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Celebrare il capodanno thailandese a Phuket in una dimora da sogno

Nel Paese delle foreste lussureggianti, delle praterie che si perdono all’orizzonte, dei loti e delle ninfee c’è un grande fermento. I preparativi per il Songkran, il capodanno thailandese, sono ufficialmente iniziati. E mentre una grande battaglia d’acqua si appresta a snodarsi per le strade delle città del Paese, la sontuosa e barocca residenza del Governatore apre le sue porte ai viaggiatori.

Ad annunciarlo è stata Airbnb, la celebre piattaforma di affitti brevi, che ha aperto ufficialmente le prenotazioni per soggiornare all’interno della casa del Governatore della Thailandia situata sull’isola tropicale di Phuket.

Tra spiagge incontaminate, tradizioni gastronomiche tramandate da generazioni e un immenso patrimonio culturale incredibile, sarà possibile, per quattro fortunati viaggiatori, vivere un’esperienza da sogno dormendo all’interno di uno dei più grandi capolavori architettonici dell’isola.

residenza del Governatore della Thailandia

Residenza del Governatore della Thailandia

Celebrare il nuovo anno a Phuket

Se l’inizio del nuovo anno non vi ha pienamente soddisfatto e avete ancora una lunga lista di buoni propositi da realizzare allora l’arrivo del capodanno thailandese può diventare un nuovo modo per ricominciare, e per farlo in grande stile. Proprio in occasione del Songkran, che viene celebrato dal 14 al 15 aprile, la sontuosa residenza del Governatore della Thailandia situata sull’isola tropicale di Phuket, apre le sue porte ai viaggiatori di Airbnb.

Il palazzo in questione è un omaggio al patrimonio architettonico di tutto il Paese, un’icona dell’architettura barocca sino-portoghese che invade anche la Thalang Road, la strada principale della Città Vecchia.

Interni ed esterni sono una vera delizia per gli occhi che permetteranno a chiunque soggiorni qui di vivere un’esperienza immersiva della storia, nella cultura e nel design locale.

residenza del Governatore della Thailandia

Residenza del Governatore della Thailandia

Il palazzo storico di Phuket

I viaggiatori che voleranno in Thailandia in occasione del capodanno avranno la possibilità di dormire all’interno di un palazzo costruito più di un secolo fa dopo la fine dell’impero di Re Rama V. La maestosa residenza, con gli anni, è diventata l’emblema del patrimonio culturale di Phuket e di tutto il Paese.

Situata nella città vecchia dell’isola, è stata recentemente restaurata e portata ai suoi antichi splendori riflettendo però il contesto moderno grazie all’intervento del designer Saran Yen Panya che ha aggiunto agli elementi architettonici originali pezzi del design contemporaneo locale.

Come celebrare il capodanno thailandese

Tra spiagge da sogno e cultura locale, Phuket è diventata con gli anni la meta prediletta dei viaggiatori di tutto il mondo, pur conservando la sua perfetta autenticità. E sembra essere questo il luogo migliore per celebrare l’arrivo del nuovo anno che si traduce nel Paese nella più grande battaglia d’acqua di sempre.

In occasione del Songkran, infatti, si tiene il Water Festival. Persone di ogni età scendono in strada e nelle piazze per una battaglia gentile a suon di gavettoni d’acqua per purificare la terra e l’aria ed eliminare le energie negative in vista del nuovo anno.

Proprio per prendere parte a tutto questo, Airbnb ha aperto la possibilità a quattro viaggiatori di soggiornare all’interno della residenza del governatore. Gli ospiti che riusciranno a prenotare il soggiorno saranno accolti da un host d’eccezione, la modella e attrice Patricia Tanchanok Good. Insieme a lei anche lo chef e ambasciatore della cucina thailandese nel mondo Nooror Somany Steppe.

Tantissime, poi, le esperienze destinate a far sognare gli ospiti, come lo snorkeling tra le acque cristalline e un’attività sociale per la salvaguardia del gibbone. Il soggiorno ha un costo di soli 50 dollari per due notti ed è prenotabile qui.

residenza del Governatore della Thailandia

Residenza del Governatore della Thailandia

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La città dominata da un gigantesco mausoleo

Un viaggio in Turchia regala sempre suggestioni incredibili, per la straordinaria ricchezza di paesaggi, la storia millenaria raccontata attraverso le sue caratteristiche architetture, le tradizioni, i sapori e i profumi di una terra che sa sorprendere ed emozionare i visitatori di tutto il mondo. E tante sono le gemme nascoste che vale la pena scoprire. Tra queste, l’antico villaggio di Belevi, nella provincia di Smirne, situato a pochi chilometri a nord-est di Efeso. Un luogo dal fascino particolare, non a caso scelto tra le tappe di “Pechino Express”, nella terza puntata dedicata alla “Rotta dei Sultani”. Nei suoi dintorni immediati si trovano importanti cave di marmo e un affascinante mausoleo del primo ellenismo.

Storia di un mausoleo mai portato a termine

Il mausoleo di Belevi è una tomba monumentale di epoca ellenistica che si trova nei pressi del villaggio da cui prende il nome, vicino al distretto di Selçuk. Rappresenta il secondo più grande mausoleo antico in Anatolia, leggermente più piccolo del più famoso edificio di questo tipo, ovvero il mausoleo di Alicarnasso, benché sia addirittura meglio conservato di quella che è considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.

La decorazione dell’edificio, con il fregio ricurvo e i capitelli corinzi, rinvia al periodo di passaggio tra IV e III sec. a.C., e molto probabilmente il mausoleo fu in origine progettato per Lisimaco, il nuovo fondatore di Efeso. Tuttavia, dopo la sconfitta di Curopedio del 281 a.C., Seleuco I divenne re della regione e la costruzione restò incompiuta. Il secondo periodo andrebbe ricondotto al sovrano seleucide Antioco II, morto a Efeso nel 246 a.C. Durante la reggenza della moglie Laodice, che forse lo aveva fatto avvelenare, sarebbe stato realizzato il coperchio del sarcofago dove il re venne inumato. Tuttavia, non ci fu tempo sufficiente per completare la costruzione, perché il territorio di Efeso (perfetto per una gita archeologica) ben presto passò sotto i Tolemei. La costruzione del mausoleo di Belevi non fu, quindi, mai terminata.

Visita al mausoleo di Belevi

Il mausoleo di Belevi è stato conosciuto solo a partire dagli anni ’30, quando divenne oggetto di ricerche da parte dell’Istituto Archeologico Austriaco. I materiali utilizzati per la sua costruzione provenivano, con molta probabilità, dalle cave di marmo situate nei pressi del villaggio, con cui è stata eretta gran parte degli edifici antichi di Efeso.

Il tumulo è posto proprio a sud delle cave, sul lato opposto della valle, i tre vani sono accessibili da nord tramite un corridoio (dromos). I resti di ceramica, ritrovati insieme a ossa di animali, sembrano andare dal V sec. a.C. al IV d.C., e costituiscono le offerte per un arco di circa 800-900 anni. Ciò avvalorerebbe l’ipotesi secondo la quale Pixodaros sarebbe il probabile destinatario della costruzione funeraria.

Questa era alta originariamente 24 metri e si innalzava su una superficie quadrata, al di sopra della sporgenza di una rupe ricavata artificialmente. La parte inferiore era costituita dalla stessa sporgenza di roccia e ricoperta di conci in pietra. Dall’esterno, la roccia che oscurava il mausoleo era coperta da lastre di marmo. C’era, poi, un secondo livello, circondato da 28 colonne: probabilmente avrebbe avuto la forma di una piramide, e l’intera struttura avrebbe raggiunto i 35 metri di altezza.

Il soffitto mostra rilievi figurati, come nel mausoleo di Alicarnasso, rappresentazioni di giochi funerari con una cerimonia di vittoria al centro e lotte di centauri. Anche le sculture sul tetto ricordano i leoni disposti in maniera analoga nel più famoso mausoleo. La camera funeraria con volta a botte, nascosta nel podio e accessibile tramite un piccolo atrio, conteneva il sarcofago del committente, la cui cassa è simile a un sarcofago macedone, con un fregio di sirene musicanti e un poggiapiedi. Sul coperchio appare il defunto disteso su un materasso e su cuscini, con una coppa nella mano, al modo delle figure principali sui rilievi con banchetto.

Nel sarcofago sono stati trovati due denti che dovevano appartenere a un uomo di 40-45 anni. Inoltre, nella stanza si trovava una statua raffigurante un individuo vestito come i servitori rappresentati nell’arte persiana e greco-persiana, che accompagnano un personaggio di rango elevato. Le sculture e il sarcofago fanno ora parte delle collezioni del Museo archeologico di Efeso a Selçuk, mentre altri elementi decorativi sono esposti nel Museo Archeologico di Izmir, altra meta perfetta per una vacanza tra spiagge e rovine. Il mausoleo resta una delle attrazioni principali del villaggio di Belevi, un luogo ricco di fascino tutto da scoprire.

Città dominata gigantesco mausoleo

Il mausoleo di Belevi, in Turchia

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Bukhara, la città-gioiello della Via della Seta

In Uzbekistan, affascinante Paese dell’Asia Centrale, esiste una città che è un vero e proprio gioiello. Meno conosciuta di Samarcanda, è un luogo che offre al visitatore tantissime attrazioni  da ammirare, uno spettacolo a cielo aperto che permette di scoprire i resti più imponenti dell’impero conquistato da Tamerlano: benvenuti a Bukhara, la città sacra della Via della Seta.

Cos’è la Via della Seta

Sono circa 8000 i chilometri lungo i quali nell’antichità si snodavano gli scambi culturali e commerciali tra Oriente e Occidente. Un insieme di itinerari terrestri, marittimi e fluviali che collegavano l’impero cinese a quello romano trasportando merci, in particolare la seta, di cui la Cina mantenne per secoli il monopolio.

La Via della Seta è quindi un enorme tragitto che attraversava regioni e territori molto diversi tra loro riuscendo a mettere in contatto persone di culture differenti. Percorrerla era quindi l’occasione per scoprire un affascinante percorso che conduceva verso nuovi mondi, tra cui la splendida città di Bukhara.

Oggi è in atto il progetto One Belt One Road (OBOR) che prevede il rilancio in chiave contemporanea della storica Via della Seta: il governo cinese ha previsto la costituzione di due percorsi che abbracciano oltre 120 Paesi.

Bukhara, cosa vedere

C’è un tradizionale detto uzbeko che recita: “Samarcanda è la meraviglia della terra, ma Bukhara è la meraviglia dello spirito“. Impossibile dare torto a queste parole. Bukhara, infatti, supera la leggendaria Samarcanda per quantità di monumenti architettonici ed è persino soprannominata la città “sacra” e “la nobile”.

Da queste parti svettano oltre 140 edifici di inestimabile valore artistico e culturale che sono tutti Patrimonio UNESCO. Ma del resto, questa città-gioiello è stata per secoli un punto cruciale della Via della Seta rivestendo un’importanza commerciale ed economica della quale, ancora oggi, è ricca di testimonianze.

Bukhara cosa vedere

Una splendida vista di Bukhara

Meravigliosa è la sua Città Vecchia dove è possibile percepire un perfetto equilibrio tra antico e moderno. Lyabi- Hauz è una piazza con una vasca centrale che nel corso del tempo è diventata un luogo di ritrovo per residenti e visitatori. Non solo perfetto punto di partenza per un’esplorazione della città, ma anche una piacevole area da ammirare in quanto è costellata di alberi di gelso molto antichi.

Da qui si diramano una serie di pittoreschi vicoli carichi di bazar che risplendono di vivacità e di colori, come del resto lo fa tutta l’intera Bukhara: dal crema delle pietre degli edifici che con il sole diventando simil rosa, passando per il blu intenso delle maioliche che adornano qualsiasi cosa, poi il rosso profondo dei tappeti, il giallo, l’arancio, l’azzurro, fino al verde che caratterizza le ceramiche e i tessuti tradizionali.

Un dedalo di vicoli, gallerie e minuscoli mercati che per secoli hanno definito l’identità di questa straordinaria città dell’Uzbekistan. Proprio qui, infatti, convergevano le merci provenienti dall’Estremo Oriente, come pelli e seta, per poi proseguire verso l’Occidente. A sormontare i bazar di Bukhara ci sono delle cupole, ancora oggi visibili, che avevano il compito di incanalare l’aria fresca e facilitare le contrattazioni dei mercanti. Attualmente è possibile ammirare il Taki-Sarrafon (bazar dei cambiavalute), il Taki-Telpak Furushon (bazar dei cappellai) e il Taki-Zargaron (bazar dei gioiellieri), anche se hanno perso  la loro funzione originaria.

Toki Sarrafon bukhara

Il Toki Sarrafon

La passeggiata continua fino ad arrivare alle ipnotiche facciate della Madrasa di Ulug Beg e della Madrasa di Aziz Khan, che si presentano secondo uno schema di disposizione architettonico (detto kosh) che prevede la contrapposizione sullo stesso asse, in uno spiazzo ampio, di due edifici con lo scopo di far dialogare i monumenti con armonia e aumentare l’impatto scenografico.

La Madrasa di Ulug Beg è la più antica dell’Asia Centrale e sfoggia un ingresso con un magnifico cordone a torciglione in ceramica. La Madrasa di Aziz Khan, invece, presenta interessanti particolarità come i segni del tempo poiché non ha mai subito restauri e, nella sala delle preghiere, Aziz Khan fece rappresentare il suo volto trasgredendo le regole islamiche che vietano la riproduzione di esseri viventi.

Madrasa di Ulug Beg bukhara

La Madrasa di Ulug Beg

Dal fascino eterno e certamente imperdibile è il Minareto Kalan. Risale al XII secolo ed è alto ben 47 metri, un tempo era l’edificio più elevato dell’Asia. Nel corso dei secoli è stato il punto di riferimento per i carovanieri. Il suo esterno è decorato con ben 14 fasce di piastrelle nei classici toni del verde e del turchese. Ammirarlo vuol dire ritrovarsi di fronte un qualcosa di altamente scenografico e maestoso.

Nella stessa piazza in cui si trova il Minareto svettano anche la Moschea Kalon e la Madrasa di Mir-i-Arab. La prima è un’eccezionale ricostruzione risalente al 1500 di quella che era la seconda Moschea più grande dall’Asia. La seconda, invece, si distingue per le sue due cupole turchesi che svettano verso il cielo.

Minareto Kalan bukhara

Il complesso religioso

Straordinario è il Mausoleo di Ismail Samani, la struttura più antica della città, ma anche una delle più eleganti dell’Asia Centrale. Si trova nell’omonimo parco e si distingue per essere un edificio di forma cubica e uno de dei pochi monumenti uzbeki a non essere decorato con piastrelle di ceramica.

Qua si osservano semplici mattoni incastrati con lo scopo di creare giochi di ombra e luce che portano in vita sfumature cromatiche diverse nei vari momento della giornata. L’impressione è quella di ritrovarsi di fronte a un palazzo quasi magico.

Eccezionale l’Ark, la città regale dentro la città. La zona adatta di Bukhara per fare un viaggio nel tempo alla scoperta della vita degli antichi emiri locali. Questa, infatti, è una delle costruzioni più antiche della città. Ci si sente piccoli di fronte alle sue grandiose mura alte più di quindici metri.

Ark bukhara

L’Ark di Bukhara

Il Palazzo d’Estate di Bukhara

A solo 4 chilometri da Bukhara, città dall’architettura sorprendente, sorge il maestoso Palazzo d’Estate, l’ex residenza estiva degli emiri di Bukhara in Uzbekistan.

Da queste parti è impossibile non rimanere affascinati dalle decorazioni presenti nei vari ambienti che sono ricche di colore. In questo edificio, inoltre, si trovano  gli interessanti musei del Costume e delle Arti decorative che sono assolutamente da non perdere.

Più di 2000 anni di storia avvolgono Bukhara, un vero e proprio gioiello sulla Via della Seta e inserita nei Patrimoni UNESCO dal 1993. Un luogo che ospita così tanti monumenti che è facile perderci la testa e in cui fare passeggiate nel tempo e nella storia.

bukhara via della sera

La Madrasa Mir-i Arab di Bukhara

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Arabia Saudita Asia Notizie Viaggi

L’Arabia Saudita apre a tutti: stop anche al Green Pass

È la meta rivelazione di quest’anno, ma anche una delle destinazioni del futuro a cui il turismo mondiale guarda con maggiore interesse. Parliamo dell’Arabia Saudita, un Paese che conserva un patrimonio artistico immenso che si mescola ad autentici paradisi naturali, siti archeologici e una storia unica al mondo. Ma le buone notizie non sono finite qui: l’Arabia Saudita apre veramente a tutti, senza necessità di Green Pass e nemmeno di tampone.

Le nuove regole per viaggiare in Arabia Saudita

L’Arabia Saudita apre ufficialmente le porte ai turisti di tutto il mondo eliminando le restrizioni legate al Covid. Niente più bisogno di mostrare un certificato di vaccinazione e nemmeno il risultato negativo di un tampone. Saranno rimosse, tra l’altro, anche le norme relative alla quarantena e sarà consentito l’accesso a tutti i viaggiatori che provengono dai Paesi attualmente inseriti nella “zona rossa”.

AlUla arabia saudita

Roccia di Elefante, Arabia Saudita

Non è finita qui: a essere revocate completamente saranno anche le misure di distanziamento sociale. L’unico obbligo che rimarrà sarà quello di indossare una mascherina protettiva all’interno dei luoghi pubblici chiusi. Infine, nelle tariffe per i visti sarà compresa persino una quota per l’assicurazione medica Covid-19.

Cosa vedere assolutamente in Arabia Saudita

Grazie alla sua notevole estensione, i suoi scenari naturali che lasciano senza fiato, la sua storia plurimillenaria e le sue antiche tradizioni, l’Arabia Saudita è un Paese che ha davvero molto da offrire e che merita certamente il viaggio. Diventa davvero difficile selezionare le attrazioni da non perdere, ma noi ci abbiamo provato.

Innanzi tutto è obbligatorio fare una sosta a Jeddah, una città che si trova in una posizione stupenda: adagiata sulle sponde del Mar Rosso. Qui potreste lasciarvi incantare da uno splendido lungomare su cui sorgono gli edifici più moderni, ma anche più belli della città. Tra questi svetta la King Fahd, ovvero la fontana più alta del mondo. Infine, è d’obbligo un salto ad Al Balad, il centro storico dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco in cui passeggiare tra case tipiche dall’aspetto peculiare, fino ad arrivare alla Moschea Ali Shaf, un vero e proprio capolavoro.

Jeddah arabia saudita

Una splendida vista della città di Jeddah in Arabia Saudita

Imprescindibile da un viaggio in Arabia Saudita è il Jebel Fihrayn conosciuto come “Confine del Mondo” o Edge of the World. Un luogo che vi metterà davanti a un paesaggio immenso dove, tra una pianura arida e dolci colline dai colori caldi, spicca un’imponente formazione rocciosa alta circa 300 metri.

Un altro posto da non lasciarsi scappare è Mada’in Saleh, un complesso di rovine nabatee che possiamo definire la “Petra dell’Arabia Saudita”. Del resto fu il secondo centro per importanza dei Nabatei, dopo Petra.

Una visita da queste parti vi consentirà di perdervi tra ben 130 monumenti scavati nella roccia e, soprattutto, tutti splendidamente conservati. Non a caso Mada’in Saleh è stato il primo sito saudita a essere stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

Mada'in Saleh come petra

Mada’in Saleh, la “Petra dell’Arabia Saudita”

Meravigliosa anche AlUla, uno spettacolo dalle origini antichissime e che  si trova incastonato tra le Montagne dell’Hijaz, in uno scenario completamente desertico. Qui un susseguirsi di rocce granitiche che affiorano dal terreno sabbioso sono la dimora di numerosi petroglifi e segni di arte rupestre risalenti a migliaia di anni fa. Bellissimo anche il sito archeologico di Dadan con la sua straordinaria Necropoli dei Leoni.

Di certo non potete perdervi il posto sacro più famoso dell’Arabia Saudita: La Mecca. Luogo di nascita del Profeta Maometto, è da sempre una meta di pellegrinaggio molto popolare tra i turisti di religione musulmana. Subito dopo potreste dirigervi verso Medina, città dove il Profeta Maometto visse per un periodo della sua vita diffondendo i principi della religione musulmana.

città di AlUla

La città di AlUla

E poi il Deserto di Rub al Khali, un’ immensa distesa di sabbia che occupa una grande parte della superficie del Paese. In fondo, vi ritroverete a visitare quello che è il secondo deserto più grande al mondo. Trascorrere una giornata da queste parti vuol dire poter vivere esperienze che vanno da escursioni in cammello, fino a salire a bordo di un 4×4 sfrecciando tra le dune di sabbia e ammirando paesaggi che rimangono impressi nel cuore.

Infine – ma per modo di dire perché le cose da vedere in Arabia Saudita sono pressoché infinite – vi consigliamo di rilassarvi in un vero e proprio paradiso terreste: Umluj e Al Wajh.

Conosciute anche come le “Maldive dell’Arabia Saudita”, vi sta per prendere vita un nuovo complesso turistico che comprenderà un arcipelago di oltre 90 isole incontaminate, spettacolari paesaggi di montagna, un vasto deserto e persino un aeroporto ad uso esclusivo. Umluj Beach, in particolare, è senza ombra di dubbio una delle più belle spiagge dell’Arabia Saudita. Nota per le sue acque limpide, turchesi e la sabbia bianca e fine, è ancora un vero e proprio gioiello della natura che entra dritto nel cuore.

Deserto Rub al Khali

Le dune del Deserto di Rub al Khali

Cosa fare al rientro in Italia dall’Arabia Saudita

Per rientrare in Italia dall’Arabia Saudita, in assenza di sintomi compatibili al Covid-19, è necessario presentare alla compagnia aerea al momento dell’imbarco, e a chiunque sia deputato ad effettuare i controlli, il formulario digitale di localizzazione del passeggero (digital Passenger Locator Form o dPLF).

Inoltre, è obbligatorio mostrare una delle seguenti certificazioni:

  • vaccinazione completa con vaccino autorizzato dall’EMA, effettuata da meno di 9 mesi (Green Pass o certificazione equivalente per le autorità italiane);
  • vaccinazione completa con vaccino autorizzato dall’EMA più dose di richiamo in formato Green Pass o certificazione equivalente per le autorità italiane;
  • guarigione da Covid-19 da meno di 6 mesi (formato Green Pass o certificazione equivalente per le autorità italiane;
  • risultato negativo di un test molecolare condotto con tampone nelle 72 ore prima dell’ingresso in Italia, o test antigenico effettuato tramite tampone 48 ore prima dell’ingresso nel nostro Paese.

In caso di mancata presentazione delle certificazioni richieste, l’ingresso in Italia è possibile ma esclusivamente con obbligo di quarantena presso l’indirizzo indicato nel dPLF e per un periodo di 5 giorni. Alla fine dell’isolamento è obbligatorio sottoporsi a un test molecolare o antigenico, effettuato per mezzo di tampone

I minori al di sotto dei 6 anni di età possono entrare in Italia senza ulteriori formalità e sono sempre esentati dall’obbligo di test molecolare o antigenico.

Vi ricordiamo, infine, che le norme di viaggio sono in continuo mutamento. Per questo motivo è sempre buona norma visitare i siti istituzionali dei Paesi di destinazione e la pagina web del Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale ViaggiareSicuri.

 mar rosso arabia saudita

Il Mar Rosso in Arabia Saudita

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Hunan, la Provincia delle voci segrete delle donne

Hunan è un’affascinante Provincia montuosa nella Cina Meridionale, famosa principalmente per essere il luogo di nascita del leader comunista Mao Zedong. Ma la verità è che da queste parti, tra pendii rocciosi e incantevoli villaggi fluviali rurali, è venuto al mondo il Nü shu (o Nüshu), l’unico sistema di scrittura creato e utilizzato esclusivamente dalle donne.

Nü shu, la storia

Il Nü shu è un linguaggio che sboccia nella Cina del secolo XVII, periodo in cui la figura della donna era ancora più sottomessa e denigrata rispetto alla situazione attuale. La corretta traduzione è “scrittura delle donne“, basti pensare che è stato ideato in modo tale da essere compreso e diffuso esclusivamente tra le persone di sesso femminile.

Il motivo per cui queste persone coraggiose decisero di inventare una nuova lingua non è affatto da sottovalutare: dopo la conquista da parte della Cina della Provincia dello Hunan, le donne della popolazione Yao videro un totale cambiamento di assetto della loro società che da “Matriarcale” diventò “Patriarcale”, e quindi regolata dalle norme maschili del diritto paterno.

Una condizione che le costrinse a cambiare abitudini sociali compreso il loro linguaggio, facendo una rivisitazione completa del dialetto che si utilizzava in quella zona. Di questo mutarono i caratteri fondamentali per la comprensione, a tal punto che gli uomini dell’epoca non erano assolutamente a conoscenza di tale ingegnoso sistema, ideato proprio dal genere che essi ritenevano “inferiore”.

Obbligate, quindi, a rinunciare a tutto compresa la loro personalità, queste donne vedevano nella loro lingua segreta uno dei loro pochi sfoghi. Donne che per lo più erano analfabete, e tra le altre cose spesso sottoposte alla violenta fasciatura dei piedi.

Nel corso del tempo, questa lingua venne utilizzata in testi di svariato genere, oltre che nei ricami. Infatti, erano solite cucire e ricamare senza destare alcun tipo di sospetto o attenzione da parte degli uomini. Tutto ciò permetteva loro di poter lasciare una testimonianza della vita che vivevano ad altre donne come loro, oppure semplicemente a chi avrebbe voluto interessarsene e capirne di più.

Quando il Nü shu fu scoperto per la prima volta, in molti pensarono che si trattasse di un linguaggio usato per dissacrare una società di tipo patriarcale. Nei fatti si scoprì che non era così: molti scritti riguardavano il matrimonio, il dolore per la separazione dalla famiglia di origine o lodi della futura sposa da leggere durante le complicate cerimonie nuziali che si tenevano all’epoca.

Fino agli anni che vanno dal 1966 e il ’76, ovvero durante la rivoluzione culturale cinese, questa pratica fu trasmessa di generazione in generazione. Da quel momento in poi, il Nü shu venne considerato un pericoloso linguaggio criptato, analizzato da molti esperti accademici ma senza successo.

Al giorno d’oggi, le persone che conoscevano questa scrittura segreta sono venute tutte a mancare e la sua sopravvivenza è principalmente nelle mani di quei pochi studiosi che l’hanno appresa dalle anziane abitanti della zona. Tuttavia, questa lingua sembra voler vivere una sorta di rinascita e in particolare a Puwei, un villaggio circondato dal fiume Xiao e accessibile solo tramite un piccolo ponte sospeso.

La rinascita del Nü shu

Stando a quanto dichiarato alla BBC da alcuni abitanti di Puwei, un tempo il Nü shu era ampiamente parlato nella zona di Hunan. Dopo che gli esperti trovarono tre scrittori di Nüshu nel villaggio negli anni ’80, Puwei è diventato il punto focale per la ricerca su questo sistema di scrittura.

Nel 2006 è stato inserito nell’elenco del patrimonio culturale immateriale nazionale dal Consiglio di Stato cinese e un anno dopo è stato costruito un museo sull’isola di Puwei che ospita un’aula scolastica e sale espositive. Video, dipinti e mostre culturali adornano le pareti, mentre i corsi di ricamo e calligrafia offrono opportunità pratiche di connessione culturale. È stato, inoltre, recentemente ampliato e ospita un festival annuale con poesie e canzoni eseguite in Nü shu.

Cosa vedere nella provincia di Hunan

Hunan significa letteralmente “a sud del lago”, non a caso la Provincia si sviluppa a sud del Lago Dongting, il secondo lago d’acqua dolce più grande della Cina. Da queste parti, piccoli paesi dall’architettura tradizionale si trovano incastonati in catene montuose color smeraldo, e tutti abbracciati da una leggera nebbia.

Da non perdere è certamente la zona paesaggistica di Wulingyuan-Zhangjiajie. Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1992, è nota per essere il luogo che ha ispirato il regista James Cameron per la creazione dei personaggi di “Avatar”. Un parco a dir poco straordinario e diviso in 3 aree: le montagne fluttuanti Hallelujah di “Avatar” nella zona di Yuanjiajie, il monte Tianzi, la riserva naturale della valle Suoxi e Yangjiajie. All’interno del parco, inoltre, si trova l’ascensore esterno in vetro più alto del mondo che permette di raggiungere la parte più elevata di Yuanjiajie.

Svetta, tra l’altro, anche il monte Tianmen, conosciuto come la “Porta del Paradiso”. Per salirvi basta prendere la funivia più lunga del globo che parte dalla stazione ferroviaria e sorvola la fitta vegetazione della foresta ai piedi della montagna per oltre 7 km. Se invece volete recarvici a piedi, vi basta percorrere la tortuosa e incantevole strada delle “99 curve” e salire i 999 gradini fino alla cima.

strada "99 curve" cina

La strade delle “99 curve”

Per una scarica di adrenalina ancora maggiore, potreste attraversare uno dei ponti di vetro più lunghi e alti del mondo e camminare sospesi nel vuoto sopra al Grand Canyon di Zhangjiajie. Uno spettacolo della natura che si trova a circa 60 km dal centro di Zhangjiajie, a nord-est del Parco Forestale Nazionale.

Bellissima anche Fenghuang, una piccola città ad ovest della Provincia dello Hunan risalente a più di 1.300 anni fa. Visitarla è come fare un tuffo nell’epoca imperiale cinese. Attraversata del fiume Tuo, è possibile ammirare ancora lavandaie e pescatori, ma anche una fitta serie di case che impreziosiscono uno scenario costituito da ponti, giardini, pagode e torri.

Infine, ma non per importanza perché questa zona della Cina nasconde meraviglie in ogni angolo, non potete di certo perdervi il Lago Dongting che copre generalmente una superficie di 2820 km². In estate, quando i suoi immissari riversano le loro acque di piena nel lago, la sua superficie può ingrandirsi fino a raggiungere i 20000 km². Del resto, questo è uno degli scenari più visitati e decantati dalla poesia e dalle arti tradizionali cinesi. Una zona, quindi, da non perdere assolutamente, sia per il suo fascino naturale che per la sua particolare storia legata a Mao Zedong ma anche alle donne.

provincia di hunan donne

Le meraviglie della Provincia di Hunan

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In vacanza alle Maldive (come Michelle Hunziker)

Sole, mare, sabbia bianca e fine palme, silenzio, natura e relax. Gli ingredienti ci sono tutti per evadere, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Per staccare la spina dallo stress della vita e la mente dai problemi che ogni giorno si devono affrontare e per ritrovare se stessi.

Così, Michelle Hunziker, dopo il tourbillon nel quale si è ritrovata ultimamente per via della separazione dal (secondo) marito Tomaso Trussardi, un fulmine a ciel sereno, di cui tutti i giornali hanno (s)parlato, ma anche dopo i suoi grandi successi, tra cui l’ultimo show “Michelle Impossible” e i viaggi in Svizzera come testimonial del Turismo svizzero ha deciso di mettere via quattro costumi in valigia, prendere su le figlie più piccole e le amiche più strette e salire su un aereo diretto alle Maldive.

Questo paradiso in Terra è in grado di guarire ogni ferita. Così come è in grado di regalare emozioni uniche e indimenticabili, che durano tutta la vita (ecco perché anche Miriam Leone è appena tornata da una vacanza/luna di miele su una di queste isole sperdute nell’Oceano Indiano).

“Sono dall’altra parte del mondo per cercare di staccare da tutto e riposare un po’ la mia testa dopo un periodo per me abbastanza intenso sotto molti punti di vista”, ha scritto sui social. Per poi aggiungere una lunga riflessione sul momento attuale, tra le tante cose ha scritto: “Qui è notte fonda e mi sono svegliata con gli incubi… sentivo piangere bambini, donne, uomini nel sonno. Provo disagio ad essere in vacanza. Disagio a vivere la mia quotidianità… so perfettamente che non posso cambiare le cose e sento un senso di impotenza”. Un lungo messaggio in cui si è lasciata andare ai propri pensieri sul conflitto in Ucraina e su quello che sta accadendo.

Dov’è in vacanza Michelle

Michelle ha scelto l’atollo di Ari, quello più lontano dalla civiltà e anche quello con la barriera corallina più incontaminata. L’isola dove soggiorna e dove si trova il resort di lusso si chiama Thudufushi, un cerchietto in mezzo al mare. Vista dall’alto, quando si arriva con il piccolo idrovolante, sembra una manta, con due punte di sabbia che si gettano nell’acqua smeraldina proprio come il corpo di questo pesce.

Poche ville sull’isola, alcune sono direttamente sulla spiaggia altre raggiungibili con la passerella di legno e circondate dall’oceano. Sicuramente Michelle ha scelto per se stessa una water villa tutta bianca, arredamento compreso, proprio come piace a noi italiani, magari con due camere, dove sistemare le bambine, con Jacuzzi privata, prendisole e accesso diretto al mare lontana da occhi indiscreti visto che lei è famosa per voler mantenere la propria privacy.

Qui Michelle corre sulla spiaggia, fa water ski, nuota, fa escursioni in mare, prende aperitivi… basta seguirla su Instagram per sapere tutto quello che fa. E invidiarla un po’ (anche per il fisico mozzafiato che sfoggia).

Com’è fatto il resort di lusso

Nel 2020, il Diamonds Thudufushi Beach & Water Villas ha vinto il World Travel Awards come migliore beach resort e miglior hotel di lusso delle Maldive ma sono tanti i premi che può sfoggiare. Il punto forte di questo resort è sicuramente la posizione, a ridosso di una splendida e coloratissima barriera corallina. Il reef di Thudufushi, infatti, è facilmente raggiungibile anche a chi pratica solo lo snorkeling.

Gli ospiti possono scegliere di alloggiare in uno dei 13 beach bungalow o delle 32 beach junior suite o delle 14 water villa o delle sette Jacuzzi water villa o delle due water villa con due camere. Solitamente in questi resort è tutto incluso, compresi i ristoranti dell’isola, uno a buffet e altri tre gourmet. Non manca ovviamente la spa.

Quanto costa una vacanza alle Maldive come Michelle

In base al periodo e alla tipologia di camera ovviamente la cifra cambia, ma comunque come avrete immaginato non si tratta di una vacanza low cost. Una settimana di vacanza nel beach bungalow la soluzione più economica, per intenderci, costa circa 3.700 euro, nella beach junior suite il prezzo parte invece da circa 6.900 euro a persona, quasi mille euro a notte, tutto incluso ovviamente. La water villa in mezzo al mare costa da 8.900 euro, con la Jacuzzi costa minimo 10.700 euro mentre la villa con due camere da letto parte da 10.500 euro alla settimana.

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L’isola di Thudufusi e il resort di lusso alle Maldive @Diamonds Thudufushi

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Asia città Dubai Emirati Arabi itinerari Notizie Viaggi

Tutti pazzi per una cociera negli Emirati Arabi

Le crociere negli Emirati Arabi hanno dato risultati mai visti. Merito degli itinerari da sogno, che prevedono dei soggiorni prolungati nel porto e due pernottamenti a Dubai.

I turisti vanno pazzi per questa città, così dinamica, così moderna, una sorta di parco dei divertimenti per adulti, fatto di grattacieli ultramoderni, di edifici iconici (l’ultimo inaugurato è il Museo del Futuro dal design inconfondibile), di attrazioni da record.

Per questo motivo, MSC, che da qualche tempo sta operando crociere in Medioriente e dove ha inaugurato un’area tutta sua nel Dubai Cruise Terminal, ha deciso di prolungare la stagione invernale 2021-22 fino a fine giugno.

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Il nuovo Museo del Futuro di Dubai

Sarà la MSC Bellissima a effettuare le crociere settimanali con scali a Dubai, Abu Dhabi, Doha, in Qatar, e nella paradisiaca isola a uso esclusivo di Sir Bani Yas, la più grande isola naturale degli Emirati.

La nave che fa rotta nel Medioriente

Naturalmente anche la nave è fondamentale. La MSC Bellissima, della classe Meraviglia, è stata battezzata nel 2019 ed è una nave progettata per navigare in qualunque stagione dell’anno, offrendo ai viaggiatori un gran numero di funzionalità innovative. A partire dal sistema di connettività tra passeggeri, equipaggio e la nave stessa chiamato MSC for Me. A questo si aggiunge l’assistente digitale, Zoe, un sistema virtuale in grado di rispondere a qualsiasi esigenza dell’ospite.

All’interno ospita ben 12 aree ristorante, con più di 20 bar e lounge. Un mix di aree relax e ottimo cibo per garantire la vacanza della vita. Ciò vale per gli adulti come per i più piccoli, con intere sezioni loro dedicate, come quella riservata ai partner Lego e Chicco. Ben dieci differenti tipologie di cabine tra le quali scegliere, un servizio di maggiordomo h24, un emozionante Water Park e una galleria con passeggiata da 96 metri, sovrastata da un gigantesco schermo LED, che ha il compito di creare sempre la giusta atmosfera.

Una nuova super nave green

Il prossimo inverno sarà però un’altra nave a solcare questi mari e si prevede un boom di prenotazioni. Sì perché la nave in questione sarà la MSC World Europa, attualmente in costruzione, la più grande ed ecologicamente avanzata in navigazione nel Medioriente, la  più moderna e green, in quanto sarà la prima nave di MSC Crociere alimentata da gas naturale liquefatto (GNL), il combustibile fossile più pulito attualmente disponibile per le grandi navi da crociera.

La World Europa sarà gigantesca. Potrà ospitare fino a 6.762 passeggeri, sarà lunga 333,3 metri e avrà una stazza lorda di 205.700 tonnellate. La consegna è prevista per ottobre, per poi dirigersi, a partire da dicembre, sotto il sole di Dubai, Abu Dhabi e Sir Bani Yas Island, Dammam in Arabia Saudita e Doha in Qatar.

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La nuova ammiraglia MSC World Europa

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Scoperta sensazionale in Giordania: rinvenuto un sito antichissimo

Potrebbe essere una delle strutture create dall’uomo più antiche del mondo quella che è stata appena rinvenuta nel deserto della Giordania. Un ritrovamento che risale a 9mila anni fa. Si tratta di un luogo di caccia rituale dell’età della pietra, risalente al 7000 a.C.

Le strutture scoperte dagli archeologi che stavano scavando in quella zona mostrano che gli umani stavano radunando e cacciando gazzelle molto prima di quanto si pensasse. La scoperta è ritenuta così eccezionale in quanto non si pensava che gli uomini conoscessero tecniche di caccia tanto evolute in quel periodo dell’età della pietra.

Cosa è stato scoperto

Il team formato da esperti francesi e giordani ha anche trovato nel sito oltre 250 reperti, comprese alcune figurine di animali, che ritiene siano state utilizzate nei rituali per invocare forze soprannaturali per battute di caccia di successo.

Gli oggetti, che includono due stele con sagome umane, di cui una alta 1,12 metri, sono alcuni dei più antichi pezzi artistici mai trovati in Medioriente. “Questo è un sito unico”, ha commentato Wael Abu Azizeh, il co-direttore della squadra archeologica francese “in cui grandi quantità di gazzelle sono state cacciate in complessi rituali. Non ha rivali al mondo dall’età della pietra”.

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Le stele dalle sembianze umane rinvenute in Giordania

Gli esperti hanno trovato mura di pietra convergenti, lunghi diversi chilometri, che servivano per intrappolare le gazzelle in un’area ristretta dove potevano essere cacciate più facilmente.

Una scoperta eccezionale

Sebbene tali trappole, dette ‘aquiloni del deserto‘, possano essere trovate anche altrove nei paesaggi aridi del Medioriente e del Sud-Ovest asiatico, dall’Arabia Saudita alla Siria, Turchia e Kazakhstan, si ritiene che quelle giordane siano le più antiche, meglio conservate e più grandi, hanno affermato gli esperti.

“Attestano l’ascesa di strategie di caccia di massa estremamente sofisticate, inaspettate in un lasso di tempo così precoce”, afferma una dichiarazione del Progetto archeologico della Badia sudorientale (SEBAP) che lavora sul sito dal 2013.

Le abitazioni circolari dell’insediamento a forma di capanna e le grandi quantità di resti di gazzelle mostrano che gli abitanti non stavano solo cacciando per i loro bisogni, ma anche per effettuare scambi con gli insediamenti vicini.

La valenza storica (e turistica)

Il ministro del Turismo giordano, Nayef al Fayez, ha dichiarato che le scoperte sono un’aggiunta spettacolare alle gemme archeologiche della Giordania, tra cui spiccano già la città di Petra, scavata nella roccia del deserto, la città romana di Jerash e i castelli del deserto. “I siti archeologici in Giordania”, ha commetato “hanno un grande valore sociale, culturale ed economico a livello nazionale e internazionale, in quanto sono parte integrante della storia, della civiltà e dell’identità oltre ad essere attrazioni turistiche”.

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Il sito scoperto in Giordania

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Dubai s’arricchisce di un’altra nuova icona

Appena ti distrai, a Dubai spunta un nuovo edificio. Quello che è appena stato inaugurato, poi, è destinato a diventare un’icona di arte e design a livello mondiale. Si tratta del nuovo Museo del futuro, sorto nel cuore del quartiere finanziario di Dubai, vicino alle famose Emirates Towers. Secondo il New York Times, “l’attrazione più bella e high-tech del Paese, se non addirittura del Pianeta”.

La sua forma sferica e le parole in arabo incise su tutta la superficie esterna dell’edificio rendono questa nuova costruzione unica, e bellissima. Lo scopo era di rappresentare la rinascita dell’eccellenza araba nei campi della scienza, della matematica e della ricerca. E ci sono riusciti.

Il progetto del nuovo Museum of the Future (già conosciuto come MOTF) incarna a tutti gli effetti l’approccio sempre innovativo di Dubai e il ruolo di protagonista dell’Emirato delle costruzioni futuristiche.

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L’iconico MOTF appena inaugurato a Dubai

Non è la prima volta che a Dubai nascono edifici unici al mondo. Basti pensare alla Dubai Frame, una cornice gigantesca dove si può salire grazie a scale mobili e camminarci dentro oppure l’Opus, il palazzo di vetro dalla forma originalissima progettato dalla scomparsa Zaha Hadid o ancora l’inconfondibile Burj Al Arab, il grattacielo a forma di vela che spunta dal mare e che ospita uno degli hotel più lussuosi al mondo o la Cayan Tower, un grattacielo avvitato su se stesso o l’hotel Atlantis, The Palm. E altri originalissimi sono in costruzione in questo momento, come il grattacielo a forma di molletta.

L’architettura del Museo del futuro

Alto 77 metri, il MOTF è stato realizzato con 1.024 pannelli separati d’acciaio inossidabile e vetro. Per la costruzione è stata utilizzata la tecnologia robotica, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. La struttura senza pilastri ospita sette piani ed è alimentata con 4.000 megawatt di energia solare. Il progetto è dello studio Killa Design.

Il vuoto ellittico simboleggia l’ignoto ovvero una dichiarazione di tutto ciò che ancora non conosciamo. Le finestre permettono alla luce naturale di inondare la struttura e sono progettate sotto forma di calligrafia in 3D sul corpo curvo dell’edificio.

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L’originalissima forma e architettura del MOTF

La collina verde su cui sorge il museo è un giardino che comprende circa cento specie di alberi e piante, che vuole riflettere la diversità naturale come parte integrante del patrimonio della regione.

Cosa c’è scritto sull’edificio

Come anticipato, l’intero edificio è decorato con parole arabe. Si tratta di tre citazioni di Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum, sovrano di Dubai. Una di esse recita “Il futuro appartiene a coloro che possono immaginarlo, progettarlo e realizzarlo. Non è qualcosa che si aspetta, ma che si crea”. Un’altra dice che “Potremmo non vivere per cent’anni, ma i prodotti della nostra creatività possono lasciare un’eredità a lungo anche dopo ce ne saremo andati”. Quest’opera architettonica e ingegneristica vuole mostrare la passione della popolazione per le arti, la cultura e il progresso (se avete avuto occasione di andare a Dubai e visitare l’Expo 2020 vi siete già fatti un’idea).

Cosa vedere all’interno del MOTF

Il nuovo “museo vivente in costante metamorfosi” con sempre nuove mostre e costanti novità invita i visitatori ad avventurarsi in un viaggio di scoperta nello spazio e nel tempo, dove immaginare il futuro e tutte le sue infinite possibilità attraverso l’uso dei cinque sensi, dall’intelligenza artificiale alle realtà aumentata. All’interno c’è persino il simulatore di una stazione spaziale.

Tre piani sono dedicati alle mostre immersive dedicate alle fonti provenienti dallo spazio, agli ecosistemi, alla bioingegneria, alla salute e al benessere. Un altro piano mostra le tecnologie in grado di portare una rivoluzione nel campo della salute, dell’acqua, del cibo, dei trasporti e dell’energia. L’ultimo piano è dedicato ai bambini, dove si possono esplorare nuovi mondi e mettersi alla prova diventando i futuri eroi mondiali.

L’interno del Museo del futuro a Dubai

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Asia città Istanbul Posti incredibili Viaggi

In questo antico e colorato quartiere è conservata l’anima della città

Ogni città nasconde un segreto, un tesoro prezioso celato nelle strade e nei quartieri meno battute dai viaggiatori. Si tratta dei luoghi che si trovano all’ombra dei possenti monumenti, delle grandi attrazioni turistiche attirano ogni giorno migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Come Balat, il quartiere storico e antico sulle sponde del Corno d’Oro che conserva e preserva l’anima intera della città di Istanbul.

Benvenuti a Balat

Situato nel distretto di Fatih, nella città vecchia sulla riva occidentale del Corno d’Oro, Balat è l’antico quartiere ebraico che è stato protagonista dell’emigrazione verso Israele e dell’immigrazione. Di quelle testimonianze storiche, le strade e le viuzze che si snodano per il quartiere ne sono impregnate, così come lo sono di colori, magia e suggestioni.

Le architetture colorate lo rendono forse uno dei luoghi più instagrammabili della città, eppure così non è perché Balat è un gioiello da scoprire, ma anche da comprendere nei contrasti e proteggere.

Balat

Balat

Entrando nel quartiere si ha la sensazione di trovarsi in un luogo dove il tempo si è fermato. I ritmi lenti invitano a fermarsi all’interno del parco situato nel punto più alto della zona, così da poter ammirare un panorama straordinario su Istanbul e su Balat. E poi si scende, ancora, per passeggiare tra le strade sulle quali si affacciano degli edifici contraddistinti da colori cangianti.

Un po’ Paese delle meraviglie, un po’ Luna park abbandonato: questa è Balat, piena di splendide contraddizioni. A edifici fastosi e raffinati se ne affiancano altri diroccati, usurati dal tempo ma al contempo estremamente affascinanti. Un caleidoscopio di colori e di sfumature che cambia a ogni passo, che nel suo forte contrasto tra splendore e degrado sa meravigliare.

Balat: cosa fare e cosa vedere

Moschee, sinagoghe, caffetterie e chiacchiere con i passanti, una giornata potrebbe non bastare per scoprire Balat, per assaporare la sua anima più vera in ogni sua forma. Perché una visita al quartiere ha bisogno di esploratori attenti, di viaggiatori pronti a percepire i collegamenti tra quei contrasti che si snodano tra le strade e che si concludono lì, nel cuore antico della città.

Balat

Balat

Cifit Carsi, questo è il suo nome. Qui, un tempo neanche troppo lontano, si incontravano gli artigiani e i commercianti che lavoravano senza sosta e stringevano affari. Alcuni sono andati via, altri sono rimasti. Sono gli stessi che si possono incontrare nei locali del quartiere, nelle caffetterie umili all’interno delle quali è possibile scoprire nuove storie mai raccontate da chi ancora abita Balat.

E poi ci sono i mosaici e gli affreschi che celebrano la grande bellezza dell’arte. Come quelli situati all’interno della Chiesa di San Salvatore in Chora, uno degli edifici sacri più famosi di tutta la città. C’è la splendida moschea del XVI secolo Al 18 di Sultan Selim Caddesi dove è possibile ammirare le iconiche maioliche di ceramica di Iznik.

E poi ci sono le botteghe e i forni, quelli nei quali fermarsi per ascoltare nuove storie e per ordinare un lahmacun e deliziare il palato con sapori tradizionali e straordinari trasformando la visita in un’esperienza sensoriale unica al mondo. Perché questa è Balat, ed è meravigliosa.

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