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Un segreto amalfitano: il borgo costiero di Atrani

A una manciata di curve e una galleria nella roccia da Amalfi la piccola Atrani sbuca all’improvviso. Sotto, da un lato, l’affaccio dalla strada sopraelevata ad archi che la percorre come un balcone è sulla spiaggia, dall’altro è sulle case che si stagliano col loro bianco abbagliante sulla montagna di rocce, terrazzini verdi e frutteti.

Il cuore di questo borgo marinaro è la piazzetta Umberto I: dove un tempo si tiravano le barche per proteggerle dalle mareggiate, oggi c’è un salottino accogliente e raccolto. Passeggiando nell’intrico dei vicoli (che ispirarono a Escher l’opera “Vicoli coperti“) e delle scalinatelle che si dipana da via dei Dogi, il corso principale, si possono scoprire scorci splendidi. Se il tramonto regala dei bellissimi colori, facendo risaltare i balconi in ferro battuto e le persiane verdi, i cestini di vimini per issare la spesa e i pomodori appesi (con la forma “a pinneolo”), bisogna aspettare di vederla la sera: quando le finestre si illuminano sembra di essere in un presepe.

Cosa vedere ad Atrani, un tuffo nella storia

Pur essendo molto piccola le cose da vedere non mancano: al tempo delle repubbliche marinare, infatti, qui vivevano le famiglie più nobili di Amalfi e qui si incoronavano e venivano seppelliti i dogi. Il punto di partenza non può quindi che essere la chiesa di S. Salvatore di Birecto, dove birecto non è null’altro che il berretto che veniva posto sul capo del doge. Pesantemente rimaneggiata fu fondata però nel 940: ha un piccolo campanile a vela e una porta in bronzo, con formelle intarsiate con argento, rame e smalto, arrivata nel 1087 dalle botteghe di Costantinopoli, come dono di Pantaleone Viaretta, un ricco mercante che vent’anni prima aveva procurato ad Amalfi l’analoga porta del Duomo.

Da visitare anche la chiesa di Santa Maria Maddalena e la sua Collegiata: la facciata barocca non deve trarre in inganno perché fu costruita nel 1274 dai cittadini come ringraziamento per la fine delle incursioni saracene e momento di rinascita della cittadina. La sua cupola di maiolica lucida e la torre campanaria a pianta quadrata sono un po’ il simbolo di Atrani. La grotta di Masaniello si trova proprio accanto: si dice che fu qui, a pochi metri dalla casa dei nonni materni, che venne a nascondersi prima di essere tradito e ucciso.

Collegiata di Santa Maria Maddalena Atrani

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La Collegiata di Santa Maria Maddalena ad Atrani

Poco sopra l’antica via che collegava Atrani con Amalfi c’è invece la grotta dei Santi, molto probabilmente un tempo parte dell’antico monastero benedettino dei SS. Quirico e Giulietta. L’entrata è su un terrazzamento a limoni, la pianta irregolare, le pareti decorate da affreschi del XII sec. in stile bizantino con gli evangelisti disposti intorno a un santo guerriero, certamente San Giorgio, con il braccio levato mentre regge un’asta.

Oltre a queste Atrani ospita un’incredibile quantità di chiesette: quella del monastero francescano di Santa Rosalia, la chiesa di S. Maria del Bando (XII sec.) dove venivano proclamati le sentenze e i bandi nel periodo della Repubblica Amalfitana, quella di S. Maria Immacolata, di S. Gerturde, la chiesa del Carmine nonché quella di S. Michele fuori le mura (XII sec.), famosa per aver accolto, si dice, i cadaveri della peste del 1656 di cui un muro conserverebbe ancora le tracce.

I sapori di una gastronomia sopraffina

Se si vuole gustare la vera essenza di Atrani però bisogna sedersi a tavola. Al pesce azzurro – re incontrastato, pescato con le lampare che la sera prendono il largo e illuminano il mare come stelle – è dedicata una sagra alla fine di agosto (il 22 e il 23). È nata quasi per caso, per godere subito di quello che portavano i pescatori con le cianciole e le paranze. Di anno in anno ci si è organizzati sempre meglio e ora, in un trionfo di alici fritte, tonno e pesce bandiera, si appendono le reti, si accendono luci colorate, torce e fiaccole e a mezzanotte si guardano i fuochi d’artificio.

Da assaggiare gli scialatielli (un tipo di pasta fresca fatta a mano) ai frutti di mare, la pasta e fagioli con il pesce azzurro, il sarchiapone – una grossa zucca, svuotata e riempita di zucca tagliata a pezzi, carne e mozzarella e infine cotta al forno (ed è la versione più semplice!) – le cassatine di pan di spagna farcite con una crema di tradizionale sfusato amalfitano, i bocconotti (con la crema e le amarene), e i passolini, chicchi di uva fatta appassire al sole e conservata in un cartoccio di foglie di limone, legate con un giunco.

Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri 100 borghi del cuore scelti da SiViaggia.

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I Borghi più belli d’Italia da raggiungere a bordo di un treno regionale

In Italia, alcuni dei borghi più incantevoli e meno conosciuti possono essere scoperti attraverso un’esperienza di viaggio sostenibile e immersiva: il treno regionale.

Grazie ai treni regionali di Trenitalia e alla partnership con l’associazione I Borghi più belli d’Italia, esplorare questi piccoli gioielli è ancora più semplice, conveniente e accessibile. Con un biglietto unico di 35 euro per viaggiare tre giorni consecutivi, è possibile attraversare la penisola fermandosi nei centri storici e nelle attrazioni culturali più belle che questi borghi hanno da offrire.

Che si tratti di una breve passeggiata per immergersi nelle atmosfere medievali o di una visita più approfondita, ogni borgo ha qualcosa di speciale da raccontare. Ecco alcuni dei borghi più belli da visitare in treno già a partire da questo autunno.

Valle D’Aosta: Bard

Bard è un borgo medievale noto per il Forte di Bard, una maestosa fortezza che si erge sopra il paese, un tempo fondamentale avamposto militare. Oggi è una rinomata sede culturale che ospita mostre temporanee e musei, come il Museo delle Alpi. Dal centro storico, che si snoda tra viuzze acciottolate e case in pietra, è possibile godere di una vista mozzafiato sulla valle circostante. Il borgo si raggiunge facilmente in treno e offre un assaggio autentico della storia valdostana.

Forte di Bard, Valle d'Aosta

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Vista sull’imponente Forte di Bard

Piemonte: Mombaldone, Orta San Giulio e Vogogna

In Piemonte, i borghi di Mombaldone, Orta San Giulio e Vogogna rappresentano alcune delle destinazioni più affascinanti per gli amanti del patrimonio artistico e naturale.

  • Mombaldone: un borgo dalle origini medievali, circondato da mura antiche e caratterizzato da strade strette e ciottolate, dove il tempo sembra essersi fermato. La chiesa parrocchiale e le case in pietra testimoniano il fascino senza tempo di questo piccolo centro.
  • Orta San Giulio: situato sulle rive del Lago d’Orta, è celebre per l’atmosfera romantica e i panorami mozzafiato sull’isola di San Giulio. Passeggiando lungo le viuzze del centro storico, è possibile ammirare edifici rinascimentali e giardini fioriti.
  • Vogogna: considerato uno dei borghi più belli del Piemonte, Vogogna si distingue per il suo Castello Visconteo e per la Torre del Pretorio. Un viaggio a Vogogna è un’immersione nella storia medievale, circondata dalle Alpi piemontesi.

I borghi imperdibili della Liguria

La Liguria è ricca di borghi pittoreschi e affascinanti, che si susseguono lungo la costa e l’entroterra. Ecco quali sono i più bei borghi da vedere e raggiungere in treno.

  • Moneglia: questo borgo marinaro offre spiagge sabbiose e acque cristalline, perfette per un soggiorno estivo. Il centro storico è caratterizzato da case colorate e strade tranquille.
  • Finalborgo: un gioiello medievale vicino al mare, dove le mura antiche, i palazzi signorili e il Complesso di Santa Caterina raccontano storie di epoche passate.
  • Laigueglia: con i suoi scorci romantici sul mare e le tradizionali case color pastello, Laigueglia è una destinazione ideale per una passeggiata rilassante tra i vicoli e le spiagge.
  • Borgio Verezzi: borgo dalle origini medievali con una vista mozzafiato sul mare, famoso per le sue Grotte di Borgio Verezzi e per il Festival teatrale estivo.
  • Campo Ligure: famoso per l’arte della filigrana d’argento, Campo Ligure offre un centro storico pittoresco con il suo caratteristico castello e l’atmosfera autentica dell’entroterra ligure.
  • Vernazza: uno dei borghi più iconici delle Cinque Terre, Vernazza è un borgo marinaro con una baia naturale, case colorate e una chiesa affacciata sul mare, che offre viste spettacolari.
  • Deiva Marina: un piccolo centro ideale per chi cerca tranquillità e bellezza naturale, con spiagge pulite e sentieri che si snodano verso le colline.
  • Diano Castello: questo borgo medievale, che domina dall’alto il Golfo Dianese, è un piccolo gioiello con chiese affrescate e stradine acciottolate.
Vernazza, Liguria

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Vista sul borgo di Vernazza, a picco sul mare

Trentino-Alto Adige: Chiusa, Egna, Vipiteno, Borgo Valsugana

Questi borghi del Trentino-Alto Adige sono circondati da montagne, boschi e vigneti, regalando atmosfere uniche nel cuore del nord Italia.

  • Chiusa: borgo amato dagli artisti e dagli scrittori, Chiusa è noto per la sua Abbazia di Sabiona e per le vedute pittoresche lungo il fiume Isarco.
  • Egna: con i suoi portici medievali e l’architettura tradizionale, Egna è un esempio di borgo tirolese che mantiene il suo fascino antico.
  • Vipiteno: una delle città più settentrionali d’Italia, Vipiteno è famosa per le sue casette colorate e per la Torre delle Dodici. D’inverno, il borgo si trasforma in un luogo incantato grazie ai mercatini di Natale.
  • Borgo Valsugana: caratterizzato dai canali che attraversano il centro storico, Borgo Valsugana è un luogo dall’atmosfera suggestiva, con edifici storici e ponti antichi.

Veneto: Montagnana

Montagnana, in Veneto, è un borgo circondato da mura medievali perfettamente conservate e che custodisce anche il bellissimo Castello di San Zeno,  oltre a racchiudere un centro storico con la Cattedrale di Santa Maria Assunta e una serie di palazzi rinascimentali. Montagnana è anche famosa per il suo prosciutto crudo DOP, una prelibatezza da non perdere.

Castello di San Zeno, Montagnana

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Il Castello di San Zeno a Montagnana

Friuli Venezia Giulia: Venzone e Palmanova

In Friuli Venezia Giulia, Venzone e Palmanova sono due borghi di rara bellezza.

  • Venzone: nella provincia di Udine, questo borgo conserva ancora oggi le mura medievali originarie, circondate da bastioni e torri che raccontano la sua antica funzione difensiva. All’interno, il cuore del paese è attraversato da stradine acciottolate e palazzi in pietra che conferiscono a Venzone un’atmosfera incantata.
  • Palmanova: conosciuta anche come la “città fortezza”, è un esempio unico di pianificazione militare e urbanistica rinascimentale. Fondata nel 1593 dalla Repubblica di Venezia per difendere il territorio dalle incursioni nemiche, Palmanova ha la particolarità di avere una pianta perfettamente a forma di stella con nove punte. Questa conformazione geometrica era parte di una strategia difensiva avanzata, dove ogni elemento della città era studiato per massimizzare la protezione e facilitare la sorveglianza.
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Ponte dell’Immacolata in Italia, i borghi più belli da visitare

Il ponte dell’Immacolata segna l’inizio delle vacanze invernali e, per chi ama il Natale, comincia il conto alla rovescia verso l’attesissimo giorno dove scartare regali e trascorrere il tempo con gli amici o con la propria famiglia. Quest’anno l’8 dicembre capita di domenica e sono diverse le destinazioni in Italia dove trascorrerlo senza passare troppe ore alla guida della propria auto o spendendo una fortuna per acquistare i biglietti aerei. Noi di SiViaggia, per aiutarvi nella pianificazione, abbiamo scelto alcuni dei borghi più belli da visitare durante il ponte dell’Immacolata anche grazie ai tanti eventi organizzati nelle loro strade.

Tra presepi, alberi di Natale e mercatini, sono diversi i borghi che vi aiuteranno a entrare nel mood festivo giusto. Siete pronti a scoprirli?

Gubbio e l’albero di Natale più grande al mondo

Uno dei borghi da visitare durante il ponte dell’Immacolata per gli amanti delle feste natalizie è sicuramente Gubbio dove, il 7 dicembre, verrà inaugurata la 44esima edizione dell’Albero di Natale più grande del mondo! L’albero, realizzato dal 1981 sul Monte Ingino, con un’altezza di oltre 750 metri e composto da circa 700 corpi luminosi di vario tipo e colore, occupa un’area pari a 130 mila metri quadrati e si è aggiudicato un posto d’onore nel Guinness dei Primati. Una curiosità interessante è che nasconde le sue radici all’interno delle mura della città medievale, raggiungendo in altezza la Basilica di Sant’Ubaldo grazie alla sua stella, posta sulla cima del Monte Ingino. L’albero, come da tradizione, verrà acceso alle ore 18 nella vigilia del giorno dell’Immacolata e resterà acceso per tutto il periodo delle feste.

I mercatini natalizi di Vipiteno

Come dare inizio alle vacanze invernali se non passeggiando tra bellissimi mercatini natalizi allestiti in borghi altrettanto splendidi? Uno di questi è Vitipeno, un gioiello dal fascino alpino situato in Alto Adige. Qui, ogni anno, il borgo medievale viene decorato con ghirlande luminose e decorazioni uniche che coinvolgeranno gli abitanti e i visitatori fino al 6 gennaio 2025. Il ponte dell’Immacolata è il momento perfetto per scoprirli: ai piedi della Torre delle Dodici, risalente al 1486, potrete ammirare presepi intagliati a mano e decori natalizi tradizionali, mentre l’aria profuma dei classici biscotti natalizi appena sfornati, insieme alle altre specialità locali tipiche. Non dimenticate di dare un’occhiata agli edifici stessi del borgo, ricchi palazzi dalle belle facciate.

Mercatini Vipiteno

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Giostre e mercatini di Natale a Vipiteno

Manarola e il suo presepe

Il ponte dell’Immacolata è il momento giusto per visitare un altro borgo famoso per il suo presepe da record. Stiamo parlando di Manarola, nelle Cinque Terre, che proprio in data 8 dicembre conquisterà tutti i visitatori con il suo presepe luminoso, creato per la prima volta da Mario Andreoli. L’opera, realizzata sulla Collina delle Tre Croci, occupa 4000 metri quadri di terrazze e vigneti ed è composta da circa trecento personaggi arricchiti da luci e decorazioni. Sono diversi i punti panoramici dal quale ammirarlo: dal sentiero Manarola-Riomaggiore (in questo caso armatevi di torce) o dal piazzale della chiesa. In attesa del grande evento serale, potete trascorrere la giornata alla scoperta del borgo, passeggiando tra le sue stradine o godendovi un aperitivo con vista sul porto e sulle caratteristiche casette.

Castello di Babbo Natale a Montepulciano

Montepulciano, splendido borgo toscano famoso per la sua bellezza e per il rinomato vino, celebra l’inizio delle festività natalizie con i suoi meravigliosi mercatini. Inaugurato proprio il giorno dell’Immacolata, uno dei mercatini natalizi più grandi d’Italia vi ammalierà con oltre 65 casine in legno, stand gastronomici e tantissime attrazioni per la famiglia, a partire dal Castello di Babbo Natale allestito nella Fortezza. Qui è dove i bambini possono visitare la cucina degli elfi, scrivere e spedire la letterina, salire in un magico ascensore per il Polo Nord e, ovviamente, incontrare Babbo Natale. Gli adulti, invece, potranno godersi la “Christmas Terrace”, uno spazio allestito per permettere ai visitatori di sorseggiare il vino tipico e assaporare le eccellenze del territorio.

Montepulciano ponte Immacolata

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I mercatini natalizi a Montepulciano

Magico Paese di Natale a Govone

Se non avete mai visitato il borgo di Govone, il ponte dell’Immacolata è il momento giusto per farlo. Situato nel cuore del Roero, il paese e il suo castello, Patrimonio UNESCO dal 1997, mettono in scena uno degli eventi più amati d’Italia: il Magico Paese di Natale. Gli eventi, organizzati anche durante il weekend dell’Immacolata, prevedono tante iniziative per le famiglie come lo spettacolo itinerante “La Casa di Babbo Natale” e la “Scuola degli Elfi” per imparare a essere il perfetto aiutante di Babbo Natale, ricevendo alla fine del corso (della durata di 25 minuti) un attestato come “Elfo apprendista”. Questa è l’occasione perfetta per scoprire il castello immerso nell’atmosfera magica del Natale: l’edificio, infatti, è un luogo estremamente affascinante costruito prima dell’anno 1000, abitato prima dai conti Solaro e successivamente dai Savoia, che lo trasformarono nella residenza estiva del re di Sardegna Carlo Felice.

Agnone e la tradizione della ‘Ndocciata

A chi ama immergersi nelle antiche tradizioni italiane, tra i borghi da visitare in occasione del ponte dell’Immacolata non possiamo che consigliare Agnone, situato nel cuore del Molise. Qui, l’8 dicembre, viene organizzata la più grande manifestazione natalizia legata al fuoco. Chiamata ‘Ndocciata, (fonema dialettale che significa “grande torcia”), prevede una processione con protagoniste le diverse contrade. Durante la sfilata, i gruppi delle contrade Capammonde e Capaballe, Guastra, San Quirico e Sant’Onofrio, composti da centinaia di portatori di tutte le età, accendono le ‘Ndocce e si incamminano lungo il corso che diventa subito un gigantesco ed emozionante fiume di fuoco. Durante il giorno, in attesa del grande evento, perdetevi nel vasto centro cittadino con palazzi storici, vicoli suggestivi, ampi panorami e un numero quasi infinito di chiese.

'Ndocciata di Agnone

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La tipica ‘Ndocciata di Agnone

Accensione della Stella di Natale a Rocca di Papa

Molto suggestiva è anche l’Immacolata festeggiata a Rocca di Papa, poco distante da Roma. Da ormai una decina di anni, una grande scultura luminosa a forma di stella cometa, alta 15 metri e lunga 30, illumina il paesaggio tanto da poter essere vista in lontananza anche dalle strade della Capitale. L’8 dicembre, una corsa non competitiva partirà da Piazza San Pietro a Roma, dove una simbolica fiaccola riceverà la benedizione del Papa. I corridori percorreranno poi i circa 35 chilometri che li separano da Rocca di Papa, accolti infine nella piazza principale in un’atmosfera festiva ed emozionante. Al termine della giornata verrà accesa la stella che dominerà tutto l’antico borgo medievale fino alla fine delle feste natalizie.

Alberobello addobbato a festa

Uno dei borghi più caratteristici e belli d’Italia diventa ancora più splendido in occasione dell’Immacolata e delle feste natalizie. Chiunque arrivi in Valle d’Itria e faccia tappa in questo piccolo paesino, resta subito conquistato dai suoi trulli, ossia piccole case in pietra senza finestre di colore bianco con il tetto a cono grigio. In questo periodo, Alberobello diventa una vera e propria bomboniera grazie agli addobbi e alle luci di Natale che donano al paesaggio un’aura di favola. Le luminarie, accese quotidianamente intorno alle 17:00, trasformano le strade del centro storico in uno spettacolo magico grazie all’evento natalizio noto come Christmas Light. Non mancano anche i tanti mercatini allestiti e l’esperienza del presepe vivente, nato nel 1970 e durante il quale oltre 200 figuranti rievocano il mistero della nascita di Dio.

Alberobello Immacolata

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Alberobello allestito con luminarie natalizie

Le processioni di Altofonte

Situato ai piedi del Monte Moarda, in un territorio naturale composto da boschi e sorgenti, si trova il borgo siciliano di Altofonte, in provincia di Palermo. Qui, la festa dell’Immacolata viene celebrata in grande grazie all’organizzazione della Congregazione di Maria SS. Immacolata. Le celebrazioni iniziano di notte con quello che viene chiamato il “Mattutino” o “ chiamata dell’Immacolata”, ossia una processione che attraversa le strade del paese e nella quale con canti e preghiere si chiamano tutti i confratelli a partecipare alla processione. Questa è un’occasione anche per trascorrere il tempo insieme ai membri della comunità, provare alcune specialità tipiche e scoprire le strade del borgo, il quale vanta una storia antichissima.

Bard, tra i Borghi più belli d’Italia

Sicuramente c’è qualcuno che, in occasione del ponte dell’Immacolata, andrà a sciare nella zona di Aosta. Dopo esservi divertiti sulle piste, perché non visitare uno dei Borghi più Belli d’Italia? Stiamo parlando di Bard che, anche durante questo weekend di festa, terrà aperta una delle sue attrazioni più famose che ogni anno richiama tantissimi visitatori. Il Forte di Bard offre esperienze uniche, dagli ascensori futuristici dotati di vetrate che vi porteranno dal borgo fino alla fortezza ai percorsi interattivi interni alla struttura, come quelli che vi permetteranno di scalare il Monte Bianco. Bard si propone come un borgo unico da visitare durante il ponte dell’Immacolata per chi vuole trascorrerlo all’insegna della cultura e della scoperta.

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10 cose da fare in Toscana almeno una volta nella vita

Sarà scontato, ma un viaggio in Toscana offre davvero ricordi indimenticabili. Pianificarlo può essere difficile perché le cose da fare e da vedere sono talmente tante che potreste essere travolti da un’emozione confusionaria che rischia di farvi perdere le esperienze più belle! Tutti conosciamo le classiche immagini da cartolina offerte dalla Val d’Orcia, con i suoi cipressi e le dolci colline. Sbagliereste, però, a focalizzarvi solo su questo.

Seppur questa tipologia di paesaggi rientra a tutti gli effetti tra le 10 cose da fare in Toscana almeno una volta nella vita, il territorio ne offre anche di altre altrettante splendide e speciali. Questa regione è rinomata anche per le acque color smeraldo delle sue coste, per il cibo delizioso e per i piccoli borghi, dove tra le viuzze strette e le case in pietra il tempo sembra essersi fermato. Ecco perché, qui di seguito, abbiamo raccolto alcune delle cose preferite da fare in Toscana per aiutarvi a scegliere l’esperienza giusta per voi.

Fare una degustazione di vini

Tra le 10 cose da fare in Toscana almeno una volta nella vita non poteva certo mancare una deliziosa degustazione di vini. Sono diverse le aree da segnare: per esempio, potreste seguire la strada del vino creata dal Chianti Classico, il consorzio che da 100 anni promuove e valorizza le eccellenze vinicole del territorio specifico del Chianti. Vi basterà fare attenzione al simbolo del Gallo Nero per capire se siete nel posto giusto, la cui zona di produzione specifica va da Firenze a Siena e comprende i comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e in parte quelli di Barberino Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa.

Se siete nella zona della Val d’Orcia, invece, una tappa irrinunciabile per una perfetta degustazione di vini è Montepulciano, dove viene prodotto il Montepulciano DOGC. Solitamente, le degustazioni prevedono anche una visita della cantina e/o del vigneto.

Rilassarsi nei bagni termali

Tra le grandi città termali d’Europa considerate Patrimoni UNESCO, una si trova proprio in Toscana. Stiamo parlando di Montecatini Terme che, in passato, ha rappresentato il salotto liberty della classe benestante toscana. Questo aspetto può essere ammirato nell’eredità architettonica giunta fino a noi, dagli edifici Belle Époque ai giardini, ai viali e alle fontane. Rilassarsi alle terme rappresenta quindi un must da fare in Toscana almeno una volta nella vita, non solo a Montecatini Terme, ma anche a Saturnia, in provincia di Grosseto, ai Bagni di San Filippo o alle terme di Chianciano.

Terme Toscana

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Le famose terme in provincia di Grosseto

Tour in barca tra le calette dell’Argentario

L’Argentario è sicuramente uno dei luoghi più belli d’Italia. Il modo ideale per scoprirlo? Partecipando a un tour in barca che vi permetterà di raggiungere le sue calette più nascoste. Il promontorio, infatti, vanta una costa rocciosa e frastagliata, ricca di insenature e di una macchia mediterranea incontaminata e selvaggia. Le calette più famose che ammirerete da un punto di vista privilegiato sono Cala Grande, Cala Piccola, Cala del Gesso, la Spiaggia delle Cannelle, la Spiaggia Lunga e l’Acqua Dolce. I tour partono solitamente da Porto Ercole e da Porto Santo Stefano, entrambi antichi borghi fortificati: dopo aver scoperto la bellezza della costa, vi consigliamo di perdervi tra le loro strade e di immergervi nella loro storia.

Ammirare le bellezze della Val d’Orcia

Una delle zone più famose della Toscana è la Val d’Orcia, da vedere almeno una volta nella vita perché i suoi paesaggi sembrano uscire direttamente da un dipinto. Sono diverse le tappe da fare per godervi al meglio questo territorio: dai meravigliosi borghi di Montepulciano, Pienza e San Quirico d’Orcia, quest’ultimo di origini etrusche, ai cipressi da fotografare. I viali con i cipressi, infatti, sono uno dei simboli di questa zona, insieme alle famose Crete Senesi, terreni argillosi erosi dal tempo.

Val d'Orcia

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Classico paesaggio della Val d’Orcia

Perdersi tra i musei di Firenze

Impossibile parlare della Toscana senza nominare Firenze, culla del Rinascimento e scrigno di tesori artistici imperdibili. Almeno una volta nella vita è d’obbligo una visita alla Galleria degli Uffizi, uno dei musei più famosi al mondo grazie alle sue straordinarie collezioni di sculture antiche e di pitture che vantano grandi nomi quali Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio e Leonardo, per citarne solo alcuni. Tra gli altri musei segnaliamo anche la Galleria dell’Accademia o il Museo di Michelangelo, chiamato così perché espone il maggior numero di statue dell’artista, in primis il David, e Palazzo Pitti, una reggia che contiene al suo interno 6 musei.

Partecipare al Palio di Siena

Siena è una gemma medievale e ogni periodo è quello giusto per visitarla. Tuttavia, tra le cose da fare in Toscana almeno una volta nella vita c’è partecipare al suo Palio, organizzato due volte l’anno: il 2 luglio in onore della Madonna di Provenzano, e il 16 agosto, in onore dell’Assunta. Il Palio è uno degli eventi cittadini più attesi, durante il quale le diverse Contrade senesi, ovvero le “zone” in cui è divisa la città, si sfidano in un’appassionata corsa a cavallo in Piazza del Campo. Le Contrade sono 17 e si distinguono le une dalle altre per stemmi e colori unici, che potrete ammirare anche semplicemente camminando tra le vie della città. Si tratta di un evento antichissimo le cui origini risalgono almeno al Seicento, da vedere almeno una volta per capirne l’importanza e per essere trasportarti dall’emozione e dall’entusiasmo generale.

Palio di Siena

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Il Palio di Siena

Visitare i borghi medievali

Non solo una volta nella vita, perché vi serviranno almeno altre due, tre e quattro volte (se non di più) per visitare i meravigliosi borghi medievali toscani. Con le loro antiche case in pietra e le strade acciottolate, rappresentano il modo migliore per immergersi nella bellezza e nella ricca storia della regione. Passeggiate per le strade medievali di San Gimignano, dove le antiche torri perforano l’orizzonte, e nella vicina Volterra, sede del municipio più antico della Toscana, ricoperto di affreschi del XIX secolo. E come non citare Pitigliano, arroccato drammaticamente su ripide scogliere di roccia, così come anche Capalbio, il cui Giardino dei Tarocchi è davvero una chicca da visitare con la sua rappresentazione artistica delle 22 carte dei Tarocchi maggiori attraverso un caleidoscopio di sculture colorate.

Provare la cucina povera toscana

Quando arrivano in Toscana, tutti i viaggiatori vogliono provare determinate specialità, come la Fiorentina, ma una volta nella vita dovete regalarvi il piacere del gusto e della semplicità offerte dalla cucina povera. La particolarità di questa cucina è che si basa su una filosofia che prevede l’utilizzo intelligente e creativo degli ingredienti disponibili, senza sprechi e con un grande rispetto per la natura e la terra. I piatti della cucina povera conquistano con la loro grande varietà di sapori e con le loro diverse consistenze: dalle zuppe rustiche ai piatti di pasta, come i pici, che nella loro semplicità non tralasciano certamente il gusto. Questa è da provare nelle trattorie tipiche, dove si respira un’atmosfera familiare e genuina.

Pici toscani

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Piatto tipico con i pici toscani

Tour sulle tracce delle Ville Medicee

I Medici sono un po’ il sinonimo della Toscana: è praticamente impossibile visitare il territorio senza che vengano nominati. Per seguirne le tracce vi basterà partecipare a un tour che passa attraverso le tante Ville Medicee dislocate a Firenze e nei suoi dintorni. Quello che andrete a vivere è un itinerario dove arte, storia e cultura si incontrano per mostrarvi le meraviglie della civiltà italiana tra il XV e il XVII secolo. Le diverse ville, 14 in totale, sono veri e propri gioielli perfettamente conservati solitamente arricchiti da splendidi giardini. Molto belle, per esempio, sono Villa Petraia, tipica dimora rinascimentale raggiungibile facilmente dal capoluogo toscano, e la Villa Medicea di Poggio a Caiano, la preferita di Lorenzo Il Magnifico e la meglio conservata.

Scoprire il Parco della Maremma in bicicletta

Infine, l’ultima esperienza che vi consigliamo di fare in Toscana almeno una volta nella vita è scoprire il Parco Regionale della Maremma in bicicletta. Si tratta di un paradiso naturale di immensa bellezza, con numerosi affacci sul mare e spiagge. Pedalando entrerete a contatto con il paesaggio in modo sostenibile e, se siete fortunati, potrete anche avvistare alcuni dei suoi abitanti come daini, caprioli e cinghiali. Lungo il percorso vi addentrerete nei profumi e nei colori tipici della macchia mediterranea, dove la fatica del pedalare verrà ripagata da viste spettacolari, come quella su Cala di Forno.

Il Parco della Maremma è stato istituito nel 1975 ed è il secondo Parco Regionale in Italia. Nel 1992 è stato insignito del Diploma Europeo, ossia un riconoscimento speciale dal punto di vista della conservazione ambientale conferito dal Consiglio d’Europa, rinnovato ogni anno e che riguarda solo altre 6 aree protette italiane. All’interno del parco, oltre a quello che vi abbiamo raccontato, esistono anche altri percorsi da fare in bici, alcuni facili e altri più difficili. Chi non è interessato alla bici, invece, può scoprire il parco tranquillamente a piedi perché sono presenti tantissimi percorsi escursionistici.

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Questa valle incantata a due passi da Roma è tutta da scoprire

La Valle del Turano in autunno è un luogo che diventa particolarmente affascinante per diversi motivi, soprattutto legati alla varietà del paesaggio, alla presenza di una ricca vegetazione e alla collocazione geografica dei borghi.

I boschi che abbracciano la valle sono plasmati da una grande varietà di alberi decidui, quali faggi, querce, castagni e aceri, che in autunno si tingono di emozionanti colori che spaziano dal giallo brillante al rosso intenso, creando un vero spettacolo cromatico.

Inoltre, lo specchio d’acqua del Lago del Turano crea una dimensione ancora più suggestiva, con il riflesso degli alberi sull’acqua turchese e le calde sfumature delle foglie autunnali, un effetto visivo spettacolare.

A loro volta, i borghi della Valle – Paganico Sabino, Castel di Tora e Collalto Sabino – si stagliano in uno scenario straordinario dal punto di vista non solo paesaggistico, ma anche storico e culturale, dove vivere un’esperienza sul territorio veramente unica. Conosciamoli meglio.

Paganico Sabino, le Gole dell’Obito e la Sagra della Castagna

Paganico Sabino, Valle del Turano

Fonte: Ph Fernando Bernardi – Ufficio Stampa I Borghi più belli d’Italia

Paganico Sabino, Valle del Turano

Paganico Sabino sorge nel cuore della Riserva Naturale del Monte Navegna e del Monte Cervia: il territorio comunale è compreso tra i 530 metri di altitudine del Lago del Turano ed i 1438 del Monte Cervia. Vanta un centro storico ben conservato, con le stradine strette e tortuose, le case in pietra, le piazzette nascoste e, nel punto più alto, la Chiesa dell’Annunziata che custodisce affreschi del XIV secolo.

Il borgo si affaccia con aspre pendenze a strapiombo sul Lago del Turano e il paesaggio tutt’intorno è formato da fitti boschi di faggi, querce e castagni. Sul versante sud-ovest a circa 750 metri, su un’aspra parete rocciosa, incanta la presenza di numerose grotte e sporgenze rocciose ricoperte alla sommità dal caratteristico ornamento del leccio. Il versante Nord scende bruscamente nell’orrido della Gola dell’Obito, scavata dalle acque impetuose del torrente omonimo.

Qui, il foliage è un’esperienza particolarmente affascinante per la sua combinazione unica di paesaggio selvaggio, storia e natura incontaminata. Le Gole dell’Obito sono formate dal torrente che scorre attraverso una stretta valle rocciosa tra i Monti Cervia e Navegna, formando un ambiente spettacolare in ogni stagione.
In autunno, il contrasto tra i colori delle foglie e le pareti rocciose delle gole trasforma il paesaggio in un vero e proprio quadro naturale. Il torrente che scorre lungo il fondo delle gole, proprio in questa stagione quando le piogge sono più frequenti, crea delle piccole cascate e giochi d’acqua e rende l’esperienza ancora più immersiva.

Le Gole dell’Obito sono un luogo tutto da scoprire e donano un’esperienza più intima rispetto ad altre destinazioni più turistiche: si può camminare immersi nella natura, ascoltando solo il rumore delle foglie che cadono e il mormorio del torrente, entrando in connessione profonda con l’ambiente naturale.
Inoltre, da qualche anno, è tornata a nidificare l’aquila e non è raro vederla volteggiare sull’obito in cerca di cibo per i piccoli. In fondo alla gola si trova altresì un ponte romanico, recentemente restaurato, che attraversa il torrente.

Castel di Tora: un borgo da fiaba e un tesoro nascosto

Castel di Tora, Valle del Turano

Fonte: Ph Fernando Bernardi – Ufficio Stampa I Borghi più belli d’Italia

Castel di Tora, Valle del Turano

Castel di Tora, incantevole borgo affacciato sul Lago del Turano, si veste dei colori caldi dell’autunno, offrendo ai visitatori un’emozione indimenticabile e un paesaggio da Favola.

Immaginate di passeggiare lungo le stradine, circondati da case in pietra e deliziosi vicoli da cui si aprono suggestivi scorci del lago, su cui Castel di Tora orgogliosamente si affaccia. In cima, svetta la torre esagonale affiancata al possente palazzo baronale. Il borgo è parte del territorio della Riserva Naturale del Monte Navegna e del Monte Cervia e, alzando lo sguardo, vi troverete a cospetto di un tripudio di colori: dal giallo intenso degli aceri al rosso fuoco dei faggi, passando per le tonalità calde dell’arancio e del marrone, colori che si rispecchiano nel turchese delle acque del lago. Ogni angolo di Castel di Tora diventa un’opera d’arte naturale, perfetta per essere ammirata e fotografata.

L’autunno a Castel di Tora offre numerose opportunità per vivere esperienze uniche. Ecco alcune idee:

  • Escursioni nei boschi: percorrendo i sentieri che partono dal borgo, potrete immergervi completamente nella natura e ammirare da vicino il foliage;
  • Gite in barca o in canoa sul lago: vi permetteranno di godere di una vista panoramica sul borgo e sui boschi, ammirando i colori dell’autunno da una prospettiva diversa;
  • Degustazioni di prodotti locali: assaporate i sapori autunnali, come le castagne, i funghi e i vini locali, in una delle tante trattorie;
  • Eventi e manifestazioni: durante l’autunno, Castel di Tora ospita numerosi eventi e manifestazioni, tra cui sagre, mercatini e feste tradizionali.

E poi, anche un tesoro nascosto: a pochi chilometri dal centro storico, infatti, spicca Monte Antuni, un borgo fantasma che conserva intatto il fascino di un tempo e che veglia sul lago come una sentinella amorevole. Abbandonato dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, è stato lentamente riconquistato dalla natura per poi divenire oggetto di vari interventi di recupero, per farlo ritornare all’antico splendore.
È il luogo perfetto per gli amanti delle atmosfere misteriose, che qui possono esplorare le case, la piazza e il Palazzo del Drago, per un vero e proprio viaggio nel passato.  Dalla sommità del colle si gode di una vista spettacolare sul Lago del Turano e sui monti. Infine il labirinto, realizzato all’interno del borgo, è un’esperienza unica per grandi e piccini.

Castel di Tora e Monte Antuni sono un binomio perfetto per gli amanti della storia e della natura. Visitarli significa immergersi in un’atmosfera senza pari, fatta di storia, leggende e paesaggi mozzafiato.

Collalto Sabino: un castello di montagna e un suggestivo canyon

Infine, Collalto Sabino, uno dei Borghi più Belli d’Italia, dona uno spettacolo unico durante la stagione autunnale. Situato a quasi mille metri di altitudine, il borgo medievale è anch’esso parte del territorio della Riserva Naturale  del Monte Navegna e del Monte Cervia e domina il paesaggio con il suo castello, le antiche case in pietra, i vicoli immersi in un silenzio irreale: il visitatore avverte forte il senso della storia e il mistero del tempo che si è fermato.

Nell’abbraccio di boschi e castagneti, in una sorta di sinfonia pastorale dove storia e natura propongono tuttora sprazzi di vita autentica, Collalto ha, come tutti i paesi di montagna (quella “vera”, a tinte forti, selvaggia e incontaminata), un quid difficilmente definibile che ne costituisce il fascino.

L’autunno, con i colori e i profumi intensi dei boschi, è il tempo perfetto per una visita, con il paesaggio dei monti sullo sfondo che si tinge di sfumature calde e avvolgenti, per un’atmosfera magica e romantica. Tutt’intorno, una serie di sentieri permette di passeggiare fra castagneti secolari che in questo periodo assumono colorazioni davvero suggestive.

Inoltre, nelle vicinanze, ecco un altro luogo fantastico: la Forra di Riancoli, un’esperienza indimenticabile e una delle mete più amate dagli appassionati di canyoning in Italia. La profonda gola scavata dal torrente regala un percorso avventuroso, caratterizzato da:

  • numerose cascate, alcune delle quali raggiungono i 12 metri di altezza, che si possono discendere con l’ausilio di corde, per pure emozioni;
  • pozze cristalline: lungo il percorso si incontrano molte pozze d’acqua cristallina, perfette per rinfrescarsi e tuffarsi;
  • paesaggi mozzafiato: le pareti rocciose verticali e la vegetazione rigogliosa creano un paesaggio selvaggio e affascinante.

La forra è relativamente facile da raggiungere e l’avvicinamento è breve. L’itinerario è adatto sia ai principianti che agli esperti e il periodo ideale per visitarla va dalla primavera all’autunno, quando le temperature sono miti e il flusso dell’acqua è regolare.

Per cimentarsi in un’esperienza di canyoning o in altre attività da fare sul territorio, è d’obbligo contattare l’associazione preposta, Hydrovert&Trek.

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Borghi luoghi misteriosi Viaggi

I borghi delle streghe in Italia: luoghi magici del passato e del presente

Sono luoghi affascinanti, ammantati da quel pizzico di mistero che li rende ancora più belli: tra casette di pietra, memorie del passato sussurrate, quasi come presenze che tramano nell’ombra e dietro alle imposte delle finestre. Sono i borghi delle streghe in Italia, località che si dice siano state abitate nel passato dalle fattucchiere. E, chissà, magari lo sono anche oggi.

Disseminati da nord a sud della penisola, sono paesini arroccati, ma non mancano luoghi intrisi di fascino che racchiudono in sé storie e leggende che si tramandano di generazione in generazione: posti da visitare tutto l’anno ma, in particolare, in autunno quando il loro fascino diviene ancora più palpabile e l’atmosfera ancora più sinistra.

I borghi delle streghe in Italia, per una vacanza da brivido alla scoperta di luoghi misteriosi e in cui il tempo sembra essersi fermato.

Triora in Liguria

A Triora tutto parla delle streghe: è un borgo arroccato sulle montagne, con tante case che si snodano una attaccata all’altra e vi si respira un’aria affascinante e piena di magia. Siamo in provincia di Imperia, a 800 metri di altitudine nella Valle Argentina, un luogo di grande bellezza paesaggistica, ma anche con una storia antica. E c’è un periodo, in particolare, che ha reso questo borgo un paese delle streghe, infatti qui tra il 1587 e il 1589 si sono tenuti i processi di stregoneria che hanno visto accusate 35 donne e un uomo. Per sapere di più di quel periodo basta visitare il Museo Etnografico e della Stregoneria. Un altro luogo da visitare quando si raggiunge il borgo (circa 30 minuti di automobile da Arma di Taggia) è la Cabotina, che si trova fuori dal paese e dove – si dice – queste donne fossero solite incontrarsi per i sabba. Oltre che per le streghe, ci sono anche altre moltissime ragioni per visitare Triora, tra queste la possibilità di assaggiare il pane che viene impastato e cotto qui: una vera delizia genuina.

Triora in Liguria: borgo delle streghe

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Tra i borghi delle streghe in Italia vi è Triora

Rifreddo in Piemonte

Ci spostiamo in Piemonte, a Rifreddo, ai piedi del Monviso e del Monte Bracco, nella Valle Po. Poco più di mille abitanti e tantissime cose da vedere in questo borgo in provincia di Cuneo noto, anche lui, per i processi alle streghe. Pare che i primi documenti che parlano di questo luogo possano essere individuati nella seconda metà dell’anno Mille e quindi la sua storia è davvero antica. È nel 1495, invece, che qui si è tenuto un processo alle masche, donne che si narrava avessero dei poteri e che per secoli pare che vivessero qui.

E oltre al fascino dell’occulto, il borgo merita di essere visitato per i tesori che custodisce come il palazzo comunale, che è stato realizzato nel XV secolo, e il monastero femminile cistercense di santa Maria della Stella, che risale al XIII secolo.

Cimego in Trentino e un altro luogo simbolo

È un borgo che non esiste più Cimego, infatti dal 2016 è divenuto una frazione di Borgo Chiese in provincia di Trento. Qui si narra siano vissute delle streghe nel passato, di due si conoscono anche i nomi: Nicolina e Brigida, la prima pare sia stata condannata al rogo agli inizi del 1500, mentre non ha patito lo stesso destino la seconda, che è riuscita a salvarsi grazie al suo ingegno. Visitare la zona di Quartinago del borgo di Cimengo nel periodo di Natale può essere straordinario infatti, durante i mercatini, si può conoscere di più in merito a quelle donne che si racconta avessero poteri speciali. Inoltre, viene anche acceso un fuoco che ricorda gli antichi e misteriosi sabba. Tra edifici medievali, fascino e storia, si può rivivere l’eco di un passato lontano.

In Alto Adige, nel territorio della provincia di Bolzano, c’è un altro posto pieno di fascino che merita di essere citato. Stiamo parlando del massiccio dello Sciliar: non è un borgo ma un luogo intriso di mistero, dal momento che si racconta che su questo altipiano si riunissero le streghe giungendo a cavallo delle loro scope da tutto il mondo. Qui si trovano le panche delle streghe, delle formazioni rocciose che sembrano perfette per sedersi, o il sentiero Sorgenti delle Streghe, ma si narra anche che le fattucchiere scatenassero temporali violenti o fossero causa di disgrazie come raccolti andati a male o la perdita di un capo di bestiame. Leggende e tradizioni, storie sussurrate e tramandate da una generazione all’altra, fanno di questo luogo una meta da raggiungere. Magari dopo aver vistato il borgo di Cimego.

Cimego in Trentino: un borgo delle streghe

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Cimego, il borgo delle streghe in Trentino

Calcata nel Lazio

È durante le giornate in cui soffia il vento che raggiungere Calcata nel Lazio diventa imperativo, soprattutto se si amano i brividi e si desidera andare a caccia di misteri paurosi. Poiché si dice che tra le stradine del borgo si possa udire un rumore molto particolare, che leggenda narra essere il canto delle streghe.

Siamo in provincia di Viterbo, nella Tuscia, a una cinquantina di chilometri di distanza da Roma. Qui, nella Valle del Treja e vicino alle Cascate di Monte Gelato, si trova Calcata, borgo arroccato su una rupe di tufo: proprio per dubbi circa la solidità di questa roccia c’è stato un momento in cui si è svuotato. Ma altri controlli hanno poi rivelato che non vi erano pericoli e il destino di questo borgo è cambiato: infatti è tornato a ripopolarsi quando le preoccupazioni sono state eliminate da una nuova perizia e grazie all’arrivo di molti artisti.  Per questo, oltre a essere considerato il borgo delle streghe, viene definito anche come quello degli artisti. Ed è veramente un luogo sospeso tra sogno e realtà, dall’aspetto quasi magico: infatti tra stradine e botteghe, l’atmosfera è senza dubbio unica e affascinante e vale la pena raggiungere Calcata per immergersi completamente nella sua storia e nella sua bellezza senza tempo.

Calcata, borgo delle streghe nel Lazio

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Calcata, affascinante borgo delle streghe e degli artisti nel Lazio

San Lupo in Campania e le streghe di Benevento

Raggiungiamo la Campania dove, si narra, vivesse la janara detta anche strega di Benevento. Le storie raccontano che queste streghe fossero solite incontrarsi lungo il fiume Sabato, sotto un albero di noce. Si dice che nascessero tutte la Vigilia di Natale e che sapessero compiere varie stregonerie. Vicino a Benevento, a San Lupo, vi è una storia che racconta di una fanciulla bellissima nata durante un Sabba, dalla passione tra una strega e il diavolo. Questa, dopo essere stata adottata, si occupava delle greggi della famiglia. Un nobile del Castello di Limata, però, anni dopo l’avrebbe notata ottenendo un rifiuto, motivo per cui la giovane è stata tacciata di essere una strega e uccisa, gettata nel torrente delle Janare dal ponte omonimo. Pare che tempo dopo sia stata vista danzare sulle rive dll’acqua e che un discendente di quel signore l’abbia seguita sparendo per sempre

Alla janara di Benevento e dintorni si aggiungono altre tipologie di streghe paurose, che suscitano timore solo a nominarle. Come la Zucculara, che viveva nell’area del teatro romano cittadino, oppure la Manalonga che abitava i pozzi. Ovviamente ci sono stati diversi processi alle streghe nel corso dei secoli e molte di queste hanno parlato di sabba a Benevento. E, per chi è alla ricerca di misteri, la città campana di Benevento è una meta prediletta. Oltre alle sue leggende, poi, ci sono tantissimi tesori storici e architettonici da scoprire, come la chiesa di Santa Sofia che risale al 760 e di origine Longobarda e il monastero collegato che fanno entrambi parte di un sito Unesco.

Teatro Romano a Benevento

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La strega Zucculara si racconta vivesse nei pressi del Teatro Romani di Benevento

Uggiano in Puglia

Raggiungiamo il Salento e la provincia di Lecce, qui troviamo Uggiano la Chiesa, un borgo di quasi cinquemila anime. Si racconta che le streghe si dessero appuntamento proprio qui per celebrare i propri riti, sotto un albero: il noce del mulino a vento. Legate a questi luoghi vi sono diverse leggende, come quella di un oste la cui moglie era solita partecipare ai sabba, che per un errore obbligò le streghe a nascondere l’albero alla vista. E, oggi, si narra che di notte non sia difficile sentire strani rumori e canti nella campagna intorno a questo borgo.

Oltre alla sua campagna che sembra celare segreti e misteri, vale la pena visitare questo borgo per le sue tante testimonianze di epoche diverse come la Cripta di Sant’Elena che pare risalire al periodo della dominazione bizantina, senza dimenticare la Torre dell’Angelo del primo periodo del XVII secolo, sino al menhir San Giovanni Malcantone, un megalite monolitico alto 4 metri.

San Fili in Calabria

Concludiamo il nostro viaggio alla scoperta di alcuni borghi delle streghe in Italia con San Fili, che si trova in Calabria e – più precisamente in provincia di Cosenza. Noto come il paese delle magare, si distende su tre colli ed è un luogo intriso di bellezza. Le magare calabresi si dice che fossero delle antiche guaritrici e non delle vere e proprie streghe, pare che potessero curare con le erbe. Insieme a loro vi è anche un’altra donna misteriosa: la Fantastica, capace di volare e vestita da sposa ma dall’aspetto spaventoso.

Questo paesino ha tantissime chiese, tra queste quella della Madre Santissima Annunziata dalla storia davvero antica: un luogo da visitare per lasciarsi incuriosire dalle sue storie e leggende.

San Fili, paese noto per le leggende sulle streghe

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San Fili, borgo calabrese noto per le leggende sulle streghe
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L’autunno è la stagione della Romagna Toscana

Nella Biblioteca Marucelliana di Firenze è conservata una cartina della provincia del capoluogo toscano di qualche anno successiva all’Unità d’Italia.

Il territorio è suddiviso in quattro aree, corrispondenti ai circondari, le unità amministrative al di sotto delle province che hanno suddiviso il territorio del Regno d’Italia fino al 1927. In verde, a ovest, il Circondario di San Miniato, con Empoli e Certaldo. In giallo quello di Pistoia, che comprende l’appennino modenese e si ferma prima di Montecatini. Al centro la grande area direttamente afferente a Firenze e a est, in arancio, il Circondario di Rocca San Casciano, che si spinge fino quasi a Forlì in direzione nordorientale e comprende Bagno di Romagna e Verghereto a sud-est: è la Romagna Toscana.

Per cinquecento lunghi anni questo ampio territorio di lingua e costumi romagnoli, con un evidente confine fisico contraddistinto dagli Appennini, è stato sotto la giurisdizione toscana. Nel 1923, per fini personali e politici che poco avevano a che fare con la storia passata e con la cultura degli abitanti del luogo, il regime fascista fece passare l’intero Circondario di Rocca San Casciano alla provincia di Forlì.

Da allora, alla Toscana sono rimasti soltanto i territori di tre comuni della cosiddetta Romagna Toscana: Palazzuolo sul Senio, Marradi e Firenzuola. Tre borghi remoti, che siedono in valli appenniniche poco abitate e dominate dalla roccia delle montagne, coperte di boschi. Luoghi che sono rimasti fedeli a loro stessi, immersi in una atmosfera romantica e malinconica, leggermente fermi nel tempo, dedicati alle persone che li abitano, sempre meno.

Cittadine che regalano il meglio di loro nella stagione autunnale, quando gli alberi di castagno regalano i loro preziosi frutti e le chiome degli alberi si tingono di giallo, di rosso e di bruno.

Romagna Toscana
Splendidi panorami autunnali nei pressi di un valico appenninico a Palazzuolo sul Senio

Palazzuolo sul Senio, il più remoto

Palazzuolo sul Senio è il più piccolo dei paesi della Romagna Toscana odierna, quella alla quale si fa talvolta riferimento con il nome di Alto Mugello. È tuttavia anche quello più remoto e al tempo stesso affascinante, con le sue vestigia medievali al centro del paese.

Il Palazzo dei Capitani del Popolo è il simbolo del borgo, con il suo portico, la scenografica torre dell’orologio e l’ingresso sopraelevato. Tipico del territorio il colore scuro della pietra che ne compone le mura.

Se in epoca medievale il palazzo serviva a ospitare l’amministrazione del paese, oggi è stato adibito a sede museale. Vi si trovano il Museo delle Genti di Montagna e il Museo archeologico dell’Alto Mugello. Il primo offre uno spaccato della vita contadina e della storia moderna e contemporanea del territorio di Palazzuolo, mentre l’altro scava nel passato più remoto possibile.

Palazzuolo sul senio

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Il Palazzo dei Capitani del Popolo a Palazzuolo sul Senio

Tutt’intorno al paese si dispiegano numerosi sentieri escursionistici, lunghi e brevi, semplici e per escursionisti esperti. Sono oltre 100 i chilometri percorribili su e giù dalle montagne che circondano Palazzuolo, e farlo nelle belle giornate d’autunno, tra i grandi castagni e le querce che contraddistinguono questi boschi, camminando in un tappeto di foglie gialle, è un’emozione particolare.

Nel 2018 Palazzuolo è entrata a far parte del club de i Borghi più belli d’Italia e pur essendo il secondo comune meno popolato della provincia di Firenze, è decisamente vivace e attivo. Eventi, mostre, sagre paesane e continue iniziative animano il territorio di Palazzuolo, che siede sulle rive del Senio.

Dopo l’estate le cose non rallentano, anzi: visto che i prodotti tipici del posto riguardano in particolar modo funghi e castagne, l’autunno è proprio la stagione migliore per visitare Palazzuolo sul Senio, che infatti promuove il proprio territorio con la popolare manifestazione dell’ottobre palazzuolese, teso ad animare ogni fine settimana tra caldarroste, enogastronomia e altre iniziative.

Marradi, il borgo delle castagne

La Strada provinciale 306 lascia Palazzuolo sul Senio e si inerpica tra morbide curve verso il Passo Carnevale. Scendendo dall’altro versante del giogo si arriva a Marradi, il comune più orientale della provincia di Firenze.

Attraversato dal fiume Lamone, Marradi è un borgo elegante, con i palazzi gentilizi che si godono la loro posizione immersi tra i boschi, in una conca tra le colline.

Romagna Toscana Marradi

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Il centro di Marradi con il fiume Lamone

È il paese natale di Dino Campana, poeta unico del primo Novecento italiano, scappato da Marradi e più volte ritornatovi, preso per pazzo, più volte incarcerato in manicomio, poi applaudito da ogni parte dopo la morte. Dal 2009 in paese è stato inaugurato il Centro studi campaniani, che ospita fra l’altro diverse opere d’arte ispirate dalle sue poesie.

L’altra istituzione locale sono le castagne. Anzi, i marroni. Il Marron Buono di Marradi è riconosciuto come prodotto IGP ed è frutto dei numerosi e vasti castagneti che popolano le colline attorno al borgo. Il marrone è al centro dei prodotti tipici della cucina locale, e pertanto ottobre e l’autunno sono i mesi migliori per visitare Marradi, le cui vie si illuminano e si animano per la locale sagra paesana con il prelibato frutto al centro della scena.

A Marradi è peraltro presente il CSDC, ovvero il Centro di Studio e Documentazione sul Castagno (CSDC), una associazione senza scopo di lucro con l’obiettivo di promuovere una più approfondita conoscenza della coltura del castagno, vero e proprio simbolo del territorio marradese.

Firenzuola, la porta del Mugello

Firenzuola è bosco e pietra. Il suo territorio, il più esteso della provincia di Firenze, comprende ben 16 frazioni disseminate tra le colline di questa valle chiusa tra i valichi che portano al Mugello propriamente detto, come il Passo della Futa, e lo stretto tracciato fluviale scavato dal fiume Santerno in direzione di Imola.

Il bosco è quello fatto di secolari castagni che, in autunno, regalano i gettonatissimi marroni, ingrediente peraltro distintivo della cucina locale. Si possono esplorare attraverso i tantissimi sentieri escursionistici che attraversano il territorio amministrato da Firenzuola, tra cui spicca AVF100, il percorso circolare Alte Vie di Firenzuola lungo circa 100 chilometri, tutto in cresta, da affrontare a piedi, in mountain bike, a cavallo o come percorso di trail-running.

La pietra è quella delle cave di pietra serena che costituiscono la principale attività industriale del luogo. La pietra serena è quella pietra grigia utilizzata in architettura e che caratterizza spesso gli edifici storici toscani. Filippo Brunelleschi, a titolo di esempio, usò quella proveniente da queste colline per le murature interna della cupola del Duomo di Firenze. Quella di Firenzuola è attualmente una delle principali zone di estrazione in Italia.

Firenzuola Romagna Toscana

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Il palazzo del municipio, antico Palazzo Pretorio, a Firenzuola

Via Imolese attraversa Firenzuola da una parte all’altra, come un qualsiasi luogo di passaggio, ma se invece di limitarsi a transitare si lascia l’auto e si attraversa la porta delle antiche mura, si entra in un centro storico estremamente curato e spesso vitale. Il luogo centrale è piazza Agnolo, con il palazzo comunale a fare da sfondo all’ampio rettangolo su cui affaccia un elegante bar e che è spesso animato dalle iniziative locali e da piccoli mercati di prodotti locali. Tutto il corso che attraversa il centro è scandito dal susseguirsi di piccoli negozi che hanno lasciata intatta un’idea di paese a prima vista un po’ retro, ma che a ben vedere ha rafforzato una comunità altrimenti isolata, e che consente al visitatore di godersi un’atmosfera senza tempo sorseggiando una bevanda calda in uno dei caffè disseminati lungo la via.

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Borghi itinerari culturali mete storiche Modigliana Viaggi

Viaggio a Modigliana, borgo d’arte e cultura

Modigliana, incastonata tra le colline dell’Appennino Tosco-Romagnolo, rappresenta oggi uno dei principali centri della Valle del Tramazzo. Dominata dal rudere della rocca dei conti Guidi, conosciuta come “la Roccaccia”, la cittadina si affaccia sul fiume Marzeno ed è uno dei borghi più belli e rilevanti del territorio.

Modigliana è un centro agricolo e industriale, famoso per la produzione di laminati in legno e ceramiche. Il suo centro storico conserva antichi edifici e palazzi monumentali, il che la rende un borgo ricco di arte e cultura, dove sono nati personaggi illustri come il patriota Don Giovanni Verità, il pittore Silvestro Lega e il soprano Maria Pia Tassinari.

Scopriamo insieme cosa vedere nel borgo di Modigliana e perché vale la pena trascorrere qui un weekend o una gita fuori porta.

La storia di Modigliana

Le origini di Modigliana risalgono al Neolitico, quando il borgo era ancora abitato da popolazioni agricole e pastorali. La città subì conflitti tra Romani e Celti, con i Romani che prevalsero ma lasciando un’eredità culturale che perdura ancora oggi. Dalla X secolo, Modigliana divenne dominio della dinastia dei Guidi, i cui membri sono citati nella Divina Commedia. Con la caduta dei Guidi, il comune conobbe un periodo di prosperità fino a subire devastazioni a causa di alluvioni e terremoti. Durante la seconda guerra mondiale, la cittadina dell’Emilia-Romagna si distinse come terra di partigiani, e successivamente visse un forte sviluppo industriale e agricolo.

Cosa vedere nel borgo di Modigliana

Il borgo di Modigliana è caratterizzato da un paesaggio verde e da corsi d’acqua, con un centro storico costellato da edifici antichi, piazze e palazzi. La Rocca dei conti Guidi, risalente al XII/XIII secolo, domina il borgo con i suoi ben conservati torrioni. Attraversando il torrione della Tribuna, si accede al centro storico, ricco di antiche costruzioni. Il Duomo, consacrato da Papa Giulio II nel 1506, conserva opere d’arte di notevole valore. Interessante è anche il Santuario della Madonna del Cantone, costruito nel XV secolo, dedicato alla Madonna delle Grazie. 

Modigliana, ponte, borgo

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Passeggiando nei dintorni del borgo di Modigliana

Piazza Pretorio, con i suoi edifici storici, è un altro punto d’interesse, così come il Museo don Giovanni Verità, che celebra la figura del patriota. Il convento dei Cappuccini e il Ponte san Donato, risalente al XVIII secolo, aggiungono ulteriore fascino a Modigliana.

I sapori e le feste del borgo di Modigliana

La gastronomia locale a Modigliana è un mix di tradizioni romagnole e toscane, con piatti tipici come cappelletti, tortelli e carni alla griglia, accompagnati da vini pregiati come il Sangiovese. 

Ristoranti e agriturismi offrono piatti basati su ingredienti genuini, prodotti a km zero: tra questi, ad esempio, troviamo sulle tavole del borgo l’olio delle colline e le antiche farine. Il tipico mandorlato al cioccolato, invece, è il dolce più tradizionale a Modigliana.

Il piccolo e delizioso borgo di Modigliana offre ai visitatori la possibilità di partecipare anche a numerosi eventi durante l’anno, come la “Festa del Sangiovese” e la manifestazione “Tableau Vivants”, che celebra la cultura locale. Durante le sagre di ottobre e novembre si valorizzano la cucina tipica e i prodotti locali, come nel “Giorno del kiwi”, dato che questo frutto è molto coltivato nel borgo . Durante le festività natalizie, la tradizione di “E Zoc ed Nadel” anima la piazza Matteotti con assaggi enogastronomici. Per gli amanti della natura, invece, la “foresta didattica” offre sentieri attrezzati per escursioni, mentre la zona circostante il borgo è ideale per appassionati di trekking e mountain bike.

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Cochem, il borgo della Germania con scorci da cartolina

Camminare tra le stradine di Cochem, favoloso borgo lungo il corso del fiume Mosella a una cinquantina di chilometri da Coblenza, è come varcare la soglia di un mondo incantato.

Ogni angolo trasuda storia e poesia, dalle case a graticcio abbracciate l’una all’altra, alle maestose torri del Castello che vegliano dall’alto, fino ad arrivare alle dolci colline ricoperte di vigneti da cui nasce l’eccezionale vino Riesling, cornici perfette per escursioni e passeggiate, ma anche per semplici momenti di assoluto relax, laddove il tempo appare sospeso.

Il Castello di Reichsburg: un tuffo nel Medioevo

A dominio di Cochem con la sua silhouette imponente, il Castello di Reichsburg è la quintessenza del fascino medievale: le alte torri e le mura possenti lo rendono degno di un racconto cavalleresco.

Salire la collina che lo ospita dall’Anno Mille è un’esperienza da non perdere: passo dopo passo, la vista si allarga e la Mosella brilla lontano, avvolta dai vigneti. Distrutto nel 1869 durante la guerra della Lega di Asburgo e ricostruito nell’Ottocento in stile neogotico, è stato reso visitabile a fine Anni Settanta: le 50 stanze arredate narrano ancora oggi di leggende e battaglie epiche.

Il cuore di Cochem: un labirinto di storia e fascino

centro storico Cochem, Germania

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Case colorate a graticcio a Cochem

I vicoletti lastricati del centro storico di Cochem invitano a perdersi e ad ammirare scorci da cartolina, proprio quelli che ci si aspetterebbe di trovare sfogliando un libro di fiabe.

La trecentesca Enderttor, un tempo dimora del guardiano della torre, si erge imponente, con la fiera struttura in pietra viva a ricordare un’epoca antica, così come la Porta di Baldovino  dall’architettura difensiva e la Porta di San Martino, che conserva intatto il cammino di ronda coperto.

E siamo appena all’inizio: l’autentica magia di Cochem la si scopre passeggiando senza fretta all’ombra delle pittoresche e colorate case a graticcio dai neri e lucenti tetti in ardesia fino a ritrovarsi dinanzi al pozzo di San Martino e alla suggestiva Chiesa di San Martino, che già da lontano si impone alla vista con il campanile che svetta orgoglioso verso il cielo, fulcro spirituale del borgo.

Non può poi mancare una tappa al municipio barocco, gioiello architettonico che porta con sé sfarzo e raffinatezza e allo storico mulino della senape (tra i più antichi della Germania) risalente agli inizi del XIX secolo: si tratta di un’interessante struttura a conduzione familiare dalla lunga tradizione dove è possibile partecipare a una visita guidata per conoscere da vicino tutto il processo di lavorazione e vedere anche l’originale ruota ad acqua. In più, sono a disposizione ben 18 varietà di senape differenti nonché golose specialità regionali a chilometro zero.

Paesaggi che lasciano senza fiato

Un’atmosfera senza eguali tra la meraviglia del Castello e quella del centro storico, certo. Ma Cochem è anche paesaggi che lasciano senza fiato, a partire dalla Mosella Promenade, una passerella panoramica che corre lungo le rive del placido fiume, fiancheggiato da alberi, prati e un’ampia scelta di ristoranti e bar. Un altro ottimo modo per esplorare la passeggiata della Mosella da un punto di vista inedito è prenotare una crociera fluviale con audioguida.

Altrettanto spettacolare si rivela il Pinnerkreuz Lookout Point, luogo ideale per godere di viste uniche sul borgo e sulla splendida vallata, caratteristico ponte di osservazione a Pinnerberg, collina a nord di Cochem, la cui cima può essere facilmente raggiunta con la funivia Cochemer Sesselbahn. Una volta arrivati, si può prevedere una sosta presso il piccolo ristorante per un piacevole spuntino.

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I villaggi walser intorno al Monte Rosa: un patrimonio culturale e architettonico tutto da scoprire

Sparsi lungo le vallate che circondano il Monte Rosa, i villaggi walser hanno conservato un’eredità culturale unica, caratterizzata da lingua, architettura e tradizioni profondamente radicate e che ancora oggi sopravvivono alla modernità e globalizzazione. La loro storia inizia nel XII secolo con la migrazione di popolazioni provenienti dal Canton Vallese in Svizzera e si intreccia con quella delle Alpi, rappresentando una testimonianza viva della capacità umana di adattarsi e prosperare in ambienti montani.

Le origini e la storia dei walser

I walser sono una popolazione di origine germanica che si stabilì nelle regioni alpine a partire dal Medioevo, in particolare nel XII secolo. Provenienti dall’alto Vallese, una regione della Svizzera, i walser attraversarono le montagne per trovare nuove terre da colonizzare, spinti dalla necessità di espandere i loro territori agricoli e di pastorizia. Arrivarono in Valle d’Aosta, Piemonte e in altre zone alpine, portando con sé le loro usanze, la loro lingua e una cultura profondamente legata alla montagna.

Il termine “Walser” deriva proprio da “Walliser”, che significa “abitante del Vallese”. Questi pionieri riuscirono a creare comunità autonome e resilienti, basate su un’economia pastorale e agricola, mantenendo un forte legame con la loro terra d’origine. Ancora oggi, nei villaggi walser si parla il titsch e il töitschu, antiche varianti del tedesco, che sopravvivono nonostante l’influenza delle lingue circostanti.

Cultura, architettura e tradizioni walser

Uno degli elementi più distintivi della cultura walser è l’architettura. Le case tradizionali, chiamate stadel o rascard, riflettono non solo l’abilità costruttiva di questa popolazione, ma anche l’adattamento alle dure condizioni alpine. Le strutture combinano una base in pietra, utilizzata per stalle e cantine, con una sovrastruttura in legno per l’abitazione e il deposito del grano. Una caratteristica interessante è l’uso dei cosiddetti “funghi”, blocchi di pietra a forma di fungo che separano la parte abitativa dal granaio, proteggendo i raccolti da roditori e umidità.

Le case walser si distinguono per la loro solidità e semplicità, ma sono anche profondamente funzionali. Ad esempio, la Wohnstube, l’unica stanza riscaldata della casa, era il cuore dell’abitazione, dove si svolgeva la vita quotidiana nei mesi invernali. Ogni dettaglio architettonico rispecchia il forte legame tra la comunità e l’ambiente circostante.

Oltre all’architettura, anche le tradizioni walser sono una parte importante della loro identità. I costumi tradizionali, in particolare quello femminile, rappresentano un altro simbolo della cultura locale. A Gressoney, ad esempio, le donne indossano abiti rosso scarlatto, completi di corpetto ricamato e una cuffia di filigrana d’oro durante le festività e le processioni, come quella dedicata a San Giovanni Battista. La comunità continua a celebrare le sue origini con fierezza, attraverso manifestazioni culturali, corsi di lingua e iniziative che mantengono vive queste antiche tradizioni.

Casa walser

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Tipica casa walser in pietra e legno

I villaggi walser della Val d’Aosta

Attraversato l’orrido di Guillemore lungo la valle di Gressoney, cambia tutto, anche agli occhi meno attenti: i cartelli e le indicazioni sono scritti in una lingua che non è né italiano né francese; le linee e le architetture cambiano. Benvenuti nel territorio dei walser.

Alpenzu Grande e Alpenzu Piccolo (Gressoney-La-Trinité)

Questi due incantevoli villaggi walser si trovano su una terrazza glaciale, e per raggiungerli bisogna percorrere un sentiero ripido che parte a sud di Gressoney-La-Trinité. Il trekking dura circa un’ora, ma l’impegno viene ripagato da una vista mozzafiato sulla catena del Monte Rosa. L’architettura walser qui è perfettamente conservata, con tipici edifici in legno e pietra che offrono uno sguardo autentico sulla vita di un tempo.

Noversch ed Ecko (Gressoney-La-Trinité)

Queste piccole frazioni sono conosciute per i loro stadel, tipiche costruzioni walser. In particolare, gli stadel di Noversch e Ecko sono stati edificati da due famiglie di rilievo, gli Zumstein e i Lischtgi, che hanno lasciato un’importante eredità architettonica.

Tschalvrino (Gressoney-St-Jean)

Questo villaggio è accessibile in auto e si trova lungo la strada che da Gressoney-St-Jean porta al Castel Savoia. Tschalvrino ospita alcuni tra i più antichi stadel della valle, risalenti al 1547 e al 1578.

San Grato (Comune di Issime)

San Grato è un affascinante villaggio walser che può essere raggiunto attraverso una semplice passeggiata. Oltre ai tradizionali stadel, il villaggio è noto per la chiesetta di San Grato – Chröiz, un piccolo gioiello architettonico immerso nella quiete montana. La passeggiata è adatta a tutti e offre uno scenario naturale ideale per chi ama esplorare la natura senza troppa fatica.

Mascognaz (Comune di Ayas)

Questo villaggio è uno dei più celebri esempi di restauro e valorizzazione del patrimonio walser. Mascognaz è stato trasformato in un albergo diffuso, dove le antiche abitazioni walser sono diventate rifugi di lusso senza perdere il loro fascino originario. Il villaggio è raggiungibile attraverso un facile sentiero in salita, ed è perfetto per chi desidera trascorrere una vacanza indimenticabile in un contesto storico e naturale unico.

Cunéaz (Comune di Ayas)

Cunéaz è situato a breve distanza dagli impianti di risalita, il che lo rende facilmente accessibile. Qui si trovano alcuni dei più bei rascard della Val d’Ayas, strutture in legno tipiche della tradizione walser, utilizzate un tempo come magazzini per il fieno. La vicinanza agli impianti e alle piste lo rende una meta ideale per chi ama combinare natura e sport invernali.

St-Jacques (Comune di Ayas)

St-Jacques, chiamato anche “Canton des Allemands”, è un tranquillo villaggio immerso nel verde, ricco di storia e di testimonianze legate alle migrazioni walser. Punto di partenza per numerose escursioni nella valle, St-Jacques conserva un’atmosfera rurale e autentica che incanta i visitatori. Perfetto per chi desidera passeggiare nei boschi o esplorare i prati alpini, rappresenta un punto strategico per avventurarsi lungo i sentieri walser.

I villaggi walser del Piemonte

Anche sul lato piemontese è ancora possibile ritrovare i villaggi originari dei walser, tenuti con cura e che continuino a vivere.

Macugnaga (Provincia di Verbania)

Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte. Accanto alla Chiesa Vecchia nella frazione di Staffa, si trova un antichissimo tiglio, simbolo della comunità locale. La leggenda narra che l’albero fu piantato dai primi coloni walser per simboleggiare la crescita del nuovo insediamento. Sotto le sue fronde, gli anziani del villaggio si riunivano per prendere decisioni importanti, e oggi il tiglio fa ancora da testimone alla vita del villaggio. Ogni anno, a metà luglio, si svolge la festa di San Bernardo, che celebra le tradizioni walser e conclude con una suggestiva processione sotto l’albero. Nella frazione di Isella si trova un autentico villaggio walser rimasto pressoché intatto, con il forno comune e una piccola chiesa che raccontano di tempi lontani.

Macugnaga  villaggio walser

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Macugnaga, situata ai piedi della spettacolare parete Est del Monte Rosa, è uno dei più importanti insediamenti walser in Piemonte

Rimella (Provincia di Vercelli)

Fondato nel XIII secolo, Rimella è un piccolo comune della Valsesia che conserva ancora oggi il caratteristico dialetto di origine tedesca. Qui si trova il più antico museo walser del Piemonte, ospitato all’interno di una baita restaurata che riflette il tipico stile architettonico dell’epoca. Il museo celebra il popolo “più alto d’Europa” e offre un viaggio nella storia della cultura walser attraverso oggetti e documenti d’epoca. Rimella è un luogo ideale per chi vuole scoprire le radici culturali di questa popolazione in un contesto montano affascinante.

Alagna Valsesia (Provincia di Vercelli)

Alagna Valsesia è un altro importante centro della cultura walser, colonizzato nel XIII secolo. La zona è caratterizzata da alpeggi e frazioni sparse, dove è ancora possibile osservare le tipiche architetture walser. Le case di pietra e legno si fondono perfettamente con l’ambiente circostante, creando un paesaggio di rara bellezza. Alagna è una meta perfetta per gli amanti delle escursioni e del trekking, con numerosi sentieri che si snodano tra le montagne.

Riva Valdobbia (Provincia di Vercelli)

Situata nell’alta Valsesia, Riva Valdobbia è un piccolo comune di appena 200 abitanti che dal 2019 è stato incorporato nel comune di Alagna Valsesia. Fondato dai coloni walser di Gressoney-Saint-Jean, Riva Valdobbia mantiene un forte legame con le sue radici storiche e culturali. Qui, i visitatori possono esplorare le antiche frazioni e scoprire un paesaggio montano ancora incontaminato.

Formazza (Provincia del Verbano-Cusio-Ossola)

Formazza è il primo insediamento walser a sud delle Alpi ed è uno dei comuni più settentrionali del Piemonte. La cultura walser è ancora profondamente radicata nella vita quotidiana degli abitanti, e il piccolo comune ospita un interessante museo dedicato a questa popolazione. A Casa Forte, ospitata in un edificio del XVI secolo, racconta gli aspetti più significativi della vita e della cultura walser. Accanto alla sezione etnografica, in cui gli oggetti di cultura materiale raccontano la vita quotidiana delle genti walser, il museo ospita un’importante raccolta di statue lignee dal XV secolo. Un breve ma scenografico viaggio alla riscoperta del mondo walser, con visite aperte tutto l’anno. Oltre al museo, Formazza offre numerosi percorsi naturalistici che attraversano paesaggi di montagna mozzafiato.

Trekking ed escursioni

Gli amanti del trekking possono esplorare la cultura walser seguendo  il Gran Sentiero Walser, 12  percorsi tematici che toccano le tre regioni di Piemonte, Valle d’Aosta e Canton Ticino, lungo le valli Valsesia, Val d’Ossola, Valle di Gressoney e Valle Rovana. 153 km in totale, suddivisi in 11 tappe, con oltre 200 punti d’interesse, con pannelli informativi che raccontano la storia di questa antica popolazione. Per i meno allenati iWalser réng è un itinerario turistico senza difficoltà particolari, lungo più di 8 km che permette di fare l’intero giro della conca di Gressoney-Saint-Jean e apprezzarne le bellezze paesaggistiche e le numerose emergenze culturali che lo caratterizzano. È un percorso che può impegnare l’intera giornata se si intende visitare i siti culturali che si incontrano lungo il percorso. Risalendo il corso del torrente Lys si giunge ben presto a Tschemenoal, villaggio Walser interamente in legno. Superato il Lago Gover e la cascata di Ònderwoald, si giunge al fiabesco Castel Savoia, residenza estiva da favola della regina Margherita. Il sentiero scende poi, tra larici e praterie, fino alla meravigliosa Villa Margherita, oggi sede del comune di Gressoney-Saint-Jean. Attraversato il ponte di legno sul torrente Lys, si ritorna al punto di partenza.

Il Centro studi e l’Ecomuseo

Per chi desidera approfondire la cultura walser, il Walser Kulturzentrum di Gressoney-Saint-Jean rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Fondato nel 1982, questo centro studi si impegna nella promozione e salvaguardia della lingua e della cultura walser, con particolare attenzione ai Comuni di Gressoney-Saint-Jean, Gressoney-La-Trinité e Issime. Ogni anno, il centro offre corsi di Titsch, Töitschu e Tedesco, oltre a organizzare mostre e convegni dedicati alla cultura locale. Attivo anche a livello internazionale, collabora con l’Internationale Vereinigung für Walsertum e il Comitato Unitario delle Isole linguistiche storiche germaniche in Italia, pubblicando opere sulla lingua, la storia e l’architettura dei walser della Valle del Lys.

Un’opportunità imperdibile per esplorare questa cultura è visitare l’Ecomuseo Walser di Gressoney La Trinité. In questo spazio espositivo, allestito all’interno di un tipico stadel, è possibile immergersi nelle tradizioni walser. Le mostre permanenti coprono vari aspetti del territorio, dalla storia dei ghiacciai e della conquista delle vette all’evoluzione della tecnica alpinistica, fino alla famosa impresa della posa del “Cristo delle Vette” sul Monte Rosa. Inoltre, l’ecomuseo ospita una sezione dedicata al costume tradizionale e una mostra sul percorso verso Binò Alpelté, arricchita da esposizioni tematiche che offrono una visione completa della cultura walser.

Le festività walser

Le festività walser sono momenti di grande rilevanza culturale e spirituale per le comunità locali, che uniscono tradizioni religiose e folklore, e sono senz’altro un’ottima occasione per visitare i villaggi. Tra le occasioni di festa spiccano i Santi Patroni delle parrocchie e delle cappelle, che sono commemorati con cerimonie solenni e processioni, invocati contro mali e disastri naturali, o per ottenere pioggia, abbondanti raccolti. A Gressoney-La-Trinité, la festa patronale si svolge in occasione della Santissima Trinità e prevede una messa seguita da una processione. A Gressoney-Saint-Jean, invece, si celebra San Giovanni il 24 giugno, dove sacro e profano si fondono in una manifestazione di partecipazione popolare che include la benedizione dei bambini e suggestivi fuochi d’artificio.

Anche il Carnevale riveste un’importanza speciale nella tradizione walser: le celebrazioni iniziano con il Giovedì Grasso, quando si usava rubare la pentola del pranzo, seguito dal Venerdì Nero, in cui le persone si sporcavano con carbone e fuliggine. Il Sabato Bagnato portava con sé il divertimento di spruzzare acqua o neve per “lavare” lo sporco dei giorni precedenti. La prima domenica di Quaresima era l’occasione in cui gli anziani si travestivano, approfittando di bevande gratuite nelle osterie.

A Issime, il patrono San Giacomo viene celebrato il 25 luglio, ma, considerando che molti abitanti erano all’alpeggio o all’estero, è stato scelto un secondo patrono invernale: San Sebastiano, il 20 gennaio. Questa festa si caratterizza per la messa solenne e per festeggiamenti che includono falò, pranzi abbondanti e momenti di musica e ballo, creando un’atmosfera di convivialità che dura fino al giorno seguente.