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Le cascate color rosso sangue esistono e si trovano sull’Isola di Hormuz

L’Isola di Hormuz, adagiata proprio nel cuore del Golfo Persico, in Iran, è un luogo di straordinaria bellezza naturale, caratterizzato da spiagge e formazioni rocciose dai colori surreali, ma non solo: tra i fenomeni più affascinanti che si possono osservare in questa destinazione, infatti, vi sono le cascate rosso sangue, un evento naturale che ha recentemente catturato l’attenzione del web grazie a spettacolari video diventati virali.

Ma cosa causa questo straordinario effetto visivo in questo splendido angolo di natura? Scopriamolo insieme.

Cosa sono le cascate rosso sangue dell’Isola di Hormuz

Le cascate rosso sangue dell’Isola di Hormuz non sono veri e propri corsi d’acqua permanenti, bensì flussi temporanei di acqua piovana (proprio per questo, dunque, non sempre osservabili) che assumono una peculiare colorazione rossastra. Questo fenomeno si verifica quando le precipitazioni scorrono sulla terra che in quel luogo è oltremodo ricca di ossidi di ferro, dilavando il terreno e tingendo l’acqua di un intenso rosso rubino. Il risultato è un effetto visivo sorprendente, che richiama l’immagine di un fiume di sangue che scorre lungo la superficie dell’isola in Iran.

L’isola di Hormuz è infatti definita come un diapiro di sale, una formazione geologica che si distingue per la presenza di antichi depositi di roccia sedimentaria e di un nucleo di salgemma. Oltre agli ossidi di ferro, responsabili come già detto della colorazione rossa del suolo e delle acque, il territorio presenta anche una varietà di minerali che contribuiscono alla sua particolare conformazione.

Dove si trovano le cascate rosso sangue

L’Isola di Hormuz si trova nel sud dell’Iran, all’ingresso dello Stretto di Hormuz, una delle rotte marittime più strategiche al mondo. Con una superficie di circa 42 km², l’isola appartiene alla provincia di Hormozgan ed è celebre per i suoi paesaggi spettacolari, tra cui le celebri Spiagge Rosse, che condividono la stessa origine geologica delle cascate rosso sangue.

Dall’alto, l’isola appare come una macchia colorata immersa nel blu del Golfo Persico, con sfumature che vanno dal rosso intenso al bianco del sale e al giallo dorato delle sue rocce. Il contrasto tra la terra e il mare crea uno scenario mozzafiato che attira ogni anno viaggiatori e fotografi da tutto il mondo.

Il fenomeno delle cascate rosso sangue

Come già accennato, dunque, il processo alla base delle cascate rosso sangue è del tutto naturale e trova la sua spiegazione nella composizione del suolo di Hormuz. Gli ossidi di ferro presenti nelle rocce e nella sabbia si dissolvono nell’acqua piovana, conferendo alla corrente il tipico colore rosso vivo. Questo fenomeno non è esclusivo dell’Iran: un caso simile si verifica anche in Antartide, dove le celebri Blood Falls presentano un effetto visivo molto simile, generato dall’acqua ricca di ferro che sgorga dai ghiacciai.

Oltre ad avere un impatto visivo straordinario, il terreno ricco di ossidi di ferro dell’Isola di Hormuz ha trovato applicazione in diversi ambiti. L’ocra rossa locale, chiamata golak, viene utilizzata per scopi industriali, cosmetici e persino alimentari. Tuttavia, alcuni studi hanno evidenziato la presenza di metalli pesanti nel suolo, sottolineando la necessità di monitorarne l’uso per garantire la sicurezza alimentare.

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Marche: la Via delle Cascate Perdute di Sarnano

Come una cittadella di pietra, Sarnano si staglia, arroccata sulla vetta di un colle al centro di una valle popolata da ampi pascoli e campi coltivati e fitti boschi. Sullo sfondo le austere cime dei Monti Sibillini fanno bella mostra di sé.

Un territorio che si risveglia in primavera dal proprio torpore invernale, ripopolandosi di verde man mano che la stagione avanza. La zona meridionale delle Marche, dove si trova Sarnano, è una destinazione ideale per il ritorno del clima più propizio alle attività nella natura: alla visita di un borgo medievale dalla storia affascinante e con un grande patrimonio architettonico e artistico consente infatti di abbinare un percorso di trekking alla scoperta di alcune splendide cascate formate dai torrenti che percorrono la valle.

La chiamano la Via delle Cascate Perdute, un itinerario alla portata di tutti, che si compie agevolmente in mezza giornata e che prende le mosse dal centro storico di Sarnano per inoltrarsi nelle vicinanze e portare alla scoperta dei tesori di acqua dolce nascosti tra pietre, querce e faggi.

Il borgo medievale di Sarnano

Sarnano sorge a ridosso delle vette dei Monti Sibillini, in una sorta di culla tra le colline, con le sue torri medievali che svettano in cima al colle a oltre 500 metri di altitudine dov’è seduta.

Il centro storico della cittadina è tutto edificato in pietra cotta, donando un aspetto peculiare al borgo, con le mura degli edifici nelle tonalità dell’ocra e dell’arancio.

Una volta che si entra nel centro del borgo, la cosa migliore da fare è perdersi fra i labirintici vicoli lastricati che salgono e scendono questo piccolo capolavoro del Medioevo, in un alternarsi di diversi livelli fra piazzette, scorci e scalinate.

La Piazza Alta è il cuore della Sarnano medievale, animata dalle sagome del basso Palazzo dei Priori, la bella torre del Palazzo del Popolo (oggi trasformato in teatro),  il Palazzo del Podestà e la Chiesa di Santa Maria Assunta con i suoi affreschi.

Scorcio del borgo di Sarnano nelle Marche

Fonte: iStock

Piazzette, scale, vicoli: la meraviglia medievale del centro storico di Sarnano

Da qui le vie del borgo scendono come cerchi concentrici fino ad arrivare alla base del colle, dove si è poi sviluppata la Sarnano contemporanea. La perfetta conservazione e la cura con cui viene mantenuto il centro storico permette di entrare appieno nell’atmosfera medievale del luogo: costituitosi come libero comune a metà del Duecento, Sarnano ha conservato la fierezza delle proprie origini e le sfoggia ancora con orgoglio.

Se il borgo è completamente costruito in pietra, i dintorni del paese offrono invece un ritorno alla natura, con una grande quantità di attività outdoor a portata di mano. Percorsi ciclistici, sentieri escursionistici, avventure in parapendio, terme naturali: chi più ne ha, più ne metta.

La Via delle Cascate Perdute

La Via delle Cascate Perdute di Sarnano è un percorso escursionistico di livello molto semplice, lungo circa sei chilometri, che parte dal centro del borgo e conduce per una passeggiata per lo più pianeggiante a tre splendidi, potenti e affascinanti salti che il torrente Tennacola compie nelle vicinanze del paese.

Il tempo di percorrenza dell’intero sentiero, aperto nel 2020, è di poco meno di un paio d’ore, al quale aggiungere il tempo di permanenza presso ciascuna cascata, che offre a suo modo il proprio spettacolo.

Il percorso parte da Piazza Perfetti, ai piedi del centro storico, e unisce tre cascate: la Cascata dell’Antico Mulino, Lu Vagnatò e le Cascatelle di Sarnano. Gli escursionisti più brillanti possono inoltre proseguire per raggiungere due altre cascate, poco più lontane: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino.

Il bel sentiero, che si snoda tra boschi e campagna, per raggiungere queste due ultime destinazioni richiede ulteriori due ore di cammino, una per l’andata e una per il ritorno.

La Cascata dell’Antico Mulino

La Cascata dell'Antico Mulino a Sarnano

Fonte: Lorenzo Calamai

La Cascata dell’Antico Mulino a Sarnano

La prima cascata che si incontra lungo la Via delle Cascate Perdute è forse anche la più suggestiva. Ci si giunge rapidamente, in appena dieci minuti di camminata, lasciandosi alle spalle il centro storico di Sarnano e dirigendosi verso est.

Nei pressi degli edifici scolastici della cittadina, una lingua d’asfalto scende verso il basso e si inoltra in una rada boscaglia: dopo poche decine di metri, improvvisamente, l’aria si fa umida e il rumore dell’acqua si fa notare. I ruderi di un antico mulino, da cui il nome della cascata, sono avvolti dalla vegetazione a fianco del sentiero.

Quando la traccia piega verso destra, ecco che si apre allo sguardo la possente conca della doppia cascata del torrente Tennacola: una passerella in legno conduce alla spiaggetta di fronte alla polla d’acqua formata dal salto, che si abbatte con tutta la sua potenza dall’alto di una dozzina di metri.

La Cascata Lu Vagnatò

Cascata Lu Vagnatò sulla Via delle Cascate Perdute Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Lu Vagnatò

Il sentiero che collega la Cascata dell’Antico Mulino a Lu Vagnatò si percorre in circa mezz’ora.

Dopo aver superato un ponticello e sceso una scalinata in legno che porta sul letto del torrente, si arriva al cospetto di questo bel salto. Luogo di balneazione e refrigerio durante l’estate, in primavera sfoggia tutta la propria potenza.

In passato le lavandaie sarnanesi utilizzavano questo tratto del torrente per lavare i panni, come testimonia l’antica vasca che campeggia in fondo al sentiero.

Le Cascatelle di Sarnano

Cascatelle di Sarnano Via delle Cascate Perdute Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Le Cascatelle di Sarnano

Con un’altra mezz’ora di cammino si arriva fino alle Cascatelle di Sarnano, in località Romani. Si raggiungono seguendo il corso del torrente, con il sentiero che si snoda lungo le anse del Tennacola, prima che imbocchi una strada bianca. Da qui si giunge all’imbocco dell’ultimo tratto di percorso per arrivare al luogo.

Per arrivare alle Cascatelle si deve risalire il corso del torrente proprio sul bordo del suo letto nel tratto finale, inoltrandosi nel bosco. Qui tutto diventa acquatico: il rombo della cascata in sottofondo, l’acqua nebulizzata che rende umida l’aria che si respira, il torrente che corre sulle rocce e le leviga.

È la destinazione più selvaggia delle tre previste dal percorso e l’atmosfera che la cascata regala è davvero profondamente silvana, tra muschi e tronchi contorti.

Le cascate bonus: le Pozze dell’Acquasanta e la Cascata del Pellegrino

Dalle Cascatelle si può tornare al centro di Sarnano in appena una mezz’oretta, accorciando il percorso fatto all’andata. Per chi però non è stanco di esplorare questo splendido contesto naturale all’ombra dei boschi e tra il fluire dell’acqua dolce, c’è la possibilità di allungare l’escursione fino a una ultima destinazione.

Tra sentieri comodi, larghe strade bianche e tracce ben segnalate nel bosco, il percorso prosegue fino alle Pozze dell’Acquasanta. Non si tratta di una vera e propria cascata, ma di una serie di piccoli balzi che il torrente Acquasanta, affluente del Tennacola, compie in una zona dove la sua azione erosiva finisce per creare delle marmitte dei giganti, profonde polle d’acqua.

Panorama monti sibillini Sarnano Marche

Fonte: Lorenzo Calamai

Tornando a Sarnano dalle Pozze dell’Acquasanta il panorama regala scorci splendidi sui Sibillini

La caratteristica saliente delle Pozze dell’Acquasanta è che le acque del torrente provengono dalle vette innevate dei Sibillini, e sono pertanto estremamente pure e cristalline. In estate il corso d’acqua viene presto prosciugato dal caldo, lasciando a testimonianza solo alcune cavità molto profonde riempite di acqua incredibilmente chiara, che lascia intravedere il fondale. In primavera, invece, lo scenario è ancora più bello perché il torrente è vivo, e si formano una serie di rapide e cascatelle tra una marmitta e l’altra.

A cinque minuti dalle Pozze dell’Acquasanta, tramite un breve sentiero, si arriva alla Cascata del Pellegrino, alimentata dall’omonimo fosso. Si tratta di un salto non molto alto ma estremamente suggestivo per come l’acqua ha scavato in maniera particolare le rocce.

Dalle Pozze dell’Acquasanta il ritorno al centro storico di Sarnano comporta circa un’ora e quarantacinque minuti.c

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Isola del Liri: l’unica città in Italia con una cascata nel centro storico

Un luogo di rara bellezza, in cui la magnificenza della Natura si mescola alla mano dell’uomo dando vita a una cartolina spettacolare. Il nostro viaggio ci porta nel Lazio, dove si trova una cittadina particolarissima: facendo una passeggiata nel suo centro storico, infatti, ci si può imbattere in una spettacolare cascata, un salto di quasi trenta metri tra le case che lascia senza fiato.

Benvenuti a Isola del Liri, un comune che si trova nel cuore dell’Italia, in provincia di Frosinone. Qui, in verità, si trovano ben due cascate nel centro storico, ma se una è davvero imponente, l’altra invece presenta un salto meno verticale.

Tutto quello che c’è da sapere su questo luogo dalla storia antica, in parte sviluppato su un’isola e che vale la pena visitare.

Isola del Liri, la cittadina con una spettacolare cascata nel centro storico

Immaginatevi di girare il centro storico di una cittadina, di scoprirne le tante bellezze, fino a rimanere senza fiato. Perché è qui che ci si può imbattere in una cascata alta 27 metri: no, non è frutto dell’immaginazione di uno scrittore o di un pittore, ma un posto che esiste davvero e si trova nel cuore dell’Italia.

Per raggiungere Isola del Liri si deve andare nel Lazio, in provincia di Frosinone, qui nel centro città che si sviluppa su un’isola che divide in due il fiume Liri, si trovano due cascate e una di queste leva il fiato.

Per vederle si deve arrivare al castello Boncompagni – Viscogliosi e lì si possono ammirare i due salti. Vi è la Cascata Grande, che ha un’altezza di circa 27 metri, e la Cascata del Valcatoio, che non è verticale ma procede lungo un piano inclinato.

La prima lascia senza fiato ed è una delle poche a trovarsi nel cuore di una cittadina, ma non solo: è l’unica in Italia e in Europa. Solo per questa ragione merita una visita, perché ammirarla significa entrare in contatto con una bellezza rara e preziosa.

Isola del Liri, la storia di questa splendida cittadina

Ma non è solo la cascata a essere un’attrazione imperdibile di questo luogo; infatti, Isola del Liri ha una storia antica e per questa ragione girare per la cittadina significa imbattersi nelle tante testimonianze di un passato ricco e interessante.

A partire dal periodo romano poiché la nascita di Isola del Liri è legata a Arpinum e Sora, due municipi dell’epoca. Successivamente è stata sotto il dominio bizantino e longobardo, poi ha fatto parte del Principato di Capua e del Ducato di Sora. È nel XIX secolo che è entrata a far parte della provincia di Terra di Lavoro e del Circondario di Sora, nello stesso periodo si sono sviluppate molte industrie, soprattutto cartarie.

E tante testimonianze di queste fasi della sua storia si possono ritrovare nelle bellezze che si incontrano visitando la cittadina.

Isola del Liri cosa vedere oltre alla cascata

Fonte: iStock

Isola del Liri, cosa vedere in questa cittadina oltre alla cascata

Cosa vedere a Isola del Liri

Ci sono tantissime meraviglie che si possono ammirare a Isola del Liri, a partire dal Castello Boncompagni-Viscogliosi, che si trova proprio nei pressi della cascata e la sua realizzazione può essere fatta risalire al periodo medioevale. È un monumento nazionale ed è davvero spettacolare e bellissimo. Da non perdere anche la Torre Marica: utilizzata per gli avvistamenti, si trova sul colle San Sebastiano ed è databile intorno all’XI secolo.

Non mancano edifici religiosi come la chiesa di San Lorenzo Martire, con le sue due torri, e quella della Madonna delle Grazie che ha un’interessante pianta circolare, oltre a palazzi affascinanti come Villa Nota Pisani, dove ha vissuto la famiglia industriale Lefebvre e che fa parte della Rete delle Dimore Storiche del Lazio. Si deve sapre che non è accessibile per le visite, ma si può affittare per gli eventi.

E per tutti coloro che amano le passeggiate è imperdibile il Parco Fluviale, un percorso che segue le sponde del fiume Liri e collega questa cittadina con Sora. Si parte dal ponte di Roma e ci si va a immergere in un tracciato lungo il quale si incontrano tantissime delle meraviglie del luogo.

Una cosa è certa: raggiungere Isola del Liri resterà tra i ricordi più belli di una vacanza, non solo per i suoi tanti tesori, ma anche per quella spettacolare cascata che impreziosisce di meraviglia il suo centro storico.

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Villa Gregoriana, il giardino romantico a Tivoli

Nel cuore di Tivoli, tra antiche rovine e una natura incontaminata, si cela un gioiello di straordinaria bellezza: Villa Gregoriana. Questo parco, oggi gestito dal FAI (Fondo Ambiente Italiano), è un perfetto connubio tra ingegneria, arte e paesaggio, dove la forza dell’acqua ha modellato un luogo di impareggiabile incanto.

Si tratta infatti di uno dei più suggestivi esempi di giardino romantico in Italia. La sua estetica del sublime, tanto cara ai viaggiatori dell’Ottocento, è un trionfo di cascate impetuose, grotte misteriose e sentieri immersi nella vegetazione lussureggiante. Uno scenario altamente suggestivo che ha ispirato pittori, scrittori e poeti, divenendo una tappa imprescindibile del Grand Tour europeo.

Villa Gregoriana è un viaggio attraverso il tempo, un luogo in cui il passato dialoga con il presente in perfetto equilibrio. Visitare questo parco significa immergersi in un’atmosfera unica, in cui ogni angolo racconta una storia di ingegno e bellezza. Per gli amanti della natura, della storia e dell’arte, è una tappa imperdibile, un angolo di paradiso alle porte di Roma che continua a incantare viaggiatori da tutto il mondo.

Storia di Villa Gregoriana

La storia della villa è legata a Papa Gregorio XVI, che nel 1832 affrontò il problema delle frequenti esondazioni del fiume Aniene. Grazie a un imponente progetto di ingegneria idraulica, il corso del fiume fu deviato attraverso un doppio traforo scavato nel Monte Catillo, dando vita alla spettacolare Grande Cascata. In quell’occasione fu anche costruito il Ponte Gregoriano che sovrasta l’antico letto del fiume, dove vengono fatte defluire le acque in eccedenza, e recuperati i ruderi degli edifici d’epoca romana presenti nella zona. L’area circostante venne trasformata in un parco naturale, divenendo una meta privilegiata per intellettuali e artisti.

Nel secondo dopoguerra lo Stato Italiano ne acquisì la proprietà e dopo decenni di abbandono, nel 2002 l’Agenzia del Demanio affidò Villa Gregoriana al FAI – Fondo Ambiente Italiano, che avviò un ambizioso progetto di restauro e valorizzazione. Ripristinato il suo splendore originario, nel 2005 il parco riaprì al pubblico e oggi i visitatori possono esplorare gli antichi sentieri, scoprire la ricchezza botanica del luogo e lasciarsi incantare dalla perfetta armonia tra storia, natura e ingegneria. Il lavoro del FAI ha permesso di riportare alla luce non solo la bellezza paesaggistica del sito, ma anche il suo valore storico e culturale, rendendo Villa Gregoriana uno dei luoghi più affascinanti da visitare nel Lazio.

La Grande Cascata

Protagonista indiscussa del parco è la Grande Cascata, che con i suoi 120 metri di altezza è la seconda più alta d’Italia dopo quella delle Marmore. Un impressionante spettacolo di forza naturale che incanta i visitatori con il fragore dell’acqua che si tuffa nel vuoto, creando giochi di luce e spruzzi scenografici.

Le sue acque, canalizzate artificialmente per proteggere Tivoli dalle inondazioni, creano uno effetto scenografico in ogni stagione. Nei periodi di piena, la cascata raggiunge la massima portata, regalando una vista imponente, mentre in estate i giochi d’acqua si fanno più delicati, permettendo di ammirare con maggiore dettaglio le rocce scolpite dalla forza millenaria del fiume.

Villa Gregoriana a Tivoli

Fonte: istock

Panorama di Villa Gregoriana a Tivoli

La Valle dell’Inferno

Il Parco Villa Gregoriana si sviluppa all’interno della Valle dell’Inferno, un suggestivo canyon naturale scavato nei secoli dalll’Aniene, che dall’acropoli dell’antica Tibur giunge fino al corso del fiume con un salto di 130 metri. Il percorso si snoda tra sentieri immersi nella vegetazione, offrendo scorci spettacolari e un’esperienza immersiva tra natura e storia.

Il nome evocativo della valle deriva dalla sua conformazione: le alte pareti rocciose e le profondità oscure hanno ispirato nei secoli racconti e leggende che la associavano a un paesaggio infernale. Qui si possono osservare formazioni geologiche di grande interesse, come le pareti calcaree modellate dall’erosione, e una flora rigogliosa che si sviluppa grazie all’umidità costante della valle.

L’acropoli e i templi romani

Sull’acropoli si ergono due importanti edifici sacri di epoca romana: il tempio di Vesta, di forma circolare, e il tempio della Sibilla, a pianta rettangolare. Risalenti al I secolo a.C., sono stati fonte di ispirazione per artisti e architetti per secoli. Il tempio di Vesta, in particolare, con le sue colonne corinzie slanciate e la posizione panoramica, è tra i monumenti più rappresentativi di Tivoli.

Accanto ad esso, il tempio della Sibilla ha conservato parte della sua struttura originaria, nonostante i secoli di trasformazioni e riutilizzi, tra cui la conversione in chiesa nel Medioevo. Entrambi i templi dominano il paesaggio circostante, offrendo un punto di vista privilegiato sulla valle sottostante e sulla città di Tivoli.

I resti della villa di Manlio Vopisco

Passeggiando tra la vegetazione del parco si possono scoprire le rovine della sontuosa domus romana di Manlio Vopisco, una dimora aristocratica del II secolo d.C. caratterizzata da un’articolata architettura e attraversata da canali d’acqua. La villa, citata nelle opere del poeta Stazio, doveva essere un luogo di grande lusso, con ambienti affrescati, pavimenti in mosaico e giardini terrazzati. Gli scavi hanno rivelato anche la presenza di un sistema idrico sofisticato, che convogliava l’acqua nelle varie sezioni della dimora, dimostrando l’ingegnosità degli antichi romani nella gestione delle risorse idriche.

Le grotte di Nettuno e delle Sirene

Queste cavità naturali, modellate dall’erosione dell’acqua, sono tra le attrazioni più affascinanti del Parco Villa Gregoriana. La Grotta di Nettuno è accessibile attraverso la Galleria del generale Sextius Miollis, un tunnel scavato nella roccia all’epoca dell’occupazione francese, da cui attraverso finestrelle si ammira una bellissima vista dell’Aniene.

La grotta, avvolta da un’atmosfera misteriosa, è caratterizzata da spettacolari concrezioni calcaree e da un piccolo corso d’acqua che ne accentua la suggestione. La Grotta delle Sirene, invece, cela profondi abissi ancora inesplorati. Qui le acque si insinuano tra le rocce creando cascate sotterranee e riflessi dorati, in un ambiente che ha alimentato nel tempo miti e leggende.

Info Utili

Come arrivare

L’ingresso è da Largo Sant’Angelo; l’uscita e il bookshop dal Tempio di Vesta.

In auto
Autostrada Roma – L’Aquila A24, uscite Tivoli e Castel Madama. Proseguire seguendo le indicazioni per Tivoli, Villa Gregoriana.

In autobus
Da Roma, fermata Ponte Mammolo, alla fermata Tivoli.

In treno
Treni diretti da Roma Termini o Roma Tiburtina, Villa Gregoriana si trova a 5 minuti (400 m) dalla stazione di Tivoli.
Dalla stazione di Bagni di Tivoli partono i bus del Ville di Tivoli

Biglietti

Intero: € 10
Ridotto (6-18 anni): € 3
Iscritti FAI: ingresso gratuito

Orari di apertura

Dal 22 febbraio al 21 marzo, orario: dalle 9:30 alle 17:00
Dal 22 marzo al 29 giugno, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 30 giugno al 31 agosto, orario: dalle 9:00 alle 19:00
Dal 1° settembre al 5 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:30
Dal 6 ottobre al 25 ottobre, orario: dalle 9:30 alle 18:00
Dal 26 ottobre al 9 novembre, orario: dalle 9:30 alle 16:30
Dal 10 Novembre al 14 Dicembre, orario: dalle 9:30 alle 16:00

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Viaggio a Kuta, la località più famosa di Bali

È da molto tempo che Bali attrae visitatori stranieri: negli anni ’70 meta spirituale e magnete per i surfisti, oggi conquista turisti di ogni tipo assumendo sempre più la forma di una destinazione che o si ama o si odia. Su una cosa, però, tutti sono d’accordo: può essere affollata, costosa rispetto ad alte mete asiatiche, ma la sua bellezza è indiscutibile. Giungle rigogliose, spiagge di sabbia vulcanica, rituali induisti al profumo di incenso e cascate mozzafiato.

L’esperienza che si ha di questa isola indonesiana cambia molto in base alle nostre esigenze e alla zona che scegliamo di visitare. Per chi ama il relax e la natura, Ubud è la scelta ideale, mentre per chi preferisce un’atmosfera più festaiola, la località da segnare sull’itinerario è sicuramente Kuta. Questa è una delle destinazioni più famose e turistiche: scopriamola insieme per capire se fa al caso vostro.

Come raggiungerla e come spostarsi a Kuta

Kuta, in origine piccolo villaggio di pescatori, è situata nella zona sud di Bali ed è nota soprattutto per la sua spiaggia e per il suo mare, perfetto per chi pratica surf. Arrivare a Kuta è molto semplice perché la cittadina dista pochi chilometri dall’aeroporto principale dell’isola, quello Internazionale Ngurah Rai, conosciuto comunemente come Aeroporto di Bali-Denpasar. Vi basterà salire su un bus o un taxi per arrivare comodamente e velocemente al vostro alloggio.

Una volta arrivati a Kuta potete spostarvi tranquillamente a piedi, mentre se desiderate esplorare i dintorni avete a disposizione gli scooter a noleggio, un grande classico per chi viaggia in Indonesia perché rappresenta la soluzione più economica. In alternativa potete scaricare sul telefono l’app Grab e usufruire di un servizio simile a Uber.

Tramonto Kuta

Fonte: iStock

Turisti guardano il tramonto sulla spiaggia di Kuta

Kuta: cosa fare e vedere

Un viaggio a Kuta prevede diverse cose e molte di queste riguardano il mare tra relax, surf e divertimento. Non mancano esperienze legate alla scoperta del cibo locale e dei dintorni: grazie alla sua posizione, da qui potete raggiungere facilmente alcune delle mete più amate dell’isola.

Rilassarsi sulla spiaggia

Seppur non sempre sia semplicissimo fare il bagno a causa delle onde alte, la spiaggia principale di Kuta offre l’atmosfera perfetta in cui dedicarsi a una sola attività: rilassarsi. Come ogni cosa presso la cittadina, anche questa può essere raggiunta comodamente a piedi e troverete un’ampia scelta di servizi turistici per il noleggio di attrezzatura sportiva, lettini e ombrelloni. La combinazione di sole, sabbia, surf e vita notturna è ciò che rende questa spiaggia così popolare.

In generale la spiaggia è libera e nelle immediate vicinanze troverete diversi warung (i chioschi tipici) ricchi di frutta e bevande fresche. La spiaggia di Kuta è anche la location dove vengono rilasciate le tartarughine: vi basterà informarvi e rivolgervi all’associazione locale per partecipare a questa esperienza. Se visitate questa parte dell’isola durante la stagione delle piogge, potreste trovare la spiaggia un po’ sporca a causa dei rifiuti trasportati qui dalle maree e dai venti.

Iscriversi a un corso di surf

Bali è diventata sempre più sinonimo di surf e Kuta è il luogo ideale dove imparare perché le onde, in base alla giornata, sono adatte a tutti i livelli, dai più esperti ai principianti. Le onde qui si infrangono lungo tutto il tratto di spiaggia lunga 2 chilometri offrendo così ai surfisti lo spazio necessario per distanziarsi e trovare un piccolo posto tutto per sé. Troverete diverse scuole o istruttori privati, a disposizione per insegnare sia agli adulti che ai bambini ad approcciarsi alla tavola e ad affrontare le prime onde, che essendo morbide si adattano perfettamente anche ai principianti.

Surfisti a Kuta

Fonte: iStock

Coppia di surfisti sulla spiaggia di Kuta

Esplorare i dintorni di Kuta

Se avete voglia di cambiare aria, potete noleggiare uno scooter o partecipare a un tour per raggiungere la vicina Uluwatu. Immersa in un’atmosfera più rilassata rispetto a Kuta, Uluwatu offre spiagge bellissime e tramonti indimenticabili. Una delle attrazioni principali, però, resta il tempio Luhur Uluwatu, anche noto con il nome di ‘tempio delle scimmie’. Per non avere problemi con questi animali non date loro da mangiare e tenete le distanze, così che non possano aggredirvi per rubarvi qualche oggetto personale! La particolarità di questo tempio è la sua posizione a picco sul mare, la quale offre scorci panoramici splendidi.

Per quanto riguarda le spiagge, invece, le migliori sono Bingin Beach, ideale per chi vuole praticare surf, Padang Padang Beach per chi ricerca la classica spiaggia da sogno con sabbia bianca e acque azzurre, e Melasti Beach, famosa per i suoi colori caraibici.

Se siete interessati ai templi indù, da Kuta potete raggiungere anche il Tempio della Terra nel Mare (Pura Tanah Lot), situato su un isolotto a 100 metri dalla costa. Costruito da un sacerdote nel XVI secolo, il tempio è dedicato agli spiriti guardiani del mare e leggenda vuole che sia sorvegliato da pericolosi serpenti marini. Quando la marea è alta, la roccia su cui è situato viene quasi completamente sommersa, ma per alcune ore al giorno è possibile arrivare al tempio camminando senza quasi bagnarsi. Entrare è vietato, ma al tramonto è possibile ricevere la benedizione dai sacerdoti, così da portarvi a casa un’esperienza unica e spirituale.

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Marche: le più belle piscine naturali del fiume Bosso

Piccoli canyon, forre, cascate, scivoli calcarei e piscine naturali: il fiume Bosso offre tutta la gamma completa del divertimento per gli amanti dell’acqua dolce. E sono in tanti che in questa parte interna delle Marche, al cospetto dell’Appennino umbro-marchigiano, preferiscono il fiume al mare, un turismo quotidiano e di prossimità rispetto alle gettonate coste adriatiche della regione.

Il Bosso nasce in località Pianello dalla confluenza di tre piccoli corsi d’acqua, i torrenti Certano, Giordano e Fiumicello. Costeggia poi l’abitato di Secchiano e si dirige verso Cagli, la cittadina più importante bagnata dalle sue acque, dove riceve il tributo del fiume Burano per poi gettarsi nel Candigliano e, ulteriormente, nel Metauro.

L’area tra Pianello e Cagli è una zona davvero ricca di spiagge d’acqua dolce e piscine naturali per tutti i gusti. Immersi nella splendida cornice rurale marchigiana, con le vette appenniniche a fare da contorno al paesaggio, è un vero piacere esplorare i tredici chilometri che collegano la frazione al suo capoluogo, percorrendo le sponde del fiume e scoprendone ogni angolo vocato al wild swimming. 

Bosso: le spiagge fluviali di San Nicolò

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Le belle piscine naturali tra Secchiano e Pianello

All’incirca a metà strada tra Cagli e Pianello, poco più a monte del fiume rispetto al ponte pedonale che rappresenta il punto di partenza del Sentiero delle Ammoniti, il Bosso offre una zona fantastica per una giornata in riva al fiume.

Grandi massi piatti, qualche spiaggia in terra battuta, piscine naturali di diverse profondità e un po’ di bosco ai margini per ripararsi dal sole battente nelle ore più calde: un contesto a dir poco perfetto per una destinazione adatta a tutta la famiglia.

Le acque del Bosso sono splendide: passano dalla trasparenza più totale nei tratti dove c’è poca profondità a delle tonalità intense di blu, quasi elettriche, lasciando però vedere sempre chiaramente il fondale, sintomo della loro purezza.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Relax a bordo fiume

Un’indicazione della qualità dell’acqua è la presenza occasionale di qualche granchio di fiume, una creatura rara che abita solamente i corsi più incontaminati.

Bosso: la cascata del mulino di Secchiano

Percorrendo la Strada provinciale 29 che corre lungo il corso del Bosso, in direzione di Cagli, si supera l’abitato di Secchiano e, su una curva verso sinistra, si individuano alcune case, ristrutturate là dove c’era un antico mulino che funzionava grazie all’energia fluviale.

Dietro gli edifici una bella cascata dal fronte ampio mette allegria solo a starci vicino. Ci si può sistemare sia in qualche radura poco a monte, seguendo le tracce che si aprono lungo il sentiero, che nella spiaggetta di sassi a valle, ombreggiata da alcuni alberi.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

La cascata del mulino di Secchiano

Da sopra la cascata ci si tuffa senza problemi nella polla sottostante, profonda abbastanza da non farsi male. L’acqua fresca è un vero toccasana contro la calura e tanti bambini e bambine del luogo imparano qui a tuffarsi senza paura né pericoli.

Bosso: il canyon di Secchiano

Poco più a valle rispetto alla succitata cascata, il fiume Bosso vede le pareti rocciose attorno al suo letto alzarsi: il suo corso si chiude in un canyon tutto da nuotare e da esplorare.

Alla prima parte del canyon si accede da un sentiero breve ma impervio, è necessario utilizzare la corda legata agli alberi che coprono il sentiero e calarsi con attenzione lungo la traccia battuta per arrivare sulle rocce nel letto del fiume.

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

Esplorare il canyon a nuoto

Qui ci si può sistemare comodamente in una delle tante nicchie sulla riva, tante piccole alcove nella roccia dove sistemarsi. Tutt’intorno piscine naturali di diverse profondità e trampolini di pietra dai quali tuffarsi.

Dopo questa prima ansa in cui il letto del fiume si restringe di molto, il Bosso torna ad aprirsi in un lungo rettilineo e poi a inforrarsi nuovamente in una seconda parte del canyon. A questo tratto si può accedere da un agile sentiero che si trova qualche centinaio di metri più avanti rispetto al precedente accesso, in direzione Cagli.

Sceso in pochi minuti il sentiero che porta al canyon si trovano a monte alcuni laghetti di acqua bassa che vengono utilizzati per far divertire i bambini piccoli. A valle, invece, le pareti rocciose sui lati del corso d’acqua si alzano sempre di più. La gente si sistema su una sponda e sull’altra, beneficiando dell’ombra degli alberi in cima a questa sorta di scogliere in sinistra orografica.

Scendendo sul letto del fiume, si può iniziare a percorrere il canyon. Si attraversa prima un grazioso laghetto di forma perfettamente circolare, poi una piscina naturale piuttosto profonda dove nuotare per qualche metro è tassativo. Esplorare il canyon nuotando nei punti più profondi, camminando in quelli più bassi e uscendo occasionalmente dall’acqua in occasione delle piccole spiaggette che si incontrano è una esperienza da non perdere.

Bosso: l’ansa rocciosa di Cagli

Fiume Bosso Marche Piscine naturali

Fonte: Lorenzo Calamai

L’ansa del Bosso nei pressi di Cagli

Poco distante dall’inizio dell’abitato di Cagli, il fiume Bosso compie un’ansa in corrispondenza di un promontorio roccioso. Da un lato e dall’altro di questo, due ampie spiagge sono molto gettonate dagli abitanti del luogo.

Nel laghetto che si è formato a monte del promontorio sguazzano allegri i più giovani, mentre consessi familiari articolano lunghe conversazioni con l’acqua alla vita, coadiuvando refrigerio e convivialità. Scendendo a valle, oltre l’ansa attorno alla conformazione rocciosa, l’acqua si fa più profonda: una grande piscina di acqua azzurra fa bella mostra di sé.

I due lati del promontorio sono collegati da un tratto molto stretto del fiume, dove l’acqua è profonda: è divertente percorrere l’ansa a nuoto, per andare da una parte all’altra di questo bel luogo.

Bosso: i Tre pozzi di Cagli

Li chiamano i Tre pozzi. Sono una serie molto ravvicinata di piscine naturali alle porte di Cagli, la spiaggia per eccellenza della gioventù cagliese.

Come indica evidentemente il nome, questo tratto del fiume Bosso è caratterizzato dal susseguirsi di tre piscine naturali. Quella più a monte è figlia di una bella e poderosa cascata intorno alla quale è possibile sistemarsi sui massi.

Bosso Tre Pozzi

Fonte: Lorenzo Calamai

Godersi l’estate sulle rive d’acqua dolce del fiume Bosso, nel cuore delle Marche

Dopodiché il fiume si incanala in una breve forra, circondato di pinnacoli rocciosi torniti dallo scorrere millenario delle acque. Qui, con un po’ di prudenza, ci si può produrre in adrenalinici tuffi da discrete altezze.

Infine, dopo un laghetto con l’acqua bassa dove i ragazzi del luogo hanno sistemato un tavolino da picnic per godersi la giornata con i piedi a bagno, l’acqua torna ad essere profonda di nuovo dirigendosi verso Cagli.

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Farma, Iesa e San Galgano: itinerario nella Toscana nascosta

Come la spina dorsale di un gigantesco fossile di dinosauro, le rocce emergono dal terreno in lunghe barre diagonali. Il torrente Farma scorre ai loro piedi, compiendo una doppia ansa in uscita dalla quale, in corrisponde di due spiaggette di piccoli sassi bianchi, l’acqua si accumula in una profonda, smeraldina piscina naturale.

La maggior parte degli amanti dell’acqua dolce conosce il Farma per i celebri Canaloni, una zona del torrente dove il corso d’acqua è chiuso tra grandi massi lisci e levigati, dando forma a cascatelle e profonde polle dove fare il bagno. Non molti, invece, conoscono le piscine naturali nascoste tra i boschi di Iesa, borgo di poco più di 200 abitanti nel cuore della Toscana, fra Siena e Grosseto.

È una terra fantastica, a vocazione prevalentemente agricola, con grandi spazi aperti interrotti dai profili sinuosi di morbide, basse colline su cui sorgono casali circondati da cipressi, in una sorta di stereotipo di toscanità che diventa reale. È una destinazione ideale per una gita fuori porta, seguendo un itinerario che permette di scoprire le meraviglie del territorio a 360 gradi: un tuffo nelle fresche acque del torrente, la scoperta di un borgo rimasto fermo nel tempo, la visita di una celebre abbazia in rovina, che porta con sé il fascino della decadenza.

La piscina naturale nascosta del torrente Farma

Per raggiungere la bella spiaggia del torrente Farma, bisogna recarsi a Iesa, frazione del comune di Monticiano, in provincia di Siena.

Qui, raggiunta la piazza del paese, si seguono le indicazioni per Quarciglione. La strada asfaltata scende rapidamente per qualche tornante, con qualche cartello che indica la direzione per il torrente Farma. Quando si entra in un tratto di strada dentro al bosco e una ampia strada sterrata si apre sulla sinistra in occasione di un’ampia curva è il momento di parcheggiare a bordo della carreggiata.

La strada sterrata è infatti la prima parte del sentiero che si deve percorrere per scendere al torrente. In circa 20 minuti di cammino in discesa si raggiungono le rive del Farma. Il giusto viottolo per scendere sul greto lo si individua tenendo la destra quando si incrocia il sentiero che costeggia il torrente.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

Le acque del Farma sono temperate, nuotarvi è un’esperienza rigenerante

Qui dove il Farma compie un’ampia curva si trovano due spiaggette sulle diverse sponde del torrente. Sul lato d’arrivo c’è una comoda zona sabbiosa, mentre sull’altro lato alcuni alberelli offrono un po’ d’ombra per ripararsi dal sole battente. In mezzo, le trasparentissime acque prendono un colore più intenso, smeraldino, in corrisponde della profonda piscina naturale al centro del letto del torrente, dove una roccia spunta dal pelo dell’acqua offrendo un trampolino ideale per un tuffo rinfrescante.

A monte, dove il Farma spunta da un’altra ansa, fa bella mostra di sé una conformazione geologica affascinante, la cui formazione è tra le più vecchie dell’intera Toscana. Un po’ più a valle, dopo un tratto rettilineo in cui il torrente scorre placido e basso, un enorme masso cubico sull’ansa successiva domina la scena su una ulteriore piscina naturale.

Farma

Fonte: Lorenzo Calamai

La spiaggia sul torrente Farma

Il tutto è immerso nella Riserva naturale del Farma, un’ampia area protetta all’interno della quale scorre il torrente lungo una direttrice ovest-est, prima di gettarsi nella Merse. Le colline all’interno della Riserva sono quasi interamente coperte di boschi con una varietà floristica notevole e una fauna che comprende specie come la lontra, la martora, il gatto selvatico.

Iesa e i suoi rioni

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Tra i vicoli di Lama, uno dei rioni di Iesa

Merita una sosta il paese di Iesa, antico borgo che popola da tempo immemore le boscose colline di questa propaggine meridionale delle Colline Metallifere, al limitare della Maremma.

Il paese, che già di per sé è una piccola frazione di Monticiano, è per la verità suddiviso in cinque rioni separati tra loro. Lama è il centro del borgo, con la sua piazza con il monumento ai caduti, un bar, un circolo, un ristorante, una biblioteca e una chiesa, tutti racchiusi in poche centinaia di metri. Le pareti in pietra a vista delle belle case di Lama, molte delle quali chiuse in modo semi-permanente, sono decorate con gigantografie di vecchie foto che raccontano la vita contadina nel borgo e da qualche murales.

Iesa Siena

Fonte: Lorenzo Calamai

Le foto sui muri di Iesa raccontano la vita contadina nel paese

Il rione di Contra è separato da Lama da una fonte d’acqua potabile, ed è arroccato su un colle di fronte. Poco oltre si scorge un gruppo di altre case, Cerbaia, mentre sono più distaccate le borgate di Solaia e Quarciglioni, piccolissimi agglomerati di qualche abitazione.

A Iesa si respira l’aria dei tempi andati, come se fosse un paese eternamente fermo nel secondo dopoguerra italiano. Ha un’atmosfera sonnacchiosa in estate, i vecchi si radunano in piazza e guardano incuriositi ogni forestiero che passa, il bar anima i pomeriggi con i suoi tavolini che si affollano, intorno domina il rosso delle abitazioni e il verde degli alberi che dominano il territorio.

L’Abbazia di San Galgano

Pochi chilometri separano Iesa e le piscine naturali del Farma dall’Abbazia di San Galgano, che diventa una deviazione complementare all’itinerario fin qui descritto.

Si tratta di un’abbazia cistercense in rovina, della quale sono rimaste in piedi soltanto le mura esterne, mentre il soffitto è crollato. Questo dona un aspetto decadente e misterico al luogo, isolato tra i campi della campagna circostante e decisamente scenografico.

Qui nel 1983 il celebre regista russo Andrej Tarkovskij ha girato alcune scene di Nostalghia, forse il suo lungometraggio più noto, ma la chiesa è stata ritratta in diversi film tra gli Anni Sessanta e i Novanta.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Vista sull’Abbazia di San Galgano

L’abbazia venne completata e consacrata nel 1288, al termine di una campagna di costruzione durata più di 60 anni. Nel secolo precedente nello stesso luogo sorgeva una piccola cappella, mentre era già attivo il vicino Eremo di Montesiepi, sulla collina adiacente. L’abbazia divenne in breve tempo un centro non solo religioso, ma di importante potere economico nella valle della Merse, tanto da influenzare la vita politica di Siena.

Si dice infatti che fu un frate di San Galgano a stipulare con il grande scultore Nicola Pisano il contratto per la realizzazione del pulpito del duomo della città, e che i primi operai della cattedrale furono gli stessi monaci dell’abbazia.

Fu la peste, nel 1348, a dare un duro colpo alla fiorente congregazione. Le compagnie di ventura razziarono poi l’Abbazia di San Galgano più volte, e già alla fine del Trecento solo un pugno di monaci era rimasto a presidiare il luogo. Fu un lento ma costante declino: nel 1576 il monastero era ridotto a un solo frate ormai, e la costruzione andò sempre in maggiore rovina. Nel Settecento crollarono definitivamente le volte e il campanile, nel 1789 la chiesa venne sconsacrata, mentre il monastero divenne una fattoria.

Abbazia di San Galgano

Fonte: Lorenzo Calamai

Il corridoio alberato che porta all’ingresso della chiesa di San Galgano

Solo nel primo Novecento si ebbero i primi restauri e la chiesa assunse le sembianze che ha oggi: una rovina imperitura, il cui declino è stato arrestato, ma senza procedere a una ricostruzione arbitraria, che ne tradirebbe l’originalità.

Molto vicino è possibile visitare anche l’Eremo di Montesiepi, luogo della morte di Galgano Guidotti, cavaliere divenuto eremita che aveva conficcato la sua spada in una roccia a Montesiepi al momento dell’avvio del cammino monastico che lo avrebbe poi portato alla canonizzazione. Nell’eremo si trova, oltre alla spada di San Galgano, una cappella trecentesca affrescata da Ambrogio Lorenzetti.

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Horseshoe Falls, cosa sapere: consigli e guida escursionistica in un luogo mozzafiato

Avete mai sentito parlare delle Horseshoe Falls, una cascata a più livelli che si trova esattamente nel Mount Field National Park in Tasmania, in Australia? Tra le attrazioni turistiche più popolari, lo scenario è mozzafiato e da non perdere, considerando che la cascata scende su banchi orizzontali e le pareti verticali si caratterizzano per strati di arenaria. Un luogo che si trova incastonato in una delle foreste più belle della Tasmania: una tappa obbligata. E ti spieghiamo come visitarla al meglio.

Come raggiungere Horseshoe Falls

Prima di tutto, dove si trovano le Horseshoe Falls? Siamo all’interno del Mount Field National Park a circa 70 km da nord-ovest di Hobart. Per raggiungerle, dobbiamo guidare fino al centro visitatori del parco, a circa un’ora e mezza di auto da Hobart. Il sentiero Horseshoe Falls Hazelbrook è uno dei più apprezzati, poiché consente di fare una bella passeggiata in una posizione anche riparata, persino in piena estate. Da non perdere la Fairy Falls, ovvero la Cascata delle Fate. A un chilometro dall’ingresso di Oaklands Road, invece, si trovano le famosissime cascate a ferro di cavallo.

Il sentiero che porta alle cascate

Per arrivare alle Horseshoe Falls, c’è una sosta alle Russell Falls, a circa 750 metri dal sentiero: una delle attrazioni da non lasciarti sfuggire, considerando il facile accesso e il panorama a dir poco pittoresco. C’è anche un sentiero con scale di legno, che sono ben tenute: la biforcazione ti porta al Circuito delle Tre Cascate. Il sentiero per la cascata, in ogni caso, è asfaltato e sbarrato per tutto il percorso: c’è anche una piattaforma panoramica dove poter scattare delle foto di questo angolo unico della Tasmania. La cascata non è altissima, circa 5 metri, ma è in grado di infondere una serenità senza eguali: l’ampia radura, l’acqua che scorre. Il paesaggio sembra disegnato da un pittore esperto, e invece è la realtà che si staglia davanti ai tuoi occhi.

Cosa vedere alle Horseshoe Falls

La zona è affollata? Sì, talvolta. Dipende anche dall’orario in cui scegli di recarti: nelle ore di punta, è comunque una delle zone più amate della Tasmania da vedere. Segnaliamo per gli escursionisti esperti la possibilità di avventurarsi di notte nelle Horseshoe Falls, quando fa buio, per ammirare le lucciole: qui sono presenti in gran quantità!

A monte delle Horseshoe Falls, invece, puoi osservare le cascate di Glow-Worm Nook: sebbene non sia pittoresca al pari di altre che abbiamo citato, è comunque molto particolare e si accede mediante dei gradini di pietra. Il sentiero che conduce alle Oakland Falls, a circa 2 km dall’ingresso, è invece più tortuoso, quindi, per chi ha dei bambini al seguito, è importante capire come affrontarlo senza stress. Tuttavia, ne vale davvero la pena: un panorama che sembra quasi etereo. Lungo il percorso, infine, ci sono anche le Burgess Falls. Anche in questo caso il sentiero non è facile, considerando che bisognerebbe arrampicarsi lungo un pendio (ma ce n’è uno più semplice). Questo scenario naturale è impressionante: da non perdere in alcun modo se hai in programma un viaggio in Australia.

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Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia, un gioiello primitivo da vedere

Tra le aree protette più belle al mondo, il Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia si trova in Madagascar ed è un’area naturale protetta, non molto distante da Antananarivo. Conosciuto con il nome di riserva di Périnet, l’area ricopre più di 15.000 km di foresta pluviale, con una biodiversità ricchissima. Laghi, cascate, vegetazione lussureggiante e profumi che evocano tutta la magnificenza della natura: ti sveliamo cosa vedere (tra cui, se hai fortuna, le 11 specie di lemuri, diurne e notturne) e come prepararti al viaggio.

Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia, cosa sapere

Puoi accedere al Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia per tutto l’anno: è nella zona orientale del Madagascar (dove ti occorre un visto per entrare), e dalla Capitale, ovvero Antananarivo, ci vogliono circa 3 ore di auto per arrivare a destinazione. La superficie è di oltre 150 km², e la riserva naturale è famosissima in tutto il mondo perché qui sono presenti oltre cento specie di orchidee.

Ti trovi in una foresta primitiva unica: rispetta la zona, poiché sei in una riserva naturale. Formata dalle aree protette della Riserva Speciale d’Analamazoatra e il Parco Nazionale Mantadia, il clima è gentile e la temperatura si aggira intorno ai 20 gradi. Durante le escursioni, non dimenticare di portare con te un tipo di abbigliamento comodo, scarponi da trekking e giacca a vento, nel caso in cui piova (il che è abbastanza frequente). Il periodo migliore per visitare il Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia va da aprile a ottobre, nella stagione secca, poiché c’è il rischio concreto di ciclone tra la fine di dicembre e la metà di aprile.

Cosa vedere al Parco Nazionale di Andasibe-Mantadia

I Parchi Nazionali del Madagascar richiedono una guida per entrare nel parco: una decisione saggia, dal momento in cui è importante mantenere la riserva protetta. Una scelta etica che costa poco e che ti assicura di conoscere anche parecchi segreti sulla zona. In ogni caso, il permesso si può richiedere in prossimità dell’ingresso: i sentieri si percorrono a piedi e sono tracciati per lunghezza e difficoltà. I percorsi di visita durano circa 2, 4 o 6 ore: è possibile anche richiedere un percorso notturno (verifica prima la disponibilità) e nei dintorni del parco non mancano alberghi in cui alloggiare. La flora del posto ti dà l’opportunità di ammirare ninfee, felci, bambù. E la fauna non è da meno: come anticipato, sono presenti tante specie di lemuri, tra cui quella più grande al mondo, ovvero l’Indri, e questo è valso il nome di Paradiso dei Lemuri.

Cosa puoi vedere qui? Oltre ai lemuri, anche i camaleonti e i rettili, tra cui il geco. La maggior parte delle escursioni permette di osservare da vicino gli Indri: la guida solitamente li “richiama” per dare la possibilità a ogni turista di vivere un momento unico a contatto con la natura. L’Aye Aye è invece attivissimo durante il giorno, e di solito puoi scorgerlo godersi il sole in cima agli alberi. Oltre a un centinaio di specie di uccelli, citiamo anche il Calumma Parsonii, il camaleonte più grande del Madagascar. Un vero e proprio gioiello naturalistico che, a parere nostro, dovresti visitare almeno una volta nella vita.

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Otavalo, scopri la colorata cittadina dell’Ecuador

Otavalo è una piccola e colorata città situata nella parte settentrionale dell’Ecuador, facilmente visitabile come escursione giornaliera da Quito, da cui dista solo un paio d’ore d’auto. Il sabato, persone del posto e provenienti dai dintorni si riuniscono per vendere i loro prodotti al mercato settimanale di Otavalo, rendendola una destinazione popolare per i turisti di tutto il mondo. Qui si ha la possibilità di sperimentare la cultura, le tradizioni e l’artigianato dei suoi abitanti. Tuttavia, Otavalo e i suoi dintorni hanno molto altro da offrire. Nelle giornate limpide si può godere della vista dei vulcani circostanti Cotacachi (4939 metri), Imbabura (4630 metri) e Mojanda (4263 metri). Situata a 2500 metri di altitudine, Otavalo è nota per la cordialità dei suoi abitanti, per il mercato settimanale del sabato e per i villaggi vicini dove è possibile conoscere l’artigianato e le arti locali.

cappelli mercato otavalo

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Acquista un cappello andino al mercato di Otavalo

Cose da fare a Otavalo in Ecuador: i nostri consigli

Otavalo si è trasformata molto nel corso degli ultimi anni, da piccolo villaggio a popolare destinazione turistica, grazie al suo famoso mercato. Tuttavia, è tutta la regione di Otavalo che ha molto altro da offrire e che merita di essere scoperta con attenzione.

Incontrare gli Otavaleños

Otavalo è uno dei luoghi dell’Ecuador in cui la gente indossa con orgoglio gli abiti tradizionali. Gli uomini portano cappelli con lunghe code di cavallo sotto di essi, pantaloni bianchi e grandi poncho. Le donne indossano gonne nere, camicette bianche ornate di ricami e gioielli d’oro. Gli Otavaleños sono discendenti degli indiani Cañari dell’antico impero Pre-Inca, Quitu, e furono spostati a nord, nell’attuale Otavalo, quando gli Inca iniziarono le loro conquiste. La gente è molto amichevole, ancor più se si parla qualche parola di spagnolo.

Visitare il mercato

Una delle cose più importanti da fare è visitare il mercato settimanale, per il quale Otavalo è così famosa. Il sabato, la Plaza de Ponchos si riempie di bancarelle dove la gente espone le proprie merci. Anche se non hai intenzione di comprare nulla, probabilmente uscirai con una borsa piena di acquisti. Il mercato offre cappelli, poncho ricamati, calde sciarpe di alpaca, cinture e borse dai colori vivaci tipici della regione andina, il tutto a prezzi accessibili. Il sabato è il giorno di mercato più affollato a Otavalo Ecuador, con la città in fermento e le strade circostanti la piazza piene di bancarelle. Tuttavia, è possibile trovare bancarelle nella piazza tutti i giorni, quindi anche durante quelli feriali. Non dimenticare di visitare anche i numerosi negozi d’arte e di artigianato.

tessuti tradizionali ecuador

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Tessuti tradizionali andini al mercato di Otavalo
mercato otavalo

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Il popolare e affollato mercato del sabato di Otavalo

Istituto Otavaleño di Antropologia

Per chi è interessato a saperne di più sulla cultura otavaleño, una delle cose da fare a Otavalo è visitare l’Instituto Otavaleño de Antropologia. In questo piccolo museo sono esposti oggetti sulla tessitura e informazioni su Otavalo. Tieni presente che gli orari di apertura possono variare, quindi potrebbe essere necessario qualche tentativo prima di riuscire ad entrare.

Visitare il mercato del bestiame di Otavalo

Se ti trovi a Otavalo di sabato, cerca di svegliarvi presto e di visitare il mercato del bestiame. È una delle cose tipiche da fare in questa parte della Cordigliera delle Ande, che ti offre per una mattina uno sguardo in un mondo diverso. Potrai osservare come vengono commercializzati animali come porcellini d’India, mucche, maiali e conigli, e farti la tua idea in merito.

Cose da fare a Otavalo Ecuador e dintorni

La cascata Peguche

Tutti amano le cascate e la cascata Peguche di Otavalo non ti deluderà. Se hai voglia di fare un’escursione, potrai raggiungerla a piedi dalla città in circa 45 minuti lungo i pittoreschi binari della vecchia ferrovia tra i boschi. Le cascate raggiungono un’altezza di 18 metri e sono circondate da una vegetazione lussureggiante. Si può fare un tuffo e rinfrescarsi (attenzione: l’acqua è gelida) oppure ci sono sentieri che salgono su entrambi i lati delle cascate e raggiungono un ponte di legno che si inarca sopra la cima della cascata da cui scattare splendide foto. Ci sono anche alcune grotte interessanti da esplorare. Gli indigeni locali credono che le cascate e l’area circostante abbiano un significato religioso e si immergono qui durante alcune feste come portafortuna.

cascata di peguche

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Fai un tuffo nelle acque della cascata di peguche

Strumenti musicali a Peguche

Peguche è un piccolo villaggio poco distante da Otavalo, noto per la sua cascata e per gli strumenti musicali andini. Una visita piacevole è quella a La Casa de la Musica, di proprietà della famiglia Ñanda Mañachi, dove nel cortile vengono costruiti strumenti locali ecuadoriani. Durante la visita, potrai assistere alla creazione di un flauto e ricevere spiegazioni sugli strumenti dei Paesi andini, tra cui Bolivia, Ecuador e Perù. Non è raro che l’intera famiglia si riunisca per un piccolo concerto non previsto.

Visitare l’albero magico

El Lechero non è un albero qualsiasi. È un vecchio albero mitico e nodoso che si ritiene abbia poteri magici di guarigione. È anche un luogo panoramico per un picnic e offre una splendida vista su Otavalo. Si tratta di una ripida passeggiata di quattro chilometri dalla città (o di una breve corsa in taxi). Per arrivarci a piedi, dirigiti a sud verso Piedrahita dalla città e segui le indicazioni. Una volta superato il profumato boschetto di eucalipti, vedrai l’insegna di un ristorante e, sopra di esso, un albero solitario e una vista straordinaria che avrannò giustificato la fatica di arrivare fin lassù.

Visitare il lago Cuicocha

Il lago Cuicocha è una grande caldera situata a 3100 metri di altitudine ai piedi del vulcano Cotacachi, alto 4900 metri. Dal parcheggio è possibile raggiungere a piedi i punti panoramici in pochi minuti, incontrando lungo il percorso i siti cerimoniali delle popolazioni indigene. È anche possibile fare un giro in barca sul lago. L’escursione intorno all’intero lago è di circa 14 chilometri e richiede dalle 3 alle 5 ore, a seconda del ritmo. Il lago Cuicocha si traduce in “lago dei porcellini d’India”. Le due isole al centro del lago sono spesso paragonate al dorso di due porcellini d’India. Raggiungibile facilmente da Otavalo, rappresenta un’ottima gita di un giorno.

Lago Cuicocha

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Fai un tour del lago d’origine vulcanica vicino a Otavalo

Soggiorno presso l’Hacienda Piman

L’Hacienda Piman è situata in una valle idilliaca vicino alla città di Ibarra, a circa un’ora di auto da Otavalo. Questa storica hacienda è stata trasformata in un lussuoso hotel boutique, dove potrai rilassarti e lasciarti coccolare. Circondata da montagne, verde e numerosi fiori, l’Hacienda Piman è un’ottima base per esplorare gli splendidi dintorni di Otavalo

Ricerca dell’orso andino

Sapevi che le montagne andine dell’Ecuador ospitano “l’orso dagli occhiali”, l’unica specie di orso presente in Sud America? In Ecuador vivono circa 3000 orsi, la maggior parte dei quali risiede in zone di alta quota, tra cui le foreste di montagna, la foresta andina e il páramo, l’area compresa tra il limite degli alberi a 3500 metri e il limite delle nevi a circa 5000 metri. Una delle cose migliori da fare quando nei dintorni di Otavalo è visitare El Mirador de Oso Andino. Questo punto panoramico, situato vicino al villaggio di Pimampiro, offre un’ottima possibilità di osservare questi splendidi animali nel loro habitat ideale per l’orso, grazie all’abbondanza di cespugli e di cibo disponibile. Il momento migliore della giornata per avvistare gli orsi dagli occhiali a El Mirador de Oso è all’alba o al tramonto, quando non fa troppo caldo. Se hai più tempo a disposizione, puoi anche fare una passeggiata con il responsabile del centro di osservazione per vedere gli orsi più da vicino, sempre comunque rispettando gli animali e la distanza necessaria per garantire la loro tranquillità.

orso dagli occhiali

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Osserva l’originale orso dagli occhiali andino

Imparare a conoscere i condor

Il condor, con un’apertura alare fino a 3 metri e una lunghezza di 1,5 metri, è il più grande rapace del mondo e un simbolo dell’Ecuador, ma è anche una specie in via di estinzione e, sebbene questi incredibili uccelli abitino ancora il Paese, il loro numero è drasticamente diminuito. Il Parque Cóndor è un centro di Otavalo dove i condor andini e altri rapaci maltrattati vengono salvati e curati. Due volte al giorno è possibile assistere a una dimostrazione con gli uccelli che volano attraverso la valle, accompagnati da spiegazioni. Una delle altre cose da fare a Otavalo e dintorni per saperne di più sui condor è visitare l’Hacienda Zuleta. Questa tenuta ospita un piccolo museo con molte informazioni sul condor e sul suo habitat. I rapaci feriti o maltrattati vengono accolti e curati per evitare l’estinzione. L’Hacienda Zuleta si propone non solo di svolgere un ruolo educativo, ma anche di sensibilizzare il pubblico nazionale e internazionale su questa specie unica di uccelli. Ogni visita sostiene direttamente questo progetto locale e inoltre, l’ambiente circostante è mozzafiato.

condor andino

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L’animale simbolo delle ande, il condor, è in via di estinzione

Ricamo di Zuleta

Nella parte settentrionale dell’Ecuador, vedrai le donne indossare camicette splendidamente ricamate. Quando si parla di stili di ricamo di alta qualità in Ecuador, viene spesso menzionata la tecnica Zuleta, che fa riferimento a un piccolo villaggio interamente dedicato al ricamo Zuleta, con una tradizione che risale al 1940. La comunità crea opere meravigliose interamente a mano che si possono trovare in tutto l’Ecuador e all’estero. Ti consiglio di visitare e partecipare a uno dei laboratori, dove le persone condividono volentieri maggiori informazioni sul loro mestiere. Inoltre, l’acquisto diretto dai sarti garantisce l’acquisto dei pezzi migliori.

Cotacachi in Ecuador

Cotacachi è una piccola città situata ai piedi dell’omonimo vulcano in Ecuador in cui vale la pena fermarsi per fare una piccola passeggiata. Rinomata per l’artigianato del cuoio, sulla via principale, 10 de Agosto, troverai numerosi negozi che vendono borse, giacche e stivali in pelle. Nella piazza centrale si trova anche una bella chiesa.

Come raggiungere Otavalo da Quito

Otavalo si trova a circa due ore di macchina da Quito ed è ben collegata con gli autobus. Tutte le attrazioni e le cose da fare a Otavalo sono raggiungibili a piedi. Se invece vuoi esplorare i dintorni, pui prenotare un tour o prendere un taxi. È anche possibile noleggiare un’auto ed esplorare il territorio in autonomia.