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Visitare la Bielorussia: come ottenere il visto d’ingresso

Come visitare la Bielorussia? Secondo il nostro Ministero degli Affari Esteri, il Paese – l’ultimo aggiornamento risale al giugno 2024 – non presenterebbe profili particolarmente critici. Nonostante questo, vengono sconsigliati i viaggi in Bielorussia a causa della situazione di incertezza dovuta al conflitto che coinvolge Russia e Ucraina e in particolare, l’invito è quelli di evitare spostamenti all’interno del Paese verso i territori al confine con quest’ultima. Muoversi via terra da e per la Bielorussia poi non risulta in questo momento particolarmente semplice. Dal 1° marzo scorso il governo Lituano ha chiuso alcuni valichi di frontiera con la Bielorussia e quelli rimasti aperti, non sono comunque utilizzabili da pedoni o ciclisti. Al confine con la Polonia c’è un unico valico ancora aperto così come tra Bielorussia e Lettonia.

Visto di ingresso: esenzione temporanea fino al 31 dicembre 2024

La buona notizia, per chi volesse visitare il Paese, è che fino al prossimo 31 dicembre le autorità bielorusse hanno stabilito l’esenzione temporanea dell’obbligo di visto di ingresso, a favore dei cittadini italiani e di altri Paesi europei, in caso di una permanenza sul territorio inferiore ai 30 giorni. Naturalmente, bisogna avere un passaporto in corso di validità di oltre 6 mesi ma questa finestra ti sarà sufficiente per programmare qualche giorno nella bella capitale Minsk.

Fai attenzione però: l’esenzione del visto è valida per l’ingresso in Bielorussia qualunque sia il modo (via aereo o via terra), ma se decidessi di lasciare il Paese attraversando il confine via terra, dovrai richiedere il visto di uscita presso gli Uffici “Cittadinanza e Migrazione” del Ministero degli Interni bielorusso competenti per il territorio.

Panorama sulla campagna bielorussa

Fonte: iStock

Vista panoramica sul Parco Nazionale Prypyatski

I requisiti necessari per l’ingresso in Bielorussia

Al momento dell’ingresso in Bielorussia, oltre ad esibire il passaporto, dovrai dimostrare di essere in possesso di una somma ritenuta adeguata al periodo della tua permanenza, sia in euro che in rubli bielorussi, per una cifra di circa 20€ al giorno o 600€ per una permanenza di 30 giorni. E dovrai anche mostrare di aver sottoscritto un’assicurazione medica con un massimale non inferiore ai 10.000€. In caso non l’avessi stipulata prima di partire, potrai comunque sottoscriverla in aeroporto ad un prezzo abbastanza contenuto, meno di un euro al giorno. Inoltre, per soggiorni superiori ai 10 giorni consecutivi, lo straniero dovrà essere registrato presso l’ufficio immigrazione competente per il territorio. Nessuna paura però, questa procedura viene normalmente svolta dagli hotel e dalle strutture di accoglienza in generale, il che ti permetterà di affrontare il tuo viaggio con serenità e di scegliere il periodo migliore per partire. Sarà tua cura invece presentarti agli uffici competenti in caso di soggiorno presso una casa privata. Le sanzioni, per chi non procedesse alla registrazione, vanno dalla semplice ammonizione alla sanzione pecuniaria fino all’espulsione dal Paese.

Come richiedere il visto d’ingresso in Bielorussia

Ad ogni modo, se non rientri nei parametri per poter viaggiare nel Paese senza visto, potrai richiederlo presso l’Ambasciata della Repubblica della Bielorussia che si trova a Roma. È il caso di uno stopover in Bielorussia superiore alle 24 ore durante, per esempio,  un viaggio da e/o per la Federazione Russa. Per poter transitare nel Paese dovrai esibire i biglietti di andata e ritorno, le carte di imbarco e il visto d’ingresso russo.

Chi deve richiedere il visto

Dovrai necessariamente richiedere un visto d’ingresso all’Ambasciata per soggiorni turistici superiori ai 30 giorni, presentando la documentazione richiesta, un passaporto in corso di validità e una fototessera recente. Il rilascio del visto di ingresso presso l’aeroporto internazionale di Minsk è previsto solo a seguito dell’invito da parte di una persona fisica o giudirica bielorussa, che a sua volta dovrà presentare un’apposita domanda presso il relativo dipartimento del Ministero degli Affari Esteri bielorusso non meno di cinque giorni prima dell’arrivo del visitatore straniero. Anche nel caso di un semplice transito nel Paese, via terra, è richiesto il visto di transito della durata massima di 48 ore.

Quando non serve il visto

Non avrai bisogno del visto d’ingresso in caso di semplice transito per voli internazionali, sempre che sia inferiore alle 24 ore e non si esca dall’aeroporto. Questo vale anche per i voli diretti o di rientro dalla Federazione Russa.

cattedrale Minsk

Fonte: iStock

Visita la cattedrale dello Spirito Santo di Minsk

Gli effetti delle sanzioni UE

Le sanzioni imposte dall’Unione Europa alla Bielorussia dal giugno di quest’anno comportano una serie di limitazioni, in particolare il divieto di transito per auto fino a 9 posti, sia in entrata (con targa di un Paese UE) che in uscita dalla Bielorussia (con targa BY). L’esclusione per le auto di capienza superiore vale per i viaggi di natura umanitaria ma le specifiche a questa esenzione, da far valere con le autorità di frontiera polacche, lituane e lettoni, non sono state ancora comunicate.

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Piatti tipici della Nuova Zelanda che dovresti assolutamente provare

Da sempre, sono le influenze a rendere unica e riconoscibile una cucina nel mondo: in Nuova Zelanda, si fa sentire, in particolare, l’influsso della cucina maori, oltre che di quella moderna, a seguito dell’immigrazione degli europei (prima dei britannici e poi del Sudest Asiatico). La cucina neozelandese è pronta a stupire i viaggiatori con manicaretti e specialità d’eccezione: qui il pesce è tra gli ingredienti fondamentali, insieme alle patate dolci, alle costolette d’agnello, alle spezie e alla carne. Ti sveliamo i piatti tipici della Nuova Zelanda da provare.

Kiwi breakfast

Cosa si mangia per colazione in Nuova Zelanda? Non potevamo non iniziare dal pasto più importante della giornata, che farai in vacanza esplorando questo territorio unico: il pasto mattutino neozelandese permette (davvero) di fare un carico extra di energie. Non facciamoci trarre in inganno dal nome: alla fine, è molto simile a quella inglese, poiché è composta da uova, pancetta, tortino di patate (ovvero hash brown), salsicce, funghi e fagioli.

Fish and chips

Come anticipato, la tradizione britannica si fa sentire a tavola in Nuova Zelanda: la contaminazione inglese è piuttosto forte, quindi puoi ordinare a pranzo o cena molti piatti che già ti suonano familiari, come l’iconico fish and chips, ovvero pesce fritto e patatine. Non è, però, il più amato dai neozelandesi, che infatti prediligono un regime alimentare a base di carne.

Meat pie

Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una delle ricette che, per eccellenza, è di derivazione inglese: il meat pie, ovvero il tortino di carne, è ovunque. Bar, ristoranti, localini: tutti si sfidano a chi prepara il tortino migliore, più gustoso e saporito. Viene realizzato con carne di manzo e l’immancabile salsa gravy, ma non mancano varianti vegetariane, come con formaggio e funghi. Oppure con uova e bacon. Come contorno, un buon purè di patate.

Rewena

Abbiamo anticipato che le patate rientrano tra gli ingredienti più usati in Nuova Zelanda. Quindi, non è possibile perdersi il Rewena, il tradizionale pane Maori. Viene preparato usando la patata fermentata al posto del lievito, ed è questo a renderlo tanto particolare: oltre alla nota acidula, c’è quel tocco di “dolcezza”. Rewena, del resto, significa proprio “pane fatto con lievito di patate”, a cui vengono aggiunte farina e zucchero. La pagnotta, nonostante il retrogusto dolciastro, viene comunque usata per preparare gli hamburger.

Agnello arrosto

Come anticipato, la carne in Nuova Zelanda è tra gli ingredienti preferiti, e in particolare l’agnello neozelandese è conosciuto per l’altissima qualità, oltre che per il sapore prelibato. La carne è tenerissima: da più di 150 anni, i neozelandesi si dedicano all’allevamento con pratiche naturali e sostenibili (i costi, infatti, sono elevati). Qui l’agnello viene proposto arrosto, alla griglia o fritto, accompagnato da contorni a base di verdure e pochi condimenti (come rosmarino).

Paua

Sono una vera e propria istituzione in Nuova Zelanda: la lumaca di mare commestibile viene cucinata in tantissimi modi, per esempio insieme al curry, una spezia che completa il piatto con un sapore deciso, oppure in brodo. O persino in omelette, in alcuni ristoranti. I gusci delle lumache di mare vengono poi impiegati in bigiotteria. E per chi lo desidera, per provare l’autentica cucina di mare neozelandese, consigliamo i bianchetti, che sono sottoposti a una stagione di pesca specifica (dal primo settembre fino al 30 ottobre). Vengono proposte in frittella, esattamente come in alcune zone d’Italia.

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Aeroporto di Pechino: una guida utile con tutte le informazioni

L’aeroporto di Pechino, ufficialmente conosciuto anche con il nome di Beijing Capital International Airport è uno degli hub aerei più trafficati del mondo; un punto nevralgico peri viaggiatori diretti in Asia e in tutto il mondo, simbolo di efficienza e modernità. Ma, oltre alle sue dimensioni impressionanti, cosa c’è da sapere per godersi al meglio un arrivo o una partenza senza stress? Ecco tutto ciò che dovresti sapere.

Come arrivare all’aeroporto di Pechino

Arrivare all’aeroporto di Pechino è piuttosto semplice grazie alle numerose opzioni di trasporto disponibili. Dalla città il modo più rapido è prendere l’Airport Express, una linea metropolitana dedicata che collega il centro di Pechino direttamente ai Terminal 2 e 3. Il servizio è estremamente puntuale, con partenze frequenti ogni 10 minuti e impiega circa 30 minuti per coprire la distanza dalla stazione di Dongzhimen all’aeroporto di Pechino.

Se si preferisce viaggiare comodamente in taxi, sappi che il traffico di Pechino è imprevedibile, specialmente durante le ore di punta, quindi, è auspicabile partire con anticipo per evitare ritardi o peggio, perdere l’aereo. Il costo della tratta dal centro di Pechino è tra i 100 e i 150 yuan (tra i 12 e i 20 euro) a seconda del traffico. Un’alternativa economica è il bus navetta, diverse linee partono da punti strategici della città e collegano l’aeroporto ai vari distretti di Pechino. Il costo è molto conveniente, si parla di spendere tra i 25 e i 30 yuan (da 3, 17 a 3, 81 euro), e se non si ha fretta è una scelta interessante che invita alla scoperta del paesaggio durante il viaggio.

I terminal dell’aeroporto di Pechino, dove orientarsi

L’aeroporto di Pechino è suddiviso in tre terminal principali, ognuno con le sue caratteristiche e destinazioni. Se devi cambiare terminal per una coincidenza, ci sono navette gratuite che circolano tra i terminal stessi, ricorda però di tenere conto del tempo necessario per gli spostamenti, perché le distanze possono essere considerevoli. Il Terminal 1 è il più piccolo, ed è dedicato principalmente ai voli nazionali con compagnie aeree cinesi come ad esempio Hainan Airlines. Il Terminal 2 è dove troverai la maggior parte dei voli nazionali e internazionali di compagnie come China Southern e China Eastern. Il Terminal 3 è uno dei terminal aeroportuali più grandi al mondo, viene utilizzato per la maggior parte dei voli internazionali, inclusi quelli operati da Air China.

Servizi utili dell’Aeroporto di Pechino

Il Beijing Capital International Airport offer una vasta gamma di servizi per rendere il viaggio più confortevole, ad esempio se si arriva in anticipo si può usufruire di una delle lounge disponibili per rilassarsi, molte di queste lounge accettano anche pass giornalieri acquistabili al momento. All’interno dell’aeroporto di Pechino sono presenti numerosi ristoranti e caffè che offrono sia cucina cinese che internazionale: dai piatti tradizionali del nord della Cina come i famosi ravioli ai fastfood internazionali, le scelte sono molte per mangiare bene prima del volo.

Per chi ha del tempo extra, l’aeroporto offre una zona duty-free molto ampia con una selezione di prodotti che spaziano dai cosmetici ai beni di lusso. Se si è alla ricerca di un regalo speciale dell’ultimo momento, qui si trovano prodotti interessanti. Il wi-fi è disponibile gratuitamente in tutto l’aeroporto, anche se per accedere è necessario registrarsi con il proprio numero di telefono; non mancano inoltre molti punti informazione multilingue in tutti i terminal in caso di bisogno di assistenza. Se non si parla cinese, gran parte delle segnaletiche è tradotta in inglese, ma tranquillo perché il personale dell’aeroporto è sempre molto disponibile nell’assistere i viaggiatori. Sempre utile avere con sé anche copia cartacea della prenotazione del volo; se sei un viaggiatore internazionale non dimenticare di controllare i requisiti per il visto e le normative doganali prima di partire, tieni d’occhio il limite di peso del bagaglio, le tariffe per il sovrappeso possono essere davvero elevate.

 

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Piatti tipici della Repubblica Dominicana, un viaggio tra sapori esotici e tropicali

La cucina della Repubblica Dominicana rappresenta fedelmente l’identità del Paese, e viene definita come un “sentimento nazionale” in cui le influenze si sono mescolate nel corso del tempo. La cultura gastronomica si è fusa in sapori esotici e tropicali: mangiando i piatti tipici della Repubblica Dominicana, si avverte sin da subito il passato etnico, spagnolo, africano, aborigeno. Quasi – purtroppo – sconosciute ai più, se hai in programma un viaggio qui, non puoi perderti queste specialità pronte a solleticare il tuo palato in una danza dai sapori antichi e genuini.

Mangú

Possiamo forse non iniziare dalla colazione ufficiale della Repubblica Dominicana? Questo piatto, estremamente umile a dire il vero, viene realizzato con yuca o platano (tra gli ingredienti base della gastronomia del territorio): una volta ridotti a purea, come condimento viene servito un delicato burro cremoso, oppure un goccio di olio d’oliva. Immancabili uova fritte, formaggio fritto, salame, cipolle rosse sottaceto. “Los tres golpes”, non a caso, è questo il soprannome dato dai local al piatto: la colazione, qui, è una cosa seria. Sicuramente particolare, diversa dalla tradizione italiana, ma molto buona, perfetta per un carico di energia per visitare il luogo.

Sancocho

Questo piatto è tipico dei paesi latino-americani: puoi trovarlo, in viaggio, nella Repubblica Dominicana, ma anche in Venezuela, Cuba, Panama… nella variante della Repubblica Dominicana, non solo ne esistono diverse tipologie, ma in alcune zone è chiamato con il termine salcocho. Rappresenta l’identità del Paese (un po’ come noi italiani difendiamo la pizza): questa zuppa (che, in realtà, è anche un po’ uno stufato) si prepara con ogni tipo di tubero, legumi e carni. Generalmente, gli ingredienti base sono yuca, platano, patata, coriandoli, aromi e carne bovina.

Bandera

Piatto nazionale, è conosciuto con il nome di bandera dominicana ed è a base di riso bianco, carne di pollo, fagioli rossi e insalata. Lo abbiamo anticipato, del resto: la gastronomia della Repubblica Dominicana è il frutto di un incontro di culture, di influenze che provengono dal passato. Questa specialità è in particolare legata all’incrocio della cucina spagnola ed europea. Proprio come la pasta per noi italiani, si mangia quasi tutti i giorni.

Moro de guandules con coco

Il moro de guandules con coco, ovvero il riso con fave verdi e cocco, è un altro piatto tipico della Repubblica Dominicana da mettere in lista per assaggiarlo in vacanza. Ci sono due varianti del piatto, ovvero il moro è quella “classica”, riso cucinato insieme ai fagioli neri o rossi. Poi, il moro de guandules con coco è maggiormente diffuso nella zona nord del Paese.

Locrio

La tavola dominicana si imbandisce con una specialità che ricorda vagamente la paella spagnola, ovvero un piatto a base di riso con gamberoni, gamberi, sardine, merluzzo, aringhe, olive e mais. Una sorta di lontano parente caraibico che ti sorprenderà per i sapori stuzzicanti e che è possibile trovare nei localini del Paese.

Asopao

Qualcuno avanza l’ipotesi che la preparazione dell’asopao assomigli vagamente al risotto italiano. Ma, ovviamente, non è mantecato né è presente il formaggio. Un piatto assolutamente versatile, che si presta a tantissime rivisitazioni: non è cremoso, ma, anzi, somiglia quasi a una zuppa, ed è preparato con riso, pollo, pomodoro e quel tocco in più è dato dal coriandolo.

Empanaditas e bollitos di yuca

Abbiamo un certo languorino? Uno street food al volo? Un frittino per rendere più frizzante il viaggio? Impossibile perdere le empanaditas di yuca, simili alle empanada ma con carne, origano, menta o cumino, oppure i bollitos di yuca, che sono delle palline ripiene di yuca e formaggio, oppure polpa di granchio a seconda di dove si ordinano. Persino in spiaggia, sì. Osservando le bellezze della Repubblica Dominicana.

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Asia Consigli Viaggi viaggiare Vietnam

Clima e temperature di Hanoi: quando fare un viaggio in Vietnam?

Il Vietnam è un paese che suscita spesso un grande interesse: la sua posizione geografica e la sua forma sono due elementi chiave da conoscere per organizzare un viaggio da quelle parti. Ci possono essere, infatti, delle decise differenze geografiche tra le varie parti di questa nazione. Per esempio, il clima e la temperatura di Hanoi possono non essere le stesse di un’altra città molto visitata come Ho Chi Mihn, ovvero l’antica Saigon. La capitale del Vietnam è un luogo molto buono per iniziare la scoperta di questa nazione asiatica.

Questa città non si trova sulla costa e si è sviluppata lungo il corso del Fiume Rosso, altro elemento che contribuisce molto all’umidità presente in tutto l’arco dell’anno. Cosa aspettarsi dal meteo in una città come Hanoi?

L’inverno ad Hanoi: probabilmente la stagione migliore per il Vietnam

Fare un viaggio in Vietnam è un qualcosa che riempie gli occhi e l’anima di ricordi belli. A maggior ragione se vissuto nella stagione migliore per avventurarsi in giro per Hanoi o magari puntare dritti a esplorare il Nord del Vietnam. Tra la fine di dicembre e la fine di febbraio, Hanoi registra solitamente un clima più fresco del solito ma, soprattutto, molto più secco.

Questo periodo viene accompagnato dalla consueta pioggia che arriva di sovente sui cieli del Vietnam ma, di norma, si tratta sempre di precipitazioni leggere e poco persistenti. Questo è il momento dell’anno in cui si registrano sempre i valori minimi di precipitazioni: stiamo parlando di circa 25 mm in un mese. La temperatura si aggira tra i 15° e i 20°, rendendo la scoperta delle cose più belle da vedere ad Hanoi più semplice e piacevole, data la mancanza di forte caldo e pesante umidità.

La primavera ad Hanoi: temperature ancora miti e piacevoli

La primavera, in questa parte del Vietnam si vive soprattutto nei mesi di marzo e di aprile. Dopo questo range temporale, si inizia già a parlare di estate. Anche questi mesi primaverili rendono molto piacevole un viaggio in Vietnam. Le temperature si alzano leggermente rispetto all’inverno ma va tenuto conto che le piogge passano a a circa 120 mm medi in un mese.

L’aumento delle precipitazioni porta anche a un lieve innalzarsi dell’umidità che resta, comunque, più contenuta rispetto ad altri momenti. Questa stagione rende il Vietnam un giardino fiorito.

Tempio della Letteratura ad Hanoi

Fonte: iStock

Tempio della Letteratura ad Hanoi

L’estate ad Hanoi: la stagione per veri avventurieri

In Vietnam, si considera estate il periodo tra maggio e la fine di settembre. Questi mesi corrispondono a quelli utilizzati maggiormente dai viaggiatori italiani per recarsi in Vietnam e, in generale, in Asia. Se stai progettando la tua avventura proprio in quel periodo, sappi che affronterai la vera umidità che solo il sud-est asiatico sa regalare.

L’estate ad Hanoi porta con sé temperature che vanno dai 35° ai 38°, spesso con una percentuale di umidità che tocca il 90%. Questo è considerato il vero periodo delle piogge in Vietnam: le precipitazioni medie di un mese, in questo momento dell’anno, si aggirano attorno 270 mm, ovvero dieci volte tanto il mese di gennaio.

Questo non deve spaventare nessun viaggiatore perché il Vietnam sa dare tanto in tutte le stagioni. Basta partire con la giusta attrezzatura e restare aggiornati il più possibile sulle condizioni meteo locali.

Autunno ad Hanoi: una stagione affascinante

L’autunno è il momento dell’anno considerato quello più affascinante per fare un viaggio in Vietnam. L’umidità dell’estate si affievolisce e le temperature restano molto buone, senza portare le ondate di calore eccessive tipiche dell’estate. La colonnina di mercurio registra un range climatico tra i 18°e i 28°. La media delle precipitazioni si attesta intorno ai 70 mm in un mese, quantità decisamente più leggera rispetto a quella dei mesi estivi.

In questo momento dell’anno, per esempio, è particolarmente indicato per visitare Da Nang o per recarsi nella meravigliosa Ha Long Bay.

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Australia Consigli Oceania Viaggi viaggiare

Visto per l’Australia: tutte le informazioni per richiedere quello giusto per il tuo viaggio

Alzi la mano chi non ha mai sognato di fare un viaggio in Australia? Quello che viene comunemente chiamato “the world down under” attira viaggiatori di ogni età e con ogni tipo di interesse. L’Australia non è solo una nazione ma è anche il territorio più grande da esplorare in Oceania. La sua ricchezza di paesaggi diversi, di luoghi capaci di farci sognare, di posti incredibili che sembrano arrivare da un romanzo di fantascienza oppure, ancora, i tanti animali più unici che rari presenti su quella grande isola sono solo quattro dei motivi che portano le persone ad organizzare un viaggio a Sydney, Melbourne o addirittura in pieno bush.

L’Australia è un paese compreso nel grande insieme delle ex colonie britanniche e rientra nel Commonwealth. Ognuno di queste nazioni richiede delle condizioni particolari per l’ingresso sul proprio territorio. Sono tanti i tipi di visto per l’Australia che possono essere richiesti. Ecco qualche consiglio su come orientarsi per capire quale sia l’autorizzazione giusta da richiedere.

I diversi tipi di visto per l’Australia

C’è una domanda da farsi quando si organizza un viaggio in Australia: qual è il motivo che ci porta in quella nazione così interessante? La scelta della tipologia di autorizzazione da richiedere si trova proprio nella nostra risposta. C’è chi viaggia per turismo o anche chi può andare da quelle parti per tanti motivi diversi. Quanti tipi di visto per l’Australia esistono? La prima cosa che devi sapere è che i visti per l’Australia hanno un nome e una sorta di “cognome chiamato “Subclass”, ovvero sottoclasse. Di seguito, i tre tipi di autorizzazione più comune per chi fa un viaggio in Australia per turismo:

  • Visto ETA (Subclass 601)
  • eVisitor (Subclass 651)
  • Visto turistico o Visitor Visa (Subclass 600)

Ovviamente, ci si può recare in Australia anche per lavoro. Anzi, sono proprio molti i giovani europei che, per esempio, richiedono un determinato tipo di visto per unire un’esperienza di lavoro a quella di una vacanza in Australia, magari per raggiungere la splendida barriera corallina. Questi sono:

  • Working Holiday Visa (Subclass 471)
  • Temporary Skill Shortage Visa (Subclass 482)
  • Skilled Independent Visa (Subclass 189)
  • Business Innovation and Investment Visa (Subclass 188)

Ognuno di questi, come vedremo, riguarda una diversa situazione di lavoro.

Infine, ci sono i visti per ragioni particolari:

  • Student Visa (Subclass 500)
  • Partner Visa (Subclass 820/801 e 309/100)
  • Medical Treatment Visa (Subclass 602)

Ognuno di questi tipi di visto per l’Australia ha un suo proprio iter di rilascio e richiede documentazione diversa. La costante è, ovviamente, essere in possesso di un regolare passaporto italiano o della nazione di cui si ha la cittadinanza e che questo passaporto copra tutta la durata del viaggio.

Ogni visto per l’Australia è ben descritto sul sito governativo della nazione e, nel caso di dubbi, ci sono dei video tutorial che guidano i viaggiatori, passo dopo passo.

I diversi tipi di visto per l'Australia

Fonte: iStock

Come richiedere il visto per l’Australia

Visto ETA (Subclass 601)

ETA signfica Electronic Travel Authorisation ed è una sigla che accomuna le richieste di ingresso turistico di molti paesi del Commonwealth come, per esempio, il Canada. Sarà anche il nome della nuova autorizzazione da richiedere da Aprile 2025 per entrare in Gran Bretagna.

Questo tipo di visto per l’Australia è quello che per cui si fa domanda di norma, quando si fa una tipica vacanza nel paese. Esso permette l’ingresso nel paese per tutte le volte che si vuole, nell’arco di 12 mesi dall’emissione, e concede una permanenza massima, per volta, di tre mesi sul suolo australiano.

Si richiede tramite un’app sviluppata direttamente dal Governo Australiano. Il Visto ETA (Subclass 601) che richiede che siano attive le funzioni NCF sul proprio smartphone. Si tratta delle funzioni che, per esempio, ci permetto di utilizzare il nostro telefono al posto di un normale bancomat o carta di credito.

I viaggiatori con passaporto italiano che vogliono fare un viaggio per vedere le meraviglie di Perth, Sidney o altre zone richiedere questo tipo di visto per l’Australia, ovviamente prima del proprio viaggio. L’ETA per l’Australia, di per sé , è gratuito ma viene richiesto il pagamento di 20 AUD (circa 12€) per l’utilizzo dell’app ufficiale.

eVisitor (Subclass 651)

I passaporti dell’Unione Europea sono elegibili anche per questo tipo di visto per l’Australia che differisce per condizioni e modalità di richiesta dall’ETA. Siamo sempre nell’ambito delle autorizzazioni turistiche, con la differenza che questo visto concede anche di lavorare nel periodo di validità. Dura al massimo 12 mesi e non può essere esteso. Permette di restare nel paese per un massimo di tre mesi alla volta nell’anno di validità.

Va richiesto obbligatoriamente prima di arrivare nel paese e occorre:

  • Avere condizioni mediche idonee agli standard governativi
  • Non avere pendenze penali alcune con il proprio paese
  • Dimostrare di avere abbastanza denaro per mantenersi in Australia

Tutti i criteri per andare incontro a queste richieste specifiche del governo australiano sono disponibili sul sito ufficiale dell’Australia e tutte le informazioni sono reperibili anche nei consolati e in ambasciata. Questo tipo di visto, malgrado richieda maggiore documentazione rispetto all’ETA, è gratuito.

Visto turistico o Visitor Visa (Subclass 600)

Questa è l’ultima categoria di visto turistico per l’Australia e non può essere richiesto per motivazioni professionali. In cosa differisce, inoltre, dagli altri? Esso permette una permanenza sola di tre mesi che, su richiesta, può essere estesa fino a un massimo di un anno, entro la durata del visto stesso.

Rispetto agli altri visti di stampo turistico, esso non concede di uscire e rientrare (con la stessa autorizzazione) dall’Australia. Va sempre richiesto prima del viaggio e, per ottenerlo, si paga una tassa di circa 120€ (ovvero 195 AUD). Anche per il Visitor Visa sono richieste le stesse condizioni dell’eVisitor.

Working Holiday Visa per l'Australia

Fonte: iStock

Con il Working Holiday Visa puoi raccogliere frutta in Australia

Working Holiday Visa (Subclass 471)

Il Working Holiday Visa è una delle autorizzazioni più conosciute, soprattutto tra la popolazione under 30. Che cos’ha di speciale questo visto per l’Australia? In primis, il nome deriva da una sorta di programma di scambio culturale che concede, ai viaggiatori dei paesi aderenti, di fare un viaggio in Australia sia per visitare il paese che per lavorare. Si tratta del Working Holidat Maker Program.  Il fatto di ottenere un lavoro è un fatto centrale di questo visto. Permette ogni tipo di lavoro, sia esso full time o part-time e, tra le sue condizioni, è ammesso anche il volontariato. Durante un soggiorno in Australia con questo visto, si può anche studiare fino a un massimo di quattro mesi.

Per poter essere elegibili a questo visto occorre avere dai 18 ai 30 anni (35, per alcuni paesi) e non essere in cerca di un lavoro per emigrare in Australia definitivamente. La sua caratteristica è, infatti, quella di essere adatto a chi vuole, per esempio, trascorrere un anno sabbatico in Australia e, nel frattempo, avere l’occasione di mantenersi con tranquillità. Molte persone che ottengono questo visto, una volta in Australia, sono soliti lavorare delle aziende agricole del paese per raccogliere, per esempio, la frutta. Molte aziende che vedono crescere il loro lavoro in una parte dell’anno assumono spesso manodopera con questo visto.

Per ottenere il Working Holiday Visa è richiesta una documentazione precisa:

  • Occorre un documento finanziario (tipo una fidejussione) che attesti che si hanno fondi a sufficienza. Il minimo richiesto è di 5’000 AUD, ovvero poco più di 3’000€.
  • È necessario rispettare i requisiti sia sanitari che giudiziari.

Oltre a questo, ovviamente, occorre fornire un passaporto in corso di validità per tutto il periodo del viaggio. Questo tipo di visto per l’Australia costa 650 AUD (circa 400€) e non può essere esteso oltre i 12 mesi. Permette, però, di uscire e rientrare dal paese più volte.

Visto per lavorare in Australia

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Elizabeth Bridge a Perth

I tipi di visto per lavorare in Australia

Se il Working Holiday Visa può essere considerato un visto che mescola un viaggio di scoperta a un momento di lavoro, ci sono delle autorizzazioni apposite che possono essere richieste per chi decide di andare a lavorare in Australia, con intento maggiormente stabile e duraturo. Ugualmente, ci sono dei tipo di visto per l’Australia per chi viene inviato dalla propria azienda o chiamato da una compagnia australiana a esercitare una professione nel paese dei koala e canguri.

Questi tipi di autorizzazione a entrare e restare nel paese sono diversi per costo e concessioni ma richiedono documentazione simile. Si tratta di:

  • Temporary Skill Shortage Visa (Subclass 482)
  • Skilled Independent Visa (Subclass 189)
  • Business Innovation and Investment Visa (Subclass 188)

Il Temporary Skill Shortage Visa è il visto australiano da richiedere quando qualcuno è chiamato a lavorare in Australia da un’azienda locale che richiede manodopera estera perché più esperta e formata in un determinato ambito. Facendo un esempio, possiamo dire che si tratti dell’autorizzazione da richiedere quando una manifattura tessile richiede l’intervento di un tessitore italiano esperto per un dato periodo di tempo. In mancanza di tessitori con la stessa esperienza in Australia, questa azienda richiede del personale estero. Questo visto costa 1330 AUG (circa 800€) e concede di lavorare in Australia per un minimo di 2 anni e un massimo di 4. Per ottenerlo, serve la consueta documentazione richiesta anche per i turisti, con l’aggiunta della lettera di invito del datore di lavoro, nonché un certificato che attesti le qualifiche professionali richieste.

Lo Skilled Independent Visa è il vero e proprio visto di lavoro per l’Australia e non richiede di essere invitati a lavorare nel paese. Il suo costo è importante perché occorre pagare 4200 AUD (circa 2500€) per ottenerlo. Occorre rientrare, inoltre, nella lista delle professioni presenti nella Skilled Occupation List, un documento governativo che classifica le professioni di un certo tipo. Oltre a questo, occorre dimostrare ufficialmente di essere in grado di parlare e comprendere l’inglese. Per questo motivo, è bene munirsi di una certificazione TOEFL aggiornata al momento in cui si richiede il visto, dato che quel tipo di esame di lingua inglese è riconosciuto internazionalmente. Lo Skilled Independent Vista costa permette una residenza permanente in Australia, con possibilità di entrata e uscita dal paese. A seconda delle mansioni, potrebbe essere richiesta anche una valutazione professionale una volta arrivati in Australia.

Il Business Innovation and Investment Visa è il tipo di visto per l’Australia da richiede se si vuole sviluppare un’attività propria nel paese o investire in eventuali progetti imprenditoriali. Questo è un visto temporaneo e dura 5 anni, dopo i quali c’è la possibilità di richiedere un visto di lavoro permanente. Dato che si tratta di un visto per imprenditori, con la domanda per ottenerlo verrà richiesto anche di attestare la propria attività imprenditoriale nel paese di residenza. Il suo costo è di 6270 AUD (ovvero 3800€).

Visto per studiare in Australia

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Fare Surf a Bondi Beach

I visti speciali per recarsi in Australia

Non sarebbe male studiare a Sidney e, una volta usciti dal college o dall’università, fare un tuffo a Bondi Beach, no? Piacerebbe a molti e, per poter studiare in Australia (senza lavorare) è necessario richiedere uno Student Visa (Subclass 500). Una delle condizioni chiave è di studiare a tempo pieno presso un istituto scolastico o università riconosciuta dal governo australiano. La sua durata è collegata a quella del corso di studi: una volta terminato questo, anche il visto cessa la sua validità. Il suo costo è di 630 AUD (poco più di 380€). Per ottenere lo Student Visa occorre presentare la conferma di iscrizione a un corso di studi australiano e, inoltre, è richiesta un’assicurazione sanitaria che copra tutto il periodo interessato. Oltre a questo, come per altri visti, è richiesto di certificare che si abbiano fondi sufficienti per mantenersi.

Di diversa natura è il Partner Visa (Subclass 820/801 e 309/100), autorizzazione richiesta per ricongiungimento famigliare. Questo tipo di visto per l’Australia era il più conosciuto tra gli Italiani negli Ann immigrati down under negli Anni ’50. Serviva per far sì che le proprie mogli (spesso sposate per procura) arrivassero nel paese. Anche al giorno d’oggi, è il visto per l’Australia più richiesto da chi vuole farsi raggiungere, in modo permanente, dalla propria famiglia. Il suo costo è molto alto, ovvero 8085 AUD, che corrispondono a circa 4900€. Questo visto richiede anche che si inviino tutti i documenti che attestano il legame famigliare. Ogni documento va tradotto dall’Italiano all’Inglese per poter essere considerato valido. La traduzione va poi approdava da un pubblico ufficiale.

L’ultima tipologia tra i tipi di visto più comuni per l’Australia è il Medical Treatment Visa (Subclass 602). Come dice il suo nome, si tratta dell’autorizzazione da richiedere per poter recarsi in Australia per delle cure mediche. Vale solo per la persona a cui è intestata la cartella clinica. Eventuali accompagnatori devono richiedere altri tipi di visto, a seconda della situazione. Per ottenere questo visto è necessario provare la necessità di cure mediche possibili solo in Australia. La sua durata è variabile e viene discussa caso per caso, trattandosi di un qualcosa di molto delicato e particolare. Il suo costo è di 330 AUD, che corrispondono a circa 200€.

Osservando tutti questi tipi di visto per l’Australia viene da pensare quanto sia difficile destreggiarsi con la burocrazia del governo di Canberra ma non è così. I tipi di autorizzazioni sono tante ma, il più delle volte, i documenti richiesti sono gli stessi: cambiano i costi e i moduli da presentare. Per fortuna, il sito ufficiale dell’ufficio immigrazione dell’Australia è ben fatto e riporta le procedure passo per passo.

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Cosa mangiare a L’Avana? Questi piatti tipici di Cuba ti conquisteranno

La cucina cubana? Un tripudio di sapori, colori e abbondanza. Cuba è un territorio che tutti riconosceremmo a una prima occhiata, pur non essendoci mai stati: la sua è un’identità forte, in cui le influenze si sono mescolate nel corso dei secoli. La cultura spagnola, africana, statunitense, o ancora il retaggio caraibico, si uniscono in un mix di gusti che lasciano il palato soddisfatto. Molti gli ingredienti che vengono riproposti nei piatti tipici cubani, tra cui il riso, il mais, il pesce, la frutta tropicale, i legumi. Se hai in programma un viaggio a Cuba, ti raccontiamo cosa mangiare a L’Avana: un itinerario gastronomico fatto di spezie, di semplicità e talvolta, sì, persino di “domenica”.

Arroz con pollo

Sarebbe stato un errore non iniziare la nostra lista di piatti tipici cubani con il piatto che rappresenta la cultura gastronomica di L’Avana nel mondo, ovvero l’arroz con pollo. Questa specialità è unica per un motivo: non la mangerai mai simile in ogni posto. Ogni famiglia ha la sua “ricetta”, un po’ come avviene in Italia con i grandi classici: deriva dalla denominazione spagnola e ricorda vagamente la paella. Il riso viene condito solitamente con cipolla, aglio, pezzi di pollo e verdure, in base alla stagionalità.

Ropa Vieja

A L’Avana, la Capitale di Cuba, non puoi perderti assolutamente questa prelibatezza: piatto tipico che deriva dal riciclo, dai momenti difficili che il popolo cubano, nel corso della storia, si è ritrovato ad affrontare. “Panni vecchi” – Ropa Vieja – è quello che comunemente definiamo specialità identitaria: nata nel territorio, diffusa in ogni parte dell’America Latina, si compone dagli scarti di carne che in passato venivano insaporiti per mettere in tavola un piatto invitante. Accompagnato da riso bollito o platano fritto, oggi è realizzato con la carne da bollito e tanto – ma tanto! – peperoncino.

Moros y Cristianos

Questo piatto tipico di Cuba è conosciuto anche con un altro nome, ovvero Congrì, ma, stando agli esperti della gastronomia cubana, è un errore! Il riso moresco, in effetti, allude proprio al periodo della dominazione araba in Spagna: è un piatto che si prepara con riso a grani lunghi, fagioli neri, brodo dei fagioli, cipolla, aglio, peperoni e spezie, come origano e alloro. Accompagnato da pollo o carne di maiale, alla fine quel twist in più lo dà una salsa piccante, Mojo Picón, realizzata con peperoni rossi, cumino e aglio.

Ajiaco Criollo

Tra i piatti nazionali di Cuba, l’Ajiaco Criollo è nato proprio nelle zone rurali e racchiude in sé l’identità del popolo cubano e della cultura spagnola, con influenze africane. Nonostante sia una zuppa, quindi un cibo tipico invernale, in realtà è consumata in ogni momento dell’anno, proprio per la sua bontà: parliamo di una minestra con banane, mais, pollo, carne e patate. Ma sono solo alcuni degli ingredienti, perché vengono impiegati anche peperoni, zucca, carote, pomodoro. Non farti ingannare dalla lunga lista di ingredienti: è una vera tentazione.

Picadillo Habanero

Diffuso enormemente in Sud America, il Picadillo Habanero esprime particolarmente la cucina cubana attraverso dei sapori forti: ancora una volta è presente il riso bianco (o le patate al forno, a scelta), accompagnato stavolta dalla carne macinata di manzo e maiale, con peperoni rossi e verdi, cipolle, aglio, pomodoro, l’immancabile peperoncino e quel tocco di lime che fa la differenza.

Sandwich cubano

Infine, non possiamo non suggerirti uno street food cubano da mangiare per le strade de L’Avana durante la visita (magari da provare con un buon Cuba Libre al bar, invece): il sandwich cubano. Come tutti i piatti che abbiamo visto finora, parliamo di un prodotto sostanzioso, pensato per saziare: non a caso, è super farcito con arrosto di lonza, prosciutto cotto e formaggio, a cui si aggiunge della semplice senape e un po’ di cetriolo per un tocco di freschezza.

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Come viaggiare in barca a vela: consigli utili per la prossima vacanza

Le infinite sfumature di blu che si uniscono tra cielo e mare, il profumo di salsedine, l’aria tra i capelli: viaggiare in barca a vela è un’esperienza incantevole che trasporta in un altro mondo, al di fuori della vita frenetica del quotidiano. Siete voi e l’immensità della natura e questo non può che portarvi quel senso di pace interiore che sempre più spesso si fatica ad incontrare.

La vostra prossima vacanza sarà a bordo di una barca? Che stiate per salpare per un week-end alla volta del porticciolo incastonato nella vostra isola dei sogni o per una lunga vacanza alla scoperta delle più recondite e affascinanti insenature del Mediterraneo è importante prepararvi al meglio per vivere un’esperienza indimenticabile a bordo di una barca a vela. Ecco cosa dovresti sapere prima di partire, dall’abbigliamento ideale ai comportamenti più adatti a questo tipo di avventura.

Cosa indossare in barca a vela

Partiamo dall’abbigliamento che dovreste portare con voi in valigia per una vacanza in  barca a vela. La prima regola riguarda le scarpe: esistono calzature apposite per la barca o i mocassini da vela, ma possono bastare anche delle normali scarpe da ginnastica pulite e con suola non liscia e chiara. L’ideale è utilizzarle soltanto a bordo dell’imbarcazione, per poi cambiarle quando si scende a terra. L’importante è evitare di restare a piedi nudi o in infradito, quindi con i piedi scoperti, poiché la superficie esterna della barca ha vari ostacoli e sporgenze che potrebbero causare infortuni e dolori che potrebbero rovinare la vacanza, soprattutto se ci si vuole cimentare insieme allo skipper in alcune manovre.

Il resto dell’abbigliamento è chiaramente da mare: spazio quindi a costume, telo mare, abiti estivi comodi e sportivi, biancheria, ma anche a una giacca anti-vento e felpa o maglioncino, poiché le temperature notturne possono calare anche di molti gradi se ci si trova in mezzo al mare. La distesa d’acqua, poi, ha una superficie riflettente che potenzia gli effetti della rifrazione dei raggi, rendendo fondamentale avere con sé gli occhiali da sole, una buona crema solare e un cappello per proteggervi.

Dimenticatevi trolley e valigie rigide: mettete tutto in una borsa morbida (uno zaino capiente, un borsone da palestra o una sacca) che si adatti agli spazi stretti. Dovrà infatti essere inserita in appositi gavoni (spazi per stivare provviste e borse tipici delle barche, che hanno apertura a pozzetto) o in armadietti dalle misure ridotte.

Barca a vela: consigli per la prossima vacanza in mare

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Dettagli della barca a vela

Ottimizzare gli spazi e la spesa

Come potrete immaginare, gli spazi su una barca a vela sono ristretti, anche se sufficienti. L’importante è ottimizzarli lasciando a casa il superfluo e tenendo in ordine ciò che si utilizza durante la giornata. Anche la spesa con i viveri deve essere fatta pianificando tutto ciò che verrà consumato nei giorni di permanenza a bordo e calcolando le tappe di rifornimento. Verrà stivato tutto nei gavoni che non hanno una capienza infinita perciò la fase di programmazione risulta essenziale perché tutto trovi il suo posto ed evitando gli sprechi.

È un ottimo esercizio per voi stessi: scoprirete che potrete liberarvi dagli agi della vita sulla terraferma, assaporando pienamente l’esperienza della semplicità e dell’arrangiarsi con quel che si ha a disposizione, che sarà il minimo indispensabile.

Vacanza in barca a vela tra amici: divertimento e relax

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Vacanza in barca a vela tra amici

Come usare l’acqua sulla barca a vela

Anche quando si parla di acqua è fondamentale uno spirito collaborativo e un senso di responsabilità nei confronti degli altri, ma anche verso la sostenibilità ambientale.

L’acqua dolce è contenuta in appositi serbatoi posti sotto le cuccette o nei gavoni, ed hanno una capienza limitata, proporzionata alla grandezza dell’imbarcazione. Sarà quindi essenziale misurarsi nell’utilizzarla , soprattutto se si devono affrontare molte ore vi viaggio, e valutare i casi nei quali si può alternativamente utilizzare l’acqua salata filtrata. Ad esempio, per lavare le stoviglie si potrebbe sfruttare l’acqua salata, mentre per lavarsi è indispensabile quella dolce per rimuovere il sale dalla pelle (puntando a fare docce molto brevi per non consumarne troppa).

A proposito di sostenibilità ambientale e buon senso, anche sulla gestione dei rifiuti è bene porre molta attenzione, attuando comportamenti responsabili. Vietato quindi gettare sporcizia in mare. Anche su una barca sarebbe ideale effettuare la raccolta differenziata che andrà poi gettata negli appositi contenitori una volta tornati sulla terraferma.

Prevenire il mal di mare

Anche ai più esperti navigatori è capitato di soffrire di mal di mare. Quindi che tu sia alla tua prima esperienza in barca o che tu abbia già molte ore di viaggio alle spalle, il consiglio è sempre quello di prevenire malesseri che potrebbero tramutare una piacevole vacanza in un’odissea. Affidatevi allora ai braccialetti o ai cerotti antinausea, oppure alle apposite gomme da masticare che limitano i primi sintomi della nausea. Un altro consiglio è quello di non esagerate con il cibo, evitando se possibile quelle pietanze difficili da digerire e che appesantiscono lo stomaco.

Seguite sempre tutte le indicazioni che vi fornisce l’equipaggio e non gettate nulla in mare. Il rispetto dell’ecosistema marino non è oggetto di discussone. Lasciatevi andare al relax ma non fatevi rapire dall’ozio, su una barca a vela ognuno deve dare il proprio contributo, se non c’è nulla da fare fatevi insegnare dallo skipper qualche nodo o i segreti della strambata, vi sentirete dei veri lupi di mare.

Collaborare e vivere l’esperienza con spirito positivo

Collaborare è la parola d’ordine per un viaggio in barca a vela. Coordinarsi con gli altri inquilini e decidere insieme a loro come organizzare tutti gli aspetti del viaggio è importante per vivere serenamente e trascorrere piacevoli momenti in compagnia. Fare la spesa, cucinare, pulire e tenere in ordine gli spazi comuni, diventerà un’impegno che è parte integrante del viaggio. Infine, un’altra cosa molto importante: ascoltate le indicazioni e i suggerimenti dello skipper che vi guiderà con tanti consigli e suggerimenti utili in questa avventura tra i mari.

Vacanza in barca a vela: i consigli utili prima di partire

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Vacanza barca a vela, tra divertimento e relax
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Cosa mangiare in Costa Rica: scopri le migliori ricette

Il cibo in Costa Rica è secondo solo alla bellezza del Paese. La cucina costaricana è molto diversa da quella di altri Paesi latinoamericani, in particolare da quella messicana, famosa per un grande uso di spezie piccanti. Quella del Costa Rica invece è conosciuta in particolare per l’uso di ingredienti freschi, come frutta e verdura, e risulta generalmente delicata e piacevole al palato.

Ingredienti freschi per una tradizione grastronomica davvero piacevole

La frutta esotica cresce spontaneamente nell’ambiente tropicale del Costa Rica, quindi c’è sempre qualcosa che rende il cibo unico e invitante. I pasti tipici del Paese contengono spesso sia riso che fagioli neri, o almeno uno o l’altro. Ecco quindi una lista di alcuni dei piatti più popolari in Costa Rica. Scegliere il migliore è davvero molto difficile perchè ognuna delle ricette che ti presentiamo e che sperimenterai durante un viaggio alla scoperta delle meraviglie di questo Paese, potrà risultare la tua preferita. A te la scelta!

Gallo Pinto – colazione tradizionale costaricana

Il Gallo Pinto è un piatto per la colazione a base di riso e fagioli che ha radici sia nella cultura costaricana che in quella nicaraguense e viene tipicamente chiamato “pinto” dalla gente del posto. Gli ingredienti principali del piatto (riso e fagioli) vengono mescolati insieme e abbinati ad altri ingredienti per dare un po’ di pepe, come peperoni rossi, coriandolo, cipolle e, soprattutto, la Salsa Lizano (talmente popolare che ormai si può acquistare su Amazon). Quando i fagioli e il riso vengono mescolati insieme, si creano delle variazioni di colore che fanno sembrare il riso macchiato. È da questo che il piatto ha preso il suo nome, perché gallo pinto significa “gallo macchiato”.

Casado

Il Casado è probabilmente la ricetta più tradizionale della cucina costaricana. Non si tratta di un piatto unico, ma di una ricetta composta da molti alimenti. In effetti, si potrebbe pensare che il casado sia un matrimonio tra i cibi che vengono serviti insieme, dato che matrimonio è proprio il senso della parola casado. Se si ordina un casado in un ristorante in Costa Rica, ci si può aspettare che venga servito un piatto contenente riso, fagioli, insalata, tortillas, platano maduro fritto e carne (manzo, maiale, pollo o pesce). La posizione all’interno del Paese determinerà quale carne o pesce ricevere o quelli tra cui poter scegliere. Il casado include in genere anche un succo di frutta fresco. Nella maggior parte dei casi i ristoranti hanno anche una bottiglia di salsa Chilero sul tavolo. Si tratta di una delle salse piccanti più popolari in Costa Rica. Anche l’ingrediente della salsa Chilero, che in passato difficile da trovare, ora è disponibile su Amazon.

CASADO COSTA RICA

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Prova il tradizionale Casado del Costa Rica, un matrimonio di sapori

Tamal costaricano avvolto in una foglia di banano

Il tamal costaricano non è paragonabile al tamale messicano. Anche se a prima vista i ripieni possono sembrare uguali, ci sono alcune enormi differenze nella preparazione. In primo luogo, i costaricani hanno l’abitudine di usare l’aglio, ma ci vanno molto, molto piano con le altre spezie. I tamal messicani vantano invece un sapore molto più piccante di quelli costaricani.
L’altra grande differenza sta nell’involucro: i tamal messicani sono avvolti in pula di mais; quelli costaricani sono avvolti in foglie di banano. I tamal possono costituire un pasto a sé stante, ma spesso vengono anche abbinati ai fagioli e serviti a colazione.

Sopa Negra

La Sopa Negra è una zuppa tradizionale molto ricca e appetitosa, sicuramente saziante. Questa zuppa è un’ottima opzione per i vegetariani e alcune ricette soddisfano altre restrizioni dietetiche, come quella senza glutine. Gli ingredienti principali sono fagioli neri, cipolla, peperoni, coriandolo, pomodori, uova sode o alla coque e spezie, oltre alla salsa Tabasco opzionale.

Olla de Carne

Lo stufato di manzo può essere considerato una zuppa? In Costa Rica, sì! La sostanziosa Olla de carne è uno dei piatti preferiti del fine settimana che troverai preparato in molte case del Paese in ogni mese dell’anno. Sebbene lo stufato possa essere paragonato a quelli tradizionali di altri Paesi, c’è, ovviamente, una serie di ingredienti che contribuiscono a renderlo unico nell’aspetto e nel gusto. Come abbiamo già visto, il Costa Rica è una mecca per gli ingredienti freschi, che vengono sfruttati per la ricetta dell’Olla de carne. Questi ingredienti includono manioca, carote, mais, piantaggine e radice di taro. Combinato con altre verdure, questo stufato è ricco di sapori. È probabile che non ci sia spazio per i contorni, ma l’Olla de carne viene spesso servita con riso e fagioli.

Chifrijo

Se sei alla ricerca di un ottimo pasto o di uno spuntino, il Chifrijo è quello che fa per te. Viene servito in occasione di eventi locali e mercati contadini, oltre che nei ristoranti. Il nome è una combinazione dei due ingredienti principali: chicharrones e frijoles.
I chicharrone sono cotenne di maiale fritte, mentre i frijole sono i fagioli (scommetto che non ti sorpreden più vedere i fagioli nella lista degli ingredienti). Il piatto è un incredibile insieme di alimenti che viene servito con tortilla chips fritte, tortillas di mais o pane. Gli ingredienti a strati comprendono i due principali, il riso e i pomodori o il pico de gallo.

Chifrijo Costa Rica

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Il Chifrijo, tutto da provare

Patacones con avocado e salsa di fagioli neri

I patacone sono una delizia fritta. Vengono serviti principalmente come spuntino e consistono essenzialmente nell’appiattire delle banane e friggerle due volte. Vengono rifiniti con un po’ di sale marino e serviti con pico de gallo o purè di fagioli neri  e sono in genere considerati un ottimo antipasto.

Arroz con Leche

Il modo più semplice per descrivere l’Arroz con leche è dire che si tratta di riso mescolato al latte. Ma il sapore è molto più complicato e delizioso di quanto possa sembrare. La ricetta prevede anche l’aggiunta di zucchero, sale, scorza di limone e bastoncini di cannella: è un dolce davvero delizioso.

Flan al caramello

Ancora un dessert: il Flan è un dolce che mescola latte, vaniglia, zucchero e uova, ottenendo una deliziosa crema! Pur essendo cotto in una padella rivestita di caramello, viene raffreddato prima di essere servito. Si ritiene comunemente che provenga dai Romani e che la ricetta di oggi sia una variante dell’originale, che prevedeva l’uso del miele al posto dello zucchero.

Flan al caramello

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Per chiudere un pasto in dolcezza, ordina un Flan al caramello

Spero che questo ti aiuti a scegliere cosa ordinare durante un viaggio in Costa Rica e che tu possa provare ognuno di questi piatti almeno una volta nella vita. Qualunque sia la tua scelta, non te ne pentirai sicuramente!

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I piatti tipici di Boa Vista: cosa mangiare in vacanza a Capo Verde

Se ami le vacanze enogastronomiche devi sapere che la cucina tradizionale di Capo Verde ti farà esclamare “wow”: un mix equilibrato di sapori e influenze cosmopolite che uniscono elementi portoghesi, brasiliani e tocchi africani. A favorire questo equilibrio ci pensa la posizione: l’arcipelago si trova nell’Oceano Atlantico ed è conosciuto per i tantissimi piatti ma ricchi di gusto che raccontano al 100% quella che è l’anima del popolo. Il pesce fresco, i frutti di mare, il mais e i legumi sono gli ingredienti protagonisti di molte ricette, che spesso variano da isola a isola, aggiungendo un tocco locale a ogni pietanza. Se visiti Capo Verde non puoi non esplorare i sapori local attraverso i piatti tipici di Boa Vista: ecco i migliori che non puoi farti sfuggire.

Cachupa

Se c’è un piatto che rappresenta l’anima di Boa Vista, quello è sicuramente la cachupa. Considerata il piatto nazionale, è un ricco stufato di mais, fagioli e carne o pesce, preparato attraverso una cottura lenta di alcune ore che dà modo ai sapori di amalgamarsi in un abbraccio perfetto. A Boa Vista, potrai assaggiarla in diverse varianti, a seconda degli ingredienti disponibili e della creatività del cuoco.

La cachupa rica è la versione più sostanziosa, a cui vengono aggiunte carne di maiale, salsiccia e in alcuni casi pesce, mentre la cachupa pobre è più semplice, composta principalmente da mais e fagioli. Ciò che rende la così speciale è la sua versatilità: c’è chi la mangia a colazione, pranzo o cena. Non è raro vedere local iniziare la giornata con una cachupa refogada, una versione ripassata in padella con uova fritte, un modo delizioso per sfruttare gli avanzi del giorno prima.

Lagosta suada

Ami i piatti di pesce? Non farti sfuggire l’occasione di assaggiare la lagosta suada. Si tratta di un’aragosta cucinata molto lentamente in un sugo ricco di verdure. Pomodoro, cipolle e un pizzico di vino bianco creano un sugo intenso e denso dovuto alla lunga cottura; una volta assaggiato ti renderai conto di non aver mai mangiato un’aragosta così tenera e allo stesso tempo gustosa. Succulenta e davvero godereccia, te la consiglio per una cena in riva al mare.

Pastéis de Milho

Non può mancare lo street food e ti suggerisco assolutamente di provare i pastéis de Milho: si tratta di una vera istituzione da queste parti e viene spesso utilizzato come snack spezza fame o spuntino. Si tratta di fagottini di farina di mais, fritti fino a diventare dorati e croccanti; al loro interno è custodita una gustosa farcitura che varia leggermente dal quartiere e dalla tradizione familiare. Molte volte è di tonno e verdure ma c’è chi lo prepara di carne di maiale in versione super spicy. Te li consiglio rigorosamente da passeggio mentre scopri le stradine più caratteristiche di Boa Vista alla ricerca degli scorci più autentici o prima di raggiungere la spiaggia.

Xerém

Un’altra leccornia da non perdere è un piatto che trova le sue radici nella vita contadina di Boa Vista a Capo Verde: si chiama xerém e da molti local è considerato un autentico comfort food. Un piatto ricco e davvero sostanzioso che sprigiona la tradizione del luogo. Potremmo paragonarla ad una polenta di farina di mais cotta molto lentamente con brodo e acqua. Ad arricchirne il gusto le tradizioni familiari che cambiano ma in linea di massima si trovano salsiccia, pancetta o pesce.