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Il nuovo cammino tra Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura 2023

In occasione dell’anno di Bergamo e Brescia, Capitale della Cultura 2023, sono tantissime le iniziative che stanno nascendo per promuovere non soltanto le due città lombarde, ma l’intero territorio.

Una di queste resterà per sempre ed è un itinerario che collega Bergamo e Brescia da percorrere interamente a piedi in qualunque stagione. È la nuova Via delle Sorelle, ben 130 chilometri di cammino dedicato al turismo lento, nato per valorizzare e far scoprire i Comuni che attraversa in modo sostenibile. Una sorta di Cammino di Santiago, con tanto di passaporto da far timbrare e da tenere come ricordo.

La Via delle Sorelle tra Bergamo e Brescia

Il nome richiama il concetto del rapporto stretto tra le due città, che si assomigliano, che sono vicine e che, come sorelle, sono molto unite.

Il percorso si sviluppa quasi interamente in collina, in mezzo alla natura, e incrocia sentieri già esistenti e altre vie storiche, come l’Antica Strada Valeriana e il Cammino di Santa Giulia, facendo conoscere caratteristiche, tradizioni e, perché no, prodotti del territorio a tutti coloro che lo attraversano.

Unendo le due città principali, la via tocca 34 Comuni, oltre a Bergamo e a Brescia, sei dei quali saranno considerati tappe principali, dove si potranno trovare ostelli o strutture ricettive dove pernottare, dai b&b ai campeggi, con tariffe agevolate per chi presenta il passaporto con le credenziali.

Si attraversano anche due Parchi regionali – il Parco dei Colli di Bergamo e il Parco regionale Oglio Nord – e due strade del vino, la Strada del Vino di Franciacorta e la Strada del Vino Valcalepio e dei sapori della bergamasca.

Fanno parte dell’itinerario anche due siti Unesco, il Complesso Santa Giulia a Brescia e Città Alta a Bergamo, con le sue Mura venete.

I Comuni attraversati dalla Via delle Sorelle sono: Collebeato, Concesio, Cellatica, Gussago, Rodengo Saiano, Ome, Monticelli Brusati, Iseo, Provaglio di Iseo, Corte Franca, Adro, Capriolo, Paratico, Sarnico, Credaro, Villongo, Gandosso, Castelli Calepio, Grumello del Monte, Chiuduno, Carrobbio degli Angeli, Gorlago, Montello, Costa di Mezzate, Bagnatica, Brusaporto, Albano S. Alessandro, San Paolo D’Argon, Torre de’ Roveri, Scanzorosciate, Villa di Serio, Nembro (e la sua frazione Lonno), Alzano Lombardo (frazioni di Brumano – Burro – Olera) e Ponteranica.

La “Compostela” lombarda

La Via delle Sorelle è un cammino bidirezionale, pertanto si può scegliere la città di partenza, Bergamo, Brescia o uno dei 34 Comuni, e raggiungere l’arrivo in sei tappe, ciascuna nella media dei 20-25 km l’una, bene indicate da un’apposita segnaletica. Sì, perché ogni tappa della Via delle Sorelle ha una propria particolarità naturale e culturale tale da essere vissuta anche come gita giornaliera o per un weekend fuori porta.

Il percorso è tutto una scoperta. Lungo l’intero territorio attraversato dalla via s’incontrano installazioni e si può assistere a performance artistiche, concerti o spettacoli: un vero palcoscenico a cielo aperto per le arti visive, insomma.

Sarà un lascito di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023, la Via delle Sorelle, anche chiamata “Cammino della Cultura”, un itinerario culturale, prima di tutto, oltre che artistico, naturalistico, sostenibile e resiliente.

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Alla scoperta del più antico cammino d’Irlanda

La chiamano Isola di Smeraldo, e non è difficile immaginare il perché: immense distese verdi si stagliano contro il cielo azzurro, per poi tuffarsi nel mare con scogliere candide e ripidissime. L’Irlanda è una terra ricca di sorprese tutte da scoprire. Il modo migliore per farlo? A piedi, affrontando gli splendidi itinerari che attraversano il Paese, mostrandoci la sua natura incontaminata e tanti piccoli borghi da favola. Uno dei più suggestivi è la Wicklow Way, un lungo percorso che ci porta in mezzo a paesaggi meravigliosi e si conclude tra le vivaci strade di Dublino.

La Wicklow Way, nel cuore verde dell’Irlanda

Per scoprire l’aspetto più autentico e rurale dell’Irlanda, non c’è modo migliore che attraversarla a piedi, in un viaggio lento che conduce da un capo all’altro del Paese affrontando panorami bucolici e godendo della calorosa ospitalità degli autoctoni. Uno degli itinerari assolutamente imperdibili per chi ama il trekking è la Wicklow Way, ben 132 km di cammino quasi completamente immerso nella natura selvaggia e incontaminata, lontano dal resto del mondo. Un’esperienza che in effetti non è per tutti, ma che permette di tuffarsi tra paesaggi che da sempre rappresentano l’essenza dell’Irlanda.

La Wicklow Way è il cammino più antico del Paese: nato nei primi anni ’80, percorre alcune antichissime tratte come quelle affrontate dai ribelli anti-inglesi e i “mass path”, sentieri rurali che i cattolici utilizzavano per andare segretamente a messa durante il periodo delle persecuzioni anti-papiste. Un tuffo tra storia e natura, dunque. Il percorso si snoda in uno scenario meraviglioso, passando per immense distese erbose e boschi rigogliosi, affrontando ripide salite di montagna e costeggiando splendidi laghi turchesi. E durante il trekking si possono ammirare antiche cattedrali medievali, piccoli borghi che spuntano in lontananza e location già viste in celebri serie tv, come ad esempio Vikings.

Le tappe della Wicklow Way

La Wicklow Way è un lungo cammino che conduce da Clonegal, antico villaggio nel sud-est della contea di Carlow, alla capitale irlandese: suddiviso idealmente in 7 tappe, ciascuna tra i 12 e i 21 km di lunghezza, l’itinerario percorre principalmente luoghi ben poco battuti dall’uomo, soprattutto nel suo tratto meridionale. Immersi nella natura e circondati da un silenzio surreale, rotto solamente dal suono degli uccellini e dal vento che irrompe tra le fronde degli alberi, sembra davvero di essere fuori dal mondo. Alla fine di ogni tappa, si raggiunge un paese o una struttura pronta ad accogliere gli escursionisti e rifocillarli, preparandoli ad una nuova giornata all’avventura.

Tra le bellezze da scoprire lungo il cammino, c’è senza dubbio la valle di Glendalough: qui, nel cuore incontaminato d’Irlanda, sorgeva un antico monastero fondato nel VI secolo e distrutto alla fine del ‘300. Due laghi spiccano, con le loro acque azzurre, nel verde lussureggiante e le falesie di granito che si tuffano a picco in uno di essi offrono il luogo ideale per una suggestiva arrampicata. E poi, seguendo il percorso del fiume Glencree, si affrontano foreste e brughiere, impervi sentieri di montagna e paesaggi idilliaci. Come quello che ci regala la cascata di Powerscourt, tra le più alte d’Irlanda.

L’ultima tappa conduce infine a Dublino, e più precisamente a Marlay Park: si tratta di un grande parco pubblico situato nei sobborghi meridionali della città caratterizzato da stagni e boschetti, un’oasi di pace. Da qui, raggiungere il centro di Dublino è davvero semplice: e quale ricompensa migliore di un buon pasto caldo e una birra fresca per celebrare la fine dell’avventura? La Wicklow Way è un’esperienza imperdibile, soprattutto per respirare l’atmosfera più vera del Paese.

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La passerella sospesa tra cielo e mare nel cuore del Mediterraneo

C’è un luogo fantastico che sembra invitare a toccare il cielo e, al contempo, fare un tuffo dove l’acqua è più blu: è la passerella del Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia. Un cammino che non è solo fisico e suggestivo, ma anche metaforico, perché collega due sponde del nostro mare e lancia un messaggio di uguaglianza, di comunicazione e inclusione.

La passerella, sospesa tra cielo e mare, si eleva a diversi metri dal livello dell’acqua e, vista da lontano, sembra quasi una linea sottile, un filo su cui tantissime persone possono camminare per toccare due mondi apparentemente distanti che, invece, sono incredibilmente vicini.

Il Mucem e l’idea della passerella

Ma facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare in cosa consiste il Mucem, uno dei capolavori di Marsiglia. Nato nel 2013, è uno dei più grandi e importanti musei etnografici del mondo intero. Si estende su un totale di quasi 56.000 metri quadrati ed è formato da due edifici: uno è lo storico Forte di Saint-Jean, fatto costruire e inaugurato nel 1660 da Luigi XIV di Francia e l’altro è un complesso moderno progettato dall’architetto francese Rudy Ricciotti.

Una passerella incantevole, intrisa d'arte: è quella del Mucem di Marsiglia

L’idea alla base del Mucem è quella, come abbiamo già accennato, di collegare il passato e il presente. Per questa ragione è nata la suggestiva passerella, che va dall’edificio ultramoderno progettato da Ricciotti al Forte, estendendosi per oltre 115 metri.

Il Forte, l’edificio moderno e la passerella sospesa

La passerella sospesa, dunque, collega uno dei monumenti storici della città francese a un edificio moderno e all’avanguardia. L’idea di dar vita al cammino sospeso è nata in corso d’opera, quando si stava progettando l’edificio ultramoderno di Ricciotti in occasione della proclamazione di Marsiglia come Capitale Europea della Cultura 2013. Nel corso del 2012, il Forte di Saint-Jean era stato ristrutturato su progetto dell’architetto Roland Carta e le sue parti più elevate si prestavano, dunque, come appoggio più che solido per questo “ponte”.

La passerella del Mucem di Marsiglia

Dall’altro lato, l’edificio progettato da Ricciotti (che prende il nome di J4) era altrettanto perfetto come punto d’avvio/d’arrivo del ponte. Costruito da due solidissimi parallelepipedi a base quadrata e sormontato da una sorta di “scatola” contraddistinta da trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, sembrava naturalmente portato ad accogliere il passaggio. Così, detto fatto: nel giro di un solo anno i due edifici sono stati connessi e passeggiare lungo la passerella è diventata un’esperienza da non perdere.

L’essenza del Mucem e della passerella

Il passato e il presente si incontrano e ci rendono chi siamo: questo è il senso del Mucem e della sua passerella, senza troppi fronzoli e senza giri di parole. La missione di entrambi gli edifici connessi dal “ponte” è, infatti, quella di analizzare e raccontare tutte le radici del Mediterraneo, culla della civiltà, narrando tutte le tensioni e le passioni che le hanno attraversate e che, ancora oggi, le attraversano. Il Forte raccoglie al suo interno le mostre permanenti sui resti più antichi e accoglie i visitatori con un giardino botanico (il Giardino delle Migrazioni) che ha alberi, fiori e arbusti tipici del Mediterraneo.

La passerella del Mucem di Marsiglia

J4 accoglie, invece, le mostre temporanee e l’arte più moderna e già di per sé costituisce un’opera d’arte: è a conti fatti un enorme frangisole, che grazie ai suoi pannelli in vetro e ai succitati trafori in calcestruzzo fibro-rinforzato, cambia colore in base al momento della giornata e alle condizioni climatiche, per altro accogliendo e rifrangendo anche i riflessi dell’acqua. Attraversare la passerella, dunque, ci ricorda che ogni parte del nostro tempo ci rende ciò che siamo oggi. E può insegnarci, decisamente, a essere inclusivi e migliori.

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6mila chilometri lungo il Cammino di Margherita d’Austria

Un nuovo cammino, lungo 6.000 chilometri, forse il più lungo del mondo, ripercorre uno dei momenti storici più importanti, ma anche meno noti, d’Italia e d’Europa.

Il nuovo cammino di Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V d’Asburgo e della sua amante Giovanna van der Gheynst, che amava farsi chiamare “Madama” (da cui il celebre Palazzo Madama a Roma, oggi sede del Senato della Repubblica italiana) attraversa mezza Italia e mezza Europa, toccando, in quattro nazioni, i luoghi più significativi legati a questo personaggio storico.

Il cammino di Margherita d’Austria

Il trekking escursionistico ripercorre antiche vie, casati e feudi appartenuti agli Asburgo. Un cammino già tracciato su carta ma che aveva bisogno di essere ufficialmente riconosciuto.

Margherita fu, infatti, governatrice dei Paesi Bassi spagnoli, ma era signora di una serie di feudi italiani. Dal primo marito, Alessandro de’ Medici, ottenne, tra gli altri, i titoli di duchessa consorte di Firenze, mentre dal secondo, Ottavio Farnese, di duchessa di Parma e Piacenza.

L’itinerario

L’itinerario collega Napoli con Oudenaarde, in Belgio, città natale di Margherita d’Austria (1522), e passa per Roma, L’Aquila (dove visse per lungo tempo e dove, ancora oggi, esiste il Palazzo Margherita, sede del municipio), Ascoli Piceno, Parma e Piacenza.

Diverse le varianti che si possono percorrere e che abbracciano i casati e i feudi appartenuti a Margherita nelle provincie di Rieti (soggiornò nel pittoresco borgo di Leonessa, ai piedi del Terminillo, e visse a Cittaducale, una splendida città-fortezza immersa nella Sabina), di Roma (tra cui Castel Madama, dove ogni anno, la seconda settimana di luglio, si celebra in suo nome il Palio di Madama Margherita), di Viterbo e in Emilia-Romagna, incluso San Marino.

Una volta superato l’arco alpino, in Piemonte, il cammino prosegue in Svizzera per poi toccare Reims, in Francia, Bruxelles, per concludersi a Oudenaarde, villaggio celebre per essere un capolavoro del gotico.

Il progetto del cammino di Margherita d’Austria, che ha lo scopo di valorizzare un patrimonio storico in forma assolutamente sostenibile e slow, è nato da un’iniziativa di tre associazioni di Ortona, in Abruzzo, la SearchGo, il Progetto Ortona 2.0 e NoveZeroSei.

E, in lavorazione, c’è già il progetto di un nuovo cammino, quello sulle tracce dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, padre naturale di Margherita, a cui ne seguiranno altri che ripercorreranno le gesta dell’intero casato.

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La più bella escursione da fare a piedi in autunno

È appena nato un sentiero, breve, facile, ma soprattutto immerso in una natura meravigliosa. Bellissimo da percorrere tutto l’anno, ma c’è un periodo in cui è davvero magico: l’autunno.

Quando i colori caldi della natura che sta andando in letargo, per poi tornare rinvigorita a primavera, dipingono i boschi con tutte le tonalità del foliage, dall’arancio al rosso al marrone, è questo il momento migliore per camminare sul sentiero Rebe (che in tedesco significa “vigna”), il sentiero del vino.

Il sentiero Rebe

Questo nuovo itinerario, disegnato dalla mano di Madre Natura che ha plasmato colline e filari di viti, collega la città di Bolzano, in Alto Adige, alle colline di Santa Maddalena, sull’Altipiano del Renon. Soltanto tre chilometri e mezzo, ma immersi tra vigneti e opere d’arte en plein air.

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Fonte: Ufficio stampa

Il sentiero Rebe, tra borghi e vigneti

Consiste in una piacevole passeggiata di circa 400 metri di dislivello che, per un’oretta e mezza, si snoda tra i filari, in parte sulla vecchia strada romana, che parte dai possedimenti del maso Waldgries, e che si aggiunge ai tantissimi percorsi tra i vigneti che fanno di questo territorio. Un itinerario perfetto per gli appassionati di vino, ma così facile da essere adatto a tutta la famiglia.

Un cammino tra natura e cultura

Il percorso, oltre a toccare alcuni siti di interesse storico-culturale, come i villaggi di Rencio e Signato e la chiesa di Santa Giustina, è costellato da una decina di interventi artistici, opere dello scultore gardenese Filipp Moroder Doss che ha lavorato al progetto chiamato “Scala del vino”. Ciascuna delle installazioni, che si inserisce perfettamente nel paesaggio, è dedicata a un tema, dall’irrigazione alle varietà di vino, a metà fra la lode alla tecnica e un senso quasi religioso del lavoro nei campi. In totale le opere sono dieci e scandiscono l’intero cammino.

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Fonte: Ufficio stampa

Una delle installazioni di Filipp Moroder Doss lungo il Rebe

Fra un’opera e l’altra sono state inserite anche delle tabelle con la spiegazione del paesaggio, dei vitigni tipici (dal Lagrein, il più basso, al Riesling, il più alto, passando tra filari di Merlot, Cabernet Sauvignon e Müller Thurgau), delle zone di coltivazione Doc e dei siti culturali che lambiscono il sentiero, per immergersi meglio nel territorio.

Non mancano ovviamente le soste per le degustazioni nelle varie cantine che s’incontrano lungo il percorso. E, dalla terrazza panoramica in cima, si gode di una vista magnifica su Bolzano e sulle Dolomiti.

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Valle dell’Orfento, nel cuore selvaggio della Majella

In Abruzzo c’è un luogo davvero unico per chi desidera fare escursioni nella natura, tra boschi e canyon, eremi e corsi d’acqua. È la splendida Valle dell’Orfento, situata sul versante nord-occidentale della Majella, e la si raggiunge dai numerosi sentieri che partono da Caramanico Terme, in provincia di Pescara. Lo scenario ideale dove trascorrere tranquille giornate immersi nel verde e ammirare paesaggi incantevoli.

Nella natura della Valle dell’Orfento

Agli inizi degli anni ’70, la Valle dell’Orfento è diventata Riserva Naturale dello Stato e attualmente ricopre una superficie complessiva di 2606 ettari. Qui troverete l’unico canyon della Majella, cuore verde d’Abruzzo, ad avere un corso d’acqua perenne, che dà vita a uno dei più affascinanti habitat di questo massiccio.

Lo scenario che si svela allo sguardo cambia a ogni passo. A bassa quota ci si imbatte in querce e faggi, mentre oltre i 1800-1900 metri di altezza c’è un’eccezionale presenza di pino mugo. Ad altitudini maggiori, le avversità climatiche diventano estreme e la copertura vegetale rada e sparsa. Il paesaggio qui assume un aspetto lunare, le specie vegetali che sono riuscite ad insediarsi sono tra le più rare, come la Stella alpina appenninica o la Soldanella minima sannitica che fioriscono tra le rocce. Tra le specie animali, nella Riserva è possibile incontrare cinghiali, tassi, volpi, faine, caprioli, cervi, l’aquila reale e il camoscio appenninico.

Le testimonianze storiche, tra eremi e capanne in pietra

Nel corso di centinaia di migliaia di anni, i fenomeni erosivi generati dalle acque del fiume sulle pareti calcaree hanno prodotto una serie di sgrottamenti e ripari sotto roccia che fin dalla preistoria hanno fatto da rifugio per le popolazioni. Ma le testimonianze più importanti, ancora evidenti, sono quelle risalenti al periodo medievale, quando eremiti in cerca di solitudine e silenzio raggiunsero la valle, edificando proprio nelle sue grotte eremi e piccoli romitori.

Se ne conoscono nove nella sola Valle dell’Orfento: alcuni non più accessibili e di cui non rimangono evidenze, altri particolarmente importanti e significativo. Attraversando i pascoli delle zone più basse, si incontrano le capanne in pietra a secco dalla caratteristica forma a “trullo” (tholos), punti di sosta e di stazzo dei pastori che hanno lasciato testimonianze peculiari del paesaggio agro-pastorale della Majella.

I percorsi più belli della Valle dell’Orfento

La Valle dell’Orfento è ricca di percorsi di diversa lunghezza e difficoltà che permettono di fare trekking ed escursioni nella splendida natura della Riserva. Le visite possono essere fatte in autonomia, seguendo la segnaletica presente, o con l’accompagnamento di guide locali.

Tra gli itinerari più suggestivi, c’è Il Sentiero delle Scalelle, una passeggiata piacevole ed emozionante che parte dalla frazione di Santa Croce e conduce fino al Ponte di Caramanico, seguendo il corso del fiume Orfento poco prima che questi si getti nell’Orta. Si cammina quasi sempre immersi in mezzo alla foresta e spesso circondati anche da felci.

Dalla frazione di Santa Croce di Caramanico Terme s’imbocca anche un suggestivo percorso ad anello che attraversa diversi campi coltivati, immettendosi poi dentro un fitto bosco di conifere. La parte terminale della passeggiata è sicuramente la più suggestiva, poiché permette di raggiungere una spettacolare gola scavata dal fiume. Un altro percorso ad anello conduce, invece, all’Eremo di Sant’Onofrio all’Orfento, di cui oggi resta solo parte del portale affrescato, la cornice del tetto ancora incastonata nella roccia e tracce di un piccolo campanile a vela.

Partendo, invece, dalla caratteristica frazione di Decontra, si raggiunge l’Eremo di San Giovanni, considerato uno dei più suggestivi d’Abruzzo dato che è stato completamente ricavato dalla roccia. È famoso anche per essere stato frequentato dall’eremita Pietro da Morrone, divenuto poi famoso come Papa Celestino V.  Un lavoro meticoloso ha fatto affiorare dalla pietra vani, altare e scale, ma anche un ingegnoso sistema di canali e vasche per la raccolta dell’acqua piovana. Questa escursione presenta circa 700 metri di dislivello e si presenta più impegnativa rispetto alle precedenti, per questo è raccomandata agli escursionisti più allenati. Fatica e vertigini valgono però la pena, perché questo splendido itinerario regala un’esperienza davvero unica e imperdibile, e panorami di paesaggi straordinari. Ma sono davvero tante e tutte imperdibili le meraviglie da scoprire qui, nella incontaminata Valle dell’Orfento.

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Trekking a San Leo, nell’incantevole Valmarecchia

In Italia esiste una valle incantata, disegnata da panorami incredibili e antichi borghi dove il tempo sembra non scorrere mai: è la Valmarecchia, nell’entroterra di Rimini, lungo il corso dell’omonimo fiume al confine con Marche e Toscana, un territorio di verdeggianti colline e luoghi d’interesse archeologico e storico da scoprire con un turismo lento e splendidi itinerari per trekking.

San Leo, incredibile capitale d’arte

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Fonte: iStock

Veduta di San Leo con la Fortezza

Fulcro della valle è l’antichissimo villaggio di San Leo, capitale d’arte e cuore della regione storica del Montefeltro, definito da Umberto Eco come la “città più bella d’Italia” e citato da Dante nel Purgatorio della Divina Commedia.

Nel circuito dei Borghi Più Belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club, è il punto di partenza ideale per percorsi a piedi e a cavallo immersi in un territorio che non si dimentica facilmente: già la scenografica posizione arroccata su uno sperone di roccia, in equilibrio tra natura e storia, lo rende davvero suggestivo.

Per raggiungerlo, un’unica strada scavata nella roccia, un po’ impervia ma ne vale la pena: nel momento in cui si varca la porta d’ingresso, ci si ritrova immersi in una tranquilla atmosfera d’altri tempi, tra panorami di boschi e pinnacoli rocciosi, vicoletti lastricati, eleganti palazzi rinascimentali, chiese e superbi edifici romanici.

Su tutto spicca la Fortezza, nel punto più alto a 639 metri, che oggi ospita il Museo in cui conoscere la storia del borgo e dei suoi protagonisti e visitare le celle dei detenuti (tra cui quella dell’alchimista Cagliostro) e una mostra dedicata alle armature e armi del XIV e XIX secolo.

Di sicuro interesse anche la Pieve, di epoca carolingia rimodernata in età romanica, la Cattedrale a strapiombo sulla rupe con imponente torre campanaria da cui si gode di una vista incomparabile sul borgo e la sua valle, il Palazzo Mediceo, sede della Pinacoteca e del Museo d’Arte sacra, e il Palazzo della Rovere, oggi Municipio, che ospitò San Francesco nel 1213.

Borgo fuori dal tempo, è anche l’ideale punto di partenza per una gita fuori porta in un angolo di Romagna che non ha eguali.

Trekking da San Leo alla scoperta di un territorio di vera bellezza

Dopo aver speso del tempo ad ammirare l’antichissimo borgo dall’aspetto tuttora invalicabile, lasciandosi alle spalle le mura medievali è il momento di raggiungere il Convento Francescano di Sant’Igne, immerso nel verde e nel silenzio, dove si narra che il Santo trovò riparo una notte e conforto grazie al fuoco acceso dai pastori, da qui il nome Sant’Igne, fuoco sacro.

L’escursione in un paesaggio incantato, plasmato da possenti scogli rocciosi, prosegue sul crinale che da Monte Gregorio porta al raccolto borgo di Tausano, dove affascinano le “piccole Dolomiti” della Romagna, inconfondibili e aspri speroni di roccia noti come “Creste dei Tausani”: un panorama difficile da descrivere a parole.

Ma non finisce qui. Tra rupi calcaree e picchi di roccia, l’itinerario continua fino ad arrivare ai meravigliosi Balconi di Piero della Francesca, il Maestro itinerante, che trovò in questo territorio unico la fonte di ispirazione per i suoi capolavori: perdetevi a osservare i punti panoramici che gli diedero lo spunto per lo sfondo delle opere “San Gerolamo e un devoto” e “Ritratto di Battista Sforza“.

Infine, con una mezz’ora di cammino da San Leo, si raggiunge la vetta del Monte Severino con vista a 360 gradi sul borgo e la Valmarecchia: essere qui al tramonto è un’esperienza di gioia e benessere che non capita spesso!

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“Senti-Ieri”, i nuovi percorsi del Museo Diffuso dell’Abbandono

Un museo senza pareti, immerso nella natura che ha da tempo riconquistato gli spazi una volta appartenuti all’uomo: è questa l’idea alla base del Museo Diffuso dell’Abbandono, che raccoglie memorie di un passato non troppo lontano. In un’ampia regione ricca di sorprese, “Senti-Ieri” ci porta alla scoperta di luoghi ormai dimenticati, di rovine che una lussureggiante vegetazione ha quasi interamente ricoperto, dove sono persino tornati a vivere animali che avevano inizialmente ceduto il passo all’uomo.

Cos’è il Museo Diffuso dell’Abbandono

La Romagna abbandonata è il fulcro di un’iniziativa che da qualche anno ha visto molti volontari riportare la vita là dove da tempo la natura aveva (ri)preso il sopravvento. Dalle montagne al mare, il Museo Diffuso dell’Abbandono ci conduce tra vecchie rovine che raccontano una storia difficile e tormentata, iniziata nel periodo del secondo dopoguerra, quando moltissime persone furono costrette a lasciare case e fabbriche per una speranza di sopravvivenza.

Il loro passaggio non è però andato del tutto cancellato: in un viaggio della memoria, In Loco (organizzato dall’associazione Spazi Indecisi) dà nuovo valore a questi luoghi rimasti a lungo inosservati. Per arrivare ad oggi, c’è stato bisogno di un lavoro imponente che ha portato alla riscoperta di spazi che hanno rischiato di restare dimenticati, fin quando la natura non avesse compiuto il suo lavoro portandone via anche le poche tracce rimaste.

E il risultato è incredibile: una rete di percorsi nel verde collega alcune delle più suggestive testimonianze dell’uomo e della sua esigenza di abbandonare luoghi che considerava il suo mondo. Si tratta non solamente di un viaggio tra rovine ricche di storia e paesaggi naturali, ma anche tra antiche tradizioni e sapori indimenticabili.

Val di Covile

Fonte: Ufficio Stampa | Ph. Stefano Belacchi

Val di Covile

“Sent-Ieri”, percorsi incredibili in Romagna

Tra i diversi itinerari proposti da In Loco, ora si aggiunge “Sent-Ieri”: un suggestivo cammino che lascia la celebre Riviera Romagnola per addentrarsi tra le montagne della dorsale appenninica. Siamo al confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, dove si snoda l’incantevole Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Qui più che mai si può ripercorrere le tracce dell’esodo postbellico, vivendolo non solo nelle rovine di casette in pietra abbandonate in tutta fretta (e talvolta ridotte ad una manciata di sassi), ma anche nei racconti di quelli che sono stati i loro abitanti, un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

Da Val di Covile a Villaneta, da Ronco del Cianco a Ca’ Franchetto: luoghi che un tempo furono vivaci, e che oggi raccontano una storia fatta di tradizioni quasi dimenticate e paesaggi bellissimi. Immersi nella natura più incontaminata, tra castagneti e marronete, antichi villaggi ci offrono il loro volto più inedito.

E per un’esperienza a tutto tondo, l’app In Loco permette di accedere a tantissimi contenuti gratuiti come mappe degli itinerari, luoghi d’attrazione da visitare e documentari che, durante il cammino, ci consentono di scoprire molto di più su ciò che abbiamo davanti agli occhi. Con le voci di chi ha vissuto davvero questi posti magnifici, non potremo che lasciarci trasportare dalla magia. Non manca naturalmente la possibilità di assaporare specialità tipiche del luogo, approfittando di alcuni punti di ristoro dove trovare cibi della tradizione che ci riportano indietro nel tempo.

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Il cammino di 400 km che ti fa scoprire perle d’Italia

L’Italia è bella tutta e questo ormai lo sanno anche i muri, ma negli ultimi anni si sta riscoprendo un modo di viaggiare che ci fa apprezzare e amare ancora di più il nostro Paese: i cammini. La buona notizia è che ce n’è uno grazie a cui poter percorrere ben 400 km, che siamo certi vi lasceranno senza fiato.

Il Cammino di Don Tonino, a spasso per la Puglia

Una vita spesa “sul passo degli ultimi”. Ecco perché questo affascinante cammino che partendo da Molfetta, in provincia di Bari, e arrivando ad Alessano, in provincia di Lecce, si rivela particolarmente autentico e spirituale. 400 km dedicati a Don Tonino Bello, un Vescovo che nel corso della sua missione aprì la sua casa ai poveri e ai migranti, lottato con i lavoratori licenziati, fondato comunità d’accoglienza e marciato per la pace.

Un uomo che è stato davvero un esempio e che vive ancora oggi tra le viuzze di Molfetta, un borgo antico affacciato sull’Adriatico, e Alessano, città natale dello stesso Don Tonino e il cui centro storico è uno dei meglio conservati del Salento.

Passo dopo passo è possibile scoprire gli splendidi posti in cui il Vescovo ha operato, ammirando le colline punteggiate da trulli della Valle d’Itria e il magnifico barocco salentino di Galatina.

A questo cammino è stato dedicato un libro scritto da Luigi Amendolagine e Paola De Pinto – già acquistabile presso le librerie e online – che contiene tutte le informazioni necessarie per affrontarlo nel migliore dei modi: cartine dettagliate, i mezzi pubblici, le altimetrie, le descrizioni del tracciato, le ospitalità, i luoghi da non perdere lungo ogni tappa. Il tutto insieme ad alcuni dei brani più significativi di Tonino Bello per un viaggio fisico e spirituale sulle sue tracce.

molfetta don tonino

Fonte: iStock

Vista panoramica di Molfetta

Chi era Don Tonino il Bello

Don Tonino il Bello fu un Vescovo cattolico italiano che è ricordato da tutti per le sue scelte forti e coraggiose, pur essendo innamorato della Chiesa. Per lui il suo dovere, ma anche la bellezza di tutto, era di stare sempre dalla parte degli ultimi.

Nato ad Alessano il 18 marzo 1935, nel 1978 fu nominato amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento, e l’anno successivo parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Poi ancora fu nominato vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi per poi divenire, al momento dell’unificazione delle quattro Chiese locali, il primo pastore di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi

Morto a Molfetta nell’aprile del 1993, per lui il 27 novembre 2007 la Congregazione delle cause dei santi ha avviato il processo di beatificazione. Ma non solo. Il 20 aprile 2018, nel giorno del suo 25º anniversario di morte, Papa Francesco si è recato alla sua tomba per poi celebrare a Molfetta una messa, mentre il 25 novembre 2021 ha autorizzato la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche facendolo diventare, così, venerabile.

Le tappe più belle del Cammino di Don Tonino

Non ve le possiamo svelare tutte, anche perché è bello scoprirle in sella alle proprie scarpe e accompagnati dalla lettura del libro, ma vi possiamo raccontare quelle che secondo noi sono le imperdibili.

Questo è un viaggio che, del resto, attraversa alcuni dei luoghi più significativi della Puglia in cui potersi inebriare della natura e dei paesaggi che regalano delle vere e proprie esplosioni di colori: l’azzurro del mare sempre limpido e cristallino si fonde con il verde delle campagne ancora autentiche e il bianco della pietra calcarea che caratterizza i borghi e le cattedrali delle città attraversate.

400 km grazie a cui sperimentare la pura accoglienza che contraddistingue i pugliesi e le loro particolari tradizioni culinarie, musicali e religiose.

A Molfetta, che merita certamente una visita per i suoi edifici di rara bellezza, e di cui Tonino fu Vescovo della diocesi dal 1982 al 1993, è possibile ammirare anche la sua casa che egli stesso trasformò nella dimora di tutti.

Dopo aver visitato questo paese dalla storia millenaria, vale la pena fare una sosta a Giovinazzo, sempre in provincia di Bari. Un borgo marinaro dove la pietra calcarea incastonata nell’azzurro del mare sembra catapultare in paradiso. Una città medievale puntellata dai vicoli stretti, chiese, palazzi nobiliari, un porto e molte altre meraviglie, tutte lambite da un mare che il mondo intero ci invidia.

Un’altra delle tappe che merita sicuramente attenzione è Castellana Grotte situata negli incredibili scenari dell’altopiano della Murgia dei Trulli, a circa 40 chilometri da Bari. Famosa principalmente per le sue cavità rocciose che arrivano a una profondità massima di 122 metri dalla superficie, regala anche un centro storico che ha mantenuto praticamente intatti il silenzio e l’atmosfera che si era soliti respirare in epoche passate.

Grotte di Castellana cammino di don tonino

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Le splendide Grotte di Castellana

Passando per la rinomatissima Alberobello con i suoi misteriosi e affascinanti trulli, si arriva a Martina Franca, in provincia di Taranto. Qui tra vie strette, vicoli ciechi e qualche piccola stradina nascosta, è possibile scoprire anche tantissimi locali di vario genere, come anche luoghi di culto tra cui chiese e palazzi storici.

Il cammino prosegue ancora con una sosta a San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi, un borgo situato nel cuore della pianura salentina e impreziosito da un maestoso castello e numerose chiese. Un’altra delle tappe più belle del Cammino di Don Tonino è Torchiarolo, un grazioso borgo che vanta un caratteristico centro storico, ma anche innumerevoli bellezze naturalistiche. Sono tanti, infatti, i luoghi che Torchiarolo ancora oggi possiede e in cui la natura è incontaminata. Seggestivo anche il parco archeologico di Valesio, un’antichissima necropoli messapica.

Un’altra meravigliosa sosta è Galatina in provincia di Lecce. Vi basti pensare che da queste parti svetta la Basilica di Santa Caterina d’Alessandria, dichiarata monumento nazionale nel 1870, i cui affreschi sono paragonati a quelli che si possono osservare all’interno della Basilica di San Francesco d’Assisi.

E poi, infine, Alessano dove Don Tonino è nato. Qui sopravvivono ancora memorie storiche e archeologiche che raccontano il vivace passato di questa borgo salentino. Senza dimenticare la vicinanza a una costa frastagliata che ogni giorno viene accarezzata da acque cristalline.

Un cammino, quindi, che porta alla scoperta di territori bellissimi, pregni di significato e che vale la pena scoprire. Il tutto grazie alla missione di Don Tonino Bello e a chi l’ha voluta rendere un percorso da fare a piedi: 17 tappe quasi sempre pianeggianti e divise, per chi non avesse tempo, in quattro brevi itinerari tematici che passano attraverso paesaggi affascinanti e impossibili da dimenticare.

Galatina cammino don tonino

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Il borgo di Galatina
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Il cammino tra paesaggi montani, letteratura e opere

In un periodo di riscoperta del turismo dell’emozione e dell’esperienza, i cammini sono protagonisti: chi decide di mettersi in viaggio a piedi, lo fa spesso con l’obiettivo di ritrovare il contatto con sé stesso e con la natura, e di riappropriarsi di un profondo legame con il territorio, la cultura, e la letteratura di un luogo.

Proprio in quest’ottica, nasce il Percorso Libropedonale. Passeggiando nei Borghi a Songavazzo, in provincia di Bergamo: il primo cammino letterario d’Italia che abbina spunti letterari, artistici e culturali nella splendida cornice dei paesaggi montani.

L’ideatore è Giuliano Covelli, Sindaco di Songavazzo, il più piccolo borgo dell’Altopiano clusonese parte dei Borghi della Presolana, e la progettista Oriana Bassani, artista e Consigliere Comunale: grazie al loro impegno e interesse, l’inedito Percorso Libropedonale va ad arricchire le proposte escursionistiche della zona e conferma il Comune montano tra i più attivi nell’ambito del turismo culturale.

La Cà di Leber, le Casette dei Libri e il Percorso Libropedonale

Il rapporto con i libri non è nuovo a Songavazzo: già nel 2011, infatti, è stata edificata la Cà di Leber, spazio di bookcrossing con una caratteristica in più, ovvero quella di essere all’interno di una piccola e accogliente baia-biblioteca in legno d’abete a ridosso del bosco, in località Picol: qui, ogni libro può essere condiviso e letto, magari rilassandosi sulla panchina gigante panoramica poco distante.

Nel 2014, è stata poi la volta delle dodici Casette dei Libri, create, come la Cà di Leber, dalla maestria dell’artista del legno Renzo Scandella e decorate dagli studenti del territorio e da artisti locali.

Le quattro casette di Songavazzo (le altre sono dislocate nei comuni limitrofi) sono collegate proprio dal nuovo Percorso Libropedonale unendo la letteratura a stupendi punti panoramici e monumenti di interesse storico-artistico.

Filo rosso dell’itinerario, brani scritti da numerosi autori che si sono lasciati ispirare dal paesaggio montano, dall’arte e dalla storia di Songavazzo.

Nove tappe d’autore per il Percorso Libropedonale

Il Percorso Libropedonale parte dalla Cà di Leber, costeggia le panchine panoramiche in località Porcarola, attraversa il centro storico affiancando anche la Chiesa dell’Addolorata e la Cappella funeraria della famiglia dello scultore Giovanni Maria Benzoni, e si conclude tornando alla Cà di Leber.

Sono nove le tappe previste, intervallate dalle quattro Casette dei libri segnalate da appositi leggii su cui si possono leggere i brani proposti dagli autori partecipanti, alcuni inediti e altri tratti da opere già pubblicate.
In più, scansionando il QR Code presente nella grafica dei pannelli a ogni tappa, si accede alla pagina web dedicata al Percorso sul sito dei Borghi della Presolana dove è possibile ascoltare dalla viva voce degli autori la lettura integrale dei brani letterari.

Ogni pagina contiene inoltre informazioni storico-artistiche sul territorio e notizie sugli autori che hanno partecipato all’innovativo e interessante progetto.

Il percorso, adatto a tutti, dura circa un’ora: per le sue caratteristiche, può rappresentare anche un’ottima e originale occasione di visita per le scuole e i più giovani grazie all’unione della lettura con la scoperta del territorio.

Un Comune non vive di sole opere pubbliche ma anche di cultura, fattore necessario allo sviluppo di una comunità tanto quanto il mantenimento della sua memoria.
Ecco allora Il Percorso Libropedonale, un tassello che si aggiunge agli altri che negli anni sono andati a completare un discorso organico di turismo culturale.
Semplici intuizioni possono trasformarsi in idee vincenti.

Così come è successo anni fa con la Casa dell’Artista, idea che ci fu suggerita e che cogliemmo al volo.
Nel tempo la struttura ha ospitato artisti di rilievo, che hanno contribuito alla crescita culturale del territorio e di recente ha ospitato alcuni appuntamenti songavazzesi di successo come i Pomeriggi filosofici o il Laboratorio per la Giornata Mondiale della Poesia.

Alla Casa dell’Artista hanno fatto poi seguito la Cà di Leber, inaugurata nel 2011, e le quattro Casette dei Libri inserite nel tessuto urbano di Songavazzo.
E proprio da queste due ultime realtà è partita l’idea del Percorso Libropedonale e quindi lo sforzo
dell’Amministrazione Comunale per ampliare l’offerta turistico-culturale del nostro territorio così ricco di
arte, storia, natura e bellezza”, questo il commento del Sindaco di Songavazzo Giuliano Covelli.