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Il borgo immerso tra dolci colline e panorami da sogno

Un piccolo gioiello medievale incastonato nel cuore del Chianti, dove lo sguardo si perde tra dolci colline, panorami mozzafiato, poderi e vigneti. Uno borghi più belli della Toscana e d’Italia, scrigno di tesori inediti immerso in suggestivi scenari, che regala passeggiate in un tempo sospeso, fatte di quiete, antiche tradizioni enogastronomiche e qualche piccola curiosità. Oggi vi portiamo alla scoperta di una perla imperdibile.

Alla scoperta di Montefioralle, gioiello medievale della Toscana

Anticamente, così come si legge in un documento del 1115, si chiamava “Monteficalle”, probabilmente per via delle piante di fico che ricoprivano le pendici della collina intorno al castello. Sembra, poi, che il nome sia stato cambiato in Montefioralle, perché quest’ultimo suonava più elegante e aristocratico dell’originale. Questo piccolo e incantevole borgo medievale sorge appena sopra Greve in Chianti, il cui territorio, a metà strada circa tra Firenze e Siena, è considerato porta d’accesso privilegiata alla celebre area vinicola.

Sviluppatosi per anelli concentrici intorno al cassero feudale, alla sommità del colle, il paese è racchiuso in una cinta muraria di forma ellittica, in buona parte ancora perfettamente conservata, che presenta i resti di alcune torri, oggi trasformate in abitazioni, e le tre porte di accesso, tutte aperte direttamente nelle mura, datate tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo.

Il castello di Montefioralle si trova al centro di una zona che racchiude preziose testimonianze di vita romana. La sua origine risale al 931 circa, quando, nel viaggio da Cluny a Roma, il monaco tedesco Tanchelmo fondò su questa un monastero fortificato, sullo stile dell’architettura militare germanica. Nel 1325, Castruccio Castracani prese con la forza l’abbazia fortificata e ne modificò l’architettura, rinforzando la cinta con un secondo ordine di mura e aumentando il numero delle torri.

Successivamente, passando sotto il controllo di Firenze prima e Siena poi, fino a diventare definitivamente fiorentino, Montefioralle ha avuto e conservato a lungo una certa importanza politica. Oggi, questo grazioso paesino, inserito nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia (in cui ci sono 8 new entry), conta circa 100 abitanti ed è la destinazione perfetta per chi cerca il silenzio intervallato solo dalle dolci melodie della natura.

Cosa fare e vedere a Montefioralle

Passeggiando tra suggestivi vicoli di pietra, sui quali si affacciano le caratteristiche case che si inerpicano per il borgo di Montefioralle, verrete rapiti dalla bellezza del paesaggio toscano che lo circonda. In centro, nella parte più alta, si può visitare la Chiesa di Santo Stefano, di grande interesse artistico e architettonico, poiché al suo interno custodisce opere di pittori del XV e del XVII secolo.

Tra gli edifici più imperdibili c’è la casa tradizionalmente indicata come appartenente alla famiglia fiorentina dei Vespucci, di cui era parte il celebre navigatore Amerigo, accreditato come colui che diede il nome all’America.

Durante una visita a Montefioralle avrete, poi, l’occasione unica di degustare il Chianti Classico e i prodotti tipici della zona, partecipando a eventi unici, come la “Festa delle Frittelle”, che si tiene ogni anno nel mese di marzo, e la manifestazione “I vini del Castello”, il cui prossimo appuntamento è previsto per il 20 e 21 Maggio 2023.

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L’incantevole borgo di Montefioralle, perla della Toscana

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Il borgo italiano diventato una “Little America”

In Italia c’è una “Little America” e ogni giorno che passa sembra diventarlo sempre di più. Un borgo bellissimo, situato in una delle regioni più amate del mondo, è stato definito dalla prestigiosa CNNil paese d’Italia più amato dagli statunitensi. Ma perché è proprio questo luogo ad esserlo? Cosa sta succedendo esattamente?

Sambuca di Sicilia, la Piccola America

Benvenuti a Sambuca di Sicilia, borgo di origini arabe in provincia di Agrigento che conserva ancora oggi tracce del suo passato. Un vero e proprio angolo di paradiso da vivere a ritmo lento, scoprendo passo dopo passo la storia le tradizioni di un luogo che colpisce ogni visitatore.

Da queste parti le vie del centro storico pullulano di ristoranti e locali dove ordinare le specialità della cucina siciliana, altrettanti sono poi i luoghi d’interesse legati al suo passato. Sambuca, inoltre, nei suoi dintorni regala una natura straordinaria che lo rende un vero e proprio concentrato di bellezza e armonia. Poi c’è il sito archeologico di Monte Adranone, la città greco-punica posta a circa 1000 metri di altitudine da cui si gode uno dei panorami più vasti e incredibili della Sicilia.

Ma arriviamo al punto: perché Sambuca di Sicilia è diventata una Piccola America?

Sambuca di Sicilia e le case a 1 euro

Era il 2019 e la CNN scelse di pubblicizzare la vendita delle case a 1 euro in questo delizioso borgo agrigentino. Da quel momento sono passati 3 anni e la cosa più curiosa è che questo periodo ha portato ben 150 compravendite, di cui l’ottanta per cento a stelle e strisce, motivo per cui Sambuca di Sicilia è diventato “il paese italiano più amato dagli americani”.

Sambuca di Sicilia case 1 euro

Una splendida veduta di Sambuca di Sicilia

Basta scendere tra le strade di questo eccezionale paese siciliano per scoprire decine e decine di statunitensi che passeggiano nel centro storico. Chiacchierano con la gente del luogo, sorseggiano un caffè e si godono la meravigliosa atmosfera. La vita scorre lenta, nessuno ha fretta. Le panchine sono di nuovo affollate e i bar un viavai di clienti pronti a guastarsi una qualsiasi specialità.

Un risultato che sorprende: nel giro di poche ore dal lancio dell’iniziativa, le mail di richiesta di informazioni erano già 40mila e, dopo due anni di pandemia, tornano a fare capolino gli investitori di mezzo mondo, giunti a Sambuca di Sicilia per la festa della Madonna che si è tenuta il 15 maggio.

Arrivare qui, per gli americani, è come fare un cambio di vita radicale: in Sicilia si vive lentamente, senza fretta, mentre in America tutto corre velocemente, tanto da diventare sfiancante.

Addio sogno americano, ora c’è il sogno italiano

L’articolo della CNN riporta le parole di alcuni americani che hanno acquistato un’abitazione a 1 euro a proprio in questo affascinante luogo della Sicilia. Tra le varie affermazioni spicca una frase che potrebbe portare a riflettere: “Se voi avete il sogno americano, noi americani abbiamo l’”italian dream”“, dice David Waters, youtuber e imprenditore dell’Idaho che con le case a un euro ha pensato di farci un business, acquistandole e rivendendole ristrutturate: “Ho un canale YouTube con ventimila iscritti interamente dedicato alle case sambucesi“. Un risultato davvero sorprendente!

Lago Arancio sicialia

Il Lago Arancio, presso Sambuca di Sicilia

A questo prezzo in America non avremmo comprato neanche un caffè”. Una faccenda, quindi, che per gli americani è serissima. Lo chiamano “un affare di cuore” a tal punto da venire in Sicilia almeno sei volte l’anno, e dopo bene diciotto ore di volo ogni volta. Perché? Perché non importa la fatica, a loro basta mettere piede a Sambuca di Sicilia per rigenerarsi.

Jessica, che ha un figlio che spera che un giorno venga a vivere qui, ha dichiarato: “Quando sarà grande questa casa sarà per lui una risorsa inestimabile“, e ha continuato con una sorta di dichiarazione d’amore per il bel borgo siciliano: “È l’effetto Sambuca, quando sono qui mi sento un adolescente che sogna a occhi aperti“.

Le serie tv sulle case a 1 euro

La cosa ancor più positiva per questo paesino che sta rinascendo dalle sue ceneri è che gli acquirenti delle case a 1 euro non sono solo americani. Ci sono anche l’avvocato franco-canadese Brigitte Doufour, l’arabo Marko Zigon, la tedesca Susanna Heinson, lo svizzero Manfred Walder. A far più notizia è stata, però, l’attrice newyorkese Lorraine Bracco, nota per aver recitato nel film “Quei bravi ragazzi” di Martin Scorsese e nella serie tv “I Sopranos”, che della sua casa a un euro ha fatto una serie tv, “Vado a vivere in Sicilia“.

Non è finita qui: un’altra serie tv sulle case a 1 euro verrà trasmessa dalla Bbc. Questa volta, però, non sarà Sambuca di Sicilia ad attrarre i media stranieri. Sarà Salemi, in provincia di Trapani, anch’esso un borgo con un delizioso centro storico che vanta stradine strette, piazze, antichi palazzi, chiese ed un maestoso castello:è un vero e proprio museo a cielo aperto.

A Salemi si respira un’aria particolare, un miscuglio di antico e di passato, di popolazioni che si sono alternate e che hanno lasciato segni visibili. Grazie a questo, la casa di produzione inglese Voltage Tv ha acquistato una delle abitazioni messe in vendita dal Comune al prezzo simbolico di 1 euro. Lo scopo è realizzare una docuserie di otto puntate che percorre tutte le fasi di ristrutturazione dell’immobile.

C’è molto interesse, quindi, per l‘Italia più autentica. La pandemia si è rivelata certamente una sfida nel portare a questo livello i progetti di Sambuca di Sicilia e di qualsiasi borgo italiano che ha abbracciato questa iniziativa, ma alla fine tutto sembra procedere nel migliore dei modi.

Il motivo di questo grande interesse per case da rimettere in sesto completamente, tante rimaste danneggiate quasi completamente dal terremoto, secondo la CCN risiede nel fatto che in molti desiderano avere una casa per le vacanze in uno dei Paesi più belli del mondo. Ma c’è anche un’altra importante componente: il grande desiderio di rivedere rinascere un paese e la sua economia.

Insomma, mentre i giovani italiani – in questa caso specifico i siciliani – fanno le valigie alla ricerca di un lavoro all’estero, sempre più stranieri ci ricordano che non dovrebbe andare così, perché il vero sogno è quello italiano e non americano.

sicilia little america

Angoli meravigliosi di Sambuca di Sicilia

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Vip al mare, tutti pazzi per la Puglia

L’occasione è la sfilata di Gucci che, come vi abbiamo anticipato qualche tempo fa, si terrà in una delle location più famose della Puglia, Castel del Monte. La fortezza del XIII secolo che domina l’altopiano delle Murge, ospiterà la nuova collezione uomo e donna firmata dal direttore creativo Alessandro Michele intitolata “Cosmogonie”, che anticipa la fashion week di giugno a Milano (alla quale la maison non parteciperà).

Ogni invitato – circa 3/400 persone – è associato a un numero corrispondente a una stella, adottata da Gucci in suo nome “per attraversare il cosmo”. E, guarda caso, proprio il 16 maggio è prevista Luna piena.

Sulle spiagge della Puglia, in attesa dell’esclusivo show, si sono riversati i celebri ospiti che assisteranno all’evento. Dai Maneskin, testimonial della Maison, a Dakota Johnson, da Lana Del Rey a Benedetta Porcaroli (ultima fiamma di Riccardo Scamarcio) e la cantante pugliese Emma Marrone, e circolano i nomi persino di Lady Gaga – che ha interpretato Patrizia Reggiani nel film “House of Gucci” – e di Iggy Pop.

Sono tantissimi i vip che stanno postando sui social story dei loro tuffi al mare, delle cene a base di pesce e dei loro primi bagni di sole. O dell’invito ricevuto, come Alessandro Borghi, protagonista di “Diavoli“.

Dove sono le “celeb” in Puglia

I Maneskin, reduci dall’Eurofestival di Torino, sono a Trani, e i fan sono andati in delirio. Dakota Johnson, Elle Fanning e Lana Del Rey sono a Polignano a Mare, la Porcaroli e la Marrone sono in vacanza entrambe a Molfetta, e una lunga lista di celebrity è disseminata per tutta la costa pugliese, ospite nei resort e nelle masserie di lusso. Lo stesso direttore artistico di Gucci non ha resistito al fascino della bellissima Trani e, tra i suoi scatti, si riconosce la Cattedrale sul mare.

La Puglia dei vip

Ormai è già da anni il buen retiro dei vip, la meta di lusso italiana più amata dalle star nazionali e internazionali. Ma c’è Puglia e Puglia. E quella frequentata dal jet set non è certo quella di giovani che frequentano Gallipoli. La zona più cool è quella di Savelletri, una frazione del Comune di Fasano, in provincia di Brindisi, una destinazione davvero unica nel suo genere. Una località che regala un affascinante affaccio sul mare, ma anche tesori archeologici e un suggestivo porticciolo sull’Adriatico.

Un’ambitissima località turistica, grazie alla sua placida costa, alle sue masserie che oggi sono state trasformate in accoglienti resort di lusso, il parco archeologico di Egnazia e il vicino campo da golf, uno dei migliori green della Puglia, con 18 buche.

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Borgo Egnazia in Puglia

Un tratto di litorale caratterizzato dalla presenza di sabbia fine e fondali poco profondi. Ma non solo. Savelletri è certificata con la Bandiera Blu e le 4 vele di Legambiente, garanzia di un mare pulito. Qui sono davvero tantissimi i lidi dove rilassarsi in santa pace, e ciascuno può trovare senza difficoltà lo stabilimento balneare che fa al caso suo. Come dimenticare Chiara Ferragni con il marito Fedez che hanno trascorso qualche giorno in una lussuosa masseria di questa località nel luglio dello scorso anno.

Oppure Madonna, la star mondiale della musica pop che, nell’estate del 2021, è tornata a Savelletri per festeggiare il compleanno. Con figli e amici al seguito, ha celebrato i suoi 63 anni nella bella masseria di Borgo Egnazia, dove la cantante era già stata nel 2016 e nel 2017. Stessa incantevole masseria scelta anche da David Beckham, la moglie Victoria e i 4 figli nel 2019, un resort a 5 stelle nei pressi del sito archeologico di Egnazia, immerso nel verde e nella quiete delle colline pugliesi, tra uliveti secolari e uno sguardo al blu del Mare Adriatico.

Anche Flavio Briatore ci aveva messo gli occhi su. Sul lido di Sevelletri voleva aprire un Twiga già per la prossima stagione estiva, ma il Comune, a metà lavori, gli ha tolto l’autorizzazione. Eppure, l’aveva data nel 2019 a quello che è stato definito lo stabilimento più costoso della Regione, quello dell’imprenditore italo svizzero Renè de Picciotto, dove per un posto nell’esclusivo privé si pagano 100 euro a persona.

Castel del Monte

Castel del Monte, location della sfilata “Cosmogonie” di Gucci

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Borghi Viaggi

Castelvecchio di Rocca Barbena, grande fascino medievale

È un borgo da fiaba tra i Più Belli d’Italia e i più suggestivi della Val Neva di cui è “sentinella” nell’entroterra del Ponente Ligure: ecco Calstelvecchio di Rocca Barbena, un assaggio di Medioevo dove il tempo sembra smettere di scorrere.

La sua anima è disegnata da antiche “case fortezza” in pietra, dai tetti a terrazza e i sottotetti ad arco per l’essiccazione di funghi e fichi, unite tra loro da archi e caratterizzate dalle sagome dei forni sporgenti dove veniva cotto il pane e dalle bianche cornici alle finestre.

Strette e tortuose stradine si inerpicano dal carruggio principale e conducono al Castello, cui deve il nome, simbolo e custode dell’abitato.

castelvecchio di rocca barbena

Piazza della Torre

Cosa vedere a Castelvecchio di Rocca Barbena

Appena giunti al cospetto del borgo, seguendo la via dal parcheggio panoramico, si ha la sensazione di “tornare indietro nel tempo”: il primo incontro è con Piazza della Torre, cuore di Castelvecchio, spazio vegliato dalle tipiche case in pietra abbracciate l’une alle altre dove anche una graziosa torre medievale.

A lato della Piazza, merita una sosta l’Oratorio dei Disciplinanti, dal curioso campanile a vela, che conserva al suo interno l’affresco di Santa Maria Maddalena.
Ma non solo: lo sguardo si posa poi sull’antica fontana in pietra e il portico con sedili anch’essi in pietra, il punto ideale per fermarsi e godersi la quiete del borgo medievale.

Passeggiando senza fretta lungo stretti vicoli dalla pavimentazione in ciottoli, al termine della discesa si apre uno degli scorci imperdibili di Castelvecchio: un verde prato su cui si affacciano il sagrato della Chiesa parrocchiale dell’Assunta e giochi per i più piccoli, un angolo dove rilassarsi e ammirare la visuale del Castello a protezione delle case in pietra avvolte dai rampicanti.

castelvecchio di rocca barbena scorcio

Scorcio di Castelvecchio

La chiesa, dal campanile che “si fonde” con la facciata, presenta un interno barocco seppur edificata in epoca medievale.

Da qui, ecco il carruggio in salita che conduce al Castello, oggi proprietà privata, che vale però la pena raggiungere per lasciarsi sorprendere dagli scorci lungo il cammino (raccolti cortili, ripide scalinate, case ristrutturate) e dal panorama che si estende a perdita d’occhio sul paese e i suoi dintorni.

Infine, non lasciate Castelvecchio senza aver raggiunto il poggio su cui si staglia il Santuario della Madonna delle Grazie, risalente al XVII secolo.

Escursioni nella natura e il “Sentiero di Ilaria”

Castelvecchio, sulla Strada del Vino e dell’Olio, è meta perfetta per trekking e piacevoli escursioni nel cuore della natura del Ponente, tra boschi di castagni e folti uliveti fino a raggiungere i verdi pascoli incastonati tra le faggete a 1000 metri di altitudine.

Dal borgo partono, infatti, mulattiere e sentieri, tutti ben segnalati, nel sistema ambientale del Poggio Grande.

Uno su tutti, è il “Sentiero di Ilaria“, l’antica strada pedonale che porta all’altrettanto pittoresco borgo di Zuccarello, dove sono visibili le rovine del Castello dei Marchesi del Carretto dove nacque e visse la giovane Ilaria del Carretto: circa un’ora e mezza di facile camminata nella natura e nella storia.

Di interesse paesaggistico sono poi le selvagge rocce della Rocca Barbena, le sorgenti del fiume Bormida e, lungo il “Sentiero delle Terre Alte“, i graziosi borghi di Toirano e di Balestrino, paese fantasma dell’entroterra.

castelvecchio di rocca barbena

Castelvecchio con Piazza e Castello

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Il borgo italiano dominato da una fortezza fiabesca

In Italia ci sono tantissimi borghi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato: tra le loro viuzze possiamo ammirare antiche testimonianze di un passato fiorente. Ma c’è un paesino in particolare che vanta una caratteristica davvero affascinante.

Si tratta di un minuscolo agglomerato di casette dominato da un’imponente fortezza, che nel corso dei secoli si è resa protagonista delle più svariate (e misteriose) leggende. La più famosa? Quella della Maschera di Ferro.

Il borgo di Exilles, perla del Piemonte

Il borgo di Exilles si trova nell’alta Val di Susa, immerso in una cornice naturale a dir poco fantastica. Pur essendo a non molti chilometri di distanza da Torino, l’atmosfera è quella di un piccolo villaggio che riposa alle pendici di imponenti montagne. Conta una manciata di abitanti, ed è forse per questo che vi si respira un’aria di autenticità come è difficile trovare altrove. Le radici di questo bellissimo paesino affondano indietro nei secoli, tanto che si ritiene che già in epoca primitiva vi stanziassero alcune popolazioni. In epoca medievale, Exilles passò in diverse occasioni dalla dominazione piemontese a quella francese – ancora oggi si trova quasi al confine, in una posizione strategica.

Sono molte le testimonianze che raccontano la storia di questo suggestivo borgo. Una di esse è la Cappella di San Rocco, splendida architettura romanica risalente al ‘600 che venne costruita con materiali provenienti da un antico edificio di culto – cosa che si evince dai bassorilievi rappresentanti un meraviglioso esempio di arte paleocristiana in ottimo stato di conservazione. Per gli amanti del trekking, Exilles è invece ricordato per essere una tappa dell’antichissima Via Francigena, nella sua variante che, attraversando il Colle del Monginevro, collega la Val di Susa alla Francia meridionale e al Cammino di Santiago. Ma non possiamo parlare di questo paesino arrampicato ai piedi delle montagne senza citare la sua bellezza principale.

Exilles

Il borgo di Exilles

Il Forte di Exilles e le sue leggende

Costruito su uno sperone di roccia che si affaccia sulla strettoia in cui confluisce la Val di Susa, il misterioso e affascinante Forte di Exilles ha una storia antichissima. Venne eretto attorno al VII secolo, e per la sua importanza strategica visse vicende alterne. Per molto tempo venne conteso tra i Savoia e la Francia, passando di mano in mano e assumendo le più svariate funzioni. Alla fine del ‘700 venne raso al suolo per opera di Napoleone Bonaparte, ma pochi decenni dopo – con l’annessione del Piemonte al Regno di Sardegna – venne ricostruito di nuovo, replicando la struttura precedente.

La storia del Forte di Exilles avrebbe potuto trovare la sua fine negli anni ’40, quando venne definitivamente abbandonato. Ma fu la Regione Piemonte ad acquistarlo, con l’intenzione di valorizzarlo. Essendo ancora in ottimo stato di conservazione, è bastato un restauro per riportarlo ai suoi antichi splendori. E oggi il Forte accoglie alcune aree espositive del Museo Nazionale della Montagna di Torino. Insomma, le vicende di questa bellissima struttura che incombe sul borgo di Exilles sembra accomunarla a tante altre simili, sparse in tutta Italia. Ma qui sono nate molte leggende, che la rendono così particolare.

La più famosa è quella della Maschera di Ferro, che ispirò alcuni grandi scrittori e, in seguito, celebri registi – chi non ricorda l’omonimo film con Leonardo Di Caprio? Si narra che, tra il 1681 e il 1687, nel Forte venne rinchiuso un personaggio misterioso, la cui identità è tuttora sconosciuta. Per tutto il tempo della sua detenzione, tale prigioniero indossò una maschera di velluto e venne trattato in modo molto rispettoso dalle sue guardie. Ciò diede vita a tantissime storie che si sono tramandate fino ad oggi, ma il mistero non è mai stato risolto.

Forte di Exilles

Il Forte di Exilles

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Spagna: il borgo che sembra un anfiteatro sul mare

Esiste un luogo, pittoresco e delizioso, che offre alcune delle visioni più suggestive di sempre. Affacciato e bagnato dal Mar Cantabrico, questo borgo assume le sembianze di un anfiteatro sul mare dove a ogni ora del giorno e della notte vanno in scena gli spettacoli più belli, quelli che appartengono alla natura.

Ci troviamo a Cudillero, tra le meraviglie del Principato delle Asturie. È qui, nella regione della Spagna nord occidentale già celebre per quell’appellativo di Paraíso Natural, che troviamo un delizioso paesino arroccato sul versante di una montagna che scende nel mare.

Con le case addossate l’una all’altra, e aggrappate alla roccia, le finestre dai colori cangianti e quelle scogliere che cadono a picco sul porticciolo, Cudillero appare agli occhi di chi lo guarda una cartolina incantata tutta da scoprir e da vivere. Pronti a partire?

Cudillero

Cudillero

L’anfiteatro sul mare

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dai nostri viaggi in Spagna è che questo è un Paese che non smette mai di stupirci, che si racconta generosamente attraverso le sue storie, le culture e le tradizioni conservate nelle città, nei villaggi e nei borghi.

Ogni territorio si configura come un microcosmo delle meraviglie che segue nuove e inedite leggi spazio temporali, diverse da quelle che conosciamo. E Cudillero ne è la conferma.

Il piccolo borgo marinaro è un gioiello sospeso tra cielo e mare, un paesino fatto di profumi inebrianti, tradizioni antiche, di pesca e di colori. Le alte scogliere che svettano verso il cielo affondano le loro radici nel porticciolo, l’anima del borgo, un centro pieno di vita dove si incontrano gli abitanti e dove passeggiano i turisti e i vacanzieri che l’estate giungono qui.

Ed è proprio fissando il porto, da lontano, che è possibile scorgere il profilo migliore del borgo che assume le sembianze di un magico anfiteatro sul mare. Le case e gli edifici del paesino, infatti, sono tutte orientate verso il porticciolo dei pescatori, con lo sguardo verso l’orizzonte infinito, creando così questa suggestiva forme ellittica.

Cudillero

Cudillero

Cudillero: il borgo marinaro più bello delle Asturie

Cudillero è una tappa irrinunciabile per tutti i viaggiatori che raggiungono la Spagna Settentrionale. E basta chiedere a chi ci è già stato per trovarne conferma.

Ogni estate, qui, giungono viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo per scoprire questo borgo marinaro che, nonostante sia molto frequentato da turisti, non si è mai svestito della sua autenticità.

A Cudillero la vita scorre lenta. Segue il ritmo delle onde del mare, del profumo del pescato, dei suoni della natura, e dei sapori, come quello del Curadillo, il piatto caratteristico del borgo. Esperienze che inebriano e soddisfano i sensi e che culminano con scorci meravigliosi che possono essere osservati ovunque.

Basta un’escursione per raggiungere diversi punti panoramici che permettono di osservare le mille sfumature del mare che bagnano il pittoresco borgo. Il faro, La Garita, La Atalaya e El Pico diventano le terrazze panoramiche di questa cartolina dalle Asturie, da qui si possono ammirare le case colorate, la chiesa parrocchiale in stile gotico e i ristoranti di pesce che affacciano sulla piazza acciotolata.

Cudillero

Cudillero

 

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Borghi Notizie Viaggi

Questi tre borghi sono nella lista dei più belli

Sono 270 i borghi d’Italia che possono vantare la prestigiosa Bandiera Arancione, il marchio di qualità turistico ambientale del Touring Club Italiano che da 128 anni si prende cura del nostro Paese come bene comune. Un numero altissimo raggiunto grazie a 3 new entry che sono una più bella dell’altra.

Dozza, il borgo da oltre 200 murales

Ad ottenere questo prezioso riconoscimento è stato Dozza in provincia di Bologna, un borgo medievale situato sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra. A sorprendere maggiormente il visitatore è che qui l’arte è parte integrante del paesaggio urbano: oltre 200 murales arredano i muri delle case, le strade e le piazze.

Un vero e proprio museo a cielo aperto dove ammirare opere realizzate da nomi prestigiosi dell’arte contemporanea. E la domanda, giustamente, sorge spontanea: perché Dozza è ricca di graffiti? Non è un fatto casuale, c’è una storia ben precisa: o due anni in questo borgo, durante il mese di settembre degli anni dispari, si svolge la Biennale del Muro Dipinto, una manifestazione nata negli anni sessanta.

Durante i giorni in cui si svolge questo evento, numerosi artisti contemporanei realizzano le loro opere direttamente sui muri delle case. In sostanza, le pareti degli edifici diventano vere e proprie tele per i pittori.

Terminata la manifestazione i murales rimangono al loro posto. Ecco perché con il passare degli anni Dozza è divenuta un vivace museo a cielo aperto.

Ma non è finita qui! Questo bel borgo dell’Emilia-Romagna vanta anche un centro storico con una caratteristica forma a fuso, conservando intatto allo stesso tempo l’originale tessuto edilizio di stampo medioevale.

Bellissima la possente Rocca Sforzesca che si trova in cima al paese e che si armonizza perfettamente con il resto dell’abitato. Imperdibili sono gli appartamenti del piano nobile, il salone, i salottini e le camere da letto, la cucina, le prigioni, le stanze di tortura e i camminamenti sulle torri. Mentre al secondo piano si trovano il Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto e la Collezione Mascellani. Nei sotterranei, invece, c’è l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna.

Dozza bandiera arancione

Stradine e portici di Dozza

Manciano, un’esplosione di natura e storia

L’altro borgo che ha ottenuto la Bandiera Arancione è Manciano in provincia di Grosseto. Ci troviamo, quindi, nella splendida cornice della Maremma Toscana, e perciò anche in prossimità delle famose Terme di Saturnia.

Già questo fa capire che il paese offre una vista meravigliosa su tutta la zona, una panorama che spazia dal mare ai rilievi, dalla vetta dell’Amiata al Lago di Bolsena (situato nella Tuscia Viterbese). Una vista così ampia, variegata ed eccezionale che gli è valsa il soprannome di “Spia della Maremma“.

Il centro storico di Manciano è certamente una tappa imperdibile in cui poter passeggiare tra stretti vicoli impreziositi da pittoresche terrazze cariche di fiori, archi e scorci panoramici che incantano qualsiasi visitatore.

Di particolare interesse, in questo borgo ricco di storia e natura, sono i suoi edifici e monumenti più antichi come la Chiesa di San Leonardo, dedicata al patrono del borgo, la Chiesetta della Santissima Annunziata, appena fuori il centro storico, la Torre dell’Orologio, la Fontana di Piazza Garibaldi, in stile liberty, e la cinta muraria con le sue porte di accesso e le sue antiche torri di avvistamento. Un luogo davvero ricco di tesori da scoprire.

manciano bandiera arancione

Manciano visto dalla strada

Sasso di Castalda, patrimonio naturalistico incontaminato

L’ultimo borgo che ha ottenuto la prestigiosa Bandiera Arancione è Sasso di Castalda in provincia di Potenza, un luogo che si distingue per essere una delle principali attrattive della Basilicata grazie alla sua bellezza e alla sua tipicità.

Sono diversi gli edifici e i luoghi di interesse, ma tra questi merita una menzione la Chiesa dell’Immacolata Concezione all’interno della quale è possibile ammirare dipinti seicenteschi della Madonna e un bellissimo busto del ‘700 di Sant’Emidio;

Particolarmente suggestive anche le ripide scalette e le caratteristiche casette in pietra arroccate all’ombra di alte rocce, dalle quali scorgere meravigliose vedute sull’irresistibile paesaggio circostante.

Ma l’attrazione per eccellenza di Sasso di Castalda è il “Ponte alla Luna”, un’opera straordinaria inaugurata il 6 aprile del 2017 costituita da due ponti tibetani, tra i più lunghi ed affascinanti di tutto il mondo. Il più breve ha un’altezza inferiore, come se fungesse da prova per testare il coraggio dei viaggiatori, mentre il più lungo è decisamente più impegnativo e adrenalinico.

Un percorso eccezionale e che si sviluppa lungo le sponde del Fosso Arenazzo, ai piedi del caratteristico centro storico che rende questo borgo un territorio incontaminato. Ma la cosa più interessante è che per arrivare al primo ponte tibetano è necessario percorrere i vicoli del borgo stesso: uno scenario incantevole, fiabesco, un vero mix si storia antica e natura.

Sasso di Castalda bandiera arancione

Una veduta di Sasso di Castalda

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Sono 3, quindi, i nuovi piccoli borghi eccellenti dell’entroterra italiano che ottengono la prestigiosa Bandiera Arancione, luoghi dove la qualità dell’accoglienza, la sostenibilità ambientale, la tutela del patrimonio artistico e culturale si uniscono per regalare un’esperienza di viaggio autentica.

Minuti centri che accolgono qualsiasi tipologia di viaggiatore grazie alle comunità ospitali che, con impegno ed entusiasmo, mantengono vive le tradizioni, tutelano il patrimonio locale e animano i territori attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni.

Del resto, il programma territoriale Bandiere arancioni, in coerenza con i principi sui cui si fonda il TCI, promuove la scoperta di luoghi poco conosciuti del nostro Paese, ma che allo stesso tempo sono di grande pregio. L’obiettivo è anche condurre il viaggiatore a visitare questi posti certamente assaporandoli, ma anche avendone cura proprio proprio perché preziosi.

I borghi che hanno ottenuto questo riconoscimento oggi sono 270 e rappresentano l’8% delle oltre 3.250 candidature analizzate. A tal proposito Isabella Andrighetti, Responsabile Certificazioni e Programmi Territoriali del TCI, ha dichiarato: “Con l’assegnazione di questi tre nuovi riconoscimenti, confermiamo ancora una volta il nostro impegno concreto e continuativo nel prenderci cura dell’Italia come bene comune. Promuoviamo un modello di sviluppo per le aree interne che sia durevole nel tempo, rispettoso dell’ambiente e costruito sul protagonismo delle comunità ospitanti affinché il rilancio del nostro Paese, una volta superate definitivamente le criticità attuali, possa partire proprio da queste piccole realtà eccellenti“.

Non resta che organizzare dei viaggi in Italia, da Nord a Sud, per andare a scoprire queste 3 preziose perle del nostro Paese.

Ponte della Luna basilicata

Il meraviglioso Ponte della Luna

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Borghi Viaggi

Il borgo italiano che sembra un miraggio

L’Italia è ricca di piccoli borghi affascinanti, luoghi dove le lancette dell’orologio paiono essersi fermate secoli fa. Se molti di essi stanno vivendo un’inaspettata popolarità, per altri la situazione è ben diversa. Rimasti pressoché nascosti tra le pieghe del tempo, sono perle così affascinanti che chiunque vi arrivi non può che rimanere a bocca aperta. Ed è proprio un minuscolo borgo sperduto tra le colline, quello che ci ha conquistati. Vediamo perché è così speciale e quali sono le sue bellezze, tutte da scoprire.

Burgos, piccola perla della Sardegna

La Sardegna non è solamente fatta di spiagge spettacolari e vivace vita notturna: è soprattutto nell’entroterra che spuntano piccoli borghi suggestivi, vere meraviglie in grado di sorprenderci con antiche testimonianze del passato e panorami da sogno. Uno di questi è Burgos, minuscolo centro abitato in provincia di Sassari, che sorge nel cuore del Goceano. Qui, tra vaste vallate verdeggianti e impervie montagne rocciose, la natura è ancora incontaminata. Il paesino è nato in epoca medievale, almeno così come lo conosciamo oggi. Ma ancora prima su questo territorio si trovava un villaggio nuragico che ha lasciato splendide tracce del suo passaggio.

Nucleo di Burgos è senza dubbio il suo misterioso castello, che svetta maestoso dalla vetta della collina, dominando l’intera valle. Proprio più avvicinandoci alla fortezza possiamo trovare il centro storico del paese, la sua parte più antica dove tutto sembra essere rimasto come una volta. Il Castello di Burgos venne edificato nel 1129, su una rupe di granito ad oltre 600 metri di quota. Nel suo passato si celano molti drammi, tra cui la morte di Adelasia Di Torres, la donna che aveva contratto un infelice matrimonio con il figlio di Federico II di Svevia. Secondo le leggende, tra le sue mura vi aleggerebbe ancora il fantasma di Adelasia, addolorata per la sua triste sorte.

Passato di mano in mano nel corso dei secoli, il maniero ha subito purtroppo imponenti danni dovuti all’incuria. Tuttavia merita ancora una visita: per arrivarci occorre salire una ripida scalinata nella roccia, e già durante il tragitto ha inizio la meraviglia. Il panorama è infatti spettacolare, e si apre via via che la fortezza si avvicina. Di questa non restano che pochi ruderi, i resti di una triplice cinta muraria e l’imponente torre quadrata che ancora svetta verso il cielo con i suoi 15 metri di altezza.

Cosa vedere a Burgos

Se il panorama di cui si gode dall’alto della rupe sembra quasi un miraggio, è tra le viuzze di Burgos che possiamo ammirare alcune bellezze incredibili. Il centro storico è un groviglio di casette intonacate dai tetti coloratissimi, molte delle quali presentano curiosi murales che donano un tocco di vivacità ad un luogo che sembra quasi spegnersi. Il paesino sta infatti vivendo il fenomeno dello spopolamento, e solo poche centinaia di abitanti resistono caparbiamente al fascino della città e delle sue comodità, per continuare a respirare l’atmosfera autentica della Sardegna. Una tappa da non perdere è il Museo dei Castelli della Sardegna, dove trovare testimonianze degli oltre 100 castelli che caratterizzano il territorio sardo.



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Infine, facciamo un tuffo nella natura selvaggia. Il paesino di Burgos è infatti circondato da una folta vegetazione e da alcune sorprese incredibili. Qui si snodano le foreste di Badde Salighes e di Burgos, entrambe rigogliose e assolutamente da esplorare: la seconda è popolata da tantissimi asinelli, da cavalli e dai piccoli pony sardi, chiamati giarab. Non c’è luogo migliore per una bella camminata, approfittando dei tanti sentieri che si snodano all’interno del bosco e conducono nuovamente al paese.

Burgos

Il borgo sardo di Burgos in provincia di Sassari

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Tursi, il borgo circondato dai calanchi

Abbracciato dalla fiabesca cornice dei calanchi in provincia di Matera, il borgo di Tursi è un autentico gioiello del territorio, famoso per aver dato i natali ad Albino Pierro, annoverato tra i maggiori poeti italiani della seconda metà del Novecento e candidato più volte al Nobel per la Letteratura.

Un paesaggio plasmato da canyon, pinnacoli e bianche dune rocciose, un nucleo storico che gli ha valso il titolo di “Borgo Autentico d’Italia“, attrazioni di un tempo che fu a catturare lo sguardo a ogni passo: scopriamo di più su questa meraviglia della Basilicata.

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Scorcio di Tursi

La storia del borgo

Tursi vide la luce prima dell’anno Mille a opera dell’antico popolo italico degli Enotri con il nome di Pandosia.

Nel 281 a.C. l’area fu teatro dello scontro tra i Romani e Pirro, Re dell’Epiro, e il nucleo abitato venne distrutto durante le guerre condotte dal generale romano Silla: dalle sue rovine sorse allora Anglona, semidistrutta poi dai Visigoti che costruirono il Castello in collina dove gli abitanti poterono rifugiarsi.

Nacque così il borgo della Rabatana, il cui nome si deve ai Saraceni che conquistarono parte della pianura nel IX secolo.

A questa invasione, seguirono quelle dei Bizantini, Normanni e Svevi che contribuirono allo sviluppo del borgo: infine, dopo la distruzione definitiva di Anglona, nel Quattrocento gli abitanti si trasferirono a Tursi.

Cosa vedere a Tursi: le attrazioni da non perdere

Una visita al suggestivo borgo dei calanchi può iniziare dal suo cuore storico, la Rabatana, raggiungibile percorrendo per circa 200 metri una ripida strada che si snoda al di sopra dei burroni, una sorta di gradinata chiamata “petrizze”: qui spicca il Picciarello, lembo di terra che dalla collina del Castello si protende su vertiginosi precipizi.

Della fortezza oggi rimangono i cunicoli sotterranei ma le ricostruzioni indicano che aveva pianta quadrangolare, quattro torri cilindriche e due piani.

L’incantevole intrico di case in pietra e laterizio edificate dai Saraceni nell’850 a.C. e il complesso sistema di strettoie e grotte accessibili soltanto attraverso le abitazioni, fanno del quartiere un pregevole esempio di architettura spontanea dalla chiara influenza araba.

Qui trovò ispirazione per le sue opere il poeta Albino Pierro alla cui memoria è stato realizzato l’omonimo Parco Letterario situato nella casa in cui nacque nel 1916 nello storico rione San Filippo: l’edificio si compone di un seminterrato e due piani.

Al primo piano si ammira la biblioteca con opere e la collezione personale del poeta nonché la riproduzione del suo studio a Roma; il secondo piano invece ospita la pinacoteca con la mostra permanente dei dipinti ispirati alle liriche di Pierro a cura di artisti locali.

Il Parco, sede di eventi culturali, manifestazioni e visite guidate, dona una vista superba sui calanchi, il convento di San Francesco e il torrente Pescogrosso.

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La Chiesa Cattedrale dell’Annunziata

Degna di nota la Chiesa Cattedrale dell’Annunziata in Piazza Maria SS. di Anglona, risalente al XV secolo ed elevata a Cattedrale nel 1546.

Ricostruita nel 1988 a seguito di un incendio, presenta pregevoli altari in marmo, due tele settecentesche ai lati dell’altare maggiore e il soffitto a cassettoni: l’esterno è impreziosito dal portone in bronzo raffigurante scene religiose, lo stemma papale e lo stemma del vescovo.

Altri edifici di culto da non tralasciare durante una visita a Tursi sono la Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore eretta tra il X e l’XI secolo, dagli interni in stile barocco e facciata quattrocentesca, e la Chiesa di San Filippo Neri, dedicata al patrono del borgo, edificata in stile barocco nel 1661.

tursi

Panorama di Tursi

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Pietrarubbia, il borgo solitario che sembra un museo medievale

L’Italia è un Paese meraviglioso, un luogo che incanta viaggiatori provenienti da tutto il mondo con le sue attrazioni naturali, con quelle costruzioni monumentali, con i mari azzurri e cristallini baciati dal sole, con i borghi che preservano le tradizioni secolari che si tramando da generazioni.

Eppure, anche quando crediamo di conoscere bene ogni angolo dello stivale, ecco che nuovi luoghi fanno capolino come per magia, per incantarci e a affascinarci, per ricordarci quanto è bella l’Italia. Ed è quello che è successo quando ci siamo trovati al cospetto di Pietrarubbia, il piccolo borgo della provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, arroccato su un massiccio roccioso che domina tutta la valle del torrente Apsa.

Si tratta di uno dei più antichi borghi dell’intero territorio di Montefeltro che affonda le sue origini in secoli antichi, gli stessi che sono rimasti impressi sui ruderi e sui resti degli edifici che dominano il borgo e i suoi dintorni.

Pietrarubbia

Pietrarubbia

Benvenuti a Pietrarubbia

Le prime notizie del borgo marchigiano, che deve il suo nome alla colorazione rossastra della roccia su cui sorge, risalgono agli anni immediatamente precedenti al 100 d.C. Le storie locali, però, attribuiscono la nascita dell’insediamento ancora prima, addirittura al V secolo. Quello che sappiamo con certezza è che le testimonianze storiche e architettoniche che qui sopravvivono rendono Pietrarubbia un borgo medievale tutto da scoprire.

Del resto, passeggiando all’interno dell’antico borgo si ha come l’impressione di fare un salto temporale nel Medioevo, come se ci si trovasse all’interno di un museo a cielo aperto dove il passato e il presente si fondono, dove sembra quasi di poter immaginare le giornate di dame e cavalieri che qui vivevano.

Cosa vedere nel borgo che sembra un museo

Silenzioso e solitario, il piccolo borgo medievale di Pietrarubbia è un gioiello da scoprire. Situato alla pendici del monte Carpegna, in una posizione strategia e panoramica, fu scelto come sede di un castello fortificato che sovrastava il borgo, del quale oggi resta solo una terra e pochi resti fortificati.

L’iconica costruzione, presente in ogni cartolina di viaggio, è raggiungibile attraverso un sentiero ripido e breve che conduce proprio lì, in quella posizione panoramica dalla quale è possibile osservare tutto il territorio circostante. I resti della fortificazione, invece, non sono accessibili, ma è presente un percorso che consente di girarci intorno.

Come molti borghi italiani, anche Pietrarubbia ha dovuto combattere contro lo spopolamento iniziato intorno al 1960. Questo ha portato al naturale declino del territorio per diversi anni fino a quando il celebre Arnaldo Pomodoro ha scelto di investire nel paese che gli ha dato i natali. Il borgo è stato così ristrutturato, diventando oggi una destinazione sempre più raggiunta dai viaggiatori, seppur ancora molto distante dagli itinerari turistici più battuti.

Occhi ben aperti e lunghe passeggiate, è così che si va alla scoperta di questo solitario paese. Tonino Guerra lo descrisse come “Il borgo di pietre morbide che accarezzano gli occhi”.

Pietrarubbia oggi è diventato un museo a cielo aperto grazie alla presenza di una scuola di alto artigianato specialistico creata dallo stesso Pomodoro, il Centro Tam, che ha esposto le sculture degli allievi al suo esterno. Ma il suo patrimonio storico e culturale, che affonda le sue radici nel passato, è intriso in ogni dove. È raccontato nei resti del castello, in quegli edifici ristrutturati con i materiali delle fortificazioni preesistenti e da quella meravigliosa chiesa dedicata a San Silvestro la cui struttura risale all’epoca medievale.

Pietrarubbia, resti del castello