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Agropoli: viaggio alla scoperta della perla del Cilento

Il solo nome, in qualche modo, evoca bellezza: Agropoli deriva dal greco e significa “città alta”, e non a caso è proprio così che si mostra questo affascinante borgo del Cilento, con il suo centro antico posto su una zona montuosa, che a sua volta sembra tuffarsi nel limpido mare. Sì, Agropoli è una meta molto amata per il turismo balneare, ma in realtà è così bella e ricca di storia che vale la pena visitarla durante tutto l’anno. Anzi, forse in bassa stagione è ancora meglio, perché è più facile comprendere la sua anima colorata e capirne l’autenticità.

Cosa aspettarsi

A prima vista Agropoli pare quasi finta: c’è il verde scintillante del monte su cui sorge il suo centro storico, il blu del mare che incanta all’instante e i colori pastello delle casette antiche che dominano il Golfo di Salerno. La classica immagine da cartolina che in molti potrebbero pensare che sia il frutto di tanti filtri, e invece no, Agropoli è proprio suggestiva di natura.

E poi c’è la storia, tantissima, al punto che passeggiando tra le sue viette si possono scorgere i segni delle varie dominazioni che si sono susseguite, dall’epoca greco-romana, passando per i bizantini, i saraceni fino al potere vescovile. Chiunque sia passato di qua ha avvertito la stessa necessità: Agropoli doveva essere protetta dagli attacchi dei nemici, e per questo vi fu prima costruita una roccaforte, mentre in seguito divenne una cittadella fortificata.

Ma la sua storia non è di certo finita qui, perché dall’Ottocento in poi cominciò ad espandersi al di là del perimetro delle mura medievali. Nonostante questo, però, il suo centro antico è rimasto tale e quale a come era un tempo, e anche una buona parte della cinta muraria.

Situata nel cuore del magnifico Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, offre un mare cristallino in cui sventola fiera la Bandiera Blu, ma anche una gustosissima tradizione enogastronomica.

Cosa vedere

Il viaggio ad Agropoli non può che cominciare dal suo pittoresco centro antico dove si viene subito accolti da una vera peculiarità: occorre percorrere la Salita degli Scaloni, uno dei pochi esempi di salita a gradoni perfettamente conservati, che conduce ad attraversare un maestoso portone seicentesco.

Ci si ritrova poi nel bel mezzo del piccolo borgo che è pregno di vicoli fioriti, scalinate e scorci che, nelle giornate serene, permettono di ammirare persino Capri e Punta della Campanella. Impossibile non notare anche il grazioso porto turistico, specialmente in estate, perché diventa la dimora di tantissime imbarcazioni.

Agropoli, Cilento

Fonte: iStock

Veduta di Agropoli

Tra le attrazioni da non perdere c’è senza ombra di dubbio il Castello di Agropoli che svetta nei cieli dal punto più alto della città. Dalla pianta triangolare e con tre torri circolari, tra le sue mura protegge diversi edifici e una piazza che oggi si trasforma nella sede di interessanti esibizioni teatrali.

Nel corso dei secoli vi passarono personaggi di un certo calibro, come Giuseppe Ungaretti, per esempio, che parlò del borgo di Agropoli nel volume “Mezzogiorno”.

Molto interessante è anche il Palazzo Civico delle Arti, noto anche come Palazzo Cirota. Fu inizialmente costruito e utilizzato come residenza estiva, per poi diventare la sede del museo archeologico cittadino. Oggi, quindi, è il posto ideale per conoscere la ricca storia di Agropoli.

Passeggiando lungo la sinuosa costa di Agropoli, è possibile notare anche alcune torri di avvistamento. Un tempo il loro scopo era quello di difendere il territorio da eventuali attacchi dei nemici, mentre oggi colpiscono per la loro posizione e possente struttura: la Torre di San Marco è di forma circolare e sorge tra il Castello e la torre di Paestum; La Torre di San Francesco è invece quadrangolare e si fa spazio su un promontorio a picco sul mare.

Ci sono poi gli edifici religiosi, come la Chiesa della Madonna di Costantinopoli che sorge su un’altura che si affaccia sul colorato porto turistico. Decisamente interessante è anche la visita al suo interno che porta al cospetto di un bellissimo organo, il pulpito, l’altare, il presbiterio in marmo e una statua della Madonna.

Poi ancora la Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo che negli anni è stata sottoposta a numerosi lavori di restauro, che hanno riportato alla luce colonne e reperti d’epoca greco-romana e di età medievale che si possono ammirare anche oggi.

Infine, vale la pena concludere la visita di Agropoli concedendosi una bella passeggiata sul suo prezioso lungomare dedicato a San Marco: è la zona più vivace di tutta la città.

Le spiagge di Agropoli

Se il tempo lo permette, vale assolutamente la pena scoprire anche le spiagge di Agropoli. La prima che vi consigliamo è proprio Spiaggia San Marco, la più grande di tutta la città. Il posto ideale per chi alla bellezza del mare cilentano vuole unire anche un po’ di meritato relax: è una spiaggia morbida perché composta di sabbia, ed anche un lido con diversi stabilimenti balneari e strutture ricreative per bambini. Non mancano hotel, bar, e ristoranti, così come una serie di locali per il divertimento.

Voliamo ora presso la Spiaggia di San Francesco Agropoli, che è collocata subito dopo il bellissimo porto turistico. Le sue caratteristiche sono davvero interessanti: è rocciosa, piccola e uno spot ideale per dimenticarsi del caos cittadino; la si raggiunge solcando un piccolo sentiero che parte dalla Chiesa di San Francesco; vi sorge un peculiare scoglio, dedicato anch’esso a San Francesco, in cui secondo la leggenda un devoto dedicò al frate di Assisi una croce nel bel mezzo del mare, che ancora oggi è proprio lì, mai sovrastata dal mare anche quando ci sono forti mareggiate.

Senza ombra di dubbio, davvero straordinaria è la Baia di Trentova, una piccola isoletta connessa alla costa tramite uno stretto lembo di terra, accarezzata da acque limpide e con fondali bassi e sabbiosi. Isolata dalla città, è un oasi di relax immersa nella natura.

Per ultimo, ma non per bellezza e importanza, la Grotta dell’Elefante, un vero e proprio miracolo della natura che sorge all’estremità della città e raggiungibile solo via mare.

Agropoli, la perla del Cilento

Fonte: Getty Images – Ph: Frank Bienewald

Tutta la bellezza della città di Agropoli
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Campania come la Cappadocia: il festival delle mongolfiere Paestum

Ci sono esperienze da sogno, che restano impresse nel cuore e nella mente per tutta la vita: fare un giro in mongolfiera è una di quelle. La sensazione di volare, di libertà, di poter raggiungere il cielo e quasi di sfiorarlo con un dito, è unica.

Ma non serve partire per la Cappadocia, quell’area interna della Turchia nota per lo spettacolo delle mongolfiere che si liberano nel cielo, per vivere momenti incancellabili infatti basta andare in Campania e, più precisamente, a Paestum dove per nove giorni si tiene il festival delle mongolfiere.

Si tratta della 13esima edizione del Raduno internazionale delle Mongolfiere, che propone un programma ricco e articolato per coinvolgere grandi e piccini. E per regalare momenti indimenticabili.

Il Raduno internazionale delle Mongolfiere in una location da sogno

Paestum è un luogo da sogno, in cui il passato è ancora tangibile in tutta la sua bellezza. Qui si terrà il Raduno internazionale delle Mongolfiere, un festival giunto alla sua 13esima edizione che permetterà a grandi e piccini di vivere l’ebrezza del volo. Le mongolfiere sono mezzi affascinanti, avventurosi e che sembrano permetterci di poter vivere la sensazione di volare da soli e liberi nel cielo. Il mondo diventa quasi a portata di mano, mentre ci si immerge nell’aria.

Sensazioni che si possono provare dal 30 settembre all’8 ottobre proprio nella città campana, dove andrà in scena il festival organizzato dall’associazione Vivere Paestum. Il programma è fitto e prevede la possibilità di partecipare al volo libero o a quello vincolato.

Qual è la differenza tra i due? Il volo libero prevede che le mongolfiere partano dall’area archeologica di Paestum per librarsi nel cielo (secondo quanto spiegato sul sito internet ufficiale dell’evento può variare dai 40 minuti all’ora) e atterrare in un’altra zona. Il volo vincolato, invece, prevede che i partecipanti salgano su mongolfiere ancorate al terreno che si alzano fino a 20 – 25 metri da terra.

Due esperienze diverse, ma comunque emozionanti e che restituiscono la sensazione di poter conquistare il cielo.

Il biglietto d’ingresso per entrare nell’area Villaggio ammonta a 5 euro a partire dai 12 anni, il costo dei voli è spiegato sul sito della manifestazione. Oltre alla possibilità di salire sulle mongolfiere, vi sono in programma anche altre attività come la presenza di artisti di strada, un parco giochi, l’esposizione di prodotti locali e laboratori didattici.

Paestum, cosa vedere nella frazione campana

Paestum è un luogo dal fascino secolare, un posto in cui ammirare il passato in tutta la sua straordinaria bellezza. Frazione del comune Capaccio Paestum, si trova a 30 chilometri a sud di Salerno. Nel passato era una città della Magna Grecia e oggi è un luogo molto amato, che si trova in una delle zone più belle d’Italia.

Tra le cose da visitare c’è senza dubbio il parco archeologico, con i suoi templi, l’anfiteatro e il foro e la possibilità di vedere con i propri occhi il passato e colmarli di meraviglia.

Da non dimenticare le spiagge, ampi lembi di sabbia che si incontrano con il mare e le sue tante sfumature di blu e la torre saracena che si trova in località Torre Licinella.

E poi assaggiare le tante eccellenze enogastronomiche che regala la tradizione culinaria di questi luoghi, per fare un pieno di bontà oltre che di bellezza.

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Robert De Niro innamorato di Napoli e dei suoi quartieri

Quest’anno vanno tutti pazzi per Napoli. Boom di turisti italiani dopo il grande successo della fiction Tv “Mare fuori“, ma anche di turisti stranieri dopo che la squadra di calcio cittadina ha vinto lo scudetto.

Per celebrare la vittoria, la città si è illuminata di azzurro, il colore della maglia ufficiale dei calciatori del Napoli: dalla Fontana del Nettuno al Maschio Angioino alla facciata di Castel dell’Ovo, tutti i luoghi simbolo di Napoli rendono omaggio a una vittoria attesa da 33 anni. Ma non solo: bandierine, murales e festoni sono apparsi un po’ in tutta la città che oggi appare ancora più gioiosa e più bella.

De Niro turista a Napoli

E insieme a tanti turisti curiosi sono arrivate anche le celebrity, attirate dal richiamo di questa splendida città in festa. L’ultimo a essere stato attratto da Napoli è Robert De Niro.

In vacanza in Italia da qualche giorno sta girando il Belpaese a bordo di un mega yacht. Si era già fatto immortalare a Panarea, alle Eolie, dove ha trascorso una vacanza insieme ad alcuni amici mentre era al ristorante davanti a un piatto di gnocchi, melanzane e tartare di verdure, poi aveva fatto tappa a Capri, nella Penisola Sorrentina e sulla Costiera Amalfitana.

Una Napoli insolita

A Napoli, l’attore ha visitato diversi luoghi della città, anche non convenzionali. Ha girato per il folkloristico rione Sanità, reso celebre dalla fiction “Mina Settembre“, con Serena Rossi. Ha visitato lo Jago Museum, il nuovo museo dello scultore-fenomeno italiano degli ultimi anni, nella chiesa di Sant’Aspreno ai Crociferi, nel cosiddetto Borgo dei Vergini.

La pizza napoletana

Il divo hollywoodiano, nel suo giro partenopeo, tra selfie e autografi distribuiti qua e là, non ha potuto esimersi dal provare una vera pizza napoletana e ha scelto una famosa pizzeria del rione Sanità così come ha voluto assaggiare il famoso fiocco di neve, uno dei dolci più celebri di Napoli.

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San Severino di Centola, il suggestivo borgo medievale abbandonato

Nel cuore del Cilento, in provincia di Salerno, resiste ancora, protetto dall’edera e dai ricordi, un piccolo “paese fantasma”, borgo medievale arroccato in posizione strategica, tra due speroni di roccia al di sopra della “Gola del diavolo” scavata dal fiume Mingardo nell’affascinante vallata verde e silenziosa.

Si tratta di San Severino di Centola, dove non è un cliché affermare che il “tempo si è fermato”, cristallizzato in attimi di inizi Novecento, un luogo incantato e insolito da visitare per un’esperienza unica.

La storia del borgo medievale oggi abbandonato

San Severino venne fondato tra il X e l’XI secolo, legato indissolubilmente alla famiglia Sanseverino, la più ricca e potente del Principato di Salerno che lo detenne fino al XV secolo, anche se non è chiaro se il nome derivi dall’illustre casata storica italiana oppure da alcune reliquie del santo qui portate.

Il primo edificio a vedere la luce fu il Castello con la torre longobarda, fortificazione del XI secolo attribuita al cavaliere normanno Turgisto, capostipite della nobile famiglia, e nel corso del tempo, attorno a esso sorsero le case in pietra, la chiesa e due cappelle.

L’abitato, che apparteneva a Camerota e nel 1861 passò a Centola, porta ancora impresse le tracce delle epoche che si susseguirono, quella longobarda, normanna, sveva, angioina e aragonese, fino alla decadenza con l’esilio dei Sanseverino e l’acquisto come feudo da parte di svariate famiglie dal XVII secolo.

Nel 1624, un’epidemia di peste ne decimò la popolazione, visse poi un periodo di splendore nell’Ottocento con crescita demografica e produttiva ma poi venne progressivamente abbondato sul finire del XIX secolo, quando ebbe inizio la costruzione della ferrovia tirrenica e della stazione di Centola-Palinuro-Marina di Camerota alle pendici del piccolo paese: gli abitanti si trasferirono a valle, lasciando le case arroccate di difficile accesso e dando vita all’attuale borgo nuovo di San Severino.

Tuttavia, fino al 1977 alcune famiglie rimasero nell’antico nucleo e la chiesa continuò a essere il punto di riferimento per la comunità.

Una passeggiata al cospetto del passato

Oggi, l’antico borgo si può raggiungere dal lato sud-ovest seguendo una stretta stradina tortuosa e, per lo più, in salita.

Ma ne vale la pena. È un vero tuffo nel passato, una suggestiva passeggiata tra gli edifici che ancora resistono, muta testimonianza della vita che videro scorrere, primo tra tutti il già citato Castello del XI secolo, rimaneggiato nel corso dei secoli e oggetto di restauro nel 2020: oggi sono ben visibili parti dell’abside, della cappella palatina e della navata.

Altrettanto interessante è la Torre longobarda a pianta quadrata, edificata per il controllo dell’unico valico di accesso alla Gola del diavolo e alla Baia della Molpa, tra Palinuro e Marina di Camerota: si possono scorgere i ruderi tra cui una piccola volta a botte.

L’edifico più ampio di San Severino, che con la sua mole si snoda attraverso l’intero borgo, è il Palazzo baronale, risalente al Quattrocento, con tre piani non comunicanti cui l’accesso è possibile soltanto dal livello della via principale.

Ma non è tutto.

Uno sguardo anche alla Chiesa di San Nicola, a unica navata con abside semicircolare, recentemente restaurata e utilizzata per particolari funzioni religiose, e alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, a navata unica con abside pentagonale, il cui campanile a pianta quadrata si presente pressoché intatto.

Infine, un’abitazione ospita il Museo Casa dell’Emigrante Cilentano, tributo a tutti i cilentani che nel Novecento partirono e trovarono lavoro nelle miniere di carbone della Pennsylvania, nonché concreta testimonianza dell’identità e della memoria del territorio grazie a oggetti che ripropongono in maniera fedele la casa del contadino-emigrante.

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Napoli dall’alto: indirizzi da raggiungere per ammirare il panorama più bello del mondo

Napoli è una città magica, viva e bellissima. Le sue strade, il cibo, la storia, l’arte, i quartieri, i palazzi: l’elenco delle tante meraviglie che incantano – quando si visita il capoluogo campano – è lunghissimo, ma c’è un modo per poter ammirare la città in tutta la sua maestosa bellezza. Dall’alto, per godere del panorama più bello del mondo, per avere un colpo d’occhio unico e straordinario di una città che ha lasciato senza fiato letterati, poeti e turisti da tutto il mondo.

I luoghi da cui poter osservare Napoli dall’alto non sono pochi, ci sono infatti diversi indirizzi che permettono di assaporare il panorama unico al mondo di una città che – una volta lasciata – rimane incastonata nella mente tra i ricordi più belli. Del resto lo aveva detto anche Luciano De Crescenzo: “Dovunque sono andato nel mondo ho visto che c’era bisogno di un poco di Napoli”.

La vista dalla chiesa di Sant’Antonio

Una cartolina di una bellezza impareggiabile, Napoli è bella in ogni luogo: da quella sotterranea, fino ai punti panoramici. E osservata dalla chiesa di Sant’Antonio a Posillipo diventa uno scorcio indimenticabile, perché lo sguardo abbraccia il Golfo, il lungomare per arrivare fino al Castel dell’Ovo, l’imponente fortificazione che si trova sull’antico Isolotto di Megaride. Particolarità della zona sono anche le Rampe di Sant’Antonio, note anche come le Tredici discese, che collegano Mergellina a Posillipo. Questa suggestiva visuale è raggiungibile in auto, tramite la funicolare che parte dalla stazione di Mergellina, oppure percorrendo a piedi le celebri Rampe.

Il belvedere San Martino

Una vista altrettanto suggestiva di Napoli dall’alto è quella che si può apprezzare dal belvedere di San Martino, sulla collina del Vomero. Inoltre, la terrazza si trova nei pressi di Castel Sant’Elmo e della Certosa San Martino, entrambi da visitare. Il primo è un castello medievale al cui interno si organizzano mostre, oltre a quella permanente del Museo Napoli Novecento. Anche la seconda ha una storia antica: fondata nel 1325, è stata poi rimaneggiata nel tempo, inoltre è sede del Museo Nazionale San Martino. Da questa suggestiva zona si può ammirare la vista della città, distinguere Spaccanapoli e osservare il meraviglioso centro storico.

Eremo dei Camaldoli, il punto più panoramico

Si trova a oltre 480 metri sul livello del mare l’Eremo dei Camaldoli e la vista che si può godere da qui è spettacolare, perché è senza dubbio uno dei punti più alti da cui ammirare Napoli abbracciandola dal Vesuvio a Posillipo, arrivando anche a scorgere le isole che si trovano nel suo golfo. L’eremo si trova sulla collina dei Camaldoli, e la sua realizzazione risale al 1585: vale la pena una visita e non solo per la spettacolare vista che si può godere da qui.

Parco Virgiliano, una vista che toglie il fiato

A Posillipo si trova il Parco Virgiliano, noto anche con il nome di Parco della rimembranza, dalle sue terrazze si può godere di una vista che toglie il fiato. Si estende per oltre 90mila metri quadrati e si trova a 150 metri di altezza, questo permette ai visitatori di osservare un panorama impareggiabile che racchiude il Golfo, le sue isole, compresa Nisida, e Bagnoli con il suo impianto siderurgico dismesso. Il Parco è raggiungibile sia con i mezzi pubblici sia in automobile.

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Napoli sotterranea: le meraviglie nascoste della città partenopea

Dagli splendidi monumenti del centro storico ai locali migliori dove assaporare una buona pizza: Napoli è una città piena di sorprese, un patrimonio immenso di arte, cultura e tradizioni tutto da scoprire. Adagiato all’ombra del Vesuvio e con una vista mozzafiato sulle acque del mar Tirreno, il capoluogo campano è una delle principali mete turistiche del sud Italia, un luogo ancora in grado di regalare emozioni a chiunque passeggi per i suoi vicoli e ammiri i suoi antichi edifici storici. Ma c’è molto di più: una bellezza invisibile che si svela solo agli occhi dei più coraggiosi.

Napoli sotterranea è diventata a tutti gli effetti una delle principali attrazioni della città partenopea, ma di che cosa si tratta? Il sottosuolo di Napoli è vastissimo ed è composto da numerosi cunicoli, gallerie e acquedotti che testimoniano le grandi capacità dell’ingegno umano. Oggi tutto questo patrimonio del sottosuolo è visitabile ed è diventato un’enorme zona archeologica, il cui ingresso è situato in pieno centro storico. Migliaia di turisti si accalcano per entrare in questo mondo parallelo, ma come visitare Napoli sotterranea? E, soprattutto, quali sono le sue tantissime meraviglie che ci lasceranno a bocca aperta?

Napoli sotterranea: perché visitarla

Da oltre 30 anni, si può fare un viaggio nella storia lungo più di due millenni, passando dall’epoca greca a quella romana, sino ad arrivare quasi ai giorni nostri. Fare questo viaggio nel tempo è in realtà molto semplice: ci basterà scendere fino a 40 metri di profondità, in quella che è chiamata la Napoli sotterranea. Potremo ammirare i resti dell’acquedotto greco-romano, ma non solo, anche i rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, il Teatro greco-romano e tanti altri monumenti che hanno reso Napoli una delle città più belle del mondo. Ma perché la città partenopea ha una rete così vasta di cunicoli sotterranei?

I cunicoli dell'antico acquedotto greco-romano

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I cunicoli dell’antico acquedotto greco-romano

Si tratta di un mondo sepolto che raccoglie preziosissime testimonianze di tutte le principali fasi vissute dagli insediamenti che sorgevano proprio in questo territorio. La sua storia inizia 5.000 anni fa, epoca a cui risalgono i primi manufatti rinvenuti nei sotterranei. Prosegue poi nell’età greca, quando cominciarono gli scavi per ottenere dei blocchi di tufo per le costruzioni, unitamente alla realizzazione di ipogei funerari. Il reticolo di vie sotterranee però diventa più corposo durante l’epoca romana, con una complessa rete di acquedotti che attraversava tutta la città. Questi stessi viadotti poi sono stati utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale, come rifugi antiaerei.

Quello che oggi si può ammirare è l’incredibile complessità di queste opere di idraulica, ma anche tante testimonianze a livello di graffiti preistorici e, più vicini a noi a livello temporale, di oggetti appartenuti a tutte le persone che hanno vissuto momenti di paura durante il conflitto, e che in questi cunicoli hanno cercato riparo. Visitare Napoli sotterranea significa conoscere l’altro volto di Napoli, fatto non solo di cielo azzurro, sole e aria mediterranea, ma anche di grandi costruzioni idrauliche e di un passato che si trova dritto nel cuore della città.

Cosa vedere nella Napoli sotterranea

Il percorso che ci porta alla scoperta del volto segreto della città partenopea è ricco di sorprese. Una delle tappe più affascinanti che incontriamo sul nostro cammino è l’acquedotto greco-romano, di cui si conservano preziosissimi resti architettonici. È una complessa opera d’ingegneria costituita da vasche per la raccolta dell’acqua piovana, cisterne gigantesche e cunicoli sotterranei, sviluppata dapprima dai greci e in seguito ampliata dai romani per il rifornimento idrico di numerose città, tra cui Napoli, Pompei, Ercolano, Stabiae e Bacoli.

L'acquedotto greco-romano nella Napoli sotterranea

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L’acquedotto greco-romano nella Napoli sotterranea

Viaggiando verso tempi molto più recenti, ecco il rifugio antiaereo di Sant’Anna di Palazzo, che è formata da diversi cunicoli e da svariate cisterne, proprio quelle che in passato venivano utilizzate per l’acquedotto cittadino. Il rifugio non è altro che un’ampia cavità sotterranea in grado di ospitare circa 4.000 persone, allestita con bagni di fortuna e un impianto elettrico funzionante. Le pareti sono ancora oggi ricoperte di incisioni, che raccontano drammatici aneddoti di coloro che hanno lasciato le loro case per cercare riparo sotto terra, ma anche divertenti storielle nate per passare il tempo.

Possiamo poi arrivare ai giorni nostri, visitando gli orti ipogei che sono stati realizzati per l’Expo 2015: sono piccole aree verdi situate a 35 metri di profondità, dove vengono coltivate piante ben protette da smog, piogge acide e polveri sottili. Si tratta di un vero e proprio esperimento botanico, che consente di verificare in che modo le piante possano svilupparsi in condizioni decisamente diverse da quelle all’aperto. Il microclima è costantemente monitorato, e speciali lampade garantiscono alla vegetazione una corretta fotosintesi clorofilliana: è forse nel passato di una città così antica che si cela il segreto del nostro futuro.

La visita alla Napoli sotterranea termina con l’accesso al Teatro greco-romano e al Museo della Guerra. Il primo, conosciuto anche come Teatro di Nerone, risale al I secolo a.C. e i suoi resti sono in parte custoditi all’interno di alcune abitazioni, mentre altri si sviluppano sotto il livello del suolo. Il Museo della Guerra, invece, è un viaggio attraverso quella che è stata una delle più drammatiche pagine della storia moderna. Al suo interno possiamo vedere materiali, oggetti e documenti relativi al periodo compreso tra il 1940 e il 1943, un’esposizione che suscita emozioni forti.

Orti ipogei

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Gli orti ipogei nella Napoli sotterranea

Come visitare Napoli sotterranea

L’ingresso di Napoli sotterranea è situato in pieno centro storico, in via del Tribunale, a pochi passi dal Cristo Velato e dal Duomo, dove ogni giorno transitano migliaia di turisti. L’Associazione Napoli Sotterranea si occupa di gestire il sito archeologico e di regolamentarne gli accessi, realizzando anche tour organizzati per ogni esigenza. Non si può accedere al sottosuolo in autonomia, senza cioè aver prenotato una escursione. Il tour dura in genere 90 minuti, includendo anche la visita al Teatro greco-romano e al Museo della Guerra.

Consigli per la visita di Napoli sotterranea

Siete pronti ad andare alla scoperta di questo mondo segreto? Si scende fino a 40 metri sottoterra e la pavimentazione non è sempre perfetta, quindi è importante seguire alcuni consigli prima di prepararsi alla visita di Napoli sotterranea. Come prima cosa è importante indossare scarpe comode, possibilmente da ginnastica, che vi permettano di essere agili e di poter affrontare anche un terreno a tratti sconnesso. In secondo luogo, non dimenticate di portare una felpa anche durante la stagione estiva, perché scendendo nel sottosuolo la temperatura diminuisce molto. Gli spazi interni sono ampi, c’è solo un cunicolo stretto la cui percorrenza è facoltativa, pertanto è un percorso idoneo anche per chi soffre di claustrofobia.

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Ascea Marina, per un’estate italiana indimenticabile

Il Cilento è un meraviglioso territorio del nostro Paese che occupa l’altrettanto affascinante provincia di Salerno. Una zona di cui è praticamente impossibile non innamorarsi, complici certamente il Parco Nazionale, tutelato dall’Unesco, e l’incanto delle acque azzurre e trasparenti del mar Tirreno che lambiscono località da sogno. Come nel caso di Ascea Marina, uno dei posti più indicati d’Italia per trascorrere un’estate indimenticabile.

Ascea, informazioni utili

Ascea è un grazioso comune della Campania che sorge su una collina a ridosso della propria “Marina”, a circa 235 metri sul livello del mare. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447.

Composta di diverse frazioni e alcune località, è una delle mete cilentane più importanti per il turismo estivo: ha la fortuna di trovarsi al centro della meravigliosa costa del Cilento. Oltre al mare e alla natura incontaminata, ad Ascea si fanno spazio vari siti davvero imperdibili.

Com’è il mare ad Ascea Marina

Quella che attraversa Ascea Marina, ma in realtà Ascea nella sua interezza, è una lunghissima spiaggia sabbiosa: inizia dalla scogliera di Punta del Telegrafo per arrivare fino al Porto di Casal Velino Marina, passando per il preziosissimo territorio di Velia.

Spiaggia di Ascea e mare

Fonte: iStock

Veduta della Spiaggia di Ascea Marina

Sabbia fine e colore dorato, fanno da cornice a un mare pulito e scintillante che a sua volta è incorniciato da macchia mediterranea e da affascinanti ulivi. Uno dei punti più pittoreschi è senza ombra di dubbio Punta del Telegrafo, dove si fanno spazio suggestive calette e insenature nascoste.

Alle spalle ci sono invece Baia d’Argento e Baia della Rondinella, due angoli del Cilento meravigliosi ma raggiungibili esclusivamente via mare. A nord a svettare sono incantevoli dune che da luglio a settembre indossano il loro vestito più bello: fiorisce il giglio di mare, tutelato persino dal divieto di raccolta.

I fondali del mare sono sabbiosi e digradanti, tanto da invitare tutti i villeggianti a nuotare e fare il bagno. La Spiaggia di Ascea Marina in estate è una delle più affollate del Cilento, e anche uno dei luoghi migliori in cui osservare il tramonto, grazie alle mille sfumature calde e all’atmosfera che esorta al relax.

Cosa fare ad Ascea Marina

Tra Ascea ed Ascea Marina le cose da fare sono davvero tantissime. Oltre a un mare meraviglioso, da queste parti prendono vita anche numerosi sentieri che attraversano una natura splendida.

Grazie anche alle frazioni interne di Catona, Terradura e Mandia, si possono intraprendere diversi trekking con difficoltà bassa e più alta.

Il primo che vi consigliamo è il Sentiero degli Innamorati, uno dei più amati del Cilento. Composto quasi esclusivamente di gradoni, è un susseguirsi di viste che tolgono il fiato sul Golfo di Velia e Punta del Telegrafo, fino ad avvistare anche Capo Palinuro.

Lungo circa 2 chilometri, passo dopo passo permette di immergersi nella macchia mediterranea che caratterizza la zona e di cui si può godere grazie alla presenza di 12 passerelle e 8 piattaforme in legno.

Molto bello è anche il Sentiero Aurella, chiamato pure Sentiero dell’Aurella, che connette Ascea Marina con il paese di Ascea. Anche in questo caso c’è una vista emozionante sul Golfo di Velia. Lungo solo 1 chilometro e poco più, ha una pendenza media che supera l’11%.

Golfo di Velia, Ascea Marina

Fonte: iStock

Il Golfo di Velia al tramonto

Tra i più incredibili tragitti da percorre in zona c’è anche quello che va da Ascea a Catona. Chiamato Sentiero 824, attraversa il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni passando per il suggestivo Monte del Carmelo. Una cima in cui a colpire il visitatore è la presenza di uno dei sette santuari mariani del Cilento, quello dedicato alla Madonna Beata Vergine Maria del Carmelo. Lungo approssimativamente 5 chilometri, mette di fronte a un dislivello totale è di circa 500 metri.

Cosa vedere in zona

Mare da sogno e sentieri in mezzo alla natura non sono le uniche cose da fare nella zona di Ascea Marina. Da non perdere, per esempio, è il Parco Archeologico di Elea – Velia che è localizzato in contrada Piana di Velia. Velia era il nome della città per i romani, mentre Elea lo era per i greci e, senza ombra di dubbio, è uno dei gioielli del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

Da queste parti è ancora possibile osservare quel che rimane di mura del IV sec. a.C., un Criptoportico di età augustea (inizio I sec. d.C.) e le Terme Adrianee (II sec. d.C.). Sono poi presenti due chiesette sull’acropoli, la Cappella Palatina e la Chiesa di Santa Maria, in cui sono esposti diversi  reperti come epigrafi, sculture, oggetti fittili e metallici.

Bellissima è anche la Torre di Velia, un complesso turistico che regala un panorama che si specchia direttamente sul mare. Risale al 500 a.C. e possiede uno stile informale, rivolto alla salvaguardia dell’ambiente e della natura circostante.

Poi ancora il Museo del Paradosso che è situato a circa due chilometri dall’area archeologica di Elea-Velia ed ospitato all’interno del Palazzo Alario. Contiene opere di artisti minorenni ispirate al tema del paradosso e della paradossalità in generale.

Poi ancora le piccole frazioni come Cantona che si trova immersa tra ulivi secolari e castagneti. Il panorama ammirabile da qui è stupendo e spazia su tutta la Piana e del Golfo di Velia. Molto interessanti sono anche il Santuario della Madonna del Carmine, la cui prima notizia risale al 1735, la Chiesa di San Nicola e i vicoli del centro che conservano intatta la struttura urbanistica medievale.

Vale la pena fare un salto anche a Mandia che sorge su una collina che si innalza fino a 510 metri sul livello del mare. Circondata dal verde della macchia mediterranea e degli olivi secolari di alto fusto, è puntellata anche di diverse sorgenti, a monte e a valle, dalle acque da sempre potabili.

Infine Terradura, un borgo grazioso, piccolo e antico che è nato intorno alla chiesetta parrocchiale di San Michele arcangelo. Tra vicoli, scorci e stradine, meritano una visita anche la Chiesa di Santa Sofia, il settecentesco Palazzo Falcone e le antiche cantine.

Ascea Marina è un mix di mare da sogno, natura che invita al relax e siti storici ancora autentici: una meta perfetta per l’estate (e non solo).

Sito archeologico Elia-Velia

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Trovato un tesoro nascosto a Napoli, è sensazionale

Sotto terra si celano ancora tanti tesori preziosissimi, che purtroppo spesso non siamo in grado di individuare né di raggiungere: la tecnologia può però aiutarci quantomeno a fare luce su quello che si trova ben lontano dalla nostra vista. È proprio ciò che è accaduto a Napoli, dove la radiografia muonica (una tecnica impiegata nel campo della fisica) ha permesso di scoprire alcuni monumenti di inestimabile valore protetti da metri di terra.

Napoli, il tesoro nascosto (e irraggiungibile)

La città di Napoli vanta un incredibile patrimonio archeologico – basti pensare a ciò che resta di Pompei ed Ercolano, sommerse più di due millenni fa dalla lava del Vesuvio. Sappiamo però che ci sono ancora tesori da scoprire, che si nascondono nel sottosuolo. Si tratta delle vestigia dell’antica necropoli di Neapolis, costruita dai greci a cavallo tra il IV e il III secolo a.C.: secondo i numerosi studi degli esperti, si troverebbero in corrispondenza di quello che attualmente è conosciuto come il rione Sanità, a ben 10 metri di profondità rispetto al livello stradale.

Lavori di recupero per portare a galla questi monumenti preziosissimi non sono fattibili, quantomeno non in tempi brevi: “Purtroppo, l’altissima densità abitativa e le caratteristiche urbanistiche dell’area rendono molto difficile procedere con scavi sistematici, ma le ricerche archeologiche svolte, che avevano condotto anche al rinvenimento degli Ipogei dei Togati e dei Melograni, hanno portato i ricercatori a ipotizzare la presenza di ulteriori monumenti sconosciuti” – ha affermato l’INFN (Istituto Nazionale Fisica Nucleare), che ha contribuito ala scoperta.

Utilizzando la radiografia muonica, il cui funzionamento si basa sulle tecnologie adottate presso il Cern di Ginevra, gli esperti hanno individuato una camera funeraria sotterranea di cui è stata definita la posizione tridimensionale. La ricerca, pubblicata su Scientific Reports di Nature, rivela dettagli interessanti: gli scienziati hanno impiegato due rilevatori di muoni posizionati a circa 18 metri di profondità, i quali hanno raccolto dati per un mese intero ricostruendo l’immagine in tre dimensioni della camera funeraria.

Che cos’è la radiografia muonica

È dunque la fisica ad aiutare gli archeologi a fare luce sui misteri che si celano nel sottosuolo. La radiografia muonica è una tecnica che “utilizza i muoni, particelle prodotte nella cascata che segue l’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera terrestre, per ricostruire un’immagine della struttura interna di un oggetto” – ha spiegato l’INFN – “Per la sua natura non invasiva è particolarmente indicata in ambienti urbani dove non è pensabile applicare metodi di indagine attivi come la perforazione o le onde sismiche”.

Questa non è la prima volta che la radiografia muonica viene utilizzata in campo archeologico: da anni gli scienziati la impiegano per studiare le piramidi, non potendo abbattere pareti per cercare di scoprire che cosa nascondono. È così che, di recente, è stato scoperto un misterioso tunnel all’interno della Piramide di Cheope, un ritrovamento eccezionale che potrebbe fare la storia. Anche a Napoli questa tecnica si è rivelata particolarmente utile, dal momento che scavare in luoghi così densamente abitati non è possibile, se non con grandi sforzi e un impatto economico notevole. La camera funeraria è dunque irraggiungibile (almeno per il momento). Ma sappiamo dove si cela, ed è un enorme passo avanti per l’archeologia.

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In una città italiana è avvenuta una scoperta che “cambierà la storia”

Nel 2019, lungo le mura di una meravigliosa e antica città italiana, è stato scoperto un sontuoso e prezioso santuario. Nel corso degli anni i lavori di ricerca sono continuati, e in questi gironi hanno riportato alla luce tesori di vero pregio.

Nuove scoperte nel tempietto di Paestum

Ci troviamo a Paestum, un’antica città della Magna Grecia in provincia di Salerno dove, grazie ai lavori messi in atto per riportare alle luce un santuario scoperto nel 2019, stanno emergendo incredibili sorprese.

In questi giorni, grazie al al lavoro di una squadra di archeologi coordinata da Francesco Mele, sono stati fatti molti ritrovamenti preziosi come un basamento in pietra con tanto di gradini d’accesso e la delimitazione della cella che ospitava la divinità. Poi ancora le decorazioni in terracotta colorata del tetto che presentano persino dei gocciolatoi a forma di leone.

Tantissimi sono anche gli ex voto che sono ritornati in superficie, ma a colpire più di altri è stato senza dubbio un eros a cavallo di un delfino, un’immagine che potrebbe rimandare al mitico Poseidone, il dio del mare che ha dato il nome a questa antica e magnifica città.

Ma non è finita qui, perché gli scavi hanno reso possibile il ritrovamento anche di una gorgone, di un’Afrodite e ben sette teste di toro. Se vi state chiedendo perché dal 2019 tutti questi tesori sono emersi solo oggi la risposta è molto semplice: questi lavori furono in realtà avvitati nel 2020, per poi essere bloccati dalla pandemia e quindi ripresi solo da qualche mese.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Tiziana D’Angelo, direttrice del Parco Archeologico di Paestum e Velia, ha dichiarato all’ANSA che questo è uno scavo che promette di “cambiare la storia conosciuta dell’antica Poseidonia”.

Una scoperta davvero unica e che “accende una luce molto interessante sulla vita religiosa antica”, come ha dichiaro dg musei Massimo Osanna ricordando che le ricerche archeologiche fatte a Paestum negli anni ’50 intorno ai templi maggiori non furono scientificamente documentate.

Mentre D’Angelo, sempre all’agenzia ANSA, ha sottolineato che: “Quello che oggi ci troviamo davanti è il momento in cui il santuario, per motivi ancora tutti da chiarire, viene abbandonato, tra la fine del II e l’inizio del I sec. a C”.

Cosa dimostrano le analisi

Le analisi condotte fino a questo momento hanno dimostrato che le decorazioni risalgono al primo quarto del V secolo a C., quando nella colonia greca erano già stati costruiti alcuni dei più importanti edifici come il tempio di Hera e quello di Atena.

In riferimento al tempietto, Gabriel Zuchtriegel, ex direttore di Paestum e oggi alla guida di Pompei, ha invece fatto sapere che: “È il più piccolo tempio periptero dorico che conosciamo prima dell’età ellenistica, il primo edificio che a Paestum esprime pienamente il canone dorico. Quasi un modello in piccolo del grande tempio di Nettuno“.

Assolutamente eccezionale però è anche la distesa di oggetti da poco rinvenuta: sono dei piccoli ma preziosi capolavori di artigianato. Insomma, come ha dichiarato la direttrice del parco sempre all’ANSA, Paestum è :”Ogni giorno una sorpresa”.

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Come visitare Villa Rosebery, la residenza estiva del Presidente della Repubblica a Napoli

Essendo la residenza estiva dove si rifugia il Presidente della Repubblica italiana, Villa Rosebery non è accessibile al pubblico. Tranne in qualche speciale occasione, quando si ha l’opportunità di visitarla e di scoprire qualche segreto del nostro Capo di Stato.

Innanzitutto, la villa, ribattezzata nel 1934 con il nome di Villa Maria Pia, si trova a Napoli, nel quartiere di Posillipo. Il suo biancore spicca tra la fitta vegetazione che la circonda, ben 6,6 ettari di parco impenetrabile.

La storia di Villa Rosebery

La villa fa parte delle proprietà di cui può godere il presidente della Repubblica fin dal 1957, ma non è sempre stata una residenza appartenente allo Stato italiano. Nacque come residenza privata ed ebbe anche diversi proprietari.

Si deve all’ufficiale austriaco Giuseppe De Thurn, brigadiere di marina per la flotta borbonica, la creazione della proprietà tramite l’acquisto e l’accorpamento, a partire dal 1801, di alcuni fondi terrieri contigui. Nella zona più alta e panoramica, che sarà poi detta del “Belvedere“, il conte Thurn fece edificare una piccola residenza con cappella privata e un giardino. Tutto il resto della tenuta fu invece destinato ad uso agricolo

Nel 1897, fu acquisita dallo statista inglese Archibald Philip Primrose, conte di Rosebery, da cui la villa prende il nome. Ceduta poi allo Stato italiano, la proprietà fu messa a disposizione dei principi di Piemonte. Re Vittorio Emanuele III vi risiedette per due anni fino al 1946 quando, dopo l’abdicazione, andò in esilio ad Alessandria d’Egitto partendo proprio dal porticciolo della villa.

Dal 1957, Villa Rosebery è entrata a far parte della dotazione della Presidenza della Repubblica che ha provveduto ai restauri conservativi.

Curiosità sui Presidenti nel Quirinale estivo

Sin dal 1951, il Presidente Luigi Einaudi iniziò a trascorrere brevi periodi di riposo nella villa. Amata particolarmente da Oscar Luigi Scalfaro, la cui figlia Marianna ne migliorò gli arredi attingendo ai depositi del Quirinale (la villa viene spesso chiamata il “Quirinale estivo“) viene utilizzata sia come residenza di vacanza sia per rappresentanza dove ricevere altri Capi di Stato stranieri in visita ufficiale.

Com’è fatta Villa Rosebery

La visita della villa inizia dal grande parco, che comprende una parte di giardino all’italiana con la tipica macchia mediterranea e una di giardino inglese. Nel parco c’è anche un tempietto neoclassico.

Si può visitare la Palazzina Borbonica, all’interno della quale sono esposti documenti ed immagini storiche.

Proseguendo attraverso il parco si giunge alla Darsena, per concludere con la visita della Grande Foresteria. La proprietà della villa, infatti, arriva fino alla costa e si affaccia direttamente sul mare, ma si estende sulla collina, tanto da regalare alcuni scorci impagabili sul Golfo di Napoli.

Quando si può visitare

Villa Rosebery si può visitare solo ed esclusivamente in alcune speciali occasioni durante l’anno. L’apertura è prevista infatti in occasione delle Giornate FAI e la visita è gratuita.