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Asia Giappone Notizie Viaggi

Il Giappone riparte: tutte le novità che ci attendono

Una buona notizia arriva da una terra particolarmente amata dal mondo intero: il Giappone. Dopo mesi di chiusura a causa del Covid, il governo nipponico ha annunciato la riapertura delle frontiere al turismo organizzato, pur soggetta a regolamentazione, a partire dal 10 giugno.

Viaggio in Giappone: le regole

Dal prossimo 10 giugno il Giappone mette fine alla chiusura al turismo internazionale durata oltre due anni permettendo l’ingresso a viaggiatori  provenienti da 36 Paesi, fra i quali c’è anche l’Italia.

Attenzione però, perché secondo quanto emerso dalle dichiarazioni sono autorizzati a viaggiare per turismo verso il Paese del Sol Levante soltanto i gruppi organizzati gestiti da tour operator.

A queste persone verrà richiesto un test Pcr da effettuare prima delle partenza e il certificato di vaccinazione (il nostro Green Pass). Non dovrebbe essere più richiesto il test all’arrivo, né tanto meno la quarantena.

Il governo ha deciso, inoltre, di ampliare a 7 il numero degli aeroporti su cui potranno sbarcare i voli internazionali, con l’aggiunta di Naha nella prefettura di Okinawa meridionale e Chitose vicino a Sapporo nell’Hokkaido settentrionale. Il numero di turisti ammesso all’interno del Paese ogni giorno salirà da 10mila unità a 20mila, ma non è chiaro se i gruppi organizzati saranno conteggiati all’interno di questa quota.

Tokyo, atmosfere e sapori retrò

La novità, però, non è solo l’apertura delle frontiere. Il Giappone ha cambiato volto e ci aspetta con tante incredibili nuove attrazioni. Per esempio, è stato inaugurato uno spazio nell’area centrale di Tokyo davvero particolare.

Un edificio, il cui nome completo è Hobo Shinjuku Norengai Soko Bekkan, che è un magazzino riconvertito che oggi vanta sette ristoranti, tra i quali una tavola calda, una sushi-ya e un’enoteca con oyster bar. Tutti locali che ricreano l’atmosfera accogliente e disinvolta della vita notturna degli yokocho.

Visitarlo è come entrare in una dimensione che trascende il tempo e lo spazio, nel quale trascorrere una piacevole serata. Numerosi sono i piatti a base di pesce e di frutti di mare più freschi, ma l’offerta non si limita di certo solo a questo.

Hobo Shinjuku Norengai Soko Bekkan

Tokyo vista dall’alto

Tokyo, città sostenibile

È il 2030 il termine fissato per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. E anche Tokyo vanta numerosi progetti a tal proposito. L’affascinante metropoli, già famosa destinazione turistica che stupisce i visitatori italiani e internazionali per la sua pulizia, mira a diventare una meta sempre più competitiva anche dal punto di vista della sostenibilità.

Per questo motivo il Tokyo Metropolitan Government ha lanciato una serie di strategie per perseguire la sostenibilità ambientale come il movimento di azione per il clima TIME TO ACT che mira ad accelerare le misure efficaci per raggiungere la decarbonizzazione in linea con gli obiettivi dell’agenda ONU 2030.

Ma in città sono molte anche le azioni concrete che perseguono gli obiettivi di sostenibilità. Lo Shibuya Upcycle Project, con la collaborazione dell’amministrazione del quartiere di Shibuya, vuole eliminare i rifiuti intorno alla celebre stazione di Shibuya e ridare loro valore creando opere d’arte da lattine vuote, bottiglie di plastica e altre risorse non più in uso.

Pick Up Playground è invece un’associazione che conduce un omonimo progetto che unisce il basket e la raccolta dei rifiuti a livello di comunità. Grazie a questa iniziativa, le comunità che gravitano intorno ai campi da gioco possono unirsi in una partita lampo di basket al cui termine ci si attiva per raccogliere la spazzatura in un esercizio aperto a tutti, giovani e anziani, uomini e donne.

Shibuya Tokyo

Shibuya a Tokyo

Tokyo Pass: la carta dei musei

Tra i nuovi servizi di questa straordinaria città sarà presto disponibile il Tokyo Pass, il primo biglietto che include l’ingresso ai principali musei nazionali, pubblici e privati, gallerie d’arte, giardini, zoo, acquari, giardini botanici e altre strutture di interesse culturale.

Un abbonamento che, oltre a fungere da carta dei musei, sarà comprensivo del Tokyo Subway Ticket che consentirà corse illimitate su tutta la rete di Tokyo Metro, durante tutto il periodo di validità del pass.

Il Tokyo Pass, con validità di due, tre o cinque giorni e prezzo a partire 8000 yen, permetterà l’ingresso a più di 35 strutture, tra le quali: il Museo nazionale di Tokyo, il più antico del Giappone; il Sumida Hokusai Museum, interamente dedicato all’omonimo pittore di ukiyo-e; i giardini Hamarikyu, risalenti al periodo Edo e famosi per i laghetti sui quali si riflettono i grattacieli circostanti; il National Museum of Emerging Science and Innovation (meglio conosciuto come Miraikan), museo scientifico “del futuro” situato a Odaiba; il Meiji Jingu Museum, un museo immerso nella piccola foresta tra il Santuario Meiji e il Parco Yoyogi, progettato da Kengo Kuma, contenente oggetti riconducibili a importanti eventi della storia del Giappone; il Museo Metropolitano di Tokyo “Edo-Tokyo”, che presenta storia, usi e costumi della capitale durante il periodo Edo; il Shinjuku Gyoen, un ampio e tranquillo spazio verde nel movimentato quartiere di Shinjuku.

Un servizio che andrà ad aggiungersi al Gurutto Pass, al costo di 2500 yen, che consente di usufruire di sconti sugli ingressi in alcune strutture, accedendo gratuitamente ad altre. È bene sapere, però, che il Tokyo Pass non è ancora in vendita. La sua data di lancio sarà decisa in base all’andamento della fase sperimentale.

Shinjuku Gyoen tokyo

Il Shinjuku Gyoen di Tokyo

Ora puoi scoprire Tokyo con i tour ibridi

Infine (ma solo per il momento perché le novità in ballo sono veramente tante) è possibile scoprire Tokyo con i tour ibridi. In sostanza, una combinazione di tour in persona e online, disponibili in lingua giapponese o inglese. I partecipanti che visiteranno di persona Asakusa, quartiere di Tokyo dove si trova il celebre tempio Senso-ji, potranno provare il tour locale, mentre le persone che parteciperanno da remoto saranno connesse da uno schermo, permettendo a tutti quanti di godere del tour contemporaneamente.

Poco lontano da Asakusa, nel quartiere di Akihabara, è possibile fare un giro in bike taxi per il quartiere della tecnologia e dei manga alla scoperta dei suoi contenuti culturali e gastronomici con l’aiuto di una guida certificata in lingua inglese. La sperimentazione del tour si è conclusa lo scorso ottobre, ma già sono in corso i preparativi per fare in modo che il sito inglese dell’attività sia pronto e messo in funzione a breve.

Cosa fare al ritorno in Italia

È possibile viaggiare per turismo dall’Italia verso il Giappone ma seguendo alcune all’andata e al ritorno. Norme che, attualmente, sono in vigore fino al 31 maggio e che potete trovare qui. Ovviamente, vi terremo aggiornati sull’evolversi delle situazione e le eventuali nuove regole da seguire per tornare il Italia.

Asakusa tokyo

Il quartiere di Asakusa a Tokyo

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Asia Cina Notizie Viaggi

È appena stato scoperto un vero paradiso nascosto

È avvenuta una scoperta che ha portato alla luce un vero e proprio paradiso sconosciuto, una meraviglia della natura che vanta dimensioni colossali, ma anche una particolare “sorpresa” al suo interno.

Cina, scoperta una voragine colossale con una foresta pluviale

Ci troviamo in Cina, più precisamente nel sud del Paese e all’interno della Contea di Leye, nella Regione Autonoma del Guangxi Zhuang. Proprio qui, dove si sviluppa il Geoparco con i più grandi sinkhole al mondo, il Leye-Fengshan Global Geopark, che nel 2010 è stato inserito nella rete mondiale dei Geoparchi UNESCO, un gruppo di speleologi ha portato alla luce una gigantesca dolina di origine carsica, con al suo interno un’antica foresta pluviale.

Ma ciò che sorprende particolarmente di questa nuova scoperta sono le sue dimensioni: è profonda quanto 4 Colossei impilati, un paragone coniato nei giorni scorsi da Focus.

Secondo l’agenzia di stampa cinese, quest’immensa voragine misura ben 306 metri in lunghezza, 150 metri in ampiezza e 192 metri di profondità. In sostanza, il suo volume totale è di oltre 5 milioni di metri cubi. Dimensioni tali da poterla classificare come large sinkhole, ossia una grande spaccatura che si apre più o meno improvvisamente nel terreno.

Le doline, nello specifico, vengono definite karst sinkhole e in Cina sono note come “Tiankeng”. Doline giganti, oltre che in Cina, si ritrovano soprattutto in Messico e Papua Nuova Guinea. Mente di dimensioni più contenute si possono ammirare anche sulle Alpi.

La super dolina del Guangxi Zhuang

Questa super dolina appena rinvenuta nel Guangxi Zhuang è caratterizzata dalla presenza di tre grandi grotte. Sul fondo è conservato un vero e proprio tesoro della natura: una foresta primitiva e assolutamente non contaminate dalla presenza dell’uomo.

Un bosco in buona salute, ad alta densità, con maestosi alberi che si innalzano verso il cielo anche fino a 40 metri di altezza.

Nonostante le dimensioni non è la più grande

Nonostante le sue dimensioni colossali, questa voragine non è la più grande della zona. L’altra dolina cinese dei record è, infatti, la Xiaozhai Tiankeng che è stata esplorata per la prima volta nel 1994 nella provincia di Hubei.

Le misure? Una lunghezza di 626 metri, larghezza di 537 metri e una profondità di 662 metri. Il suo volume totale, quindi, è di 119.349.000 metri cubi: al momento è considerato lo sinkhole più grande al mondo.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

La notizia della scoperta è stata diffusa tramite un comunicato dal governo della regione autonoma di Guangxi, a cui Zhang Yuanhai, ingegnere senior dell’Institute of Karst Geology ha raccontato che la voragine presentava tre grotte e una foresta primitiva ben conservata sul fondo, raggiunto dagli esploratori dopo ore di cammino.

Non sarei sorpreso di sapere che in queste grotte si trovano specie che non sono mai state segnalate o descritte dalla scienza fino ad ora“, ha detto al Guardian, prestigioso quotidiano britannico, Chen Lixin, che ha guidato la spedizione.

Oltre ad alberi altissimi e antichi, gli esploratori hanno incontrato un folto sottobosco che arrivava all’altezza delle loro spalle, in cui si suppone possano abitare molte specie animali e vegetali.

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Asia Barriere Coralline Polinesia Tahiti Viaggi Wanderlust

Tahiti: la barriera corallina a forma di roseto che nessuno ha mai visto

Le meraviglie della natura ci spingono a organizzare nuovi viaggi, alcuni dei quali ci conducono dall’altra parte del globo. Eppure sappiamo bene che quelle lunghe ore di volo saranno ripagate dagli spettacoli più belli mi visti.

E questo è il caso delle barriere coralline, microcosmi di biodiversità e bellezza che caratterizzano i mari e gli oceani tropicali. Formazioni rocciose sottomarine che mutano l’aspetto dei fondali e che incantano la vista e meravigliano i sensi. I coralli brillano sotto le acque cristalline mentre pesci di ogni forma e colore e tartarughe marine nuotano tra una vegetazione incredibile. Un’ecosistema straordinario quanto fragile che tutti noi abbiamo il dovere di preservare.

E se alcune di queste le abbiamo potute ammirare, fotografare e osservare da vicino proprio durante i nostri viaggi, ce n’è una, invece, che nessuno ha mai visto. Una barriera corallina tentacolare a forma di roseto scoperta a largo di Tahiti.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

La barriera corallina a forma di roseto

La forma è proprio quella e le immagini non ingannano. La barriera corallina scoperta nel cuore della Polinesia francese sembra un gigantesco roseto. Ma non è solo la bellezza indiscussa che la caratterizza a fare notizia, quanto il fatto che si tratti di un ecosistema incontaminato e straordinario.

A diffondere la notizia della scoperta, nel gennaio del 2022, è stata proprio l’UNESCO, impegnata nella salvaguardia dei nostri oceani. È successo che durante un’operazione di mappatura dell’oceano è stata localizzata questa barriera incontaminata con coralli a forma di rose che si perdono a vista d’occhio.

Le fotografie diffuse sono spettacolari e mostrano una lunga scogliera orizzontale con coralli suggestivi che restituiscono una visione spettacolare. La barriera corallina presenta coralli a forma di rosa che, nella loro totalità, occupano più di tre chilometri di fondale in lunghezza e circa 60 in larghezza.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

La scoperta a Tahiti

Come abbiamo anticipato, la sensazionalità della scoperta non riguarda solo la caratteristica forma dei coralli, ma anche le sue condizioni. La barriera corallina, infatti, è risultata intatta e incontaminata e probabilmente non è stata mai raggiunta da nessuno fino a questo momento.

I coralli sono sani e non hanno subito alcun deterioramento né dalle attività umane né dagli effetti dei cambiamenti climatici che, invece, hanno danneggiato i delicati ecosistemi nel resto del mondo.

Perché questa barriera sia immune da questi fattori è presto detto. Questa formazione è stata ritrovata al largo della costa di Tahiti a una profondità di oltre 30 metri dalla superficie, una posizione piuttosto insolita dato che la maggior parte delle barriere coralline si trovano molto più vicino alla superficie delle acque, o comunque non oltre i 20 metri.

Entusiasti della scoperta, gli esperti sono portati a credere che possano esserci altre barriere coralline del mondo conservate e preservate negli abissi dell’oceano.

Dopo la scoperta, un team di esperti ha continuato a monitorare e studiare la barriera corallina, assistendo anche alla deposizione delle uova dei coralli volta a rigenerare i coralli stessi.

Probabilmente non riusciremo a vedere, né a raggiungere, questa meraviglia della natura. Ma la sua sola esistenza gli fa guadagnare un posto di diritto tra le più belle barriere coralline del mondo.

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

Barriera Corallina scoperta al largo di Tahiti

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Asia Destinazioni Israele Viaggi

Addio tampone anche in questo affascinante Paese

Niente tampone per chi decide di andare in questo meraviglioso Paese: da oggi, 21 maggio, per entrare nel Paese non ci si dovrà più sottoporre a test Pcr molecolare e il conseguente isolamento in aeroporto, ma anche al test antigenico in ingresso con validità 24 ore prima della partenza. Un’altra meta si aggiunge al lungo elenco delle destinazioni che stanno allentando le misure restrittive post pandemia, facilitando ingressi di viaggiatori stranieri e dando una positiva boccata d’ossigeno anche al settore turistico.

In Israele stop al tampone per i viaggiatori

Entrare in Israele sarà dunque più facile dalle 00.01 di sabato 21 maggio 2022, quando entreranno in vigore le nuove regole. I due test, antigenico dall’Italia e PCR in Israele, saranno obbligatori solo fino alle 24:00 del giorno 20 maggio. Le mascherine, invece, anche se non sono più obbligatorie in Israele, andranno indossate a bordo dei voli internazionali fino al 23 maggio. Resta tuttavia in vigore l’obbligo di compilare il Passenger Form, ossia il modulo di ingresso previsto dal Ministero della Salute, per i viaggiatori che entrano nel Paese via aerea o marittima.

Le regole che entreranno in vigore da sabato 21 maggio 2022 sono, in breve:

  • Nessun tampone (Pcr o molecolare) sarà più richiesto per chi entra in Israele
  • Obbligo di mascherina su voli internazionali fino al 23 maggio
  • Compilazione del Passenger Form

Israele, Terra Santa tra antico e moderno

Un crocevia tra Africa, Asia ed Europa, “Terra Santa” e luogo di pellegrinaggio per cristiani, ebrei e musulmani. Israele, però, non è solo una meta di turismo religioso, ma vanta un’infinità di luoghi incredibilmente belli da scoprire. Si trovano riserve naturali, siti archeologici e storici, culle di cultura antichissima, monasteri, deserti che si affacciano sul mare e montagne innevate. I paesaggi sono mozzafiato e costruire un itinerario scegliendo cosa visitare, gli highlights del viaggio, è cosa assai complessa per l’imbarazzo della scelta di luoghi e bellezze da scoprire.

Haifa, la perla color miele di Jaffa, piccola e pittoresca città di porto che contrasta con l’assoluta modernità di Tel Aviv. E ancora il Mar Morto e le scogliere del Great Rift Valley,  il colori surreali del deserto del Negev, e le mete di pellegrinaggio internazionale come Nazareth, Betlemme, e Gerusalemme, dove ammirare la Torre di Davide, la Chiesa del Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia, il Muro del Pianto, il Museo della Memoria dell’Olocausto (Yad Vashem), il colorato mercato di Mahane Yehuda e il Monte degli Ulivi. Per non parlare della fortezza montuosa di Masada e il Monastero di Mar Saba. Meraviglie che fanno di Israele una meta tra le più apprezzate dai turisti nel Mondo, che scelgono questo Paese in forte crescita turistica, soprattutto in previsione dell’abolizione delle restrizioni.

Verso la ripresa del turismo internazionale

Turismo che con la riapertura può continuare l’ascesa intrapresa negli ultimi anni: ad aprile 2022 sono stati registrati 207.400 arrivi turistici (contro i 30.200 di aprile 2021 e i 405.000 di aprile 2019). Solo dall’Italia, nel mese di aprile, cinquemila persone hanno visitato Israele. Il trend di ripresa del turismo verso questo Paese viene riconfermato. Si prevede un incremento da 1,5 a 2 milioni di ingressi nel 2022.

Israele

Vista dei giardini Bahai e del Santuario del Bab sul monte Carmelo ad Haifa

 

 

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Asia Corea Del Nord Notizie Viaggi

Non vediamo l’ora di andare a Oceanix, la città galleggiante in Corea del Sud

Immaginate un luogo futuristico, una città galleggiante sulle acque dal colore blu intenso dell’Oceano Pacifico. Un luogo dove si respira aria di mare a ogni ora del giorno e della notte, e dove le abitazioni sono alternate da zone verdi, orti comunitari, foreste lussureggianti.

E no, se ve lo state chiedendo non si tratta di un nuovo resort di lusso dove passare le prossime vacanze, ma di una vera e propria città che nascerà in mezzo all’oceano nel 2025.

Ci troviamo in Corea del Sud, e più precisamente al largo della costa della città di Busan. È qui che sta per nascere una città galleggiante, autosufficiente e sostenibile progettata per far fronte ai problemi legati ai cambiamenti climatici.

Oceanix, la città del futuro

Oceanix, la città del futuro

Benvenuti a Oceanix

Il nome Oceanix è di per sé evocativo, ma sono le foto a farci sognare, a trasportarci in quella che è la città del futuro per antonomasia. Un luogo fatto di condivisione e convivialità, di rispetto dell’ambiente e di sostenibilità.

La città di Oceanix, come abbiamo anticipato, sorgerà nell’Oceano Pacifico, proprio di fronte ai grattacieli, alle spiagge, alle montagne e ai templi secolari che caratterizzano la città di Busan.

Le immagini di quella che sarà una città completamente ecosostenibile e a zero rifiuti sono bellissime, ma quello che rende speciale il progetto non è solo il design caratterizzante, ma è soprattutto il fatto che questo luogo apre un dialogo fatto di rispetto e attenzione con il pianeta che abitiamo.

A Oceanix, infatti, ci saranno ristoranti biologici, terrazze panoramiche comunitarie, giardini e orti, e poi ancora torri idroponiche e foreste.

Alla base del progetto, questo è chiaro, c’è la sostenibilità. Del resto l’idea di Oceanix City, nata dall’omonima azienda con sede negli Stati Uniti, è collegata direttamente alla ricerca di una soluzione all’innalzamento dei mari causato dal climate change. Una situazione, questa, che ci costringe a trovare delle alternative valide, perché il rischio di vedere scomparire alcune città costiere del mondo è più reale e vicino che mai.

Oceanix, la città del futuro

Oceanix, la città del futuro

La città galleggiante, sostenibile ed espandibile

Come saranno le città del futuro? Se assomiglieranno a Oceanix City possiamo dirvi che saranno sostenibili, autosufficienti e persino espandibili.

La città che sorgerà in Core del Sud si presenterà come un piccolo arcipelago caratterizzato da diversi isolotti collegati tra loro e raggiungibili con imbarcazioni, canoe e kayak. I valori di condivisione e comunità fanno da padrone: oltre agli edifici residenziali, infatti, ci saranno terrazze panoramiche condivise e orti comunitari. Al fianco di questi sorgeranno ristoranti biologici, parchi, zone verdi, fattorie e torri idroponiche.

Grazie ai pannelli solari installati sugli edifici e sulle case, l’energia prodotta dagli abitanti di Oceanix sarà totalmente rinnovabile. I sistemi di raccolta e filtraggio, invece, permetteranno di avere sempre acqua potabile. Inoltre, con l’idea di realizzare un’economia agricola circolare e completamente riciclabile, Oceanix diventerà una città a zero rifiuti.

La città sarà abitabile presumibilmente dal 2025 da circa 12000persone, ma si tratta di un’isola espandibile come vi abbiamo già anticipato. Grazie all’aggiunta di nuovi isolotti, collegati agli altri, Oceanix potrà ospitare fino 100000 residenti.

Insomma, se è questa la città del futuro non vediamo l’ora di scoprirla!

Oceanix, la città del futuro

Oceanix, la città del futuro

 

 

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Asia Idee di Viaggio India itinerari culturali Viaggi

Il luogo in cui si trova il maggior numero di templi al mondo

L’India, si sa, è meta di viaggi spirituali, di riconnessione e pace. Trovarsi in mezzo alle alture di Shatrunjaya a 603 metri, in Gujarat, circondati da ben 863 templi è assolutamente coinvolgente. Un’esperienza non per tutti questo yatra -letteralmente il pellegrinaggio-che si compie tra i luoghi della fede, scolpiti in marmo, vicino alla città di Palitana.

Questa è la zona con il maggior numero di templi in tutto il mondo, una tappa imperdibile per chi intende organizzare un viaggio in Gujarat, patria della comunità jainista. Unica avvertenza prima di prendere e partire: controllare molto bene il calendario. Durante la stagione monsonica, infatti, il sito è chiuso e i templi non sono visitabili. Altro dettaglio da considerare: scegliere un pernottamento fuori dalla città-tempio di Palitana. Qui, infatti, non è concesso a nessuno di soggiornare e neppure pernottare.

Una meta spirituale dell’India occidentale

Una collina nella parte più occidentale dell’India dove centinaia di templi si susseguono e lasciano il visitatore a bocca aperta. Pennacchi, torri merlettate, scalinate di un marmo bianco: sembrano dolci pendii di pizzo. Un luogo davvero unico al mondo che non ha eguali. Siamo vicini a Palitana, nel distretto di Bhavnagar del Gujarat, una città proprio nota per la presenza dei numerosi templi, diversi per dimensioni ed architettura, che sono dedicati ai 24 Tirthankaras, ossia i santi venerati dalla comunità Jain. Non solo, Gujarat è nota anche per la presenza del leader spirituale Mahatma Gandhi che dal 1917 al 1930 si trovava al Sabarmati Ashram, le cui stanze sono oggi aperte al pubblico.

I templi di Palitana possono essere considerati, se paragonati alla fede cattolica, ad una sorta di Vaticano indiano, essendo il più grande ed importante luogo di pellegrinaggio dei gianisti. Non è un caso se i templi sono stati scolpiti proprio su quella collina. I giainisti, infatti, credono che Adinath, il primo delle divinità Jina, abbia letteralmente santificato la montagna di Shatrunjaya, perché la scelse come il luogo di recita del suo primo sermone.

Il sito dei templi di Palitana è immenso, si estende per diversi chilometri, con panorami infiniti. Visitare tutti i santuari è praticamente impossibile, ma ci sono raggruppamenti di templi molto interessanti. Solitamente si presentano con un tempio principale, accerchiato da strutture minori. I principali sono sontuosi e monumentali, decorati e abbelliti con torri, colonne, e marmi meravigliosi. Gli altri, sono invece più modesti.

I templi più importanti da visitare

Il viaggio tra i templi di Palitana inizia da quello forse considerato il più significativo, il tempio principale. Si trova esattamente in cima alla collina, a dominare tutti gli altri. E’ il tempio di Adishwara, ossia quello dedicato ad Adinath, il primo Tirthankara. La sua ricchezza decorativa lo conferma: un tripudio di ori, pietre, colori, sculture e bassorilievi. La figura della divinità domina il sito: è in marmo, con ornamenti d’oro. La si vede a distanza di centinaia di metri. Per raggiungere il tempio è necessaria una prova di resistenza (e di fiato): sono ben 3500 gli scalini da salire per raggiungere la sommità della collina dove si trova il tempio. Vale la pena compiere l’impresa, però, perché Adishwara è considerato uno dei tempi più belli dell’intera India.

Si prosegue verso Chaumukha, anche noto come il tempio a quattro facce. Una struttura imponente, che occupa una superficie ampia. Le prime notizie di questo tempio, e quindi la sua costruzione, risalgono al  1618. Come suggerisce anche il nome, la struttura ha quattro lati, con altrettanti portali: le divinità, in questo modo, sono visibili da ogni parte. Anche qui troviamo l’immagine di Adinath, su una colonna in marmo bianco.

Gli altri templi che meritano di essere visitati in questo luogo incredibile sono: Vimal Shah, dalla riconoscibile forma quadrata con torri. Saraswati, piccolo santuario dedicato alla divinità della conoscenza e della saggezza, il tempio di Narsingh Kesharji e il tempio Samavasaran con i loro affreschi.

Un luogo sacro, fuori dal tempo, che come presumibile ha delle limitazioni nella sua fruizione. La collina di Shatrunjaya è stata scelta (si dice dal divino Adinath) in quanto la città-tempio di Palitana, sua dimora, si trovava lontana da altri insediamenti, in posizione di pace e tranquillità. Posto di contemplazione e preghiera, incontaminato. Per queste ragioni, anche oggi, i templi sono visitabili e sono meta di turisti, ma qui non è concesso a nessuno soggiornare o pernottare (neppure ai sacerdoti). Non solo,  durante la stagione monsonica, che dura circa quattro mesi l’anno, la zona resta inaccessibile, infatti i templi sono chiusi.

Un tuffo nella storia

La storia per capire da dove arrivano questi 863 templi, ci porta intorno a II secolo, quando il giainismo si diffuse grazie alla parola diffusa da diversi gruppi di monaci -ma anche da mercanti- che si insediarono in diverse aree del subcontinente indiano lungo le rotte commerciali. La zona è quella di Pataliputra nel Bihar, fino all’Odisha nell’est dell’India. Ma la filosofia e il credo gianista arrivarono anche al sud, ad Andhra Pradesh, Karnataka e Tamil Nadu. In una grotta di Hathigumpha a Udayagiri a Bhubaneswar, si trovano scritte appartenuto al re Kharavela (157 a.C.) e le abitazioni rupestri destinate ai monaci nel I secolo a.C.

I templi più antichi che si trovano a Palitana furono costruiti durante il regno del re Kumarapala, appartenente alla dinastia Solanki nell’XI secolo d.C. Di questi non rimane quasi più nulla, perché furono in gran parte distrutti dagli invasori musulmani nel XIII secolo d.C. Ciò che si può visitare oggi, infatti, risale al XVI secolo, mentre i templi più antichi furono ricostruiti grazie all’impegno in denaro di ricchi commercianti che vollero nuovamente vedere i luoghi simbolo della regione, in tutto il loro splendore.

Nel 1656 Murad Baksh (l’allora governatore della regione del Gujarat) e figlio dell’imperatore Moghul Shah Jahan, decise di cedere (di vendere, a dire il vero) i villaggi Palitana ad un influente e potente mercante indiano dell’epoca. Iniziò un periodo di grande prosperità, che dura tutt’ora, perché un antico editto consente a Shatrunjaya di resistere in ricchezza. L’area, infatti, è protetta: qui non si pagano le tasse, ad esempio, cosa che ha consentito a questa città-tempio di prosperare per secoli. Come è stato detto, tuttavia, non ci si può dormire, quindi neppure trasferirsi.

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Asia Interviste Malesia Viaggi

Perché gli italiani dovrebbero tornare a visitare la Malesia

Per due lunghi anni, la pandemia ci ha impedito di viaggiare verso le più belle mete esotiche. Tra i Paesi inaccessibili agli italiani c’era anche la Malesia, molto amata dai nostri connazionali per le spiagge ma non solo. Finalmente, dal 1° aprile il Paese ha riaperto i confini al turismo e dal 1° maggio non sono più necessari né test di ingresso né assicurazione obbligatoria. È tempo, quindi, di tornarci.

Abbiamo incontrato Mohamad Libra Lee Haniff, direttore del Turismo malese in Europa, per farci raccontare com’è cambiato il turismo in Malesia durante questo periodo e perché è la meta ideale dove andare quest’anno.

“Durante la pandemia si poteva andare solo sull’isola di Langkawi. Sono arrivati 15mila visitatori provenienti da diversi Paesi del mondo, soprattutto dagli Stati Uniti, e anche da qualche Paese europeo come la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e la Scandinavia, ma non dall’Italia. Dal 1° aprile però abbiamo aperto anche il resto del Paese e ora si può viaggiare ovunque in Malesia. Stiamo già vedendo i risultati, ma non abbiamo ancora rivisto gli italiani.

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La paradisiaca isola di Langkawi in Malesia

Nel 2019, gli arrivi degli italiani sono stati circa 54mila, il più alto numero mai raggiunto che per noi rappresenta il quinto mercato europeo e quindi è molto importante che gli italiani tornino in Malesia. Ecco perché voglio raccontare loro cos’è la Malesia e perché è sicuro venire”.

Cosa c’è di nuovo da convincere gli italiani a venire in Malesia?

“Ci siamo innanzitutto affidati a una società che certifica la sicurezza e l’igiene delle strutture alberghiere. Poi ci sono delle nuove mete da visitare nel Paese. Naturalmente il nostro gate d’arrivo è sempre Kuala Lumpur, ma non vogliamo promuovere le spiagge della Malesia, i turisti ci vanno già da soli, specie sulla costa orientale che è anche una delle mete preferite per la luna di miele.

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Alba sul Monte Kinabalu in Malesia

Vogliamo promuovere le attività turistiche nei dintorni della Capitale dove si può fare ecoturismo e turismo esperienziale con le comunità locali. Il cosiddetto “Community based tourism” ha un’implicazione economico-finanziaria molto importante per ridistribuire il benessere nel Paese coinvolgendo le comunità locali. Si può dormire con loro, ma anche fare esperienze autentiche. Banalmente, anche acquistare un souvenir è già un tipo di turismo responsabile. A breve ci saranno dei tour proprio per scoprire questo aspetto del Paese.

Inoltre, tra le nostre parole chiave c’è la sostenibilità e vogliamo far conoscere meglio il Borneo malese dove ci sono dei luoghi unici al mondo come il Monte Kinabalu o Kina Bataan oppure il Bornean Sun Bear Conservation Centre, dove vengono curati gli orsi del Borneo, l’unico posto al mondo dove si possono vedere, o ancora dove si possono incontrare gli oranghi. Tra le dieci cose da fare nella vita c’è sicuramente un’esperienza con gli oranghi della Malesia.

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Un esemplare di orso del Borneo

E poi ci sono le nostre Wetland, il paradiso delle mangrovie. Si può soggiornare nel Borneo, ci sono diversi resort, attraversarlo con le long boat sul fiume ma si può anche fare un’escursione in giornata da Kuala Lumpur.

Infine, un aspetto molto importante della Malesia è il suo street food famoso in tutto il mondo e che fa parte della cultura del Paese. In Malesia è tutto aperto 24 ore su 24 e si possono fare esperienza davvero uniche”.

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Street food a Kuala Lumpur

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Asia Thailandia Viaggi Wanderlust

Se vai in Thailandia non dimenticare di fare questo rituale: allunga la vita

Cosa ci spinge a scegliere le destinazioni dei nostri prossimi viaggi soprattutto quando queste ci portano ad attraversare l’intero globo? Sono le bellezze del mondo che abitiamo, quelle che portano la firma di Madre Natura, quelle costruite dall’uomo. Monumenti iconici, capolavori architettonici e simboli stessi delle identità nazionali. Ma sono anche le tradizioni, le culture. le lingue e le cerimonie che appartengono alle popolazioni che le custodiscono con cura e le tramandano da secoli.

Spesso siamo spinti a raggiungere determinati luoghi, piuttosto che altri, proprio per toccare con mano queste tradizioni secolari che, lo sappiamo, preservano l’anima più autentica di un Paese. Ecco perché, durante ogni viaggio, dobbiamo osare, dobbiamo concederci generosamente alle esperienze nuove e inedite, per aprire i nostri orizzonti, per superare i limiti, per conoscere culture estremamente differenti dalla nostra.

Ecco perché se abbiamo scelto come destinazione la Thailandia dovremmo provare la cerimonia che si svolge nel tempio di Wat Takhian, quella che invita i partecipanti a sdraiarsi in una bara. Ma niente paura, secondo gli abitanti del luogo, questo atto allunga la vita.

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

La cerimonia nel tempio di Wat Takhian

È strana e bizzarra, sicuramente molto particolare, è la cerimonia che si tiene nel tempio buddista di Wat Takhian, in Thailandia. Qui, le persone che prendono parte al rito, sono invitate a sdraiarsi nelle bare e qui dentro a pregare. Perché quello che è considerato un simbolo di lutto e di dolore, in realtà, si trasforma in uno strumento di rinnovamento e buon auspicio per il futuro in questa occasione.

La tradizione vuole che questa cerimonia sia portatrice di fortuna per tutte le persone che ne prendono atto. Si tratta di un rito buddista che esorcizza il dolore di chi lo pratica e che al contempo allunga la vita.

Le origine del rito affondano le loro radici nelle quattro nobili verità che, insieme, rappresentano un elemento cardine per comprendere il Buddismo. La storia è collegata direttamente alle vicende del principe Siddhārtha Gautama, il Budda, colui che ha fondato la dottrina della religione e di questa ne è stato il primo maestro.

È a partire dal dolore, che appartiene per natura a tutti gli esseri umani, che tutto inizia, finisce e ricomincia. Un dolore che permette di raggiungere anche le sensazioni di appagamento e serenità che per natura ci appartengono. Ecco quindi spiegato l’utilizzo della bara.

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Quando andare al tempio di Wat Takhian per prendere parte alla cerimonia

Il tempio di Wat Takhian è uno dei monasteri più importanti della provincia di Nonthaburi, una città della Thailandia centrale. Qui numerosi fedeli si riuniscono periodicamente per pregare, meditare e condividere la vita con gli altri. Una di queste occasioni è proprio la cerimonia di cui vi abbiamo parlato che prevede di sdraiarsi all’interno di una bara e in quella pregare.

Durante questa particolare funzione, la bara funziona come strumento di connessione tra la persona, il dolore e la vita. Il rito, come abbiamo già anticipato è tutt’altro che macabro perché ha l’obiettivo di garantire alle persone prosperità e longevità.

La cerimonia si celebra in occasione del Festival di Songkran, la festa nazionale thailandese che coincide con il capodanno lunare buddista e che cade il 13 aprile ogni anno. Non ci sono dubbi sul fatto che questa sia l’occasione migliore per rinnovarsi, ma la vera domanda è: avreste il coraggio di prendere parte al rito?

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

Cerimonia a Wat Takhian, Thailandia

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Perché è il momento di tornare in Giordania

Dallo scorso 1° marzo, la Giordania ha riaperto definitivamente le porte ai turisti internazionali, senza più restrizioni né richiesta di tamponi. E gli italiani non vedevano l’ora.

La Giordania è infatti uno dei Paesi più affascinanti del mondo, che cela ancora molti segreti, tutti da scoprire. Ci han fatto sognare le immagini dello spettacolare deserto del Wadi Rum e la bellezza mozzafiato del Wadi Araba nel colossal “Dune”, uscito nel 2021, che agli Oscar 2022 si è aggiudicato ben sei statuette, tra cui quella per la miglior fotografia e la miglior scenografia. E ci fanno strabuzzare gli occhi le numerose scoperte archeologiche che continuano a essere fatte.

Il Paese ha così messo subito a disposizione dei viaggiatori diversi voli diretti ad Amman, la Capitale. A partire dalla compagnia aerea di bandiera, la Royal Jordanian, che ha ripristinato cinque voli settimanali in partenza da Roma Fiumicino. Ryanair ha raddoppiato gli operativi settimanali da Bergamo, passando da due a quattro, e ha mantenuto i due voli settimanali da Bologna e Roma Fiumicino. Si è infine aggiunta la low cost Wizzair, con due voli settimanali da Milano Malpensa e da Roma Fiumicino. In sole tre ore si può raggiungere la Giordania da quattro città d’Italia.

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Petra, l’attrazione numero uno della Giordania

Non ci sono più scuse, dunque, per non tornare a visitare la Giordania. E, in occasione della BIT di Milano, la fiera dedicata al turismo, abbiamo incontrato il direttore marketing di VisitJordan, Ahmad al Hmoud, venuto in Italia a promuovere il nuovo volto del “regno del tempo”.

Perché gli italiani dovrebbero scegliere la Giordania per i prossimi viaggi?

“Agli italiani piacciono i viaggi culturali e dove c’è ricchezza di storia, una cosa che hanno in comune con la Giordania, siamo entrambi Mediterranei e veniamo da antiche civiltà. La Giordania è il luogo ideale dove c’è la storia nabatea e quella romana (alle porte di Amman c’è la seconda città romana meglio conservata al mondo dopo Roma, Jerash). Ma agli italiani piacciono anche il deserto del Wadi Rum, il Mar Rosso di Aqaba, il Mar Morto, Nel 2019 gli italiani rappresentavano il primo mercato d’Europa per la Giordania, e ci aspettiamo che anche per il 2022 torneremo ai numeri pre-pandemia”.

Wadi Rum giorndania

Il deserto del Wadi Rum in Giordania

Mentre la Giordania era chiusa per i turisti italiani, cosa è successo di nuovo?

“Innanzitutto, nel 2021 abbiamo lanciato il nuovo brand “Kingdom of Time” (“regno del tempo”) per spiegare che è giunto il momento di scoprire una nuova Giordania con tante nuove attività e dare una nuova identità al Paese. Durante la pandemia abbiamo cercato di supportare l’industria del turismo e aperto nuovi hotel e altri ne stanno per aprire”.

Ci sono luoghi meno turistici rispetto a Petra che gli italiani dovrebbero visitare?

“Ora che i turisti dei Paesi vicini e da tutto il mondo stanno tornando, Petra sta tornando a riempirsi come un tempo. Naturalmente è il nostro sito principale, ma non c’è solo Petra. Ora abbiamo una nuova città sulla mappa della Giordania che si chiama Al-Salt che dall’anno scorso è Patrimonio Unesco, il sesto del Paese, un luogo unico dove scoprire la convivenza tra musulmani e cristiani dove fare esperienze autentiche (era un importante snodo commerciale tra il deserto orientale e l’Occidente durante il periodo ottomano, ndr). Ci sono ancora pochi hotel, sono soprattutto appartamenti ma non appena inizieranno ad arrivare molti turisti la situazione cambierà, anche se è molto vicina ad Amman quindi ci si può andare anche in giornata.

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Al-Salt, Patrimonio Unesco della Giordania

La Giordania fa parte anche della Terra Santa, il luogo del battesimo di Cristo si trova sul lato giordano. Abbiamo grandi piani per sviluppare questo luogo ed entro un anno e mezzo apriremo chiese e luoghi sacri per accogliere il turismo religioso.

Poi naturalmente ci sono tutte le altre attrazioni della Giordania, come il Wadi Rum. C’è chi viene in Giordania solo per stare nel deserto. C’è il Mar Morto che è una meraviglia della natura, il punto più basso della Terra dove si può galleggiare nell’acqua e rilassarsi. Qui ci sono tantissimi hotel di lusso e altri stanno per aprire. Il Mar Rosso, dove i turisti vanno per fare immersioni. E poi c’è la Capitale Amman che ha molto da offrire sia nella parte moderna sia in quella antica, è una città dove c’è molto da fare, dai ristoranti ai divertimenti ma c’è anche storia e cultura”.

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L’antica Jerash, alle porte di Amman

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Asia città Dubai expo Notizie Viaggi

A Dubai nasce un quartiere da scoprire al posto di Expo

Dopo il successo di Expo Dubai 2020, al posto dei padiglioni dell’esposizione universale della città,nascerà un huovo quartiere completamente green: un luogo multispazio, con attività commerciali, uffici, zone verdi, aree residenziali e mezzi di trasporto tutti pensati in ottica eco-sostenibile e vicini alle esigenze della gente.

Spenti i riflettori nei 192 padiglioni, si riaccendono quelli di una nuova città nella città.

Il futuro dopo Dubai Expo 2020

L’Expo 2020 di Dubai è stata un successo, nonostante il periodo di emergenza globale, si è andati oltre le aspettative. Ora i riflettori si spengono ed è tempo di tirare le fila di un progetto maestoso: 182 giorni di permanenza dei 192 padiglioni nel sito espositivo visitati da 24.102.967 visitatori da tutto il mondo (un visitatore su tre dall’estero) e 178 paesi registrati, ai quali si aggiungono panel, conferenze e live online con 200 milioni di visite, e 35.000 eventi. Tutto è stato improntato sul grande tema di attualità mondiale: la sostenibilità come mezzo per salvare il pianeta. Proprio su queste basi nascerà il futuro di Dubai Expo 2020, ossia: Dubai District 2020.

Il nuovo Distretto urbano di Dubai è sostenibile

Parola d’ordine: riconversione. Della gigantesca area destinata all’esposizione universale di Dubai 2020, ben l’80% di tutto il materiale edificato per l’esposizione verrà riconvertito e riutilizzato per la creazione di Dubai District 2020, il nuovo e dinamico quartiere della città, pensato per essere un ulteriore volano del già crescente sviluppo turistico ed economico della regione e della destinazione in particolare. Qui sorgerà una città sostenibile ed innovativa, quartiere dove il verde e le misure green conviveranno con intelligenza artificiale, Big Data, Internet delle Cose (IoT), e la Blockchain.

Uffici, coworking, aree residenziali, negozi, spazi per lo sport outdoor come piste da corsa e ciclabili, alzeranno l’asticella della qualità della vita del nuovo distretto che sarà interamente pedonabile e con una presenza di mezzi a motore ridotta al minimo, incentivando la mobilità sostenibile. I trasporti pubblici, invece, automatizzati. Tre autostrade principali collegheranno il centro di Dubai con il distretto, mentre una metropolitana di nuova realizzazione, la Route 2020, sarà il mezzo che dal Distretto 2020 porterà alle principali attrazioni di Dubai.

Expo 2020: a Dubai un successo tutto italiano

I numeri del Padiglione Italia consegnano una fotografia molto positiva della partecipazione a Dubai Expo 2020. In sei mesi negli spazi del tricolore che hanno visto passare oltre 1,6 milioni visitatori da tutto il mondo, si sono tenuti più di 180 eventi culturali e sportivi. 16 le regioni italiane presenti con le proprie eccellenze accumunate dal filo conduttore: “La Bellezza unisce le persone”, e della ricerca scientifica e accademica, che è stata il fulcro della partecipazione italiana a Dubai. Tra enti, istituzioni ed aziende, inoltre, si sono contate più di 50 presenze e 13 milioni di contatti online.

Al termine di Expo 2020, il Padiglione Italiano è stato premiato con due riconoscimenti che hanno sottolineato il prestigio della compagine italiana a Dubai: miglior Padiglione agli UAE Innovates Awards, conferito al progetto più innovativo nella categoria “Best innovation that achieves sustainability” e un terzo posto nei premi del Bureau International des Expositions (BIE), ossia i vertici delle Expo, come “miglior interpretazione del tema”.

Visiti questa città guadagni miglio minuto

Lo splendido skyline di Dubai Marina