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A bordo del Trenino dei Castelli del Trentino: date e info

Trentino, terra di incantevoli montagne, di paesaggi dominati dalla natura incontaminata e… di antichi manieri che raccontano storie meravigliose: è proprio alla scoperta di questi ultimi che parte il Trenino dei Castelli, un viaggio incredibile che conquista grandi e piccini. L’itinerario dura appena una giornata, con visita guidata a quattro splendidi castelli della regione, ed è un’esperienza assolutamente da vivere quest’estate. Ecco le date e le tappe più suggestive.

Il Trenino dei Castelli del Trentino: programma e percorso

Un viaggio tra le più belle valli del Trentino, a bordo di un treno storico che conduce alla scoperta di alcuni affascinanti manieri e delle loro favolose leggende: è il Trenino dei Castelli, una vera e propria avventura perfetta anche per le famiglie. Si tratta di un itinerario da compiere in giornata, con partenza dalla stazione di Trento in direzione di Mezzana, da dove si prosegue in autobus. È un’occasione unica per ammirare i paesaggi della Val di Sole e della Val di Non, dove spiccano alcune antiche fortezze ricche di storia e arte. Non manca, naturalmente, l’opportunità di fare qualche assaggio delle prelibatezze locali con pranzo incluso nel biglietto.

I castelli più belli da visitare

Sono ben quattro i castelli che si potranno visitare con il Trenino, per una giornata davvero ricca di emozioni. La prima tappa e la Val di Sole, dove si incontra il Castello di San Michele: situato nel borgo di Ossana, ha un mastio alto ben 25 metri e una solida cinta muraria ancora integra. Le sue origini sono ignote, sebbene probabilmente risalga ai tempi dei Longobardi. Vi succedettero diverse famiglie nobili, prima di diventare proprietà della Provincia di Trento. Recentemente restaurato, è oggi aperto alle visite del pubblico.

Tornando verso Trento, è poi il turno di Castel Caldes: splendido maniero in stile gotico, si dice abbia visto imprigionata la giovane Olinda, nobildonna “colpevole” di essersi innamorata di un menestrello. È una suggestiva casa-torre che si erge su cinque piani, restaurata e adibita oggi a sede di esposizioni temporanee ed eventi culturali. La Val di Non accoglie invece i visitatori con il piccolo borgo di Tassullo, dove sorge Castel Valer: situato in posizione panoramica, vanta la torre più alta della provincia ed è una proprietà privata che solo in occasioni eccezionali apre al pubblico.

Infine, ecco il suggestivo Castel di Thun: anch’esso gode di una vista mozzafiato ed è circondato da un complesso sistema di fortificazioni cinquecentesche. Al suo interno, le sale sono riccamente decorate e presentano ancora gli arredi originari. Una delle più affascinanti è la Stanza del Vescovo, interamente rivestita di legno di cirmolo. Una visita guidata offre l’opportunità di scoprire le numerose collezioni d’arte e le porcellane d’epoca che raccontano una storia meravigliosa.

Le date e i biglietti del Trenino dei Castelli

Quando parte il Trenino dei Castelli del Trentino? Scopriamo le date in programma per l’estate 2024:

  • sabato 1, 8, 15, 22 e 29 giugno;
  • sabato 6, 13, 20 e 27 luglio;
  • sabato 3, 10, 17, 24 e 31 agosto;
  • sabato 7 e 14 settembre.

È obbligatoria la prenotazione: il biglietto va acquistato sul sito ufficiale del Trenino o presso l’Ufficio Informazioni di APT Trento, Monte Bondone. L’intero viaggio, incluse le visite guidate e il pranzo al ristorante Giardino di Cles, ha un costo di 89 euro – il prezzo ridotto per i minori di 16 anni è invece di 79 euro, mentre per i bambini al di sotto dei 4 anni è gratuito. Le persone con invalidità superiore al 74% non pagano, mentre il loro accompagnatore ha diritto ad uno sconto del 50% sul biglietto intero.

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Giornata Nazionale delle Dimore Storiche: le più belle da visitare in Italia

Il più grande museo diffuso d’Italia riapre le porte: torna la Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI), giunta quest’anno alla XIV edizione. Domenica 26 maggio, oltre 450 luoghi esclusivi come castelli, rocche, ville, parchi e giardini saranno visitabili gratuitamente, consentendo di ammirare da vicino scrigni di tesori senza tempo e regalando una immersione nella storia che rende ancora oggi il nostro Paese identificabile nel mondo. Scopriamo alcune delle dimore più belle da visitare in questa occasione.

La Giornata Nazionale delle Dimore Storiche Italiane

La Giornata Nazionale ADSI è nata non solo con l’intento di far scoprire ai visitatori le splendide dimore storiche che impreziosiscono l’Italia da Nord a Sud, ma anche per sensibilizzare la società civile e le istituzioni sul ruolo che esse ricoprono per il tessuto socio-economico del Paese. Quella degli immobili storici è, infatti, una rete unica, dall’immenso valore sociale, culturale ed economico che i proprietari si impegnano quotidianamente a custodire e a valorizzare. Si tratta di un patrimonio vasto ed eterogeneo: case e palazzi, ville e castelli, ma anche giardini e tenute agricole, distribuiti in tutto il Paese e, per quasi l’80% per cento, situati in campagna o in provincia.

Ognuno di questi beni ha una precisa identità, unica in Europa, per la sua storia, per il suo valore culturale e per lo stretto legame con il territorio di riferimento. Le dimore storiche costituiscono non solo un patrimonio turistico di rara bellezza ma anche il perno di una economia circolare per i borghi su cui si trovano. Molte sono le figure professionali che gravitano intorno a una dimora, mestieri dal sapere antico, come artigiani, restauratori, maestri vetrai. Investire in questi magnifici tesori, unici e irripetibili, significa anche creare opportunità occupazionali per i più giovani, messi a loro volta in condizione di tramandare quei saperi che hanno reso grande il patrimonio privato italiano.

Le dimore storiche imperdibili in Italia

Ecco alcune delle più belle dimore storiche che aderiscono alla Giornata Nazionale ADSI, offrendo visite guidate speciali, eventi e mostre, ma soprattutto la possibilità di scoprire un patrimonio davvero unico.

Castello Pergine, gioiello del Trentino-Alto Adige

In occasione della Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane si potranno effettuare quattro visite guidate, di circa un’ora l’una, dello splendido Castel Pergine, che sorge a est del borgo di Pergine Valsugana, in provincia di Trento. Situato in cima a Colle del Tegazzo, questa affascinante fortezza regala ai visitatori un panorama unico sulle Dolomiti di Brenta e sulle montagne del Trentino. Trasformato in residenza signorile per volere dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo nei primi anni del XVI secolo, nel 1826 la proprietà fu affittata dalla Mensa vescovile a famiglie di contadini. Nel 1905 fu rilevato da una società privata tedesca, restaurato e adibito ad albergo. Dal 2019 la Fondazione CastelPergine Onlus si occupa della conservazione di questo patrimonio d’arte e di storia, acquisito tramite un’iniziativa di sottoscrizione popolare e diventando il primo bene storico collettivo d’Italia.

Villa di Mondolo, new entry in Veneto

Delle 56 le dimore storiche venete che partecipano quest’anno alla Giornata ADSI, ce ne sono 15 che mai prima di quest’anno avevano partecipato alla manifestazione. Tra queste, Villa di Modolo, nel cuore delle Dolomiti, a pochi chilometri da Belluno, quest’anno entrata a far parte della classifica dei Grandi Giardini Italiani. Magnifica costruzione del primo ‘800 disegnata dall’architetto Andrea Miari, il complesso costituisce uno dei maggiori esempi di ville perfettamente inserito nella grande tradizione dei più significativi modelli veneti. In tempi più recenti, dopo gli anni della Prima Guerra Mondiale in cui la villa venne utilizzata come ospedale da campo dai tedeschi e poi dagli italiani, sono stati intrapresi numerosi lavori di ripristino, insieme a diverse attività all’avanguardia legate all’agricoltura e all’allevamento. Oggi la famiglia Miari mantiene questo filone abbinandolo ad attività legate al turismo, all’arte, alla ristorazione e alla sperimentazione agricola.

Castello di Chignolo Po, la “La Versailles della Lombardia”

Splendida dimora patrizia settecentesca, museo d’arte e di costume, il Castello di Chignolo Po è conosciuto come “la Versailles della Lombardia”. Al suo interno racchiude importanti e preziose testimonianze del mondo fastoso della nobiltà lombarda e veneziana. La parte più antica della struttura, nata come fortezza su di un’altura, è la grande Torre, dalla quale si controllava un lungo tratto del Po. Si ritiene che fu fatta costruire dal re Liutprando intorno al 740 d.C., quando Pavia era capitale dei Longobardi, con lo scopo di servire da fortezza di difesa e di presidio sul Po e sulla Via di Monte Bordone, successivamente denominata via Francigena – Romea, che collegava il Nord Europa con Roma. Lo scenografico cortile barocco, le grandi sale affrescate di scuola tiepolesca, la raffinatezza degli stucchi e delle decorazioni, la torre dominante con la sua maschia mole turrita, il tutto immerso in un dolce scenario agreste, fanno di questo monumento una delle più importanti dimore storiche italiane.

Castello di Chignolo Po, gioiello della Lombardia

Fonte: iStock – Ph: font83

Castello di Chignolo Po, la “La Versailles della Lombardia”

Castello di Piovera, scrigno di tesori in Piemonte

Solo per la Giornata Nazionale ADSI saranno visitabili gratuitamente il parco del castello, le ex cantine vinicole e i musei esterni nel parco: Museo degli antichi mestieri, Collezione di radici artistiche e Galleria di opere del Conte Niccolò Calvi. Il Castello di Piovera, in provincia di Alessandria, nacque come fortezza per la difesa del territorio nel XIV secolo su antecedenti accampamenti di origine romana, longobarda e carolingia (Castrum Pioperae). Fu rimaneggiato nel XVI secolo e in età tardo barocca con rifacimenti che non ne hanno intaccato la struttura originaria. Oggi è proprietà del conte Niccolò Calvi di Bergolo che lo ha aperto al pubblico fin dal ’72 coi suoi laboratori d’arte, visite guidate all’interno del castello e la fattoria didattica. Per chi lo desidera, e solo su prenotazione, durante la Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane saranno disponibili altri percorsi di visita agli interni del castello (a pagamento) denominati “Viaggio nel tempo” e “Raccontami il castello”.

Marchesi Gondi – Tenuta Bossi, nel cuore del Chianti Rufina

In Toscana, gli amanti del vino non possono perdere una visita alla Marchesi Gondi – Tenuta Bossi, situata sulle boscose colline a nord-est di Firenze, nel cuore del Chianti Rufina, zona vitivinicola famosa fin dall’epoca degli Etruschi. Questa gemma si trova in una valle vitata,  tra 200 e 400 metri d’altezza s.l.m. L’azienda si estende per 315 ettari di cui 19 ettari a vigneti e 32 a oliveti, oltre a cereali e boschi. La maestosa Villa rinascimentale, che domina la vallata con il suo parco monumentale e le cantine, è stata restaurata e modificata nei secoli successivi all’acquisto. La tenuta appartiene dal 1592 all’antica famiglia fiorentina dei Gondi, di cui si hanno notizie fin dal VIII secolo. Sotto la Villa vi sono le cantine a volta, dove maturano i vini in botti di rovere e barriques. In occasione della Giornata Nazionale ADSI, si svolgerà un evento nell’evento chiamato “Villa Bossi vino, pane e artigianato”. Il parco, il museo di arte contadina e la cantina della Tenuta Bossi-Marchesi Gondi saranno visitabili gratuitamente. Ogni ora partirà la visita alla cantina con assaggio finale di un vino.

Palazzo Boncompagni, nel cuore di Bologna

Nel pieno centro storico di Bologna a poche centinaia di metri da piazza Maggiore e dalle Due Torri, si trova lo splendido Palazzo Boncompagni. Papa Gregorio XIII prima fu Cardinale Ugo Boncompagni e visse qui – nel palazzo di famiglia – fino alla salita al soglio pontificio il 13 maggio 1572. Costruito per iniziativa di suo padre, Cristoforo Boncompagni, il Palazzo si contraddistingue per la sobria facciata di impianto ancora quattrocentesco e il grande portale decorato su cui figura l’insegna papale. Sono attribuiti al Vignola sia la splendida scala elicoidale che la conclusione del loggiato con il portale d’accesso alla scala. In occasione della Giornata Nazionale ADSI sarà visitabile gratuitamente la mostra di Mimmo Paladino nel Palazzo del Papa, a cura di Silvia Evangelisti. L’ingresso comprende una visita guidata dalla durata di 45 minuti alla mostra che si sviluppa all’interno delle sale del Palazzo, come la Sala delle Udienze Papali e la loggia che conduce alla scala del Vignola.

Castello Brancaccio a Ruffano, in Puglia

Se vi trovate in Puglia, non perdetevi una visita al Castello di Ruffano, noto anche come Castello Brancaccio dal nome della famiglia che nel XVII secolo lo trasformò in residenza nobiliare. Lo splendido edificio sorge su una rocca che domina il borgo alle porte di Lecce, nel cuore del Salento. Una lunga balconata collega il palazzo alla settecentesca chiesa matrice, affinché i feudatari potessero assistere alle sacre funzioni dai loro spazi. L’atrio è caratterizzato da magnifici fregi barocchi realizzati dallo scultore leccese Angelo Ricciardo nel 1654. In alto spicca la scultura a tutto tondo del principe Rinaldo Brancaccio vestito da soldato romano. Verso la metà del XVIII secolo divennero proprietari del castello i Marchesi Ferrante, il cui blasone campeggia sul portale di ingresso. Nel 1835 il maniero venne acquistato da Antonio Leuzzi di Latiano e oggi appartiene ai suoi eredi che portano il doppio cognome Pizzolante – Leuzzi.

Il suggestivo Castello di Piovera, in provincia di Alessandria

Fonte: iStock – Ph: Faina Gurevich

Il Castello di Piovera, gioiello da scoprire in Piemonte
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Giornate Nazionali dei Castelli: quali visitare nel weekend dell’11 e 12 maggio

È ormai diventato un appuntamento annuale da non perdere: sta per tornare la XXV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli, in scena sabato 11 e domenica 12 maggio 2024. Si tratta di un evento particolare, visto che l’Istituto Italiano Castelli – che organizza le visite guidate e tutte le altre esperienze da fare in loco – compie 60 anni. Saranno ben 25 i siti che, tra castelli, borghi fortificati e torri, apriranno al pubblico nel weekend. Scopriamo alcuni dei luoghi più suggestivi da visitare.

I castelli più belli da visitare

Iniziamo dall’affascinante Castello Tramontano, situato sulla collina di Lapillo da cui domina il centro storico della città di Matera. Costruito nel ‘500 come fortezza difensiva, è ormai da anni soggetto a lavori di recupero che mirano a riportarlo al suo splendore originario. L’11 e il 12 maggio sarà aperto gratuitamente al pubblico, per lasciarsi ammirare in tutta la sua bellezza così particolare. È invece nel Cilento che si può visitare il Castello di Camerota, che sorge nel cuore del paese: della fortezza rimangono solo le mura di cinta e il fossato, le torri e alcuni resti della cappella. Domenica 12 maggio si terranno dei tour guidati per scoprire la sua storia.

Tutti conoscono il Castello Sforzesco di Milano, uno degli edifici storici più importanti del capoluogo lombardo. Domenica 12 maggio sarà possibile fare un tuffo nella sua lunga storia, alla scoperta dei segreti che custodiscono le sue mura: le visite gratuite forniranno l’occasione perfetta per ammirare questo capolavoro rinascimentale. Sabato 11 maggio si potrà invece visitare gratuitamente la Rocca di Sassocorvaro, suggestiva fortificazione situata nel centro storico del borgo marchigiano da cui prende il nome.

In Molise sono diversi i siti da visitare: è il caso, ad esempio, del Castello d’Alessandro situato a Pescolanciano, in provincia di Isernia. Costruito in epoca medievale su uno sperone roccioso che gode di una splendida vista sul borgo, è momentaneamente chiuso al pubblico (ad eccezione di eventi e visite guidate). Questa è dunque l’occasione perfetta per scoprire le sue sale interne, sia sabato 11 che domenica 12 maggio. Infine, nel corso del weekend si potrà visitare il Castello di Volpiano, o meglio le rovine che rimangono ancora in piedi, e la vicina Abbazia di Fruttuaria.

I borghi e le città tutte da scoprire

Le Giornate Nazionali dei Castelli offriranno poi alcune visite guidate nei borghi e nelle città aderenti. Iniziamo da Vasto, in provincia di Chieti: domenica 12 maggio ci si ritroverà presso Piazza Rossetti, andando poi alla scoperta del centro storico e dei bellissimi Giardini di Palazzo d’Avalos, prima di visitare il sito archeologico delle Terme Romane e la Chiesa di Santa Maria Maggiore. In Umbria, nel pomeriggio di sabato 11 maggio, sarà possibile fare una visita guidata del centro storico fortificato di Antria, dominato dal suo antico castello (anch’esso aperto al pubblico per l’occasione).

Passiamo ora alla Liguria, dove nel weekend dell’11 e 12 maggio sono previste passeggiate guidate alla scoperta di due suggestivi borghi: quello di Finale Ligure (e in particolar modo del suo nucleo più antico, Finalborgo) e quello di Noli, grazioso villaggio marinaro dall’atmosfera autentica. Infine, domenica 12 maggio si potrà visitare la città di Verona e, soprattutto, le sue antiche cinta murarie, nonché i forti e le torri che un tempo fornivano la struttura difensiva del centro storico.

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Weymouth e le antiche rovine del Castello di Sandsfoot

Situata su una splendida baia riparata in corrispondenza dell’estuario del fiume Wey, sulla costa della Manica, Weymouth è uno dei luoghi in cui è nata l’idea stessa della vacanza al mare in Inghilterra. Questa popolare destinazione balneare britannica vanta una delle spiagge più belle del Dorset, un grazioso lungomare fiancheggiato da architetture georgiane, un pittoresco porto di pescatori circondato da case dai colori pastello e una serie di attrazioni che la rendono perfetta per ogni tipologia di visitatore, dai più avventurosi alle famiglie. Ma qui si può viaggiare anche a ritroso nel tempo, con una imperdibile visita alle antiche rovine del Castello di Sandsfoot.

La storia del Castello di Sandsfoot

Il Castello di Sandsfoot, noto anche come Castello di Weymouth, è un forte d’artiglieria costruito da Enrico VIII, che in origine faceva parte del programma del re per proteggersi dalle invasioni dalla Francia e dal Sacro Romano Impero e difendere l’ancoraggio della baia di Weymouth. La struttura aveva due piani e un seminterrato e forniva una postazione per cannoni pesanti, polveriere e alloggi per circa cinquanta uomini. Era protetto da un fossato e da un terrapieno, i cui resti caratterizzano ancora oggi i giardini. Sandsfoot è stato utilizzato durante la guerra civile inglese, quando è stato occupato a turno dal Parlamento e dai Realisti. Sopravvisse all’interregno ma, dopo la restaurazione sul trono di Carlo II Stuart, la fortezza fu ritirata dall’uso militare nel 1665.

All’inizio del XVIII secolo, il Castello di Sandsfoot era in rovina. Le scogliere di argilla su cui era stato costruito il forte erano sempre state instabili e soggette all’erosione. La piattaforma dei cannoni del castello iniziò a crollare in mare e, negli anni Cinquanta, fu completamente distrutta. Le rovine furono chiuse ai visitatori per motivi di sicurezza, anche se nel 1951 furono realizzati dei giardini civici accanto al castello.

Tra il 2009 e il 2012 sono state effettuate delle riparazioni che hanno permesso di riaprire il sito al pubblico, con l’aggiunta di una passerella interna illuminata, realizzata con i fondi dell’Heritage Lottery Fund,  al fine di permettere libero accesso ai visitatori e conservare il castello per le generazioni future. L’Historic England considera Sandsfoot “uno degli esempi più significativi” di fortini del XVI secolo sopravvissuti in Inghilterra.

Cosa fare e vedere a Weymouth

Tutti conoscono la splendida sabbia dorata di Weymouth, ma pochi sanno che la città ospita il Sandworld Sculpture Festival, l’unico festival di sculture di sabbia del Regno Unito che mette in mostra le opere di alcuni dei più importanti scultori di sabbia del mondo, capolavori d’artista che sfidano la logica.

Se, invece, volete esplorare la città in modo divertene e fantasioso, provate la caccia al tesoro guidata “Treasure Trails Dorset”, seguendo gli indizi che vi porteranno alla scoperta di edifici e monumenti, mentre sarete sulle tracce del tesoro scomparso.

Imperdibile per le famiglie il Weymouth Sea Life Adventure Park, che permette di esplorare un fantastico mondo sottomarino e viaggiare nelle profondità dell’oceano, entrando in contatto con oltre 2.000 creature, tra cui le giocose lontre e le tartarughe marine, mentre alla Fairy Penguin Island si possono ammirare i pinguini più piccoli del mondo. Tra le novità più recenti, l’Ocean Tunnel  offre la possibilità di sperimentare la meraviglia di una barriera corallina 24 ore su 24, vedendola mutare dal giorno alla notte.

Gli amanti della natura possono avventurarsi alla scoperta della splendida fauna selvatica in una delle riserve RSPB di Weymouth, come RSPB Radipole Lake e RSPB Lodmoor. Se siete appassionati di escursionismo, non potete non percorrere un tratto del South West Coast Path, dove la vista sull’isola di Portland nelle giornate limpide vi stupirà. I sentieri per fare il pieno di panorami e natura qui non mancano di certo, che si tratti di una passeggiata lungo il Rodwell Trail o sulla passerella che costeggia la splendida spiaggia di sabbia dorata.

Infine, tra le attrazioni storiche di Weymouth, oltre al Castello di Sandsfoot, merita una visita anche il Nothe Fort, situato all’ingresso del porto, che offre un’eccellente vista a 360 gradi sulla Costa Giurassica del Dorset. Qui potrete scoprire un labirinto di passaggi sotterranei, un museo, una piazza d’armi, impressionanti cannoni posizionati in alto sui bastioni e divertenti percorsi per tenere occupati i bambini.

Le rovine del Castello di Sandsfoot, a Weymouth, in Inghilterra

Fonte: Getty Images – Ph: Prisma by Dukas

Le rovine del Castello di Sandsfoot
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Il Castello di Miradolo e i suoi splendidi giardini

Tra le campagne torinesi, immerso nella natura, ecco spuntare un bellissimo maniero circondato da un ampio parco che, in primavera, apre i battenti al pubblico per offrire uno spettacolo meraviglioso, quello della fioritura: è questa la magnifica cornice in cui si incastona il Castello di Miradolo, una delle architetture più suggestive del Piemonte. Risalente al XV secolo, ha una lunga storia ed è oggi sede di numerosi eventi e manifestazioni culturali. Scopriamo questo gioiello architettonico e il suo incantevole giardino.

Dove si trova il Castello di Miradolo

Il Castello di Miradolo si trova in Piemonte, a non molta distanza dalla città di Torino: è tuttavia lontano dal traffico e dallo smog, circondato da un bellissimo paesaggio naturale caratterizzato da rigogliose campagne. Il panorama circostante è meraviglioso: il castello è infatti situato all’imbocco della Val Chisone e della Val Pellice, quindi gode di una magnifica vista sul Monviso.

Siamo nei pressi del borgo di San Secondo di Pinerolo, piccolo centro abitato sito su una collina, più precisamente in località Miradolo. Arrivarvi non è difficile, sia in auto che con i mezzi pubblici. C’è un ampio parcheggio gratuito e non custodito per chi preferisce muoversi in autonomia, oppure si può usufruire di un comodo collegamento ferroviario da Torino con bus per raggiungere Miradolo.

La storia del Castello di Miradolo

Sebbene venga chiamato castello, quella di Miradolo è in realtà una villa di campagna che, per la sua facciata in stile neogotico, somiglia ad una fortezza medievale. La sua storia si perde indietro nei secoli. Pare che il terreno fosse occupato già nel XV secolo: vi sorgeva un cascinotto appartenente ai marchesi Massel di Caresana, che nel 1866 decisero di ampliarlo e ristrutturarlo per dargli un nuovo aspetto. Divenne così una splendida residenza nobiliare, andata in dote alla giovane Teresa Massel in occasione delle sue nozze con il conte Luigi Cacherano di Bricherasio.

Nel corso degli anni, il Castello di Miradolo si trasformò in un salotto culturale tra i più famosi di Torino e dintorni, ospitando illustri personaggi come lo scultore Leonardo Bistolfi e lo scrittore Edmondo De Amicis. Per gran parte del tempo, la villa venne utilizzata solo per lunghi periodi di villeggiatura e per le battute di caccia della famiglia Massel di Caresana, diventata all’epoca una delle più influenti di Torino. Con la morte della contessa Sofia, ultima erede del casato, il Castello di Miradolo venne inserito nel lascito testamentario a favore dell’istituto religioso di don Orione.

La residenza venne in un primo momento adibita a convento, quindi divenne una casa di riposo per anziani. Abbandonata a se stessa per lunghi anni, nel 2007 finalmente la tenuta venne acquistata dalla Fondazione Cosso, che diede il via ad un ampio progetto di recupero. Oggi il Castello di Miradolo ospita eventi, convegni e concerti di ogni tipo, tornando a far parte della scena culturale e artistica della provincia di Torino. E, naturalmente, il suo suggestivo parco è uno dei luoghi più belli dove ammirare la fioritura primaverile.

Orto del parco di Miradolo

Fonte: Fondazione Cosso

L’orto di Miradolo

Il Castello di Miradolo: cosa vedere

Immerso in un parco rigoglioso, il Castello di Miradolo è un edificio restaurato in stile neogotico nel corso dell’800: si suddivide in tre piani, ed è impossibile non rimanere affascinati dalle torrette che si ergono verso il cielo, facendo assomigliare la villa ad un vero e proprio maniero medievale. Gli interni sono stati oggetto di recenti interventi, che li hanno riportati al loro splendore originario. Uno dei luoghi tornati al fascino antico è la Torre Rotonda, realizzata nel 1839: grazie ad un ottimo lavoro ci offre una cartolina che sembra provenire dai tempi passati.

Le sale storiche sono state anch’esse restaurate, nel tentativo di recuperare le originarie decorazioni che consentono di studiare l’alternarsi delle varie fasi artistiche impresse sulle pareti del castello. Molto suggestiva è l’antica sala da pranzo nobiliare, che presenta gli stemmi delle famiglie che vi hanno abitato. Nella vicina sala del camino, invece, spicca – come dice il nome stesso – un grande camino in legno intagliato, mentre le pareti sono decorate con motivi floreali e ornitologici.

Il piano superiore è occupato, tra gli altri ambienti, anche da una cappella dedicata a San Giovanni Battista. Oltre al pregiato altare ligneo, vi si possono ammirare splendide decorazioni pittoriche risalenti alla fine del XVIII secolo, che impreziosiscono le pareti e la volta. È un vero e proprio capolavoro trompe l’oeil, finemente restaurato alcuni anni fa per riportarlo al suo fascino originario.

Nel corso degli ultimi anni, il Castello di Miradolo ha ospitato tantissimi eventi che hanno richiamato un gran pubblico. Tra le sue sale vi vengono organizzate mostre ed esposizioni di ogni tipo, mentre l’area dedicata ai congressi può accogliere incontri e lezioni. Inoltre vi è un’ampia serra esterna che viene utilizzata per catering, rinfreschi, concerti e presentazioni, accompagnati da un’atmosfera suggestiva.

Il parco del Castello di Miradolo

Parco di Miradolo

Fonte: Fondazione Cosso

Il bosco che circonda il Castello di Miradolo

Sebbene il Castello di Miradolo sia in sé un vero splendore, oggi è principalmente conosciuto per il suo bellissimo parco, anch’esso restaurato e aperto al pubblico. In origine, venne pensato come un giardino all’italiana con dettagli rinascimentali, successivamente ampliato e arricchito da un lungo viale d’accesso e da un sentiero ad anello che conduce al vicino bosco. Il parco, di forma vagamente ovale, ospita al centro un grande prato ed è attraversato da numerosi canali irrigui, fornendo così l’habitat ideale per molteplici specie botaniche.

I visitatori possono cimentarsi in autonomia in un lungo percorso guidato, seguendo i suggerimenti delle tante targhe disposte all’interno del parco. In molti sono attirati soprattutto dagli incantevoli colori primaverili che segnano la rinascita della natura: vi sono infatti un meraviglioso Viale delle Ortensie e un rigoglioso Camelieto, dove poter ammirare questi due fiori ormai diventati simbolo del Castello di Miradolo e del suo immenso parco.

Ma ci sono tante altre bellezze da esplorare, a partire dall’ippocastano monumentale che si staglia, con i suoi 30 metri d’altezza, proprio all’ingresso del giardino e dalla gigantesca sequoia proveniente dall’America del Nord. Infine, negli ultimi anni è tornato a rivivere anche l’orto di Miradolo, un angolo verde di forma circolare che si affaccia sulla corte rustica della dimora. Questo spazio ospita non solo diverse piante orticole e floreali, ma anche un’ampia vasca quadrata in pietra caratterizzata da giochi d’acqua infiniti.

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Castello di Rosenborg, un luogo da fiaba nel cuore della città

Copenaghen, tra le innumerevoli bellezze, custodisce un autentico luogo da fiaba, ovvero il Castello di Rosenborg, antica residenza reale, oggi sede del Museo della Corona Reale Danese.

La sua architettura in stile rinascimentale si sposa alla perfezione con il paesaggio tutt’intorno, i suoi magnifici giardini sono un apprezzato punto di ritrovo e gli interni lasciano senza parole tanta è la loro opulenza.

La storia del Castello di Rosenborg

Il Castello vide la luce tra il 1606 e il 1633 per volere del re Cristiano IV che lo scelse come residenza estiva: l’architettura raffinata, priva di fortificazioni, rende subito chiaro come non rivestì mai una funzione di difesa.

In seguito, nel Settecento, il re Federico IV decise di far edificare un palazzo più ampio, a nord di Copenaghen, presso la città di Fredensborg: fu così che il Castello di Rosenborg venne utilizzato soltanto per ricevimenti estivi e per conservare i tesori della Corona.

A questo proposito, negli anni trenta dell’Ottocento divenne il Museo che conosciamo, con l’apertura ufficiale nel 1833.

Le attrazioni da non perdere

La visita del Castello di Rosenborg include i sotterranei, il piano terra, il primo piano e il secondo piano e mostra una vasta serie di meraviglie che rimangono impresse.

In particolare, vi sono alcune attrazioni che non si possono proprio perdere, a partire dall’appartamento privato del re Cristiano IV al piano terra, dove ammirare la camera da letto, il bagno, lo studio, e la “Winter Room”, la più significativa fra le sue tre stanze con i dipinti e ritratti appesi alle pareti, gli scuri pannelli di legno e un’eleganza senza tempo.

Altrettanto affascinante è la Sala dei Cavalieri, l’ultima a essere decorata, una delle più straordinarie: conosciuta anche come “Grande Galleria”, in origine venne pensata come sala da ballo e impreziosita con affreschi, velluti, marmi, arazzi, argenteria e stucchi ma poi fu utilizzata per banchetti e ricevimenti.
Al centro, fa bella mostra di sé il trono (Coronatio Chair) su cui sedevano i re e le regine durante la cerimonia di incoronazione, dal 1671 al 1840.

Il momento più atteso è poi rappresentato dai gioielli della Corona Danese, i Crown Jewels, un tesoro di rubini, smeraldi, oro, diamanti e perle appartenuto nei secoli alle regine e principesse danesi e conservato nei sotterranei.
La storia della favolosa collezione ha inizio nel 1746 quando, annientata dalla morte del marito e convinta di morire di dolore, la regina Sofia Maddalena scrisse nel testamento che i suoi gioielli dovevano rimanere per sempre alla Corona, e non diventare appannaggio di una sola persona.

Tra le sfarzose ricchezze spicca la corona in oro tempestata di pietre preziose realizzata dal gioielliere di corte Frederick Fabritius per Sofia Maddalena e in uso fino al 1840.

Infine, non certo da meno è la collezione di insegne regali (Crown Regalia) tra cui vanno menzionati la spettacolare corona dei re assolutisti, il globo imperiale in oro e pietre preziose e lo scettro.

Informazioni utili e consigli per la visita al Castello di Rosenborg

Il biglietto per accedere al Castello di Rosenborg si può acquistare sia online sia alle biglietterie almeno venti minuti prima della chiusura: è possibile scegliere tra biglietto di ingresso singolo per il Castello (bambini e ragazzi fino ai 17 anni entrano gratis mentre per gli studenti con student card internazionale è previsto uno sconto) oppure un biglietto combinato Rosemborg+Amalienbog (la residenza ufficiale dei Reali danesi) valido 36 ore o, ancora, il Park Museum Ticket per un network di musei che comprende (oltre a Rosenborg):

  • Natural History Museum of Denmark
  • Hirschsprung Collection
  • Workers Museum
  • National Gallery of Denmark
  • David Collection

Inoltre, il Castello di Rosenborg è incluso nella Copenaghen card, la carta turistica della capitale che permette di vedere molte più attrazioni insieme e usufruire dei mezzi pubblici.

Prima di programmare la visita, è importante sapere che l’uso del cellulare è consentito soltanto per scattare foto e consultare le guide online sul Castello ma non è permesso parlare al telefono al suo interno.

È a disposizione un bar caffetteria nonché un’area picnic esterna per pranzare all’aperto portando con sé cibo e bevande.

Ancora, non si può portare all’interno del Castello carrozzine e passeggini né borse di grandi dimensioni che vanno lasciate negli appositi armadietti per cui è richiesta una moneta da 20 corone (restituita all’uscita).
Permesse, invece, borse di dimensioni contenute (15 x 23 x 15 centimetri).

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Boschi fatati, castelli e avventura: 10 luoghi straordinari per stupire i bambini

Tutti conosciamo le fiabe, molti hanno sognato di diventarne i protagonisti da bambini. Conoscere elfi, fate, gnomi, streghe, principesse, cavalieri valorosi, re e regine. E vivere esperienze fuori dal comune in un mondo fatato e a contatto con la natura più autentica e selvaggia.

Non si tratta solo di sogni, perché i bambini possono veramente toccare con mano un’esperienza che li immerge nel mondo delle fiabe, facendole diventare realtà.

Succede in alcuni castelli e parchi fatati lungo lo Stivale. Da Nord a Sud spiccano luoghi dove magia e avventura si intersecano, donando ai bambini quei meravigliosi ricordi che rimarranno nel cuore, indelebili.

Ma dove si trovano questi luoghi fatati e avventurosi in cui andare con tutta la famiglia? Ne abbiamo selezionati 10 e sono uno più incantevole dell’altro.

Al Castello di Gropparello con il Parco delle Fiabe

Quale miglior esperienza se non quella che ci trasforma nei personaggi di un racconto d’altri tempi, nell’ambiente di un castello medievale? Succede al Castello di Gropparello (a Piacenza), nel Parco delle Fiabe. È il primo parco “emotivo” d’Italia e merita sicuramente una visita.

Ciò che lo rende speciale, oltre all’ambientazione nel bosco, è la storia che i piccoli sono guidati a vivere, grazie a personaggi delle fiabe che li coinvolgono lungo tutto il percorso. Accolti da un cavaliere e vestiti anch’essi con finte armature e spade, incontreranno il taglialegna, gli elfi e i folletti, con i quali devono portare a termine una missione: liberare la fatina rapita dalla strega o dall’orco. Un’esperienza memorabile per i bambini e divertente anche per i genitori, che possono assistere alle rocambolesche avventure di questi piccoli valorosi cavalieri.

Il Bosco delle Fiabe nel Castello di Gropparello, a Piacenza

Fonte: Ufficio Stampa Castello di Gropparello

Animazione per bambini nel Bosco delle Fiabe, Castello di Gropparello

Il Fantastico Mondo del Fantastico a Roma

Rimanendo nell’ambientazione di un castello, ci spostiamo a Roma, precisamente in un luogo in cui si può vivere realmente un viaggio nella fantasia. Stiamo parlando del Castello di Lunghezza, nel cui parco che lo circonda va in scena ogni domenica il Fantastico Mondo del Fantastico. È un luogo di intrattenimento per bambini (ma anche per i più grandi) tutto incentrato sul mondo della fantasia e dell’immaginazione, con personaggi di favole celebri e leggende che prendono vita coinvolgendo tutti in avventure principesche all’insegna del divertimento. Vi consigliamo di controllare le date di apertura e i prezzi sul sito ufficiale del parco.

Il Giocabosco, in provincia di Brescia

A Gavardo, in provincia di Brescia, si trova uno dei primi boschi incantati d’Italia: il Giocabosco. Si tratta di un bosco di querce a tema didattico che unisce l’avventura all’apprendimento per bambini fino ai 7/8 anni di età, accompagnati da un pizzico di magia.

Lungo il parco si incontrano infatti le fate e gli gnomi, che li accompagnano nell’esplorazione della flora e della fauna di questo bosco incantano. Aperto dalla primavera all’autunno, è un ottimo luogo in cui far divertire i vostri figli, sensibilizzandoli sul delicato tema della tutela ambientale per un futuro maggiormente sostenibile.

A Cassino, nel Bosco delle Favole

Andiamo in provincia di Frosinone, nel Lazio, per vivere un’altra esperienza memorabile nel Bosco delle Favole, il parco tematico per bambini immerso nella natura delle Terme Varroniane di Cassino. È il parco tematico più grande del Centro Italia, con ben 110.000 mq si estensione.

Le attrazioni sono numerose, tra scivoli, tour in gommone, discese di rafting, spettacoli giornalieri con principesse ed eroi e giochi interattivi per grandi e piccini. C’è l’imbarazzo della scelta per un divertimento assicurato per i bambini.

Il Bosco delle Fate a Montegrotto Terme

A Montegrotto Terme, in provincia di Padova, esiste un bosco incantato popolato da fate, folletti e troll, ma anche da animali e un’ampia varietà di esemplari vegetali. Stiamo parlando del Bosco delle Fate, un parco di 7.000 mq nel quale i personaggi della storia popolare e antica fanno immergere in un’atmosfera magica e suggestiva.

Nel Magico Bosco della natura pugliese

Spostandoci a Sud raggiungiamo la Puglia e in particolare le colline dell’Alta Murgia. Qui è il Parco Naturale Selva Reale a far vivere un’avventura fiabesca ai bambini, con il suo Magico Bosco. Immersi nel verde della pineta, si trovano folletti, elfi, fate e gnomi, che accompagnano con fiabe, racconti e storie fantastiche i piccoli avventurieri. Nel percorso si trova la casa delle fate, quella di Biancaneve e anche la famosa casetta di Hänsel e Gretel, tutta ricoperta di dolci di marzapane.

Il parco western Cowboyland

Volete immedesimarvi, insieme ai vostri bambini, in un cartoon western d’altri tempi? Al Cowboyland questo è possibile. Si tratta di un parco a tema western realizzato all’interno di un ranch, il Cowboy’s Guest Ranch, a Voghera (in provincia di Pavia).

Il parco avventura ospita animali tipici nordamericani (tra i quali lama, orsetti lavatori, cavalli), un Saloon, il maneggio e l’area in cui ha luogo il rodeo. I bambini potranno imparare a lanciare il lazo, cavalcare i pony, assistere a spettacoli e giochi all’insegna del divertimento e dell’avventura. Per sentirsi per un giorno dei veri cowboy immersi nelle praterie degli indiani d’America, lungo il selvaggio West.

Movimënt, il parco di Corvara in Badia

Saliamo in montagna fino ai 2000 metri sull’altopiano di Corvara di Badia, in provincia di Bolzano, per raggiungere Movimënt: il parco a misura di bambino (e non solo) che unisce natura, animali, sport e divertimento in un’esperienza avventurosa per tutti.

Le attività da fare qui sono tantissime: dall’arrampicata sulle pareti attrezzate, per sviluppare equilibrio e resistenza, alle acrobazie su un enorme Air Bag, oppure andare alla scoperta delle abitudini degli orsi dissotterrando anche le ossa dell’”Ursus Ladinicus”, o esplorare il mondo degli insetti guidati da una storia coinvolgente. C’è anche il minigolf e percorsi fitness all’aria aperta, corde e maniglie sulle quali appendersi e tanto altro.

Parco della preistoria Rivolta d’Adda

Se abitate nei pressi di Milano, a soli 25 chilometri dalla città esiste un luogo ideale in cui portare i bambini per vivere un’avventura speciale: il Parco della Preistoria di Rivolta d’Adda (CR). Una vasta area naturale con un bosco di 100 ettari che custodisce più di 50 ricostruzioni a grandezza naturale di 31 differenti specie preistoriche, tra le quali alcuni dei più grandi dinosauri.

Ma non è tutto, perché questo è un vero e proprio parco avventura che conta anche un labirinto fatto di siepi che appassiona tutti, il museo paleontologico, diverse aree gioco e pic-nic, laghetti, un percorso botanico e animali in semilibertà (tra i quali simpatici scoiattoli, lepri e coniglietti selvatici). La chicca, poi, è il trenino che trasporta i bambini in giro per il parco, tra divertimento e avventura a contatto con la natura.

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Il Castello del Catajo svela nuovi segreti rimasti celati finora

Sono otto anni che il sontuoso Castello del Catajo di Battaglia Terme (Padova), una delle grandi regge europee che fu residenza di villeggiatura imperiale degli Asburgo, si mostra al pubblico in tutta la sua magnificenza: fino a oggi, infatti, i visitatori hanno potuto ammirare il monumentale Cortile dei Giganti, il romantico parco secolare e, soprattutto, il Piano Nobile con gli spettacolari affreschi di Giovan Battista Zelotti che raccontano l’epopea della famiglia Obizzi, capitani di ventura che costruirono il monumentale Castello nel XVI secolo.

Ma da sabato 13 aprile 2024, il Catajo svelerà, per la prima volta, un segreto: un intero piano, finora rimasto chiuso, che ospita le stanze private dove gli Asburgo-Este vivevano la quotidianità.
Eleganti ambienti neoclassici, sala da pranzo, camere da letto, sala da gioco affrescati con paesaggi e marine nell’Ottocento dal veneziano Marino Urbani, sono stati restituiti, dopo anni di restauro, ai loro fasti passati.

Il Castello del Catajo come non lo si è mai visto: le stanze private degli Asburgo Este

Sala da musica del Castello del Catajo, Battaglia Terme

Fonte: Ph Filippo Molena – Ufficio Stampa

Particolare della Sala da musica del Castello del Catajo

Edificato tra il 1570 e il 1573 alle pendici del Montenuovo su volontà di Pio Enea I degli Obizzi, condottiero della Repubblica di Venezia, il Castello del Catajo dal 13 aprile raddoppierà il numero di ambienti interni visitabili: sono dieci i nuovi saloni che compongono il piano ritrovato.

Da sempre a uso privato, le sale “inedite” furono realizzate nel Cinquecento dagli Obizzi e vennero poi ristrutturate durante gli anni Venti dell’Ottocento dai successivi proprietari, la famiglia Asburgo Este, arciduchi di Modena.

Da aprile, quindi, sarà possibile scoprire non soltanto due interi livelli, ma anche due epoche e due dimensioni a confronto: il Cinquecento di rappresentanza al piano nobile, e le nuove stanze private dalle delicate decorazioni ad affresco neoclassiche al piano superiore, a opera del pittore veneziano Marino Urbani con vedute di pittoreschi paesaggi, marine con velieri e scene di vita agreste.

Le nuove stanze conservano tuttora intatta l’atmosfera e l’intimità degli spazi per la famiglia: sala da pranzo con il servizio da tavola di antiche ceramiche, sala della musica con un fortepiano di metà Ottocento, sala da gioco e camere da letto, tutte appaiono ancora vissute dai loro antichi proprietari.

E sono proprio questi gli ambienti in cui hanno abitato Francesco IV duca di Modena e la moglie Maria Beatrice di Savoia che amavano particolarmente il Catajo e vi soggiornavano per sei mesi l’anno. Ma sono anche le stanze dove l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo, erede al trono d’Austria, trascorse la sua ultima vacanza prima di recarsi a Sarajevo, luogo del noto attentato che scatenò l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Egli stesso fece “ammodernare” alcune delle stanze negli anni Ottanta dell’Ottocento.

Gli affreschi ritrovati

Affreschi ritrovati del Castello del Catajo, Battaglia Terme

Fonte: Ph Filippo Molena – Ufficio Stampa

Particolare degli affreschi ritrovati del Castello del Catajo

Ma c’è di più: nel corso dello scrupoloso restauro degli ultimi due anni, il Catajo di Battaglia Terme ha fatto un altro regalo del tutto inaspettato, una scoperta che ha il sapore dell’eccezionalità.

In seguito ai saggi stratigrafici condotti in tutti gli ambienti, una prima stanza ha svelato la presenza di affreschi più antichi, poi coperti da un successivo strato di intonaco nell’Ottocento: sono state, così, riportate alla luce magnifiche scene a soggetto mitologico dipinte nel Cinquecento da Giovanni Battista Zelotti (autore dell’importante ciclo di affreschi del piano nobile).

Inoltre, sono tornati alla luce affreschi successivi, risalenti al Seicento, di un secondo autore ancora ignoto. In questo modo, le pareti della stanza (che fino a due anni fa erano dipinte di verde)
oggi mostrano raffinate pitture che ritraggono Apollo e le muse, le tre Grazie, Venere e Sileno.

Il secondo ambiente interessato dai ritrovamenti è stato l’elegante scala a chiocciola che collega i due piani del castello, ridipinta grossolanamente a fine Ottocento e che invece nascondeva al di sotto, in perfetto stato di conservazione, affreschi più importanti sempre a opera dello Zelotti, che riproducono marmi, balaustre e festoni floreali.

Negli ultimi decenni, in Veneto sono stati molto rari i ritrovamenti di affreschi coperti di tale pregio e in così vasta superficie: ciò rende le scoperte del Catajo davvero eccezionali e di grande importanza storico-artistica.

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La Strada dei Castelli del Chianti, alla scoperta di antiche fortezze

Colline ricoperte di vigneti e boschi, cipressi che seguono le bianche stradine sterrate, castelli medioevali e abbazie che spiccano tra gli ulivi e i prati verdeggianti. Stiamo parlando dello splendido paesaggio toscano, unico nel suo genere e meta prediletta per gli amanti del vino, della natura e delle passeggiate dedicate alla lentezza, disconnessi dalla vita quotidiana.

Proprio in Toscana c’è un itinerario che unisce il vino alla storia e alla natura: è la Strada dei Castelli del Chianti, e non conoscerla è un peccato.

La Strada dei Castelli del Chianti

Più che di una strada, si tratta in realtà di sei itinerari lungo cui ammirare e che toccano – oltre ai castelli – anche i borghi, le chiese e le magnifiche colline del Chianti. Itinerari da percorrere a piedi, segnalati da diversi colori, che si imboccano tutti dal tratto di statale 408, da Montegrossi a S. Giusto a Rentennano. Vediamoli tutti.

Itinerario Marrone: Pieve di Spaltenna, Vertine, Uliveta, S. Donato in Perano, Vistarenni

Il percorso marrone parte da Gaiole in Chianti, raggiungibile dalla Statale 408. La camminata porta prima al centro del grazioso borgo di Gaiole, per salire sul colle che ospita la Pieve di Spaltenna, di antica origine etrusca, e il Castello di Spaltenna, immersi tra vigneti e cipressi. Servono soltanto 10 minuti di camminata per raggiungere la splendida testimonianza medievale del castello, che oggi è stato trasformato in un hotel di lusso.

Il percorso continua in salita per circa 2 chilometri per fare tappa al borgo medievale di Vertine. L’ingresso del paesello è un colpo d’occhio splendido: un portale ad arco al cui fianco sorge un imponente torrione in pietra, testimonianza di un passato ricco di fascino. Dopo una tappa in questo bellissimo borghetto, si riparte percorrendo l’Uliveta, una delle ultime strade bianche rimaste intatte e immersa in campi ricchi di olivi che la custodiscono gelosamente.

Si arriva così a S. Donato in Perano, una grande villa dall’aspetto secentesco, ma che in realtà fu un antico castello medievale. Poco oltre la villa di S. Donato, il sentiero marrone sbuca sulla provinciale che viene da Badia a Coltibuono e Montevarchi. Si prosegue verso sinistra, in direzione di Radda in Chianti, e si attraversa il suggestivo paesaggio boscoso fino all’imbocco della strada da Molinungo. A sinistra, una via porta all’ultima tappa del sentiero: Villa Vistarenni, una meravigliosa villa risalente al ‘600.

Itinerario Rosso: Tornano, Morelline, Cacchiano, Monte Lodoli

Si parte ancora dalla statale dei Castelli (la ss. 408) e, una volta raggiunta l’Osteria della Passera, si prende una strada privata a destra, si attraversa il torrente e si sale verso il Castello di Tornano. Trasformato in hotel di lusso dopo una meticolosa ristrutturazione, la sua struttura in pietra è imponente e resta visibile anche un frammento delle mura che racchiudevano il borghetto del castello.

Proseguendo lungo la statale dei castelli, dopo circa 4 chilometri di camminata si prende una strada a sinistra in salita che porta al nucleo abitato di Monte S. Marcellino, dove spicca l’alta torre medioevale in pietra di Morelline e la chiesa di San Marcellino in Avane, una delle più antiche pievi del Chianti. La strada continua per un chilometro, fino a raggiungere il Castello di Cacchiano, in posizione panoramica, composto da corpi di fabbrica appartenenti a diverse epoche storiche.

Si continua lungo l’itinerario rosso, lasciando a destra Monte Lodoli, una costruzione medioevale in pietra per arrivare alla Madonna a Brolio. A sinistra si sale per Tarci, altra opera del Medioevo che era avamposto del Castello di Brolio.

Itinerario Giallo: Gaiole, Barbischio, Capannelle, Cancelli, Castello di Montegrossi, Badia a Coltibuono

Il percorso giallo, come quello marrone, parte Gaiole in Chianti, ma in questo caso si prende una strada a sud del paese, sulla sinistra del torrente Massellone (che attraversa il paese) e che si spinge verso il pittoresco borgo collinare di Barbischio, distante circa 2,5 chilometri dal punto di partenza. Qui le casette sono raggruppate attorno all’antica torre, come a volerla abbracciare. Questa località una volta era un castello, almeno dal 1086. Le testimonianze odierne dell’antica fortezza risiedono nell’alto rudere della torre in pietra.

Tornando a Gaiole in Chianti, a metà del borgo un’altra strada sterrata si dirige verso est: lungo il percorso in salita si passa vicino alla casa colonica, oggi trasformata in azienda agricola, chiamata Capannelle.

Continuando a percorrere la salita, si sbuca nuovamente sulla statale e, oltrepassato il valico, si ridiscende verso il Valdarno. Lungo il percorso è prevista una tappa alla Torre dei Cancelli, in pietra, quadrata e slanciata, oggi ancora ben conservata e parzialmente inglobata in una casa colonica.

Si continua il tragitto del sentiero giallo e, attraversando un bosco, si raggiunge il Castello di Montegrossi, conosciuto per lungo tempo come Montegrossoli. Oggi si può ammirare la maestosa struttura con il suo torrione in pietra.

Tornando al valico della statale, parte anche una strada che attraversa un bosco suggestivo: percorrendola si giunge alla Badia a Coltibuono, l’ormai ex Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono chiamata “l’abbazia del buon raccolto” dai Monaci di Vallombrosa, oggi trasformata in villa e azienda agricola.

Vigneti vicino a Gaiole in Chianti, una tappa della Strada dei Castelli

Fonte: iStock

Colline e vigneti vicino a Gaiole in Chianti

Itinerario Viola: Vertine, Meleto, Rietine, Castagnoli, Starda, Monte Luco della Beraredenga, Montecastelli

Partendo dalla statale 408, a circa 2 chilometri a sud di Gaiole in Chianti, c’è una strada che appartiene al percorso viola che conduce al Castello di Meleto. Poco dopo si trova anche una “panchina gigante” (parte del Big Bench Project), dalla quale ammirare lo splendido panorama circostante, tra colline, vegetazione e borghi medievali.

Si riprende il cammino in salita fino a raggiungere Rietine, dopo quasi 3 chilometri, e successivamente la magnifica Rocca di Castagnoli. La strada panoramica continua fino al pittoresco villaggio di Starda e poi a Monte Luco della Beraredenga, che fu uno dei castelli più importanti e storici della zona, anche se oggi ne rimangono pochi frammenti dopo che venne incendiato e smantellato.

Da Monte Luco, una strada che si addentra nel bosco raggiunge l’ultima tappa del percorso viola: Montecastelli, una fortezza i cui resti spuntano tra la vegetazione boschiva.

Itinerario Arancione: Campi, San Sano, Monteluco di Lecchi, San Polo in Rosso, Galenda, Le Selve

Per percorrere l’itinerario arancione si parte dal chilometro 19 della statale 408. Prendendo una strada in salita per S. Sano, si arriva in poco tempo alla località di Campi, un antico castello del quale rimangono i ruderi e una parte di una piccola torre. Arrivati nel centro di S. Sano, un caratteristico villaggio medioevale, si possono ammirare numerose tracce architettoniche dell’antico castello in pietra.

Il percorso prosegue fino al villaggio di Lecchi, dal quale si raggiunge, a destra, il Castello di Monteluco di Lecchi. Un poderoso torrione in basso e un arco in pietra nella cinta muraria che conduce al grande complesso costruito attorno a un cortile, formano la struttura di questo castello che domina la valle del Massellone.

Dopo la magnifica vista del castello, si sale ulteriormente fino a giungere al Castello di Ama prima, e poi alla Pieve di S. Polo in Rosso. Continuando la camminata si arriva al piccolo villaggio di Galenda, che conserva una splendida torre in pietra.

La strada discende verso la valle delle Filicaie e risale fino a raggiungere l’ultima tappa: Le Selve, un insediamento in cima alla collina con la sua chiesa di S. Martino.

Itinerario Blu: San Giusto a Rentennano (alle Monache), Lucignano, La Torricella, Castello di Brolio

L’itinerario blu parte più a sud del ponte sul fiume Arbia, nel comune di Gaiole. La prima tappa è a S. Giusto a Rentennano (o “Alle Monache”), un antico monastero benedettino femminile che venne trasformato in fortezza dalla famiglia Ricasoli. Oggi rimangono i resti di alcuni tratti di mura medioevali.

Riprendendo la strada immersa nella campagna troviamo a poca distanza il Castello di Lucignano in Chianti e successivamente La Torricella, trasformata in una splendida villa del XVII secolo. Il cammino prosegue attraversando S. Regolo e arrivando alla tappa più suggestiva: il Castello di Brolio.

I Castelli lungo gli itinerari

I luoghi più belli, oltre al paesaggio collinare? Neanche a dirlo, i castelli. A cominciare dal castello di Brolio (o Ricasoli), costruito in età longobardo ma arrivato al massimo splendore nel 1141. Sito tra Siena e Firenze, fu attaccato dagli spagnoli nel Quattrocento e bombardato dai tedeschi durante la II Guerra Mondiale. Oggi ospita un’osteria, un agriturismo e un’enoteca, e può essere visitato con un tour: il tour classico, il tour dei vigneti, la visita dei giardini e – per i più romantici – il tour al tramonto.

Castello di Brolio a Gaiole in Chianti, lungo la Strada dei Castelli del Chianti

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Castello di Brolio a Gaiole in Chianti

C’è poi il Castello di Meleto, possedimento dei monaci Benedettini nel XI secolo, teatro di guerre tra Guelfi e Ghibellini, invaso dagli Aragonesi e poi occupato durante la guerra dei Medici. Oggi al suo interno si tengono degustazioni di vini e d’olio d’oliva, e si può partecipare a visite guidate della durata di trenta minuti. E poi il castello di Spaltenna, di Tornano, di Cacchiano. E il castello di Ama, sito in una delle zone più belle e selvagge del Chianti, o Vertine che – più che un castello – è uno straordinario borgo fortificato.

Ma non ci sono, lungo la Strada dei Castelli del Chianti, solamente i castelli. C’è anche la Badia a Coltibuono, chiamata “l’abbazia del buon raccolto” dai Monaci di Vallombrosa, e ci sono i borghi: Spaltenna con la sua leggenda del crocifisso o Lecchi. Luoghi in cui il tempo pare essersi fermato veramente.

Castello di Meleto, lungo la Strada dei Castelli nel Chianti

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Castello di Meleto
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Kansai: un viaggio tra natura, spiritualità e storia del Giappone

Un lago enorme, 1800 anni di storia e una terra capace di raccontare il Giappone più vero. La regione del Kansai, costellata di templi Zen e castelli antichi che conducono alle vestigia dei ninja, è un viaggio unico nel cuore del Sol Levante che permette di assaporare le tradizioni più autentiche attraverso un contatto profondo, diretto e spirituale, con la natura tipica della prefettura di Shiga.

Castello di Hikone, il Tesoro Nazionale del Giappone

Affacciato sul Lago Biwa, di cui offre una vista meravigliosa ma particolarissima, il Castello di Hikone richiama le atmosfere delle epoche in cui indomiti guerrieri usavano incrociare le spade. La struttura che ammiriamo oggi è quella che il clan ha costruito quattro secoli fa ed è immersa in un giardino di alberi di ciliegio, grandi protagonisti del Sakura Matsuri, il sito del mastio che si estende in un giardino più ampio – il Genkyu-en – e che in origine era destinato allo svago del signore feudale e dei suoi ospiti.

La costruzione principale, designata come Tesoro Nazionale, nasconde quattro stanze private ed è circondato da una rete di muri e torri che lo proteggono, tra lui la Tenbin-yagura, la torre bilancia, che deve il suo nome alla sua struttura perfettamente simmetrica. È inoltre l’unica torre di questo tipo dell’intero Giappone, dotata di un corridoio strategico che metteva in comunicazione le due estremità e che poteva essere abbattuto in caso di necessità.

Il tempo del Castello di Hikone è invece scandito dalla campana che, da secoli, suona per cinque volte esatte lungo tutta la giornata. I suoi rintocchi si sentono passeggiando per il mastio e lungo i suoi dintorni, oltre che in tutta la città: un elemento suggestivo che è stato inserito nell’elenco dei 100 paesaggi sonori del Giappone.

Una città mercantile ricca di storia

Omihachiman sorge sulle rive del Lago Biwa, sull’antica via Nakasendo che collega Tokyo a Kyoto, e ancora oggi conserva l’anima fiorente della città mercantile che è stata un tempo. Il canale Hachiman-bori ha infatti fornito una valida via di comunicazione, favorendo lo sviluppo della città di Omi come potenza commerciale. Il nome di Hachiman viene però aggiunto solo in seguito in onore del dio shintoista della guerra che qui dimora nel Tempio di Himure Hachimangu.

Il cuore pulsante del centro, che batte alimentato dalla ricchezza e dalla generosità dei primi commercianti di Omi, risiede nei tanti templi e nelle opere pubbliche presenti lungo l’intera area dell’antica città mercantile. Shin-Machi Dori è infatti un esempio, perfettamente conservato, di come vivessero i mercanti di Omi mentre il Museo della città, che oggi ospita numerose mostre su materiali popolari, è una testimonianza dello stile delle costruzioni dei primi mercanti.

La tradizione si conserva anche grazie al Festival del fuoco Sagicho di Omihachiman, noto come una delle manifestazioni più pericolose del Giappone, e che ogni anno si svolge a metà marzo. Tra i festeggiamenti, è inclusa una gara per stabilire quale sia il migliore tra una grande selezione di mastodontici carri sagicho, realizzati in paglia, bambù e carta. Le costruzioni sono trasportate attraverso la città da uomini vestiti e truccati da donne. Al culmine del Festival, i carri vengono bruciati mentre le persone danzano intorno al fuoco.

Prima dell’invenzione e dell’arrivo della automobili, il canale della città era una delle vie di comunicazione principali che ravvivava l’area per il grande traffico commerciale. La rotta di scambio maggiore ha però diviso la città in due parti, con i samurai che vivevano a nord e i civili a sud. Oggi è possibile passeggiare lungo il canale per cogliere appieno l’atmosfera di quei tempi e capire quale sia stata l’importanza dell’acqua in una zona a forte vocazione mercantile.

Il Canale di Hachiman-Bori

Fonte: JNTO

Il Canale di Hachiman-Bori

Alla scoperta del lago di Biwa, il più grande del Giappone

Situato al centro della Prefettura di Shiga, il lago deve il suo nome alla forma naturale che lo caratterizza, che ricorda un biwa, liuto della tradizione giapponese. La lunghissima costa, con 235 chilometri da esplorare, è ricca di cose da fare. È infatti possibile fare gite in barca, passeggiate o tour delle isole. Sul lato ovest si può invece ammirare la spiaggia di Omimaiko, con sabbia bianca e rigogliosi pini, mentre per gli appassionati del campeggio è d’obbligo una tappa a Okubiwako, affacciato sull’acqua e perfetto per rilassarsi apprezzando la bellezza naturale del luogo.

Il nuoto è certamente lo sport più praticato, ma sono anche disponibili canoe e kayak, provare lo stand up paddle boarding, imparare la vela o il windsurg. In inverno, sono disponibili piste da sci per bambini. L’enorme specchio d’acqua che ricopre parte del Giappone può essere esplorato anche in crociera, con cibo e intrattenimento, disponibili con rotte di breve e media durata.

Il lago Biwa è meraviglioso anche in inverno. Qui è infatti costruita la funivia più veloce del Giappone che conduce su per il Monte Horai, alla valle di Biwako, che conta su una rinomata stagione sciistica. Qui si può sciare o fare snowboard, con vista lago. In estate, il clima è più fresco rispetto alla città e si può godere del panorama con la zip-line o con il vertiginoso Skywalker.

Lunga vita e spiritualità al Santuario Shirahige

Il piccolo santuario shintoista Shirahige sorge sul lato ovest del Lago Biwa ed è famoso per il caratteristico torii che si erge proprio in mezzo al lago. Le origini di questa costruzione sono antichissime e risalgono al 675 d.C., ma nel corso del tempo ha subito diverse modifiche. Pare infatti che il torii, nel lontano 1280, rimanendo sommerso in seguito all’innalzamento del livello del lago. Quello che vediamo oggi risale a un rifacimento moderno del 1981.

Il suo nome, Shirahige, significa letteralmente barba bianca. Questo perché è dedicato a Sarutahiko, una divinità dell’antica mitologia giapponese che veniva rappresentata come un uomo anziano con barba e capelli bianchi. È inoltre conosciuto per i suoi poteri speciali: sarebbe infatti capace di infondere lunga vita e salute.

Santuario Shirahige

Fonte: JNTO

Il Santuario Shirahige

Chikubushima, l’isola degli dei

Conosciuta anche come isola degli dei nella città di Nagahama, si trova al largo della costa settentrionale del Lago Biwa. Tra le attrazioni del posto, ricordiamo il tempio dell’isola, Hogonji, in cui è possibile acquistare delle deliziose bamboline Daruma dedicate a Benzaiten che porterebbero fortuna per un anno. Al Santuario di Tsukubusuma si possono lasciare invece dei dischi d’argilla, i kawarake, capaci di esaudire i desideri più nascosti. Le due costruzioni riflettono la confluenza delle due religioni giapponesi nel corso di più di un millennio.

Isola di Chikibu

Fonte: JNTO

Isola di Chikibu

Alla scoperta di Osaka

Da Tokyo a Osaka in shinkansen, per vivere un’atmosfera completamente diversa rispetto a quella della Capitale e che permette di immergersi in una vita notturna entusiasmante, cibo delizioso – specialmente quelli dei quartieri di Tenma e Ura Namba – e una calorosa accoglienza offerta dalle persone del posto. La città dell’Expo 2025 offre inoltre un interessante lato storico, con il castello che si pone come attrazione principale: un luogo ideale per approfondire la storia.

Il Castello di Osaka

Fonte: JNTO

Il Castello di Osaka

Da non perdere le luci al neon del ponte di Dotonbori e la zona di Minami, oltre che i maggiori festival della stagione come il Tenjin Matsuri (sfilata di barche), Kishiwada Danjiri (grandi carri di legno) e il Festival di Ebessan (dedicato al successo negli affari).