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Castelmezzano, l’antico borgo templare

E’ uno dei borghi più belli d’Italia e non è difficile intuirne i motivi. Basta uno sguardo dall’alto, per questo paesino in provincia di Potenza, immerso in una cornice di eterea bellezza, abbarbicato tra le alte guglie delle Dolomiti Lucane.

Si tratta di Castelmezzano, poco distante dal Parco Naturale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti Lucane, in una posizione così suggestiva da assomigliare, soprattutto durante l’inverno, a un favoloso presepe.

Castelmezzano, la storia del borgo templare

Le sue origini sono comprese tra il VI ed il V secolo a.C., quando alcuni coloni greci penetrarono nella valle del Basento e fondarono il centro abitato di Maudoro, ossia ‘mondo d’oro’. Nel X secolo d.C., le invasioni saracene costrinsero la popolazione locale a fuggire e a cercare riparo tra le vette delle montagne degli arabi che stavano invadendo la zona.

Dopo l’occupazione longobarda, vi si insediarono i Normanni tra il XI e il XIII secolo d.C. e vi costruirono un castello: questo fu un periodo di pace e di sviluppo, ma con gli Angioini conobbe un forte declino. Poi gli Aragonesi, tra il XIV e il XVI secolo, quando le condizioni economiche e sociali rimasero perlopiù invariate. Nel XIX secolo, Castelmezzano fu toccata dal fenomeno del brigantaggio, che contribuì non poco alla scelta di molte famiglie a trasferirsi oltreoceano.

Oggi la storia secolare di questo borgo è ancora presente, seppur sciupata dalla polvere del tempo, che contribuisce ad arricchire il luogo di magia e di suggestione. La città, che era magione templare, presenta diverse testimonianze distribuite in tutto il paese, a partire dallo stemma. Questo rappresenta inequivocabilmente lo stemma dei Templari, in quanto raffigura due cavalieri su un unico cavallo. Un simbolo che riassume, in una sola immagine povertà, carità e la dualità spirituale, bianco e nero, bene e il male.

Del castello sono ancora visibili una parte del muro di cinta, resti di mura rialzati sulla roccia, una cisterna per la raccolta delle acque meteoritiche e la lunga e ripida scalinata scavata nella roccia, che oggi appare decisamente consumata e logora, ma non per questo meno affascinante. Questa porta a un probabile posto di vedetta, da cui era possibile sorvegliare la vallata del fiume Basento. O, forse, è una scorciatoia per il Paradiso.

Le tappe da non perdere

Come accennato, la millenaria storia di Castelmezzano risuona ancora oggi tra le ripide scalinate e gli antichi vicoli del borgo templare dove le abitazioni sono inserite direttamente nella roccia e si svela nelle tappe che non si possono perdere, a partire dalla Chiesa Madre di Santa Maria dell’Olmo, che svetta nella centrale Piazza Caiazzo e che affascina al primo sguardo con l’imponente facciata in stile romanico.
Al suo interno, conserva la tela della Sacra Famiglia a opera del pittore lucano Giovanni De Gregorio (conosciuto come il Pietrafesa), una statua lignea della Madonna e un affresco raffigurante San Rocco, patrono di Castelmezzano.

Altrettanto degna di nota è la Chiesa del Santo Sepolcro, tra le più antiche del paese, di origine bizantina, custode della statua lignea della Madonna dell’Ascensione risalente al XIV secolo che, leggenda vuole, sia stata rinvenuta in mare da due pescatori cui Maria stessa avrebbe chiesto di essere portata proprio a Castelmezzano.

Da vedere anche, oltre al già citato castello del XI-XIII secolo d.C., svariati ed eleganti palazzi nobiliari nonché le cappelle di San Marco, di Santa Maria, della Madonna dell’Annunziata e di Santa Maria “Regina Coeli”, mentre da provare è l’adrenalinico “Volo dell’Angelo“, percorso mozzafiato sospeso a più di 800 metri di altezza che porta da Pietrapertosa a Castelmezzano.

Se ti è piaciuto il nostro racconto ascolta il podcast: Virgilio e Italia ti guideranno alla scoperta di questo borgo e degli altri 100 borghi del cuore scelti da SiViaggia.

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Cascate di San Fele, un angolo di paradiso nell’Appennino Lucano

I paesaggi naturali sono capaci di meravigliarci ogni volta che ne entriamo in contatto. E quando due elementi in particolare, terra e acqua, si uniscono a formare uno spettacolo mozzafiato, allora sembra proprio di ritrovarsi in una fiaba.

Ci troviamo in Basilicata, terra di paesaggi suggestivi tra colline e mare, tra natura e borghi medievali che raccontano storie di vita centenarie. Proprio qui, immerse nel paesaggio naturale della Valle di Vitalba, in provincia di Potenza, esistono luoghi in cui la terra e l’acqua danno vita a un paesaggio suggestivo tutto da esplorare: le Cascate di San Fele.

Le Cascate di San Fele, cosa vedere in questo paradiso

Se cercate un angolo di paradiso in Italia, dovete assolutamente visitare le Cascate del Borgo di San Fele, in provincia di Potenza. Il territorio è attraversato dal Torrente Bradano che sgorga dall’Appennino Lucano e confluisce nella fiumara di Atella e poi nel fiume Ofanto. Lungo il suo percorso, il corso d’acqua segue particolari salti di quota che danno vita a queste meravigliose cadute d’acqua.

Le Cascate di San Fele, però, non parlano solo di bellezze naturali, ma anche di storia. Proprio qui, lungo la strada che porta alla discesa d’acqua, si trova la famosa “Gualchiera di San Fele“. Ma di cosa si tratta? È una macchina degli anni venti che venne costruita per lavare e trattare la lana grezza al Torrente Bradano, sfruttando la forza motrice dell’acqua che batteva sulle pale dello strumento. Un macchinario eco-sostenibile all’avanguardia, se si pensa all’epoca in cui venne realizzato, che permetteva di rendere lana più resistente e pronta per essere sottoposta a ulteriori lavorazioni.

Gli abitanti del posto usavano la potenza dell’acqua anche per far funzionare gli antichi mulini, i cui resti sono presenti ancora ai giorni nostri, una testimonianza dell’ingegno e della devozione al lavoro della popolazione locale.

Una volta concluso l’itinerario alla scoperta delle Cascate di San Fele, merita una visita anche il centro storico di San Fele, un piccolo borgo medievale incastonato tra i monti che fa parte della Comunità Montana del Vulture. Qui si possono ammirare il castello, i palazzi storici e le chiese che ne raccontano la storia e le tradizioni.

5 itinerari per le Cascate di San Fele, in Basilicata

Fonte: iStock

Vista sul borgo di San Fele, lungo il cammino per le Cascate, in Basilicata

Come arrivare alle cascate di San Fele: 5 itinerari

Per raggiungere le splendide Cascate di San Fele esistono diversi percorsi tracciati. È possibile percorrerli tutti, per un totale di circa 8 chilometri, oppure scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Ecco 5 itinerari per il trekking alla scoperta di queste meravigliose cascate immerse nella natura incontaminata.

Il Paradiso

Con soli 300 metri e 10 minuti di tragitto, il “Paradiso” è il sentiero più breve per arrivare alle Cascate di San Fele. Il suo nome non è casuale: qui si respira una silenziosa pace che rigenera corpo e spirito.

Le Gemelle

Anche questo percorso è molto breve, con 300 metri di sentiero percorribili in circa 15 minuti. E anche qui il nome conferito è decisamente azzeccato: al termine del cammino spiccano infatti le splendide cascate “Le Gemelle”, nate dall’incontro di due ruscelli appartenenti al Torrente Bradano e al Torrente Acquafredda.

U Urtone

l percorso è lungo circa 1 km e parte dal paese di San Fele. Lungo il sentiero che costeggia il Torrente Bradano si può ammirare la cascata “U Urtone”, alta 22 metri, e anche i ruderi di un antico mulino.

Fosso d’Anna

L’itinerario “Fosso d’Anna” è lungo 1 chilometro e in questa zona le cascate prendono il nome di “U Uattënnierë”, il termine dialettale della zona per chiamare la “gualchiera”.

Il Ponte

Aumenta la lunghezza del percorso e la difficoltà per il percorso “Il Ponte”. Si tratta di un sentiero i 4,5 chilometri da percorrere in circa 4 ore di camminata. Si parte dal paese si San Fele, attraversando Piazza Nocicchio, per addentrarsi in un percorso naturalistico suggestivo. Si attraversa anche un antico ponte risalente alla Prima Guerra Mondiale, elemento caratteristico che dona il nome a questo itinerario.

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Cosa fare a Castelsaraceno, in Basilicata

Con il suo nucleo più antico abbarbicato su uno sperone roccioso, il borgo di Castelsaraceno è un vero gioiello: conserva ancora intatto il suo aspetto medievale, oltre a custodire preziose testimonianze artistiche e architettoniche del passato. Tutt’intorno, inoltre, è cinto da una natura incontaminata che offre molte possibilità agli amanti delle attività outdoor – tra cui un’esperienza davvero da brivido. Scopriamo cosa fare a Castelsaraceno.

Castelsaraceno, tra storia e natura

Situato in provincia di Potenza, il borgo di Castelsaraceno gode di una vista mozzafiato per via della sua posizione, abbarbicato tra le alture ad una quota di oltre 900 metri. La sua storia affonda le radici indietro nei secoli: l’insediamento venne fondato nel 1031 dai Saraceni, e fu un importante nucleo fortificato a difesa dei territori circostanti. Oggi il paesino si snoda su un promontorio roccioso che gli abitanti chiamano La Tempa, in un dedalo di strette viuzze su cui si affacciano piccole case in pietra, strette l’una all’altra in maniera inestricabile.

Il borgo si trova in mezzo alla natura, ed è dunque il punto di partenza ideale per tante escursioni e attività all’aria aperta. Nei dintorni ci sono diversi sentieri di trekking che attraversano i due parchi da cui il paesino è cinto: il Parco Nazionale del Pollino e il Parco dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. A poca distanza dal centro, svetta imponente il Monte Alpi che offre davvero numerose esperienze. Oltre a camminate e itinerari da fare in mountain bike, qui si può praticare l’arrampicata e il climbing. Mentre lungo il corso dei fiumi del Pollino si può provare l’emozione del rafting.

Ma l’avventura più incredibile di Castelsaraceno è il ponte tibetano: inaugurato nell’estate del 2021, viene chiamato il “Ponte tra i due parchi”, perché collega il Parco del Pollino e quello dell’Appennino Lucano. Con i suoi 586 metri di lunghezza, è uno dei ponti tibetani più lunghi al mondo, un’esperienza davvero affascinante. È sospeso a circa 80 metri d’altezza, e regala una visione mozzafiato sulla natura circostante. Certo, ci vuole un pizzico di coraggio per affrontarlo, ma lo si può fare in tutta sicurezza per godere di un’emozione unica al mondo.

Cosa vedere a Castelsaraceno

Il centro storico di Castelsaraceno, con le sue origini antichissime, ci riporta indietro di molti secoli ad un passato di dominazioni straniere e in seguito di rinascita. Tra i suoi monumenti più suggestivi c’è sicuramente la Chiesa di Santo Spirito: realizzata tra il XVI e il XVII secolo, al suo interno ospita alcune preziose opere d’arte come un trittico del pittore D’Amato, appartenente alla scuola di Raffaello. Molto affascinante anche il Palazzo baronale del XV secolo, che conserva tutti gli stemmi gentilizi delle famiglie nobili che lo hanno abitato.

Un’attività sicuramente da non perdere è il tour guidato presso il Museo della Pastorizia di Castelsaraceno, che ha aperto i battenti nel 2017: l’itinerario espositivo, che fa uso delle più moderne tecnologie, permette di scoprire un patrimonio culturale etnologico davvero prezioso in quattro temi, che vengono dispiegati in altrettante sale (la sala del Tempo, dello Spazio, dei Saperi e della Memoria). Infine, a poca distanza dal paese si può fare visita presso i ruderi di un antico mulino ad acqua, anch’esso testimonianza di un tempo lontanissimo.

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La Basilicata è la Regione più accogliente d’Italia

Se l’Italia, secondo uno studio condotto da Demoskopika, ha conquista la vetta della classifica generale della reputazione turistica in Europa, c’è una regione su tutte che primeggia ed è la Basilicata.

Questa Regione ha, infatti, il primato del sistema ricettivo “più apprezzato” d’Italia secondo le valutazioni positive dei turisti su oltre 4.000 strutture rilevate in base al Regional Tourism Reputation Index.

Non è la prima volta che questa Regione ottiene degli importanti riconoscimenti. Già nel 2022 Booking.com aveva assegnato la medaglia d’oro a Matera come città più accogliente del mondo e alla Basilicata come Regione più accogliente d’Italia. Nel 2023, inoltre, la Basilicata si è aggiudicata il primo premio di Travel Appeal come destinazione con la migliore reputazione online e quindi la preferita dai visitatori italiani e internazionali e si è guadagnata il terzo posto come migliore reputazione fra i turisti stranieri, superando regioni italiane ben più famose nel mondo del turismo.

Basilicata, la Regione delle passioni

La Basilicata è sempre più una Regione che dà spazio a luoghi unici, insoliti, lontani dalle rotte del turismo di massa e attento a riscoprire luoghi di autentica bellezza, cultura e tradizione. Dopo i borghi, i paesaggi naturali e i luoghi storici, oggi la Regione ha lanciato un nuovo progetto per promuovere il turismo delle passioni con esperienze insolite da fare.

Perfetta per l’astronomia

Si tratta di ambiti meno conosciuti, ma decisamente non scontati e da scoprire. Primo fra tutti il tema dell’astronomia. La Basilicata, infatti, offre l’ambiente ideale per ammirare chiaramente le stelle di notte nelle campagne, in montagna o nei dintorni dei piccoli borghi arroccati grazie all’assenza in molti luoghi di inquinamento luminoso.

Qui c’è anche uno degli osservatori astronomici più accreditati in Italia per la divulgazione scientifica e astronomica, quello di Anzi (PZ), dove è possibile ammirare circa 4500 stelle del cielo boreale e australe.

Tra fiabe e leggende

Questa Regione misteriosa e ancestrale è anche luogo di fiabe e magia. Un possibile itinerario parte da Rapone, il Paese delle fiabe e da un libro “Lo Cunto de Li Cunti” scritto nel 1600 dal napoletano Giambattista Basile che, ispirato dal territorio lucano, raccoglie e traduce numerosi racconti popolari. Rapone ha dedicato non solo un evento, il “Rapone Fiaba Festival”, ma un progetto di comunità dove, attraverso un percorso artistico-culturale, si dà nuova vita alle fiabe più belle di tutti i tempi. Qui c’è anche il percorso delle cinque fiabe, il museo multimediale “C.E.R.A. una volta” e il “parco avventura” con percorsi dedicati ai personaggi delle fiabe.

Albano di Lucania, invece, è il “Paese della Magia” già al centro degli studi durante le spedizioni in Lucania di Ernesto De Martino negli Anni ’50, con un percorso-rituale “La Rocca del Cappello”, passando per Colobraro, con la coinvolgente iniziativa “Sogno di una notte a quel paese”, per giungere ad Agromonte, il paese degli indovinelli, tra le vette del Parco Nazionale del Pollino, dichiarato nel 2015 patrimonio naturale dell’Unesco. Qui è possibile ammirare il pino loricato definito da molti “fossile vivente” o ancora “dinosauro degli alberi”, protagonista indiscusso di questo scenario magico e fantastico.

Lucania, terra di fiori ed erme aromatiche

Infinte, la Lucania, con la sua incredibile biodiversità, tutelata e protetta da due parchi nazionali, tre parchi regionali e riserve naturali, è il luogo ideale per chi ama la natura, ma anche i fiori e le erbe spontanee. tantissime sono le piante officinali che si possono a scoprire durante le escursioni con gli esperti di “foraging“, argomenti che si possono approfondire visitando il Conservatorio di Etnobotanica ed Hortus Basiliano di Castelluccio Superiore, un giardino di piante officinali che comprende circa 150 specie per lo più autoctone oppure il Parco dei Colori di Castelgrande dedicato al celebre botanico Guglielmo Gasparrini, nato proprio qui, con una Butterfly House o ancora il Giardino Botanico Sanseverino a Grumento Nova e la Casa delle erbe di Pomarico (MT) per attività di riconoscimento delle erbe spontanee.

Tra le esperienze da non perdere, quando è stagione, è ammirare la fioritura dei campi di lavanda a Lavello con il “Bloom essence of nature”.

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9 Carnevali storici per una regione: la festa è iniziata

Un mese di eventi che si concluderà il 13 febbraio: stiamo parlando del Carnevale in Basilicata, regione in cui si svolgono ben nove appuntamenti storici che vengono tutelati dalla Rete dei Carnevali con valenza antropologica e culturale.

Sì, perché si tratta di rituali suggestivi che custodiscono antiche tradizioni. Ogni appuntamento ha le sue tipicità e caratteristiche ma, in generale si tratta di momenti capaci di far rivivere la cultura della transumanza e che sono anche un filo diretto con la simbologia antica, con le raffigurazioni di animali e significati della civiltà rurale.

Non solo eventi, quindi, ma anche la rappresentazione del legame che sussiste tra chi vive in Basilicata e le sue risorse paesaggistiche. Sono ben nove i carnevali storici, una sola la regione che li ospita.

I 9 Carnevali storici della Basilicata: quali sono

Scoprire un territorio anche attraverso gli eventi ci permette di arrivare alla sua anima più vera. Ed è quello che si può fare in Basilicata grazie ai Carnevali storici che vengono valorizzati e tutelati dalla Rete dei Carnevali Lucani con valenza antropologica e culturale: al suo interno si trovano i più rappresentativi, nove, che corrispondono ad altrettanti comuni e maschere tradizionali.

Nello specifico si tratta di: Teana l’Orso, Satriano il Rumita, Tricarico (capofila del progetto) l’màshkr, Cirigliano le Stagioni, Aliano le Maschere cornute, San Mauro Forte i Campanacci, Lavello il Domino, Montescaglioso con due Carnevali e la maschera che lo contraddistingue, il Carnevalone, Stigliano il Pagliaccio.

Ogni comune ha le sue tipicità a tradizioni. Partendo dal comune capofila, ovvero quello di Tricarico dove le maschere del luogo rappresentano toro e mucca. Nel dialetto locale si chiamano “l’Mash-kr” e prevedono per la mucca un cappello a falda larga, con foulard e velo entrambi bianchi, impreziosito da nastri colorati fino alle caviglie, per il toro – invece – nero e con nastri rossi.

Un'immagine del Carnevale di Tricarico con il toro la mucca

Fonte: Ufficio Stampa – ATP Basilicata

Il Carnevale di Tricarico con le due maschere del toro e della mucca

Tra i più conosciuti, poi, quello di Teana con l’Orso e il “processo”, che si tiene l’ultimo sabato di festa. La Foresta che cammina, invece, è a Satriano con il Rumita, spirito del bosco, gli uomini che diventano alberi e viceversa.

Una sfilata con Pulcinella e le maschere delle 4 stagioni e i 12 mesi si può ammirare a Cirigliano, dove il corteo prende il via dal cinquecentesco Castello Baronale e percorre il centro storico.

Ad Aliano, invece, vi sono le maschere cornute che sfilano per il borgo, mentre a San Mauro Forte durante il Carnevale si sente il suono dei campanacci.

I “festini” si tengono a Lavello, si tratta di appuntamenti in cui si balla con il Domino, una maschera che indossa una tunica in raso. A Montescaglioso vanno in scena il Carnevalone Tradizionale e il Carnevale Montese, mentre il Pagliaccio è protagonista a Stigliano.

Il progetto dei Carnevali storici

I Carnevali in Basilicata hanno preso il via dal 13 gennaio e si concluderanno il 13 febbraio 2024, quando prenderà il via il periodo della Quaresima. E così, in questi luoghi, miti e leggende mettono al centro della scena la natura e gli animali, le tradizioni del passato e le tipicità. Le varie manifestazioni hanno preso il via a San Mauro Forte e si concluderanno in occasione del Martedì Grasso (il 13 febbraio).

In quasi ogni comune della Basilicata si farà festa con appuntamenti tradizionali. Un’occasione perfetta per scoprire questa terra, bellissima e affascinante. La Rete dei Carnevali è un progetto che ha come obiettivo quello di valorizzare e promuovere le identità lucane sia all’interno che all’esterno della regione.

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Tolve: una delle mete più spirituali d’Italia

A una trentina di chilometri da Potenza spicca una delle mete più spirituali d’Italia: è il borgo di Tolve, arroccato a 560 metri su di un colle di arenaria abbracciato da alti monti fitti di boschi, dal tipico aspetto di paese-fortezza risalente al XI secolo con cinta muraria, castello e torri.

Qui, infatti, è forte la devozione per San Rocco, venerato in particolare il 16 agosto e il 16 settembre e considerato “protettore dal flagello della peste”: la festa patronale culmina con la solenne processione della cinquecentesca statua del santo portata a spalla dai fedeli, vestita con un abito d’oro realizzato a mano con oro votivo donato dai pellegrini e accompagnata dai canti della tradizione.

La figura di San Rocco di Tolve: il santuario diocesano, la simbologia e i “Percorsi Rocchiani”

Il santo taumaturgo di Monteppelier è il volto della spiritualità del borgo lucano, meta di pellegrinaggi e fede.

L’incontro con Tolve non può, quindi, non passare dalla figura di San Rocco e dai luoghi simbolo, a partire dalla Chiesa Madre di San Nicola, oggi santuario diocesano, custode della statua: in pieno centro, edificata con ogni probabilità nel XII secolo, si presenta in stile gotico e pianta a tre navate.

Di particolare interesse è la navata laterale di sinistra, con tre altari: il centrale dedicato a San Rocco, uno a San Biagio e l’altro al Sacro Cuore, dove è conservato un bellissimo polittico ligneo del Quattrocento, a opera della scuola napoletana fondata da Giotto nel 1330.

E poi, ovviamente, la statua in legno di olivo di San Rocco, dallo sguardo intenso e sorriso rassicurante, ritrovata nel XVI nei pressi del paese.

La fervente venerazione al santo si svela anche negli innumerevoli ex voto della Casa del pellegrino, ai piedi del santuario: sono oggetti, parole, immagini e tavolette dipinte, testimonianza di ringraziamento e di un legame profondo.

Infine, da non perdere il punto più elevato di Tolve, dove una volta sorgeva il castello e oggi una statua in bronzo di San Rocco (il panorama è a dir poco incantevole) e i “Percorsi Rocchiani“, una serie di coinvolgenti itinerari per trekking che convergono al santuario e conducono alla scoperta delle campagne e delle colline attorno al borgo nonché dei paesi e delle regioni limitrofe.
Attraversati dai pellegrini, soprattutto in occasione delle due date della festa patronale, sono l’occasione perfetta per una rigenerante passeggiata immersi nella tranquillità della natura.

Le bellezze del borgo antico

Chi arriva a Tolve per onorare la figura di San Rocco, trova ad attenderlo anche molte altre meraviglie, disseminate lungo il borgo antico che si raggiunge oltrepassando l’Arco delle Torri del XVII-XVIII secolo, parte della cinta muraria medievale: camminando lungo via Marsala, ecco subito un arco in pietra bugnata e poi la Chiesa di San Pietro con, adiacente, l’ex Palazzo Governativo risalente al XVI secolo con portale in pietra lavorata, custode di svariati ex voto dedicati al santo patrono.

Da notare anche Palazzo Ruzzi, a due piani, con facciata impreziosita da lesene, Palazzo D’Erario, con portale d’ingresso in pietra bugnata a punta di diamante e arco a tutto sesto, l’Arco dell’Orologio con torre che svetta sulla piazzetta omonima e l’Arco del Portello, unico superstite del castello longobardo.

Inoltre, sulle pendici del Monte Moltone, si fanno ammirare i resti di una villa ellenistica, con cortile centrale, ambienti residenziali e locali adibiti ai lavori agricoli e al ricovero degli animali.

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Mercatini di Natale di Matera, Basilicata: date e info

Ci siamo: stiamo per entrare definitivamente nel periodo natalizio, quel momento dell’anno fatto di migliaia di luci, atmosfere calde (anche se il tempo è freddo), e tanti, tantissimi eventi a tema in giro per tutta Italia. Tra gli appuntamenti da non perdere ci sono i mercatini di Natale di Matera, e in questo articolo scopriremo insieme tutte le informazioni che occorre sapere.

Mercatini di Natale di Matera 2023/2024

Matera, in Basilicata, è un piccolo-grande capolavoro. Detta anche “Città dei Sassi”, è stato il primo sito dell’Italia meridionale a ricevere il riconoscimento di Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, assegnato nel 1993, e in più la città è stata designata Capitale europea della cultura nel 2019.

Una meraviglia italiana ma che ormai è conosciuta in tutto il mondo, e i cui unici profili catapultano direttamente in una fiaba antica. Sì, perché in qualsiasi giorno dell’anno Matera riesce a far sognare gli ospiti di ogni età, ma è altrettanto vero che a Natale tutto diventa ancor più speciale, tanto da diventare uno di quei luoghi da visitare per forza.

Mercatini, Villaggio di Babbo Natale, Presepe Vivente e molto altro ancora, rendono questo angolo d’Italia una bomboniera in festa. E quest’anno sarà possibile visitare tutto ciò dall’1 dicembre 2023 fino al 7 gennaio 2024.

Dove si svolgono i mercatini e cosa comprare

Dall’1 dicembre al 7 gennaio la Città dei Sassi si trasformerà nel Matera Christmas Village: nella centralissima Piazza Vittorio Veneto, si potranno esplorare i mercatini di Natale in cui trovare i prodotti tipici e tradizionali, artigianato natalizio, oggettistica, idee regalo e naturalmente vin brulé e castagne.

Uno spettacolo di luci, colori, sapori ed emozioni uniche, perché tutto si svolgerà in una città che è un vero gioiello scavato nella roccia, una condizione che sembra voler trasportare il visitatore indietro nel tempo. Il tutto mentre ogni angolo cittadino è impreziosito da splendide luminarie natalizie.

Le novità del Natale 2023/2024

Il Natale di Matera è davvero magico e il programma di questa edizione prevede anche tantissime novità da non perdere. Oltre alla classica Casa di Babbo Natale con Santa Claus, gli elfi, l’ufficio postale e la slitta, la città si riempirà di spettacoli con artisti di strada, fontane danzanti, concerti di Babbi Natale, canti Natalizi e persino la calata di Babbi Natale.

Non mancherà il tradizionale presepe in cartapesta, ma anche la possibilità di partecipare al teatro di burattini di antica tradizione. E poi ci sarà il divertimento grazie alla tombolata in piazza e il gioco dell’oca, così come tante attrazioni adatte ai più piccoli.

Il presepe vivente di Matera

Uno degli appuntamenti più importanti del Natale di Matera è il suo Presepe Vivente nei Sassi, e non c’è da sorprendersi: è un evento di pura magia.

Al calar della sera, le luci dei Sassi di Matera si accenderanno dando vita a uno scenario suggestivo e unico nel suo genere. E proprio lì tantissimi diversi figuranti rappresenteranno alcune delle più importanti scene narrate nella Bibbia.

Giunto alla sua 13° edizione, quest’anno avrà il titolo di “Il presepe d’Italia: pane e pace”, e potrà essere visitato nei giorni 8, 9, 10, 16, 17, 29 e 30 dicembre e poi ancora il 5 e il 6 gennaio.

Ben 4 km di percorso che partiranno dal centro storico, attraversando il sasso Barisano ed il sasso caveoso, con oltre 200 presenze tra attori professionisti, figuranti, rievocatori storici e compagnie teatrali provenienti da tutta Italia. Il prezzo del biglietto intero sarà di 11 euro, ridotto 5, mentre sarà gratuito per i bambini fino a 5 anni.

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“Imma Tataranni 3”: le nuove e magnifiche location della fiction Tv

La terza stagione della fiction Tv di RAI Uno “Imma Tataranni – Sostituto procuratore” è stata ambientata in nuove location italiane. Non mancano naturalmente i luoghi storici dove la protagonista, interpretata dall’attrice Vanessa Scalera, nata dalla penna di Mariolina Venezia, si muove abitualmente.

La Basilicata di Imma

Alla sua Matera, uno dei luoghi più incredibili in Italia, la cui bellezza possiamo ammirare in tutte le ore del giorno e della notte, si aggiungono altri set della Basilicata ma non solo.

La Città dei Sassi, sviluppatasi a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia, e successivamente modellate in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali (il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano) è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 1993 dall’UNESCO. E, i vicoli, le zone cavernose, le stradine bianche arse dal sole dove si percepire il misticismo della città e la sua dolente bellezza abbracciano la storia di una donna che, nonostante tutte le vicissitudini personali e professionali, prosegue sicura sulla propria strada.

Tornano nella terza stagione anche altri luoghi della Basilicata, primo fra tutti la cittadina di Marsico Vetere (o Marsicovetere), in provincia di Potenza, dove, qualche anno fa, sono state girate alcune scene del remake “Moschettieri del re, la penultima missione“, il film ispirato – in modo alquanto libero – al romanzo di Alexandre Dumas del regista Giovanni Veronesi con un cast stellare: Pierfrancesco Favino nei panni di D’Artagnan, Rocco Papaleo, Athos, Valerio Mastandrea, Porthos e Sergio Rubini, Aramis.

Così come torna il borgo di Abriola, nel cuore dei monti lucani, incastonato in un paesaggio suggestivo che spazia dalla cima del Monte Pierfaone ai costoni rocciosi e scoscesi delle Dolomiti Lucane, alle propaggini del Massiccio del Volturino. E tra i borghi storici della Val d’Agri che Imma ci fa scoprire c’è anche Viggiano, detto il “borgo delle arpe”, famoso per la lunga tradizione legata alla musica popolare e, in particolare, alla costruzione di arpe.

Da qui, nei secoli scorsi, partivano molti suonatori itineranti che esportarono la musica e le tradizioni in tutto il mondo. Molti conoscono Viggiano per il Santuario della Madonna Nera, uno dei luoghi spirituali più importanti del Mezzogiorno. Si trova sul Sacro Monte di Viggiano, la cui vetta arriva a 1725 metri di altitudine, e ogni anno il primo sabato di settembre si svolge una processione, detta “del pellegrino”, una lunghissima serpentina di persone che salgono fin lassù.

Non solo Basilicata

Nella terza stagione, infatti, la produzione si è spostata in Puglia. Alcune scene sono state girate nei Comuni di Ginosa e nel borgo di Laterza. In quest’ultimo si trova una gravina fra le più grandi e lunghe d’Europa. Un canyon profondo fino a 200 metri molto simile ai canyon americani che da oltre vent’anni è divenuta un’area naturale protetta.

Per la sua offerta turistica e culturale, Laterza è stata premiata dall’organizzazione mondiale Creative Tourism Network come “Miglior destinazione creativa emergente” nel 2021, dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale dell’Economia Creativa per lo Sviluppo Sostenibile”. E “Imma Tataranni” ora è solo una delle leve per attirare turisti in questo delizioso borgo pugliese.

Si erge sulla Murgia tarantina, invece, Ginosa che comprende anche la zona di litorale di Marina di Ginosa, ed è l’ultimo Comune della provincia jonica al confine tra Puglia e Basilicata. Il paesaggio qui è incantevole e spazia dalla collina fino al mare.

Il monumento più importante di Ginosa, che attira molti turisti, è il Castello normanno, fatto costruire nel 1080 da Roberto il Guiscardo per difendersi dalle incursioni saracene. ma anche questa è zona di gravine, grosse fenditure che tagliano il territorio rendendolo unico e inconfondibile con le numerosissime chiese rupestri che il ministero dei Beni culturali ha raggruppato all’interno del progetto “Itinerari culturali del medioevo pugliese”. Ginosa è stato anche un celebre set di uno dei capolavori di Pier Paolo Pasolini, “Il Vangelo secondo Matteo” girato nel 1964.

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Basilicata: avventure sui ponti tibetani e non solo

La Basilicata è una regione emozionate, ma forse non tutti sanno che può essere considerata la zona più adrenalica del nostro Paese. Tra la sua natura rigogliosa, i suoi borghi da sogno e il suo mare che sembra uscito da una cartolina, è possibile lasciarsi andare ad avventure straordinarie, come quella di attraversare i ponti tibetani.

Il ponte tra i due Parchi di Castelsaraceno

Castelsaraceno è un grazioso comune di poco più di 1000 abitanti che si trova in provincia di Potenza. Un borgo particolarmente romantico perché, ha detta di molti, possiede la forma di un cuore dove tante casette strette l’una all’altra e vicoli tortuosi prendono vita in un contesto ambientale che lascia incantati.

Arrampicato su uno sperone roccioso chiamato La Tempa, è situato tra le irresistibili meraviglie del Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, tanto da essere il punto di partenza perfetto per scoprire una regione che conserva ancora intatto il suo contatto primordiale con la natura.

Ma non solo: proprio qui prende vita quella che fino a poco tempo fa era considerato il ponte tibetano più lungo del mondo grazie ai suoi 586 metri di lunghezza. Per percorrerlo per intero occorrono circa 1160 passi compiuti nel vuoto mentre di ammira un panorama che di certo non lascia indifferenti. Da qui, infatti, è possibile godere di un punto di vista inedito sul selvaggio e incontaminato entroterra lucano.

A ben 80 metri di altezza dal suolo, è senza ombra di dubbio un’opera ingegneristica eccezionale anche perché collega i due eccezionali parchi in cui prende vita il borgo: il Parco Nazionale del Pollino e quello dell’Appennino Lucano-Val d’Agri Lagonegrese.

Si tratta perciò di un affascinate collegamento che si allunga fino a uno sperone roccioso situato tra le pendici del monte Raparo e del monte Castelveglia. Dotato di tiranti laterali, è aperto ogni giorno e soprattutto è in grado di mantenere la sua stabilità e solidità anche nelle giornate più ventose.

Adatto a tutti per il livello di sicurezza che presenta, è interdetto solo alle persone che sono più basse di 1 metro e 20 e agli animali di qualsiasi stazza. Un’esperienza che, una volta vissuta, rimarrà nella liste delle avventure più belle mai compiute.

Il Ponte Tibetano di Castelsaraceno

Fonte: Apt Basilicata

Il Ponte Tibetano di Castelsaraceno

Il Ponte alla Luna di Sasso di Castalda

Sasso di Castalda è un comune ancora più piccolo della provincia di Potenza rispetto a quello che vi abbiamo citato sopra. Con suoi poco più di 700 abitanti, sorge a circa 800 metri di altezza sul livello del mare e si trova arroccato come un presepe sul Saxum, un curioso sasso che fa parte del complesso montuoso Arioso e Pierfaone.

Ma questa non è la sua unica speciale caratteristica: è conosciuto anche come il “borgo dei ponti tibetani” e ora vi spieghiamo il perché.

Sasso di Castalda prende vita in una zona di notevole rilevanza geologica perché si sviluppa attorno al Fosso di Arenazzo. Partendo dai suggestivi vicoli del borgo che si diramano tra caratteristiche abitazioni, si raggiunge la partenza del primo dei ponti tibetani in Basilicata, lungo 95 metri e sospeso a circa 70 metri di altezza.

Attraversandolo si giunge alla sponda opposta e dove ci si ritrova su un versante dove svettano formazioni geologiche davvero uniche del loro genere. Il viaggio ricco di avventura continua percorrendo il sentiero lungo la sponda del Fosso e in circa 15 minuti si arriva all’impressionante Ponte alla Luna.

Si tratta di un complesso di due ponti tibetani con una campata unica di  300 metri e sospeso nel vuoto a 120 metri di altezza dal torrente sottostante. Camminando “nell’aria” si arriva al rudere del castello che domina dall’alto il villaggio.

Una volta giunti al termine c’è anche una meraviglia in più per tutti i visitatori: una sky-walk in vetro sospesa sul ponte e un belvedere attrezzato che permette di scorgere il panorama delle montagne circostanti. La durata totale del percorso dei ponti tibetani è di circa 2-3 ore.

Una piccola curiosità: non si chiama Ponte alla Luna a caso. È così chiamato per lo stretto legame che ha questo borgo dell’appenino lucano possiede con la storia del primo sbarco sulla Luna perché la famiglia emigrata di Rocco Petrone, l’ingegnere che partecipò alla missione Apollo 11, è originaria proprio di Sasso di Castalda.

Ponte tibetano di Balvano

Balvano è un altro interessante comune della provincia di Potenza e anche qui prende vita un ponte tibetano che vale la pena percorrere. Prima di raccontarvelo, però, vi invitiamo a controllare informazioni più aggiornate perché ultimamente il ponte era chiuso per lavori.

Si tratta di un meraviglioso collegamento che è inserito all’interno dell’altrettanto splendido percorso fluviale “Gole del Platano” dove poter fare trekking in mezzo a una natura che incanta.

Tra i vari sentieri che presenta spicca uno attrezzato con un ponte nepalese che si affaccia sulla panoramica  gola del fiume Platano. Con un dislivello di circa 200 metri, permette di “passeggiare ” accanto al letto del torrente e in occasione delle seguenti attività: trekking diurno e serale, “sentiero attrezzato dei minatori”.

Le altre avventure adrenaliniche che permette di fare la Basilicata

Come vi abbiamo accennato nell’introduzione di questo pezzo, Basilicata è sinonimo di avventura. Se i ponti tibetani non vi bastano, in giro per tutta la regione è possibile trovare strutture e parchi in cui vivere intense emozioni. Noi ne abbiamo selezionate alcune, ma ci teniamo a dirvi che non sono solo queste le uniche esperienze possibili da fare in tutta la regione.

Parco delle Stelle di Trecchina

Trecchina, sempre in provincia di Potenza, è un luogo totalmente immerso nel verde. Non è caso viene chiamato la “città giardino” e proprio qui, tra le sue innumerevoli meraviglie naturali, si sviluppa il Parco delle Stelle. Situato sul Monte Serra Pollino ad un altezza di 1030 metri sul livello del mare, regala panorami che arrivano persino fino alla costa Tirrenica di Maratea e della Calabria.

Qui le attività da fare sono tantissime, ma noi vogliamo segnarvele due in particolare: la Via Lattea e il Big Bang. La Via Lattea è una spettacolare pista di bob da percorrere in circa 5 minuti. Costruita tenendo conto della natura e della conformità del terreno, ha una lunghezza totale di 811 metri e regala una discesa a tutta velocità tra gli alberi.

Il Big Bang è invece un’altalena gigante (ha ben 8 posti) che con un braccio rotante di 18 metri fa raggiungere altezze che potremmo definire da brivido. Non manca di certo la possibilità di godere di un prezioso panorama che arriva a spaziare fino alla splendida costa Tirrenica di Maratea e della Calabria. Il tutto in estrema sicurezza.

Il Volo dell’Angelo tra Castelmezzano e Pietrapertosa

Tra le avventure ricche di adrenalina che si possono vivere in Basilicata non poteva di certo mancare il famigerato Volo dell’Angelo. Si tratta di una struttura che attraversa le maestose Dolomiti Lucane e che permette di volare nel vero senso della parola.

Basta mettersi a pancia in giù e percorrere un cavo d’acciaio che collega le vette dei borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa, incantevoli mete che fanno parte dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, e che farà sperimentare l’ebbrezza della velocità in volo lungo un tragitto di circa 1500 metri. Un modo alternativo e speciale per sorvolare a ben 400 metri di altezza un paesaggio così affasciante che diventa anche difficile descrivere. Tutto ciò è possibile in completa sicurezza e per una durata di circa un minuto e mezzo a velocità che possono arrivare anche fino a 120 chilometri orari.

Il Volo dell’Aquila a San Costantino Albanese

Anche nel caso del Volo dell’Aquila di San Costantino Albanese vi invitiamo a cercare informazioni più aggiornate perché negli ultimi tempi è risultato temporaneamente chiuso.

Consapevoli di questo, sappiate che San Costantino Albanese si trova nella Val Sarmento, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, a circa 650 metri sul livello del mare. E proprio in questa cornice incantevole è possibile effettuare il Volo dell’Aquila, ovvero “volare” in quattro con tanto di ali.

Si tratta di una caduta in volo con un deltaplano fissato ad un cavo d’acciaio ad una velocità di circa 90 chilometri orari. Un modo più che eccitante per sorvolare i tetti, scendendo verso valle lungo un percorso obliquo di circa un chilometro. Anche questa è un’esperienza che si può fare in tutta sicurezza, tanto da essere possibile persino per i bambini, a patto che abbiano almeno 10 anni di età.

Insomma, via abbiamo convinto? La Basilicata è o no una delle regioni più adrenaliniche d’Italia?

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Visitare Craco, la città fantasma in provincia di Matera

Abbandonata nel 1963 dopo una disastrosa frana, la città fantasma di Craco, in provincia di Matera, attira migliaia di turisti ogni anno. Molti di coloro che si spingono fino a Craco sono cinefili: il paese fantasma, infatti, è stato scelto in passato come set cinematografico da numerosi registi.

Craco nel cinema

Primo fra tutti Francesco Rosi, che proprio qui girò alcune scene del film “Cristo si è fermato a Eboli” nel 1979, nel cui manifesto campeggia proprio l’immagine di Craco. I visitatori possono ammirare il panorama che si apre a valle del paese e riconoscere il luogo dove, nel film, si incontrano due personaggi, nel ruolo di confinati nella cittadina come il protagonista Gian Maria Volonté nei panni di Carlo Levi.

O l’antica torre normanna che, dai suoi 20 metri d’altezza, domina la valle, a oggi scalfita solamente da un fulmine ma, per il resto, perfettamente conservata nonostante frane e smottamenti del terreno.

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Fonte: 123rf

Panorama del borgo abbandonato di Craco

Ma il fascino di questo luogo ha ispirato anche Mel Gibson, che vi ha ambientato il suicidio di Giuda, la scena clou del film “The Passion” del 2004. Craco non poteva non comparire, inoltre, in “Basilicata coast to coast“, il film del 2010 di Rocco Papaleo, nonché, come ogni paese fantasma che si rispetti, in un film horror americano, mai arrivato in Italia.

La storia del borgo fantasma

Le prime tracce di Craco sono legate ad alcune tombe risalenti all’VIII secolo a.C.. Così come altri centri abitati vicini, si ipotizza che possa aver offerto riparo ai coloni greci di Metaponto, trasferiti in collina forse per sfuggire alla malaria che imperversava in pianura. La prima testimonianza del nome risale al 1060, quando il territorio venne sottoposto all’autorità dell’arcivescovo Arnaldo di Tricarico, che lo chiamò Graculum ovvero “piccolo campo arato”.

Il centro storico di Craco

Il soprannome di “città fantasma” è legato a quanto accaduto negli Anni ’60. Fu abbandonato a causa del progredire di una frana tra il 1959 e il 1972. Nei secoli precedenti si erano verificati anche dei terremoti. Non essendo più sicuro, la popolazione si trasferì a Craco Peschiera, mentre alcuni abitanti risiedono ancora oggi nel nuovo rione contiguo al centro storico.

Cosa vedere a Craco

Durante i due anni di pandemia, il borgo abbandonato di Craco è stato off limits, ma ora è tornato a essere accessibile ai turisti che possono addentrarsi nel “Parco museale scenografico” di Craco Vecchia. Se nel 2019 i visitatori erano stati circa 25mila, ora ne sono previsti almeno il doppio che possono essere accompagnati tra gli stretti vicoli del borgo, indossando un caschetto protettivo sulla testa, dai giovani volontari del posto.

Craco, una chiesa abbandonata

L’interesse di tanti visitatori ha portato alla creazione del Museo Emozionale di Craco (MEC), allestito nell’antico monastero di San Pietro, che include una sala proiezioni e un archivio digitale storico, cinematografico e della memoria.

Oggi a Craco c’è anche un Atelier dell’arte e del cinema, sorto nell’ex scuola, dove è possibile prendere parte a laboratori d’arte, cinematografici, nonché degustare prodotti tipici del territorio. Vi è anche una foresteria di supporto per le attività artistiche creative.

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Quando visitare Craco

Il parco è aperto tutti i giorni dal 1° aprile al 31 ottobre, dalle 10 alle 18. Dal 1° novembre al 31 marzo, invece, può essere visitato solo nei fine settimana e nei giorni festivi, dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 15.