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Quanto costa andare alle terme in Italia?

Andare alle terme in Italia è un’esperienza che combina aspetti importanti come relax, benessere e, in moltissimi casi, anche la bellezza naturale e culturale del territorio. Ma quanto costa realmente una giornata alle terme? Non c’è una risposta precisa, in quanto l’importo può variare a seconda di diversi fattori, che influenzano, quindi, il prezzo finale. Ecco una lista di quelli che sono gli elementi che determinano il costo di una giornata alle terme in Italia, così da capire come ottimizzare l’esperienza in base al budget.

Tipologia di stabilimento termale

Uno dei fattori che incide maggiormente sul costo finale di una giornata alle terme è sicuramente il tipo di struttura scelto. In Italia, come anche nel resto del mondo, sono presenti stabilimenti di lusso con servizi esclusivi oppure centri termali più semplici, che offrono servizi differenti, ma comunque efficaci.

Ad esempio, stabilimenti come nei pressi delle terme di Saturnia o nei diversi centri termali di Bormio, che offrono un’esperienza premium ed il cui costo può andare dai 50 ai 100 euro e oltre per una giornata di accesso. Questi centri includo nel prezzo di ingresso piscine termali, saune, bagni turchi, hammam ed una vasta gamma di trattamenti benessere tra cui scegliere, alcuni dei quali da pagare separatamente.

Ci sono anche le terme più economiche. Si tratta di strutture meno prestigiose e con offerte sicuramente più semplici. L’ingresso a questi stabilimenti può variare dai 20 ai 40 euro, ma nonostante ciò, è garantito l’ingresso alle piscine termali, spesso anche a saune e bagni turchi, ma con servizi e strutture sicuramente più limitate.

Infine, in alcune zone d’Italia sono molto famose le terme libere. Si tratta di luoghi come le splendide terme di Saturnia oppure delle terme di San Filippo, entrambe situate in Toscana, e che sono sorgenti termali naturali completamente gratuite. Queste rappresentano sicuramente l’opzione più economica, ma allo stesso tempo necessitano di un po’ di adattamento, in quanto non sono presenti strutture ricettive ed organizzative.

Servizi inclusi nel prezzo d’ingresso

Il secondo elemento che incide sul costo di una giornata alle teme è quello dei servizi inclusi nel biglietto d’ingresso. In molti casi, soprattutto negli stabilimenti termali di un livello superiore, oltre all’accesso alle piscine termali, l’ingresso comprende una serie di servizi. Come già accennato in precedenza in questi centri è possibile accedere a saune e bagni turchi, ma anche grotte di sale, docce con cromoterapia ed aromaterapia e vari percorsi benessere.

In alcuni stabilimenti è possibile anche godere di un trattamento che può essere incluso nel prezzo del biglietto, come ad esempio un breve massaggio rilassante o, in alternativa, una seduta di fangoterapia. Sicuramente un buon modo per vivere l’esperienza di una giornata alle terme nella maniera più completa, senza dover affrontare un ulteriore spesa extra.

Scelta dei trattamenti aggiuntivi

Uno degli aspetti che incide maggiormente sul costo finale di una giornata alle terme è anche la scelta di trattamenti aggiuntivi. I centri termali offrono una vasta gamma di trattamenti di bellezza e benessere. Tra i trattamenti extra più comuni ci sono:

  • Massaggi: i prezzi per un massaggio, generalmente, cambiano a seconda della durata e della tipologia, con un costo che va dai 50 ai 120 euro. Possono essere massaggi rilassanti, che possono durare anche solo 30 minuti e possono avere un costo che si aggira intorno ai 60 euro, oppure si può scegliere di godere di trattamenti più complessi, come, ad esempio, massaggi drenanti o ayurvedici, che possono arrivare anche a 120 euro per un’ora. C’è da sottolineare anche il fatto che il prezzo varia in base alle strutture presso le quali si decide di passare l’esperienza termale.
  • Fangoterapia: molti stabilimenti termali italiani sono famosi per la fangoterapia. Questo trattamento, che ha benefici sulla pelle e sul sistema muscolare, ha il costo che si aggira fra i 40 ed i 60 euro, ma può essere incluso all’interno di pacchetti benessere spesso offerti dalle strutture, che combinano più trattamenti.
  • Trattamenti estetici: fra i servizi extra è possibile anche scegliere di beneficiare di alcuni trattamenti estetici. Fra i più famosi e frequenti si trovano sicuramente le maschere facciali o per capelli, peeling e scrub corpo. In genere si tratta di trattamenti svolti da professionisti del settore e con prodotti generalmente naturali e di alta qualità. Motivo per cui, scegliere alcuni di questi servizi, potrebbe far aumentare il prezzo di una giornata alle terme dai 30 ai 100 euro, a seconda del tipo di trattamento scelto, della durata e, come espresso in precedenza, anche della struttura.
Un uomo riceve un massaggio alla schiena alle terme, sdraiato su un lettino

Fonte: iStock

Uno dei trattamenti più diffusi alle terme: massaggio rilassante

Periodo dell’anno e posizione geografica

Possono sembrare due elementi quasi scontati, ma in realtà sono fattori da valutare attentamente, soprattutto per tutti coloro che vogliono passare una giornata alle terme, ma rispettando un determinato budget. Per quanto riguarda il periodo dell’anno, c’è da considerare il fatto che spesso, se si sceglie di visitare gli stabilimenti balneari in stagioni come autunno e primavera, escludendo le festività, molte delle strutture italiane offrono tariffe scontate e/o pacchetti promozionali per incentivare le visite. Al contrario, durante l’alta stagione, quindi estate o in concomitanza con eventi festivi particolari, i prezzi possono essere maggiorati anche del 20/30%.

Per chi decide di passare una giornata alle terme, ad incidere sul prezzo c’è da tenere in considerazione anche la posizione geografica degli stabilimenti. Infatti, per raggiungere alcune delle località più famose, la maggior parte presenti in Toscana e Trentino-Alto Adige, potrebbero avere prezzi più elevati rispetto ad alcune zone d’Italia meno frequentate. Oltre al fatto che, se vicine a città d’arte e mete turistiche, le strutture potrebbero sfruttare la propria posizione per offrire pacchetti benessere di lusso.

In relazione sempre alla posizione geografica, in aggiunta, vanno aggiunti anche i costi relativi a trasporto e soggiorno. Alcune località termali, come quelle in zone montane, richiedono anche il pernottamento, in quanto una giornata potrebbe non essere sufficiente. Molti hotel termali, infatti, offrono pacchetti che comprendono sia l’ingresso alle terme che la stanza d’albergo, e ciò permette di risparmiare, in alcuni casi, su costi del soggiorno e dei trattamenti.

Piscina termale con acqua calda all'aperto immersa in un paesaggio innevato, con vapore che proviene dall'acqua

Fonte: iStock

Piscina termale all’aperto in pieno inverno

Durata del soggiorno

Infine, un ultimo elemento che va ad incidere sul costo di una giornata alle terme, è quello della durata del soggiorno. In genere, l’ingresso giornaliero dura dalle quattro alle otto ore al giorno, ma esiste la possibilità anche di acquistare ingressi serali o per mezza giornata, che permettono di risparmiare. Ad esempio, un ingresso serale può costare anche circa il 30% in meno rispetto al prezzo di una giornata intera, offrendo comunque la possibilità di rilassarsi dopo una giornata lavorativa o passata ad esplorare i dintorni delle località termali.

Quindi, il costo di una giornata alle terme in Italia può variare in base ad una serie di fattori, ed il prezzo finale è tra i 30 ed i 150 euro. Con un’attenta pianificazione e la scelta di offerte speciali o periodi di bassa stagione, sarà possibile vivere un’esperienza termale di alta qualità senza spendere una fortuna.

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Cercatori d’oro: ecco i luoghi italiani in cui è possibile trovarlo in natura

Come cercatori d’oro del passato, per vivere un’avventura incredibile, divertente e che permette di scoprire alcune zone di Italia. Perché sì, anche il nostro Paese ha luoghi in cui ancora oggi si possono trovare piccole quantità di metallo prezioso, da scovare con tanto impegno e dedizione, proprio come si faceva nel passato.

L’immagine che ci salta subito alla mente è quella della mitica corsa all’oro, un fenomeno che ha preso il via nel XIX secolo e che è avvenuto soprattutto negli Stati Uniti , in luoghi come la California, il Nevada, il Colorado, alcune aree del Montana, ma anche il Klondike e l’Alaska, ma non solo perché si è esteso in altri paesi del mondo come Russia e Australia.

E che ha coinvolto anche l’Italia dove, ancora oggi, è possibile provare l’esperienz,a ovviamente seguendo i regolamenti locali che, come riporta Money, sono emanati dalle Regioni: secondo il sito ve ne sono in Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.

Quindi approfondite le regole prima di partire alla volta di una delle zone in cui, con un pizzico di fortuna e tanto impegno fatto di lavoro manuale, potrete trovare un piccolo tesoro.

Piemonte, cercare l’oro lungo i fiumi

Tra le regioni dove si possono cercare piccole pagliuzze d’oro lungo i fiumi, vi è il Piemonte: qui – chi è affascinato da questa pratica – può mettersi al lavoro e provare a trovare piccoli frammenti di metallo prezioso.

Non è solo necessario sapere dove andare, ma anche quando farlo: quindi l’ideale è fare un tentativo dopo un periodo di piogge, per provare a essere fortunati. Il vantaggio, comunque, è sempre quello di esplorare luoghi nuovi, conoscerli più a fondo e staccare dal mondo esterno per rifugiarsi qualche ora nel mezzo della natura.

Tra le mete predilette vi è il torrente Elvo, che scorre tra le province  di Biella e Vercelli, e che è una delle mete più amate dai cercatori d’oro. Ma ve ne sono anche altri: da tenere sotto controllo ci sono il Dora Baltea, ma anche il Chiusella e il Ticino, che pare essere ricco di piccole pagliuzze. Ci vuole un occhio attento, tanta pazienza, allenamento e un po’ di fortuna per trovare tra sabbia e pietre un frammento prezioso e portarsi a casa qualche tesoretto.

Tra i corsi d’acqua da segnare se si vuole tentare la sorte ci sono i torrenti Viona e Ribes, l’Orco, il Chiusella e la Bressa. Da non dimenticare poi, nella zona poco prima di Biella, il Cervo dove si possono scovare piccoli tesori.

Un tratto della Dora Baltea: fiume lungo il quale si può trovare l'oro

Fonte: iStock

L’oro si può trovare lungo la Dora Baltea

Cercatori d’oro in Lombardia

Ci spostiamo in Lombardia, con lo stesso spirito di avventura e divertimento, animanti dalla voglia di scoprire, da tanta passione e pazienza. Anche in questa regione si può essere fortunati e trovare qualche scaglia o pagliuzza del prezioso metallo. Per tentare la sorte bisogna dirigersi verso la zona in cui scorre il Ticino che si dice sia scrigno di piccoli tesori.

Da non sottovalutare il fiume Po, dove si potrebbe trovare qualche scaglia d’oro, ma da non perdere il Lambo e Olona e alcuni corsi d’acqua che si trovano nella zona di Varese.

Occhi puntati – quindi – sui greti di fiumi e torrenti per vedere se l’impegno sarà ripagato e se la buona sorte sarà dalla vostra parte.

Il Ticino è tra le mete dei cercatori d'oro

Fonte: iStock

Ticino, una delle mete di chi cerca l’oro

Le altre regioni

Fermo restando che in molti corsi d’acqua, che scorrono nel territorio del nord Italia, è possibile scovare tesori preziosi, ci sono però alcune zone che nel tempo gli appassionati di questa pratica hanno segnalato.

Ad esempio, sul quotidiano Il Gazzettino si leggono alcuni nomi di luoghi adatti per chi si vuole mettere alla prova. In Veneto ci si deve dirigere verso la valle del Mis oppure lungo il fiume Brenta. In Valle d’Aosta sono stati segnalati il torrente Marmore, la già citata Dora Baltea, oppure il Lys. In Trentino – anche se pare non essere una zona particolarmente ricca – c’è comunque chi fa dei tentativi sui greti di Fersina e Avisio. Le speranze di trovare qualcosa sono poche, ma resta comunque il fascino di aver sperimentato una pratica antica.

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Ecco perché in albergo ti chiedono la carta di credito prima di soggiornare

È arrivato il momento di prenotare il prossimo soggiorno in hotel, oppure siete appena giunti nella reception della struttura ricettiva per il check-in e puntualmente vi viene richiesto di presentare la carta di credito. È una prassi ormai consolidata, quella di consegnare i dati della propria carta di credito, ma perché si fa? E come funziona?

Carta di credito per il check-in o durante la prenotazione: a cosa serve

Sono molti coloro che si chiedono perché al momento della prenotazione di un hotel o durante la fase di check-in venga spesso richiesto di presentare la propria carta di credito. Non c’è nulla di cui preoccuparsi: questa è una pratica sempre più utilizzata da parte delle strutture ricettive in tutto il mondo come forma di tutela in caso di mancato pagamento.

Si tratta quindi di una garanzia per la prenotazione, una sorta di “cauzione” utile sia per controllare la veridicità della carta e il pagamento del soggiorno, sia per saldare eventuali costi di mancata presentazione al check-in. Non solo, con l’autorizzazione della carta di credito, l’hotel può garantirsi anche la copertura delle spese extra (come, ad esempio, ciò che viene consumato dal mini-bar in camera) e i costi di eventuali danni arrecati dall’ospite.

Come funziona l’autorizzazione su carta di credito

Le modalità di funzionamento della pre-autorizzazione su carta di credito per un soggiorno in hotel variano in base alle condizioni dettate dalla struttura ricettiva. Nella maggior parte dei casi, i dati della carta vengono richiesti in fase di prenotazione online del soggiorno. Le informazioni richieste sono: numero di carta di credito, cognome e nome del titolare della carta (che deve essere uguale a quello del cliente), data di scadenza, indirizzo, numero di telefono e indirizzo mail.

Contrariamente a quanto si possa pensare, il costo del soggiorno non viene immediatamente addebitato al cliente, ma soltanto pre-autorizzato. In altre parole, un determinato importo (corrispondente al totale del soggiorno oppure a una quota di esso in base alle condizioni) viene “bloccato” sulla carta in modo da garantirne all’albergatore la disponibilità e ciò avviene solitamente 2/3 settimane prima dell’arrivo. Si tratta quindi di un blocco temporaneo e non di un addebito, poiché non viene contabilizzato e quindi non genera un movimento bancario. Tale autorizzazione viene rilasciata dalla banca dell’ospite o dal gestore del circuito di carte di credito.

Una volta giunti alla reception dell’hotel per effettuare il check-in, l’albergatore richiederà la carta di credito utilizzata per la prenotazione. Se si sceglie di pagare con la carta di credito, l’importo verrà addebitato durante la permanenza in hotel o al termine della stessa. Diversamente, se si sceglie di saldare con metodi di pagamento differenti dalla carta, in fase di check-out si verifica il “release”: una volta pagata la somma totale, i soldi della carta di credito vengono “sbloccati” e tornano ad essere disponibili sul conto. Tale operazione di storno può avere tempistiche differenti se ci si trova in Italia o all’estero e in base all’istituto, passando da poche ore fino ad un massimo di 21 giorni (che è la durata massima di validità di una pre-autorizzazione su carta di credito) per vedere la somma nuovamente disponibile e utilizzabile.

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Perché è meglio non avere indicato SSSS sulla carta d’imbarco

Siete in partenza per gli USA e avete notato la sigla SSSS sulla vostra carta d’imbarco? In questo caso potreste incontrare qualche disguido prima di prendere l’aereo, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. Si tratta della Secondary Security Screening Selection, ovvero una “selezione per un controllo di sicurezza secondario”. Sebbene sia una procedura mirata a garantire a tutti i viaggiatori elevati standard di sicurezza, potrebbe rischiare di farvi perdere il volo. Per questo è sempre consigliato recarsi in aeroporto con largo anticipo, soprattutto per i voli intercontinentali per gli Stati Uniti.

Ma cosa comporta nello specifico la sigla SSSS? E come comportarsi nel caso in cui compaia sulla nostra carta d’imbarco?

Cos’è la scritta SSSS sulla carta d’imbarco

Se sulla vostra carta d’imbarco compare la scritta SSSS, allora verrete sottoposti a ulteriori controlli, oltre a quelli standard, mentre sarete in aeroporto. La Secondary Security Screening Selection, sebbene fastidiosa, è volta a garantire la sicurezza di tutti i viaggiatori e comporta una selezione casuale dei passeggeri da controllare da parte delle compagnie aeree.

Sembrerebbe che alcuni criteri siano più incisivi di altri nel determinare quali saranno i candidati per i controlli, come il pagamento non tracciato (quindi in contanti), la prenotazione last minute (da pochi giorni prima del volo fino al giorno stesso), oppure l’acquisto di un biglietto di sola andata. Ad ogni modo, siccome si tratta di un processo casuale e non si conoscono tutti i criteri adottati dalle varie aerolinee, non è escluso che possiate trovare questa sigla sulla vostra carta d’imbarco anche se non rientrate nelle categorie “a rischio” citate.

Ma cosa vuol dire, nel concreto, trovare questa sigla sul biglietto del volo? Significa che non potrete imbarcare senza prima essere stati sottoposti a una serie di controlli e a un’intervista approfondita. Il tutto può richiedere anche molto tempo, dai 15 ai 45 minuti circa.

Cosa si deve fare e come comportarsi

Lo screening approfondito richiesto dalla SSSS è articolato in una serie di controlli a cui i passeggeri vengono sottoposti nel caso in cui si venga scelti dalla compagnia. Innanzitutto, si viene separati dai propri compagni di viaggio ai controlli di sicurezza, dove il bagaglio a mano e gli oggetti personali vengono scrupolosamente controllati, in maniera molto più minuziosa rispetto al normale. Anche il bagaglio eventualmente imbarcato verrà controllato.

Inoltre, si verrà sottoposti a un’intervista approfondita in cui verrà chiesto di spiegare le proprie intenzioni di viaggio, cosa si intende fare una volta giunti a destinazione, se si hanno amici lì o se il viaggio ha secondi fini. Avrà luogo anche una verifica più accurata sulla propria identità, con il controllo dei documenti di viaggio, e si dovrà rispondere a domande che riguardano la professione e altri aspetti riferiti alla parentela.

In tale fase possono essere controllati i dispositivi personali, come telefoni e computer, e può essere richiesto addirittura di mostrare i propri profili social. È essenziale mantenere la calma ed essere quanto più sinceri e collaborativi possibile, in modo da non allungare i tempi di controllo rischiando di perdere il proprio volo.

Al termine di questa accurata ispezione, ci si dovrà recare al gate dove si riceverà una nuova carta d’imbarco che non porterà più la scritta SSSS. Da quel momento si è liberi e il viaggio in aereo negli USA potrà iniziare in tutta serenità.

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America Centrale Consigli Cuba itinerari culturali tradizioni Viaggi

Cosa conviene comprare a Cuba

Le musiche suadenti riecheggiano tra le vie dei centri abitati e tutto ha un colore vivo e vibrante. Cuba è un mix di tradizioni, storia, incroci culturali e stili di vita semplici e umili che non smettono mai di attrarre numerosi viaggiatori da tutto il mondo.

L’anima autentica di Cuba e dei suoi abitanti si percepisce in ogni angolo e in tutto ciò che fa parte delle sue antiche tradizioni: sigari, tabacco e rum sono ormai tra i simboli più celebri dell’isola più grande dei Caraibi e anche l’immancabile souvenir da portare a casa. Ma esistono anche altri oggetti che racchiudono in sé la storia e l’anima di quest’isola al largo degli Stati Uniti, pensieri non banali per portare con voi il ricordo perfetto dopo esservi immersi nelle vibranti atmosfere cubane. Vediamoli tutti.

I souvenir classici di Cuba: sigari e rum

Chi non ha mai associato l’immagine di Cuba a quella di sigari e rum? Sono il grande classico da portare in Italia ad amici e parenti dopo essere stati ai Caraibi. Ed effettivamente l’identità dell’isola è strettamente legata a questi prodotti. La lunga tradizione dedita alla lavorazione del tabacco ha fatto nascere vere e proprie icone. I sigari sono di moltissime varietà e marche: tra i più celebri troviamo i Cohiba, i più pregiati e costosi chiamati anche “cigarros de Fidel” poiché sono quelli che Fidel Castro fumava nelle storiche fotografie ufficiali, i Montecristo, i Partagás e i sigari Romeo y Julieta (con il miglior rapporto qualità/prezzo).

Per acquistarli, anche se moltissimi negozi li vendono con il rischio però di ricevere prodotti “surrogati” e non autentici, l’ideale è dirigersi direttamente verso le fabbriche di produzione, nelle quali si possono effettuare visite che spiegano l’intero ciclo di produzione di questi prodotti composti da foglie di tabacco. Tra le  tante realtà, a Santiago si trova la Fábrica del Tabaco, mentre la provincia di Pinar del Rio è quella che ospita il maggior polo di coltivazione e di trasformazione artigianale. A L’avana, invece, è consigliato il Mercado Artesanal, che offre una grandissima varietà di sigari, e la Fabbrica di Tabacco Partagás.

Il rum cubano è un altro simbolo indiscusso di quest’isola dall’anima vivace, prodotto fin dal XVII secolo. Anche qui le varietà sono moltissime, dalle più secche e forti a quelle più morbide e dolci. I marchi più famosi? Ron Varadero, Havana Club, Santiago de Cuba, Ron Legendario e Ron Bucanero. Li potrete trovare sia nei negozi di liquori dislocati in aeroporti, hotel e zone turistiche, sia in supermercati e negozi di souvenir.

Una cosa importante a cui prestare attenzione sono i limiti di trasporto imposti per tabacchi e alcolici. A tal proposito è utile, prima di acquistare tali prodotti, informarsi sulle restrizioni doganali attualmente in vigore sul sito ufficiale ViaggiareSicuri o sui siti turistici ufficiali cubani.

Realizzazione di sigari cubani a L'Avana

Fonte: iStock

Realizzazione dei tradizionali sigari cubani

Gli acquisti più originali da fare a Cuba

Oltre ai sigari e alle bottiglie di rum, Cuba è anche un’isola ricca di tradizioni legate all’artigianato locale. Dai materiali più semplici, come argilla, legno, semi, pelli e conchiglie, nascono creazioni che in molti casi possono essere definite opere d’arte.

Se avete pensato di acquistare dei sigari, perché non abbinarli a una custodia in pelle creata a mano? Tra le più famose e di ottima qualità ci sono quelle con la marca Cohiba, vendute per esempio al al Mercado San José a L’Avana. La pelle viene utilizzata abilmente dagli artigiani per realizzare molti altri prodotti, come cinture, borse e portafogli.

Passando all’argilla, sono moltissimi i prodotti realizzati con questo materiale, dai piatti ai vasi, dalle maschere alle auto d’epoca in miniatura. Un altro simbolo di Cuba che potreste portare a casa con voi sono i cappelli in paglia, acquistabili in moltissimi mercatini e botteghe presenti in tutta l’isola.

Botteghe e negozi di Cuba che vendono i tradizionali cappelli in paglia

Fonte: iStock

Tradizionali botteghe cubane

Abbiamo detto anche che in quest’isola dei Caraibi la musica non manca mai. Allora uno degli strumenti tradizionali utilizzati dai cubani sarà il regalo perfetto per gli appassionati del genere. Alcune idee? Tamburi, chitarre e tres cubani, per portare sempre con voi una parte di quel ritmo cubano ascoltato tra le strade e i palazzi dell’Avana.

Anche dai semi gli artigiani locali ricavano splendidi gioielli, ad esempio collane di autentica bellezza arricchite da perle d’acqua dolce locali, conchiglie e legno. Anche queste creazioni sono acquistabili in moltissimi negozi dislocati in tutta l’isola.

E per coloro che vogliono puntare ai souvenir più ricercati, ecco allora l’idea di un profumo. A L’Avana si trovano diverse profumerie rinomate in cui acquistare fragranze e oli essenziali dalle note esotiche, come il gelsomino, i fiori d’arancio, il tabacco e il fiore nazionale mariposa. Nel negozio di Calle Mercaderes n.156, a L’Avana, è possibile creare la propria essenza mixando gli elementi.

E per portare un pensiero ai più piccoli o agli adulti a cui piace giocare in compagnia? Troverete in molti negozi di artigianato anche il domino in legno, con le sue tesserine intagliate e decorate a mano. Un passatempo molto amato dai cubani che potrete portare con voi per momenti di svago ricordando sempre il tempo passato tra le bellezze cubane.

Dove fare i migliori acquisti a Cuba

Dalle numerose botteghe di artigianato locale ai negozi dei centri commerciali, Cuba offre una grande varietà di attività che vendono prodotti di ogni genere. Non è quindi difficile trovare il souvenir perfetto da portare a casa come ricordo indelebile di un viaggio in queste terre. Nella capitale si trova il centro commerciale Galerías de Paseo, nel quale trovare prodotti a prezzi relativamente bassi.

Ci sono poi alcune zone della città in cui si concentrano i negozi e le botteghe in cui trovare tanti prodotti interessanti. Tra queste troviamo la pedonale via Obispo, ricca di bancarelle locali con oggetti fatti a mano, Plaza Carlos III, in cui spiccano i colorati vestiti cubani, il Mercado de Artesanías di San José, dove si trova qualsiasi tipo di souvenir artigianale e da cui si gode di una vista incredibile sulla baia della città, oppure la Feria de Artesanías de La Habana.

Negozi e palazzi colorati a L'Avana, Cuba

Fonte: iStock

Strada con negozi a L’Avana, Cuba
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Sabbie mobili, ecco dove trovarle

In molti conosceranno le sabbie mobili per via dei film di Indiana Jones o le avranno viste in altre pellicole di avventura, eppure queste non sono affatto un fenomeno della fantascienza, bensì un vero e proprio pericolo della natura. Le sabbie mobili, dunque, esistono: ecco in quali parti e luoghi del mondo trovarle – e starne alla larga.

Cosa sono le sabbie mobili

Le sabbie mobili sono composte da un miscuglio di sabbia, argilla e acqua, dolce o salata. I terreni favorevoli alla creazione delle sabbie mobili, infatti, non a caso sono proprio quelli degli estuari dei fiumi o le paludi.

Le sabbie mobili possono essere un vero e proprio pericolo, nonché rivelarsi fatali per il malcapitato che vi cade dentro, quindi tenersi alla larga da zone ad alto rischio è essenziale. L’insidia maggiore per chi dovesse cadere in delle sabbie mobili, al contrario di ciò che si pensa nell’immaginario comune, non è quella di venire risucchiati dal fango, quanto piuttosto di non riuscire a venirne fuori. Infatti, la pressione esercitata da un peso, come quello di una persona o di un animale, rende difficile o impossibile il movimento all’interno della miscela tipica delle sabbie mobili. Chi vi cade dentro, dunque, è praticamente immobilizzato. La chiave per cercare di uscire fuori dalle sabbie mobili, in altri termini, non è muoversi rapidamente poiché si peggiorerebbero le proprie condizioni, ma piuttosto cercare di aumentare la propria superficie di appoggio (allargando braccia e gambe, ad esempio) e provare a muoversi lentamente verso una zona più solida.

Sabbie mobili, Yellowstone

Fonte: iStock

Le sabbie mobili nel Parco Nazionale di Yellowstone

Dove si trovano le sabbie mobili

Conoscere dove si trovano nel mondo le sabbie mobili è importante non solo per aumentare il proprio bagaglio culturale, ma perché alcune di queste si trovano persino in luoghi famosi e molto turistici.

Casi noti di sabbie mobili, ad esempio, sono sull’isola olandese di Texel oppure nei dintorni della cittadina di Frederikshavn in Danimarca. In Inghilterra, inoltre, ce ne sono alle foci dei fiumi, mentre sulle spiagge lungo la costa settentrionale della Francia ce ne sono di famosissime: quelle del Mont St. Michel. La baia su cui sorge l’isolotto è infatti soggetta al fenomeno delle sabbie mobili.

Ma le sabbie mobili ci sono anche nel parco delle Everglades, in Florida, Stati Uniti. Se non venite divorati da un alligatore o punti da un insetto letale, insomma, qui potete finire inghiottiti dalle sabbie mobili. Ma il posto vale assolutamente il rischio.

Il Delta del Mekong, in Vietnam, è altrettanto noto per le sue vaste distese fangose e i sedimenti fluviali. Qui, è comune trovare aree di sabbie mobili lungo le sponde dei fiumi e nelle zone paludose. Sebbene il Sahara sia noto per le sue dune di sabbia secca, alcune aree, in particolare vicino alle oasi, possono presentare sabbie mobili dovute all’acqua sotterranea che emerge in superficie. Fare attenzione e affidarsi alle guide è d’obbligo.

Il Parco Nazionale di Yellowstone è famoso per i suoi spettacolari e imponenti geyser e le splendide sue sorgenti termali naturali, ma sono proprio le aree intorno alle sorgenti calde quelle che possono nascondere l’insidia delle sabbie mobili, qui create dalla combinazione di terreno sabbioso e acqua termale.

L’Islanda, la spettacolare terra selvaggia del Nord Europa, è un paese di vulcani e ghiacciai, ma attenzione perché in mezzo a queste meraviglie di Madre Natura, nella terra del ghiaccio e del fuoco si nascondono anche le sabbie mobili che qui si possono formare proprio vicino ai fiumi glaciali e alle coste. La miscela di sabbia vulcanica e acqua può infatti creare queste trappola naturali senza molta difficoltà.

In Italia, le spiagge di barene presenti nelle lagune o nelle zone umide costiere, come quelle di Venezia, sono note per essere zone a rischio di sabbie mobili, specialmente durante l’alta marea. Non è difficile imbattersi in sabbie mobili neppure in alcune zone dello Stivale.

Le vaste pianure alluvionali del Rio delle Amazzoni, nel cuore più verde del Brasile, con i loro terreni fangosi e le continue inondazioni, sono un luogo perfetto per la formazione di sabbie mobili. Le zone umide tropicali abbondano di questo fenomeno, ecco perché sono spesso il set ideale per i film di avventurieri.

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Visto turistico per l’India, cosa sapere e qual è la durata

Se c’è una terra di straordinaria bellezza, dove immergersi in una cultura diversa ma arricchente dalla nostra, quella è l’India, dove i paesaggi che si susseguono ci lasciano senza parole. Una meta che non si può non visitare almeno una volta nella vita, per assaggiare lo street food nelle sue vie, per entrare a contatto con gli usi e i costumi del Paese, per scoprire monumenti sacri, o magari perdendosi per le strade delle sue metropoli caotiche, ma uniche. La domanda, però, è: come entrare in India? Quali sono le regole del visto turistico per l’India? Costi, durata, informazioni: ti diciamo tutto quello che c’è da sapere per preparare il bagaglio per il tuo prossimo viaggio!

Visto in India, i documenti per entrare nel Paese

Prima di scegliere i look e imparare le parole utili per il viaggio in India, è indispensabile essere in regola per entrare nel Paese. Sono due i documenti fondamentali da avere con sé, ovvero il passaporto e il visto per l’India. Naturalmente, parliamo pur sempre di un territorio vasto: se abbiamo organizzato la vacanza da soli e non con un’agenzia specializzata, è bene informarci prima di partire. La prima cosa da sapere è che ottenere il visto turistico per l’India non è complicato, ma naturalmente c’è un iter da rispettare. Soprattutto, lo diciamo per i tempi: la logica ci impone il buonsenso di non arrivare all’ultimo, perché c’è il rischio concreto di perderci il viaggio.

Visto turistico India 30 giorni

Per quanto riguarda il soggiorno, l’India consente ai cittadini italiani la possibilità di richiedere il visto in formato elettronico: quello che dura 30 giorni dal momento dell’ingresso nel Paese, oppure con due ingressi in India che però devono avvenire sempre nell’arco temporale di 30 giorni. Ed è possibile avviare la procedura online. Con questo visto, puoi viaggiare in India con un tour operator, oppure in modo del tutto indipendente, magari per visitare un amico o un parente. Non solo turismo, infatti: è persino possibile seguire un corso di yoga, molto in voga in India. O fare una crociera per le coste dell’India, ma devono essere previsti fino a un massimo di due scali.

L’avventura inizia: lasciati conquistare da palazzi dei Maharaja, ma ricorda di effettuare la domanda per il visto per l’India online, mediante il sito ufficiale del Governo Indiano (puoi raggiungerlo attraverso il sito dell’ambasciata indiana in Italia) oppure l’alternativa è richiederlo presso un’agenzia specializzata in visti. Naturalmente, hai bisogno di alcuni documenti e dati personali per compilare il modulo eVisa per l’India.

Quali sono i documenti per ottenere il visto turistico per l’India?

Come accade sempre, prima di ottenere il visto d’ingresso per l’India, devi presentare il modulo riempiendolo con tutti i dati necessari. E non solo.

  • Passaporto: deve essere valido per almeno 6 mesi dalla data di arrivo in India. Deve avere almeno due pagine bianche disponibili per i timbri di ingresso e uscita;
  • Fototessera: una fotografia recente (formato fototessera) a colori, su sfondo bianco, che rispetti i requisiti indicati. Per l’eVisa, potrebbe essere richiesto l’upload della foto in formato digitale;
  • Copia della prenotazione del biglietto aereo;
  • Copia della prenotazione alberghiera. In alternativa, se alloggiamo da un parente o amico, serve una lettera di invito o documento di identità dell’ospitante;
  • Modulo India eVisa compilato in ogni campo;
  • Se richiesta, una lettera d’incarico firmata.

Quando richiedere il visto per l’India da 30 giorni?

Il tempo è sovrano, lo diciamo sempre: mai arrivare all’ultimo minuto, soprattutto quando la partenza si sta per avvicinare. Anche perché potremmo ritrovarci nella pessima situazione di dover spostare il viaggio (o di doverlo addirittura cancellare). Di norma, il visto turistico da 30 giorni per l’india può essere richiesto da 30 giorni prima dell’ingresso fino a 5, ma consigliamo di farlo subito, appena possibile.

Certo, non mesi prima (anche perché non è fattibile), ma comunque a partire dal primo giorno in cui è consentito presentare la domanda. Facendo un esempio semplice: se dobbiamo partire il 30 ottobre, iniziamo a informarci il 2. Per l’eVisa, di solito, in ogni caso, i tempi di elaborazione sono di 72 ore. Assicurati di non attendere troppo, dunque, in modo tale da garantire che la domanda venga gestita nei tempi.

Quanto costa il visto turistico per l’India?

Naturalmente, la vacanza in India richiede un budget importante: devi organizzare l’aereo, l’alloggio, cosa mangiare, cosa acquistare, tra souvenir e ricordi di viaggio, oltre alle visite ai monumenti e agli spostamenti. Ma ricorda che il visto turistico ha comunque un prezzo, sebbene abbastanza contenuto, che varia in base alla stagione: il costo standard è di 15 euro, ma da luglio a marzo può costare fino a 30 euro, ovvero durante l’alta stagione. Consigliamo di affidarsi a un’agenzia per fare una stima precisa e trasparente dei costi.

Le principali tipologie di visto per l’India

Oltre al visto turistico, abbiamo visto che è importante avere con sé il passaporto con validità di 6 mesi residua per poter accedere in India, e dal 2017 è possibile ottenere il visto online. Sono due le tipologie principali: il visto turistico standard, oppure l’eVisa. Nel primo caso parliamo di un adesivo che viene apposto sul passaporto: sono previsti, per il turista, dei vantaggi aggiuntivi, come la possibilità di ingressi multipli, liberi da porti e aeroporti. Inoltre, permette di poter prendere parte alle crociere in India, di accedere alle aree ristrette e molto altro.

L’autorizzazione elettronica online, invece, come abbiamo visto, è richiesta principalmente per finalità turistiche, ma prevede, oltre a questo, ulteriori categorie, tra cui visto business, visto studenti, visto di lavoro, visto conferenza o visto medico.

Per quanto tempo è valido il visto turistico per l’India?

La durata del tipo di visto è strettamente legata alle nostre esigenze: esiste il visto turistico 30 giorni per l’India, così come per 60 giorni, 90 giorni o fino a 6 mesi dalla data di emissione (che consente, quindi, due ingressi). Sono, in ogni caso, disponibili dei visti turistici con validità da un anno fino a cinque anni, ma parliamo di visti più rari e che vengono richiesti in modo separato dalla vacanza classica. Tutto dipende da te: per quanto tempo hai bisogno di rimanere in questo magnifico Paese? L’India ti aspetta: scoprirai la bellezza delle Isole Laccadive o ti lascerai conquistare dal cuore spirituale di Mumbai?

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Viaggio in Madagascar: le migliori ricette da provare

Sei in procinto di partire per il Madagascar? Siamo certi che questa isola ti sorprenderà con tutto il suo fascino, la sua natura rigogliosa e il gusto dei suoi piatti tradizionali, frutto di un ricco mix di influenze diverse. La cucina malgascia infatti ha subito l’influenza delle popolazioni  provenienti da Arabia, Cina, Francia e India.  Preparati quindi a piatti piccanti con molto peperoncino, cipolla, aglio, zenzero, curry e pomodori. Per iniziare a parlare della gastronomia malgascia, partiamo dalla colazione. In questo Paese, la colazione tradizionale consiste in un piatto di riso con chorizo o uova fritte. Questo piatto è accompagnato da pane francese con burro e latte condensato. Di suciro, una colazione molto ricca, perfetta per esplorare questo Paese con un pieno di energia.

Scopri la cucina malgascia

Una delle prime tappe del tuo viaggio sarà probabilmente Antananarivo, o meglio Tana, come viene affettuosamente chiamata la capitale dell’isola. Qui, oltre a scoprire cosa visitare della città, comincerà la tua esperienza culinaria e il tuo avvicinamento alla cultura gastronomica malgascia. Per preparare i piatti tipici del Madagascar si utilizza principalmente una base di riso, servita con qualche tipo di accompagnamento, con opzioni vegetariane e di carne. In entrambi i casi, i piatti sono sempre conditi con una salsa che contiene zenzero, aglio, cipolla, pomodoro, sale, vaniglia e curry in polvere. Nelle zone più aride del sud del Madagascar, le famiglie che sopravvivono grazie alla pastorizia, di solito sostituiscono il riso con la yucca. Accompagnano questo piatto con una cagliata di latte di zebù fermentato.

mercato tropicale

Fonte: iStock

Uno dei coloratissimi mercati tropicali di Antananarivo

Naturalmente, in tutta l’isola è presente una vasta gamma di frutta tropicale, come il tamarindo, il mango, la guava, il cocco, l’ananas o l’avocado. La produzione locale comprende succhi di frutta, caffè, erbe e tè nero, che sono ampiamente consumati. Un’altra sezione da considerare è quella delle bevande alcoliche, di cui parleremo alla fine. Scopriamo quindi i piatti tipici da mangiare in Madagascar che dovrai assolutamente provare durante il tuo viaggio.

Lasopy

Questa zuppa di verdure viene generalmente servita come antipasto e fa parte dei piatti da mangiare in Madagascar. Il brodo di questa zuppa è quello che viene quasi sempre utilizzato per bollire il riso ricorrente che è alla base di quasi tutta la sua cucina.

Pesce in salsa di cocco

Se ti piace il pesce, una cosa da provare in Madagascar è il famoso piatto di pesce in salsa di cocco che viene servito nelle zone costiere. Il pesce, generalmente grigliato, viene servito accompagnato da verdure e pasta, con la tipica salsa piccante del Paese.

Akoho

Questo piatto tipico del Madagascar consiste in pollo e riso. Per prepararlo si utilizza la carne magra del pollo, che viene arrostita con diverse spezie, soprattutto peperoncino e cipolla. Viene servito su una foglia di lattuga accompagnata da riso bollito. È una ricetta semplice ma gustosa.

Romazava

Forse la star dei piatti tipici del Madagascar, o almeno la più conosciuta. Consiste in uno stufato di carne di zebù tagliata a cubetti, cucinata con pomodori, cipolla, zenzero e bredes, un tipo di crescione piccante. Lo stufato viene servito, ovviamente, con riso bianco.

Romazava

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Il Romazava, piatto tipico malgascio che ti stupirà

Salsa Hena Kisoa

Un altro degli stufati da mangiare in Madagascar, se ti piace la carne, è questo piatto tradizionale a base di maiale. Per prepararlo, si utilizza lo stesso metodo della Romazava, ma si usa la carne di maiale al posto di quella di zebù.

Masikita

Conosciuto anche come Mosakiky, questo piatto della gastronomia malgascia consiste in spiedini di carne di zebù, accompagnati da riso.  La carne viene cotta alla brace e si aggiungono le tradizionali salse piccanti per insaporirla.

Sesika

Chi ama la carne si divertirà a provare questo piatto, un tipo di sanguinaccio che viene servito con fagioli bianchi e riso bollito. È piuttosto sostanzioso, sia per il sapore che per il mix di ingredienti.

Ravitoto

Uno dei piatti tipici del Madagascar è il ravitoto, che consiste in un purè di foglie di manioca accompagnato da carne di maiale o di zebù.  Naturalmente viene servito con riso e una salsa piccante a base di zenzero e peperoncino.

Ravitoto

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Il ravitoto, uno dei più popolati piatti tipici del Madagascar

Anguilla con carne di maiale

L’anguilla fa parte della gastronomia malgascia, soprattutto in alcune zone specifiche. Per la preparazione di questo piatto si utilizza carne di maiale, che viene cucinata con pomodori, erba cipollina, cime di cavolo e peperoni.  Viene ovviamente servito con riso bollito.

Piatti vegetariani in Madagascar

In Madagascar non mancano le verdure che crescono rigogliose. Basta dare un’occhiata ai suoi mercati. Sebbene molte famiglie malgasce mangino quasi sempre cibo vegetariano a casa perché la carne è molto costosa e preziosa, a volte si sente parlare poco di cibo vegetariano nei ristoranti, perché si presume che quando si esce si voglia mangiare carne. Ma non disperare. Ci sono diversi piatti vegetariani standard che si trovano quasi sempre nel menu. Oltre ai contorni come ravitoto e laoka, i vegetariani in Madagascar dovrebbero tenere d’occhio o chiedere i seguenti piatti:

Lasary

I vegetariani che viaggiano in Madagascar devono memorizzare questo termine. Il termine malgascio lasary significa essenzialmente verdura. Nei menu o sulla tavola, indica per lo più verdure in salamoia o verdure miste saltate in padella servite con il riso. Il lasary Voatabia è una delle versioni più popolari di lasary che troverai in tavola, tipicamente servito come contorno. Si tratta essenzialmente di una versione malgascia della salsa di pomodoro, ma condita con prezzemolo tritato. Sempre gustosa e fresca.

Fagioli del Madagascar

Anche se non vengono chiamati “fagioli del Madagascar”, nel menu troverai spesso un piatto a base di fagioli (tipicamente fagioli bianchi misti o fagioli di Lima del Madagascar). I fagioli sono spesso serviti cotti a fuoco lento e saporiti. Anche se spesso li troverai dosati in abbondanza sul piatto, ti consigliamo di ordinarli come contorno o di abbinarli ad altre verdure.

Minsao (Misao)

Il Minsao, come suggerisce il nome, è una fusione cinese-malgascia presente nella maggior parte dei menu dei ristoranti. Il Minsao è un altro buon piatto per i vegetariani che viaggiano in Madagascar, poiché si tratta essenzialmente di spaghetti ramen saltati in padella con verdure. I mangiatori di carne possono scegliere di aggiungere manzo, maiale o pollo.

Antananarivo

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Tramonto su Antananarivo

L’importanza del riso nella cucina del Madagascar

La maggior parte dei malgasci mangia riso due volte al giorno, a volte anche tre. Carne, verdure, fagioli e altri alimenti si accompagnano al riso, l’elemento principale della cucina del Madagascar. Non c’è da sorprendersi se si attraversa il Paese, e in particolare gli altopiani terrazzati per la coltivazione del riso, le famose rice terrace. L’espressione “mangiare un pasto” nella lingua malgasciasi traduce letteralmente con “mangiare il riso”. Nella cucina tradizionale malgascia il riso costituisce il centro del piatto. La carne, le verdure cotte o marinate e gli altri contorni vengono serviti con e intorno ad esso.

rice terrace madagascar

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Gli altipiani terrazzati per la coltivazione del riso in Madagascar

Salse piccanti del Madagascar

I piatti malgasci sono raramente serviti caldi o piccanti. Questo potrebbe sorprendere un po’, vista la varietà di spezie e peperoncini presenti nei mercati. Allora dove va a finire tutto quel piccante? Finisce come contorno o condimento.

Sakay

Se ti piacciono le spezie, dovrai chiederlo esplicitamente per nome, o chiederlo più genericamente come salsa piccante. Ogni ristorante dovrebbe avere la sua versione casalinga di sakay, la salsa piccante a base di peperoncino, zenzero e aglio di colore arancione. Senza eccezioni, tutte le versioni di sakay sono davvero infuocate. Da usare davvero con molta parsimonia!

Achard

Nella tradizione di ciò che alcuni riconoscono come sottaceti indiani, l’achard è caratterizzato da mango verde o verdure marinate in una miscela di spezie. Si dice che sia arrivato grazie alle influenze dell’isola di Rèunion, territorio d’oltremare francese. Si trova spesso nelle zone nord-occidentali del Madagascar.

La cucina francese in Madagascar

Il Madagascar è un’ex colonia francese, dunque non deve sorprendere come anche la cucina sia rimasta influenzata da quella dei nostri cugini d’oltralpe. Questo impatto sulla tavola malgascia si manifesta non solo con l’apparizione di panetterie che sfornano baguette e dolci francesi in tutto il Paese, ma anche con il fatto che molti ristoranti, in tutti i settori, servono variazioni di classici francesi salati.

Zebù au Poivre Vert

Molti ristoranti offrono salse di ispirazione francese come il poivre vert (pepe verde) o la salsa alla senape per accompagnare il filetto di zebù, entrambe molto gustose. Non dovrebbe essere una sorpresa. Quando visiterai i mercati locali, troverai mucchi e mazzi di baccelli di pepe verde fresco.

Per finire, non possiamo non citare i dolci, che, oltre a comprendere frutta fresca tropicale (tamarindo, mango, ananas, limone, guava, avocado e cocco), includono anche tutti i tipi di pasticceria francese, oltre al cioccolato. Per accompagnare il cibo, le bevande nazionali malgasce che si possono provare sono il Toaka Gasy o la Betsabetsa, entrambe bevande alcoliche ottenute dalla fermentazione del riso o delle canne da zucchero. Esiste anche una grande produzione di rum locale e una radicata tradizione di bere vino di palma o Trembo. Ora che sai cosa mangiare e cosa bere in Madagascar, scopri come ottenere il visto turistico e parti alla scoperta di un Paese incantevole, assicurandoti di provare ogni sapore durante il tuo viaggio.

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Clima e temperatura a Pechino: quando visitare la capitale della Cina

La Cina è un paese così grande da poter offrire molti diverse tipologie climatiche. Per questo motivo, è sempre bene informarsi in modo approfondito sulle condizioni metereologiche della propria destinazione. Per molti viaggiatori, Pechino è la porta della Cina: molti voli aerei approdano proprio nella capitale e da lì si inizia a prendere contatto con la nazione stessa, la sua storia e la sua bellezza.

Come sono clima e temperatura a Pechino? La prima cosa che possiamo dirti è che le stagioni seguono lo stesso andamento temporale dell’Italia, dato che Pechino è nell’emisfero boreale. Al di là di questo, i diversi periodi dell’anno richiedono di arrivare in Cina con un bagaglio davvero diverso. Partirai in pantaloncini corti e canottiera o con piumino e sciarpa al seguito? Scoprilo ora.

L’inverno a Pechino: metti in valigia sciarpa e guanti

Dal punto di vista turistico, l’inverno è un’ottima stagione per visitare Pechino, proprio perché è considerata bassa stagione. C’è un’unica eccezione: il periodo del Capodanno cinese, che cambia ogni anno ma che, tendenzialmente, arriva a febbraio. Come mai è considerata bassa stagione? La risposta è proprio nel clima e la temperatura della capitale cinese.

L’inverno a Pechino è rigido e secco. Non si può di certo lesinare con questo concetto. La posizione geografica di Pechino la rende particolarmente vulnerabile ai venti gelidi che arrivano direttamente dalla Siberia. Le temperature possono scendere sotto lo zero, con minime che spesso arrivano intorno ai -10°C. In passato, in città cadeva spesso la neve: attualmente, i cambiamenti climatici hanno portato a nevicate molto più occasionali. , anche se le nevicate non sono molto frequenti. Questa è la stagione giusta per sfoggiare outfit tipicamente invernali e decisamente caldi e protettivi.

La primavera a Pechino: giacca antivento e tanta voglia di colore

La primavera è considerata uno dei periodi migliori per visitare Pechino, soprattutto dal punto di vista del meteo. Va tenuto conto che, spesso, clima e temperatura differiscono di molto tra la prima parte della stagione e la seconda. Marzo risente, a volte, ancora della vicinanza dell’inverno.

Parlando, però, di medie stagionali, il clima è mite e le temperature oscillano tra i 10°C e i 25°C, rendendo le giornate piacevoli e soleggiate. Tuttavia, tra marzo e aprile la città potrebbe essere raggiunta fenomeni particolari come le tempeste di sabbia provenienti dal deserto del Gobi. Questo fenomeno può rendere l’aria secca e poco piacevole ma, fortunatamente, non durano mai troppo.

La primavera è una stagione in cui l’umidità di Pechino è bassa: il cielo rimane terso e, quindi, si notano di più gli splendidi colori di molti celebri monumenti della città come, per esempio, il Tempio del Cielo. Un elemento imprescindibile per la tua valigia, in questa stagione, è una giacca antivento.

Tempio del Cielo

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Tempio del Cielo

L’estate a Pechino: vestiti leggeri ma felpa sempre pronta

Estate, a Pechino, fa rima con umidità. L’estate nella capitale della Cina è calda, afosa e spesso piovosa. Le temperature arrivano a 35°C, ma possono superare i 40°C durante ondate di calore. La città è soggetta al monsone estivo, che porta piogge abbondanti, soprattutto tra luglio e agosto. A causa dell’umidità elevata, la sensazione di calore può essere opprimente, rendendo le visite turistiche meno piacevoli.

Questo è un periodo che richiede vestiti leggeri ma anche una felpa sempre a portata di mano: molti luoghi come ristoranti e hotel usano molto l’aria condizionata e lo sbalzo tra temperatura interna ed esterna può essere importante e, soprattutto, immediato. Meglio essere pronti a coprirsi per svestirsi di nuovo quando si esce.

L’autunno a Pechino: giacca leggera e voglia di esplorare

Con l’arrivo dell’autunno, clima e temperatura a Pechino tornano piacevoli e a favore di un viaggio di scoperta della Cina. Le precipitazioni intense cessano, lasciando il passo a un clima mite e stabile, con temperature tra i 15°C e i 25°C e cieli limpidi. L’umidità si abbassa, lasciando tregua a chiunque ami camminare in giro per la città.  Cosa mettere in valigia? Praticamente le stesse cose che si portano in primavera, con una giacca leggera e tanta voglia di conoscere la bellezza della Cina sempre pronti a seguirti nelle tue giornate. Che sia questa la stagione perfetta per visitare la Città Proibita?

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Qual è il periodo migliore per visitare Antananarivo

Antananarivo, la vibrante Capitale del Madagascar è un luogo di contrasti, cultura e colori. Immersa nel cuore dell’isola tra colline e vallate, Tana come viene affettuosamente chiamata dai local, offre una combinazione unica di fascino antico misto a modernità. Che ci si senta attratti dai mercati vivaci dai palazzi storici  o dagli autoctoni calorosi, Antananarivo offre qualcosa di indimenticabile ad ogni viaggiatore. Prima di partire però, è fondamentale conoscere il clima, la temperatura e scegliere il momento giusto per visitare questa affascinante destinazione, scoprile insieme a noi.

Clima di Antananarivo, una capitale tropicale

Antananarivo gode di un clima tropicale di alta quota, grazie alla sua posizione a circa 1280 metri sul livello del mare; questo significa che nonostante la sua vicinanza all’Equatore, le temperature sono generalmente miti tutto l’anno. La città è caratterizzata da due stagioni principali: una stagione umida e calda, una stagione secca e fresca. La stagione umida va da novembre ad aprile, durante questi mesi il clima di Antananarivo è influenzato dai Monsoni. Le piogge sono abbondanti e spesso accompagnate da temporali. Le temperature medie oscillano tra i 18 e i 28 gradi, rendendo di fatto l’aria calda e umida. Nonostante a volte le piogge siano intense, la città è viva e dinamica con paesaggi rigogliosi e verdeggianti. La stagione secca va da maggio a ottobre, in questo periodo il clima è molto più secco e piacevole. Le temperature sono più fresche con medie che variano dai 10 ai 22 gradi. Questo è il periodo ideale per esplorare la città e i suoi dintorni, il cielo è spesso limpido e l’aria fresca, ideale per le passeggiate e le visite turistiche senza il fastidio delle piogge.

Quando andare: il periodo migliore per visitare Antananarivo

Quando visitare Antananarivo, dipende dalle preferenze personali, molti viaggiatori preferiscono raggiungere la città e i suoi dintorni durante i mesi da maggio ad ottobre; ovviamente questo è il periodo migliore in cui le condizioni climatiche sono più favorevoli per esplorare la capitale del Madagascar, con temperature miti e pochissime piogge. Il paesaggio, anche se meno verde rispetto alla stagione delle piogge è altrettanto affascinante. Non ci sono dubbi: il periodo migliore consigliato per la visita di Antananarivo è quello che copre i mesi da maggio ad ottobre, soprattutto se non ami la pioggia. Le temperature sono fresche e piacevoli, così da darti modo di passeggiare e fare escursioni senza affaticarti troppo. Se però non ti dispiacciono le piogge, allora anche il periodo che va da novembre ad aprile è ideale per scoprire Antananarivo, i paesaggi in questi mesi diventano estremamente rigogliosi e verdi e la città si riempie di vivacità, tieni conto però di qualche temporale di troppo e ad una elevata umidità.

Temperature medie di Antananarivo

Le temperature ad Antananarivo variano in base alla stagione, ma rimangono generalmente piacevoli durante tutto l’anno. Grazie alla sua altitudine Antananarivo non è mai eccessivamente calda, anche nei mesi più afosi. Tra novembre ed aprile le temperature oscillano tra i 18 e i 28 gradi, questi mesi sono caratterizzati dal clima caldo e umido con piogge frequenti tra gennaio e marzo. Tra maggio e ottobre, le temperature di Antananarivo si abbassano con le minime intorno ai 10 gradi e le massime che raramente superano i 22 gradi. Questo però è il periodo del clima fresco e secco, ideale per tutte le attività all’aperto.