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I villaggi walser intorno al Monte Rosa: un patrimonio culturale e architettonico tutto da scoprire

Sparsi lungo le vallate che circondano il Monte Rosa, i villaggi walser hanno conservato un’eredità culturale unica, caratterizzata da lingua, architettura e tradizioni profondamente radicate e che ancora oggi sopravvivono alla modernità e globalizzazione. La loro storia inizia nel XII secolo con la migrazione di popolazioni provenienti dal Canton Vallese in Svizzera e si intreccia con quella delle Alpi, rappresentando una testimonianza viva della capacità umana di adattarsi e prosperare in ambienti montani.

Le origini e la storia dei walser

I walser sono una popolazione di origine germanica che si stabilì nelle regioni alpine a partire dal Medioevo, in particolare nel XII secolo. Provenienti dall’alto Vallese, una regione della Svizzera, i walser attraversarono le montagne per trovare nuove terre da colonizzare, spinti dalla necessità di espandere i loro territori agricoli e di pastorizia. Arrivarono in Valle d’Aosta, Piemonte e in altre zone alpine, portando con sé le loro usanze, la loro lingua e una cultura profondamente legata alla montagna.

Il termine “Walser” deriva proprio da “Walliser”, che significa “abitante del Vallese”. Questi pionieri riuscirono a creare comunità autonome e resilienti, basate su un’economia pastorale e agricola, mantenendo un forte legame con la loro terra d’origine. Ancora oggi, nei villaggi walser si parla il titsch e il töitschu, antiche varianti del tedesco, che sopravvivono nonostante l’influenza delle lingue circostanti.

Cultura, architettura e tradizioni walser

Uno degli elementi più distintivi della cultura walser è l’architettura. Le case tradizionali, chiamate stadel o rascard, riflettono non solo l’abilità costruttiva di questa popolazione, ma anche l’adattamento alle dure condizioni alpine. Le strutture combinano una base in pietra, utilizzata per stalle e cantine, con una sovrastruttura in legno per l’abitazione e il deposito del grano. Una caratteristica interessante è l’uso dei cosiddetti “funghi”, blocchi di pietra a forma di fungo che separano la parte abitativa dal granaio, proteggendo i raccolti da roditori e umidità.

Le case walser si distinguono per la loro solidità e semplicità, ma sono anche profondamente funzionali. Ad esempio, la Wohnstube, l’unica stanza riscaldata della casa, era il cuore dell’abitazione, dove si svolgeva la vita quotidiana nei mesi invernali. Ogni dettaglio architettonico rispecchia il forte legame tra la comunità e l’ambiente circostante.

Oltre all’architettura, anche le tradizioni walser sono una parte importante della loro identità. I costumi tradizionali, in particolare quello femminile, rappresentano un altro simbolo della cultura locale. A Gressoney, ad esempio, le donne indossano abiti rosso scarlatto, completi di corpetto ricamato e una cuffia di filigrana d’oro durante le festività e le processioni, come quella dedicata a San Giovanni Battista. La comunità continua a celebrare le sue origini con fierezza, attraverso manifestazioni culturali, corsi di lingua e iniziative che mantengono vive queste antiche tradizioni.

Casa walser

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Tipica casa walser in pietra e legno

I villaggi walser della Val d’Aosta

Attraversato l’orrido di Guillemore lungo la valle di Gressoney, cambia tutto, anche agli occhi meno attenti: i cartelli e le indicazioni sono scritti in una lingua che non è né italiano né francese; le linee e le architetture cambiano. Benvenuti nel territorio dei walser.

Alpenzu Grande e Alpenzu Piccolo (Gressoney-La-Trinité)

Questi due incantevoli villaggi walser si trovano su una terrazza glaciale, e per raggiungerli bisogna percorrere un sentiero ripido che parte a sud di Gressoney-La-Trinité. Il trekking dura circa un’ora, ma l’impegno viene ripagato da una vista mozzafiato sulla catena del Monte Rosa. L’architettura walser qui è perfettamente conservata, con tipici edifici in legno e pietra che offrono uno sguardo autentico sulla vita di un tempo.

Noversch ed Ecko (Gressoney-La-Trinité)

Queste piccole frazioni sono conosciute per i loro stadel, tipiche costruzioni walser. In particolare, gli stadel di Noversch e Ecko sono stati edificati da due famiglie di rilievo, gli Zumstein e i Lischtgi, che hanno lasciato un’importante eredità architettonica.

Tschalvrino (Gressoney-St-Jean)

Questo villaggio è accessibile in auto e si trova lungo la strada che da Gressoney-St-Jean porta al Castel Savoia. Tschalvrino ospita alcuni tra i più antichi stadel della valle, risalenti al 1547 e al 1578.

San Grato (Comune di Issime)

San Grato è un affascinante villaggio walser che può essere raggiunto attraverso una semplice passeggiata. Oltre ai tradizionali stadel, il villaggio è noto per la chiesetta di San Grato – Chröiz, un piccolo gioiello architettonico immerso nella quiete montana. La passeggiata è adatta a tutti e offre uno scenario naturale ideale per chi ama esplorare la natura senza troppa fatica.

Mascognaz (Comune di Ayas)

Questo villaggio è uno dei più celebri esempi di restauro e valorizzazione del patrimonio walser. Mascognaz è stato trasformato in un albergo diffuso, dove le antiche abitazioni walser sono diventate rifugi di lusso senza perdere il loro fascino originario. Il villaggio è raggiungibile attraverso un facile sentiero in salita, ed è perfetto per chi desidera trascorrere una vacanza indimenticabile in un contesto storico e naturale unico.

Cunéaz (Comune di Ayas)

Cunéaz è situato a breve distanza dagli impianti di risalita, il che lo rende facilmente accessibile. Qui si trovano alcuni dei più bei rascard della Val d’Ayas, strutture in legno tipiche della tradizione walser, utilizzate un tempo come magazzini per il fieno. La vicinanza agli impianti e alle piste lo rende una meta ideale per chi ama combinare natura e sport invernali.

St-Jacques (Comune di Ayas)

St-Jacques, chiamato anche “Canton des Allemands”, è un tranquillo villaggio immerso nel verde, ricco di storia e di testimonianze legate alle migrazioni walser. Punto di partenza per numerose escursioni nella valle, St-Jacques conserva un’atmosfera rurale e autentica che incanta i visitatori. Perfetto per chi desidera passeggiare nei boschi o esplorare i prati alpini, rappresenta un punto strategico per avventurarsi lungo i sentieri walser.

I villaggi walser del Piemonte

Anche sul lato piemontese è ancora possibile ritrovare i villaggi originari dei walser, tenuti con cura e che continuino a vivere.

Macugnaga (Provincia di Verbania)

Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte. Accanto alla Chiesa Vecchia nella frazione di Staffa, si trova un antichissimo tiglio, simbolo della comunità locale. La leggenda narra che l’albero fu piantato dai primi coloni walser per simboleggiare la crescita del nuovo insediamento. Sotto le sue fronde, gli anziani del villaggio si riunivano per prendere decisioni importanti, e oggi il tiglio fa ancora da testimone alla vita del villaggio. Ogni anno, a metà luglio, si svolge la festa di San Bernardo, che celebra le tradizioni walser e conclude con una suggestiva processione sotto l’albero. Nella frazione di Isella si trova un autentico villaggio walser rimasto pressoché intatto, con il forno comune e una piccola chiesa che raccontano di tempi lontani.

Macugnaga  villaggio walser

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Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte

Rimella (Provincia di Vercelli)

Fondato nel XIII secolo, Rimella è un piccolo comune della Valsesia che conserva ancora oggi il caratteristico dialetto di origine tedesca. Qui si trova il più antico museo walser del Piemonte, ospitato all’interno di una baita restaurata che riflette il tipico stile architettonico dell’epoca. Il museo celebra il popolo “più alto d’Europa” e offre un viaggio nella storia della cultura walser attraverso oggetti e documenti d’epoca. Rimella è un luogo ideale per chi vuole scoprire le radici culturali di questa popolazione in un contesto montano affascinante.

Alagna Valsesia (Provincia di Vercelli)

Alagna Valsesia è un altro importante centro della cultura walser, colonizzato nel XIII secolo. La zona è caratterizzata da alpeggi e frazioni sparse, dove è ancora possibile osservare le tipiche architetture walser. Le case di pietra e legno si fondono perfettamente con l’ambiente circostante, creando un paesaggio di rara bellezza. Alagna è una meta perfetta per gli amanti delle escursioni e del trekking, con numerosi sentieri che si snodano tra le montagne.

Riva Valdobbia (Provincia di Vercelli)

Situata nell’alta Valsesia, Riva Valdobbia è un piccolo comune di appena 200 abitanti che dal 2019 è stato incorporato nel comune di Alagna Valsesia. Fondato dai coloni walser di Gressoney-Saint-Jean, Riva Valdobbia mantiene un forte legame con le sue radici storiche e culturali. Qui, i visitatori possono esplorare le antiche frazioni e scoprire un paesaggio montano ancora incontaminato.

Formazza (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola)

Formazza è il primo insediamento walser a sud delle Alpi ed è uno dei comuni più settentrionali del Piemonte. La cultura walser è ancora profondamente radicata nella vita quotidiana degli abitanti, e il piccolo comune ospita un interessante museo dedicato a questa popolazione. A Casa Forte, ospitata in un edificio del XVI secolo, racconta gli aspetti più significativi della vita e della cultura walser. Accanto alla sezione etnografica, in cui gli oggetti di cultura materiale raccontano la vita quotidiana delle genti walser, il museo ospita un’importante raccolta di statue lignee dal XV secolo. Un breve ma scenografico viaggio alla riscoperta del mondo walser, con visite aperte tutto l’anno. Oltre al museo, Formazza offre numerosi percorsi naturalistici che attraversano paesaggi di montagna mozzafiato.

Trekking ed escursioni

Gli amanti del trekking possono esplorare la cultura walser seguendo  il Gran Sentiero Walser, 12  percorsi tematici che toccano le tre regioni di Piemonte, Valle d’Aosta e Canton Ticino, lungo le valli Valsesia, Val d’Ossola, Valle di Gressoney e Valle Rovana. 153 km in totale, suddivisi in 11 tappe, con oltre 200 punti d’interesse, con pannelli informativi che raccontano la storia di questa antica popolazione. Per i meno allenati iWalser réng è un itinerario turistico senza difficoltà particolari, lungo più di 8 km che permette di fare l’intero giro della conca di Gressoney-Saint-Jean e apprezzarne le bellezze paesaggistiche e le numerose emergenze culturali che lo caratterizzano. È un percorso che può impegnare l’intera giornata se si intende visitare i siti culturali che si incontrano lungo il percorso. Risalendo il corso del torrente Lys si giunge ben presto a Tschemenoal, villaggio Walser interamente in legno. Superato il Lago Gover e la cascata di Ònderwoald, si giunge al fiabesco Castel Savoia, residenza estiva da favola della regina Margherita. Il sentiero scende poi, tra larici e praterie, fino alla meravigliosa Villa Margherita, oggi sede del comune di Gressoney-Saint-Jean. Attraversato il ponte di legno sul torrente Lys, si ritorna al punto di partenza.

Il Centro studi e l’Ecomuseo

Per chi desidera approfondire la cultura walser, il Walser Kulturzentrum di Gressoney-Saint-Jean rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Fondato nel 1982, questo centro studi si impegna nella promozione e salvaguardia della lingua e della cultura walser, con particolare attenzione ai Comuni di Gressoney-Saint-Jean, Gressoney-La-Trinité e Issime. Ogni anno, il centro offre corsi di Titsch, Töitschu e Tedesco, oltre a organizzare mostre e convegni dedicati alla cultura locale. Attivo anche a livello internazionale, collabora con l’Internationale Vereinigung für Walsertum e il Comitato Unitario delle Isole linguistiche storiche germaniche in Italia, pubblicando opere sulla lingua, la storia e l’architettura dei walser della Valle del Lys.

Un’opportunità imperdibile per esplorare questa cultura è visitare l’Ecomuseo Walser di Gressoney La Trinité. In questo spazio espositivo, allestito all’interno di un tipico stadel, è possibile immergersi nelle tradizioni walser. Le mostre permanenti coprono vari aspetti del territorio, dalla storia dei ghiacciai e della conquista delle vette all’evoluzione della tecnica alpinistica, fino alla famosa impresa della posa del “Cristo delle Vette” sul Monte Rosa. Inoltre, l’ecomuseo ospita una sezione dedicata al costume tradizionale e una mostra sul percorso verso Binò Alpelté, arricchita da esposizioni tematiche che offrono una visione completa della cultura walser.

Le festività walser

Le festività walser sono momenti di grande rilevanza culturale e spirituale per le comunità locali, che uniscono tradizioni religiose e folklore, e sono senz’altro un’ottima occasione per visitare i villaggi. Tra le occasioni di festa spiccano i Santi Patroni delle parrocchie e delle cappelle, che sono commemorati con cerimonie solenni e processioni, invocati contro mali e disastri naturali, o per ottenere pioggia, abbondanti raccolti. A Gressoney-La-Trinité, la festa patronale si svolge in occasione della Santissima Trinità e prevede una messa seguita da una processione. A Gressoney-Saint-Jean, invece, si celebra San Giovanni il 24 giugno, dove sacro e profano si fondono in una manifestazione di partecipazione popolare che include la benedizione dei bambini e suggestivi fuochi d’artificio.

Anche il Carnevale riveste un’importanza speciale nella tradizione walser: le celebrazioni iniziano con il Giovedì Grasso, quando si usava rubare la pentola del pranzo, seguito dal Venerdì Nero, in cui le persone si sporcavano con carbone e fuliggine. Il Sabato Bagnato portava con sé il divertimento di spruzzare acqua o neve per “lavare” lo sporco dei giorni precedenti. La prima domenica di Quaresima era l’occasione in cui gli anziani si travestivano, approfittando di bevande gratuite nelle osterie.

A Issime, il patrono San Giacomo viene celebrato il 25 luglio, ma, considerando che molti abitanti erano all’alpeggio o all’estero, è stato scelto un secondo patrono invernale: San Sebastiano, il 20 gennaio. Questa festa si caratterizza per la messa solenne e per festeggiamenti che includono falò, pranzi abbondanti e momenti di musica e ballo, creando un’atmosfera di convivialità che dura fino al giorno seguente.

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Viterbo, guida e itinerari alla scoperta della città della Tuscia

La città di Viterbo sorge nel Nord del Lazio e, più precisamente, in una zona che, per l’appunto, viene chiamata Tuscia Viterbese. È una città antica, molto probabilmente di origini etrusche, che affascina tutti i suoi visitatori per la presenza di preziosi vicoli, monumenti di varie epoche, casette in pietra e per i dintorni ricchi di natura e luoghi di interesse da non perdere. Scopriamo insieme cosa visitare in questo gioiello del Lazio.

Viterbo, informazioni utili

Posta a circa 320 metri sul livello del mare, Viterbo è una città di arte e di cultura ma anche di natura: prende vita a ridosso dei Monti Cimini e tra il Lago di Bolsena e quello di Vico (a poca distanza c’è pure il mare). Il suo centro storico è un piccolo capolavoro, talmente tanto ben conservato che pare catapultare direttamente nel Medioevo.

La sua è una storia antichissima e che fonda le radici ai tempi degli Etruschi, che qui hanno lasciato numerose tracce, alcune visibili nel Museo cittadino e altre in giro per la città e nelle zone circostanti. Nel corso dei secoli è stata anche una realtà ricca e potente, tanto che tra il 1200 e il 1300 controllava quasi 50 castelli e divenne persino la sede preferita di molti papi. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che uno dei suoi appellativi è “Città dei Papi”.

Una piccola curiosità: è proprio a Viterbo che nacque la parola “conclave” e per un fatto molto curioso. Tale termine, infatti, deriva dal latino cum clave, cioè “(chiuso) con la chiave” o “sottochiave”, e fu utilizzato a causa delle divergenze dell’epoca tra i cardinali che dovevano eleggere il successore di papa Clemente IV: il popolo viterbese, esasperato dalla situazione, decise di rinchiudere tutti all’interno del palazzo (clausi cum clave) finché non si fosse trovato un accordo, arrivando a scoperchiare il tetto e a razionare i rifornimenti di cibo per i religiosi.

Ma non è di certo finita qui, perché Viterbo è anche città termale e detentrice di una delle delle feste tradizionali più belle del nostro Paese e più emozionanti del mondo intero: la Macchina di Santa Rosa.

Viterbo, Lazio

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Veduta di Viterbo

Cosa vedere nel centro storico di Viterbo

Una visita a Viterbo non può che partire dal suo affascinante centro storico, pieno di torri, fontane e palazzi che allietano, passo dopo passo, il visitatore. E poi ci sono le architetture tipiche del Medioevo, gli scorci mozzafiato e tanti piccoli punti di interesse racchiusi in una cinta muraria perfettamente conservata e che si estende per circa 4 chilometri.

Chiesa di San Sisto

Entrando dall’imponente Porta Romana, la prima cosa da visitare a Viterbo è l’affascinante Chiesa di San Sisto. È una delle più antiche della città e offre un interno che riempie di stupore tanto che Andrè Maurel, autore francese, nel suo “Petites villes d’Italie” del 1911 ne parlò come di “una chiesa che possiede solo la propria meraviglia”. Straordinario, per esempio, è l’altare che sorge sulla cima di una lunga scalinata.

Piazza Fontana Grande

Piazza Fontana Grande ha questo nome perché proprio qui si fa spazio un’importante fontana antica. È una delle tante che impreziosiscono la città, ma senza ombra di dubbio è una meraviglia. Realizzata da Pietro e Bertoldo di Giovanni, si distingue per essere rialzata da una gradinata rispetto al piano stradale e per una prima vasca a croce greca sui cui innalza una colonna che sorregge due tazze sovrapposte e un elegante pinnacolo.

Piazza del Plebiscito

I viterbesi la chiamano Piazza del Comune, ma qualunque sia l’appellativo scelto non rimarrete di certo delusi. Come dice il nome, qui è oggi concentrato centro politico e amministrativo della città che ha sede in edifici storici che lasciano senza fiato. Uno di questi è il Palazzo del Podestà con la sua lunghissima torre, mentre l’altro è il Palazzo dei Priori che una volta varcata la sua soglia regala scorci emozionanti, una fontana del 1600 con una palma sorretta da due leoni, una cappella con grandi affreschi e sale piene di opere preziose.

Piazza del Gesù

Piazza del Gesù è piccolina, ma permette di ammirare un angolo cittadino davvero incredibile. Proprio qui, infatti, svettano nei cieli la Chiesa di San Silvestro (detta del Gesù), dotata di un campanile a vela, la Fontana di Piazza del Gesù e una delle numerosissime torri di Viterbo, la Torre detta del Borgognone risalente al XIII secolo.

Piazza del Gesù, Viterbo

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Uno scorcio di Piazza del Gesù

Piazza della Morte

Il nome, Piazza della Morte, potrebbe risultare un po’ oscuro ma nei fatti si tratta di un angolo della città pieno di luce e di piccole meraviglie da visitare. Il nome deriva dal fatto che proprio qui, verso il  XVI secolo, all’interno della chiesa di San Tommaso – oggi non più esistente – venne ospitata la Confraternita dell’Orazione e della Morte. Tra le cose da non perdere vi consigliamo la bella fontana tipica viterbese al centro della piazza e Viterbo Sotterranea, un reticolo di gallerie che si estendono sotto il centro storico.

Polo Monumentale Colle Del Duomo

Il Polo Monumentale Colle Del Duomo, ovvero Piazza San Lorenzo con le sue meraviglie, è probabilmente uno degli angoli più straordinari di tutta la città. È proprio da queste parti, infatti, che prendono vita il Palazzo dei Papi, più importante monumento storico e vero simbolo cittadino, e la straordinaria Cattedrale di San Lorenzo, ovvero il Duomo di Viterbo, con un’imponente struttura romanica risalente al XII secolo e le spoglie mortali di Papa Alessandro IV.

Il quartiere di San Pellegrino

Visitare il quartiere di San Pellegrino di Viterbo vuol dire camminare in un vero capolavoro antico: è uno dei quartieri medievali meglio conservati d’Italia. Qui è praticamente impossibile non rimanere incantati da torri, vicoli, archi, piazzette, strade tortuose e caratteristici profferli, quindi delle peculiari scale esterne che creano un’incredibile armonia. Vi basti sapere che viene considerato unicum nel panorama mondiale dell’arte.

Quartiere di San Pellegrino; Viterbo

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La piazza principale del quartiere di San Pellegrino

Valle Faul

Valle Faul è un grande giardino, un notevole parcheggio gratuito e un luogo da dove ammirare Viterbo da un punto di vista più che privilegiato: da una parte si può scorgere il complesso papale, la loggia dei Papi e il dismesso Ospedale Grande degli Infermi, dall’altra l’imponente Chiesa della Trinità dei Pellegrini – che vi consigliamo assolutamente di visitare. Ma non è tutto, perché qui si trova anche un’opera ciclopica dello scultore americano Seward Johnson che prende il nome di “Awakening”, ovvero “Risveglio.

Piazza Giuseppe Verdi

I viterbesi hanno un nome affettuoso anche per Piazza Giuseppe Verdi, vale a dire Piazza del Teatro. Il motivo è molto semplice: proprio qui si fa spazio il Teatro del’Unione, nel quale si svolgono stagioni di musica lirica e concerti, pieno di pilastri ed archi a tutto sesto e con un interno assolutamente affascinante.

Chiesa di Santa Rosa

Santa Rosa (insieme a San Lorenzo) è patrona della città e a lei è dedicata la festa del 3 settembre e anche una bellissima chiesa. L’edifico religioso, l’annesso monastero e la vicina casa dove è nata la Santa sono un grande centro di spiritualità per tutta la città. Al suoi interno, inoltre, è conservata l’urna con il corpo delle giovane ragazza.

Piazza della Rocca

Piazza della Rocca è così chiamata per via della presenza della Rrocca Albornoz, monumento concepito come fortezza. Bellissimi sono è il Palazzo Grandori, progettato dall’architetto Luigi Grandori; la Fontana della Rocca, monumentale e formata da due coppe sovrapposte; Porta Fiorentina, una delle 13 porte della cinta muraria della città.

I musei di Viterbo

Viterbo si rivela una meta ideale anche per gli amanti della cultura, che qui possono scoprire storia e tradizioni in diversi musei:

  • Museo Civico di Viterbo: si trova nel convento della Chiesa di Santa Maria della Verità ed è ricco di sarcofagi del III sec a.C., di reperti archeologici di varie epoche e di opere di artisti illustri;
  • Museo Colle del Duomo: vanta tre differenti sezioni che ospitano manufatti, opere ed oggetti sacri;
  • Museo del Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa: si sviluppa su due piani e vi sono esposti alcuni modellini delle Macchine di Santa Rosa (dal 1690 fino ai giorni nostri) e anche proiezioni dei filmati dei trasporti delle macchine avvenuti nel corso degli anni;
  • Museo della Casa di Santa Rosa: con paramenti ed arredi sacri, ex-voto dipinti su tela, su tavoletta o in forma di bozzetti, raffiguranti la vita di Santa Rosa;
  • Museo della Ceramica della Tuscia: contiene circa 200 reperti medievali e rinascimentali di particolare interesse. Unico in Italia è il corredo di una spezieria viterbese databile alla fine del Quattrocento;
  • Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz: per un vero e proprio viaggio in epoca etrusca, poiché particolare attenzione è rivolta alla ricostruzione della vita quotidiana di questo antico popolo;
  • Museo Storico dei Cavalieri Templari: ricco di teche espositive con molti elementi originali, plastici rifiniti nei minimi dettagli, riproduzioni fedeli di cimeli del tempo e molto altro ancora;
  • Sala Museale dell’Aviazione dell’Esercito: con alcuni velivoli storici ed un percorso guidato attraverso 5 sale principali e tre spot tematici.
Piazza San Lorenzo, Viterbo

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La bellissima Piazza San Lorenzo

I siti archeologici di Viterbo

Viterbo, frazioni e località offrono davvero numerosi spunti interessanti per coloro che vogliono “camminare” nella storia. A pochissima distanza dalla città, per esempio, sorge la magnifica Ferento che ancora oggi conserva interessanti vestigia di epoca etrusca, romana e medievale, e un teatro romano in buono stato di conservazione nel quale si svolgono ancora  spettacoli teatrali e musicali estivi.

Molto interessanti sono anche la Necropoli di Castel d’Asso, la prima a essere scoperta e probabilmente la più vasta della zona e la Necropoli di Norchia, sito archeologico preistorico, etrusco, romano e medievale.

Viterbo, città termale

Viterbo non è grande, eppure non ha nulla da invidiare a tantissime altre realtà del mondo ben più estese di lei: è persino una città termale. Sono numerose le sorgenti termali naturali che sgorgano nella zona, conosciute fin dall’antichità e molto apprezzate persino dai Papi.

Le proprietà delle acque termali sono notevoli, come per esempio effetti benefici per la pelle e per la circolazione. Diversi sono invece gli stabilimenti termali: Terme dei Papi, Terme Salus, Tuscia Terme, Therma Oasi e poi ci sono le terme libere del Bagnaccio (attualmente chiuse) e del Bullicame.

Gli eventi da non perdere a Viterbo

Come vi abbiamo accennato, Viterbo è una città antichissima a ricca di tradizioni. Durante l’anno sono tantissimi gli appuntamenti che animano la città e che richiamano turisti che provengono da ogni parte del mondo. Noi di SiViaggia ne abbiamo selezionati tre che sono davvero imperdibili.

Macchina di Santa Rosa

Non si può die Viterbo senza esclamare con fierezza “Macchina di Santa Rosa” (e viceversa) perché sono un tutt’uno. Si tratta di una magica festa tradizionale che va in scena in più giornate ma che vede il picco massimo il 3 settembre, ovvero la sera del trasporto della Macchina di Santa Rosa.

Si tratta di una sorta di campanile illuminato da fiaccole e luci elettriche che viene portato a spalla da 100 uomini – chiamati Facchini di Santa Rosa – tra le viuzze in saliscendi e strette della città. Alta circa trenta metri, pesa più o meno cinquantuno quintali e rievoca simbolicamente la traslazione della salma di Santa Rosa, avvenuta nel 1258. Una festa davvero emozionante, tanto che nel 2013  è stata inclusa nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità nell’ambito della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO.

San Pellegrino in Fiore

Un altro appuntamento molto sentito dai viterbesi e dai turisti è San Pellegrino in Fiore, un evento che si svolge tra fine aprile e inizio maggio e che vede le vie e le piazze del centro ornate dai fiori e delle piante più belle: il visitatore può scoprire la città compiendo un itinerario che racconta la storia, l’arte e l’architettura locale, ammirando fiori alle finestre, sui balconi, sotto i portici, nelle vie e nelle piazzette, nei vicoli e intorno alle fontane “a fuso”.

La Calza della Befana più lunga del mondo

Con si suoi 52 metri la Calza della Befana di Viterbo è la più lunga del mondo. Viene trasportata da 100 befane nel centro storico insieme all’ausilio di Fiat 500, rendendo i giorni dell’Epifania davvero unici e speciali.

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Viaggio a Cadice, la città più antica del mondo occidentale

Anche se forse meno considerata durante un tour in Andalusia, la splendida città costiera di Cadice, incastonata su un promontorio che si affaccia sull’Oceano Atlantico, conserva un’atmosfera unica, frizzante e vivace, nonché una gloriosa storia che affonda le radici nel lontano 1100 a.C., quando i Fenici la fondarono con il nome di Gadir.

Le numerose culture che si sono avvicendate nel corso dei secoli, hanno lasciato un’impronta indelebile e lo spirito accogliente e festoso dei suoi abitanti, i gaditanos, non è mai venuto meno: ancora oggi, è famosa per la sua vibrante vita notturna, i suoi bar animati e la deliziosa cucina locale.

Cosa vedere a Cadice

Iniziare la visita di Cadice dalla Porta Tierra è come varcare la soglia tra due mondi: da una parte si dispiega la Cadice moderna, dagli ampi viali che conducono a favolose spiagge quali La Victoria, Santa María e La Cortadura, e dall’altra si svela la Cadice storica, con i suoi quartieri ricchi di tradizione e fascino. Ed è proprio qui che ogni angolo racconta una storia, dai vicoli medievali di El Pópulo, fino a La Viña, quartiere di pescatori per eccellenza, famoso per la musica chirigota, e Santa María, dove il flamenco risuona ancora tra le strade.

Il lungomare, che si specchia nell’immensità dell’Atlantico, regala una vista mozzafiato sulla Cattedrale, la cui cupola, rivestita di azulejos gialle, brilla al sole. Affacciata su Campo del Sur, è un autentico gioiello architettonico che mescola stile barocco e neoclassico. Al suo interno riposano le spoglie del celebre compositore Manuel de Falla, mentre nelle vicinanze svettano altrettanto preziosi testimoni della storia cittadina come l’antico teatro romano e la vecchia Cattedrale.

Proseguendo il tour di questa incantevole città della Spagna, vi accorgerete che le stradine di Cadice conducono a una miriade di piazze affollate, veri e propri “cuori pulsanti”. La maestosa Piazza España, dominata dal Palazzo dell’Amministrazione Provinciale e dal Monumento al Parlamento Liberale, si trova a due passi dal porto, mentre in piazza San Juan de Dios si erge il neoclassico Municipio, simbolo della città. Piazza Mina, ombreggiata da alberi secolari, invita a una pausa di riflessione prima di entrare nel Museo Archeologico e di Belle Arti, dove i reperti fenici raccontano un passato lontano. In Piazza San Francisco, l’omonima chiesa rappresenta invece un’oasi di pace lontano dal caos.

E non è ancora tutto.

Il centro storico di Cadice ha in serbo altre meraviglie: il Museo Storico Municipale, la Torre Tavira, una delle più antiche e rappresentative, e l’Oratorio di San Felipe Neri, luogo di discussione della Costituzione liberale del 1812, oggi dichiarato Monumento Nazionale. Non può poi mancare una visita alla Chiesa di Santa Cruz, dove i dipinti di Francisco Goya raccontano la grandezza dell’arte spagnola.

Infine, noterete come l’architettura gotica, barocca e moresca si uniscano in un incantevole gioco di forme e stili. Tra i simboli più affascinanti di tale fusione non si può non citare il Gran Teatro Falla, caratterizzato da mattoni rosa e archi in stile mudejar, che racconta la storia multiculturale di Cadice, una sorprendente realtà tutta da vivere tra cultura, mare e tradizioni.

Spiagge dorate ed emozionanti panorami sull’Atlantico

Tarifa, Cadice, Andalusia

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Splendida spiaggia a Cadice

Ma Cadice non conquista solamente con il fascino del centro storico e con un patrimonio culturale di grande rilievo: per immergersi nei panorami sublimi sull’Oceano Atlantico, una passeggiata lungo i viali alberati dell’Alameda de la Apodaca rappresenta un’esperienza imperdibile.
Si tratta di un suggestivo percorso nel Parco Genovés che culmina alla spiaggia della Caleta, l’unica situata nel cuore del centro storico, tra i castelli di Santa Catalina e San Sebastián, dall’ atmosfera intima e pittoresca. A due passi, il Balneario de la Palma y del Real aggiunge un ulteriore tocco di poesia.

Continuando la passeggiata verso la Cadice moderna, la vista si apre sul lungomare di Campo del Sur, dove i baluardi di Mártires, Capuchinos e San Roque donano vedute ancora più ampie e suggestive sull’Atlantico: i colori cangianti del mare si fondono con quelli del cielo e danno vita a una scenografia indimenticabile.

Arrivati alla Playa de la Victoria, ecco l’emozione di trovarsi di fronte a una delle più belle spiagge atlantiche di Cadice: la distesa di sabbia dorata si estende per circa quattro chilometri, dalla Porta Tierra fino alla punta estrema della penisola e, durante i mesi estivi, diventa il rifugio preferito dai gaditanos, che la scelgono per la sua ampiezza e il mare limpido. È il luogo ideale sia per chi desidera rilassarsi sia per chi ama camminare lungo la riva, apprezzando la brezza marina che accarezza la pelle.

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Alla scoperta dei segreti più nascosti dei borghi italiani

L’Italia è piena, letteralmente costellata, di piccoli ma incantevoli borghi dove la grande storia del passato rivive attraverso le architetture che ancora oggi li caratterizzano, le tradizioni e la cultura che continua a essere tramandata, i sapori e l’atmosfera che li avvolge.

I più bei borghi italiani, infatti, sono premiati dal Touring Club Italiano con la cosiddetta “Bandiera Arancione”, ovvero quel riconoscimento dato ai piccoli centri urbani che si distinguono per eccellere nell’accoglienza e nell’offerta turistica.

La “Caccia ai Tesori Arancioni” del Touring Club Italiano torna il 6 ottobre 2024, coinvolgendo 100 borghi certificati con la Bandiera Arancione, sparsi in tutta Italia. Questa iniziativa, giunta alla quinta edizione, invita a scoprire le piccole eccellenze dell’entroterra italiano attraverso percorsi tematici e coinvolgenti. Vediamo nel dettaglio di che si tratta.

La Caccia al Tesoro del Touring Club Italiano

L’evento di premiazione e riconoscimento per i borghi in Italia, nato 26 anni fa con l’iniziativa delle Bandiere Arancioni, mira a valorizzare e tutelare i piccoli centri italiani, spesso meno conosciuti ma non per questo meno ricchi di storia, cultura e tradizioni. Anche quest’anno, i visitatori potranno vivere esperienze uniche grazie a percorsi legati alla musica, all’enogastronomia e alle tradizioni locali.

Tra le tappe più particolari, Vallebona (IM) celebra l’Apecar come simbolo del borgo, mentre Vicopisano (PI) propone un Luna Park Vintage con giocolieri e spettacoli. A Visso (MC), il “Torneo delle Guaite” farà rivivere la storia di un borgo resiliente, duramente colpito dal terremoto del 2016, ma mai piegato.

Un altro borgo incantevole incluso tra i 100 premiati con la Bandiera Arancione è quello di Moltrasio, sul Lago di Como: come tutti i piccoli borghi che puntellano le rive del lago, Moltrasio è una meta perfetta da scoprire per chi cerca un’atmosfera rilassata, immersa in uno scenario invidiato in tutto il mondo, ideale anche come punto di partenza per esplorare altre località iconiche del lungolago, come Cernobbio e Bellagio.

Questa caccia al tesoro è un’opportunità per scoprire l’essenza dell’Italia, custodita nei borghi, attraverso un viaggio fatto di storie, persone e tradizioni autentiche.

Cosa prevede il programma di questa domenica

Il programma della Caccia ai Tesori Arancioni prevista per questa domenica 6 ottobre prevede diversi filoni tematici scelti dai borghi per far sì che i partecipanti possano conoscere, in modo inconsueto e intrattenendosi, il proprio borgo di riferimento: c’è dunque il percorso a tema musicale, quello enogastronomico e quello in costume d’epoca, perfetto per coloro che vogliano davvero fare un salto indietro nel tempo.

Per partecipare alla Caccia ai Tesori Arancioni occorre registrarsi sul sito ufficiale dell’evento, dove si potrà scegliere il borgo di riferimento in cui ci si vuole recare questa domenica. La Caccia ai Tesori Arancioni è aperta sia agli adulti, che ai bambini e per questo si tratta di un’iniziativa perfetta anche per trascorrere una piacevole ed educativa domenica in famiglia.

Una volta entrati sul sito ufficiale dedicato all’evento, basterà scegliere tra i 100 borghi quello che si vuole scoprire e visitare e registrarsi con il proprio team di esploratori.

Il primo step è infatti quello di registrazione della squadra, che si effettua tramite una piccola e simbolica donazione volta al sostegno di tutte le iniziative del Touring Club Italiano, che proteggono e promuovono la conservazione di borghi splendidi del nostro territorio, veri e propri fiori all’occhiello della cultura e dell’arte italiane.

Una volta radunata la propria squadra, non resta che presentarsi al punto di partenza il 6 ottobre nel borgo che si è scelto, per poi ricevere tutti gli indizi che vi condurranno verso un viaggio incredibile alla scoperta della storia locale.

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Borghi itinerari culturali Molise Venafro Viaggi

Venafro è uno dei borghi più belli del Molise

È un luogo di impareggiabile bellezza, di storia, scorci e prodotti di altissima qualità: Venafro è una piccola cittadina in Molise, in provincia di Isernia, e sue le origini sono antiche e molto affascinanti. La sua storia è fatta anche di eventi e dominazioni: dalle battaglie contro Roma, nel corso delle guerre Sannitiche, all’invasione dei Longobardi durante il Medioevo, fino a divenire crocevia importante per raggiungere Napoli.

Un intreccio di periodi e di epoche che si riflette sulla struttura cittadina, dove i vari momenti della storia si possono “leggere” nell’architetture e nella disposizione dei vari luoghi.

Venafro, piccolo gioiello in Molise

Ci sono luoghi speciali che vale la pena scoprire e conoscere, perché non solo sono incastonati in un’ambientazione favolosa, ma anche perché custodiscono una storia ricca e intrigante.

È il caso di Venafro, comune di confine che si trova ai piedi di alcuni importanti rilievi, in una piana in cui scorrono due fiumi. Per un po’ di tempo ha fatto parte della Campania, per poi essere inglobato nel territorio del Molise a partire dal 1863. Oggi è noto anche con il soprannome di porta del Molise ed è un luogo di passaggio molto importante sia direzione Lazio, sia direzione Campania.

Un luogo affascinante, non solo per la meraviglia della natura, ma anche per la sua storia, che attraversa diverse epoche e il cui inizio viene fatto risalire a una nascita leggendaria. Si dice, infatti, che a volere la nascita di Venafro sia stata Diomede in persona.

Ritrovamenti fanno pensare che questo fosse un luogo abitato anche in epoca preistorica, ma le prime notizie risalgono al 300 a.C. e – da allora – questa cittadina è stata scenario di tanti avvenimenti che si riflettono anche su alcune architetture che vale la pena vedere se si programma una gita qui.

Venafro in Molise, borgo tutto da scoprire

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Venafro in Molise: la sua storia e le sue bellezze

Cosa vedere a Venafro

Una peculiarità di Venafro emerge da un altro nome che le è stato affibbiato ed è quello di città delle 33 chiese per il grande numero di edifici religiosi che si trovano lì.

Tra quelli da vedere vi è la concattedrale di Santa Maria Assunta, che risale al V secolo ma è stata realizzata con materiali ancora più antichi di precedenti edifici. Di tutt’altro periodo storico, invece, è la chiesa dell’Annunziata, con la sua architettura barocca che ha acquisito dopo vari rimaneggiamenti avvenuti nel corso del tempo.

Cambiamo periodo storico con la Palazzina Liberty realizzata all’inizio del XX secolo, mentre si torna indietro nel tempo con Verlasce, un anfiteatro romano che si trova nel centro cittadino, o il teatro romano. Nella cittadina si possono apprezzare reperti di tante epoche differenti che permettono a chi la visita di fare un vero e proprio viaggio nel tempo.

Merita una menzione, e una visita, il Castello Pandone di origine medievale, ma anche il cimitero militare francese e le tante aree verdi per fare una vera e propria immersione nella natura: da Villa Maria, che si trova nella cittadina, all’Oasi naturalistica Le Mortine sino al Parco Regionale dell’Olivo di Venafro. Quest’ultimo è un’area protetta dedicata all’olivo, la prima e unica: in cui scoprire la ricchezza di questo luogo anche attraverso favolosi percorsi per approfondire la storia e la cultura della porta del Molise.

Venafro è un posto fatto di grande bellezza, in cui la natura e la storia si intrecciano con le tradizioni culinarie e restituiscono uno dei borghi più belli di tutto il Molise. A poca distanza da Isernia, che dista solamente una ventina di chilometri.

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Atina Borghi itinerari culturali Lazio mete storiche vacanza natura Viaggi

Atina, nel Lazio, un borgo dalla storia antichissima

Un borgo dalla storia antica, in cui la leggenda si intreccia con gli eventi realmente avvenuti e in cui le varie epoche si sovrappongono restituendo allo sguardo scorci meravigliosi. Atina è uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue tante ricchezze tutte da scoprire. Camminare per le strade di questo paese significa immergersi in un luogo in cui si possono ammirare resti del periodo romano, oppure del Medioevo, in un amalgama perfetto e affascinante.

Se tutto questo non bastasse, ad Atina anche la natura lascia senza fiato, siamo nella Valle del Comino nel Lazio, nella provincia di Frosinone e qui, tra colline e montagne più alte, ci si può far stupire da scorci stupendi.

Tutto quello che c’è da sapere sul borgo di Atina, sulla sua storia e sulle bellezze da vedere.

Atina, il borgo e la sua storia

La leggenda vuole che a fondare la città di Atina sia stato un dio, Saturno, dando il via a quella che viene definita l’età dell’oro. Scappato dalla Grecia, si narra, si è nascosto nel Lazio dando vita a cinque città, tra cui questo bellissimo borgo.

Borgo di Atina, quello che devi sapere sulla sua storia

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Il borgo di Atina ha una storia tutta da scoprire

E se questo mito risulta indubbiamente affascinante, lo è altrettanto la storia vera di Atina. Citata da Virgilio che l’ha definita “potens”, ovvero potente, sono stati trovati resti che possono essere fatti risalire a tempi antichissimi: si tratta di corredi in bronzo databili tra l’VIII e il VII secolo a.C.

Occupata prima dai Volsci e poi dai Sanniti, dal 293 a.C. è diventata romana e per tanti anni qui vivevano ricchi patrizi. Nel corso della sua storia Atina ha dovuto affrontare momenti difficili: è stata distrutta da un duca longobardo nel 589 d.C. e ha dovuto fare i conti con un terremoto distruttivo nel 1349. Successivamente ha vissuto anni importanti diventando un centro economico di rilievo della zona.

Cosa vedere ad Atina

Ci sono molte cose da ammirare in questo favoloso borgo del Lazio dalla storia così ricca e antica. A partire dalle antiche mura la cui realizzazione può essere fatta risalire al IV secolo a.C. circa. E poi piazza Garibaldi, che si raggiunge attraverso Porta dell’Assunta, dove ammirare alcuni tesori, come un bellissimo Fontanone. Qui si trovano anche una cisterna romana e il Convento di San Francesco, che risale al 1630.

Atina, cosa vedere nel borgo nel Lazio

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Atina, le meraviglie storiche di questo borgo nel Lazio

Da non perdere il Palazzo Ducale, realizzato successivamente al terremoto, è la sede del comune ed è un edificio di notevole pregio architettonico e storico. Tra le altre cose al cui interno sono conservate alcune opere risalenti a diversi periodi storici, come un mosaico che pare possa essere datato intorno al II secolo d.C. o la cappella gentilizia con alcuni pregiati affreschi.

Due edifici, poi, che vale la pena vedere sono Palazzo della Prepositura, che risale al 1589, e Palazzo Visocchi del Settecento. Pare, infine, che sia stata innalzata sui resti di un tempio la concattedrale Santa Maria Assunta, che è stata oggetto di restauri nel corso del Settecento.

Atina è un borgo in cui riecheggia la storia a ogni passo e in cui le varie epoche del passato si intrecciano regalando agli occhi uno scenario unico. Ma la sua bellezza e il suo passato non sono le uniche ragioni per cui vale la pena visitarle: ci sono anche specialità che possono essere una golosa attrattiva.

Le specialità di Atina

Quando si viaggia si va alla scoperta delle ricchezze dei luoghi e dei suoi tesori. E Atina – borgo nella Valle del Comino in provincia di Frosinone – ne ha davvero tanti, anche dal punto di vista enogastronomico. Quindi, se si programma una visita a questo luogo annoverato tra i Borghi più belli di Italia (che dista circa due ore da Roma), vale la pena assaggiare il Cabernet Atina Doc, un vino rosso che è una gioia per il palato. Da non perdere il fagiolo cannellino dop, tipico di questa zona.

Atina quindi non è solo un borgo importante e da scoprire per la sua storia e per le sue tante bellezza, ma anche un luogo con alcune eccellenze enogastronomiche tutte da gustare.

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Borghi Catanzaro itinerari culturali mete storiche murales siti archeologici Squillace Viaggi

Weekend nel borgo di Squillace con visita al castello normanno

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

Fonte: iStock

Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, alla chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Borghi Catanzaro itinerari culturali mete storiche murales siti archeologici Squillace Viaggi

Cosa vedere nel borgo medievale di Squillace

Squillace, adagiato su un’altura, con lo sguardo rivolto verso il mare, è uno scrigno di storia, arte e cultura. Patria del politico, letterato e storico Cassiodoro, il borgo medievale situato in provincia di Catanzaro veglia silenzioso sull’omonimo golfo offrendo ai visitatori un viaggio nel passato che può essere vissuto passeggiando tranquillamente tra le sue viuzze e soffermandosi nei diversi punti d’interesse tra scoperte archeologiche e creazioni artistiche dalle origini antiche.

Ed è proprio il rapporto tra Squillace e le sue origini, ancora vivo e tangibile, che ci permette di immergersi nella sua storia scoprendolo con calma tra palazzi signorili, chiese e portali in pietra. Non solo luoghi, anche le persone che l’abitano si impegnano per raccontare il borgo attraverso murales che raffigurano i personaggi che hanno vissuto tra le sue strade.

Il passato di Squillace

Prima di scoprire cosa vedere nel borgo medievale di Squillace, approfondiamo la sua storia dalle origini antiche. Se la leggenda attribuisce la sua fondazione a Ulisse di ritorno da Troia, le fonti storiche parlano del paese come città greca sotto il nome di Skylletion e successivamente come colonia romana con il nome di Minervia Scolacium. Il paese, che ha sempre ricoperto un ruolo strategico dal punto di vista commerciale, ha occupato la posizione collinare che vediamo oggi in seguito agli attacchi da parte dei bizantini, dei normanni e dei saraceni. È proprio per sfuggire ai nemici che la popolazione si è spostata sempre più verso le alture.

Con la diffusione del Cristianesimo, Squillace diventa diocesi e Cassiodoro istituisce il Vivarium, uno dei più importanti centri culturali dell’Europa alto medioevale. Il politico, letterato e storico è considerato uno dei personaggi più importanti di questo borgo della Calabria.

Sulle tracce di Cassiodoro

Cassiodoro è una figura centrale per Squillace perché, con la sua personalità, ha contribuito a delineare l’identità stessa del borgo. Flavio Magno Cassiodoro nacque proprio qui, nel 490, e nei suoi dintorni fondò un monastero dotato di moltissimi codici e di uno scriptorium volto alla traduzione di opere greche che diventò un vero e proprio centro culturale nel Medioevo. Affezionato alla sua terra e alle bellezze della costa ionica del catanzarese, portò con sé diverse maestranze letterarie ed economiche che lo aiutarono a valorizzare il paesaggio culturale del territorio.

La planimetria e l’assetto originale del monastero restano indefiniti, seppur siano presenti delle vasche che, chiamate ‘Vasche di Cassiodoro’, lasciano intendere che quello fu il luogo in cui si trovava il complesso. Del Vivarium cassiodoriano, infatti, sopravvivono solo alcune immagini conservate in tre copie altomedievali.

Vasche Cassiodoro

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Vasche di Cassiodoro a Copanello

Cosa vedere a Squillace

Ogni angolo di Squillace racconta un pezzo della sua storia, come il Castello Normanno, detto anche ‘Dei Borgia’, tra le cose da vedere all’interno del borgo medievale. Dalla presenza maestosa, il maniero fu edificato nel 1044 da Guglielmo d’Altavilla su una preesistente fortezza bizantina. Questo presenta un sistema difensivo caratterizzato da due torri e per molti anni venne utilizzato come dimora carceraria. Durante gli scavi archeologici realizzati negli anni ’90 sono stati rinvenuti due scheletri mano nella mano, la cui fine resta tuttora un mistero.

Stiamo parlando de ‘Gli amanti‘ che, in base agli accertamenti scientifici eseguiti anche dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria, sono gli scheletri di una una donna e di un uomo vissuti a cavallo tra il 1200 e il 1300. Questi sono conservati e visitabili presso il Museo Civico del castello. Degne di nota sono anche Palazzo Pepe, tra i migliori esempi di architettura gentilizia della zona, e le chiese, da quella dedicata a Maria SS. Assunta, la cui struttura originale è in stile romanico-normanno, e la chiesetta dedicata a S. Maria della Pietà, nota anche come chiesetta gotica.

I murales e le ceramiche di Squillace

Accanto alle meraviglie architettoniche, Squillace si mostra anche attraverso il suo lato artistico. Questo si esprime in due modi: da una parte attraverso le ceramiche e dall’altra con i murales realizzati dai suoi stessi abitanti.

Importata dai greci, esperti nella decorazione fittile, e successivamente sedimentata con l’arrivo dei bizantini, l’arte della ceramica è parte integrante dell’identità del borgo. Le produzioni realizzate qui, infatti, sono certificate con il marchio DOC delle ceramiche tradizionali e possono essere scoperte nelle numerose botteghe artigiane o presso il Centro Culturale del Folklore e delle Tradizioni popolari del paese.

A rendere il borgo una tappa imperdibile durante il vostro viaggio lungo la Costa degli Aranci sono anche i murales realizzati dagli abitanti. Uno dei più belli si trova in Piazza Castello ed è stato realizzato da Roberto Caristo: l’artista ha voluto testimoniare sia la storia che l’antica bellezza della città di Cassiodoro attraverso un’opera realizzata con una mescolanza di elementi e stili architettonici, tra antico e moderno.

Golfo Squillace

Fonte: iStock

Il golfo di Squillace

Come arrivare a Squillace

Se arrivate in Calabria in aereo, l’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, a 30 minuti di distanza. Da qui potete prenotare un transfer o il treno dalla stazione principale. Se invece arrivate in auto, vi basterà prendere la SS106 con uscita Squillace.

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Alsazia Borghi itinerari culturali turismo enogastronomico Viaggi viaggiare vini

Eguisheim, il più bel villaggio della Francia è in Alsazia

Eguisheim è un piccolo borgo francese che conta poco più di 1500 abitanti che si trova in Alsazia, nel Nord Ovest della Francia, a pochi chilometri dalla più famosa Colmar, una cittadina di 70mila abitanti tra le mete più visitate della regione. Il villaggio di Eguisheim è considerato uno dei più affascinanti della Francia ed è infatti stato spesso premiato come il “più bel villaggio della Francia”, per via dell’incanto che suscita nei visitatori con le sue case a graticcio, le stradine acciottolate e l’atmosfera fiabesca che lo caratterizza. Se vi trovate a visitare l’Alsazia, dedicare una giornata a esplorare Eguisheim vi regalerà un’esperienza indimenticabile, tra storia, architettura e sapori locali.

Oltre a essere inserito nella lista dei borghi più belli di Francia, però, Eguisheim ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Molti sono legati al vino prodotto nei vigneti sulle colline circostanti e alle sue coltivazioni di fiori che non mancano mai alle finestre delle case a graticcio. Poiché Eguisheim è molto piccolo, il turista ha l’impressione di essere entrato in un parco a tema. Invece non è così: si tratta di un vero e proprio villaggio abitato da vere persone e non da folletti e fatine.

Cosa vedere in un giorno a Eguisheim

Passeggiare per le vie del villaggio in Francia vi farà sentire come se foste tornati indietro nel tempo. Le case color pastello, decorate con fiori, sono un tratto distintivo di Eguisheim. Il villaggio ha una struttura circolare unica, e percorrere la sua via principale, Rue des Remparts, vi condurrà in un percorso ad anello attorno alle mura medievali. Uno dei luoghi da non perdere è sicuramente la Piazza del Castello, dove si erge la fontana centrale e la suggestiva chiesa di San Pietro e Paolo. Qui potrete ammirare anche la statua di papa Leone IX, nativo proprio di Eguisheim: questa piazza è il cuore della città vecchia, passeggiando a piedi si possono ammirare belle case rinascimentali e il Castello dei Conti di Eguisheim dove nacque Papa Leone IX. La fontana di papa Leone IX, tra l’altro, è una delle più grandi dell’Alsazia.

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La fontana di Papa Leone IX a Eguisheim

Un altro punto di interesse è, come sopracitato, il castello dei Conti d’Eguisheim. Nel Medioevo la necessità di difendersi ha reso fondamentale la costruzione di una cinta muraria a doppia parete attorno al villaggio e al suo castello. Oggi, invece, il castello è circondato da un recinto ottagonale del XIII secolo. Le stanze, invece, sono utilizzate per mostre ed eventi.

La cappella è stata costruita sul sito del vecchio mastio del castello, in stile neoromanico. Dalla metà del XVI secolo molte case sono state costruite appoggiate contro queste alte pareti difensive poste attorno al castello, così che la città appare un anello di case antiche, quasi tutte con il telaio di legno. Pur essendo in parte in rovina, le torri del castello sono ancora imponenti e raccontano la lunga storia di questo luogo, che affonda le radici nel Medioevo.

La chiesa principale si trova nel centro storico di Eguisheim, all’interno delle mura della città. Al suo interno si può ammirare il vecchio portico, con quattro colonne scolpite e un bellissimo timpano. Il portale ospita una scultura di legno policromo d’eccezionale bellezza, chiamata “la Vergine che s’apre”, risalente al XIV secolo e unico esempio di questo tipo in Alsazia.

Salendo verso la parte alta del borgo, potrete godere di una vista panoramica sulla campagna alsaziana, ricca di vigneti e dolci colline. Eguisheim, infatti, si trova al centro della Strada dei Vini d’Alsazia, una delle più celebri regioni vinicole della Francia. Durante la vostra visita, non potete rinunciare a una sosta in una delle tante cantine del villaggio, dove potrete degustare i famosi vini alsaziani, come il Gewürztraminer e il Riesling. Molte di queste cantine si trovano in edifici storici che contribuiscono al fascino del borgo.

Le feste da non perdere a Eguisheim

Oltre alla bellezza architettonica e paesaggistica, Eguisheim è anche un villaggio che vive delle sue tradizioni. Infatti, tre volte l’anno il villaggio alsaziano diventa ancora più pittoresco in occasione delle feste. L’ultimo fine settimana di agosto si svolge la festa del vino per cui Eguisheim è famosa: è la festa più antica di tutta l’Alsazia. A settembre si svolge il festival dei sapori musicali, un connubio di musica e vino. A dicembre l’appuntamento è con il mercatino di Natale, che rende ancora più magico questo villeggio delle favole. In tutte queste tre occasioni, le stradine di Eguisheim si riempiono di bancarelle, musica e profumi che raccontano la storia e la cultura dell’Alsazia. Gli artigiani locali espongono le loro creazioni e potrete trovare prodotti tipici della zona, come i famosi bretzel o i biscotti alsaziani, da portare con voi come ricordo.

Eguisheim, piazza

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La piazza principale di Eguisheim

Al termine della vostra visita, prendetevi un momento per rilassarvi in uno dei tanti caffè che punteggiano il villaggio. Qui potrete assaporare una fetta di kougelhopf, un dolce tipico alsaziano, mentre vi godete la tranquillità di questo angolo di paradiso fiabesco. Se amate l’arte e la fotografia, Eguisheim offre innumerevoli scorci da catturare: le sue stradine deliziose, le facciate delle case che sembrano uscite da una fiaba, le finestre adornate di fiori e le antiche insegne delle botteghe saranno lo scenario perfetto per ricordi indimenticabili da immortalare per sempre.

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Borghi itinerari culturali Umbria vacanza natura Viaggi viaggiare

Mugnano, il paese dei muri dipinti in Umbria

Nell’incantevole regione dell’Umbria, tra le sue colline verdi e i preziosi borghi antichi, si trova un piccolo gioiello che attira l’attenzione di artisti e viaggiatori, nonostante sia decisamente poco noto al turismo di massa: Mugnano, conosciuto anche come il “Paese dei Muri Dipinti”. Questo affascinante borgo è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove l’arte si intreccia con la vita quotidiana e il passato si fonde con il presente.

Mugnano è una frazione del comune di Perugia, infatti dista circa 15 km dal capoluogo umbro ed è situato a sud-ovest sulla strada che conduce al Lago Trasimeno. Questo piccolo borgo si trova a poca distanza dalle sponde del lago e rappresenta una meta ideale per chi desidera scoprire l’Umbria più autentica, lontana dalle mete turistiche più frequentate. Circondato da una natura incontaminata, Mugnano è facilmente raggiungibile in auto e rappresenta una tappa perfetta per un’escursione di un giorno.

Scopriamo insieme cosa vedere in un giorno a Mugnano e quali attività fare nei dintorni di questo sorprendente borgo umbro.

Cosa vedere a Mugnano in un giorno

Il principale motivo per cui Mugnano è famoso è senza dubbio la sua galleria d’arte a cielo aperto. I muri delle case del borgo dell’Umbria sono adornati con oltre 40 dipinti murali realizzati da artisti provenienti da ogni parte del mondo. Questa tradizione, iniziata negli Anni Ottanta, ha trasformato il piccolo centro in un luogo di cultura e creatività. Passeggiare per le stradine di Mugnano significa scoprire racconti e suggestioni diverse, dove ogni murales racconta un messaggio, un’emozione o un pezzo di storia.

Il museo a cielo aperto di Mugnano ha avuto inizio grazie all’impegno costante di Benito Biselli, pittore mugnanese che ogni anno organizzava mostre d’arte che richiamavano moltissimi visitatori, ma col passare del tempo divenne sempre più complesso e dispendioso. Biselli, nell’83, capì che occorreva trovare un’alternativa, dunque iniziò ad invitare artisti durante le acclamate feste di paese, che avrebbero trasformato i vicoli dell’antico borgo medioevale in tele d’artista.

I murales che oggi si trovano a Mugnano sono diversi da quelli che siamo abituati a vedere, infatti questi anche se su parete, sono “incorniciati” in una cornice anch’essa disegnata, come una galleria d’arte moderna disseminata lungo le vie del centro storico. Dagli Anni Ottanta ad oggi, quasi ogni estate si aggiunge un nuovo dipinto.

I temi dei dipinti sono i più disparati, si è data massima liberà agli artisti di esprimere il proprio pensiero. Molti riprendono scene di vita umbra, i campi, i lavori ormai dimenticati, le feste popolari, le rivisitazioni storiche, altri ci portano in luoghi lontani, come l’india o l’Africa o l’America Latina.

Oltre a questi splendidi pezzi d’arte, durante una gita di un giorno a Mugnano, vi consigliamo però di vedere anche la Chiesa di San Benedetto, un’antica chiesa che risale all’XI secolo ed è un ottimo punto di partenza per la visita del borgo stesso. Al suo interno, si trovano opere d’arte sacra che testimoniano la profonda spiritualità di questo paese.

Un luogo di incontro per gli abitanti è invece la piazza principale di Mugnano, che offre un’atmosfera tranquilla e accogliente ai visitatori. Qui è possibile sedersi e ammirare il panorama circostante, riflettendo sulle opere d’arte appena viste e magari guardando le fotografie appena scattate.

Cosa vedere nei dintorni di Mugnano

Se avete più tempo a disposizione e volete scoprire altri bellissimi e interessanti scorci in Umbria, i dintorni di Mugnano offrono altre meraviglie da scoprire, anche in un weekend.

Lago Trasimeno, Umbria

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Il paesaggio del Lago Trasimeno

A pochi chilometri dal borgo medievale di Mugnano si trova il bellissimo Lago Trasimeno, uno spot ideale per gli amanti della natura più pura, i paesaggi da cartolina e le escursioni a passo di trekking. Il Lago Trasimeno è il quarto lago più grande d’Italia. Qui è possibile trascorrere del tempo immersi nella natura, fare una passeggiata lungo le sue sponde, o prendere un traghetto per visitare le isole del lago, come l’Isola Maggiore e l’Isola Polvese. In ambedue queste isole, inoltre, avrete l’opportunità di immergervi ancora più a fondo nella natura umbra, scoprendo scorci davvero emozionanti.

Lo splendido borgo di Castiglione del Lago, situato sulla riva occidentale del Lago Trasimeno, è un’altra meta imperdibile se vi trovate nei dintorni di Mugnano. Il Castello del Leone, con le sue alte torri e le imponenti mura medievali ben conservate, domina il paesaggio e offre una vista mozzafiato sul lago dalla sua cima. Le stradine medievali e il Palazzo della Corgna a Castiglione del Lago sono perfetti per una visita all’insegna della storia e della cultura.

Il capoluogo dell’Umbria si trova a circa 20 minuti di auto da Mugnano: Perugia è una città d’arte e storia, famosa per le sue piazze, i musei e le tradizioni gastronomiche. La Fontana Maggiore, la Cattedrale di San Lorenzo e la Galleria Nazionale dell’Umbria sono solo alcune delle attrazioni da visitare.

Amanti del vino? Stiamo parlando proprio con voi! A pochi chilometri da Mugnano si trova Torgiano, una piccola cittadina nota per la produzione di ottimi vini. Qui potrete visitare il Museo del Vino, che offre una panoramica sulla storia della viticoltura in Umbria, e fare degustazioni presso le cantine locali.