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Il Sentiero Azzurro, tra villaggi e castelli dell’Ungheria

Per gli amanti del trekking, c’è un cammino che va fatto almeno una volta nella vita: si tratta del Sentiero Azzurro, un lunghissimo itinerario che attraversa quasi interamente il nord dell’Ungheria, incrociando piccoli borghi medievali, imponenti castelli e paesaggi naturali incontaminati. Doveva essere una delle mete assolutamente imperdibili per il 2020, secondo il National Geographic, e lungi dal farsi fermare dal Covid, sono in effetti moltissimi i turisti che, da quel momento in avanti, sono andati alla scoperta di questo percorso unico al mondo.

Il Sentiero Azzurro, perla dell’Ungheria

Lungo ben 1168 km, il Sentiero Azzurro è senza alcun dubbio uno degli itinerari escursionistici più suggestivi d’Europa. In ungherese viene chiamato Kéktúra, ma è anche conosciuto come il Sentiero blu nazionale: ad evocare i suoi nomi è il simbolo con cui viene individuato l’itinerario, ovvero una striscia celeste tra due bianche. Istituito nel lontano 1938, questo è uno dei cammini a lunga percorrenza più antichi del nostro continente. Oggi è inglobato anche all’interno del Sentiero europeo E4, quella fitta rete di percorsi che conduce dalla Spagna a Cipro.

Sebbene sembri quasi un’impresa impossibile affrontare un cammino del genere, sono tantissime le persone che si cimentano in quest’avventura. E se prima della pandemia si contavano tra i 6mila e gli 8mila escursionisti all’anno, dal momento in cui il Sentiero Azzurro è finito tra le pagine del National Geographic sono oltre 26mila i turisti che hanno messo a dura prova la loro resistenza. Durante il percorso, è possibile raccogliere i francobolli che simboleggiano le varie tappe e incollarli sull’apposito libretto da acquistare prima della partenza, per avere un ricordo tangibile di questa esperienza.

Le tappe più belle del Sentiero Azzurro

Il cammino che attraversa la regione settentrionale dell’Ungheria offre tantissime occasioni per ammirare paesaggi mozzafiato e borghi dove il tempo sembra essersi fermato. Visto che ogni singola tratta è accessibile liberamente (l’unica parte che richiede pagamento è la traversata sul Danubio dalla città di Visegrad a quella di Nagymaros), ci si può concentrare solamente su particolari zone e rendere l’esperienza adatta praticamente a tutti. Ma quali sono le tappe più belle del Sentiero Azzurro? Questo lunghissimo itinerario parte dal monte Irott-ko, sul versante occidentale del Paese – praticamente al confine con l’Austria.

La tappa finale è il villaggio di Hollóháza, che invece si trova lungo il confine nord-orientale con la Slovacchia. Durante il percorso, si incontrano panorami davvero unici al mondo, tra grotte e cascate, borghi e castelli, laghi e vulcani spenti. Uno dei paesaggi più affascinanti è quello del lago Balaton, da sempre meta di villeggiatura per molti turisti, che amano le sue spiagge bianche e le sue acque turchesi. Poco distante, sorge la città di Veszprém, eletta Capitale Europea della Cultura per il 2023: questa è l’occasione perfetta per fare una piccola deviazione e visitare le sue bellezze.

Spostandoci verso oriente, sempre seguendo la linea celeste, si arriva a Budapest: la capitale ungherese è una città vivace e ricca di storia, la meta ideale per chi vuole immergersi in arte e cultura. Lasciato il più grande centro del Paese, non resta che tuffarsi di nuovo nella natura e godere delle sue meraviglie, lasciandosi cullare dal ritmo della camminata e abbandonando ogni preoccupazione. Di tanto in tanto, spunta qualche villaggio ad offrire ospitalità ai viandanti, sino alla conclusione del Sentiero Azzurro che mette fine ad una delle avventure più indimenticabili al mondo.

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Dentro una fiaba: il castello nel bosco della Bella Addormentata

Esistono luoghi nel mondo che sono così belli da non sembrare veri. Posti che sembrano somigliare, in tutto e per tutto, a quei paesaggi incantati che hanno da sfondo ai nostri sogni d’infanzia. Alcuni di questi, però, non sono destinati a restare relegati nella nostra immaginazione perché sono reali, e per questo ancora più straordinari.

Tra questi c’è anche Hofgeismar, una cittadina tedesca di circa 15.000 abitanti situata nel Land dell’Assia. Forse il nome non vi sarà particolarmente familiare, ma vi basterà guardare qualche fotografia di questo posto per risvegliare alcuni dei ricordi più belli di quando eravate bambini.

Sì perché Hofgeismar, in realtà, è una delle tappe più suggestive della strada delle fiabe in Germania. Proprio qui, infatti, da un bosco lussureggiante si erge un castello bellissimo. Non uno qualsiasi, ma quello che ha ispirato la favola della Bella Addormentata nel bosco dei fratelli Grimm. Pronti a partire?

Dentro la fiaba: benvenuti a Hofgeismar

Lontano dalle grandi città e dalla fervente scena urbana che caratterizza i luoghi più popolari della Germania, troviamo lei: la città di Hofgeismar, la cui fama magica precede il suo nome.

Situata a poco più di mezz’ora di auto da Kassel, la località conosciuta come “città delle fiabe”, Hofgeismar è una tappa imprescindibile per tutti i viaggiatori che vogliono tornare bambini. Il centro storico accoglie chi si spinge fin qui con edifici a graticcio suggestivi e pittoreschi che sembrano trasportare subito in un’altra dimensione.

Ma è appena fuori dalla città che è possibile vivere un sogno a occhi aperti, quello che permette ai viaggiatori di diventare i protagonisti di una delle fiabe più celebri di sempre.

Oltre il centro storico, infatti, si estende un bosco secolare che ospita grovigli di felci e querce che si snodano in un percorso delle meraviglie che conduce proprio lì, davanti a un imponente edificio. Si tratta del Castello di Sababurg, proprio quello che ha fatto da sfondo alla fiaba della Bella Addormentata.

Hofgeismar

Fonte: 123rf

Hofgeismar , centro storico

Il Castello della Bella Addormentata

La storia, quella che conosciamo, racconta le vicende di Aurora, l’unica figlia di Re Stefano e della Regina Lea, cresciuta tra le stanze di un castello circondato da boschi incantati. Nella realtà, quell’edificio esiste davvero, ma a commissionarlo non è stato un Re, ma l’arcivescovo di Magonza nel 1334.

Con gli anni la struttura è stata protagonista di diverse peripezie, fino a trasformarsi in un romantico hotel che, negli anni, è stato raggiunto da migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo e desiderosi di vivere avventure magiche e incantante.

Oggi la struttura alberghiera è chiusa. È comunque possibile visitare gli esterni del castello e lasciarsi suggestionare da tutti quei dettagli che rimandano proprio alla celebre fiaba che tutti conosciamo. Inoltre, dal castello, è possibile raggiungere la radura verdeggiante che si snoda tutto intorno.

Non vi assicuriamo che passeggiando al suo interno incontrerete le tre fatine della Bella Addormentata, ma potrete comunque ammirare gli scorci mozzafiato della Foresta di Reinhard, che ospita querce secolari e felci antichissime, e raggiungere il parco degli animali di Sababurg per fare incontri ravvicinati con esemplari faunistici di immensa bellezza.

Foresta di Reinhard

Fonte: 123rf

Foresta di Reinhard
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San Romano in Garfagnana e la Fortezza delle Verrucole

Una lussureggiante valle nel territorio della Garfagnana custodisce nel suo cuore verde l’antico borgo di San Romano. Questo gioiello toscano e tutta la zona di notevole bellezza paesaggistica che lo circonda, sono meta prediletta di chi desidera immergersi nella natura e respirarla a pieni polmoni, con passeggiate e attività rigeneranti, ma anche scoprire tesori e segreti di un lontanissimo passato che ha lasciato tracce ancora oggi sorprendenti. Scopriamo cosa hanno in serbo per i visitatori questi luoghi, dominati da un’iconica fortezza.

San Romano in Garfagnana, ieri e oggi

Facendo un salto indietro nel Medioevo, troviamo il territorio di San Romano in Garfagnana governato a nord dai Gherardinghi che possiedono la Fortezza delle Verrucole, situata sulla collinetta dell’omonima frazione, e a sud dai conti di Bacciano, proprietari di un castello andato distrutto in epoca rinascimentale. Nel Cinquecento, dopo essere stato messo sotto assedio dai fiorentini, vive un brevissimo periodo di autonomia come libero comune per poi passare sotto la Repubblica di Lucca. Le lotte per contendersi queste terre proseguono, finché non passano sotto il dominio degli Estensi, sotto i quali restano fino all’Unità d’Italia.

Ed eccoci ai giorni nostri, con il borgo di San Romano in Garfagnana che si presenta come uno scrigno magico al cui interno preserva piccoli tesori preziosi. Tra i monumenti che catturano subito l’interesse dei visitatori c’è la chiesa barocca di San Romano Martire, che ospita il grande organo settecentesco sovrastato da una statua lignea del santo. Ci si imbatte, poi, nell’elegante Palazzo Pelliccioni-Marazzini, che con le sue tipiche terrazze ad arco rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura locale. Al piano terra, ospita il Museo Archeologico del territorio della Garfagnana, dove si possono ammirare reperti provenienti dagli scavi effettuati presso la Fortezza delle Verrucole. Ed è quest’ultima, l’attrazione regina del borgo: tutta la storia dell’Alta Garfagnana – terra ricca di storia e tradizioni – è passata fra le sue mura.

La Fortezza delle Verrucole

Considerato uno degli esempi più belli di castello medievale toscano, la Fortezza delle Verrucole domina da circa 600 metri d’altezza le Alpi Apuane, capolavoro della natura nel cuore della Toscana, gli Appennini e gran parte del fondovalle. Il termine ‘Verrucole’, deriverebbe da ‘verruca’, che secondo Catone e Aulo Gellio significa ‘l’alta e aspra cima del monte’, a indicare la posizione, arroccata e pietrosa, su cui è stata costruita la fortificazione.

La sua storia inizia nel Medioevo con i Gherardinghi, che vi dimorano fino al 1285. Fino ad allora, il castello è formato da due strutture distinte, la Rocca Quadra e la Rocca Tonda. In seguito, viene ceduto alla Repubblica di Lucca, passare a Spinetta Malaspina dal 1328 al 1345, viene presa dai Fiorentini, nel 1430, da Lucca quattro anni dopo, e infine dagli Estensi, che dal 1446 impongono il loro dominio su San Romano e i suoi territori.

La Rocca Tonda rappresenta il nucleo più antico della fortezza, probabilmente risalente all’XI secolo, costituito da un imponente mastio di forma ottagonale, cui si accede per una ripida scala in pietra, ai cui piedi sorgeva la cappella di cui si ammirano ancora due colonne con capitelli scolpiti. La Rocca Quadra costituisce, invece, il nucleo militare del complesso, oggi totalmente scomparso e sostituito da due bastioni fatti innalzare dagli Estensi. Questa parte del castello è dotata di gallerie sotterranee di contromina, usate anche come polveriere. I due nuclei sono uniti da cortine murarie merlate, con al centro due torri a semicerchio, feritoie e camminamento di ronda, il tutto a formare la piazza d’armi dove erano collocati altri edifici. Il castello è oggi annoverato come la più importante vestigia medievale di tutta l’Alta Garfagnana.

L’Archeopark, un museo vivente

La splendida fortezza si può raggiungere dalla frazione delle Verrucole, attraverso un breve tragitto che si arrampica lungo le pendici del colle. Arrivati in cima, la vista rende l’idea della posizione privilegiata di cui gode il castello fin dalla sua creazione, svelando un paesaggio che fa brillare gli occhi. Se, dopo anni di abbandono, possiamo visitare e ammirare la struttura in tutta la sua bellezza scenografica lo si deve all’attento restauro che ne ha reso possibile la riapertura al pubblico.

Oltre a essere uno dei monumenti più rappresentativi della Garfagnana, questo gioiello è diventato il cuore del bellissimo progetto Fortezza Verrucole Archeopark. Un modo nuovo e originale per rivivere il passato, attraverso la ricostruzione della vita all’interno del castello trasformato in una sorta di museo vivente. Gli ambienti sono stati riallestiti come potevano presentarsi alla fine del XIII secolo e, insieme ai figuranti in abiti medievali, si scoprono i segreti celati tra queste mura con visite guidate e attività di laboratorio, indirizzate sia ai ragazzi che agli adulti. Un vero e proprio viaggio nel tempo di cui ci si sente protagonisti.

Cosa non perdere nei dintorni

A pochi passi dal borgo di San Romano in Garfagnana, si incontra il suggestivo Santuario della Madonna del Bosco. Un luogo di pellegrinaggio per tutta la comunità, che vi si riversa anche per la quiete quasi mistica in cui è immerso l’edificio. Qui, ogni anno viene organizzata una festa religiosa, in occasione della quale gli abitanti portano doni alla Madonna della Cintura come ringraziamento.

Poco distante dalla Fortezza delle Verrucole, ci si imbatte, invece, nel Parco Avventura “Selva del Buffardello”,  nel territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. Il luogo perfetto se desiderate trascorrere una giornata diversa nella natura, con percorsi per tutte le età e l’opportunità di praticare varie attività sportive e all’aperto, tra escursioni, trail running, percorsi acrobatici, uscite in bicicletta su E-MTB e molto altro.

Un’altra chicca imperdibile è il Parco dell’Orecchiella, splendida riserva naturale nel cuore della Garfagnana, che ha sede proprio a San Romano. Nel Centro Visitatori si possono ammirare il Museo Naturalistico e il Museo dei Rapaci, per conoscere da vicino le peculiarità di questo straordinario territorio, un incantevole Giardino dei fiori di montagna, dove inebriarsi dei profumi e colori delle specie montane, e i famosi recinti faunistici, dove ammirare e fotografare diversi animali, tra cui caprioli, mufloni e orsi. Il Parco è attraversato, inoltre, da tantissimi sentieri, tutti ben segnalati, che durano da meno di un’ora a intere giornate, e che soddisfano ogni tipo di escursionista, dalle famiglie con bambini fino ai trekker più esperti, consegnando allo sguardo scenari spettacolari.

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Il mistero del Castello di Vicalvi, circondato da case diroccate

Il borgo medievale di Vicalvi è uno dei centri abitati più piccoli e attivi della Valle di Comino, in provincia di Frosinone, e presenta attrazioni turistiche che regalano esperienze cariche di suggestioni. Ci troviamo in Ciociaria, nel versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove un affascinante castello, circondato da antiche abitazioni diroccate, domina il paese e il paesaggio dalla sommità di un colle, seducendo i visitatori con la sua storia e una leggenda inquietante.

Il Castello Longobardo di Vicalvi

Si presenta come rudere, eppure i resti del Castello Longobardo di Vicalvi consentono di leggerne le varie fasi di costruzione, le funzioni originarie e come era strutturato all’interno di un più ampio sistema difensivo, che comprendeva anche i vicini manieri di Alvito e Picinisco.

Risalente all‘XI secolo, l’antico maniero svetta sulla sommità del colle che sovrasta l’omonimo borgo a circa 600 metri d’altezza, ed è stato costruito sullo sperone roccioso dove un tempo sorgeva una acropoli romana. Lo si può riconoscere da una croce di colore rosso dipinta durante la seconda guerra mondiale dalle truppe tedesche che lo trasformarono in un ospedale da campo. Le maestose rovine invitano a esplorarlo, offrendo subito l’impressione di trovarsi al cospetto di quella che un tempo fu una magnifica fortezza, di grande importanza strategica.

Ciò che è rimasto del castello consente di testimoniare le prime fasi di fortificazione all’epoca preromana, in particolare al V o al IV secolo a.C., laddove i primi documenti che attestano la sua presenza sono del 937. Dopo essere stato prima possedimento longobardo, con principi di Capua, nel 1017 entrò nel possesso di Montecassino (dove dorge la più antica abbazia d’Italia). Fu tenuto dai monaci fino all’inizio del XIII secolo, per poi passare alla famiglia d’Aquino, che ne rafforzò la fortificazione, cingendola di un doppio anello di mura. Dopo una breve successione fra gli Étendard e, di nuovo, i conti d’Aquino, il castello passò ai Cantelmo, i quali, avendo scelto come dimora il castello di Alvito, ne decretarono l’abbandono e la graduale rovina.

Appena varcato il cancello, sollevando lo sguardo sulle mura si può ammirare uno dei pochi esempi di latrina sospesa presenti nella Media e Bassa Valle Latina. Si scorgono poi le stanze del castello, alcune delle quali completamente affrescate, la Cappella con ancora visibile un affresco raffigurante una splendida Madonna Nera, la Sala Capitolare, tramezzata per accogliere le monache di San Nicandro.

Ciò che toglie il fiato più di ogni cosa è lo splendido panorama di cui si gode sul camminamento delle mura perimetrali, che fa abbracciare con lo sguardo i boschi, le montagne, i paesi che costellano la valle e l’affascinante borgo antico di Vicalvi, tra le perle imperdibili della Ciociaria.

La leggenda della ‘Signora incatenata’

Il Castello di Vicalvi è anche noto alle cronache esoteriche per essere stato teatro delle misteriose apparizioni di una castellana. Nel XV o forse XVIII secolo, risiedeva nel maniero Alejandra Maddaloni, moglie di un nobile di origine spagnola che la lasciava spesso sola per andare in battaglia. La nobildonna iniziò a colmare la propria solitudine adescando giovani uomini ai quali prometteva una notte d’amore. Gli amanti sarebbero stati poi uccisi e dei loro corpi l’indomani sarebbe sparita ogni traccia, grazie all’aiuto di un fedele servitore che li abbandonava lontano dalla fortezza.

Le notti di passione e di sangue andarono avanti per molto tempo, finché le voci sulla crudele Alejandra non arrivarono alle orecchie del marito, che decise di punirla in un modo atroce, incatenandola e murandola viva in una delle torri del castello. Leggenda narra che da allora, soprattutto dopo il tramonto, si possa ancora vedere il fantasma di una donna con i capelli lunghi e neri vagare tra le rovine del castello. C’è chi afferma di aver udito lamenti e rumori di catene e chi giurerebbe che questa inquietante figura spettrale cerchi ancora di attrarre a sé giovani uomini, per trascinarli in un baratro senza ritorno.

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In Italia è stato scoperto quello che si crede essere un antico castello

Alcune scoperte avvengono per puro caso, e sono sempre le più sorprendenti: proprio in questi giorni, durante dei normali lavori di ristrutturazione all’interno di una chiesa, sono emersi dei resti che potrebbero appartenere ad un antico castello. Tutto ciò è avvenuto in Sardegna, e gli esperti stanno studiando le rovine appena tornate alla luce per fare chiarezza sulla questione. Vediamo di che cosa si tratta.

Sardegna, trovati resti di un antico edificio

Doveva essere una normalissima ristrutturazione, ma si è trasformata nel teatro di una sensazionale scoperta che non ha precedenti. A Cabras, grazioso borgo della Sardegna che sorge lungo la costa occidentale dell’isola, sono stati trovati i resti di un edificio che potrebbe essere un antico castello. Nelle ultime settimane, hanno avuto inizio i lavori presso il cantiere aperto all’interno della Chiesa di Santa Maria Assunta, capolavoro barocco del XV secolo situato nel centro storico del paese. Secondo quanto previsto dal progetto di riqualificazione, gli operai hanno rimosso il pavimento delle cappelle laterali per sostituirlo con il marmo. Durante questa operazione, tuttavia, si sono accorti che sotto le mattonelle si nascondeva la base muraria di un edificio molto più antico.

I lavori si sono immediatamente fermati, e gli esperti stanno ora cercando di capire a che struttura appartengano questi resti. Il comune ha infatti chiesto subito l’intervento della Soprintendenza, che dal primo sopralluogo ha ipotizzato qualcosa di sorprendente. “Durante i lavori di rifacimento della pavimentazione lungo le cappelle laterali della chiesa sono emersi alcuni allineamenti murari concentrati nel settore settentrionale dell’edificio. Una delle nuove strutture individuate sembra essere pertinente ad una fase edilizia antecedente ai grandi e profondi interventi di rifacimento otto-novecenteschi” – ha spiegato l’archeologa Maura Vargiu – “Ora si procederà a documentare le murature emerse in modo da acquisire tutte le informazioni utili a chiarire la cronologia”.

Scoperto (forse) l’antico castello degli Arborea

Quello che hanno trovato sotto il pavimento della Chiesa di Santa Maria Assunta potrebbe essere l’antico castello degli Arborea. A chi sarebbe appartenuto? I giudici d’Arborea furono i sovrani dei territori sardi centro-occidentali, e una delle figure di spicco fu Eleonora d’Arborea. Nata in Catalogna, si presume che trascorse tutta la sua vita tra Spagna e la Sardegna, ma non si è mai saputo con certezza quali fossero le sue residenze principali. A Oristano, probabilmente visse in una casa-fortezza situata nel luogo dell’ex carcere della città. Numerose altre fonti, tuttavia, fanno riferimento ad un’abitazione a Cabras. Potrebbe trattarsi di quello che, storicamente, viene chiamato il castello di Masone de Capras.

I suoi resti sarebbero presenti proprio nei pressi della chiesa – che, a questo punto, potrebbe essere la cappella stessa del castello. Secondo alcune testimonianze, qui Eleonora avrebbe passato le sue estati. Ma resta ancora da dimostrare che le mura emerse nel corso dei recenti lavori siano davvero appartenenti a questo misterioso castello. Per il momento, gli esperti non possono fare che ipotesi. E il cantiere rimane fermo: “In generale viene prima verificata l’entità della scoperta venuta alla luce, per poi capire se continuare a scavare oppure mettere in sicurezza il bene e garantire la fruibilità dell’edificio” – ha dichiarato la soprintendente Monica Stochino.

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I castelli della Lunigiana, come quelli della Loira

Regione storica compresa fra Liguria e Toscana, la Lunigiana è nota per essere, oltre che terra di confine, di natura e borghi, la “Terra dei Cento Castelli”. Sulle sponde del fiume Magra fino alle vette appenniniche, e dai monti fino al mare, è un susseguirsi di castelli, torri, manieri, residenze signorili, alcuni dei quali oggi fatiscenti ma sempre di grande suggestione. Potrà sembrare strano che così tante strutture difensive siano tutte concentrare in questo splendido fazzoletto di terra. Eppure c’è una ragione: scopriamola.

Perché la Lunigiana è definita la ‘Terra dei Cento Castelli’

Se i castelli hanno finito per caratterizzare il paesaggio della Lunigiana lo si deve principalmente al dominio secolare dei Malaspina. La nobile famiglia feudale occupò quella che è da sempre considerata  la storica porta d’Europa lungo l’antica via consolare romana e la medievale Francigena, continuando a seguire il diritto longobardo che non prevedeva il maggiorasco, ossia la regola secondo cui l’intero patrimonio ereditario spettava soltanto al primogenito. Per questo motivo, tutti i figli maschi avevano diritto a un proprio feudo e a costruire la propria fortezza.

Nel 1221 iniziò una lunga serie di divisioni che portarono allo spezzettamento del territorio, indebolendo così i vari feudi, che divennero facile preda di potenze come Firenze, Genova, Milano e di altre famiglie nobili. In molti casi i manieri, che hanno principalmente origine malaspiniana, vennero trasformati in residenze signorili. Oggi, dei famosi cento castelli se ne possono visitare circa una ventina, mentre degli altri non è rimasto che qualche rudere o, in alcuni casi, più nulla.

I castelli imperdibili della Lunigiana

Tra i castelli imperdibili della Lunigiana c’è sicuramente l’imponente castello Malaspina di Fosdinovo, che spicca innanzitutto per essere in ottimo stato di conservazione, rispetto ai numerosi ruderi della zona. Con la sua mole maestosa, accoglie i visitatori nei saloni affrescati, tra cui spicca il grande salone centrale con gli affreschi di Dante con i Malaspina, ma altrettanto affascinanti sono la stanza del fantasma, e la camera di Dante, dove avrebbe dormito il Sommo Poeta. Sul castello di Fosdinovo aleggiano misteriose leggende, come quella legata a Bianca Maria Aloisia, figlia del marchese, colpevole di aver amato perdutamente uno stalliere. Nel 1620, il padre la fece murare viva insieme al suo cane e a un cinghiale, simbolo di ribellione. Da quel momento, nelle macchie impresse sul soffitto, si potrebbero riconoscere il padre, la figlia e i due animali. C’è anche chi sostiene di aver visto lo spirito della giovane aggirarsi per il castello o un cuore palpitare nel letto che fu di suo padre.

Un altro castello imperdibile è la Fortezza della Brunella, ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, che deve il nome al colore della roccia su cui è edificata. Si erge alla confluenza del fiume Magra e del torrente Aulella, dominando entrambe le valli, ed è raggiungibile attraverso la storica scalinata alle porte della città oppure lungo la comoda strada sterrata che sale attraverso il parco che la circonda. Tipico esempio di fortificazione progettata in funzione delle armi da fuoco, costruita agli inizi del ‘500, ospita al suo interno il Museo di Storia Naturale, mentre dalla collina si può godere di una splendida vista sull’intero crinale appenninico e sulle Alpi Apuane.

Se visitate Pontremoli vi conquisterà il castello del Piagnaro, che svetta imponente sulla parte più antica del borgo toscano. Costruito agli inizi dell’XI secolo per volere della famiglia longobarda degli Adalberti, ha alle spalle una storia travagliata, che lo vide più volte distrutto e ricostruito per la sua importanza strategica, considerato che venne definito “clavis et ianua” da Federico II, ossia chiave e porta della Toscana. Dal 1975 è sede del Museo delle Statue Stele della Lunigiana, che, raccoglie tutte le statue-stele di questa terra di arte e cultura, singolari sculture antropomorfe, maschili e femminili, in pietra arenaria, realizzate dalle antiche popolazioni che hanno abitato la valle nei due millenni prima dell’arrivo dei Romani.

Tra i castelli visitabili su prenotazione, la Fortezza della Verrucola, a Fivizzano, il Castello di Castiglione del Terziere a Bagnone, e il Castello Malaspina di Tresana. Durante l’anno si può approfittare delle aperture straordinarie per visitare il Castello Malaspina di Monti, nella frazione di Licciana Nardi.

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Namur, la città belga di cui innamorarsi

A una sessantina di chilometri da Bruxelles, ecco Namur, la capitale della Vallonia, ricca di fascino e di storia alla confluenza dei fiumi Sambre e Mosa.

È difficile non innamorarsi della “Città delle French Fries” (le patatine fritte, piatto nazionale), vegliata dall’imponente fortezza di oltre 3000 anni e contraddistinta da un fiabesco centro storico con le stradine acciottolate, musei per tutti i gusti e vere e proprie perle architettoniche.

Romantica per eccellenza, Namur è ideale da visitare durante una piacevole gita in giornata nella zona sud del Belgio.

Le tappe salienti a Namur

Passeggiare nel centro storico di Namur è davvero gradevole (la maggior parte delle vie sono pedonali) e consente di ammirare le principali attrazioni che si trovano tutte in un’area piuttosto limitata.

La prima tappa da non perdere è, senza dubbio, la Cittadella, una delle fortezze europee più grandi, che svetta sulla collina ed è un punto di riferimento costante, sia di giorno sia di notte quando, illuminata, si mostra ancora più scenografica.
Raggiungibile con la funivia oppure a piedi (con una camminata potrete scorgere panoramici unici sulla città e anche la scultura “Searching for Utopia” di Jan Fabre che raffigura una tartaruga gigante), nacque come fortezza difensiva, divenne residenza dei Conti di Namur durante il Medioevo e, successivamente, dimora estiva del re Leopoldo II.
Oggi, è una magnifica location per eventi, punto panoramico privilegiato e meta per rigeneranti passeggiate. In più, un trenino turistico ne percorre la zona offrendo l’occasione di ascoltare curiosità e aneddoti e sono disponibili coinvolgenti tour dei sotterranei della Cittadella con cui esplorare 500 metri del reticolo di cunicoli e tunnel con effetti sonori, animazioni 3D, proiezioni e luci.

Per conoscere a fondo la storia militare e urbana della Cittadella, non può mancare una sosta al modernissimo museo “Terra Nova“, centro visitatori dotato di un’esposizione multimediale all’avanguardia.

La visita prosegue con il cuore storico di Namur, i vecchi quartieri, una sorta di “città nella città” chiusa al traffico dove lasciarsi pervadere da un’atmosfera di sicuro fascino e suggestione.
Lungo le strette vie lastricate, tra boutique, birrerie, ristorantini e negozi di antiquariato, catturano lo sguardo i tipici edifici in mattoni rossi e autentici capolavori architettonici quali il Beffroi, la torre civica del XIV secolo Patrimonio UNESCO, la Chiesa di St-Loup, una “sinistra e coraggiosa meraviglia” secondo le parole del poeta Charles Baudelaire, e la Cattedrale di Sant’Albano in stile barocco.

Altrettanto interessante è un tour alla scoperta della street art rappresentata da realistici e giganteschi murales e una gita in barca sul fiume per ammirare la città da una prospettiva inedita.

Namur, la città dei musei

Sono davvero numerosi, come accennato, i musei che si concentrano in città, dedicati ai temi più vari.
Si va dal Computer Museum Nam-Ip incentrato sulla tecnologia informatica dagli albori a oggi, al Museo della Fragola dove sapere di più sulla produzione, vendita e gastronomia del dolce frutto, al museo sull’artista locale Félicien Rops, fino al Museo Africano, unico nel suo genere da queste parti, che narra la presenza belga in particolare in Congo.

Ma non è tutto: altri musei degni di nota sono il Museo del Genio Militare, il Museo Diocesano e Tesoro della Cattedrale, il Museo di Archeologia, il Museo Provinciale di Arti Antiche, il Museo Marie Mutien e il Museo Sorelle di Notre Dame di Namur.

Come arrivare in città

Raggiungere la capitale della Vallonia è davvero facile poiché dista appunto 60 chilometri da Bruxelles, città servita da molti voli low cost.

Atterrati all’aeroporto di Bruxelles, si arriva a Namur in un’ora e un quarto con un treno diretto alla stazione dell’aeroporto.

Soggiornando già in Belgio, è sufficiente servirsi dei mezzi pubblici: Namur, infatti, è ben collegata con tutte le località principali del Paese.

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Scoperto in un bosco il castello preferito di Matilde di Canossa

È stata la figura più rappresentativa del Medioevo in Italia. A lei, Matilde di Canossa, sono state attribuite anche molte leggende che, nel corso dei secoli, si sono poi rivelate corrispondere a verità. Le si attribuiscono grandi amori, ma anche tanta dedizione alla vita contemplativa e monacale.

Sicuramente fu una gran donna, che arrivò a dominare tutti i territori dell’allora “Italia” che si trovavano a Nord dello Stato Pontificio. E per essere una donna non era affatto male. Contessa, marchesa e duchessa, fu sovrana incontrastata per trent’anni di tutte le terre che vanno dall’allora Corneto (oggi Tarquinia) fino al Lago di Garda.

Non avendo però eredi diretti, il suo immenso patrimonio alla sua morte avvenuta nel 1115 andò disperso. Alcuni castelli finirono sotto i signori locali, altri a cavalieri o mercenari. Alcuni possedimenti vennero addirittura dimenticati. Fino a oggi.

Il castello ritrovato

Nascosto in un bosco, infatti, è appena stato scoperto uno dei castelli appartenuti a Matilde di Canossa, forse addirittura il suo castello prediletto. Si tratta del Castello di Montebaranzone, i cui resti sono stati rinvenuti dopo essere rimasti celati per secoli sotto una fitta vegetazione.

Montebaranzone è un piccolo Comune, frazione di Prignano sulla Secchia, che conta circa 3800 abitanti, della provincia di Modena. Sorge su una collina che domina il territorio, proprio come molti dei castelli matildici.

Matilde fece di Montebaranzone una delle sue residenze preferite, dove costruì uno dei fortilizi più importanti della collina tra il fiume Secchia e il torrente Fossa. Nel 1415 passò sotto il controllo diretto degli Estensi che durò fino all’invasione dell’Italia da parte delle truppe napoleoniche nel 1796.

Ora che è stato scoperto il castello, partiranno gli scavi per recuperare ciò che resta di quella che doveva essere una splendida reggia, degna di una regnante come fu Matilde.

I castelli matildici

I castelli attribuiti a Matilde di Canossa si trovano tutti in Emilia-Romagna lungo l’Appennino, in posizione dominante, che proprio qui aveva stabilito il cuore del suo immenso feudo.

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Fonte: @Giuseppe Maria Codazzi

Le rovine del Castello di Canossa

Il più famoso dei castelli matildici è il Castello di Canossa, di cui rimangono dei ruderi e, oggi, un piccolo museo di reperti recuperati durante gli scavi. Costruito sopra una rupe, il castello fu più volte distrutto e ricostruito nel corso dei secoli, ma fu immediatamente dopo la morte di Matilde che iniziò il declino.

Sulle prime colline dell’Appennino Emiliano, nel comune di Quattro Castella, sorge invece il Castello di Bianello, l’unica fortificazione reggiana ad essere arrivata ai giorni nostri completamente integra. Tra i castelli matildici è l’unico che mantiene gli originari quattro torrioni risalenti già all’VIII secolo. Il castello si trova su uno straordinario balcone naturale da cui è possibile godere di una meravigliosa vista del paesaggio circostante.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Bianello

A Carpineti, sulle colline di Reggio Emilia, si ergono i resti del Castello di Carpineti, anche conosciuto come il Castello delle Carpinete. Dalla vetta del monte Antognano domina le vallate del Tresinaro e del Secchia. Questo castello è una delle fortificazioni più importanti tra i domini di Matilde di Canossa, che vi trascorse anche lunghi periodi.Nel borgo di Rossena, su una rupe vulcanica, si trova l’imponente Castello di Rossena, giunto intatto fino ai giorni nostri. A differenza degli altri castelli reggiani che con il passare del tempo si sono trasformati in dimore signorili, Rossena ha mantenuto l’impianto originario di vera e propria struttura difensiva.

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Fonte: 123rf

Il Castello di Rossena

Infine, a metà strada fra l’allora Langobardia e la Tuscia sorge ancora oggi il Castello di Sarzano, ritenuta una delle rocche più eleganti e meglio conservate dell’Appennino emiliano. Si trova nel Comune di Casina, nel cuore nelle Terre di Matilde di Canossa. Oggi il complesso del Castello di Sarzano è formato dal maniero che occupa la cima del colle e dal borgo che si possono visitare liberamente tutto l’anno.

Castello-di-Carpineti

Fonte: 123rf

Il Castello di Carpineti
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Ville, castelli e dimore: un itinerario da sogno

È un patrimonio dallo straordinario valore culturale e architettonico quello che custodisce il Veneto, plasmato da eleganti dimore, sontuose ville e notevoli castelli.

Oggi, dall’incontro dei proprietari di Ville Venete, Castelli e Dimore storiche, è nato il progetto turistico, unico al mondo, VilleCastelliDimore che offre ospitalità ed esperienze autentiche nel solco
della storia.

VilleCastelliDimore, una ricca offerta turistica ed esperienziale

La civiltà delle Ville Venete è un mondo tutto da scoprire” ha dichiarato l’assessore al turismo della Regione del Veneto Federico Canerperno attorno a cui una volta ruotava l’intero sistema sociale ed economico della Serenissima in terra ferma.
Sono simboli di arte, cultura ma anche di un virtuoso sistema che risulta straordinario per attrarre il turismo in luoghi che sono un grande tesoro della nostra terra. In un contesto di grande offerta, da quella vitivinicola all’esperienziale, attorniati da capolavori creati da architetti del calibro di Palladio e con opere di artisti come Veronese o Tiepolo.
Il progetto VilleCastelliDimore riunisce insieme eccellenze che sono autentici gioielli per offrire l’occasione di scoprire la grande ricchezza del territorio, The Land of Venice, compreso tra mare e laguna, colline e montagne, laghi e città d’arte”.

VilleCastelliDimore oggi si presenta al pubblico grazie a un portale dedicato dove è possibile conoscere la ricca offerta turistica ed esperienziale del gruppo di dimore e prenotare il proprio soggiorno per una vacanza all’insegna della bellezza, del relax, dell’enogastronomia e scegliere tra molteplici attività proposte come, ad esempio, assaggiare un vino d’eccellenza, la cui produzione risale a 1000 anni fa, comodamente seduti in splendide terrazze che si affacciano sui paesaggi UNESCO del Veneto.
Oppure passeggiare tra le splendide sale affrescate, accompagnati nella visita dal proprietario stesso, spesso discendente delle antiche famiglie patrizie della Serenissima.

Ma non è tutto: il portale accoglie anche i singoli desideri del visitatore, che possono spaziare dagli affitti in esclusiva per vivere momenti indimenticabili come matrimoni e cerimonie fino ad arrivare a eventi aziendali, team building e shooting.

Insomma, soggiorni, vacanze, arte, natura, cultura ed esperienze che spaziano dall’arte al relax, alle degustazioni di vini e prodotti del territorio per arrivare alle location più prestigiose per eventi grandiosi.

VilleCastelliDimore: “Esistiamo da sempre. È tempo di conoscerci”.

Il progetto d’eccellenza raccoglie 31 location di pregio a comporre una miriade di offerte turistiche che spaziano dal Delta del Po alle Dolomiti, dal Lago di Garda fino alla Riviera del Brenta, passando per i Colli Berici ed Euganei, fino alle Colline del Prosecco.

Le Dimore prescelte sono custodi di luoghi segreti, leggende di famiglia e racconti che si tramandano di generazione in generazione: durante la visita, infatti, potrete conoscere racconti di vita vissuta legati alle famiglie nobiliari che risalgono anche a mille anni fa.
O, ancora, antichi roseti, giardini segreti e leggende ricche di fascino e mistero.

Ecco alcune delle location esclusive da ammirare grazie a VilleCastelliDimore:

  • Serra di Villa Alpago-Novello a Frontin di Trichiana
  • Castello di Roncade nel silenzio della campagna veneta, ad appena mezz’ora di auto da Venezia
  • Villa Guerriera Rizzardi nel cuore di Bardolino
  • Parco Frasanelle gioiello sui Colli Euganei con villa cinquecentesca e la Grotta degli Innamorati
  • Villa Valmarana ai Nani a pochi minuti dal centro storico di Vicenza
  • Castello di San Salvatore nel cuore delle Colline del Prosecco
  • Villa Roberti a Brugine
  • Castello di San Pelagio a Due Carrare, Padova
  • Complesso di Valsanzibio a Galzignano Terme
  • Villa San Liberale a Feltre (Belluno)
  • Tenuta Ca’ Zen poco distante dal Parco del Delta del Po
  • Castello del Catajo a Battaglia Terme
  • Castelbrando a soli 50 minuti di auto da Venezia
  • Castello di Thiene tra Vicenza e Bassano del Grappa
  • Villa Tiepolo Passi alle porte di Treviso
  • Villa di Modolo a Belluno
  • Villa Stecchini a Romano D’Ezzelino
  • Tenuta Rechsteiner a Ponte di Piave
  • Villa Della Torre a pochi passi da Verona e dalle rive del Lago di Garda
  • Villa di Montruglio a Barbarano Mossano
  • Villa Foscarini Rossi sulle rive del Fiume Brenta, appena fuori dal centro storico di Padova
  • Palazzo Cortevigodarzere, a Padova
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Kronborg, il castello che stregato Shakespeare

Di principi, regnanti e cavalieri parlano i castelli e le fortezze, custodi di storie, leggende e segreti che affascinano e suggestionano da sempre. Ce ne sono tantissimi, da visitare e da scoprire nel mondo, e alcuni sono così celebri da essersi trasformati in vere e proprie attrazioni turistiche. Edifici imponenti e maestosi che con le loro torri merlettate, i ponti di attraversamento, gli arredamenti opulenti e le stanze segrete evocano un passato che non si può dimenticare.

E oggi è proprio di un castello che vogliamo parlarvi, di una delle più emblematiche fortezze rinascimentali europee, situata in Danimarca e iscritta nel registro del Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco dal 2000.

Il nome Kronborg Slot, forse, non vi dirà molto, ma la fama di quello che è successo all’interno del maestoso edificio secoli fa ha raggiunto il mondo intero. Perché questo castello non solo ha stregato William Shakespeare, ma è stato trasformato dal grande scrittore nella dimora di Amleto.

Viaggio in Danimarca sulle orme di Shakespeare

Il nostro viaggio di oggi ci porta in Danimarca, nel Paese scandinavo che da sempre popola le travel wish list dei viaggiatori di tutto il mondo. Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, come perdersi e immergersi nella bellezza della capitale o lasciarsi suggestionare da Odense, la città natale dello scrittore Hans Christian Andersen.

Non ci sono solo le celebri città da visitare però, ma anche i suoi dintorni. Partendo da Copenhagen, e a soli circa 40 chilometri dalla capitale danese, è infatti possibile raggiungere uno dei luoghi più affascinanti dell’intero Paese: il castello di Kronborg.

Situato a Helsingør, l’edificio fu costruito nel 1420 da Eric di Pomerania, ma il suo aspetto attuale risale alla grande ristrutturazione effettuata dall’architetto Anthonis van Obbergen il secolo successivo, su commissione di Federico II di Danimarca, che lo ha trasformato nello splendido castello rinascimentale che oggi possiamo ammirare.

Lo stesso castello, che è diventato una meta imprescindibile per tutte le persone che giungono nel Paese, stregò letteralmente William Shakespeare. Fu proprio in questo che il drammaturgo e poeta inglese scelse di ambientare il suo più celebre dramma, quello dell’Amleto.

La residenza di Amleto

Che siate affascinati dalle opere di William Shakespeare o siete in cerca di esperienze uniche e iconiche in Danimarca, non potete rinunciare a una visita al castello di Kronborg per rivivere le suggestioni del dramma shakespeariano in quella che è conosciuta nel mondo come la residenza di Amleto.

L’edificio è un vero e proprio gioiello rinascimentale tutto da scoprire, nei suoi esterni così come nei suoi interni. Grazie alle visite guidate, infatti, è possibile esplorare le stanze, le cripte e le catacombe. Proprio qui, nelle viscere del castello, potrete scoprire la grande statua in pietra di Ogier, il protettore della Danimarca, alla quale è legata una suggestiva leggenda. Secondo la tradizione il guerriero si risveglierà per proteggere il Paese in caso di pericoli.

Non è tutto, però, perché all’interno del castello ogni estate vengono portate in scena, da attori e compagnie teatrali, le opere più famose del poeta e drammaturgo inglese. Ed è allora che è possibile immergersi totalmente nel fascino della letteratura shakespeariana.