Categorie
Borghi Viaggi

Castelvecchio di Rocca Barbena, grande fascino medievale

È un borgo da fiaba tra i Più Belli d’Italia e i più suggestivi della Val Neva di cui è “sentinella” nell’entroterra del Ponente Ligure: ecco Calstelvecchio di Rocca Barbena, un assaggio di Medioevo dove il tempo sembra smettere di scorrere.

La sua anima è disegnata da antiche “case fortezza” in pietra, dai tetti a terrazza e i sottotetti ad arco per l’essiccazione di funghi e fichi, unite tra loro da archi e caratterizzate dalle sagome dei forni sporgenti dove veniva cotto il pane e dalle bianche cornici alle finestre.

Strette e tortuose stradine si inerpicano dal carruggio principale e conducono al Castello, cui deve il nome, simbolo e custode dell’abitato.

castelvecchio di rocca barbena

Piazza della Torre

Cosa vedere a Castelvecchio di Rocca Barbena

Appena giunti al cospetto del borgo, seguendo la via dal parcheggio panoramico, si ha la sensazione di “tornare indietro nel tempo”: il primo incontro è con Piazza della Torre, cuore di Castelvecchio, spazio vegliato dalle tipiche case in pietra abbracciate l’une alle altre dove anche una graziosa torre medievale.

A lato della Piazza, merita una sosta l’Oratorio dei Disciplinanti, dal curioso campanile a vela, che conserva al suo interno l’affresco di Santa Maria Maddalena.
Ma non solo: lo sguardo si posa poi sull’antica fontana in pietra e il portico con sedili anch’essi in pietra, il punto ideale per fermarsi e godersi la quiete del borgo medievale.

Passeggiando senza fretta lungo stretti vicoli dalla pavimentazione in ciottoli, al termine della discesa si apre uno degli scorci imperdibili di Castelvecchio: un verde prato su cui si affacciano il sagrato della Chiesa parrocchiale dell’Assunta e giochi per i più piccoli, un angolo dove rilassarsi e ammirare la visuale del Castello a protezione delle case in pietra avvolte dai rampicanti.

castelvecchio di rocca barbena scorcio

Scorcio di Castelvecchio

La chiesa, dal campanile che “si fonde” con la facciata, presenta un interno barocco seppur edificata in epoca medievale.

Da qui, ecco il carruggio in salita che conduce al Castello, oggi proprietà privata, che vale però la pena raggiungere per lasciarsi sorprendere dagli scorci lungo il cammino (raccolti cortili, ripide scalinate, case ristrutturate) e dal panorama che si estende a perdita d’occhio sul paese e i suoi dintorni.

Infine, non lasciate Castelvecchio senza aver raggiunto il poggio su cui si staglia il Santuario della Madonna delle Grazie, risalente al XVII secolo.

Escursioni nella natura e il “Sentiero di Ilaria”

Castelvecchio, sulla Strada del Vino e dell’Olio, è meta perfetta per trekking e piacevoli escursioni nel cuore della natura del Ponente, tra boschi di castagni e folti uliveti fino a raggiungere i verdi pascoli incastonati tra le faggete a 1000 metri di altitudine.

Dal borgo partono, infatti, mulattiere e sentieri, tutti ben segnalati, nel sistema ambientale del Poggio Grande.

Uno su tutti, è il “Sentiero di Ilaria“, l’antica strada pedonale che porta all’altrettanto pittoresco borgo di Zuccarello, dove sono visibili le rovine del Castello dei Marchesi del Carretto dove nacque e visse la giovane Ilaria del Carretto: circa un’ora e mezza di facile camminata nella natura e nella storia.

Di interesse paesaggistico sono poi le selvagge rocce della Rocca Barbena, le sorgenti del fiume Bormida e, lungo il “Sentiero delle Terre Alte“, i graziosi borghi di Toirano e di Balestrino, paese fantasma dell’entroterra.

castelvecchio di rocca barbena

Castelvecchio con Piazza e Castello

Categorie
Borghi castelli luoghi misteriosi Viaggi

Il borgo italiano dominato da una fortezza fiabesca

In Italia ci sono tantissimi borghi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato: tra le loro viuzze possiamo ammirare antiche testimonianze di un passato fiorente. Ma c’è un paesino in particolare che vanta una caratteristica davvero affascinante.

Si tratta di un minuscolo agglomerato di casette dominato da un’imponente fortezza, che nel corso dei secoli si è resa protagonista delle più svariate (e misteriose) leggende. La più famosa? Quella della Maschera di Ferro.

Il borgo di Exilles, perla del Piemonte

Il borgo di Exilles si trova nell’alta Val di Susa, immerso in una cornice naturale a dir poco fantastica. Pur essendo a non molti chilometri di distanza da Torino, l’atmosfera è quella di un piccolo villaggio che riposa alle pendici di imponenti montagne. Conta una manciata di abitanti, ed è forse per questo che vi si respira un’aria di autenticità come è difficile trovare altrove. Le radici di questo bellissimo paesino affondano indietro nei secoli, tanto che si ritiene che già in epoca primitiva vi stanziassero alcune popolazioni. In epoca medievale, Exilles passò in diverse occasioni dalla dominazione piemontese a quella francese – ancora oggi si trova quasi al confine, in una posizione strategica.

Sono molte le testimonianze che raccontano la storia di questo suggestivo borgo. Una di esse è la Cappella di San Rocco, splendida architettura romanica risalente al ‘600 che venne costruita con materiali provenienti da un antico edificio di culto – cosa che si evince dai bassorilievi rappresentanti un meraviglioso esempio di arte paleocristiana in ottimo stato di conservazione. Per gli amanti del trekking, Exilles è invece ricordato per essere una tappa dell’antichissima Via Francigena, nella sua variante che, attraversando il Colle del Monginevro, collega la Val di Susa alla Francia meridionale e al Cammino di Santiago. Ma non possiamo parlare di questo paesino arrampicato ai piedi delle montagne senza citare la sua bellezza principale.

Exilles

Il borgo di Exilles

Il Forte di Exilles e le sue leggende

Costruito su uno sperone di roccia che si affaccia sulla strettoia in cui confluisce la Val di Susa, il misterioso e affascinante Forte di Exilles ha una storia antichissima. Venne eretto attorno al VII secolo, e per la sua importanza strategica visse vicende alterne. Per molto tempo venne conteso tra i Savoia e la Francia, passando di mano in mano e assumendo le più svariate funzioni. Alla fine del ‘700 venne raso al suolo per opera di Napoleone Bonaparte, ma pochi decenni dopo – con l’annessione del Piemonte al Regno di Sardegna – venne ricostruito di nuovo, replicando la struttura precedente.

La storia del Forte di Exilles avrebbe potuto trovare la sua fine negli anni ’40, quando venne definitivamente abbandonato. Ma fu la Regione Piemonte ad acquistarlo, con l’intenzione di valorizzarlo. Essendo ancora in ottimo stato di conservazione, è bastato un restauro per riportarlo ai suoi antichi splendori. E oggi il Forte accoglie alcune aree espositive del Museo Nazionale della Montagna di Torino. Insomma, le vicende di questa bellissima struttura che incombe sul borgo di Exilles sembra accomunarla a tante altre simili, sparse in tutta Italia. Ma qui sono nate molte leggende, che la rendono così particolare.

La più famosa è quella della Maschera di Ferro, che ispirò alcuni grandi scrittori e, in seguito, celebri registi – chi non ricorda l’omonimo film con Leonardo Di Caprio? Si narra che, tra il 1681 e il 1687, nel Forte venne rinchiuso un personaggio misterioso, la cui identità è tuttora sconosciuta. Per tutto il tempo della sua detenzione, tale prigioniero indossò una maschera di velluto e venne trattato in modo molto rispettoso dalle sue guardie. Ciò diede vita a tantissime storie che si sono tramandate fino ad oggi, ma il mistero non è mai stato risolto.

Forte di Exilles

Il Forte di Exilles

Categorie
Borghi Europa mare Posti incredibili Spagna Viaggi

Spagna: il borgo che sembra un anfiteatro sul mare

Esiste un luogo, pittoresco e delizioso, che offre alcune delle visioni più suggestive di sempre. Affacciato e bagnato dal Mar Cantabrico, questo borgo assume le sembianze di un anfiteatro sul mare dove a ogni ora del giorno e della notte vanno in scena gli spettacoli più belli, quelli che appartengono alla natura.

Ci troviamo a Cudillero, tra le meraviglie del Principato delle Asturie. È qui, nella regione della Spagna nord occidentale già celebre per quell’appellativo di Paraíso Natural, che troviamo un delizioso paesino arroccato sul versante di una montagna che scende nel mare.

Con le case addossate l’una all’altra, e aggrappate alla roccia, le finestre dai colori cangianti e quelle scogliere che cadono a picco sul porticciolo, Cudillero appare agli occhi di chi lo guarda una cartolina incantata tutta da scoprir e da vivere. Pronti a partire?

Cudillero

Cudillero

L’anfiteatro sul mare

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dai nostri viaggi in Spagna è che questo è un Paese che non smette mai di stupirci, che si racconta generosamente attraverso le sue storie, le culture e le tradizioni conservate nelle città, nei villaggi e nei borghi.

Ogni territorio si configura come un microcosmo delle meraviglie che segue nuove e inedite leggi spazio temporali, diverse da quelle che conosciamo. E Cudillero ne è la conferma.

Il piccolo borgo marinaro è un gioiello sospeso tra cielo e mare, un paesino fatto di profumi inebrianti, tradizioni antiche, di pesca e di colori. Le alte scogliere che svettano verso il cielo affondano le loro radici nel porticciolo, l’anima del borgo, un centro pieno di vita dove si incontrano gli abitanti e dove passeggiano i turisti e i vacanzieri che l’estate giungono qui.

Ed è proprio fissando il porto, da lontano, che è possibile scorgere il profilo migliore del borgo che assume le sembianze di un magico anfiteatro sul mare. Le case e gli edifici del paesino, infatti, sono tutte orientate verso il porticciolo dei pescatori, con lo sguardo verso l’orizzonte infinito, creando così questa suggestiva forme ellittica.

Cudillero

Cudillero

Cudillero: il borgo marinaro più bello delle Asturie

Cudillero è una tappa irrinunciabile per tutti i viaggiatori che raggiungono la Spagna Settentrionale. E basta chiedere a chi ci è già stato per trovarne conferma.

Ogni estate, qui, giungono viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo per scoprire questo borgo marinaro che, nonostante sia molto frequentato da turisti, non si è mai svestito della sua autenticità.

A Cudillero la vita scorre lenta. Segue il ritmo delle onde del mare, del profumo del pescato, dei suoni della natura, e dei sapori, come quello del Curadillo, il piatto caratteristico del borgo. Esperienze che inebriano e soddisfano i sensi e che culminano con scorci meravigliosi che possono essere osservati ovunque.

Basta un’escursione per raggiungere diversi punti panoramici che permettono di osservare le mille sfumature del mare che bagnano il pittoresco borgo. Il faro, La Garita, La Atalaya e El Pico diventano le terrazze panoramiche di questa cartolina dalle Asturie, da qui si possono ammirare le case colorate, la chiesa parrocchiale in stile gotico e i ristoranti di pesce che affacciano sulla piazza acciotolata.

Cudillero

Cudillero

 

Categorie
Borghi Notizie Viaggi

Questi tre borghi sono nella lista dei più belli

Sono 270 i borghi d’Italia che possono vantare la prestigiosa Bandiera Arancione, il marchio di qualità turistico ambientale del Touring Club Italiano che da 128 anni si prende cura del nostro Paese come bene comune. Un numero altissimo raggiunto grazie a 3 new entry che sono una più bella dell’altra.

Dozza, il borgo da oltre 200 murales

Ad ottenere questo prezioso riconoscimento è stato Dozza in provincia di Bologna, un borgo medievale situato sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra. A sorprendere maggiormente il visitatore è che qui l’arte è parte integrante del paesaggio urbano: oltre 200 murales arredano i muri delle case, le strade e le piazze.

Un vero e proprio museo a cielo aperto dove ammirare opere realizzate da nomi prestigiosi dell’arte contemporanea. E la domanda, giustamente, sorge spontanea: perché Dozza è ricca di graffiti? Non è un fatto casuale, c’è una storia ben precisa: o due anni in questo borgo, durante il mese di settembre degli anni dispari, si svolge la Biennale del Muro Dipinto, una manifestazione nata negli anni sessanta.

Durante i giorni in cui si svolge questo evento, numerosi artisti contemporanei realizzano le loro opere direttamente sui muri delle case. In sostanza, le pareti degli edifici diventano vere e proprie tele per i pittori.

Terminata la manifestazione i murales rimangono al loro posto. Ecco perché con il passare degli anni Dozza è divenuta un vivace museo a cielo aperto.

Ma non è finita qui! Questo bel borgo dell’Emilia-Romagna vanta anche un centro storico con una caratteristica forma a fuso, conservando intatto allo stesso tempo l’originale tessuto edilizio di stampo medioevale.

Bellissima la possente Rocca Sforzesca che si trova in cima al paese e che si armonizza perfettamente con il resto dell’abitato. Imperdibili sono gli appartamenti del piano nobile, il salone, i salottini e le camere da letto, la cucina, le prigioni, le stanze di tortura e i camminamenti sulle torri. Mentre al secondo piano si trovano il Centro Studi e Documentazione del Muro Dipinto e la Collezione Mascellani. Nei sotterranei, invece, c’è l’Enoteca Regionale dell’Emilia Romagna.

Dozza bandiera arancione

Stradine e portici di Dozza

Manciano, un’esplosione di natura e storia

L’altro borgo che ha ottenuto la Bandiera Arancione è Manciano in provincia di Grosseto. Ci troviamo, quindi, nella splendida cornice della Maremma Toscana, e perciò anche in prossimità delle famose Terme di Saturnia.

Già questo fa capire che il paese offre una vista meravigliosa su tutta la zona, una panorama che spazia dal mare ai rilievi, dalla vetta dell’Amiata al Lago di Bolsena (situato nella Tuscia Viterbese). Una vista così ampia, variegata ed eccezionale che gli è valsa il soprannome di “Spia della Maremma“.

Il centro storico di Manciano è certamente una tappa imperdibile in cui poter passeggiare tra stretti vicoli impreziositi da pittoresche terrazze cariche di fiori, archi e scorci panoramici che incantano qualsiasi visitatore.

Di particolare interesse, in questo borgo ricco di storia e natura, sono i suoi edifici e monumenti più antichi come la Chiesa di San Leonardo, dedicata al patrono del borgo, la Chiesetta della Santissima Annunziata, appena fuori il centro storico, la Torre dell’Orologio, la Fontana di Piazza Garibaldi, in stile liberty, e la cinta muraria con le sue porte di accesso e le sue antiche torri di avvistamento. Un luogo davvero ricco di tesori da scoprire.

manciano bandiera arancione

Manciano visto dalla strada

Sasso di Castalda, patrimonio naturalistico incontaminato

L’ultimo borgo che ha ottenuto la prestigiosa Bandiera Arancione è Sasso di Castalda in provincia di Potenza, un luogo che si distingue per essere una delle principali attrattive della Basilicata grazie alla sua bellezza e alla sua tipicità.

Sono diversi gli edifici e i luoghi di interesse, ma tra questi merita una menzione la Chiesa dell’Immacolata Concezione all’interno della quale è possibile ammirare dipinti seicenteschi della Madonna e un bellissimo busto del ‘700 di Sant’Emidio;

Particolarmente suggestive anche le ripide scalette e le caratteristiche casette in pietra arroccate all’ombra di alte rocce, dalle quali scorgere meravigliose vedute sull’irresistibile paesaggio circostante.

Ma l’attrazione per eccellenza di Sasso di Castalda è il “Ponte alla Luna”, un’opera straordinaria inaugurata il 6 aprile del 2017 costituita da due ponti tibetani, tra i più lunghi ed affascinanti di tutto il mondo. Il più breve ha un’altezza inferiore, come se fungesse da prova per testare il coraggio dei viaggiatori, mentre il più lungo è decisamente più impegnativo e adrenalinico.

Un percorso eccezionale e che si sviluppa lungo le sponde del Fosso Arenazzo, ai piedi del caratteristico centro storico che rende questo borgo un territorio incontaminato. Ma la cosa più interessante è che per arrivare al primo ponte tibetano è necessario percorrere i vicoli del borgo stesso: uno scenario incantevole, fiabesco, un vero mix si storia antica e natura.

Sasso di Castalda bandiera arancione

Una veduta di Sasso di Castalda

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Sono 3, quindi, i nuovi piccoli borghi eccellenti dell’entroterra italiano che ottengono la prestigiosa Bandiera Arancione, luoghi dove la qualità dell’accoglienza, la sostenibilità ambientale, la tutela del patrimonio artistico e culturale si uniscono per regalare un’esperienza di viaggio autentica.

Minuti centri che accolgono qualsiasi tipologia di viaggiatore grazie alle comunità ospitali che, con impegno ed entusiasmo, mantengono vive le tradizioni, tutelano il patrimonio locale e animano i territori attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni.

Del resto, il programma territoriale Bandiere arancioni, in coerenza con i principi sui cui si fonda il TCI, promuove la scoperta di luoghi poco conosciuti del nostro Paese, ma che allo stesso tempo sono di grande pregio. L’obiettivo è anche condurre il viaggiatore a visitare questi posti certamente assaporandoli, ma anche avendone cura proprio proprio perché preziosi.

I borghi che hanno ottenuto questo riconoscimento oggi sono 270 e rappresentano l’8% delle oltre 3.250 candidature analizzate. A tal proposito Isabella Andrighetti, Responsabile Certificazioni e Programmi Territoriali del TCI, ha dichiarato: “Con l’assegnazione di questi tre nuovi riconoscimenti, confermiamo ancora una volta il nostro impegno concreto e continuativo nel prenderci cura dell’Italia come bene comune. Promuoviamo un modello di sviluppo per le aree interne che sia durevole nel tempo, rispettoso dell’ambiente e costruito sul protagonismo delle comunità ospitanti affinché il rilancio del nostro Paese, una volta superate definitivamente le criticità attuali, possa partire proprio da queste piccole realtà eccellenti“.

Non resta che organizzare dei viaggi in Italia, da Nord a Sud, per andare a scoprire queste 3 preziose perle del nostro Paese.

Ponte della Luna basilicata

Il meraviglioso Ponte della Luna

Categorie
Borghi Viaggi

Il borgo italiano che sembra un miraggio

L’Italia è ricca di piccoli borghi affascinanti, luoghi dove le lancette dell’orologio paiono essersi fermate secoli fa. Se molti di essi stanno vivendo un’inaspettata popolarità, per altri la situazione è ben diversa. Rimasti pressoché nascosti tra le pieghe del tempo, sono perle così affascinanti che chiunque vi arrivi non può che rimanere a bocca aperta. Ed è proprio un minuscolo borgo sperduto tra le colline, quello che ci ha conquistati. Vediamo perché è così speciale e quali sono le sue bellezze, tutte da scoprire.

Burgos, piccola perla della Sardegna

La Sardegna non è solamente fatta di spiagge spettacolari e vivace vita notturna: è soprattutto nell’entroterra che spuntano piccoli borghi suggestivi, vere meraviglie in grado di sorprenderci con antiche testimonianze del passato e panorami da sogno. Uno di questi è Burgos, minuscolo centro abitato in provincia di Sassari, che sorge nel cuore del Goceano. Qui, tra vaste vallate verdeggianti e impervie montagne rocciose, la natura è ancora incontaminata. Il paesino è nato in epoca medievale, almeno così come lo conosciamo oggi. Ma ancora prima su questo territorio si trovava un villaggio nuragico che ha lasciato splendide tracce del suo passaggio.

Nucleo di Burgos è senza dubbio il suo misterioso castello, che svetta maestoso dalla vetta della collina, dominando l’intera valle. Proprio più avvicinandoci alla fortezza possiamo trovare il centro storico del paese, la sua parte più antica dove tutto sembra essere rimasto come una volta. Il Castello di Burgos venne edificato nel 1129, su una rupe di granito ad oltre 600 metri di quota. Nel suo passato si celano molti drammi, tra cui la morte di Adelasia Di Torres, la donna che aveva contratto un infelice matrimonio con il figlio di Federico II di Svevia. Secondo le leggende, tra le sue mura vi aleggerebbe ancora il fantasma di Adelasia, addolorata per la sua triste sorte.

Passato di mano in mano nel corso dei secoli, il maniero ha subito purtroppo imponenti danni dovuti all’incuria. Tuttavia merita ancora una visita: per arrivarci occorre salire una ripida scalinata nella roccia, e già durante il tragitto ha inizio la meraviglia. Il panorama è infatti spettacolare, e si apre via via che la fortezza si avvicina. Di questa non restano che pochi ruderi, i resti di una triplice cinta muraria e l’imponente torre quadrata che ancora svetta verso il cielo con i suoi 15 metri di altezza.

Cosa vedere a Burgos

Se il panorama di cui si gode dall’alto della rupe sembra quasi un miraggio, è tra le viuzze di Burgos che possiamo ammirare alcune bellezze incredibili. Il centro storico è un groviglio di casette intonacate dai tetti coloratissimi, molte delle quali presentano curiosi murales che donano un tocco di vivacità ad un luogo che sembra quasi spegnersi. Il paesino sta infatti vivendo il fenomeno dello spopolamento, e solo poche centinaia di abitanti resistono caparbiamente al fascino della città e delle sue comodità, per continuare a respirare l’atmosfera autentica della Sardegna. Una tappa da non perdere è il Museo dei Castelli della Sardegna, dove trovare testimonianze degli oltre 100 castelli che caratterizzano il territorio sardo.



Booking.com

Infine, facciamo un tuffo nella natura selvaggia. Il paesino di Burgos è infatti circondato da una folta vegetazione e da alcune sorprese incredibili. Qui si snodano le foreste di Badde Salighes e di Burgos, entrambe rigogliose e assolutamente da esplorare: la seconda è popolata da tantissimi asinelli, da cavalli e dai piccoli pony sardi, chiamati giarab. Non c’è luogo migliore per una bella camminata, approfittando dei tanti sentieri che si snodano all’interno del bosco e conducono nuovamente al paese.

Burgos

Il borgo sardo di Burgos in provincia di Sassari

Categorie
Borghi itinerari culturali Viaggi

Tursi, il borgo circondato dai calanchi

Abbracciato dalla fiabesca cornice dei calanchi in provincia di Matera, il borgo di Tursi è un autentico gioiello del territorio, famoso per aver dato i natali ad Albino Pierro, annoverato tra i maggiori poeti italiani della seconda metà del Novecento e candidato più volte al Nobel per la Letteratura.

Un paesaggio plasmato da canyon, pinnacoli e bianche dune rocciose, un nucleo storico che gli ha valso il titolo di “Borgo Autentico d’Italia“, attrazioni di un tempo che fu a catturare lo sguardo a ogni passo: scopriamo di più su questa meraviglia della Basilicata.

tursi panorama

Scorcio di Tursi

La storia del borgo

Tursi vide la luce prima dell’anno Mille a opera dell’antico popolo italico degli Enotri con il nome di Pandosia.

Nel 281 a.C. l’area fu teatro dello scontro tra i Romani e Pirro, Re dell’Epiro, e il nucleo abitato venne distrutto durante le guerre condotte dal generale romano Silla: dalle sue rovine sorse allora Anglona, semidistrutta poi dai Visigoti che costruirono il Castello in collina dove gli abitanti poterono rifugiarsi.

Nacque così il borgo della Rabatana, il cui nome si deve ai Saraceni che conquistarono parte della pianura nel IX secolo.

A questa invasione, seguirono quelle dei Bizantini, Normanni e Svevi che contribuirono allo sviluppo del borgo: infine, dopo la distruzione definitiva di Anglona, nel Quattrocento gli abitanti si trasferirono a Tursi.

Cosa vedere a Tursi: le attrazioni da non perdere

Una visita al suggestivo borgo dei calanchi può iniziare dal suo cuore storico, la Rabatana, raggiungibile percorrendo per circa 200 metri una ripida strada che si snoda al di sopra dei burroni, una sorta di gradinata chiamata “petrizze”: qui spicca il Picciarello, lembo di terra che dalla collina del Castello si protende su vertiginosi precipizi.

Della fortezza oggi rimangono i cunicoli sotterranei ma le ricostruzioni indicano che aveva pianta quadrangolare, quattro torri cilindriche e due piani.

L’incantevole intrico di case in pietra e laterizio edificate dai Saraceni nell’850 a.C. e il complesso sistema di strettoie e grotte accessibili soltanto attraverso le abitazioni, fanno del quartiere un pregevole esempio di architettura spontanea dalla chiara influenza araba.

Qui trovò ispirazione per le sue opere il poeta Albino Pierro alla cui memoria è stato realizzato l’omonimo Parco Letterario situato nella casa in cui nacque nel 1916 nello storico rione San Filippo: l’edificio si compone di un seminterrato e due piani.

Al primo piano si ammira la biblioteca con opere e la collezione personale del poeta nonché la riproduzione del suo studio a Roma; il secondo piano invece ospita la pinacoteca con la mostra permanente dei dipinti ispirati alle liriche di Pierro a cura di artisti locali.

Il Parco, sede di eventi culturali, manifestazioni e visite guidate, dona una vista superba sui calanchi, il convento di San Francesco e il torrente Pescogrosso.

cattedrale tursi

La Chiesa Cattedrale dell’Annunziata

Degna di nota la Chiesa Cattedrale dell’Annunziata in Piazza Maria SS. di Anglona, risalente al XV secolo ed elevata a Cattedrale nel 1546.

Ricostruita nel 1988 a seguito di un incendio, presenta pregevoli altari in marmo, due tele settecentesche ai lati dell’altare maggiore e il soffitto a cassettoni: l’esterno è impreziosito dal portone in bronzo raffigurante scene religiose, lo stemma papale e lo stemma del vescovo.

Altri edifici di culto da non tralasciare durante una visita a Tursi sono la Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore eretta tra il X e l’XI secolo, dagli interni in stile barocco e facciata quattrocentesca, e la Chiesa di San Filippo Neri, dedicata al patrono del borgo, edificata in stile barocco nel 1661.

tursi

Panorama di Tursi

Categorie
Borghi itinerari culturali musei Pesaro E Urbino Viaggi

Pietrarubbia, il borgo solitario che sembra un museo medievale

L’Italia è un Paese meraviglioso, un luogo che incanta viaggiatori provenienti da tutto il mondo con le sue attrazioni naturali, con quelle costruzioni monumentali, con i mari azzurri e cristallini baciati dal sole, con i borghi che preservano le tradizioni secolari che si tramando da generazioni.

Eppure, anche quando crediamo di conoscere bene ogni angolo dello stivale, ecco che nuovi luoghi fanno capolino come per magia, per incantarci e a affascinarci, per ricordarci quanto è bella l’Italia. Ed è quello che è successo quando ci siamo trovati al cospetto di Pietrarubbia, il piccolo borgo della provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, arroccato su un massiccio roccioso che domina tutta la valle del torrente Apsa.

Si tratta di uno dei più antichi borghi dell’intero territorio di Montefeltro che affonda le sue origini in secoli antichi, gli stessi che sono rimasti impressi sui ruderi e sui resti degli edifici che dominano il borgo e i suoi dintorni.

Pietrarubbia

Pietrarubbia

Benvenuti a Pietrarubbia

Le prime notizie del borgo marchigiano, che deve il suo nome alla colorazione rossastra della roccia su cui sorge, risalgono agli anni immediatamente precedenti al 100 d.C. Le storie locali, però, attribuiscono la nascita dell’insediamento ancora prima, addirittura al V secolo. Quello che sappiamo con certezza è che le testimonianze storiche e architettoniche che qui sopravvivono rendono Pietrarubbia un borgo medievale tutto da scoprire.

Del resto, passeggiando all’interno dell’antico borgo si ha come l’impressione di fare un salto temporale nel Medioevo, come se ci si trovasse all’interno di un museo a cielo aperto dove il passato e il presente si fondono, dove sembra quasi di poter immaginare le giornate di dame e cavalieri che qui vivevano.

Cosa vedere nel borgo che sembra un museo

Silenzioso e solitario, il piccolo borgo medievale di Pietrarubbia è un gioiello da scoprire. Situato alla pendici del monte Carpegna, in una posizione strategia e panoramica, fu scelto come sede di un castello fortificato che sovrastava il borgo, del quale oggi resta solo una terra e pochi resti fortificati.

L’iconica costruzione, presente in ogni cartolina di viaggio, è raggiungibile attraverso un sentiero ripido e breve che conduce proprio lì, in quella posizione panoramica dalla quale è possibile osservare tutto il territorio circostante. I resti della fortificazione, invece, non sono accessibili, ma è presente un percorso che consente di girarci intorno.

Come molti borghi italiani, anche Pietrarubbia ha dovuto combattere contro lo spopolamento iniziato intorno al 1960. Questo ha portato al naturale declino del territorio per diversi anni fino a quando il celebre Arnaldo Pomodoro ha scelto di investire nel paese che gli ha dato i natali. Il borgo è stato così ristrutturato, diventando oggi una destinazione sempre più raggiunta dai viaggiatori, seppur ancora molto distante dagli itinerari turistici più battuti.

Occhi ben aperti e lunghe passeggiate, è così che si va alla scoperta di questo solitario paese. Tonino Guerra lo descrisse come “Il borgo di pietre morbide che accarezzano gli occhi”.

Pietrarubbia oggi è diventato un museo a cielo aperto grazie alla presenza di una scuola di alto artigianato specialistico creata dallo stesso Pomodoro, il Centro Tam, che ha esposto le sculture degli allievi al suo esterno. Ma il suo patrimonio storico e culturale, che affonda le sue radici nel passato, è intriso in ogni dove. È raccontato nei resti del castello, in quegli edifici ristrutturati con i materiali delle fortificazioni preesistenti e da quella meravigliosa chiesa dedicata a San Silvestro la cui struttura risale all’epoca medievale.

Pietrarubbia, resti del castello

Categorie
Abruzzo Borghi Castel Del Monte castelli Notizie Viaggi

Un’incredibile scoperta lo rende il castello rivelazione d’Italia

Non è di certo la Reggia di Caserta e nemmeno Castel del Monte, eppure questo piccolo maniero è un gioiello che non ha pari in Italia.

Per secoli fu la residenza dei Conti Valperga, fino a quando, nel Rinascimento, non vennero erette delle altissime mura e delle imponenti torri a guardia del castello.

Oggi che le mura sono state abbattute e che sono stati fatti diversi lavori di restauro, questo meraviglioso maniero ha svelato degli incredibili segreti rimasti celati finora. Tre anni di restauri hanno infatti riportato alla luce un sorprendente ciclo di affreschi risalenti alla fine del Seicento, ancora perfettamente conservato.

Il castello rivelazione

Stiamo parlando del Castello di Masino che è inserito nel circuito dei castelli del Canavese ed è oggi un bene del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano). Fino a poco tempo fa, quello conosciuto come Salone dei Savoia era una quadreria ottocentesca dalle pareti intonacate di bianco. Si intuiva solo a sprazzi che sotto lo strato di bianco si trovava una decorazione ma mai si pensava a una simile scoperta.

castello-masino

Il Castello di Masino, bene del FAI

La scoperta degli affreschi

Rimossa la pittura su 480 metri quadrati di superfici, il Salone dei Savoia ha rivelato l’aspetto che aveva alla fine del Seicento: un salone di rappresentanza sontuosamente affrescato con architetture dipinte a trompe l’oeil che inquadrano vedute paesaggistiche di 22 città del Piemonte e della Savoia, con un fregio di 147 stemmi nobiliari, culminanti nel simbolo dell’unione matrimoniale di Vittorio Amedeo II e Anna d’Orléans, nipote di Luigi XIV, sposi nel 1684, rappresentata al centro della volta, e con un albero genealogico alto 3 metri sul camino.

Committente degli affreschi fu il Conte di Masino, Carlo Francesco Giuseppe Valperga, (1655-1715) che immaginò il salone come fulcro di un percorso cerimoniale e di rappresentanza, tipico delle regge, che includeva la galleria e tre camere intitolate ai regni di Spagna, Austria e Francia, le cosiddette Camere degli ambasciatori.

Nel Seicento, questi spazi ospitavano udienze, incontri e soggiorni di diplomatici e personaggi della nobiltà italiana e straniera, ma anche gli stessi membri di Casa Savoia.

Si tratta di un programma iconografico a oggi senza confronti, dicono gli esperti del FAI, che attraverso l’uso dell’araldica celebra la dinastia sabauda, cui la famiglia Valperga, proprietaria da secoli del castello era strettamente legata.

Il salone, l’ambiente più grande del Castello di Masino, oltre che restaurato è stato riarredato così com’era un tempo, con poltrone alle pareti e grandi lanterne dorate al centro ed è oggi divenuto il fulcro del percorso di visita.

La visita del Castello di Masino

Per raccontare la storia del Salone dei Savoia appena restaurato e riaperto al pubblico e per invitare i visitatori alla scoperta delle sue tante storie, dei simboli e dei riferimenti che contiene, il FAI ha aggiunto al percorso di visita un nuovo spazio dedicato all’approfondimento nella ex-loggia affacciata sul paesaggio adiacente al salone, con quattro video touch-screen e una copia del Theatrum Sabaudiae a disposizione dei visitatori.

L’edificio è letteralmente ricoperto di affreschi, mobili di raffinatissima fattura ed è sede di un museo di carrozze settecentesche davvero straordinario.

Tanti sono gli ambienti incredibili che si possono visitare. Come la ricca biblioteca e la galleria dei poeti, completata nel 1814, sulle cui pareti è dipinto una sorta di pantheon di poeti e scrittori ritratti cronologicamente, da Dante ad Alfieri.

Splendido è l’appartamento di Madama Reale, così chiamato in seguito alla lunga permanenza di Giovanna Battista di Savoia Nemours. Fu fatto costruire attorno al 1670 dal Conte Carlo Francesco I di Masino per la reggente di Casa Savoia, seguendo il modello del Castello Ducale di Agliè e del Castello Reale di Racconigi. Al lato del grande cortile interno terrazzato, che costituisce lo spazio interno della dimora, isolata in un angolo si trova la Torre dei venti, una torre esagonale il cui tetto è coperto di coppi rossi, gialli e verdi con in cima una piccola bandiera di metallo segnavento. All’interno, sul soffitto, è dipinta una dettagliatissima rosa dei venti, creata dal soffio di moltissime faccine di bimbi.

Il castello è circondato da un immenso parco lussureggiante in tipico all’inglese che si estende per diversi ettari. Una strada lo percorre per intero attraverso alcuni boschetti fino ad arrivare alla vicina località di Strambino. Nel parco, verso la fine del viale alberato che da un’uscita laterale del castello porta a uno spiazzo panoramico con una vista che arriva fino all’imbocco della Valle d’Aosta, si trova il secondo labirinto botanico più grande d’Italia (il primo è il Labirinto della Masone in provincia di Parma).

castello-masino-Salone-Savoia

Il Salone dei Savoia del Castello di Masino restaurato

Categorie
Borghi Viaggi

I borghi più sostenibili d’Italia, dove fare esperienze “local”

In alcuni dei Borghi più belli d’Italia si possono fare delle esperienze davvero “local”. E questo grazie a un accordo stipulato con i Coltivatori di Emozioni, la prima piattaforma italiana di social farming, che ha lo scopo di salvaguardare il patrimonio agricolo nazionale attraverso un sistema di sostegni agli agricoltori, veri custodi delle antiche tradizioni agroalimentari italiane.

Ciascuno di noi può sostenere un agricoltore, anche a livello individuale, trascorrendo un giorno o un weekend in un borgo. Tra le varie forme di sostegno, ci sono le “experience”, che offrono a turisti la possibilità di scoprire le tradizioni e le eccellenze agricole di un territorio e dei suoi piccoli borghi, partecipando attivamente alla vita dell’azienda.

Tantissimi sono i borghi dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia che hanno aderito e tante anche le esperienze che si possono fare. Ecco alcuni esempi e dove andare.

I borghi e le esperienze

A Castelnoceto, nel Monferrato, si può diventare “Tartufaio per un giorno”, passeggiando nei boschi insieme ai cani da tartufo e al cavatore, che spiegherà le dinamiche legate alla ricerca del famoso e prezioso tubero. Non manca una degustazione e aperitivo a base di funghi e tartufi in agriturismo. Il periodo in cui si può fare questa esperienza va da aprile a gennaio.

zafferano_Abruzzo

L’esperinza della raccolta dello zafferano in Abruzzo ©CdE Cooperativa Altopiano Navelli

Si può provare a fare il coltivatore di zafferano a Navelli, in Abruzzo, detto anche il borgo dell’oro rosso, insieme al Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila DOP: si assiste alla raccolta dello zafferano, con i suoi magnifici fiori viola, e alle fasi di lavorazione con tanto di degustazione. Questa esperienza si può fare tutto l’anno.

Sempre in Abruzzo, ma ad Anversa, tra il Parco della Majella, il Parco Nazionale d’Abruzzo e la Riserva Regionale delle Gole del Sagittario, si può trascorrere “Un giorno da pastore” nel Bio-agriturismo La Porta dei Parchi, famoso per aver rilanciato la transumanza promuovendo un modello di agricoltura multifunzionale e sostenibile basato su un approccio biologico e tradizionale. L’esperienza comprende un’uscita al pascolo con il gregge, il pranzo in fattoria e il laboratorio “dal latte al formaggio”. Si può fare tutto l’anno.

pastore-abruzzo

Un giorno da pastore in Abruzzo ©CDE Gallo Larino Abruzzo

Nella Tuscia laziale si può fare l’orticultore per imparare le tecniche di preparazione del terreno, modalità e tempi di semina per preparare un orticello o seminare in vasi da portare a casa. A “Sutri con l’orto di Vi” (Vi sta per Viviana che insegna queste tecniche) si raccolgono i prodotti freschi dell’orto, si passeggia con le caprette e si fa una sostanziosa merenda del contadino. Si può fare tutto l’anno.

In Sicilia, si può fare il coltivatore di cipolle: nell’azienda agricola La Collina degli Iblei, oltre a mandorle e grani antichi si coltiva la Cipolla di Giarratana, che ha reso famoso questo minuscolo Comune. Si assiste alla fase di raccolta e incassettamento e si cena a base di “scacce”, le conserve di cipolle e i prodotti tipici dell’azienda. La Val di Noto, con le sue perle barocche, e Ragusa sono a pochi chilometri, per un fine settimana completo e appagante. L’esperienza si fa da giugno a settembre.

Per chi cerca il benessere, l’azienda BioSannio di Castropignano, in provincia di Campobasso, propone “Apiario del Benessere a Oratino”: si tratta di strutture di legno con panche per rilassarsi dove sotto sono posizionate le arnie a conduzione biologica. L’atmosfera che hanno ricreato all’interno dell’apiario è quella tipica di un alveare: calda, profumata e accogliente. Esperienza unica, suggestiva e multisensoriale alla scoperta del mondo delle api e della loro importanza, anche attraverso l’attività didattico-formativa per grandi e bambini.

Sempre per chi ama le api, nel borgo di Viggianello, in Basilicata, l’azienda Serra del Prete propone una giornata dedicata alle api, con visita dell’apiario, smielatura e degustazione. Si fa da maggio a settembre.

Chi desidera fare un po’ di attività fisica, può partecipare a un trekking a Carentino, nel Monferrato, tra i noccioli dell’azienda agricola I Bò, alla scoperta della fauna locale (caprioli, scoiattoli, cinghiali) e fare birdwatching. Per terminare con degustazioni di vini biologici, di prodotti dell’agriturismo a base di riso e anche una merenda sinoira – un’usanza tutta piemontese, uno spuntino tra metà pomeriggio e l’ora di cena – con vini e prodotti tipici dolci e salate fatti con nocciole TGT (tonda, gentile, trilobata) e Spa alle Terme di Acqui. Il periodo in cui si può fare questa esperienza va da aprile a ottobre.

Sempre in Piemonte, si può provare a essere “Viticoltore in Vho”, un borgo vicino a Tortona, che include un trekking tra i colli torinesi e la degustazione del vino degli antichi vigneti di Timorasso, di recente riscoperto grazie alle sue caratteristiche enologiche. Si può fare tra aprile e gennaio.

san-leo-romagna

Il borgo di San Leo, in Romagna

Agli appassionati delle due ruote è dedicata l’esperienza che si fa nel meraviglioso borgo di San Leo, nell’entroterra riminese: si visita l’antico forno di San Leo con un laboratorio di panificazione – e assaggio – e un’escursione in e-bike tra i sentieri dell’Alta Marmarecchia. L’organizza la cooperativa Fer-Menti da aprile a ottobre.

Da aprile a settembre, l’azienda vitivinicola TerraQuilia, nel borgo di Guiglia, in provincia di Modena, propone un “Trekking tra i vigneti in alta quota”, un percorso tra boschi e vigneti accompagnati da una Guida ambientale escursionista (GAE) fino alla terrazza panoramica detta Il balcone dell’Emilia. L’esperienza prevede anche una lezione di cucina durante la quale le sfogline – le signore che “tirano la sfoglia” armate di energia e mattarello – rivelano i trucchi per una pasta tirata a mano perfetta: si preparano garganella, farfalle, una pasta ripiena, come i tortellini, e si visitano anche le cantine. Si può fare da maggio a ottobre.

Terraquilia_Lambrusco

Il borgo di Guiglia ©CdE Emilia Terraquilia

Per chi adora mettere “le mani in pasta”, a Castel San Pietro Romano, nel Lazio, si prepara il famoso Giglietto, biscotto tipico e Presidio Slow Food, oppure si può partecipare a una cooking experience all’interno del forno delle sorelle Fiasco. Sono previste anche la visita naturalistica e al museo diffuso.

Chi ama la vendemmia può optare per la Puglia con “Tralci di Fuoco Pugliese”, un soggiorno alla Tenuta San Nicola, a Novoli, in provincia di Lecce, dove si partecipa alle fasi della vendemmia, si fa merenda tra le vigne e si cena a base di prodotti pugliesi.

Oppure a Bonassola, in Liguria, dove si trova l’azienda vitivinicola Ca du Ferrà immersa in un contesto rurale con l’antico mulino che conserva una ruota originaria. Si fa da aprile a giugno.

L’olio è, invece, protagonista di “Castiglione del Lago, la perla del Trasimeno” in Umbria, con visita al frantoio locale e degustazione di prodotti tipici.

Particolarmente indicata per i più piccoli è l’experience “Fattoria didattica a Mercato Saraceno” all’Agriturismo Clorofilla, nella campagna romagnola, dove i bambini e i ragazzi, attraverso diversi laboratori, possono conoscere da vicino il mondo della campagna, il mondo degli animali (maiali, capre, conigli, galli e galline, oche, anitre, faraone) e imparare come nascono il pane, la pasta, il vino, come si coltiva un campo, si lavora la lana e come trascorre la giornata un contadino. Si può fare da maggio a ottobre.

Categorie
Borghi Notizie Veneto Viaggi

Soave è il Borgo dei Borghi 2022, piccola perla veneta

Come di consueto, anche quest’anno si è tenuto l’attesissimo appuntamento con Kilimangiaro, la speciale puntata dello show di Rai3 durante la quale abbiamo scoperto il vincitore del Borgo dei Borghi 2022. La vittoria è andata per la prima volta al Veneto, che ha partecipato all’iniziativa con un piccolo paesino delizioso: stiamo parlando di Soave, splendida perla incastonata tra le colline ricche di vigneti.

Soave, il Borgo dei Borghi 2022

Ogni anno si rinnova l’appuntamento con il concorso del Borgo dei Borghi, che puntualmente premia uno dei suoi 20 partecipanti con un prestigiosissimo titolo. Stavolta il riconoscimento va al paesino di Soave, che già da tempo vanta anche la Bandiera Arancione per le sue eccellenze territoriali. Si tratta di un borgo incantevole, che ospita le vestigia del suo florido passato sotto forma di splendide architetture che punteggiano il suo territorio. E non solo: è anche un’importante meta enogastronomica, apprezzata soprattutto per il suo rinomato vino.

Immerso nel panorama splendido delle campagne venete, a non molta distanza dalla città di Verona, il paesino è circondato da rigogliosi vigneti da cui si produce il celebre bianco Soave Doc. È proprio qui, in questo ambiente naturale da sogno, che si snoda la Strada del Vino: ben 50 km da percorrere a piedi o in mountain bike, tra colline verdeggianti e antiche cantine, dove poter assaporare un buon calice pregiato assieme a qualche altra specialità gastronomica della zona. Ma è nel centro storico del borgo che possiamo perderci ammirando le sue meraviglie.

Le bellezze di Soave, piccolo borgo veneto

Paese ricco di storia, Soave affonda le sue radici in epoca romana, a cui risalgono alcuni antichi sepolcreti. È invece durante il periodo medievale che venne eretto il suggestivo Castello Scaligero, ancora oggi in perfetto stato di conservazione – grazie ai numerosi restauri che subì nel corso dei secoli. Passato di mano in mano tra le più importanti famiglie dell’epoca, il maniero venne poi dotato nel ‘300 di imponenti mura di cinta che circondavano il nucleo storico del borgo, anch’esse conservatesi magnificamente.

La fortezza visse vicende alterne, finendo persino trasformato in fattoria e poi abbandonato per lungo tempo. Ma nell’800 venne finalmente restaurato e tornò al suo antico splendore, proprio come lo si può ammirare oggi. I suoi rigogliosi cortili, il grande mastio e le imponenti sale che custodiscono antichi reperti sono bellezze tutte da scoprire. Ma il borgo di Soave non è certo rappresentato solo dal suo affascinante castello: vi sono molte altre splendide testimonianze storiche, come ad esempio le meravigliose chiese che albergano nel nucleo più antico del paese.

Il Santuario di Santa Maria della Bassanella, risalente addirittura all’XI secolo, è un piccolo scrigno di opere d’arte molto prestigiose, tra cui alcuni affreschi di un grande artista locale. Mentre il Duomo dedicato a San Lorenzo è un piccolo capolavoro rinascimentale che conserva bellissimi arredi barocchi. Lungo le viuzze del paese, inoltre, si possono ammirare alcuni incantevoli palazzi nobiliari ancora oggi di grande splendore. Ne sono esempio il Palazzo di Giustizia, eretto nel XIV secolo, che accoglie il tribunale e una vivace enoteca, ma anche il piccolo gioiello gotico-veneziano di Palazzo Cavalli, che un tempo presentava sulla facciata alcuni suggestivi affreschi quattrocenteschi.