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Paularo, il villaggio degli alpinisti del Friuli-Venezia Giulia

Si trova nel cuore della Val d’Incarojo l’affascinante borgo di Paularo, prima località del Friuli-Venezia Giulia (e sesta in Italia) entrata nella rete transfrontaliera dei Villaggi degli Alpinisti (Bergsteigerdörfer). Il circuito, promosso dai Club alpini dei cinque Paesi aderenti (Austria, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera), raggruppa 37 località dell’arco alpino che puntano sull’autenticità e sulla frequentazione lenta e rispettosa dell’ambiente per attirare i visitatori.

Natura incontaminata, assenza di strutture impattanti, il permanere di tradizioni mantenute vive dalla popolazione e le numerose possibilità di escursioni in quota fanno di Paularo un centro molto apprezzato dai turisti, di cui vogliamo offrirvi un piccolo assaggio.

Alla scoperta di Paularo, il “salotto della Carnia”

Incerta l’origine del nome di Paularo. C’è chi sostiene che derivi dal latino “pabolarium” (pascolo), chi lo fa risalire al termine “povui-poulars”, ossia “luogo di ippocastani”, come testimoniano gli unici secolari esemplari arborei di piazza Julia, eredi una piantagione più vasta.

Andando indietro nella storia, scopriamo che la prosperità della valle che ospita il paese è perlopiù legata al dominio della Serenissima Repubblica Veneta. Nella seconda metà del 1500, Paularo visse un Rinascimento di cui si possono tutt’oggi ammirare le tracce, come nello straordinario altare ligneo della chiesa di Dierico.

A contribuire a dare maggior lustro alla storia di questi luoghi fu, nel 1700, Jacopo Linussio, creatore di una delle maggiori manifatture tessili settecentesche d’Europa, considerato il primo imprenditore della Carnia, concentrato di natura e gioielli da scoprire. In quel periodo venne completata la struttura urbanistica del centro storico con la costruzione di Palazzo Linussio (ora Fabiani), tra i principali luoghi di interesse di Paularo, che per la signorilità delle case viene da alcuni definito il “salotto della Carnia”.

Lo si capisce già imbattendosi nel Palazzo Calice Screm, imponente complesso architettonico costruito nel XVI secolo, considerato il prototipo della casa carnica, con ampi loggiati ad archi a tutto sesto, sorretti da eleganti pilastri in pietra locale. O nel Palazzo Valesio-Calice, situato su un’altura di Villafuori, in posizione dominante quasi completamente il capoluogo. Edificato nel 1591 per opera di una famiglia veneziana, è composto da due ali e disposto su un ampio cortile racchiuso da un muro di cinta merlato. Lo si può raggiungere anche attraverso una storica e lunga gradinata detta “Cjamburjan”.

Nella frazione di Villamezzo, invece, da una piazzetta, si può ammirare uno dei tipici esempi di casa carnica, la Cort di Tarusç. Per entrare nel vivo delle tradizioni locali, vi basterà fare un giro per le botteghe, dove si possono scoprire i più tradizionali oggetti dell’artigianato carnico, dai mobili rustici alle scarpèts, le tipiche calzature del posto. Da non perdere, poi, una visita alla Mozartina, un museo privato che racchiude la preziosa collezione di strumenti musicali antichi e moderni del proprietario, Giovanni Canciani. Degno di nota è anche l’Ecomuseo “I Mîstirs”, dedicato ai mestieri tradizionali della valle. E di sicuro meritano una visita le numerose chiese che impreziosiscono il Villaggio degli Alpinisti friuliano (qui gli altri cinque in Italia).

Cosa fare e vedere a Paularo e dintorni

Anche i dintorni di Paularo sono ricchi di tesori da scoprire. Una bella sorpresa in cui ci si imbatte poco prima di arrivare in paese è la Cascata di Salino, spettacolare salto d’acqua di 30 metri, incastonato tra le rocce e una natura rigogliosa.

Il territorio è particolarmente amato per il suo paesaggio incontaminato, fatto di pascoli e foreste, e incredibili punti panoramici. A renderlo una meta rinomata è la varietà di offerta degli itinerari escursionistici sia di media montagna che in quota e nel fondovalle, oltre a percorsi scialpinistici e per ciaspolatori e vie di roccia per gli alpinisti. Insomma, da queste parti annoiarsi è praticamente impossibile.

Paularo Villaggio Alpinisti Friuli Venezia Giulia

Paularo, il villaggio degli alpinisti nel Friuli-Venezia Giulia

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La CNN racconta il borgo che vuole essere un Principato

In Italia esiste un piccolo borgo con un grande sogno: da anni, infatti, rivendica la sua indipendenza di Principato e la sua vicenda ha incuriosito anche la CNN che ne ha raccontato la bellezza e il desiderio.

Si tratta di Seborga, tra i borghi più caratteristici e ricchi di storia della Liguria, sulle alture della provincia di Imperia.

Poco più di 300 residenti, una posizione panoramica invidiabile con vista mozzafiato sulla Riviera di Ponente e sul Principato di Monaco, microstato più famoso del mondo e “fonte di ispirazione” per la continua ricerca di indipendenza del borgo imperiese, il valico di frontiera non ufficiale, con tanto di garitta dipinta con i colori della bandiera di Seborga: un’ambizione mai sopita che affonda le sue radici nel passato.

Il Principato di Seborga ha già una propria bandiera, un inno nazionale, passaporti, francobolli, valuta e, naturalmente, un monarca. Spera un giorno di ottenere il riconoscimento legale della sua sovranità, che ha cercato fin dagli Anni Sessanta.

seborga panorama

Panorama di Seborga

Una storia antica e un sogno sempre vivo

Il piccolo borgo immerso nella natura, che ha attirato e attrae la curiosità di persone da tutto il mondo inclusa la CNN, vanta una storia millenaria: le prime tracce di Seborga risalgono a un atto del 954 quando il Conte di Ventimiglia cedette il territorio ai monaci di San Onorato di Lerins, due isolette del Golfo di Cannes.

I monaci, il cui abate aveva il titolo di Principe Ecclesiale, fecero anche coniare monete d’argento e d’oro per commerciare con i mercati orientali e rimasero proprietari di Seborga fino al 1729 quando, dopo numerose contrattazioni, la vendettero al Re di Sardegna Vittorio Amedeo II.

Nel 1963, Giorgio Carbone, che gestiva una cooperativa locale di coltivatori di fiori, esaminò la storia del borgo e scoprì che qualcosa non andava: a suo dire, l’atto di vendita di Seborga al Regno di Sardegna non venne registrato e, di conseguenza, il borgo non entrò mai a far parte in maniera legittima dell’Italia.

Da quel momento, rivendicò l’indipendenza del Principato con il nome di Giorgio I Principe di Seborga e la “battaglia” continua ancora oggi grazie a Nina Döbler Menegatto, la prima donna a ricoprire il ruolo di Principessa del borgo.
Sia la Corte costituzionale italiana che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno già respinto la domanda di Seborga, ma la comunità che crede nell’indipendenza del Principato prosegue con l’idea di realizzare il proprio sogno.

Un miraggio che fa bene al territorio

Il Principato fa parte della storia di Seborga e la favola di “principi e principesse” fa bene al territorio incrementando il turismo: i passaporti sono soltanto per divertimento e la moneta ufficiale del borgo, il Luigino, è sì accettata nei negozi ma rimane essenzialmente un souvenir.

La rivendicazione d’indipendenza, il folklore, la bandiera con nove strisce azzurre e nove strisce bianche orizzontali con a destra un quarto bianco con corona reale e scudo del 1760, sono un’attrattiva che, alla coltivazione dell’olivo e alla floricoltura, hanno aggiunto il turismo richiamando visitatori anche dal Giappone.

Seborga, non lontano dalla Costa Azzurra, è differente da Monaco: la vita è semplice, tranquilla, immersa nella natura e vocata all’accoglienza.

È l’unico paese ad avere, in contemporanea, un Principe e un Sindaco, ha un “governo” composto da soli nove ministri, oltre a un consiglio di cittadini nati e cresciuti a Seborga, e fa le sue leggi, anche se per ora non hanno alcun valore legale e il vero potere è nelle mani di un funzionario regolarmente eletto.

seborga piazza fontana

Piazza Fontana a Seborga

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Valogno: il borgo dipinto che sembra uscito da un libro di fiabe

Esistono luoghi di una bellezza così indescrivibile che fatichiamo a credere che siano reali perché somigliano a quelli che fanno parte del nostro immaginario infantile. Borghi, città e territori che sembrano essere usciti da un libro di fiabe ma che in realtà sono a noi vicini, in attesa di essere esplorati.

Come il borgo di Valogno, una piccola frazione di Sessa Aurunca in provincia di Caserta che incanta al primo sguardo. Perché lì, sulle pareti delle case e degli edifici che si affacciano tra le strade e i vicoli del territorio, le opere d’arte dipinte sui muri fanno da sfondo a un itinerario pieno di fascino e suggestione.

Valogno è un borgo dipinto, una piccola galleria d’arte en plein air dove la fantasia e l’immaginazione diventano reali attraverso forme, colori e immagini che accompagnano il visitatore in un tour favolistico che fa sognare.

Valogno

Valogno

Valogno: come in un libro di favole

Come le pagine di un libro di fiabe da sfogliare, così è Valogno. Il piccolo borgo del parco regionale Roccamonfina-Foce del Garigliano, incastonato tra montagne e tufo vulcanico, è diventato il paese delle meraviglie. Lo ha fatto per colorare di gioia l’anima e lo sguardo delle persone, di chi qui vive e chi torna, di qui chi arriva e non vorrebbe mai andare a via.

A Valogno non ci sono supermercati, non ci sono i locali e neanche i pub. Ci sono tre chiese dove gli abitanti si recano ogni domenica per ascoltare la messa, e per fermarsi nel piazzale antistante per chiacchierare. Sono poche le persone che qui sono rimaste, meno di cento, tutti gli altri sono andati nelle grandi città a cercare fortuna.

Ma chi ha scelto di restare ha costruito da solo una nuova fortuna, cambiando quel destino che accomunava questo borgo a tutti quelli dimenticati nel nostro Paese. Una fortuna fatta di speranza e di bellezza, fatta di storie che ora sono narrate su quei muri segnati dal tempo, dalle esperienze e dagli abbandoni.

Così, attraverso l’arte, quel piccolo territorio arroccato a 400 metri sul livello del mare è rinato, trasformandosi in un borgo delle meraviglie dove le favole prendono vita.

Valogno

Valogno

La rinascita di un borgo mai dimenticato

Il destinato di Valogno, però, non era quello di essere dimenticato. Lo ha dimostrato Giovanni Casale che, lasciata la grande e caotica capitale italiana, si è trasferito proprio qui, alla ricerca di un nuovo inizio. Ed è stato proprio nel borgo che ha dato vita, nel 2008, all’Associazione culturale il Risveglio insieme alla sua famiglia. È nato così un vero e proprio laboratorio d’arte che ha richiamato all’attenzione tutti gli artisti del territorio italiano.

Insieme hanno innescato la rigenerazione urbana del piccolo borgo che per anni ha subìto un forte spopolamento, attraverso la street art, coinvolgendo anche chi è rimasto, nonostante tutto, sul territorio. Da qui è iniziata quella che possiamo definire la rinascita del borgo che ha, inevitabilmente, attirato giornalisti, fotografi e viaggiatori provenienti da tutto il mondo e che oggi conta circa 100 installazioni artistiche tra murales e ceramiche.

Aldilà della bellezza delle opere d’arte, quello che incanta di Valogno è il desiderio di raccontare storie e di lasciarle impresse sui muri come un dialogo eterno tra passato, presente e futuro.

Valogno

Giovanni Casale, Valogno

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Perché Marzamemi ti farà innamorare (di nuovo)

Ci sono luoghi che forse non dovremmo mai visitare, non se non vogliamo rischiare di innamorarci e di lasciare lì il cuore. Tra questi troviamo sicuramente il piccolo borgo di Marzamemi, uno dei più belli, magici e suggestivi che appartengono al nostro straordinario Paese.

Ci troviamo in Sicilia, nella terra bagnata dal mare e baciata dal sole. È qui che, in provincia di Siracusa, e a pochi chilometri da Noto e Pachino, troviamo questa frazione marinara che stordisce per la sua bellezza. Lo fa con i colori che imitano perfettamente quelli della natura, lo fa con i ritmi di vita che nulla hanno a che fare con quelli caotici della città, e lo fa con la sua storia, con i racconti legati alla terra e con quegli scorci che lasciano senza fiato.

Ed è proprio tra queste meraviglie, che creano un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo e dello spazio, che è facile innamorarsi, e poi farlo ancora, ogni volta come se fosse la prima. Perché Marzamemi è uno dei borghi più belli e suggestivi d’Italia.

Marzamemi

Marzamemi

Benvenuti a Marzamemi

In questo piccolo gioiello della Sicilia Orientale, tutto parla di una bellezza antica e mai sfiorita. Il borgo marinaro di Marzamemi – che deve il suo nome all’arabo Marsà al hamen – è legato indissolubilmente alla sua Tonnara e ai due suoi suggestivi porticcioli.

Sorto direttamente sulle splendide acque cristalline che bagnano questa parte di terra della Sicilia, il paesino ha mantenuto intatta l’identità sviluppata nel 1700 dalla famiglia Villadorata che ampliò la tonnara, costruì la chiesa di San Francesco di Paola e le suggestive casette dei pescatori caratterizzate da i colori del bianco e del blu che richiamano quelli delle nuvole, del cielo e del mare. Ed è proprio con la pesca che, il borgo siciliano, ha una lunga e antichissima storia d’amore che si perpetua ancora oggi.

Al centro di ogni storia, raccontata e conservata tra le abitazioni in pietra, c’è la splendida e suggestiva Tonnara. Anche se non è più attiva, è possibile percepire gli echeggi di una storia mai dimenticata che influisce, inevitabilmente, su quello che è oggi il borgo.

Marzamemi, oggi, ha un’impronta decisamente turistica. È qui che si recano migliaia di viaggiatori provenienti da tutto il mondo per una vacanza all’insegna della grande bellezza. Nonostante il borgo sia inserito negli itinerari turistici più battuti della regione Sicilia, a lui va il merito di aver preservato la sua autenticità, di aver mantenuto quelle caratteristiche che fanno di questo posto l’anima più vera del profondo sud.

Marzamemi

Marzamemi

Una vacanza lenta nel borgo più suggestivo d’Italia

La Tonnara e la sua chiesa, piazza Margherita e i due porticcioli: occorrono poche ore per visitare interamente il borgo di Marzamemi, eppure non bastano sicuramente per godere a pieno delle sue meraviglie. Perché questo luogo merita di essere vissuto, di essere guardato ogni volta con occhi nuovi, di essere ascoltato nelle sue storie, antiche e suggestive, mai dimenticate.

Una vacanza nel borgo siciliano si trasforma in un’esperienza lenta che non segue i ritmi del tempo, ma solo quelli scanditi dalle onde sinuose che bagnano la terra, quelle cavalcate dolcemente dalle barche colorate dei pescatori.

L’intero borgo è pedonale, i rumori del clacson e dei motori lasciano spazio al chiacchiericcio della gente che ha scelto di vivere qui, e di tutte quelle persone che tornano a Marzamemi per innamorarsi ancora. Lo fanno seduti ai bar e ai ristoranti che circondano la tonnara, lo fanno seduti sulla riva di quelle che sono le spiagge più belle della Sicialia, come La Zotta, San Lorenzo e la Spiaggia Calamosche.

A questa atmosfera quasi fiabesca, fanno da cornice i due splendidi porti: La Fossa e La Balata, che ogni anno estate si trasformano nel palcoscenico naturale di eventi suggestivi e straordinari.

Marzamemi

Marzamemi

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Borghi fiori Viaggi

Il borgo dei fiori torna a incantare: succede in Italia

A pochi chilometri da Foligno, incastonato come un tesoro prezioso tra le valli sinuose dell’Umbria, troviamo un luogo di incredibile bellezza capace di inebriare e travolgere i sensi. Si tratta di Spello, il borgo dei fiori annoverato già tra i più belli d’Italia. Ci siete mai stati?

Spello è piccolo borgo umbro, che sorge ai piedi del Monte Subasio, e che conserva origini antichissime. La sua bellezza è riconosciuta da tempi immemori, l’Imperatore Augusto, infatti, lo aveva ribattezzato la Splendidissima Colonia Julia. Ieri come oggi, questo piccolo territorio, ci regala un paesaggio meraviglioso, inedito e straordinario.

Scorci pittoreschi e ritmi lenti scanditi da nuove regale caratterizzano in maniera univoca il borgo. Ma sono i fiori, colorati e profumati, a stordire i sensi e a incantare, attirando così numerosi viaggiatori da tutto il mondo.

Spello, il borgo dei fiori

Spello: il borgo dei fiori

Inserito già nella lista dei borghi più belli d’Italia, Spello è riconosciuto all’unanimità come il villaggio dei fiori. Un soprannome, questo, che non è dato di certo a caso. Passeggiando per le viuzze di questo luogo, infatti, si attraversa un’atmosfera magica e quasi fiabesca, un paesaggio scandito dalla presenza di fiori che spuntano dai vasi in terracotta, che arricchiscono i lati delle strade e che decorano porte, finestre e balconi.

Tutti gli spazi urbani, nel periodo che va da maggio ad agosto, vengono sapientemente addobbati con fiori ed erbacee di ogni genere che trasformano il borgo in uno spettacolo incantato. Tutto merito della manifestazione Finestre, Balconi e Vicoli fioriti che invita i cittadini del borgo a cimentarsi in una competizione gentile a suon di fiori e colori.

La manifestazione, che si ripete ogni anno da oltre una decade, ha l’obiettivo di valorizzare l’ambiente e il legame che esiste tra storia, natura e territorio. Ma questa storia d’amore tra il borgo e i fiori non si limita solo alla competizione in questione, perché annualmente Spello ospita anche la meravigliosa Infiorata.

Spello, il borgo dei fiori

Spello, il borgo dei fiori

Dalle vie fiorite alle Infiorate

Nel mese di Giugno sulle strette viuzze di Spello si accendono i riflettori: si tratte delle artistiche infiorate del Corpus Domini. Per questa occasione, gli infioratori del paese lavorano tutto l’anno per creare spettacoli visivi di immensa meraviglia.

Ecco che Spello si trasforma in un dipinto, viene ricoperta totalmente di tappeti e quadri che colorano e improfumano le vie del centro storico snodandosi in oltre 1500 metri. Questi capolavori d’arte sono un omaggio alla festa religiosa del Corpus Domini che viene celebrata proprio attraverso la realizzazione floreale di scene della natività o la riproduzione di opere famose.

L’usanza di utilizzare i fiori per adornare le strade che ospitano le processioni religiose è in realtà molto antica, ma è solo nel XX secolo che questa tradizione si è trasformata, grazie a questa sublime forma d’arte, nella manifestazione annuale delle Infiorate.

I fiori, lo abbiamo detto, sono i protagonisti assoluti di questo borgo umbro e rappresentano, in qualche modo, anche la sua identità. Ma sono anche la cornice straordinaria e magica di un paese tutto da scoprire, quello fatto di chiese millenarie, di monumenti iconici e medievali e di palazzi secolari che conservano la storia di uno dei borghi più belli d’Italia.

Infiorata di Spello

Infiorata di Spello

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Il borgo semi abbandonato della Lombardia che sta per rinascere

Siamo abituati a trovarli nel Meridione d’Italia, quei borghi storici che, a un certo punto, venivano abbandonati dai propri abitanti che erano costretti a trasferirsi altrove, il più delle volte al Nord, per andare alla ricerca di un lavoro, nella speranza di fare fortuna.

Anche nel Settentrione, però, non sempre le cose andavano bene e di borghi svuotati nel tempo ce ne sono stati anche qui. Ce un borgo in provincia di Brescia, però, che sta per rinascere. Si chiama Livemmo e si trova nel Comune di Pertica Alta, a una quarantina di chilometri da Brescia e circa 130 dalla metropoli di Milano.

Il progetto di rinascita di Livemmo

Questo borgo, che oggi conta all’incirca 500 abitanti, sparsi su un territorio diffuso in Valle Sabbia, è stato individuato dalla Regione Lombardia per un progetto pilota del valore di 20 milioni di euro che ha lo scopo di rigenerarlo dal punto di vista culturale, sociale ed economico.

Il progetto prevede in particolare la riqualificazione degli spazi pubblici, la ristrutturazione di un immobile abbandonato che diventerà un’area per attività culturali e turistiche, la creazione di alcune piste ciclopedonali e degli interventi sull’antico forno fusorio, rinvenuto solo nel 2004 grazie ad alcuni scavi guidati da un team di archeologi dell’Università di Padova che ha riportato alla luce la struttura che, dai documenti, risulta essere stata utilizzata partire dalla fine del 1500 e fino alla metà dell’800 e che ha portato benessere al paese per secoli.

Questo sistema economico nel XIX secolo però entrò in crisi e la lavorazione del ferro si spostò principalmente nelle fucine del fondo valle, così le zone montane furono abbandonate.

Il borgo di Livemmo

Ancora oggi sono ben visibili gli edifici dell’antico abitato, fatto di case grandi e signorili, con portali di pietra lavorata, fregi e sottotetti decorati da affreschi.

A 620 metri di quota, sulla sponda del torrente Tovere, i resti del Forno Fusorio sono raggiungibili attraverso una mulattiera che scende da Livemmo. L’impianto, anticamente adibito alla prima lavorazione del ferro estratto nella Val Trompia, riveste oggi grande rilevanza per l’archeologia industriale ed è visitabile liberamente e in autonomia grazie a una segnaletica che ne descrive storia e funzione. Questa attività era così florida perché la Valle Sabbia era ricca di boschi che fornivano il combustibile del carbone di legna.

Le Valli Resilienti bresciane

La Valle Sabbia (o Valsabbia) è una valle della Lombardia poco esplorata ma che merita di essere considerata come meta di vacanza in media montagna, in una dimensione intima. Insieme alla vicina Valle Trompia, sulle Prealpi bresciane, fa parte delle cosiddette Valli Resilienti, che comprendono 25 Comuni e che offrono l’opportunità di trascorrere del tempo in un paesaggio immerso nella natura, lontana dal clamore della città e immersa nel verde, scoprendo al tempo stesso itinerari insoliti e ancora poco battuti e un’offerta gastronomica autentica e genuina.

Queste valli incontaminate danno l’occasione di vivere l’alta montagna, stando però a due passi dalla città, di fare esperienze nella natura, passeggiare e degustare prodotti tipici, fare trekking a passo d’asino o pedalare in sella a una bicicletta. Proprio un paio di anni fa è stata inaugurata anche la Greenway delle Valli Resilienti, un bellissimo itinerario da percorrere in bicicletta che collega Brescia con la Valle Trompia e che ha lo scopo di promuovere un turismo slow ed ecosostenibile in una zona poco conosciuta e anche poco turistica.

Livemmo

Il borgo di Livemmo in provincia di Brescia

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Borghi Fiume lago Lago Di Como luoghi misteriosi Viaggi

In Italia esiste un borgo attraversato da un fiume di latte che appare e scompare

Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno ha incanto il mondo intero e non solo per la minuziosa descrizione che appartiene ai versi di Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, ma anche per la magia che sprigiona questo specchio d’acqua nostrano da qualsiasi prospettiva lo si guardi.

Ed è proprio nel Lago di Como che, un piccolo fiume, si tuffa come fanno tanti altri. Eppure questo corso d’acqua porta con sé una serie di misteriose leggende e di suggestioni dovute sia alle sue origini che al suo particolare colore che ricorda proprio il bianco del latte.

Il suo nome è Fiumelatte, il corso d’acqua più breve d’Italia che attraversa e taglia in due l’omonimo borgo situato in provincia di Lecco, già annoverato tra i paesi d’Italia con i nomi più bizzarri. Un piccolo gioiello nascosto, alla stregua di un tesoro prezioso, nel comune di Varenna tutto da scoprire.

Vista sul borgo di Fiumelatte, Varenna

Vista sul borgo di Fiumelatte, Varenna

Fiumelatte, il piccolo borgo di Lecco

Il suo nome è Fiumelatte ed è un piccolissimo borgo bagnato dall’omonimo fiume dal quale prende il nome. Passeggiare tra questo micro agglomerato di case, un tempo abitazioni di pescatori oggi diventate per lo più dimore di turisti e villeggianti, è una vera e propria esperienza surreale.

Questa frazione di Varenna, che si specchia delle limpide acque del lago di Como, si aggrappa ai piedi del monte Fopp ed è conosciuta soprattutto per il fiume che lo attraversa tagliandolo letteralmente in due.

Ed è proprio qui, da quel ponticello che si affaccia proprio su quell’acqua rigorosa e bianca, che comincia la magia, quella conservata tra le leggende e i misteri del fiume bianco come il latte.

Fiumelatte, Varenna

Fiumelatte, Varenna

Il fiume dal colore del latte e le sue leggende

Incastrato tra le vecchie abitazioni che formano il piccolo borgo, si trova quello che l’amministrazione locale ha definito il fiume più breve d’Italia, come recita anche il cartello situato sul ponte che lo attraversa e che funziona da belvedere.

Sul fatto che sia il più breve d’Italia, in molti hanno dei dubbi, ma che il suo corso sia decisamente fugace lo confermano i suoi soli 250 metri di sviluppo. Fiumelatte, che prende il suo nome proprio dalla caratteristica colorazione che assume l’acqua, nasce da una grotta situata sulla cima del paese e nascosta dalla fitta vegetazione e si tuffa, come d’incanto, nello splendido Lago di Como.

Ma non è solo la brevità del suo corso a renderlo particolarmente interessante, e neanche quel colore biancastro dato dalla schiuma dell’acqua in superficie, ma il fatto che questo fiume compare e scompare più volte durante l’anno.

Fiumelatte, infatti, inizia a scorrere con l’arrivo della primavera, e più precisamente il 25 marzo, per poi smettere di farlo il 7 ottobre. Il motivo? Ancora non è stato svelato così come nonostante le numerose spedizioni negli anni, nessuno sia riuscito a individuare la sorgente e quindi a spiegare il fenomeno intermittenza. L’ipotesi più accreditata è che il fiume provenga da una sorgente carsica naturale del Moncodeno, ma di fatto nessuno lo ha mai confermato.

Così ecco che con gli anni nuove storie e fantasiose leggende hanno provato a spiegare tutto il fascino e la suggestione che per natura appartengono a questo corso d’acqua. Nel paese si narra che un tempo qui viveva una fanciulla molto bella che aveva tre pretendenti, se uno di loro fosse riuscito a svelargli la sorgente di Fiumelatte sarebbe diventato suo marito.

I tre giovani innamorati, quindi, decisero di avventurarsi nella grotta del fiume per scoprire le sue origini e in quella rimasero per settimane. Una volta tornati, con un aspetto invecchiato e trasandato, cominciarono a raccontare quel che avevano visto nell’antro.

Uno disse di aver conosciuto una sirena, di aver visto un luogo che sembrava un paradiso, ma che d’improvviso si trasformò in un antro senza via d’uscita. Il secondo ammise di essersi ritrovato in un luogo luminoso e scintillante popolato da bellissime donne, ma anche quello di trasformò in un cunicolo abitato da spaventose creature notturne. Del terzo pretendente, invece, si dice che egli fu così sconvolto da ciò che vide che una volta tornato nel villaggio non volle mai più parlare della grotta.

La grotta di Fiumelatte

La grotta di Fiumelatte

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Borghi mare Viaggi

Deiva Marina, il borgo più bello tra terra e mare

Oggi vi portiamo in Liguria, più precisamente in provincia de La Spezia, per scoprire un borgo che si sviluppa tra terra e mare. Parliamo di Deiva Marina, perla nostrana appena entrata a far parte del circuito “I Borghi Più belli d’Italia” e che si rivela un vero e proprio gioiello da diversi punti di vista.

Deiva Marina, cosa vedere

Particolarmente conosciuta per la sua grande spiaggia di sabbia mista a ghiaia e sassolini e per il suo mare azzurro, cristallino e pulito, Deiva Marina ha molto più da offrire al visitatore. Passeggiare nel suo pittoresco centro storico, infatti, si rivela un vero piacere a tal punto da chiedersi perché mai non lo si è fatto prima.

Deiva Marina è un insieme di i tipici caruggi che regalano scorci emozionanti sul mare, ma anche palazzi, ville storiche e chiese delle origini antiche. Da queste parti caratteristici vicoli liguri conducono di fronte a meravigliose ville settecentesche con giardini alla genovese, case, torri dai colori ocra e rosa, edifici con decorazioni artistiche sulle facciate e minuscole piazzette. Quello che si può fare nel borgo antico di Deiva Marina  è percorso piacevole in cui si alternano porte, archi, scalette e terrazze ricche di fiori.

Da non perdere assolutamente è la Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate che risale al Settecento, un edificio in stile classico con richiami barocchi e con un sagrato policromo realizzato con ciottoli colorati di fiume che danno vita anche a una rosa dei venti e soggetti marinareschi. Particolarmente suggestivi anche l’organo custodito al suo interno che risale al 1848, e alcune tele interessanti del XVIII secolo.

Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate devia marina

La Chiesa Parrocchiale di Sant’Antonio Abate

Sono ben conservate, inoltre, due torri di avvistamento erette ai tempi della Repubblica di Genova. La Torre Saracena ha una forma quadrangolare e oggi è sede di diverse mostre ed eventi culturali. L’altra, invece, è una torre costiera e ha una forma cilindrica. Sfortunatamente, durante l’alluvione del 1852, metà di essa crollò lasciando solamente un moncone semicircolare.

Il mare e la natura di Deiva Marina

Il bellissimo borgo di Deiva Marina è diviso in due parti principali: il paese vecchio, verso l’interno, che si sviluppa attorno alla piazza di fronte alla Chiesa di Sant’Antonio Abate, e la Marina, appunto, un’area più recente che si affaccia sul mare.

Ma non solo. Deiva Marina è circondata da rilievi, tra cui il più elevato è il monte San Nicolao (847 m s.l.m.). In località Baracchino, invece, un sentiero sale alla sommità del monte Pietra di Vasca (801 m) dal quale è possibile ammirare una vista che spazia dalla fascia costiera tra Sestri Levante e La Spezia, fino alle maestose Alpi Apuane e, verso l’interno, fino al monte Gottero. Nelle alture di Deiva Marina vi è, tra le altre cose, il Passo del Bracco alto 610 m., uno dei tratti più tortuosi e interessanti dell’antica via Aurelia.

Rilievi sinuosi e pittoreschi permettono agli amanti del trekking di regalarsi passeggiate indimenticabili lungo sentieri che alternano strapiombi a picco sul mare e tratti immersi nei boschi di castagno, particolarmente suggestivi durante la stagione autunnale.

Situata nella vallata dei torrenti Deiva e Castagnola, in prossimità della foce, sulla Riviera di Levante, Deiva Marina si distingue per essere una rinomata e frequentata località balneare con ampie spiagge e un mare da sogno. Ci sono anche stabilimenti balneari attrezzati e le coste frastagliate ai lati del borgo ben si prestano per le immersioni subacquee.

Deiva Marina spiagge

L’ampia spiaggia di Deiva Marina

Cosa fare nei dintorni di Deiva Marina

Il comune di Deiva Marina è suddiviso in due frazioni: Piazza e Mezzema e altrettante località come, per esempio, Passano. Viene da sé capire che anche i suoi dintorni regalano diverse bellezze da visitare.

L’antico abitato di Mezzema, situato in zona collinare, dona al visitatore una bellissima Chiesa Parrocchiale dedicata a San Michele Arcangelo. L’edificio è citato nel diploma di Carlo Magno del 774, ma secondo alcune ricerche storiche la sua fondazione potrebbe essere ben più antica, intorno al VII o VIII secolo. Al suo interno è possibile ammirare una statua del Santo creata dallo scultore Anton Maria Maragliano.

Passano, posizionata a 298 m s.l.m., vanta i resti del Castello feudale dell’omonima famiglia distrutto dalle truppe della Repubblica di Genova nel 1174, e dell’Ospedale di San Nicolao di Pietra Colice, con annesso ricovero per i viandanti.

Interessante anche la frazione di Piazza dove è possibile visitare la Chiesa Parrocchiale di Sant’Anna edificata nel XVIII secolo, mentre in località Piani della Madonna è ubicato il santuario di Nostra Signora Assunta costruito sui resti di un preesistente edificio.

Potreste fare una sosta anche a Casa Marcone che è attraversata dalla strada statale 1 Via Aurelia in prossimità del Passo del Bracco. A monte delle abitazioni si trovano ancora tracce dell’antica via Aurelia che un tempo costituiva l’unica via di comunicazione tra Genova e Roma. Inoltre, nei pressi di una estesa radura boschiva, sono ancora evidenti tracce e resti di un accampamento militare resistito fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Infine il Passo del Bracco che possiamo definire il regno dei motociclisti. Un percorso molto antico e già utilizzato dai romani che lo attraversavano per arrivare dall’entroterra delle Cinque Terre al Golfo del Tigullio. Inutile dirvi che i panorami sono bellissimi dal momento che spaziano da Sestri Levante fino a La Spezia.

Passo del Bracco liguria

Un tratto del Passo del Bracco

Un’area dell’entroterra di Deiva Marina che si presta perfettamente per fare escursioni. Il tutto immersi in una macchia mediterranea costellata di pini e castagni. Chi ama fare trekking apprezzerà anche i numerosi sentieri che collegano il borgo di Deiva Marina alle vicine località di Moneglia e di Framura.

Insomma, Devia Marina con i suoi verdi pendii che si tuffano in mare, le piccole spiagge seminascoste, la vasta rete di sentieri che sono eredità delle antiche vie del sale, è un vero e proprio paradiso per gli appassionati di escursionismo, di storia ma anche di mare.

E il suo borgo antico, caratterizzato da vicoli stretti e case color pastello tipiche dell’architettura ligure, è un vero e proprio gioiello da scoprire a passo lento. Così come lo sono le sue numerose frazioni che impreziosiscono le colline circostanti. Un vero e proprio richiamo verso l’entroterra ligure, come i numerosi sentieri che alternano strapiombi a picco sul mare e tratti immersi nei boschi di castagno, per poi tuffarsi nelle incantevoli spiagge locali.

Deiva Marina borgo

Una splendida vista del borgo di Deiva Marina

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Cannero Riviera, il borgo degli agrumi sul Lago Maggiore

Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?”. Forse Johann Wolfgang Goethe si ispirò a Cannero Riviera quando compose questi versi. Per scoprirlo, basta visitare i giardini più settentrionali d’Italia dove crescono gli agrumi in questo borgo dell’Alto Lago Maggiore.

Questa zona del Nord Italia è molto amata dai turisti stranieri, in special modo per l’incontro tra natura e cultura, ed è giunto il momento che la scopriamo anche noi.

La primavera è sicuramente la stagione migliore per assaporare le peculiarità uniche di questa porzione di lago, costellata di borghi storici e di giardini incantati, grazie anche alle spettacolari fioriture che si possono ammirare dall’insolita prospettiva di una romantica crociera.

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Uno scorcio dal Lago Maggiore di Cannero Riviera @Mila Ulchenko

Da sempre vocata alla coltivazione di essenze pregiate di camelie, questa porzione del Verbano ha anche saputo riscoprire e valorizzare lo straordinario patrimonio degli agrumi, coltivati fin dal XIX secolo, grazie a un microclima ideale che ha permesso la nascita di una varietà autoctona chiamata “canarone”. Insomma, qui, sull’Alto Lago Maggiore, è un po’ come essere sulla Costiera Amalfitana.

Il borgo di Cannero Riviera

Durante i mesi primaverili, Cannero Riviera regala scorci di incredibile bellezza. Macchie gialle che paiono frutto di pennellate divisioniste costellano questo borgo Bandiera Arancione del Touring Club e lo trasformano in un inaspettato angolo di Mediterraneo, tra mandarini, arance e cedri, ai piedi delle Alpi e a pochi chilometri dal confine svizzero.

Quando si giunge a Cannero, lo sguardo è subito attratto dall’inusuale spettacolo di giardini e terrazzamenti coltivati ad agrumi che, alla fine dell’inverno, colorano il piccolo
centro affacciato sulle acque del Lago Maggiore. Arance dolci e amare, pompelmi gialli e rosa, limoni, cedri, mandarini, mandaranci e l’autoctono canarone, appunto: un trionfo di delicati effluvi a tinte vivaci, che ogni anno richiama appassionati e curiosi, anche grazie a un evento molto amato.

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Il borgo di Cannero Riviera @Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi – Marco Benedetto Cerini

Le fioriture primaverili di camelie, essenze tipiche del Lago Maggiore, sono ammirabili oltre che negli spazi verdi del borgo anche nell’annuale “Mostra della Camelia”. Eleganti ville, luoghi di culto, il curioso Museo etnografico e della spazzola e gli affascinanti (e misteriosi) Castelli di Cannero (che fanno parte in realtà del territorio di Cannobio e che diventeranno un museo multimediale al termine di un lungo e prezioso lavoro di restauro attualmente in corso) completano l’offerta di questo piccolo centro lacustre, da sempre apprezzato anche per l’alta qualità delle proposte gastronomiche.

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Il porticciolo di Canneto Riviera @Mila Ulchenko

A Cannero, infatti, sorseggiare un aperitivo o una tisana nei locali affacciati sul lago si trasforma in un’esperienza esclusiva: d’obbligo l’assaggio di un Gin Major o di un fumante Bercencione, che valorizzano i profumi inconfondibili degli agrumi canneresi. E per chi è attento al tema della sostenibilità, Cannero offre anche l’opportunità di ammirare i castelli e il piccolo borgo dal lago a bordo di un catamarano alimentato a energia solare.

Gli eventi primaverili a Cannero Riviera

Nei due fine settimana centrali di marzo, il 12-13 e il 19-20, Cannero Riviera ospiterà la quindicesima edizione di “Gli agrumi di Cannero Riviera”, una manifestazione che torna sulle rive del Verbano dopo due anni di stop forzato. Questa edizione sarà dedicata, in particolare, al limone, protagonista di un’originale produzione di parole e musica, messa in scena domenica 13 marzo, dell’esposizione botanica e di quella di ceramiche di
Vietri.

Inoltre, il 26 e 27 marzo si terrà la nuova edizione di “Camelie in mostra”, un tributo al fiore tipico del Lago Maggiore. L’evento offrirà un’esposizione di oltre 200 varietà di camelie,
installazioni nel centro storico, escursioni guidate al bosco delle camelie e al vicino borgo di Oggiogno, concerti, mostre e un mercatino di prodotti a km zero.

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Per le vie di Cannero Riviera @Susy Mezzanotte

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Varzi, un tuffo nel medioevo, nel cuore dell’Oltrepò Pavese

È un tuffo nel passato quello che si compie visitando Varzi, raccolto e grazioso borgo dell’Oltrepò Pavese nel cuore della Valle Staffora, incastonata tra Emilia Romagna, Piemonte e Liguria.

Lungo il corso del torrente da cui la valle prende il nome, il quieto borgo collinare è custode di ben otto secoli di storia tra fortificazioni, muri in pietra, architettura medievale ed elementi rinascimentali e barocchi.

A circa un’ora d’auto da Pavia e a 90 chilometri da Milano, è la meta perfetta per lasciarsi alle spalle la caotica città e ritagliarsi del tempo di qualità per riscoprire un contatto autentico con il territorio: qui passa anche l’antica Via del Sale che è percorribile praticando trekking in varie tappe fino a Genova.

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Centro storico di Varzi

Le meraviglie del centro storico di Varzi

Una visita a Varzi non può prescindere dal pittoresco centro storico cui, in epoca medievale, si accedeva da due porte vegliate da torri: la Torre di Porta Soprana e la Torre di Porta Sottana, costruite a scopo difensivo nel 1275.

Le strette vie e i vicoli lastricati sono fiancheggiati da case in pietra e dai caratteristici portici, tratto distintivo di Varzi, che assomigliano a gallerie: davvero suggestiva è Via del Mercato dalla doppia fila di portici risalenti tra il XIV e il XVI secolo.
Sede in passato del mercato settimanale e via di passaggio delle carovane del sale, oggi ospita negozietti di prodotti tipici tra cui segnalare un’eccellenza locale, il salame Varzi DOP.

Da scoprire sono poi Via Roma, che ospitava il mercato della settimana decenni fa, Via della Maiolica, al confine del muro difensivo, Vico Dietro le Mura, “tunnel” al di sopra del muro di difesa di epoca medievale, e Via di dentro, l’arteria principale da cui partono tutte le vie minori.

Cuore pulsante di Varzi è Piazza della Fiera, su cui si affacciano svariati locali che propongono le bontà della cucina locale e i giardini pubblici dove sostare all’ombra per una pausa rigenerante.

Infine, degne di nota sono la Chiesa dei Rossi con accanto l’ospizio per pellegrini, la Chiesa dei Bianchi del 1646, unica nel suo genere grazie all’interno a forma di quadrifoglio, e la Chiesa dei Cappuccini, edificata alla fine del XII secolo ed esempio di architettura romanica.

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Scorcio del centro di Varzi

Il magnifico Castello e le attrattive “fuori le mura”

Non si può lasciare Varzi senza aver ammirato il Castello dei Malaspina e l’annessa Torre delle Streghe che svetta sul borgo dal XIII secolo: dopo una salita di 130 gradini si gode di un panorama straordinario sull’abitato, le antiche mura, le case in pietra e le colline tutt’intorno.

Nella Torre, costruita per volere dei Malaspina, vennero rinchiuse venticinque donne e alcuni uomini accusati di stregoneria durante l’Inquisizione: da qui il soprannome.

In frazione Cella, invece, da non perdere è il Tempio della Fraternità, monumento custode dei cimeli delle varie guerre, edificato per lanciare un messaggio di pace.

Abbracciato da un rilassante paesaggio collinare, il borgo è punto di partenza ideale per passeggiate nella natura come il sentiero, adatto a tutti, che porta alla Casa del Partigiano, arroccata sul promontorio dove il partigiano Primula Rossa prese il comando per liberare Varzi.

Tra boschi di castagni e lungo il corso del torrente Staffora, c’è davvero l’imbarazzo della scelta per immergersi in un clima di serenità e relax.

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Varzi e la sua campagna