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Il villaggio francese che, di sera, è pura magia

C’è un borgo, nel Sud della Francia, che è un piccolo gioiello incastonato tra le colline e che, al calar della sera, diventa pura magia. È il villaggio di Saint-Paul de Vence, nell’immediato entroterra della Costa Azzurra, uno dei borghi più visitati di Francia, specie d’estate.

Anche d’inverno, però, questo delizioso borgo regala esperienze incredibilmente suggestive e romantiche e merita di essere visitato.

Visite alla luce della lanterna

In occasione delle festività natalizie, questo villaggio di charme diventa ancora più magico da scoprire di notte, alla luce delle lanterne. Durante alcune sere dei mesi di dicembre e gennaio, l’ufficio del turismo di Saint-Paul de Vence, infatti, organizza tour guidati nel silenzio dei vicoli e nella più totale serenità.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Tour della lanterna nel borgo di Saint-Paul de Vence

I visitatori, con la loro lanterna in mano, si incamminano tra gli stretti vicoli acciottolati, nelle piccole piazze circondate da case di pietra con l’immancabile fontana al centro, su e giù per le ripide scalinate alla scoperta degli angoli più suggestivi del villaggio, delle antiche mura di cinta, dei ponti, delle torri e dei monumenti storici. Si possono così scoprire storie, curiosità e antiche leggende che nei secoli hanno animato il borgo e che sono vive tuttora.

Questo percorso inedito consente di immergersi, insieme alla propria famiglia o ai propri amici, nella storia e nell’intimità del villaggio respirando un’atmosfera suggestiva e romantica.

Le date delle visite quest’anno sono il 1° dicembre alle ore 19, il 15, il 23 e il 29 e il 4 gennaio alle 17. Le visite guidate durano un’ora e sono in lingua francese. Il costo è di 9 euro a persona, mentre sono gratuite per i minori di 12 anni. È consigliata la prenotazione perché i gruppi sono ristretti.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Visite guidate serali tra i vicoli del borgo

Il borgo amato dagli artisti

Saint-Paul de Vence è un luogo molto amato anche dagli artisti, che qui hanno trovato la pace e l’ispirazione per poter creare molte delle opere che ancora oggi rendono questo luogo unico, e dalle star del cinema e della Tv, tanto da averlo scelto per trascorrervi le vacanze se non addirittura per trasferirsi a vivere.

Sono passati di qui Pablo Picasso ed Henri Matisse, Georges Braque e Marc Chagall, che scelse di essere sepolto proprio nel piccolo cimitero cittadino, ma poi anche il registra francese Jacques Prévert e Yves Montand, che qui scrisse i testi della famosa canzone “Le feuilles mortes”.

Segretamente custodito tra le sue antiche mura, il villaggio è stato molte volte set di produzioni cinematografiche. Sono stati tantissimi anche gli spot Tv che sono stati girati a St Paul. Tra questi, quello di una celebre bibita con protagonista nientemeno che Richard Gere, girato proprio nel bar della place de la Grande Fontaine, ma anche gli spot di una famosa birra e di un’auto sportiva, giusto per citarne alcuni.

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Fonte: 123rf

La famosa fontana di Saint-Paul de Vence

Alla cittadina di accede da un’unica porta, la Porta Royale. Ancora oggi si trova il cannone Lacan, posto a difesa della città. Sempre a protezione del borgo vi era l’antico castello, del quale oggi rimane solo l’alta torre, chiamata il Donjon, oggi sede del Municipio.

Sulla stessa piazza del Donjon si trova la chiesa Collegiale costruita nel XIII secolo e rifatta nel Settecento. Degna di nota per i suoi affreschi, i mosaici e le sculture in stile moderno, come l’altare a forma di mano, è la Cappella dei Penitenti Bianchi, conosciuta anche come Cappella Folon, in quanto fu progettata dall’artista belga Jean-Michel Folon. Simbolo della città è anche la fontana costruita nel 1850 e divenuta oggi un monumento storico. Ancora oggi è il punto di incontro non solo per gli abitanti ma anche per gli artisti e i personaggi famosi che visitano il borgo.

St Paul è un borgo ricco di opere d’arte e di artigianato locale, spesso esposti in gallerie d’arte lungo il centro storico perfettamente conservato nel tempo. Con i suoi vicoli stretti, i fiori alle finestre, le deliziose boutique e i piccoli bistrot tipici è perfetto per una vacanza romantica all’insegna del relax, dell’arte e della tranquillità.

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Fonte: @Saint-Paul de Vence

Serate nei bistrot di Saint-Paul de Vence
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Castello Molina di Fiemme: il borgo con una chiesa posta su una collina

A circa 1000 metri sul livello del mare sorge un comune sparso italiano di poco più di 2000 abitanti che prende il nome dai suoi due abitati principali. È il primo paese che si incontra arrivando in Val di Fiemme, una delle principali e fiabesche valli delle Dolomiti. Dalle origini antiche, è un borgo raccolto in un’ampia e soleggiata conca che vale davvero la pena esplorare: benvenuti a Castello Molina di Fiemme.

Cosa aspettarsi

Come vi accennavamo in precedenza, il nome di questa località del Nord Italia deriva dalla presenza di due bellissime frazioni principali che si trovano a soli due chilometri di distanza l’una dall’altra: Castello di Fiemme e Molina di Fiemme.

Il paesaggio in cui sorge è altamente suggestivo, puntellato dai tipici profili da fiaba che solo le Dolomiti possono regalare. Non a caso, si tratta di una località dove le attività da fare sono tantissime e in qualsiasi stagione: si può sciare, divertirsi con lo snowboard o slittare, fare romantiche passeggiate nella neve, oppure, passeggiare lungo suggestivi sentieri, fare escursioni o andare in bicicletta.

Cosa vedere a Molina di Fiemme

Molina di Fiemme, fino alla metà del Novecento, era una specie di dimora per le segherie veneziane e i mulini. Nel 1966, purtroppo, ci fu un’alluvione che spazzò via tutto, ma oggi è sede di fiorenti attività di trasformazione e commercio del legname proveniente dalle vicine foreste della Val Cadino.

Da queste parti è molto interessante la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Antonio da Padova. Costruita nell’anno 1852, sorge nella parte alta del paese rivelandosi altamente suggestiva.

Ma a colpire il visitatore sono anche le sue graziose casette che sono state innalzate in stile fiemmese e che presentano dei curiosi tetti ricoperti da tavolette a squame di ceramica, prodotti nelle fornaci della zona.

È la meta ideale per chi vuole dedicarsi ad attività da fare nella natura: in inverno è il top per lo sci di fondo, in estate offre una miriade di sentieri e percorsi escursionistici. Da non sottovalutare è anche il fatto che Molina di Fiemme è il punto di partenza della pista ciclabile delle Dolomiti, che lascia a bocca aperta chiunque decida di farci una pedalata.

Cosa vedere a Castello di Fiemme

Castello di Fiemme non è di certo da meno: anche qui svettano una serie di antichi edifici ben conservati, risalenti al XVI secolo, noti come “case romane”. Molto interessanti sono anche le vecchie case rustico-signorili, le scale lignee esterne e i diversi affreschi sacri.

Anche da queste parti ci sono tantissime attività da fare sia in estate che in inverno, tra campi da tennis, bocce, campi sportivi, piste da sci di fondo e una natura decisamente raggiante.

Da non perdere assolutamente è la Chiesa di San Giorgio che è stata edificata sul dosso di Santa Lucia: da lassù riesce a dominare tutto l’abitato. Accanto ad essa si fanno spazio una sontuosa torre campanaria e la piccola chiesa dell’Immacolata di Lourdes.

L’interno si presenta invece con tre navate, due cappelle laterali simmetriche, una copia dell’Ultima Cena di Cristoforo Unterperger e la Cena di Emmaus di Antonio Longo. Bellissimi sono anche il fonte battesimale in marmo risalente al 1857, l’organo a canne del Novecento e la pregevole scultura lignea di Rudy Printh.

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Torrechiara, il borgo col castello che è una favola

Qualche casetta antica incastonata tra le prime colline della Val Parma, e poi un suggestivo castello che spicca sul punto più alto del centro abitato, da cui gode di una vista sensazionale: siamo a Torrechiara, piccolo borgo dell’Emilia Romagna, dove si può ammirare un bellissimo maniero medievale. Tra storia e leggenda, il suo profilo imponente si staglia contro il cielo azzurro, regalando un panorama da cartolina. Scopriamo la sua incredibile magia.

Torrechiara e il suo meraviglioso castello

Torrechiara, frazione del comune di Langhirano, è uno dei piccoli borghi che punteggiano le colline attraverso cui scorre placido il torrente Parma, nel cuore della Pianura Padana. Sebbene sia davvero minuscolo (conta meno di 400 abitanti), vanta un gioiello di rara bellezza: si tratta del castello di Torrechiara, costruito nel ‘400 su uno sperone roccioso proprio a ridosso del paesino medievale. Quello che si vede da lassù è un panorama incantevole, ma ancora più suggestiva è la storia di cui il maniero è testimonianza.

La struttura originaria risale al ‘200, quando la famiglia Scorza ordinò la costruzione di una casaforte lungo la Via Emilia – poi distrutta dal podestà Marco Giustiniani. Un paio di secoli dopo, sulle sue rovine venne eretto il castello che ancora oggi possiamo ammirare: a volerlo fu Pier Maria II de’Rossi, il quale cercava non solamente un forte da cui proteggere i suoi dominii, ma anche un nido d’amore dove incontrare la sua amante Bianca Pellegrini. Fu per questo motivo che concentrò i suoi sforzi sulla decorazione delle lussuose sale che accolsero la sua travolgente storia d’amore.

La stanza più suggestiva è la Camera d’Oro, situata al primo piano della torre di nord-est, che si affaccia sulla Val Parma. Il suo nome deriva da preziose decorazioni in foglia d’oro che rivestivano le pareti, e che oggi non sono più presenti. Non meno affascinanti sono gli affreschi, probabilmente di realizzazione dell’artista Benedetto Bembo, splendidi dipinti medievali che narrano l’amor cortese tra Pier Maria e la sua Bianca. Il castello è aperto al pubblico, con visite guidate che offrono una panoramica meravigliosa su questa struttura di così gran pregio. Ma attenzione al fantasma: si narra che tra le sue mura, nelle notti di plenilunio, il proprietario innamorato vaghi ancora alla ricerca della sua dama.

Cos’altro vedere a Torrechiara

Il castello di Torrechiara è senza dubbio il vero gioiello del borgo, un luogo magico che sembra uscire da una favola. Ma le sorprese non finiscono qui: tra le colline ricoperte di bellissimi vigneti (qui si producono i rinomati vini dei Colli di Parma), si staglia il piccolo borgo medievale dove il tempo pare essersi fermato. Una delle sue architetture più belle è la Badia di Santa Maria della Neve, anch’essa costruita nel ‘400 per volere di Pier Maria II de’ Rossi, lungo le sponde del torrente Parma. La chiesa tardo-romanica e il chiostro rinascimentale sono tutti da scoprire.

È invece ai piedi del castello che sorge la Chiesa di San Lorenzo: costruita nel XII secolo in stile romanico, venne poi abbattuta e sulle sue ceneri nacque l’attuale edificio, ovviamente sempre per opera di Pier Maria II de’ Rossi. Fu in seguito trasformata seguendo i dettami dello stile barocco e ristrutturata più volte, a causa di alcuni danneggiamenti che subì con il corso del tempo. Al suo interno custodisce alcuni preziosissimi dipinti settecenteschi.

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Le colline Patrimonio UNESCO trionfano agli Oscar del Turismo

Si è svolta l’11 ottobre la consegna dei premi “Italia Destinazione Digitale”, gli Oscar del turismo assegnati da The Data Appeal Company – Gruppo Almawave nell’ambito del TTG Travel Experience a Rimini, la manifestazione italiana di riferimento per la promozione del turismo mondiale.

Si tratta di un premio, ideato nel 2016, che viene assegnato alle regioni e alle località turistiche che si sono distinte nella percezione sul web agli occhi dei turisti e dei visitatori con particolare attenzione alla qualità dei servizi, dell’esperienza, dell’ospitalità e all’offerta complessiva.

Le classifiche per ogni premio sono stilate in base ai dati, ai commenti e alle recensioni raccolte online e analizzate dagli algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale di The Data Appeal Company – Gruppo Almawave, nonché sugli indici proprietari dell’azienda.

In questo caso, è stato preso in considerazione il periodo che va dal 1° settembre 2022 al 31 agosto 2023 con ben 40 milioni di tracce digitali che hanno permesso di esaminare 876mila punti di interesse storico, culturale e turistico oltre a strutture ricettive, attività ristorative, locali e affitti brevi.

Tra le 9 categorie premiate, dedicate a vari  ambiti del turismo, l’Oscar per la “Destinazione con la migliore offerta enogastronomica” è andato alle Langhe Monferrato Roero in Piemonte, da sempre celebri per i rinomati vini di fama mondiale e non soltanto.

Langhe Monferrato Roero, eden del “buon cibo e del buon bere”

Patrimonio UNESCO dal 2014, i paesaggi vitivinicoli delle Langhe Monferrato Roero comprendono sei zone vocate a produrre vini d’eccellenza: le colline del Barbaresco, la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, Canelli con l‘Asti Spumante e il Moscato d’Asti, Nizza Monferrato con il Barbera e il Monferrato degli Infernot, le antiche e profonde cantine scavate nella roccia simile al tufo.
Non possono mancare poi il Dolcetto d’Alba, vino DOC che nasce tra le province di Asti e Cuneo, e il Nebbiolo d’Alba, ottenuto da uve Nebbiolo in purezza coltivate tra Langhe e Roero.

Si tratta di un paesaggio unico al mondo, plasmato da borghi medievali, casali e cantine secolari, vigneti a perdita d’occhio dove riscoprire il ritmo lento a contatto con la natura e assaporare gusti e sapori autentici e introvabili altrove: il tartufo bianco, diamante di Alba, patria di Slow Food, i numerosi formaggi DOP, la pasta fresca e la Nocciola Piemonte IGP.

Le parole di soddisfazione per l’ambito riconoscimento

A ritirare il Premio, sul palco del TTG Travel Experience, il presidente di Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Mariano Rabino che ha così commentato l’ambito riconoscimento: “Il nostro territorio da sempre godeva di successi, di cui però abbiamo spesso solo potuto dare riferimenti spannometrici. The Data Appeal Company ci consente di capire il perché di questo successo, di misurarlo, di individuare quali sono i punti di forza e di debolezza. Sapevamo di essere il posto dove si mangia e si beve meglio e l’impegno che abbiamo assunto a partire proprio dai dati è una pianificazione strategica e partecipata con gli operatori, che sono i veri destinatari di questo premio. Da parte nostra, ribadiamo l’impegno a non sentirci appagati, ma a continuare a lavorare con serietà, mantenendo anche l’aspetto del rapporto qualità-prezzo tra i temi più rilevanti e attuali per il dibattito sul turismo, in ottica di sostenibilità”.

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Visita ai Gessi sulle colline bolognesi, nuovo Patrimonio Unesco

Sì, è successo di nuovo: l’Italia, anche in questo 2023, ha ottenuto un nuovo sito Patrimonio Unesco – il 59esimo, ad essere del tutto onesti – ed è una meraviglia della natura situata in Emilia-Romagna. Parliamo del Parco regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa che ha guadagnato questo riconoscimento per via del fenomeno “Carsismo e grotte nelle evaporiti dell’Appennino settentrionale”.

Cosa sono i Gessi sulle colline bolognesi

Ci troviamo in una splendida area naturale protetta che si fa spazio sulle prime pendici delle colline bolognesi. Un territorio in cui affioramenti di gesso cristallino e calanchi danno vita un complesso carsico da sempre riconosciuto tra i più importanti e studiati d’Europa.

Come si può leggere sul sito della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco, “È un bene seriale, composto da 7 siti nell’Appennino Settentrionale che includono al loro interno oltre il 90% delle rocce evaporitiche affioranti sul territorio”.

Ma a rendere questa zona così speciale è anche altro, ovvero il fatto che “Si tratta del primo fenomeno di carsismo evaporitico studiato nel mondo e include alcune delle cave di gesso più profonde (fino ai 265 metri di profondità). I 7 siti sono Alta Valle Secchia, Bassa Collina Reggiana, Gessi di Zola Predosa, Gessi Bolognesi, Vena del Gesso Romagnola, Evaporiti di San Leo, Gessi di Onferno. Il sito ospita un insieme di morfologie carsiche, grotte (oltre 900) e sorgenti evaporitiche di straordinario valore non solo geologico e geomorfologico ma anche paleontologico, biologico, archeologico e per la storia dell’arte. L’eccezionalità è legata alla combinazione unica di fattori geologici e climatici che coesistono in questo territorio”.

Gli itinerari da fare nel parco

Doline, altipiani, valli cieche e rupi modellano il paesaggio e a loro volta ospitano una vegetazione caratterizzata da presenze mediterranee e specie legate a fasce altitudinali più elevate. Al suo interno sono possibili diversi itinerari, alcuni abbastanza lunghi ma prevalentemente su strade asfaltate.

I Gessi bolognesi

Fonte: ANSA

Veduta dei Gessi Bolognesi

Qualsiasi percorso sceglierete, sarete immersi nel rassicurante silenzio delle colline e in una discreta varietà di ambienti. Uno di questi riguarda le Ciclovie dei Parchi – Ciclovia dei Gessi di Gaibola. Si tratta di un percorso non troppo lungo ma che presenta delle pendenze da non sottovalutare.

Dalla forma di un anello, può essere intrapreso sia partendo dalla stazione ferroviaria di San Lazzaro che da quella di Ozzano e conduce attraverso l’esaltante ambiente carsico dei Gessi rivestiti di boschi e con spettacolari fioriture – a seconda della stagione.

Un altro interessante itinerario è l’escursione speleologica nella Grotta della Spipola il cui ingresso si trova a quota 135 metri. Si tratta di una cavità in gran parte artificiale, ma che lungo il percorso per raggiungerla permette di incontrare una fauna di grande interesse scientifico costituita da numerose specie, tra cui pipistrelli e invertebrati.

Al suo interno è possibile camminare per circa 700 metri e con un dislivello minimo. Non vanno sottovalutate la tanta di umidità e le temperature comprese tra i 10° e i 12°C.

Poi ancora il Sentiero Natura – Cà de Mandorli, ovvero un percorso ad anello che permette di visitare l’oasi, un tempo zona di cave di ghiaia, che è di incredibile interesse naturalistico poiché gli scavi hanno dato alla luce ad alcune depressioni in cui si alternano zone umide e zone aride. L’ambiente, quindi, è particolarmente diversificato.

Molto suggestivo è anche il Sentiero Natura – I calanchi di Monte Arligo, ovvero un percorso che si sviluppa in un ambiente in cui scorgere tracce di vecchi campi coltivati, aree terrazzate e filari alberati che, rinaturalizzandosi, hanno generato vari ecosistemi interconnessi tra loro. Anch’esso con andamento ad anello, si snoda per circa 1500 metri con un dislivello di più o meno 70 metri.

Voliamo ora sul Sentiero Natura – I calanchi di Sant’Andrea che inizia dal suggestivo borgo di S.Andrea, costeggialo storico parco della Villa Massei per poi snodarsi tra vecchi coltivi abbandonati ripopolati da una ricca vegetazione arbustiva fino a raggiungere il fondovalle del rio Centonara, alla base dell’imponente formazione dei Calanchi dell’Abbadessa.

Più si sale di quota più diventa eccezionale la vista sull’intero bacino calanchivo. Tuttavia, è sempre bene prestare attenzione perché il percorso può presentarsi particolarmente fangoso dopo piogge e nei mesi invernali.

Infine il Sentiero Natura – I gessi della Croara che è probabilmente l’itinerario più classico e conosciuto. Si sviluppa nell’area carsica intorno alla Croara, punto in cui estesi affioramenti gessosi hanno generato un paesaggio emozionante e di incredibile interesse scientifico.

I maggiori punti di interesse

Il Parco regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa si estende per ben 4 815,87 ettari e per questo elencarvi tutti i punti di interesse presenti è pressoché impossibile.

Tuttavia, ne abbiamo selezionati alcuni come la Chiesa della Croara che sorge all’ombra di maestosi pini domestici e che dal piazzale in cui si trova regala un bel panorama su Bologna e la pianura.

Poi ancora Villa Abbadia che si fa riconoscere ed amare per la sua imponente architettura in cui si riconosce ancora l’Antica Abbazia di San Michele. E poi San Pietro di Ozzano, un incantevole borgo in cui il tempo pare essersi fermato al Cinquecento.

Molto interessante è anche la Grotta del Farneto in cui sono state rivenute sepolture riferibili persino all’Età del Rame. Il Molino Grande è invece una piccola oasi, gestita dalla sezione WWF Bologna Metropolitana, dove scoprire una monumentale Quercia, Salici, pioppi, ontani e frassini meridionali e numerosi arbusti.

Decisamente speciale è la Valle cieca dell’Acquafredda che spicca fra estesi prati e coltivi alternati a macchie di arbusti. Non è di certo di minore interesse la Buca dell’Inferno, ovvero degli inghiottitoi dai quali si accede a piccole cavità come la Grotta Coralupi. C’è poi Ca’ de’ Mandorli che un tempo era occupata da cave di ghiaia, mentre oggi è la culla di varie depressioni in cui sono presenti zone umide che offrono riparo a diverse specie migratorie.

A Castel de’ Britti, frazione nel comune di San Lazzaro di Savena, la Chiesa e parte del vecchio borgo su fanno spazio su una curiosa rupe. E infine l’Altopiano di Miserazzano che si distingue per la presenza di una sequenza di piccole doline, inghiottitoi e dossi gessosi. In più, regala una preziosa vista sulla Valle del Savena.

Insomma, non resta che visitare questo importante e meraviglioso nuovo Patrimonio Unesco italiano.

Le grotte dei Gessi bolognesi

Fonte: ANSA

Una delle grotte dei Gessi bolognesi
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A Budapest c’è una chiesa spettacolare scavata nella roccia

Pochi luoghi sono suggestivi come le chiese scavate nella roccia, e a Budapest ce n’è una davvero imperdibile. Questo gioiello rupestre si fonde con la bellezza naturale della collina di Gellért, e nelle sue vicinanze si può ammirare anche un affascinante monastero.

La storia della Chiesa nella Roccia di Budapest

Per risalire alle origini della Chiesa nella Roccia di Budapest (in ungherese: Magyarok Nagyasszonya Sziklatemplom) non bisogna andare troppo indietro nel tempo. La sua storia, infatti, è piuttosto recente. È stata edificata nel 1926 per volere dei frati allora ospitati dal convento dell’ordine di San Paolo primo eremita, i quali affidarono a Kálmán Lux il compito di costruire una piccola cappella privata che ricordasse la Grotta di Lourdes, affinché ospitasse i Monaci Paolini. Si racconta che durante le costruzioni della galleria, la roccia crollava praticamente da sola, in modo “miracoloso”, creando locali a cupola. La navata centrale della chiesa odierna fu terminata nel 1930.

Nel 1934, 150 anni dopo che Giuseppe II forzò la scomparsa dell’ordine in Ungheria, quindici monaci ritornati dall’esilio in Polonia si stabilirono all’interno della chiesa, rimanendovi per circa vent’anni, finché non furono accusati di tradimento dal regime comunista, che ne proibì il culto e murò l’ingresso dell’edificio. La chiesa e il suo monastero rimasero inaccessibili dagli anni Cinquanta fino al 27 agosto 1989, quando, in occasione della riapertura della piccola cappella, Papa Giovanni Paolo II ha benedetto il nuovo altare realizzato interamente in granito, opera di Győző Sikot.

Una chiesa che unisce Polonia e Ungheria

All’interno della chiesa scavata nel ventre della collina si possono ancora scorgere elementi che testimoniano il forte legame con la Polonia. Chi oggi visita questa gemma rupestre nella capitale ungherese non può che rimanere incantato davanti alla copia della nota Vergine Nera di Czestochowa, e alle varie opere pittoriche custodite all’interno della cappella, tra cui un dipinto dell’aquila nera polacca e uno altro raffigurante San Massimiliano Kolbe, francescano polacco che morì per aiutare i compagni di prigionia ad Auschwitz.

Nella chiesa si può inoltre ammirare una targa commemorativa su cui sono incisi i nomi dei campi di concentramento in cui furono recluse centinaia di migliaia di persone nella seconda guerra mondiale, insieme a quelli di città e scuole che diedero asilo ai rifugiati polacchi nel periodo compreso tra il 1939 ed il 1945. L’edificio sacro ospita anche una mostra speciale che comprende esempi molto rari e antichi di icone del cristianesimo orientale, unica in tutta Europa.

Dall’esterno, la chiesa si presenta come una grotta con ingresso ad arco, chiuso da una cancellata di ferro. Davanti all’entrata, una statua di Santo Stefano, realizzata in un particolare stile naïf. Dal lato opposto della roccia, si affaccia invece il monastero, sovrastato da una guglia conica, ben visibile dal Danubio. L’intero complesso è situato sulle pendici della collina  di Gellért e domina il Ponte della Libertà, situato proprio sotto di esso, visibile dal terrazzo che regala un panorama fantastico sulla città di Budapest, con una splendida sul ponte e sul fiume da un’angolazione davvero suggestiva. L’atmosfera mistica che emana questo particolare luogo di culto, unita alla bellissima veduta, offre un’eccezionale e imperdibile esperienza.

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La collina di conchiglie che sorge nel bel mezzo del mare

Esiste un lembo di terra, dall’altra parte del mondo, fatto di calcare e corallo, di bellezza e suggestione. Un vero e proprio paradiso terrestre che non si può descrivere, ma solo vivere. Il suo nome è Anegata ed è l’isola più singolare dell’arcipelago delle Isole Vergini britanniche.

Situata a circa 24 chilometri dalla più celebre Virgin Gorda, e separata da Sombrero delle Anguille dallo stretto del Mar dei Caraibi, Anegada è la più settentrionale dell’arcipelago. La sua estensione, che misura circa 39 chilometri quadrati, la rende la seconda isola più grande delle Isole Vergini Britanniche.

I motivi per visitarla sono tantissimi, tra questi troviamo le spiagge bianche e paradisiache che affacciano direttamente sulla più lunga barriera corallina dei Caraibi e una biodiversità incredibile che conta oltre 300 esemplari vegetali. Ma non è tutto perché proprio qui è possibile raggiungere e ammirare una delle sculture naturali più particolari del mondo: una collina di conchiglie che sorge nel bel mezzo del mare.

Un paradiso terrestre che si chiama Anegada

Il nostro viaggio di oggi ci conduce alla scoperta di un eden terrestre, quello che porta il nome di Isole Vergini Britanniche. Un arcipelago unico, dal fascino indescrivibile, dove la natura incontaminata regna sovrana.

Le isole, alcune delle quali disabitate, ospitano parchi nazionali e aree protette che preservano l’immenso patrimonio naturalistico dell’intero territorio di cui fanno parte il mare, la barriera corallina, i reperti e gli habitat naturali.

Tra le isole più affascinanti e meno conosciute dell’arcipelago troviamo Anegada, un vero e proprio paradiso per gli amanti della natura. A differenza delle altre, quest’isola non ha origini vulcaniche e si presenta completamente pianeggiante.

È fatta di calcare e corallo, di lunghe spiagge di sabbia bianca e di natura lussureggiante. Anegada, inoltre, si affaccia sulla Horseshoe Reef, che con i suoi 29 chilometri si è guadagnata il primato di barriera corallina più lunga dei Caraibi, nonché la quarta più lunga del mondo.

Tantissimi i relitti che si celano negli abissi del mare, quelli che è possibile scoprire attraverso immersioni e snorkeling. Altrettanti gli esemplari floristici e faunistici da ammirare. L’isola, infatti, è diventata la casa di numerose colonie di uccelli marini, se ne contano circa 100 specie diverse, nonché luogo di nidificazione delle tartarughe marine.

Anegada è un gioiello solitario. L’isola è popolata da appena 200 anime che vivono nell’unico insediamento del territorio: The Settlement. Raggiungerla, e visitarla, vuol dire concedersi un’esperienza unica a stretto contatto con la natura.

Ma c’è un altro motivo per cui vale la pena trascorrere del tempo in questo paradiso terrestre. Anegada, infatti, ospita una scultura naturale davvero unica e bizzarra. Si tratta di Conch Mound, una duna che emerge in mezzo al mare, una collina formata da migliaia di conchiglie colorate.

Conch Mounds, una collina di conchiglie in un paradiso terrestre

Fonte: The British Virgin Islands Tourist Board & Film Commission

Conch Mounds, una collina di conchiglie in un paradiso terrestre

Conch Mounds: la collina di conchiglie che emerge dal mare

La solitaria e suggestiva Anegada, habitat di numerose specie viventi nonché microcosmo delle meraviglia, ospita una scultura affascinante e unica nel suo genere che prende il nome di Conch Mounds. A guardarlo da lontano, questo massiccio solido e colorato, può essere scambiato per una grande duna di sabbia che emerge dal mare. In realtà di tratta di una collina creata completamente da conchiglie.

Situato al largo della costa, nei pressi dell’estremità orientale, questo bizzarro rilievo ha a che fare con le tradizioni e la cultura del luogo. La pratica di adunare conchiglie, fino a creare degli enormi cumuli, è legata agli indigeni che popolavano Anegada.

L’eredità è stata raccolta e perpetuata nei secoli, e da oltre 200 anni i pescatori conservano le conchiglie proprio come facevo i loro antenati. Il risultato? Una scultura natura che sorge in mezzo al mare e che incanta.

Conch Mounds, Anegada

Fonte: The British Virgin Islands Tourist Board & Film Commission

Conch Mounds, Anegada
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Viaggio a Reims, la “città dei Re”

Uno dei luoghi più spettacolari della Francia si trova incastonato tra le colline di Champagne, la storica regione ricca di pregiati vigneti – da cui prende il nome quello che è diventato uno dei prodotti più rinomati al mondo. Si tratta della città di Reims, un gioiello intriso di storia, arte e cultura: la sua spettacolare cattedrale gotica fu sede di incoronazioni reali sin dall’alba dei tempi, motivo per il quale viene anche chiamata la “città dei Re”. Con tre siti protetti dall’Unesco (ai quali si aggiungono proprio le colline di Champagne), è la meta ideale per un viaggio indietro nel tempo. Scopriamo le sue bellezze.

Reims, la cattedrale gotica

La prima tappa del nostro splendido viaggio a Reims non può che essere proprio la Cattedrale di Notre Dame, situata nel cuore del centro storico. Venne costruita a partire dall’inizio del ‘200 sulle ceneri di precedenti luoghi di culto, il più antico dei quali risale addirittura al IV secolo – e, secondo alcune fonti storiche, anche quest’ultimo sarebbe sorto sui resti di una chiesa protocristiana.

Rappresenta uno dei più fulgidi esempi di architettura gotica al mondo, con le sue torri imponenti che si ergono verso il cielo per ben 80 metri. Se la facciata sembra particolarmente maestosa, all’interno la sensazione è da brividi: navate enormi, sculture finemente cesellate e arazzi realizzati con gran maestria ne fanno uno dei luoghi più affascinanti di tutta Europa. Proprio qui, tra opere d’arte preziosissime e vetrate colorate, vennero incoronati quasi tutti i Re di Francia sino al 1825.

Durante la Prima Guerra Mondiale, la cattedrale venne bombardata e subì danni ingenti. Grande impegno servì per la ricostruzione, che terminò solamente nel 1938. Una delle esperienze più incredibili da fare è salire i quasi 250 gradini della torre nord per ammirare il panorama mozzafiato dell’intera città che si stende ai nostri piedi.

Cosa vedere a Reims

Naturalmente, Reims offre tantissime altre attrazioni da visitare. Una di esse è Palazzo Tau, antica residenza vescovile che sorge a due passi dalla cattedrale. Anch’essa gravemente danneggiata dai bombardamenti, ha ritrovato il suo originale splendore e oggi ospita un museo che racconta la storia della monarchia francese, con tante curiosità e cimeli preziosissimi appartenuti ai Re che passarono di qui per la cerimonia di incoronazione.

Dobbiamo invece allontanarci un pochino per ammirare l’imponente Basilica di Saint-Remi, capolavoro d’architettura romanica francese. Venne costruita nell’XI secolo per ospitare le reliquie di San Remigio, vescovo che battezzò Clodoveo (il secondo Re della dinastia dei Merovingi), segnando così la sua conversione al cattolicesimo.

La città ospita poi moltissimi edifici Art Decó, come ad esempio Villa Demoiselle: costruita all’inizio del ‘900, è oggi aperta al pubblico ed è possibile fare una visita guidata per scoprire cosa si cela dietro quella facciata così bizzarra. Stesso stile architettonico è quello che caratterizza la Biblioteca Carnegie, realizzata grazie alle donazioni dell’industriale americano Andrew Carnegie e inaugurata nel 1928. È particolarmente suggestivo il suo salone dei ricevimenti, decorato con 20 mosaici marmorei e una cupola quadrilatera. La biblioteca ospita una preziosissima collezione che la rende unica al mondo.

Infine, merita assolutamente una visita il Planetario di Reims, che si trova appena fuori città: dotato di un proiettore astronomico ultramoderno, permette di ammirare la perfetta ricostruzione di un cielo stellato. Lascerà incantati grandi e piccini, è uno spettacolo da non perdere.

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In questa città il centro storico si trova in cima a una collina

Di città particolari il mondo è pieno. Ci sono quelle costruite su speroni tufacei che si sfaldano giorno dopo giorno, quelle che hanno forme che ricordano stelle o graziosi animali, e altre ancora che sono completamente colorate. Insomma, la fantasia dell’essere umano è in grado di realizzare qualsiasi cosa. Come questa peculiare città, il cui centro storico si trova sulla sommità di una collina.

Benvenuti a Laon

La città in questione si chiama Laon ed è un bellissimo comune francese che si trova nella regione dell’Alta Francia. Dalle origini medievali, può vantare di essere stata persino la musa di Victor Hugo, scrittore francese che più volte ha sottolineato la bellezza di questa località.

Seppur di contenute dimensioni, questa preziosa cittadina si rivela il posto perfetto per quei viaggiatori che che sono a caccia di meraviglie architettoniche pregne di storia e cultura. Ma non solo: si presta anche per l’avventura. Basta allontanarsi dal centro storico per scoprire una serie di sentieri in cui praticare escursioni a piedi o in bicicletta. Del resto si trova nei pressi del nel Parco Naturale della Montagna di Reims, con vigneti e foreste a perdita d’occhio, e il Parco Naturale di l’Oise-Aisne, che si sviluppa tra villaggi tipici e un ambiente naturale florido e importante.

Cosa vedere in città

Come vi abbiamo accennato in precedenza, il centro storico di Laon è stato edificato sui profili di una collina. Edifici civili e religiosi qui sono protetti da ben sette chilometri di mura in cui sono contenuti monumenti di inestimabile valore. Uno di questi è la sua eccezionale Cattedrale Gotica dove svettano cinque imponenti ed eleganti torri.

Si trova proprio sulla punta della collina e sfoggia dei portali con timpani scolpiti e anche delle particolari sculture di buoi a grandezza naturale. Il motivo della presenza di queste singolari statue è molto semplice: sono ispirate a un’antica leggenda locale. Salendo sul campanile, invece, avrete l’occasione di godere di uno dei panorami più affascinanti di tutta la città.

Continuando la passeggiata solcherete deliziose stradine medievali, osserverete monumenti di un tempo che fu e tanti edifici che vi lasceranno senza fiato. Siamo abbastanza certi che ad attirare la vostra attenzione saranno l’attuale Palazzo di Giustizia, l’antico ospedale maggiore del XII secolo e la cappella romanica dei Templari.

Come tutte le migliori città fortificate, non potrete non imbattevi in maestose porte che da queste parti sono tutte chiamate Porte d’Ardon. In totale sono e sono una più invitante dell’altra.

Le Chemin des Dames, invece, vi riporterà ai tempi della drammatica Grande Guerra, ma al contempo vi permetterà di scovare alcune delle più suggestive vedute della campagna circostante.

Degna di nota è anche l’Abbazia di Saint Martin che, oltre a essere un luogo di culto e di attività culturali, protegge gelosamente alcune opere in legno e un particolare presepe del XIV secolo.

Poi ancora la Place du Parvis, un meraviglioso spazio dalla forma di un pentagono, in cui si affaccia la Cattedrale della città. Il punto perfetto non solo per farsi un’idea del maestoso centro storico, ma anche per fare una pausa grazie ai tanti ristoranti e bar presenti in cui entrare in stretto contatto con l’atmosfera locale.

Infine un po’ di cultura presso il Museo d’Arte e Archeologia dove osservare numerosi reperti archeologici, dipinti e sculture di artisti oltralpe, ma anche italiani, fiamminghi e olandesi.

Insomma, tra storia in ogni angolo e panorami che sanno emozionare, Leon merita certamente una visita.

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Molto più di una “collina scoscesa”: questa è la strada più ripida d’Europa

Viaggiare vuol dire scoprire paesaggi e posti incantevoli, alcuni facili da raggiungere altri difficili. In quest’ultimo caso la fatica e le difficoltà vengono puntualmente ripagate da uno spettacolo mozzafiato e da una vista che rimane impressa nella nostra mente e nel nostro cuore. D’altronde le strade difficili da scalare non esistono solo metaforicamente ma anche realmente e l’esempio perfetto in questo senso è la Hardknott Pass, una strada tortuosa e a un’unica corsia che taglia a metà il Lake District, una regione montuosa e un parco nazionale della Cumbria a nord-ovest dell’Inghilterra. Certo attraversarla non è semplice, ma l’esperienza intensa e la bellezza della natura che la circondano ne valgono sicuramente la pena almeno una volta nella vita.

Una strada ripida ma dai paesaggi incantevoli

Dolci e verdi pendii circondati della vegetazione: l’Inghilterra non è solo questo! Hardknott Pass, infatti è una delle strade più ripide del mondo e dell’Inghilterra stessa, tanto da contendersi il primato nel Regno Unito con Rosedale Chimney Bank, nel North Yorkshire. La strada con la sua pendenza che arriva fino al 33% prende il nome da “Hard Knott”, che significa letteralmente “dura collina scoscesa”. Una definizione che la rispecchia in pieno perché il percorso è formato da una serie di tornanti che mettono a dura prova le abilità dei guidatori. In effetti non è raro che ci si trovi alle prese con una visibilità ridotta a causa delle curve molto strette che caratterizzano il sentiero.

Hardknott Pass in Inghilterra

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Uno scorcio della Hardknott Pass

Una strada impervia, ma senza dubbio affascinante che non attira l’interesse solo degli automobilisti, ma anche degli appassionati delle due ruote, che si tratti di motociclisti o ciclisti. Sono in molti a decidere di salire in sella per essere puntualmente ripagati della fatica ammirando monumenti spettacolari come l’Hardknott Roman Fort, un sito archeologico che risale all’epoca romana. Tra le meraviglie del parco nazionale in cui si trova Hardknott Pass, tra una curva e l’altra, si arriva in cima e si rimane folgorati dalla vista che si staglia davanti agli occhi. Una volta raggiunta la vetta (che si trova a quasi 400 metri), si può ammirare nei giorni sereni l’incantevole Isola di Man.

Un percorso che affascina fin dai tempi degli antichi romani

Hardknott Pass con la sua salita che dura pochi ma intensi chilometri, forse non proprio per le sue altitudini, ma per la straordinaria pendenza, era già nota ai romani con il nome di Decima Strada. Considerata uno degli avamposti più solitari dell’Impero Romano, i sudditi dell’imperatore l’avevano costruita per collegare le terme di Ravenglass ai presidi di Ambleside e Kendal. Caduta in rovina dopo l’abbandono dei romani della Gran Bretagna, da quel momento la strada è stata utilizzata per il trasporto di merci con i carri e gli animali da traino.

Resti del forte romano a Hardknott Pass

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I resti del forte romano a Hardknott Pass

Nonostante il trascorrere dei secoli, il fatto che sia rimasta inaccessibile è diventato il suo punto di forza. Hardknott Pass infatti è la meta prediletta da chi vuole misurarsi con le sue abilità e i suoi limiti in quello che è un piccolo scorcio d’Inghilterra in cui il tempo sembra essersi fermato.