte: iStock

Le Fairy Pools sull’isola di Skye
  1. Le Cuillin Hills, una catena montuosa che domina l’isola, sono una delle principali attrazioni di Skye. Queste montagne spettacolari offrono un terreno ideale per gli escursionisti esperti che cercano sfide mozzafiato. Le vette più alte, come il Sgùrr Alasdair, raggiungono i 992 metri e offrono panorami mozzafiato sulla costa e sulle isole circostanti.
  2. Le Fairy Pools sono una serie di cascate e piscine naturali formate dal fiume Brittle. L’acqua cristallina e le sfumature turchesi delle piscine creano un’atmosfera magica, che sembra provenire direttamente da un racconto di fate. Un’escursione lungo il fiume permette di attraversare ponti di pietra e di godere di paesaggi di straordinaria bellezza.
  3. Una delle formazioni rocciose più iconiche di Skye è l’Old Man of Storr. Questo monolito alto circa 55 metri emerge dalla terra come un dito puntato verso il cielo. La sua presenza imponente e il paesaggio circostante creano un’atmosfera mistica e affascinante. Gli escursionisti possono seguire un sentiero che conduce fino alla base dell’Old Man of Storr, offrendo viste spettacolari sulla penisola di Trotternish e sul mare.
  4. Quiraing è un’area di paesaggio spettacolare che offre panorami mozzafiato e sentieri avventurosi per gli escursionisti. Le sue formazioni geologiche uniche, con caratteristiche come il famoso “Needle” e il “Table”, sono il risultato di millenni di erosione. Camminare attraverso Quiraing è un’esperienza indimenticabile, e i visitatori possono ammirare le scogliere a picco sul mare e le valli profonde che si estendono all’orizzonte.
  5. Non solo Skye è famosa per la sua bellezza naturale, ma ospita anche uno dei castelli più antichi e affascinanti della Scozia. Dunvegan Castle, situato sulle rive del Loch Dunvegan, è la sede del clan MacLeod da oltre 800 anni. I visitatori possono esplorare le sale storiche del castello, ammirare i giardini lussureggianti e persino fare un’escursione in barca per visitare la roccia di MacLeod, un piccolo isolotto con una storia intrigante.
Dunvegan Castle

Fonte: iStock

Vista su Dunvegan Castle in Scozia
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Aurora boreale, i mesi dell’anno in cui si vede meglio e dove

Quando le luci fluorescenti iniziano a danzare nel cielo notturno punteggiato di stelle, prende vita lo spettacolo dell’aurora boreale. Con quei colori che variano dall’azzurro allo smeraldo, con sfumature di viola e rosso, questo evento naturale, da ammirare con lo sguardo rivolto al cielo, affascina e incanta chiunque.

Ma quali sono i mesi in cui si vede meglio l’aurora boreale? E dove si può assistere a questo spettacolo che infiamma il cielo? Sono le domande più gettonate quando si parla della suggestiva aurora boreale.

Lo spettacolo dell’aurora boreale

Ammirare l’aurora boreale almeno una volta nella vita è il sogno nel cassetto di moltissime persone. Sembra un gioco di magia, ma in realtà le striature colorate nei cieli notturni hanno una spiegazione scientifica chiara.

In parole semplici, il sole genera tempeste solari (chiamate geomagnetiche) che giungono fino alla terra. Le particelle colpiscono il campo magnetico terrestre, al polo nord e al polo sud, ed entrano in contatto con la nostra atmosfera, generando quei giochi di luci variopinte che tutti vorremmo poter guardare dal vivo.

Il periodo migliore per avvistare l’aurora boreale

L’aurora boreale non è però sempre visibile. Esistono periodi dell’anno nei quali è più probabile assistere allo spettacolo. Quali sono allora i mesi migliori per vederla? In generale, il periodo più adatto per avvistare le sfumature suggestive dell’aurora boreale ricade tra i mesi di settembre e ottobre e tra la fine gennaio e marzo.

I fattori che determinano una maggior probabilità di avvistamento dell’aurora sono molteplici. Dipende sia dall’attività del sole, che varia e in certi anni è più intensa di altri, ma anche dalle basse temperature, dalle ore di buio e dal cielo, che è più pulito e limpido in certi mesi.

Dove vedere l’aurora boreale e quando

Sono tante le persone che organizzano viaggi alla ricerca dell’aurora boreale che illumina i cieli. Esiste, infatti, un turismo incentrato su questo spettacolo naturale, nel quale vengono proposte anche escursioni organizzate e location mozzafiato in cui dormire con vista sull’aurora boreale.

Quali sono i luoghi migliori in cui assistere a tale spettacolo e quando andarci? A seconda di dove ci si trova, i mesi in cui si può avvistare più facilmente l’aurora boreale cambiano.

In Europa

In Islanda, uno dei luoghi perfetti per ammirare l’aurora nei cieli, il periodo migliore è l’inverno, tra gennaio e febbraio, con temperature più rigide: Anche i mesi autunnali, con un clima più piacevole per i turisti, sono un buon periodo dell’anno in cui vederla.

Altri Paesi classici in cui poter vedere l’aurora boreale sono quelli della Scandinavia: Norvegia, Svezia e Finlandia. Anche qui il periodo ottimale è tra gennaio e febbraio, sebbene si possa avvistare fin da settembre. In Finlandia, in particolare, la regione in cui recarsi è quella più a nord, ossia la Lapponia.

Sebbene il fenomeno dell’aurora boreale in altri luoghi meno vicini al polo nord risulti molto più raro, è stato possibile assistere a tale spettacolo anche in Scozia e sulle Dolomiti italiane.

Nel resto del mondo

Fuori dall’Europa, altri luoghi splendidi nei quali assistere allo spettacolo di luci color smeraldo sono l’Alaska, il Canada e la Groenlandia. In Alaska, in particolare nel Denali National Park, il fenomeno dell’aurora inizia solitamente già all’inizio di agosto, ma il mese migliore è quello successivo, ovvero settembre.

Anche in Canada, agosto e settembre sono i periodi perfetti per assistere all’aurora boreale. Qui il punto più famoso, in cui tutti gli appassionati si recano, è Yellowknife, una cittadina a nord del Great Slave Lake. Per ben 300 notti l’anno, le luci colorano anche i cieli sopra Churchill, nella Baia di Hudson.

In Groenlandia, invece, più vicina al Circolo Polare Artico, l’aurora boreale è maggiormente visibile in primavera e nei mesi tra autunno e inverno, quando i cieli sono tersi e diventano le tele perfette per dipinti di luce dall’incredibile bellezza.

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Lotta all’overtourism: ad Amsterdam non costruiranno più nuovi hotel

Non è un mistero che uno dei problemi delle destinazioni più apprezzate e gettonate del mondo oggi sia anche quello dell’overtourism, ovvero il “sovraffollamento turistico” che emerge quando il numero di turisti che visitano una località supera la sua capacità di accoglienza, provocando una serie di conseguenze negative sia per l’ambiente che per i residenti.

Le cause di questo fenomeno sono molteplici e spesso interconnesse. La globalizzazione e la crescente accessibilità per quanto riguarda i viaggi internazionali hanno reso più conveniente e accessibile esplorare nuove mete così come l’uso diffuso dei social media ha contribuito ad aumentarne la visibilità, attirando un numero sempre maggiore di viaggiatori. Questo, a sua volta, ha portato a una concentrazione eccessiva di visitatori in alcune zone, talvolta a discapito di altre realtà meno conosciute ma altrettanto affascinanti.

Overtourism, gli effetti

Ma quali sono, in concreto, le conseguenze di un fenomeno che ha raggiunto una portata mondiale (e che non risparmia l’Italia)?

Il degrado ambientale è uno dei più preoccupanti: l’alta concentrazione di turisti può causare danni irreversibili agli ecosistemi locali, contaminare le risorse idriche e provocare danni ai siti storici e culturali. Inoltre, l’afflusso massiccio di visitatori mette sotto pressione i servizi pubblici locali, come i trasporti, i servizi sanitari e la gestione dei rifiuti, peggiorando la qualità della vita per i residenti.

Non va dimenticato, poi, che il turismo di massa compromette e rende meno stabile il diritto alla casa in numerose città, togliendo numerosi immobili dal mercato residenziale per affitti brevi a scopo, appunto, turistico.
Di conseguenza, anche abitare e trovare impiego in certe località è diventato più difficoltoso e causa una perdita di competitività in tutti gli altri settori.

La risposta di Amsterdam

Di fronte al complesso e dilagante fenomeno dell’overtourism, tuttavia, le città più inflazionate non stanno a guardare e mettono in campo una serie di iniziative per tutelarsi e cercare di arginare il fenomeno.

Amsterdam, una delle capitali più visitate a livello mondiale, da tempo pensa a soluzioni per “calmierare” l’afflusso dei turisti: a marzo 2023, ad esempio, aveva avviato una campagna per scoraggiare l’arrivo dei turisti mentre adesso è arrivata la decisione di impedire la realizzazione di nuovi hotel.

Basti pensare che lo scorso anno sono stati oltre 20,6 milioni i pernottamenti in albergo (senza considerare le crociere, le case vacanze e i b&b): così, mercoledì 17 aprile, il consiglio della capitale ha reso noto che tutta la città diverrà “no zone” per nuovi hotel.

Ma non soltanto: ulteriori alberghi saranno consentiti esclusivamente alla chiusura di strutture già esistenti (e se il numero di posti letto rimane invariato) e il numero di soggiorni, ogni anno, non dovrà superare i 20 milioni. Inoltre, è preferibile che siano costruiti al di fuori del centro cittadino e che seguano un approccio sostenibile e moderno.

Unica eccezione, coloro che hanno già ottenuto l’autorizzazione (e sono circa 26 i progetti in cantiere).

Infine, la lotta di Amsterdam all’eccesso di turisti ha portato anche l’aumento della tassa per i croceristi da 8 a 11 euro e all’idea di introdurre il biglietto d’ingresso per i tutti i visitatori in giornata.

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Scoperto un gigantesco e misterioso monumento a ferro di cavallo

Non sorprende che una nuova campagna di scavi abbia riportato alla luce qualcosa di incredibile e insolito, tanto che, come riportato dagli esperti, al momento “non esistono altri siti conosciuti con costruzioni di forma simile”.

Gli archeologi, infatti, questa volta hanno rinvenuto un curioso monumento a forma di ferro di cavallo e una collezione di armi e ornamenti che abbracciano più periodi storici in un sito in Francia, in maniera del tutto casuale durante i lavori di espansione di una cava di ghiaia.

Una scoperta “senza precedenti”

Situato a Marliens, un comune nella Francia orientale, il sito presenta una grande struttura a forma di papillon, al cui centro si trova una costruzione circolare che misura 11 metri di diametro. Questo cerchietto centrale è interconnesso da una struttura a forma di ferro di cavallo lunga 8 metri su un lato e da un elemento a forma di manico di brocca sull’altro.

I ricercatori hanno descritto la scoperta come “senza precedenti”, poiché non esistono altri siti conosciuti con costruzioni che le assomiglino.

Sulla base dell’aspetto di manufatti rinvenuti nel sito, tra cui un fagotto contenente sette punte di freccia in selce, due bracciali protettivi indossati dagli arcieri, un accendino in selce e un pugnale in lega di rame, gli archeologi hanno stabilito che il sito fu occupato durante periodi di tempo differenti.

Ad esempio, gli oggetti di selce tagliata trovati in un fossato nelle vicinanze risalgono probabilmente al periodo neolitico, mentre le armi potrebbero essere ricondotte alla cultura del vaso campaniforme, emersa circa 4.500 anni fa.

Il mistero del “monumento a ferro di cavallo”

Gli scavi sono stati effettuati dagli archeologi dell’Istituto nazionale francese per la ricerca archeologica preventiva (INRAP), prima dell’ampliamento di una cava di ghiaia nella valle dell’Ouche, affluente del fiume Saona.

Al centro di questa scoperta spicca l’enigmatico monumento composto da tre recinti interconnessi, con al centro un recinto circolare che misura 11 metri di diametro. Questo monumento a forma di ferro di cavallo (con il recinto che ricorda appunto un ferro di cavallo) è diverso da qualsiasi altro incontrato in precedenza e ha subito lasciato i ricercatori con molti dubbi riguardanti la sua datazione e il suo scopo.

La presenza di manufatti in selce nelle vicinanze suggerisce una possibile origine neolitica, ma sono in corso analisi al radiocarbonio per determinarne la cronologia precisa.

Altre costruzioni rinvenute nel sito includono vari pozzi con fondo rivestito in argilla che si ritiene risalgano all’età del bronzo, nonché una necropoli con cinque recinti circolari contenenti resti sepolcrali e una pira funeraria. Basandosi su cinque spille in lega di rame, una collana di perle d’ambra e frammenti di ceramica disseminati in zona, gli archeologi hanno determinato che questa parte del sito può risalire a un periodo compreso tra il 1500 e il 1300 a.C.

Infine, gli archeologi hanno portato alla luce una seconda necropoli dell’età del ferro contenente urne con resti cremati, oltre a una collezione di braccialetti e anelli.

Nessun rinvenimento storico precedente ha evidenziato strutture con simili caratteristiche. Gli archeologi si stanno quindi ponendo domande riguardo alla sua funzione e alle ragioni che ne hanno determinato la particolare conformazione.

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Capsule hotel: cosa sono e dove si trovano?

Innovativi e dotati di ogni comfort tecnologico, sono situati nelle zone strategiche delle città più grandi e importanti del mondo. Stiamo parlando dei capsule hotel, gli alberghi nei quali dormire in piccole capsule dallo spazio ridotto e dal design accattivante, ma al contempo minimale.

Un concept ricettivo nato in Giappone, ma che si è diffuso ben presto nel resto del mondo. Molti ne hanno già sentito parlare e alcuni hanno già provato l’esperienza di dormire in queste piccole cabine davvero particolari, ma cosa sono di preciso i capsule hotel e dove li possiamo trovare?

Cos’è un capsule hotel

Chiamato anche albergo capsulare, il capsule hotel è una struttura ricettiva composta da stanze piene di strutture modulari, ovvero le capsule. Si tratta di blocchi molto piccoli che riescono a ospitare una singola persona e poco altro: tipicamente si parla di una lunghezza di circa 2 metri per 1 metro di larghezza e 1,25 di altezza.

I moduli sono quindi estremamente ridotti (e sconsigliati a coloro che soffrono di claustrofobia), ma sono anche super accessoriati: non mancano televisione, radio, prese per la corrente e usb, riscaldamento e aria condizionata. Tutti i comfort sono quindi concentrati in un posto letto molto piccolo che funge da “stanza”.

Gli stili dei capsule hotel sono molto vari, ma hanno tutti in comune la ricerca di un design che fornisca all’ospite comfort elettronico e minimalismo. Si prediligono colori neutri e riposanti, luci comode e posizionate in punti tattici, una tendina oscurante che garantisca il massimo della privacy. Dagli stili che riprendono le tradizioni a quelli futuristici, oggi esistono hotel a capsule che rappresentano veri gioielli di design.

Quello che differenzia un capsule hotel da un altro hotel classico, inoltre, sono i servizi esterni che offre: ci sono quelli standard che prevedono armadietti in cui depositare i bagagli, bagni con docce e distributori automatici, wi-fi, mentre altri forniscono anche il pigiama o una vestaglia e anche una rilassante sauna, la possibilità di rilassarsi con un massaggio, oppure di ordinare cibo.

Origini dei capsule hotel

In alcune grandi metropoli, specialmente in Giappone, negli anni ’70/’80 si era palesato il problema di proporre strutture di accoglienza a prezzi accessibili, ma in zone centrali e strategiche della città, come le stazioni o gli aeroporti: è così che sono nati i capsule hotel. Il primo hotel di questo tipo è stato aperto ad Osaka nel 1979: il Capsule Inn Osaka. Situato nel distretto di Umeda, questo hotel a capsule venne disegnato da Kishō Kurokawa ed il costo iniziale per una “stanza” era soltanto di 9 euro.

In Giappone i capsule hotel si sono sviluppati molto velocemente e sono entrati a far parte della cultura contemporanea. Spesso, infatti, questa sistemazione viene scelta dagli stessi fruitori degli internet cafè: persone (maggiormente uomini) che viaggiano per lavoro e devono attendere una coincidenza, o che hanno perso l’ultimo treno dopo essere usciti tardi dall’ufficio. Anche per questo molte strutture offrono servizi ulteriori collegati al mondo del lavoro come stampanti e fax, oppure altri servizi molto più singolari come i distributori automatici di calzini e cravatte: qualsiasi necessità del cliente viene tenuta in considerazione.

Anche dal punto di vista turistico, nel corso degli anni, i capsule hotel sono diventati una scelta economica e comoda per risparmiare in un viaggio nella terra del Sol Levante e non solo, visto che si stanno sviluppando anche nel resto del mondo come nuovo concetto di struttura ricettiva.

Il Capsule Inn Osaka in Giappone

Fonte: iStock

Capsule Inn Osaka in Giappone

Dove si trovano gli hotel a capsule

Da Tokyo, Osaka e Kyoto, ben presto la formula a capsule di questi hotel si è diffusa e sviluppata anche al di fuori del Giappone e nel resto del mondo, seppur in maniera meno capillare. Situati principalmente in aree vicine a stazioni e aeroporti, gli alberghi capsulari si trovano sempre in zone strategiche e comode per coloro che devono viaggiare.

Troviamo capsule hotel comodi, economici e dai molteplici stili, a Singapore, a Mosca, in Thailandia (Pattaya Beach), ma anche a Mumbai, Londra, Parigi, Amsterdam e Lucerna (in Svizzera).

E in Italia? Sì, questo stile d’accomodazione alberghiera si sta progressivamente diffondendo anche nel Bel Paese. Li troviamo, per esempio, a Milano, a Torino e a Napoli. Una formula che ricalca la filosofia giapponese è anche quella messa in pratica dagli innovativi e tecnologici capsule hotel all’interno di alcuni principali aeroporti italiani. Tra questi troviamo gli aeroporti di Milano Malpensa, Orio al Serio e Venezia.

Se fino ad alcuni anni fa i capsule hotel erano considerati soluzioni pratiche ma per nulla lussuose, oggi si è deciso di creare nuovi servizi sempre più all’avanguardia e le stesse strutture sono molto più attente al design e ai dettagli estetici. Eleganza, comfort e comodità a portata di aeroporto: i capsule hotel sono la nuova frontiera dei viaggi di lavoro e le loro potenzialità, secondo molti esperti del settore, sono ancora in netta ascesa.

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Più di un portafortuna, cosa sono quelle statuine sui tetti delle case peruviane

Chi è stato almeno una volta in Perù sa bene di cosa stiamo parlando. Non c’è una casa o un negozio che non abbia una di queste statuine, raffiguranti un toro variopinto, sui tetti o all’entrata. La motivazione è presto detta: si tratta di qualcosa che va oltre un semplice portafortuna.

I Tori di Pucará, questo il loro nome, nascondono una storia fatta di credenze religiose e tradizioni artistiche e culturali dall’inestimabile valore, risalenti all’antichità ma ancora vivi nella vita quotidiana e nelle credenze delle popolazioni andine. Andiamo alla scoperta dei Toritos de Pucarà, le graziose statuette con una storia straordinaria da raccontare.

I Toritos de Pucarà: le splendide statuine peruviane

Ci troviamo nel cuore delle Ande peruviane, in particolare nella regione degli altopiani di Puno. Qui, la città di Pucarà è stata quella che ha visto nascere e crescere la tradizione dei tori che portano con sé una simbologia particolare tramandata nei secoli.  Sono molto più che semplici oggetti decorativi: rappresentano protezione, fertilità e prosperità, oltre che la bellezza artistica e culturale dell’artigianato locale.

I Tori di Pucarà (il cui nome originale è Toritos de Pucarà) sono statuette di ceramica e argilla di diverse dimensioni e decorate con colori vivaci e simboli che ne arricchiscono il significato profondo. Nelle regioni andine del Perù è usanza comune posizionare due Tori di Pucará e una croce nel mezzo, sopra i tetti delle case o dei negozi.

Originarie dell’omonima città, nel tempo la tradizione di tali creazioni artigianali si è radicata ovunque negli altopiani andini: si trovano nella capitale Lima, ma anche a Cusco, Puno, Ayacuchi e Apurimac.

Origini e storia: dall’antichità ai giorni nostri

Queste splendide e variopinte statuine peruviane hanno origini molto antiche. Sebbene non sia semplice risalire alla loro nascita esatta, si pensa che la storia dei toritos risalga a diversi secoli fa e che la loro evoluzione sia strettamente legata alla storia e alla cultura della regione di Puno.

Le origini delle statuette di argilla risalirebbero all’epoca precolombiana e coloniale. La città di Pucará era un importante centro cerimoniale pre-Inca e si crede che nei rituali religiosi delle culture precolombiane si usassero tali oggetti.

Con l’arrivo degli spagnoli, che introdussero il bestiame e soprattutto i tori in queste terre (nel XVI secolo) la credenze originarie si unirono a elementi europei che diedero vita alla tradizione dei Tori di Pucarà come forme di espressione artistica che portano una propria simbologia.

A quei tempi, gli artigiani del posto producevano per i conquistatori delle opere in ceramica che in qualche modo rappresentassero le loro tradizioni. In particolare, va alla comunità dei Chepa Pupuja il merito delle produzioni dei tori in ceramica: fu loro infatti l’idea di realizzare queste piccole sculture per mantenere la cultura magico-religiosa tra i contadini, adottata ormai nei confronti di quel nuovo animale venuto dalla Spagna.

Il toro divenne così un animale simbolico e iconico per la popolazione andina, metafora di protezione, fertilità e felicità, a partire da quell’epoca antica e fino ai giorni nostri.

I Toritos de Pucarà, i tori simbolici sui tetti delle case peruviane

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Toritos de Pucarà

La leggenda dei Toritos de Pucarà

La leggenda dei Tori di Pucará affonda le sue radici nella ricca tradizione orale della regione di Puno, in Perù. Le versioni di tale storia sono diverse, ma una di queste è quella più conosciuta e raccontata. Parla di un toro che salvò miracolosamente la città di Pucarà.

Secondo la leggenda, in tempi molto antichi la città venne colpita da un grave periodo di siccità che mise in ginocchio gli abitanti del luogo per la mancanza di acqua, fondamentale per vivere e produrre cibo. Così la popolazione iniziò a pregare i loro dei per chiedere aiuto e in risposta apparve misteriosamente un toro nella città.

Questo animale forte e possente si rese protagonista di un miracolo: battendo gli zoccoli sul terreno riuscì a far sgorgare dal suolo acqua dolce, mettendo fine alla siccità e salvando la città dalla carestia. Da qui deriverebbe il suo significato religioso e simbolico: i cittadini iniziarono così a creare figure di tori in ceramica che simboleggiavano prosperità e protezione per l’uomo.

È in questo modo che la popolazione avrebbe iniziato a posizionare queste statuette simboliche sui tetti delle loro case, come simbolo di protezione e di buon auspicio. Una tradizione che perdura nel tempo, tramandata nel corso dei secoli da numerose generazioni.

Significato del Toro di Pucarà: simbologia e tradizioni

Ogni abitante di Pucarà, in passato come ancora oggi, posiziona questi tori di argilla sui tetti delle proprie case perché la tradizione vuole che siano simboli importanti di protezione delle case e dei loro abitanti da mali e pericoli, ma anche di prosperità e fertilità per le coltivazioni e per il bestiame che sono alla base dell’economia locale. Inoltre, regalare un toro di Pucarà rappresenta un augurio di buona fortuna.

I Toritos de Pucarà sono spesso posti in coppia e questo simboleggia l’unione e l’equilibrio tra uomo e donna e quindi l’armonia della casa che da loro viene protetta.

Dal punto di vista stilistico, ogni toro ha caratteristiche comuni che raccontano credenze e simboli della tradizione. Tra gli elementi che lo caratterizzano, troviamo la famosa lingua all’insù dell’animale, che simboleggia l’uso corretto delle parole e dei sentimenti ad essa legati, poiché dall’uomo non escano espressioni di rabbia, orgoglio, insulti o bugie. La sella sulla schiena dell’animale, invece, è simbolo di cura e protezione utili a fare in modo che l’essere umano si realizzi nella propria vita. La decorazione sul capo formata da tre occhielli a forma di goccia, rappresenta il dominio della mente tramite la trilogia della nascita, della morte e del sacrificio per l’umanità. Le figure spirali presenti sul corpo del toro simboleggiano la spirale della vita. Infine, gli occhi tondi e sporgenti dell’animale indicano che l’essere umano deve essere sempre attento al mondo che lo circonda, utilizzando la propria coscienza.

Oggi i tori di ceramica peruviani rappresentano anche una radicata tradizione artistica e culturale andina, divenendo anche oggetti d’arte promossi e venduti ai visitatori per promuovere il turismo di queste splendide regioni andine dal fascino unico.

Cosa sono i Tori di Pucarà, le statuine sui tetti delle case peruviane

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Produzione Tori di Pucará
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Cosa sono i trabocchi, le palafitte senza tempo sul Mare Adriatico

Sono il segno del passato, di tradizioni e di cultura: stiamo parlando dei trabocchi tipiche palafitte costruite dai pescatori che punteggiano la costa dell’Abruzzo, ma non solo.

A guardarli sembrano come guardiani silenziosi, che si protendono verso il mare restando ancorati alle rocce della terraferma: sono macchine da pesca realizzate in legno, che si collegano alla costa tramite dei ponticelli e dotate di una rete che serve a intercettare i pesci.

Si trovano affacciati sul Mar Adriatico, alcuni a Pescara, numerosi nella Costa dei Trabocchi, ma poi anche fuori regione in Puglia. Oggi molte di queste strutture si sono trasformate e ospitano locali molto suggestivi, ma una cosa è certa: non hanno perso il loro fascino, lo stesso che li ha resi irresistibili ai nostri occhi e a quelli di artisti come D’Annunzio.

Cosa sono i trabocchi

Se si parla della storia dei trabocchi, trabocco al singolare, allora bisogna fare un deciso passo indietro nel tempo. Pare infatti che possano essere stati inventati dai Fenici. Ma una cosa è certa, i primi documenti a riguardo in Abruzzo risalgono a tempi più recenti: ovvero al XVIII secolo.

Pensati per permettere ai pescatori di non utilizzare le barche e uscire in mare, grazie ai loro appositi bracci in legno permettevano di gettare la rete al largo, dove poteva incontrare branchi di pesci. Pare, però, che inizialmente la loro realizzazione in Abruzzo sia dovuta a delle opere di dissodamento e che al termine dei lavori sia stata cambiata la loro destinazione d’uso.

Lo stesso è accaduto oggi: se si programma una vacanza in Abruzzo vale la pena mangiare sugli antichi trabocchi trasformati in ristoranti. Luoghi davvero suggestivi per un’esperienza indimenticabile e cattura una delle anime di questi luoghi.

Costa dei Trabocchi in Abruzzo, immergersi nella bellezza

Sono diversi, punteggiano quel tratto di terra che incontra il mare come antichi osservatori e oggi sono diventati luoghi unici da raggiungere se si programma una vacanza lungo la Costa dei Trabocchi.

Si estende lungo circa 40 chilometri, nella provincia di Chieti, tocca diverse località ed è un itinerario fatto di bellezza. C’è quella che regala il paesaggio con le spiagge che mutano sotto lo sguardo: da quelle sabbiose, a quelle in ciottoli. E poi le falesie. In un continuo mutamento di paesaggio che lascia senza fiato.

E poi ci sono i luoghi storici, quelli in cui riecheggia il passato. Ad Ortona, ad esempio, ci sono il Castello Aragonese e la Torre Mucchia, oppure Vasto con le sue tante bellezze e, ancora, a San Vito Chietino l’Eremo Dannunziano dove ha vissuto il poeta Gabriele D’Annunzio. Tra le altre località da visitare vi è anche Rocca San Giovanni che fa parte dei Borghi più belli d’Italia, dove dedicarsi alle immersioni, alla sua costa bellissima, ma anche a passeggiate.

I trabocchi oggi

Tra le strutture più celebri vi è Trabocco Turchino a San Vito Chietino di cui parla lo stesso Gabriele D’annunzio in Trionfo della Morte definendolo: “La grande macchina pescatoria simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano”.

Tantissimi quelli dove si può mangiare per vivere un’esperienza davvero indimenticabile che coinvolge tutti i sensi. I particolare la vista, che si perde lungo l’orizzonte del mare, l’udito, che può ascoltare la musica che regala lo sciabordio dell’acqua, e il gusto, apprezzando i piatti tipici della zona.

Trabocchi a Pescara

Nonostante sia leggermente fuori dalla zona dove queste strutture sono molto numerose, anche a Pescara vi sono i trabocchi. Nello specifico nella zona de molo nord. Vale la pena visitarli, fanno parte della storia e della cultura di questi luoghi e regalano scatti da cartolina. Luoghi senza tempo, che raccontano di un passato operoso, fatto di intuizioni, reti gettate nel mare, di pesca e di vita dura e semplice.