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Il borgo sommerso dal lago di Vagli che sta per riemergere

C’era una volta, tanto tempo fa, un piccolo borgo situato sulle rive del fiume Eldron, incastonato tra le Alpi Apuane non lontano da Lucca. Aveva tante case in pietra, una chiesa romanica e un ponte a tre arcate, proprio lì dove i cittadini passeggiavano e si incontravano, vivevano.

I giorni erano scanditi dai ritmi lenti fin dalla sua nascita in epoca medioevale. Fabbriche di Carreggine, nel cuore della Garfagnana, divenne in tempi moderni uno dei più grandi fornitori di ferro del nostro Paese. Ma con il passare del tempo le fabbriche situate nella zona entrarono in crisi e così il suo borgo.

Questo portò gli abitanti a dedicarsi alla pastorizia e ai campi, ma nei primi decenni del Novecento le cose sembravano destinate a cambiare grazie alla presenza del marmo del territorio. Eppure accade qualcosa che segnò per sempre l’esistenza del paese e che lo fece scomparire tra le acque.

Fabbriche di Careggine

Fabbriche di Careggine dopo svuotamento

La piccola Atlantide nel cuore della Garfagnana

Nel 1941, a seguito della costruzione della diga per sbarrare il corso del fiume Edron, si creò il lago di Vagli, un bacino artificiale collegato alla diga idroelettrica. Quello che non era previsto, però, era innalzamento delle acque di questo che in poco tempo sommersero completamente l’intero borgo medievale di Fabbriche di Careggine.

Come una piccola Atlantide, Fabbriche di Careggine, le strade, le vie e e le case degli abitanti del borgo, furono totalmente inghiottite dalle acque. Abbandonato nel 1947 dai cittadini che furono trasferiti in nuove abitazioni create nella località Vagli di sotto, Fabbriche di Careggine rimase solo un lontano ricordo tra vecchie fotografie d’epoca e memorie custodite gelosamente.

La suggestione del passato, però, è destinata a rivivere attraverso gli occhi di chi guarda ancora oggi i resti di alcuni edifici che emergono timidamente sulla superficie del lago, quasi a voler chiedere di non dimenticare. Ma non è tutto perché  nel corso degli anni il lago artificiale è stata svuotato in diverse occasioni e il vecchio borgo è riemerso in tutto il suo splendore.

Fabbriche di Careggine

Fabbriche di Careggine

Il borgo fantasma riemergerà dalle acque

Lo svuotamento del lago è un evento tanto atteso quanto incredibile perché è questa l’occasione per ammirare i resti dell’antico borgo medievale.

Quando nel 1994 il bacino fu svuotato, la visione delle case in pietra, del cimitero e della chiesa di San Teodoro, così come il quella del ponte e il campanile quasi perfettamente conservati, suscitò scalpore e suggestione nella Garfagnana e in tutta Italia. Come un viaggio nel tempo dove sembrava quasi di vedere ancora le persone vivere e parlare, camminare tra le strade del paese.

Lo svuotamento del lago, con tanto di riemersione del borgo fantasma, è diventato così un vero e proprio evento da attendere con entusiasmo, non solo dagli abitanti di Vagli di sotto che conservano lì le loro memorie e le origini, ma anche da tutti quelli che sono curiosi di guardare con i loro occhi i resti della Atlantide italiana. Un altro svuotamento era stato annunciato nel 2021 ma a causa dell’emergenza sanitaria e di ragioni tecniche questo è stato posticipato.

Da quanto annunciato negli scorsi mesi da Mario Puppa, ex sindaco di Careggine, sarà possibile osservare di nuovo il borgo fantasma di Fabbriche di Careggine nel 2023. Così, dopo quasi trent’anni il paese riemergerà dalle acque.

Fabbriche di Careggine

Fabbriche di Careggine

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È offline e felice uno dei più bei borghi d’Italia

I borghi d’Italia non smettono mai di stupirci perché è loro l’onere e l’onore di preservare le tradizioni autentiche e antiche che si tramandano da generazioni, di promuovere un ritmo di vita lento che ormai è andato perduto tra il caos e il disordine dei giorni e di conservare la genuinità in ogni suo aspetto.

Passeggiare tra i borghi d’Italia è un’esperienza unica. Qui si può ancora sentire il profumo del ragù che invade le strade a mezzogiorno, si possono osservare i panni stesi alla stregua di un’installazione moderna e ascoltare le persone del posto, che si conoscono tutte, e che ti tutti conoscono la storia.

E Lollove deve essere esattamente così, un paesino sospeso nel tempo e nello spazio, anche se grazie alle sue coordinate geografiche può essere raggiunto facilmente. Un borgo, ora annoverato tra i più belli d’Italia, dove si può vivere una vacanza all’insegna del digital detox, offline e felici, esattamente come sono i suoi abitanti.

LOLLOVE

Lollove

Lollove, il borgo più bello d’Italia

Il suo nome desta tanta curiosità, probabilmente proprio per quel love che sembra riferirsi a un rifugio d’amore. E in effetti questo paesino sardo, eletto tra i borghi più belli d’Italia, è davvero un angolo di pace straordinario, un luogo da raggiungere per staccare da tutto e da tutti, in compagnia della propria dolce metà o in solitudine.

Lollove, infatti, è completamente disconnesso dal resto del mondo, e lo è letteralmente. Il borgo sardo, situato a pochi chilometri da Nuoro, è sprovvisto di rete. Questo vuol dire che non c’è possibilità alcuna di connettere device o smartphone a internet. E allora sì che qui si può vivere una vera esperienza di digital detox.

Ed è proprio la possibilità di restare offline, anche se solo per qualche giorno o per un mese, e di godere del territorio nella sua forma più genuina, ha fatto sì che Lollove sia stato scelto per essere inserito tra Borghi più belli d’Italia. Il paesino sardo, già presente nella Guida 2022 dell’Associazione, è al fianco di altri borghi del territorio come La Maddalena, Sadali e Posada.

E quindi, senza internet, cosa si può fare nel borgo? Scopriamolo insieme.

Lollove

Lollove

La vacanza detox e felice nel borgo offline

Detox e felice: è questa la vacanza perfetta, quella che da qualche anno a questa parte ricerchiamo e pretendiamo. E ora abbiamo un luogo meraviglioso in cui vivere questa esperienza di disconnessione.

Lollove è un piccolo borgo medievale immerso nel verde dell’entroterra della Sardegna. Non c’è traffico e le stradine sono poco popolate, qui, infatti, vivono appena 12 abitanti. Eppure quelli bastano a mantenere viva la storia del luogo, la sua tradizione l’arte e la gastronomia. Lo fanno, per esempio, con le feste dedicate ai Santi Curatori, con le tradizioni, con laboratori organizzati per i turisti in cui questi possono imparare a fare il pane, la pasta o a coltivare l’orto.

Ma gli obiettivi sono molto più ambiziosi: con il riconoscimento di borgo più bello d’Italia l’amministrazione locale vuole rilanciare il Paese puntando tutto sull’offerta di un‘esperienza lenta, offline e a contatto con la natura.

Presto si inizierà a lavorare per costruire servizi e infrastrutture per i turisti e per i nuovi residenti, ma la promessa è quella di mantenere questo borgo autentico e genuino, perché è questa la caratteristica che oggi lo rende un luogo in cui perdersi e ritrovarsi, senza Google Maps.

Lollove

Lollove

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Nel cuore di questo ghiacciaio esiste un palazzo incantato

Esistono luoghi, in ogni parte del globo, che ci ricordano che il mondo che abitiamo è un posto meraviglioso. Sono le opere architettoniche e quelle scultoree costruite dall’uomo alle quali si affiancano anche tutti quei capolavori che portano la firma di Madre Natura. Come quel ghiacciaio in Tirolo che nasconde nelle viscere della terra il suo tesoro più prezioso.

Ci troviamo nella conosciuta e suggestiva Zillertal, la più grande delle valli della Inntal nel Tirolo Austriaco. È qui che, immerso in cento sfumature di un blu quasi surreale che fanno da contrasto alle bianche trasparenze del ghiaccio, si trova un regno incantato. Un palazzo di 15 metri che si nasconde all’interno di un ghiacciaio.

Tirolo: il regno di Frozen in un ghiacciaio

Il Natur Eis Palast, letteralmente Palazzo naturale di ghiaccio, si trova all’interno del ghiacciaio dell’Hintertux, già meta prediletta di tutti gli amanti degli sport invernali. La porta di accesso per questo viaggio straordinario si trova a 3.250 metri di altitudine, da qui è possibile entrare all’interno di una grotta e attraversare questo magico e suggestivo universo di ghiaccio.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

Un palazzo che è un vero e proprio capolavoro unico al mondo e porta la firma di Madre Natura. Si è formato a seguito di una profonda crepa all’interno del ghiacciaio Hintertux, la stessa che oggi ci permette di entrare nel suo ventre. Un labirinto che si snoda a una profondità di circa 25 metri sotto le piste da scii presenti sul territorio e che offre delle visioni straordinarie e idilliache.

Ci sono le camere di cristallo che, come il nome stesso suggerisce, sono contraddistinte dalla presenza di cristalli di ghiaccio che sono in eterna mutazione, c’è la camera del vestibolo glaciale, il fiume, i laghi e le cascate ghiacciate. Tutto qui sotto assume i contorni favolistici di una realtà surreale, quella di un regno gelato tutto da scoprire.

Natur Eis Palast: tutte le attività

Entrare all’interno del Palazzo naturale di ghiaccio nel Tirolo austriaco è un’esperienza straordinaria da fare almeno una volta nella vita in solitudine, in coppia o con la famiglia. Questo regno magico è aperto tutto l’anno e consente di vivere un’esperienza al di fuori dall’ordinario.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

La visita si svolge in totale sicurezza con tanto di casco e cintura e inizia attraversando una sala d’ingresso immersa in questo azzurro quasi mistico. Dopo di che si prosegue per le sale di ghiaccio, il laghetto e una cappella illuminata da luci rosse fino ad arrivare al cuore di questo regno: palazzo alto 15 metri.

Si può scegliere di visitare il ventre di ghiacciaio a piedi, seguendo il percorso e attraversando i cunicoli tra incanti giochi di ombre e luci, oppure vivere un’avventura al di fuori dall’ordinario. Il palazzo, infatti, è visitabile anche con un gommone che naviga sul piccolo fiume che attraversa gli interni di Hintertux, in alternativa – e per i più allenati – è possibile anche remare sul corso d’acqua sopra uno Stand Up Paddle.

I più temerari, infine, possono scegliere di attraversare il crepaccio a nuoto e provare il brivido di fare il bagno in un ghiacciaio. La temperatura è da brividi, raggiunge infatti i -0,2 gradi sotto lo zero. Ma se avete una certa preparazione sportiva, tanta audacia e un pizzico di follia, una visita nel palazzo naturale di ghiaccio può trasformarsi in un’avventura indimenticabile.

Viaggio all'interno del ghiacciaio di Hintertux

Viaggio all’interno del ghiacciaio di Hintertux

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I migliori borghi d’Italia dove andare con il tuo cane

Sono sempre più le persone che decidono di partire per le vacanze accompagnate dai loro fedeli animali domestici. Condividere un viaggio con il proprio cane è un’esperienza entusiasmante e sicuramente unica, ma non bisogna sottovalutare l’importanza di un’accurata organizzazione. Ci sono infatti luoghi che non sono molto adatti ai nostri amici a quattro zampe, e non è difficile incappare in qualche ostacolo se non si sceglie con attenzione la meta delle vacanze. In Italia, per fortuna, si può optare per tantissime splendide destinazioni. Ecco i borghi più belli dove andare insieme al nostro cane.

Come scegliere la meta per le vacanze con il cane

Quando si parla di borghi, il nostro Paese vanta un patrimonio immenso: splendidi villaggi perduti tra le montagne o affacciate sul mare turchese, immersi nel verde delle colline o a due passi da laghi suggestivi. E naturalmente, molti di questi custodiscono capolavori architettonici tutti da scoprire. Ma se vogliamo esplorare questi posti con i nostri amici animali, potremmo trovare qualche brutta sorpresa. Non tutti i luoghi sono infatti pet friendly, ed è importante organizzare con anticipo le nostre vacanze per evitare ostacoli in grado di rovinarci il viaggio.

Quali sono i requisiti a cui prestare attenzione se abbiamo intenzione di spostarci con il cane? Dalle strutture ricettive che accolgono anche gli animali all’ampia varietà di spazi aperti dove poter passeggiare e magari addirittura lasciar scorazzare liberamente i nostri fedeli amici: queste sono necessità primarie per potersi davvero godere una vacanza. E molti borghi italiani si stanno attrezzando per offrire i migliori servizi alle persone che viaggiano insieme ai loro animali. Ad occuparsi di queste realtà sempre più diffuse è BorghiDog, portale dove è possibile consultare tutti i paesi veramente a misura di cane. Ecco quali sono.

Borghi dove andare con il cane

Tremezzina

I borghi dog friendly d’Italia

Piccolissimo paese dell’Alta Val Brembana, immerso in un panorama mozzafiato, Valnegra è un’ottima scelta per chi vuole godersi vacanze all’aria aperta assieme al proprio cane. Oltre a poter usufruire di locali pronti a coccolare tutti i piccoli (e grandi!) compagni pelosi di viaggio, ci sono incantevoli sentieri nella natura perfetti da condividere anche con gli amici a quattro zampe. Tra boschi rigogliosi e bellissime vedute, il divertimento è garantito per tutti. Chi è invece alla ricerca di un suggestivo borgo da esplorare, le Marche offrono una meravigliosa alternativa: Treia. Paese ricco dal punto di vista culturale e architettonico, è pronto a sorprendere i turisti che passeggiano tra le sue strette viuzze, anche in compagnia del proprio animale.

Chi ama il panorama lacustre, non può proprio perdersi una visita a Tremezzina: il borgo, affacciato sul lago di Como, ha una splendida passeggiata che si snoda lungo la sponda orientale del bacino per oltre 11 km. Un itinerario dal grande fascino, che regala non solo scorsi incantevoli sulle acque turchesi, ma anche tanti punti di riposo dove godersi la compagnia del proprio cane. Qui ci sono anche delle spiagge dog friendly, l’ideale per trovare refrigerio nelle calde giornate estive. E a proposito di spiagge, non possiamo fare a meno di citare quella di Fiumaretta, a due passi dal borgo ligure di Ameglia. Dopo aver passeggiato per il suo centro storico, non c’è niente di meglio che un tuffo per rinfrescarsi un po’. E c’è persino un’area di sgambamento sulla sabbia, un vero e proprio parco divertimenti per ogni cane.

Borghi dove andare con il cane

Sottoguda

Ma sono molti altri i suggestivi borghi dove concedersi una gita fuori porta con un amico a quattro zampe. In Piemonte, ad esempio, si può visitare l’affascinante panorama del Ricetto di Candelo, una vera e propria fortificazione medievale dove le lancette si sono fermate. Sul lago di Garda c’è invece il paese di Tremosine, che offre una delle viste più spettacolari d’Italia. Il Veneto vanta un’ottima scelta dog friendly: da Asolo, il cui centro storico è un vero gioiello, a Valeggio sul Mincio, dove ci sono splendide passeggiate. Senza dimenticare Sottoguda, antico villaggio disteso ai piedi delle Dolomiti. Nel Friuli Venezia Giulia, si possono ammirare le bellezze naturali che circondano il borgo di Venzone, oppure fare un tuffo nella storia tra le viuzze di Cordovado.

Nell’entroterra romagnolo, il paese di Montefiore Conca è il posto ideale per fare lunghe escursioni in compagnia del proprio cane. Ma anche la Toscana vanta bellissimi luoghi perfetti per chi viaggia con un animale domestico: è il caso di Barga, bellezza che sorge tra le colline lucchesi. Mentre in Umbria si può visitare il borgo di Bevagna, dove riposano splendide testimonianze d’epoca romana. Infine, la Basilicata: il piccolo villaggio di Grassano è un luogo ricco di storia e cultura, tutto da scoprire, mentre Latronico offre delle bellissime terme naturali e tante prelibatezze da assaporare.

Borghi dove andare con il cane

Bevagna

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Capurso, il borgo di Checco Zalone di cui tutti parlano

È balzato alle cronache per un episodio legato al 72° Festival di Sanremo. Durante la seconda serata della kermesse musicale, ospite d’eccezione è stato Checco Zalone, nome d’arte di Luca Pasquale Medici, originario del Comune di Capurso.

L’antefatto di Capurso

Prima di partire per la cittadina ligure che ospita il festival, il comico avrebbe chiamato il parroco della propria cittadina, don Toni, per comunicargli che stava cercando alcuni parrocchiani che lo accompagnassero sul tanto ambito palco sanremese. La parrocchia Santissimo Salvatore ha così lanciato un vero e proprio casting, con un post sui social che è diventato subito virale. Alla fine, però, si sarebbe trattato del classico “scherzo da prete” e Zalone, sul palco di Sanremo, è salito da solo. Del resto, come non aspettarsi una burla da uno dei più divertenti comici italiani?

Cosa vedere a Capurso

Fatto sta che ora Capurso è sulla bocca di tutti. Ma dove si trova questo paese? È ubicato nella prima cerniera dell’area metropolitana di Bari, a ridosso della periferia Sud. Capurso è famoso per il culto della Madonna del Pozzo, per la quale, nel 1778, è stata eretta una grande basilica, il Santuario Basilica della Madonna del Pozzo, in stile tardo-barocco. A questo luogo sarebbero legati alcuni eventi miracolosi e, ogni anno, l’ultima domenica di agosto, viene ricordata con una festa patronale. Dopo i festeggiamenti della Madonna del Pozzo, si svolge una delle manifestazioni più importanti durante la quale viene eletto il “Capursese dell’anno”, premio conferito a quei cittadini che si sono distinti in vari campi. Tra questi naturalmente c’è anche Checco Zalone.

Dal punto di vista architettonico, a Capurso spicca soprattutto il centro storico, di impianto tipicamente medievale, con i bassi, le corti, gli archi, le viuzze lastricate, su cui s’affacciano le pochissime case “palazziate”, con bugne sporgenti, come Palazzo D’Addosio che ospita oggi la biblioteca comunale, e antefisse scolpite sui tetti.

Al di sotto del livello stradale di un sentiero sterrato, nella contrada di Santa Barbara, è presente anche una piccola grotta, collocata in una campagna appartenente a privati, nella quale è ritratta l’icona di una Madonna. La Madonna di Santa Barbara (o Laura Basiliana) è un’icona bizantina che ritrae la Vergine a mezzo busto che sorregge sul braccio destro il bambino Gesù.

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Il Santuario Basilica della Madonna del Pozzo a Capurso

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Fuga romantica nel borgo dell’amore e della preta ‘ncatenata

Nulla è più perfetto del giorno di San Valentino per raggiungere quei luoghi che da sempre celebrano l’amore, eppure qualsiasi periodo dell’anno, se la destinazione scelta è quella giusta, può trasformarsi come meta ideale per una fuga romantica. È questo il caso di Trentinara, un piccolo e delizioso borgo che ha fatto del sentimento più nobile e potente del mondo una vera e propria attrazione turistica.

Nulla di forzato s’intende, perché in questo luogo, già ribattezzato la terrazza del Cilento, il panorama suggestivo e magico da solo sembra celebrare l’amore. A questo si aggiunge anche una leggenda antica ed eterna che abbraccia il territorio intero con un’aura di mistero e fascino infinito.

Trentinara: l’amore nel cuore del Cilento

Situata a meno di venti chilometri da Paestum, Trentinara è il perfetto punto di arrivo per una fuga romantica. Arroccato sulla rupe Cantenna, a 600 metri di altitudine, questo borgo offre una vista spettacolare a strapiombo su tutto il Cilento.

Trentinara

Trentinara

Qui sono custodite antiche tradizioni gastronomiche, che vengono raccontate al mondo con l’annuale festa del pane, e poi c’è la natura e i resti della storia del nucleo urbano che conserva le testimonianze romane e poi quelle di epoca medievale. E poi ancora l’affascinante chiesa di S. Nicola, oggi diventata sede del Museo dell’artigianato, le strade acciottolate e i vicoli con le vecchie casette decorate.

Ma oltre alle cose visibili, il borgo di Trentinara conserva anche un’altra storia. Una leggenda che vede protagonisti quelli sono sono stati definiti i Romeo e Giulietta del Cilento, la stessa che ha fatto guadagnare al luogo l’appellativo di borgo dell’amore.

Trentinara

Trentinara

Saul e Isabella, la leggenda della preta ‘ncatenata

Tra i vicoli di pietra chiara che si snodano nel paese in continuo sali e scendi, si nasconde la leggenda di due amanti Saul e Isabella. Brigante lui, figlia del marchese lei. I due si conoscono e si innamorano, ma le grandi differenze culturali e sociali li costringono a farlo in gran segreto lì, dove c’è un anfratto che prende il nome di preta ‘ncatenata per la presenza di due rocce incastrate tra loro. Una volta scoperti vengono costretti a rinunciare l’uno all’altra. Ma la promessa di amore eterno fatta in precedenza sarà tra i due mantenuta.

Insieme, sceglieranno di lanciarsi dal belvedere del borgo e lo faranno stretti in un abbraccio eterno e indissolubile che richiama proprio la preta ‘ncatenata, quel luogo ai piedi del borgo dove i due amanti si incontravano, e che poi è diventato simbolo del territorio cilentano.

La storia di Saul e Isabella è intrisa in ogni angolo del borgo, ma c’è una strada che più di tutte celebra il loro sentimento e quello di tutti gli innamorati del mondo. La via dell’amore, questo il suo nome, contiene i versi di poeti e scrittori incisi su maioliche colorate e termina proprio lì sulla terrazza del Cilento, una delle piazze più panoramiche di tutto il territorio. Da qui, lo sguardo si perde attraversa la Costiera Amalfitana e si perde fino all’isola di Capri.

Sempre qui, alcuni anni fa, è stato posto un inusuale segnale stradale rotondo e dal colore blu. Non si tratta di un divieto e neanche di un obbligo, ma di un invito a baciarsi, come si evince dalla frase Kiss Please. Un atto doveroso per onorare la memoria degli amanti del Cilento e per celebrare l’amore.

Statua di Saul e Isabella

Statua di Saul e Isabella, Trentinara

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Il borgo medievale che sembra un museo a cielo aperto

L’Italia è un luogo meraviglioso, eccellenti sono le nostre tradizioni popolari e gastronomiche, l’arte e l’architettura e poi ancora la storia e la natura. E in questo eterno e meraviglioso girovagare troviamo loro, i nostri borghi del cuore, realtà piccole che hanno il compito di preservare i tesori più grandi e immensi che caratterizzano la nostra intera identità. Come quello di Dozza, un piccolo museo a cielo aperto che incanta gli occhi e riscalda il cuore.

Per conoscere la storia e le meraviglie che caratterizzano questo luogo dobbiamo recarci a Bologna, oltre i suoi colli. È qui che, tra le case caratteristiche e le strade acciottolate che rievocano le memorie medievali, un tripudio di colore prende vita trasformando il piccolo borgo in un micro museo en plein air.

Dozza: una galleria d’arte a cielo aperto

Il nome Dozza non è nuovo per gli appassionati delle gemme d’Italia. Elogiato anche dalla rivista statunitense Forbes, e già annoverato tra i Borghi più belli d’Italia, questo meraviglioso paesino sembra non subire le leggi del tempo. Il fascino antico e autentico, che si percepisce passeggiando tra le strade, è immediatamente tangibile già all’accesso del borgo. Tutto intorno, invece, i vigneti che si perdono all’orizzonte e delineano il confine occidentale tra la Romagna e l’Emilia sembrano proteggere gelosamente questo luogo.

Dozza

Dozza

Tutto inizia dalla Rocca Sforzesca, maestosa e suggestiva che domina tutto il paesino e che caratterizza la piccola scena urbana. La stessa che improvvisamente prende vita attraverso i murales che caratterizzano le pareti e i muri degli edifici. Così eccolo il nuovo soprannome del borgo medievale, quello di museo a cielo aperto.

Le opere d’arte intrise nel borgo non si limitano a raccontarlo o a valorizzarlo, ma fanno parte di lui e della sua storia. Sono fuse perfettamente con il paesaggio circostante e lo narrano. Lo fanno con storie antiche e sempre nuove, tutte da scoprire.

I murales di Dozza

La storia d’amore tra Dozza e i murales affonda le radici in tempi lontani. Era il 1960 quando fu organizzata la prima edizione della Biennale del Muro Dipinto da un’idea di Tomaso Seragnoli, poi diventata un appuntamento imperdibile che ha cambiato il volto del borgo e che continua a trasformarlo.

Sulle case dozzesi ci sono i murales, gli affreschi e rilievi che si fondono con le storie, le tradizioni e l’atmosfera dell’antico paesino medievale. Sono sulle porte delle botteghe, sui portoni delle case e sono sulle finestre. L’arte e il borgo sono un’unica cosa, un museo a cielo aperto senza orari o limiti d’ingresso.

Dozza

Dozza

A oggi, Dozza, vanta più di novanta opere d’arte. Accanto a questi murales ci sono i titoli e gli autori delle opere, mentre la spiegazione è lasciata all’osservatore. Alcune di queste sono più immediate e riconducibili alla storia del borgo, altre sono lasciate libere di essere assoggettate ai pensieri e alle interpretazioni di chi da queste si lascia suggestionare.

Non c’è un itinerario preciso da seguire, né tantomeno una guida da ascoltare, l’unica regola è quella di camminare, di perdersi e immergersi tra le stradine e i vicoli mentre lo sguardo vaga a destra, a sinistra, in alto e in basso. Una giornata intera basta per visitare il borgo in miniatura di Dozza, ma non basta forse per fare incetta di tutta la bellezza che preserva. Per questo qui si torna sempre. Per continuare ad ammirare questa arte urbana paesaggistica in continua trasformazione, per contemplarla e per scoprirla, ogni volta un po’ di più.

Dozza, oltre i murales

Nessun paese, forse meglio di Dozza, è capace di raccontare il delicato e straordinario equilibrio tra arte e natura. Dopo la scoperta dei murales, infatti, d’obbligo è la tappa della passeggiata d’artista, un percorso panoramico che conduce i visitatori ai bordi del borgo, dove è possibile ammirare il paesaggio circostante e i celebri colli bolognesi.

Dozza

Dozza

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La Valle dei Cavalieri, tra borghi medievali e antiche strade

Ci sono luoghi a volte quasi sconosciuti, che celano una magia tutta da scoprire: è il caso della Valle dei Cavalieri, un piccolo angolo di paradiso dove sorgono graziosissimi borghi fortificati. Qui la natura è quasi incontaminata, e le colline si fanno via via più ripide per lasciare spazio alle prime vette appenniniche. Scopriamo un paesaggio che ci regala un vero e proprio tuffo indietro nel tempo.

La Valle dei Cavalieri e il suo antico sentiero

La Valle dei Cavalieri si snoda nel cuore dell’Appennino Tosco-Emiliano, e si colloca nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia. Questo luogo vanta un passato antichissimo, come testimoniano i suoi piccoli borghi medievali e, soprattutto, la celebre Strada delle cento miglia. Se questo itinerario sia esistito davvero (o meglio, se il suo percorso sia veramente quello storicamente descritto) non è ancora chiaro. E forse proprio qui risiede il suo fascino incredibile: a parlare di questa strada è l’Itinerario Antonini, un registro risalente nientemeno che al III secolo.

Secondo questa imponente opera scritta, il percorso fungerebbe da collegamento tra le città di Parma e di Lucca (che in effetti distano proprio cento miglia). Sarebbe nato per permettere alle province parmensi di avere un rapido sbocco verso il mare in caso di necessità. Una prima strada avrebbe probabilmente avuto origine nel periodo romano, tuttavia pare che quella di cui ci è giunta notizia sia stata creata dai Longobardi. A prescindere dalle disconnesse testimonianze storiche sull’esistenza di questo sentiero, è innegabile che la Valle dei Cavalieri vanti un’atmosfera a dir poco magica.

I borghi antichi della Valle dei Cavalieri

Incastonato tra l’Alta Val d’Enza e la Val Cedra, questo territorio ospita numerose casetorri, ovvero piccole fortificazioni militari molto diffuse nel periodo medievale. Un esempio è quello del castello di Castione, conosciuto anche come Torri dei Castiglioni per via delle sue tre strutture principali. Edificato probabilmente nel XV secolo, trascorse vicissitudini alterne passando di mano in mano, sin quando non venne abbandonato e cadde in rovina, sul finire del ‘600. Due secoli dopo venne sottoposto ad un’imponente opera di ristrutturazione, a cui tuttavia fece seguito un nuovo declino. Del complesso non rimangono per l’appunto che i ruderi di tre torri circolari, realizzate in blocchi squadrati di pietra grigia.

Il castello di Castione, seppur ormai completamente in rovina, è forse l’attrazione più suggestiva di Palanzano, uno dei piccoli borghi della Valle dei Cavalieri. Sorto alle pendici del Monte Faggeto, le sue casette sono sparse tra le colline in numerose frazioni (alcune delle quali ormai quasi disabitate). Anche il villaggio di Succiso è stato abbandonato dalla popolazione, in questo caso a seguito di una frana che spinse i residenti a spostarsi verso un nuovo nucleo abitato.

Particolarmente affascinante è invece il centro storico di Montedello, un coacervo di viuzze lastricate dove si affacciano deliziose case costruite con pietra di fiume. Il suo territorio si trova all’interno della riserva naturale del Parco dei Cento Laghi, così chiamata per via di alcuni piccoli bacini d’acqua dolce. Per una full immersion nella natura, non c’è niente di meglio: qui il paesaggio è davvero meraviglioso, ricco di vegetazione rigogliosa e di panorami da mozzare il fiato.

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La cittadina fortificata di Noale, un gioiello che pochi conoscono

Venezia è magnifica, certo, ma anche i suoi dintorni non sono da meno: ne è un esempio Noale, tranquilla cittadina della provincia dal fascino medievale, parte del comprensorio del Miranese.

Siamo al cospetto di una delle città murate del Veneto, dalla storia antica, contraddistinta nel suo importante passato da un sistema di difesa unico nel suo genere e tuttora legata alle tradizioni.

Una storia antica e un sistema di difesa particolare

Le origini di Noale affondano nel XII secolo, con un primo insediamento chiamato Anoalis, terreno nuovo, ma il borgo cresce d’importanza dopo l’anno Mille diventando avamposto militare di Treviso: infatti, nel 1158, il castello diventa residenza dei Tempesta, la famiglia che ottenne l’incarico di amministrare i beni del Vescovo di Treviso.

Ancora oggi è ben visibile l’ingegnoso e originale sistema difensivo basato sullo sfruttamento dell’acqua del fiume Marzenego: vennero realizzate delle “isole d’acqua” racchiuse da strade per rallentare in questo modo gli attacchi dei nemici e l’intero borgo fu delimitato da canali artificiali.
La stessa Rocca si trova su un’isola artificiale, protetta e circondata dall’acqua, ultimo baluardo di difesa, collegata alla terraferma con un ponte levatoio.

rocca tempesta noale

Rocca dei Tempesta, Noale

Cosa vedere a Noale: la Rocca e non solo

La bellissima città fortificata offre davvero molto da vedere, a partire dalla già citata Rocca, iniziata da Ezzelino da Romano nel 1245 e terminata dai Tempesta nel 1272, utilizzata per scopi militari, poi sede del podestà e, con Napoleone, adibita a cimitero, funzione che terrà fino al 1996.
Dopo i restauri, attualmente è sede di manifestazioni folkloristiche e culturali.

Ma non è l’unico punto di interesse turistico di Noale: una passeggiata lungo il centro storico, tra palazzi affrescati e portici gotici, permette di ammirare monumenti di valore artistico quali l’elegante Palazzo della Loggia e il Palazzo Mocenigo (aperto al pubblico come museo), la polveriera veneziana del Teson, l’ospedale militare di San Giorgio, la Torre delle Campane e la Torre dell’Orologio e il quattrocentesco Palazzo Negro.

Una visita, poi, la meritano il principale luogo di culto della città, la Chiesa arcipetrale dei S.S. Felice e Fortunato, con tre navate suddivise da colonne con capitello ionico, ben cinque altari e custode delle opere di Palma il Giovane e Sansovino, e la cinquecentesca Chiesa dell’Assunta, in stile romanico, con una pala del pittore trevigiano Bartolomeo Orioli.

Tutt’intorno, ciò che rimane del perimetro del Castello di Noale, l’area a forma di quadrilatero che, ancora contraddistinta dai fossati medievali, abbraccia il centro storico.

Le tradizioni da non perdere

Lo abbiamo accennato, Noale, tra le mete da non perdere in Veneto, è fortemente legata alle tradizioni, una su tutte quella del Palio, l’appuntamento più atteso in giugno: tre giorni di festa con il corteo di figuranti in costume, la corsa del Palio che si svolgeva all’epoca dei Tempesta, l’accensione della Torre e la cerimonia della “Bala d’Oro” per le diciottenni.

Allo stesso modo, entusiasma la Disfida della Rocca, competizione tra i musici e gli sbandieratori delle varie contrade con una corsa lungo un percorso di un chilometro e seicento metri, il mercato medievale, il corteo storico con giullari e la cena delle contrade.

Ma non è tutto: tra i numerosi eventi organizzati in città spiccano il Festival internazionale Marzo Organistico, Noale in Fiore, e il falò dell’Epifania.

Noale

Veduta della Rocca di Noale

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Viaggio alla scoperta del borgo più freddo d’Italia

A 1329 metri di altitudine al centro dell’Altopiano delle Rocche, nel cuore dell’Abruzzo, ecco il borgo più freddo d’Italia dove, nel 2012, la stazione meteorologica ha rivelato una temperatura di -37,4 gradi: stiamo parlando di Rocca di Mezzo, in provincia dell’Aquila. Ma non è tutto: il record di “temperatura sottozero” risale al 1985 quando furono rilevati ben -45 gradi!

Qui la neve non manca e fa la felicità dei turisti che possono godersi il paesaggio montano con gli sci ai piedi nei comprensori sciistici di Campo Felice e Ovindoli-Monte Magnola.

Conosciamo più da vicino questo borgo suggestivo, sede del Parco naturale regionale Sirente-Velino, dove il territorio ha un dislivello importante che va dai 925 ai 2243 metri.

Rocca di Mezzo: il borgo

Risalente intorno all’anno Mille, Rocca di Mezzo ha preservato nel corso del tempo il suo fascino di borgo medievale con le antiche case in pietra, pittoresche chiesette e vicoletti lastricati.

Una visita può avvenire comodamente a piedi, a partire dalla parte alta, il nucleo antico sulla sommità del Monte Calvario, dove immergersi in un’atmosfera suggestiva e ammirare la Chiesa della Madonna della Neve, edificata nel Quattrocento ma rimaneggiata nel Settecento per mostrarsi come la vediamo oggi. Sorge al posto di una fortezza e la torre è stata riutilizzata come campanile; ha pianta a croce latina e conserva al suo interno arredi sacri del XIV e XV secolo e l’altare maggiore in stile rinascimentale.

Altra zona è quella chiamata “La Morge“, nella parte nord: qui degni di nota sono i caratteristici Tre Archi, le fontane e il Palazzo del Municipio in stile tardo classico.

Infine, la zona bassa di Rocca di Mezzo è quella che si è sviluppata nel corso del Novecento con edifici di grande interesse e insediamenti turistici.

Da non perdere Villa Cidonio, la sede del Parco naturale regionale del Sirente Velino, in stile eclettico liberty che ricorda le forme del Rinascimento italiano toscano, e la Chiesa di San Leucio, nell’omonima pineta fuori dal paese.

Raggiungendo poi la frazione di Rovere, ecco i resti del Castello di Rocca di Mezzo, di origine incerta, che si staglia su uno sperone roccioso nelle vesti di una fortezza triangolare con ai vertici le torri circolari.
Qui merita una visita il Museo Archeologico che conserva i reperti ritrovati durante gli scavi: ad esempio, maioliche rinascimentali, vasellame di ceramica, cerniere, chiodi e cardini.

Attività per tutte le stagioni

Grazie al suo ricco patrimonio paesaggistico, storico e culturale, Rocca di Mezzo è una località ambita in tutte le stagioni.

Durante l’inverno, è paradiso degli sciatori con il comprensorio sciistico di Campo Felice, che offre quasi 40 chilometri di piste adatte a ogni livello, lo snowpark, le piste per lo sci di fondo e un’area divertimento dedicata ai più piccoli.
La stazione fa parte del comprensorio Tre Nevi insieme a Campo Imperatore e Ovindoli-Monte Magnola.

In estate, invece, il borgo si trasforma nella meta ideale per gli appassionati di trekking, escursioni e attività a contatto con la natura: sono numerose le occasioni di relax, sport all’aria aperta e di scoperta del magnifico ambiente del Parco che ospita flora, fauna e testimonianze del passato con percorsi escursionistici e storico-culturali.

Rocca di Mezzo

Veduta del paese di Rocca di Mezzo