Categorie
Asia deserti Emirati Arabi Idee di Viaggio litorali mare montagna panorami Viaggi

Ras Al Khaimah, il nuovo emirato da scoprire

Ras Al Khaimah è l’emirato che sta registrando la più rapida crescita di tutta la regione. Si trova negli Emirati Arabi Uniti ed è noto per i suoi paesaggi unici che comprendono 64 chilometri di spiagge, un vasto deserto e soprattutto le montagne, che danno la possibilità di vivere tante emozioni e di provare avventurose attività sportive.

L’emirato di Ras Al Khaimah vanta una ricca cultura e una lunga storia che risale a 7.000 anni fa. Vi sono siti archeologici che risalgono al III secolo a.C. e panorami naturali mozzafiato, spiagge di sabbia dorata, suggestive dune e una cintura verde fatta di palme da datteri fino a Jebel Jais, la montagna più alta degli Emirati Arabi Uniti.

Gran parte della sua popolarità è data dalla facilità con cui si può raggiungere l’emirato. Oggi è ancor più vicino all’Italia grazie a un nuovo volo della compagnia aerea low cost Air Arabia che parte da Bergamo e che arriva all’aeroporto di Sharja, a metà strada tra Ras e Dubai.

La spiaggia di Ras Al Khaimah

L’emirato delle montagne

La particolarità del piccolo emirato di Ras Al Khaimah e che lo differenzia dagli altri sette Emirati Arabi Uniti sta proprio nella catena montuosa che ne caratterizza il territorio. Montagne che sfiorano i duemila metri, al confine con l’Oman.

Così, oltre alle attività marine e ai safari tra le dune del deserto, a Ras si viene per l’alta montagna e per le tante attività che offre. Prima fra tutte la zipline più lunga e più alta del mondo che è stata da poco inaugurata sul monte di Jebel Jais. Si sfreccia a 160 chilometri orari sospesi a 1.680 metri di altezza. Decisamente per i più coraggiosi.

Per i più fifoni, tra le ultime attrazioni c’è la Jais Sledder, una monorotaia che, curva parabolica dopo curva parabolica, scende dalla montagna rocciosa, il monte Hajar, alla velocità di 40 km orari. In soli otto minuti si percorrono 1.840 metri, ma si ha tutto il tempo di ammirare il paesaggio addirittura fino al mare.

Un’attività di grande attrattiva turistica, visto che nell’emirato sono migliaia gli appassionati di montagna – anche perché quassù fa decisamente meno caldo – è il trekking. Alcuni tratti, facili e segnati si possono percorrere anche in autonomia, ma la maggior parte dei sentieri devono essere accompagnati da una guida esperta, che organizza eventualmente il pernottamento in un camp in quota.

Ora esiste un solo glamping, il Camp 1770, il  più alto degli Emirati Arabi Uniti, ma entro il 2024 saranno aperti due nuovi ecolodge.

Le montagne di Ras Al Khaimah

Il deserto Al Wadi

Non c’è emirato senza deserto e naturalmente anche Ras Al Khaimah ne ha una bella porzione. Si trova racchiuso in una riserva naturale, la Al Wadi Nature Reserve, di cui fa parte anche uno dei resort più belli dell’emirato, il Ritz Carlton, con lussuosissimi lodge immersi tra le dune e circondati da animali allo stato brado, tra cui il famoso orice, simbolo degli Emirati Arabi Uniti.

Il deserto, in parte roccioso e in parte di dune di sabbia dorate, offre diverse attrattive. Lo si può percorrere con le jeep, accompagnati da guide esperte, o con la mountain bike o a dorso di cammello, seguendo i sentieri indicati. Si può assistere a spettacoli di falconeria o fare stargazing per ammirare le costellazioni grazie alla completa assenza di inquinamento luminoso del deserto.

Mare e spiagge di Ras Al Khaimah

Gli appassionati dei luoghi caldi e della tintarella non resteranno delusi dall’emirato. La costa offre spiagge dorate lunghissime e tanti resort a cinque stelle in riva al mare, molto meno costosi di quelli che si trovano a Dubai.

Per chi ama le attività acquatiche, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Molti resort si trovano anche sull’isola artificiale di Al Marjan, l’arcipelago a forma di corallo. Dicono che qui ci sia il mare più bello di tutti gli UAE.

Marjan Island, l’isola resort di Ras Al Khaimah

Storia e cultura dell’emirato

Chi sceglie di trascorrere una vacanza a Ras Al Khaimah avrà una vasta scelta di attività tra cui spaziare, dalle più attive alle più rilassanti. Con anche un bel po’ di cultura.

Vale la pena infatti visitare il Museo nazionale ricavato all’interno di un’antica fortezza che ospita una ricca collezione di manufatti, documenti e manoscritti dei primi abitanti di questa zona.

Il Museo nazionale di Ras Al Khaimah

Da non perdere anche quel che resta del Forte Dhayah, candidato a entrare a fare parte della lista dei patrimoni dell’Unesco, che risale al XVI secolo. Si erge su una collina a una ventina di chilometri dalla città, circondato da un’oasi di palme, domina tutto il golfo. Da quassù si gode di un bellissimo panorama.

Alle porte dell’omonima Capitale, Ras Al Khaimah, si trova la ghost town di Jazirat al-Hamra, un piccolo villaggio di pescatori abbandonato dopo il boom del petrolio, ma conservato benissimo grazie all’aria asciutta del deserto che ne ha preservato gli edifici così com’erano. Un tempo, infatti, la popolazione viveva di pesca e della raccolta delle perle, attività che viene ancora praticata da un solo produttore chiamato Suwaidi Pearls.

Si può visitare la sua “fabbrica” su una piattaforma in mezzo al mare e farsi raccontare da Abdulla Al Suwaidi in persona la storia millenaria di quest’antica arte, di quando Ras Al Khaimah era il primo produttore di perle al mondo grazie al quale vantava il primato porto commerciale più importante della regione.

Gli italiani sono stati i primi a scoprire questo emirato vent’anni fa e a venirci in vacanza nell’unico hotel che allora era stato aperto. Oggi non sono ancora tantissimi i turisti che ci vengono, ma va bene così perché lo scopo è proprio quello di contenere il numero di arrivi internazionali prediligendo un tipo di turismo naturalistico e volto alla sostenibilità ambientale.

Se vi abbiamo fatto venire voglia di scoprirlo, sappiate che è un viaggio da fare al più presto, prima che Ras Al Khaimah venga scoperto dalla folla di turisti e perda la sua autenticità.

Categorie
Asia feste luoghi misteriosi Notizie Tokyo Viaggi

Tokyo si agghinda per le feste: non è mai stata così bella

È davvero irresistibile quell’atmosfera festosa e incantata che da settimane, ormai, invade e pervade le strade, le piazze e i quartieri delle città che conosciamo trasformandole in una favola straordinaria e suggestiva che prende vita davanti al nostro sguardo.

Del resto, lo sappiamo, nessun periodo è magico come il Natale. Lui che con le sue luci illumina i parchi cittadini e i percorsi urbani, sempre lui che ci permette di perderci e immergerci nelle decorazioni sfavillanti dei grandi e maestosi alberi, ancora lui che ci consente di toccare con mano le straordinarie tradizioni del periodo dell’Avvento.

I luoghi da vedere e da raggiungere, per vivere la magia di questo dicembre, sono tantissimi, perché non c’è città al mondo che non sia sia appropriata dello spirito natalizio. Tra queste anche lei, l’affollata capitale del Giappone, quella metropoli che ospita grattacieli avveniristici da una parte e templi storici e affascinanti dall’altra. Proprio lei, Tokyo, si è agghindata per le feste, e non è mai stata così bella.

I sakura s’illuminano d’immenso

È arrivata anche a Tokyo, quell’atmosfera magica e festosa che si è rapidamente diffusa in tutto il mondo e che continua a incantarci e sorprenderci giorno dopo giorno. E ci ha già rapiti.

Lo spettacolo più bello, durante il periodo dell’Avvento, è offerto ancora una volta dai sakura urbani, i ciliegi che attirano ogni anno migliaia di visitatori durante le fioriture primaverili. Questa volta, però, non ci sono fiori, ma luci: è loro il compito di illuminare di bellezza e d’incanto le passeggiate urbane tra le stazioni di Gotanda e Osaki.

A dicembre, infatti, con  il Megurogawa Minna no Illuminantion, le schiere di ciliegi vengono addobbate con migliaia di luci a led che accendo la città di immensa bellezza. Tokyo, così, diventa davvero un luogo fatato.

Roppongi

Fonte: TCVB Tokyo Convention & Visitors Bureau

Roppongi

Natale a Tokyo

Le cose da fare e da vedere in città, durante il mese di dicembre, sono tantissime, e tutte sono destinate a incantare lo sguardo e riscaldare il cuore. Lo spettacolo delle luci natalizie, iniziato con i sakura, continua a Roppongi Hills. Gli alberi di zelkova, lungo la via Keiyakizaka, si caricano di filari luminosi che fanno da cornice alla Tokyo Tower, creando uno scenario di incredibile bellezza.

Imperdibile, poi, è l’albero di Natale di Roku-Roku Plaza, che con i suoi 8 metri d’altezza regala uno spettacolo sfavillante e senza eguali che diventa la scenografia perfetta per scattare fotografie di viaggio indelebili.

Non mancano neanche i celebri mercatini di Natale. Nella vicina O-yane plaza, infatti, si potranno vivere le
atmosfere suggestive dell’Avvento tedesco ricreate dalla replica del famoso Weihnachtsmarkt di Stoccarda, il mercatino natalizio più grande del mondo.

Raggiungerlo è semplicissimo, vi basterà, infatti, lasciarvi inebriare dai profumi del vin brulé e delle mandorle tostate, e seguirli. Saranno loro a condurvi proprio lì, all’interno di quel mercatino che vi permetterà di fare un viaggio nel viaggio.

All’interno del mercato di O-yane plaz, infatti, sarà possibile vivere l’esperienza quasi surreale di sorseggiare un buon bicchiere di caldo Glühwein e assaggiare sapori mitteleuropei, rimanendo nel centro di Tokyo. Vi basterà, poi, continuare a passeggiare, raggiungendo le aree circostanti, per continuare a vivere tutta l’eclettica magia di Natale messa in scena dalla città.

Mercatini di Natale a Tokyo

Fonte: TCVB Tokyo Convention & Visitors Bureau

Mercatini di Natale a Tokyo
Categorie
Asia Israele Notizie Viaggi

L’importante scoperta avvenuta per puro caso

Alle volte si organizzano campagne di scavo perché gli archeologi sono consapevoli che la terra, in quell’area, nasconde tesori millenari. Altre, invece, le scoperte avvengono per puro caso, come è successo a un gruppo di alunni di terza media che a seguito di un’escursione hanno riportato alla luce una meraviglia antichissima.

Israele, la scoperta fatta da un gruppo di ragazzi di terza media

Ciò che è stato appena rinvenuto è un antico scarabeo di 3000 anni fa. Un gruppo di ragazzi era in gita scolastica ad Azor, vicino a Tel Aviv in Israele e, mentre stavano girovagando, hanno visto qualcosa che sembrava un piccolo giocattolo per terra. Una volta raccolto, come ha raccontato Gilad Stern dell’Israel Antiquity Authority Educational Center, che guidava la gita: “Sono rimasto stupito perché era uno scarabeo con una scena chiaramente incisa, il sogno di ogni archeologo dilettante. Gli alunni erano davvero entusiasti!“.

Questo piccolo – ma solo di dimensioni – tesoro ritrovato per puro caso è stato progettato con la forma del comune scarabeo stercorario. Gli antichi egizi, infatti, vedevano nel gesto dell’insetto che rotola una palla di sterco due volte più grande di lui dove ripone la sua futura prole, l’incarnazione della creazione e della rigenerazione.

Le dichiarazioni degli addetti al lavori

Secondo il dottor Amir Golani, specialista dell’Autorità israeliana per le antichità nel periodo dell’Età del Bronzo, “Lo scarabeo veniva usato come sigillo ed era un simbolo di potere e di status. Poteva essere inserito in una collana o in un anello. È fatto di terracotta silicata ricoperta da uno smalto verde-bluastro. Potrebbe essere caduta dalle mani di un personaggio importante e autorevole che passava da quelle parti, oppure potrebbe essere stata deliberatamente sepolta nel terreno insieme ad altri oggetti e dopo migliaia di anni è tornata in superficie. È difficile determinare l’esatto contesto originario”.

Nella parte inferiore dello scarabeo – per intenderci quella piatta – è possibile scorgere una figura seduta su una sedia e di fronte a essa una figura in piedi, il cui braccio è sollevato rispetto a quello della persona seduta. La figura in piedi presenta una testa allungata, che sembra rappresentare la corona di un faraone egiziano, ed è possibile che qui si veda un’istantanea di una scena in cui il faraone egiziano conferisce l’autorità a un suddito cananeo locale.

E a tal proposito Golani ha affermato: “Questa scena riflette fondamentalmente la realtà geopolitica che prevaleva nella terra di Canaan durante la tarda età del bronzo (ca. 1500-1000 a.C.), quando i governanti cananei locali vivevano (e talvolta si ribellavano) sotto l’egemonia politica e culturale egiziana“. Ha poi continuato: “È quindi molto probabile che il sigillo risalga alla tarda età del bronzo, quando i cananei locali erano governati dall’Impero egizio”.

I sigilli di scarabeo sono infatti egiziani, ma la loro ampia diffusione si estendeva anche al di fuori dei confini dell’Egitto. Non a caso, centinaia di scarabei sono stati scoperti in Terra d’Israele, soprattutto in tombe, ma anche in strati di insediamento. Alcuni di essi sono stati importati dall’Egitto, mentre altrettanti sono stati imitati in Israele da artigiani locali sotto l’influenza egiziana. Il livello di lavorazione del particolare scarabeo appena rinvenuto da questi ragazzi, infatti, non è tipico dell’Egitto. Per questo motivo potrebbe rappresentare un prodotto di artigiani locali.

israele gruppo terza media scoperta

Fonte: Gilad Stern, Israel Antiquity Authority

Gli artefici della scoperta
Categorie
Asia Thailandia treni Viaggi Wanderlust

In Thailandia c’è un treno galleggiante: corre sull’acqua per pochi giorni

Chi l’ha detto che per viaggiare sull’acqua bisogna per forza affidarsi a una nave? Non c’è niente di meglio di una imbarcazione per solcare i mari di tutto il pianeta, ma c’è una parte del mondo in cui a galleggiare è un mezzo di trasporto molto diverso. In Thailandia esiste un treno che è capace di percorrere un tratto del suo percorso proprio sull’acqua.

La sensazione che ha il viaggiatore è proprio quella di essere comodamente seduto nella propria carrozza, mentre sotto di lui non ci sono i tradizionali binari ma un intero lago! Magia? Niente di tutto questo.

Un percorso ferroviario davvero unico

Di treni speciali e particolari ne esistono tantissimi in ogni angolo del globo, ma quello che attraversa la diga Pasak Jolasid, il più grande bacino idrico della Thailandia centrale, è unico nel suo genere. In realtà non è stata creata alcuna tecnologia che consente al mezzo ferroviario di rimanere a contatto con l’acqua, si tratta semplicemente della sensazione di viaggiare su di essa.

Le rotaie, infatti, si trovano in parte al di sopra del lago che è formato dalla diga e il treno si trasforma in una vera e propria “nave” nel periodo in cui le piogge monsoniche sono più abbondanti. Il percorso del treno galleggiante è presto detto. Si parte dalla capitale della nazione asiatica, Bangkok e si raggiunge la diga che sorge nella provincia di Lop Buri. In questo tratto è presente un binario sopraelevato che permette di ripetere ogni volta la “magia”.

Tra Bangkok e Lop Buri ci sono poco più di 100 chilometri, ma il viaggio dura circa sei ore. Il mezzo, infatti, viaggia a una velocità tale da consentire a tutti i passeggeri di assaporare ogni attimo dell’esperienza. Con un panorama di questo tipo, non si resiste dallo scattare una foto dopo l’altra, un viaggio che è anche molto romantico e quindi tra i più gettonati dalle coppie.

Il treno di Pasak Jolasid in Thailandia

Fonte: Getty Images

Il treno Pasak Jolasid visto dal ponte

Il grande successo del treno galleggiante

Di sicuro gli appassionati di viaggi insoliti in treno non staranno nella pelle nel provare un percorso così suggestivo, ma il treno galleggiante non è attivo tutto l’anno. Le partenze e gli arrivi si susseguono dal mese di novembre fino a quello di febbraio, anche se è facile immaginare come i biglietti vengano venduti in pochissimo tempo. Per avere un’idea del successo di questa iniziativa, basta aggiungere che normalmente la prenotazione dei viaggi termina prima di Capodanno.

I biglietti vanno da poco meno di 9 euro fino a un massimo di 15, a seconda che si scelga una carrozza con l’aria condizionata o meno. L’idea di un treno tanto bizzarro è venuta in mente alle autorità locali per riattivare i viaggi in Thailandia e soprattutto gli spostamenti, visto che i trasporti sono stati messi a dura prova dalla pandemia. Il paese asiatico ha voluto puntare soprattutto sulle ferrovie, provando a introdurre una novità in grado di immergersi completamente nelle meraviglie che solo la natura sa offrire. Ogni volta che si sale a bordo di questo mezzo, un po’ come succede nel film “Il ragazzo di campagna”, è impossibile non sottolineare che il treno è sempre il treno. 

Pasak Jolasid, il treno in Thailandia

Fonte: Getty Images

Il suggestivo treno mentre attraversa la diga Pasak Jolasid
Categorie
Asia India itinerari culturali Posti incredibili Viaggi

I pozzi indiani che sono dei capolavori architettonici

Per via delle inevitabili associazioni con il nostro sapere e la nostra conoscenza, quando pensiamo ai capolavori architettonici dell’India ci vengono subito in mente il Taj Mahal o i sontuosi palazzi del Rajasthan. Invece non è tutto qui, perché per esempio, proprio in Rajasthan, si trovano dei veri e propri esempi di bellezza e arte pensati dall’uomo e per l’uomo: i pozzi indiani con gradini.

Queste strutture sono sparse per tutto lo Stato (ma se ne trovano altri in giro per l’India) e non solo restituiscono un colpo d’occhio che lascia senza fiato, ma hanno una storia lunghissima, che mescola acume, ingegno e necessità.

I pozzi indiani in Rajasthan e la loro storia

Immaginate di trovarvi di fronte a quelli che sembrano degli istrionici forti finemente decorati, caratterizzati da gradini che portano verso il centro: avrete un’idea di come possano apparire i pozzi indiani con i gradini. Di certo potreste chiedervi come siano nati, ed è presto detto: da sempre le regioni settentrionali e occidentali dell’India hanno dovuto lottare con la siccità. Lunghi periodi di secca portava la popolazione ad affrontare condizioni disperate e l’unico luogo dove si poteva trovare l’acqua era davvero molto, molto in profondità.

Pozzi indiani in Rajasthan: dei veri capolavori architettonici

Fonte: iStock

Il pozzo di Chand Baori

Accedere a luoghi sotterranei, com’è ovvio che sia, non era affatto semplice. Così, fra il 200 e il 400 d.C. alcuni regnanti del Rajasthan diedero ufficialmente il via alla realizzazione di pozzi che, inizialmente, si trovavano a ridosso di piccoli stagni. Con il passare del tempo e con l’aumento delle competenze in campo idrogeologico, la costruzione di queste strutture si fece via via più complessa, fino ad arrivare proprio alla costruzione dei pozzi con gradini, arricchiti da serbatoi, canali e dighe che garantivano la conservazione e la distribuzione dell’acqua.

I pozzi con gradini e la loro importanza

Più i pozzi con gradini diventavano efficienti, più architetti e regnanti si ingegnarono per farne dei veri e propri simboli di spiritualità e natura. In base alla loro struttura, i pozzi venivano consacrati a determinate divinità e venivano decorati in modo tale da inneggiare alla tranquillità, alla prosperità e alla gioia. Alcuni di questi pozzi hanno al loro interno degli spazi sacri dove chi si abbeverava, prelevava l’acqua o si bagnava potesse prima (o dopo) dedicare una preghiera di ringraziamento agli dei.

Pozzi indiani con gradini in Rajasthan: capolavori architettonici

Fonte: iStock

Il pozzo di Adalaj Vav

Tutti i pozzi sono scavati nella pietra e/o arricchiti con materiali come terra, pietrame e rocce. L’obiettivo era non solo quello di permettere a tutti di raggiungere l’acqua, ma anche di creare un ambiente che desse immediatamente sollievo dalla calura. Nei pressi dei pozzi, infatti, sono stati spesso piantati alberi e creati dei padiglioni per consentire a chiunque arrivasse di beneficiare sin da subito del ristoro che l’ambiente umido poteva garantire.

Il significato dei gradini dei pozzi indiani

Ma perché ci sono così tanti gradini nei pozzi indiani? Chiaramente tutto è stato studiato per permettere alle persone di raggiungere l’acqua, ma attenzione: niente è stato lasciato al caso. I pozzi indiani (che in Rajasthan vengono chiamati anche bawdibawribaoli o bavadi) erano suddivisi in piani specifici destinati a ogni classe sociale e l’accesso all’acqua avveniva tramite percorsi differenti che, naturalmente, portavano a dei “laghetti” artificiali differenti.

I pozzi con gradini del Rajasthan: capolavori d'architettura

Fonte: iStock

Il pozzo di Chan Baori

Non era permesso, per esempio, che donne e uomini accedessero allo stesso laghetto, così come non era permesso che ricchi e poveri si incontrassero. Inoltre, alcuni percorsi erano destinati a portare a delle aree specifiche destinate a cerimonie sacre o alle attività religiose in generale. Infine, in alcuni pozzi in particolare la discesa (e poi la salita) dei gradini poteva anche essere un cammino di caduta e rinascita: sono state infatti trovate delle incisioni che testimoniano questo valore simbolico.

Categorie
Asia Europa foreste Francia giardini botanici Idee di Viaggio vacanza natura Viaggi

Bambouseraie de Prafrance, la foresta di bambù nel cuore della Francia

In Occitania esiste un luogo molto speciale, un angolo d’Asia nel cuore della Francia e dell’Europa: si tratta della Bambouseraie de Prafrance, eccezionale giardino botanico con oltre 1000 bambù che ogni anno, da metà febbraio a metà novembre, conduce i visitatori in un viaggio ricco di sorprese e scoperte a pieno contatto con la natura.

Tra i giardini più incantevoli del Paese, nasce nel 1856 dal sogno e dalla determinazione di Eugène Mazel, appassionato di orticoltura e scienze naturali, che importa a e trapianta qui specie esotiche provenienti dal Giappone, dalla Cina, dall’Himalaya e dal Nord America.

Alla sua morte, la tenuta viene acquistata dalla famiglia Négre che la espande fino agli attuali 34 ettari, di cui 15 occupati dal magnifico Parco, che oggi fa parte del prestigioso circuito Les Plus Beaux Jardins de France.

Una passeggiata nella foresta di bambù: cosa non perdere

palme Bambouseraie

Fonte: iStock

Palme della Bambouseraie

Passeggiare in un’oasi di verde e di pace, lontano dalla frenesia e dal traffico della città, è già di per sé un’esperienza entusiasmante ma trovarsi proprio qui, al cospetto di un maestoso ginko biloba, curati giardini giapponesi, sequoie, palme cinesi e vasche di fiori di loto e ninfee è un rigenerante sogno a occhi aperti.

Il percorso può iniziare dalla “Strada dei bambù“, maestoso viale ombreggiato da bambù giganti che possono toccare i 25 metri di altezza: accanto a essi, anche le sequoie che svettano a oltre 40 metri.
La sensazione è quella di “sentirsi piccoli” di fronte a tanta meraviglia e davvero estasiati.

Proseguendo, ci si immerge ancora di più nell’atmosfera esotica incontrando il Villaggio Laotiano, fedele ricostruzione delle abitazioni tipiche del Laos realizzate in bambù e arredate con dovizia di particolari per rispecchiare, nel modo più fedele possibile, lo stile di vita del piccolo Paese del Sudest asiatico attraversato dal fiume Mekong.
Per ricreare ancora meglio l’ambientazione esotica, tutt’intorno si ammirano piante di pepe e caffè, banani, canne da zucchero, papaye e il taro, pianta erbacea della famiglia delle Aracee originaria dell’Asia centro-meridionale.

Bambouseraie banano

Fonte: iStock

Le piante di banano

E siamo appena all’inizio.

Di sicuro fascino è poi la fattoria, risalente al XVI secolo, vegliata da un enorme castagno e tuttora segnata dalle tracce della grande esondazione del fiume Gardon nel 1958: da qui parte la strada delle palme cinesi e si raggiunge la zona più suggestiva della foresta, la Valle del Drago, ampio giardino in stile giapponese a opera del paesaggista Erik Borja.

Fiori di loto, piante dai mille colori, il ginko biloba di 30 metri, il serpeggiante torrente sulle cui sponde trova posto una pagoda di legno: tutto concorre a emozionare e a dare vita a un angolo ideale per la meditazione.

Ancora, alla destra del vialone principale, ecco il Jardin des Bassins d’Eugene, giardino acquatico con le vasche in pietra che custodiscono delicate ninfee, e le Serre di Mazel, con specie provenienti dalle Canarie, piante grasse e una ricca collezione di bonsai.

Infine, meritano una sosta il Labirinto (ovviamente realizzato in bambù), il Garden Center dove sono in vendita le favolose piante ammirate nel parco, e il negozio di articoli vari tra cui tisane, arredo, cancelleria, prodotti di bellezza e a base dell’immancabile bambù.

Informazioni pratiche

Come accennato, la Bambouseraie de Prafrance è aperta ogni giorno dalla metà di febbraio alla metà di novembre con orari che variano in base alla stagione e che è possibile consultare sul sito ufficiale.
L’ingresso è consentito fino a 45 minuti prima della chiusura ma per poter davvero apprezzare la foresta di bambù sono necessarie almeno due ore.

Il mezzo più comodo con cui raggiungere la Bambouseraie è l’auto: con partenza da Nimes, la città più grande meno distante, va seguita la N106 fino a Alès per poi immettersi lungo la D910 in direzione Anduze: raggiunto il ponte sul Gardon d’Anduze, occorre svoltare a destra sulla D129 e proseguire per 3 chilometri fino all’ingresso del parco dove si trova un parcheggio gratuito.

Per evitare la folla, i giorni migliori sono quelli infrasettimanali e l’orario a ridosso dell’apertura.

Categorie
Asia Emirati Arabi giardini Idee di Viaggio Viaggi viaggiare

Qui è stato identificato il giardino dell’Eden, uno spettacolo

Probabilmente non tutti sanno che a poche ore di volo dall’Italia sorge un luogo ancora poco conosciuto dal turismo di massa e che, tra le sue tante meraviglie, ne nasconde una che è davvero unica nel suo genere: quello che per molto è tempo è stato considerato il giardino dell’Eden.

Bahrain, l’arcipelago delle meraviglie

Il posto in questione si chiama Bahrain ed è un piccolo arcipelago di 33 isole che si specchiano sul Golfo d’Arabia. Un luogo che vanta una storia millenaria, numerosi e preziosi siti archeologici, ma anche paesaggi che arrivano dritti al cuore di qualsiasi viaggiatore. Lo sviluppo che ha avuto nel corso del tempo è molto legato alla posizione in cui sorge: si trova in una delle zone petrolifere più importanti del mondo.

Non a caso, sin dai tempi più remoti, il Bahrain è stato una delle principali rotte commerciali fra Mesopotamia e India. Ma non solo. Da qualche tempo a questa parte, il Paese ospita un pro­prio Gran Premio di Formula 1, una scena artistica che diventa sempre più intrigante e ristoranti molto interessanti e soprattutto frequentati da una numerosa comunità di espatriati.

Cosa vedere in Bahrain

Pur essendo un minuscolo Stato insulare, il Bahrain è in grado di offrire tantissimi siti di interesse ai visitatori che scelgono di scoprirlo. La prima tappa da fare è senza ombra di dubbio la sua Capitale, Manama, una città moderna ma che custodisce gelosamente anche un cuore tradizionale: il souk.

Manama cosa vedere

Fonte: iStock

La splendida città di Manama

Onestamente parlando, non ha lo stesso fascino dei mercatini che si possono visitare in Marocco, Egitto o Tunisia, ma nonostante questo rimane pur sempre un dedalo di labirintiche viuzze dove è possibile trovare di tutto.

Tra le attrazioni da non perdere in questa metropoli c’è la Moschea Al Fateh, una struttura davvero gigantesca che sfoggia una maestosa cupola in fibra di vetro e due minareti interni a dir poco divini. Si distingue per essere il più grande luogo di culto del Bahrain, ma anche una delle più estese moschee del mondo: è in grado di contenere fino a 7.000 persone.

Sempre nella Capitale, vale la pena fare un salto al Museo Nazionale per comprendere più a fondo la storia e le tradizioni locali. Un modo perfetto per maturare una visione d’insieme della millenaria cultura della zona.

A pochi minuti di auto dal centro della maggiore città del Bahrain, da visitare è anche il Qal’at al-Bahrain, meglio conosciuta come Fortezza del Bahrain. Eretta nel XVI secolo dai nostri vicini portoghesi, è una delle aree archeologiche più importanti del Golfo ed anche il più antico patrimonio mondiale dell’UNESCO della nazione.

forte Bahrain

Fonte: iStock

Il maestoso Qal’at al-Bahrain

Ad impressionare ancora di più il visitatore è l’area sottostante: qui sono stati riportati alla luce reperti risalenti a 4.500 anni fa, molti dei quali sono esposti nell’attiguo museo.

Assolutamente rilevante anche la Necropoli villaggio di A’ali che è composta da circa 170.000 tombe che testimoniano la misteriosa civiltà Dilmun che fu attiva a partire dal terzo millennio a.C.. Poi ancora la Royal Camel Farm, ossia l’allevamento di cammelli della famiglia reale del Bahrain, che si trova ad Al Janabiyah. Qui agricoltori e personale vegliano su questi dolci animali e fanno da guida nel caso in cui si abbia bisogno di assistenza.

Vale la pena fare un salto anche sull’Isola di Muharraq dove prende vita il distretto di produzione di perle, preziose e di ottima qualità. Riffa, invece, è una città dove sentirsi in bilico tra tra storia e futuro. Molto interessante anche la stessa città di Muharraq poiché da queste parti storia, arte e architettura si alternano e integrano perfettamente. Nelle vicinanze ci sono le isole artificiali di Amwaj, piccoli paradisi noti per le spiagge, i grandi edifici e i sontuosi hotel.

Chi è in cerca di splendidi oggetti di artigianato deve dirigersi verso villaggio di Al Jasra, nella costa occidentale del Paese. Questa zona è uno dei fulcri storici della regione ed è possibile perdersi tra tessuti, ceramiche e altri oggetti di artigianato tradizionale. Mentre l’attrazione più bella è la casa di Al Jasra, ex residenza estiva dello sceicco Salman bin Hamad Al Khalifa.

Il Bahrain è anche relax e spiagge da sogno. Vi basti pensare che è noto per essere il “Piccolo regno dei due mari” dove rilassarsi o abbandonarsi in mezzo alla natura. Al Jazair, per esempio, è perfetta per le famiglie, mentre una chicca da non perdere è la spiaggia del Forte di Arad.

Infine, il circuito Sakhir, dove dal 2004 i piloti del mondo si sfidano nel Gran Premio di Formula 1, una pista in pieno deserto spettacolare e tecnologica.

Circuito del Bahrein

Fonte: iStock – Ph: typhoonski

Il Circuito del Bahrein

Cosa c’entra il Bahrain con il giardino dell’Eden

Come tutti sappiamo, il giardino dell’Eden è un luogo citato nel libro biblico Genesi, quel posto paradisiaco in cui vivevano Adamo ed Eva. La regione di Eden è detta trovarsi a Oriente e da qui sembrava uscire un corso d’acqua che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l’Eufrate, il Pison e il Gihon.

Tuttavia i Sumeri, ai quali è possibile far risalire il mito dell’Eden, lo collocavano nel paese di Dilmun, sull’omonima isola di Bahrain, una zona dove sgorgava una gran quantità di acqua sorgiva. Una terra antichissima, quindi, come la storia stessa descritta nella Epopea di Gilgamesh come un “paradiso”.

Ma non è finita qui perché da queste parti, e più precisamente nel bel mezzo del deserto del Bahrain, sorge quello che in molti riconoscono come l’albero menzionato dalle sacre scritture: Shajarat-al-Hayat, ossia l’Albero della Vita.

Stando alle credenze popolari, questa pianta sarebbe stata posta qui nel lontano 1583 con lo scopo di indicare il luogo in cui in origine prendeva vita il Paradiso Terrestre.

Nei fatti, però, la spiegazione della sua esistenza e della sua sopravvivenza sarebbe legata al fatto che il terreno in cui cresce si trova a solo a 10 metri sopra il livello del mare. E qui, tra l’aria umida della zona e i diversi laghetti nelle sue vicinanze, ci sarebbero le condizioni per poter continuare a sopravvivere. Tuttavia, per molti pare non essere così poiché questo esemplare di prosopis cineraria sembrerebbe resistere nel deserto da oltre 400 anni senza alcuna fonte d’acqua.

Che lo sia o no, il Bahrain rimane una terra leggendaria, la prima dimora dell’umanità, il luogo di culto di antiche divinità e anche fonte rigenerante di vita. Per questo motivo, ancora oggi, queste sue radici storiche e mitologiche sono in grado di sorprendere e far innamorare qualsiasi viaggiatore.

Albero della vita, Bahrain

Fonte: iStock

L’Albero della Vita in Bahrain
Categorie
Asia crociere Emirati Arabi lusso Viaggi

La nave di lusso che ospiterà le wag ai Mondiali del Qatar

Il Qatar si sta preparando ad accogliere migliaia di tifosi per i Mondiali di calcio che inizieranno il prossimo 20 novembre a Doha.

Oltre ai grattacieli costruiti in tempi record che ospiteranno nuovi hotel, che andranno ad aggiungersi ai numerosi già presenti nella Capitale, saranno organizzati alloggi temporanei decisamente originali. Tra questi, alcune navi da crociera attraccate al porto per tutta la durata dell’evento sportivo.

Dove soggiorneranno le wag inglesi

Ed è proprio a bordo di una di queste che saranno ospitate le wag (wives and girlfriends) della nazionale britannica. Le mogli e le famiglie dei calciatori inglesi, infatti, soggiorneranno a bordo della nuova e lussuosissima MSC World Europa, che sarà varata proprio a Doha il prossimo 13 novembre.

La nave più innovativa del mondo

L’ammiraglia, che proprio in questi giorni ha lasciato i Chantiers de l’Atlantique di Saint-Nazaire, in Francia, e che sta attraversando il Canale di Suez diretta in Qatar, sarà una vera chicca. Oltre a essere “vergine” e a consentire quindi alle wag – e anche a molti tifosi – di essere i primi a salire a bordo e a dormire nei letti delle splendide cabine, è la prima di una nuova generazione di navi, quelle super green, alimentate a gas naturale liquefatto (GNL).

Lungo 333,3 metri e con una stazza di 205.700 tonnellate, questo palazzo galleggiante potrà ospitare fino a 6.761 passeggeri.

Avrà anche un design innovativo, con una prua mai vista prima d’ora. Non ha solo un valore estetico, ma ha lo scopo di migliorare la stabilità della nave offrendo un comfort maggiore per gli ospiti.

Calciatori off limits

Secondo i tabloid britannici, i calciatori inglesi (26 in tutto, tra titolari e riserve), però, non potranno salire a bordo per far visita alle loro mogli/compagne/fidanzate perché dovranno restare in ritiro per tutta la durata del loro Mondiale, anche per questioni sanitarie. Alloggeranno comunque in un resort di lusso, il Souq Al Wakra, che si trova proprio nello storico souq di Doha, ricreato in stile mediorientale con confortevoli suite e una splendida piscina esotica circondata da palme.

A bordo, ogni lusso

Le wag dovranno quindi consolarsi con tutti i lussi offerti a bordo della nave, dai negozi alla spa fino al più lungo prendisole presente su una nave da crociera dove ci sono ben sei piscine e 14 vasche con idromassaggio.

Potranno cambiare ristorante ogni giorno scegliendo tra i 13 a bordo, bere una pinta di birra, per non sentire la mancanza di casa, nel micro-birrificio creato o seguire un corso di mixology per imparare a creare il proprio cocktail preferito e riproporlo ai propri compagni una volta terminata la FIFA World Cup. Una vera fatica, insomma.

Categorie
Asia India Posti incredibili Viaggi

In India esistono ponti che vivono e respirano

Meravigliosa è la natura che con le sue creazioni dà vita a quelli che sono gli spettacoli più straordinari del nostro pianeta, gli stessi che ci invitano ad andare alla scoperta del mondo che abitiamo e della grande bellezza che gli appartiene.

Foreste incantate, laghi fiabeschi, sabbie bianche, deserti fioriti e colline dorate: queste sono solo alcune delle attrazioni naturali che si snodano sul nostro pianeta, le stesse che spesso sono in cima alle nostre travel wishlist. Ma c’è qualcosa di ancora più straordinario da raggiungere e toccare con mano, e sono qui capolavori che nascono quando l’uomo incontra la natura.

La più alta e magistrale testimonianza di questo incontro si trova in India dove sono stati creati delle opere architettoniche naturali fuori dall’ordinario. Si tratta di ponti costruiti con radici di alberi che vivono e respirano, e che lasciano senza fiato.

Viaggio in India: alla scoperta dei ponti viventi

È un viaggio unico e straordinario quello che facciamo insieme oggi e che ci conduce direttamente in India. Il vasto Paese dell’Asia Meridionale è da sempre in cima alle destinazioni da raggiungere almeno una volta nella vita e il perché è facilmente intuibile.

Il territorio, tanto vasto quanto variegato, ospita alcuni dei patrimoni naturali e paesaggistici più incredibili del Pianeta, insieme a una storia che risale a oltre 5000 anni fa. Ecco perché un viaggio in India è destinato a stupire e a incantare ogni volta e a catturare il cuore di tutti i viaggiatori.

L’avventura di oggi ci conduce nello stato del Meghalaya, nell’India nord-orientale, tra l’Assam e il Bangladesh. È qui che è possibile scoprire, osservare e attraversare i ponti viventi, meraviglie architettoniche naturali che nascono dall’incontro dell’uomo e della natura.

Le radici degli arbusti, infatti, sono state utilizzate per costruire dei passaggi che sovrastano fiumi e burroni e che collegano i villaggi che si snodano sul territorio. Oltre a essere strategicamente funzionali, questi ponti creano visioni bellissime e surreali.

Ponti di radici in India

Fonte: iStock

Ponti di radici in India

Le opere architettoniche naturali più straordinarie del pianeta

I ponti viventi in India sono stati creati dagli uomini utilizzando le radici dell’albero della gomma. Queste possono estendersi per una lunghezza di 50 metri e possono sopravvivere per secoli. Le radici sono così robuste al punto tale da poter resistere sia alle intemperie che al peso di centinaia di uomini.

Nel territorio del Meghalaya sono stati individuati e studiati circa 70 ponti e oggi questi passaggi incredibili sono considerati dei veri e proprio capolavori di ingegneristica naturale unici al mondo.

La costruzione dei ponti, che è simbolo del lavoro magistrale svolto dagli indigeni e dalle popolazioni del territorio, avviene piantando l’albero della gomma sulle sponde dei fiumi o sui margini dei precipizi. Quando iniziano a crescere le radici volanti, queste vengono avvolte attorno a strutture in bambù e direzionate verso la riva opposta.

La natura poi fa il suo corso. Le radici si allungano e si espandono formando una struttura sempre più forte, complessa e solida fino a trasformarsi in un passaggio che collega i villaggi e che può essere attraversato da centinaia di uomini contemporaneamente.

Per la nascita di un ponte vivente, ovviamente, possono volerci anni, ma niente è lasciato al caso. Periodicamente gli uomini del villaggio e gli indigeni del luogo si prendono cura di queste strutture affinché possano continuare a vivere.

I ponti viventi del Meghalaya

Fonte: iStock

I ponti viventi del Meghalaya
Categorie
Amman Asia Giordania Notizie Viaggi viaggiare

Giordania, la terra che ha conquistato anche Chiara Ferragni

Terra ospitale fin dai tempi antichissimi, la Giordania racchiude monumenti spettacolari che da sempre attirano viaggiatori da tutto il mondo. Non stupisce, quindi, che il suo fascino abbia stregato anche Chiara Ferragni, che ha approfittato del ponte dei morti per la sua prima vacanza nella perla del Medio Oriente insieme agli amici. Per l’occasione, la nota influencer ha scelto di soggiornare nel cuore di Amman, al Ritz-Carlton, iconico hotel di lusso situato in posizione centrale nel quinto circolo della città, che spicca con eleganza nello skyline occidentale della capitale. L’inizio perfetto di un’esperienza da mille e una notte.

Amman, cosa vedere nella capitale della Giordania

La Giordania è una destinazione appagante anche per un viaggio breve, grazie alle sue dimensioni relativamente ridotte. Il miglior punto di partenza per conoscerne la storia è sicuramente Amman, una città ricca di contrasti di cui ci si innamora al primo sguardo. Situata in una zona collinare tra il deserto e la fertile Valle del Giordano, sorprende con il suo incomparabile mix di antico e moderno.

Nel suo cuore commerciale, lo sguardo si perde tra edifici ultra contemporanei, alberghi e ristoranti eleganti, boutique e gallerie d’arte che si affiancano a piccole botteghe artigiane e caffè tradizionali. Sulla sommità della sua collina più alta (Al Qala’a), invece, svela la sua anima più antica con la Cittadella, uno dei luoghi più seducenti della capitale, non a caso la prima attrazione visitata da Chiara Ferragni.

Il sito archeologico è situato a 850 metri sul livello del mare e custodisce i resti dell’antica Rabbat-Ammon. Le sue origini risalgono all’Età del Bronzo, ed è famoso per l’incredibile concentrazione di reperti risalenti a diverse civiltà e per monumenti straordinari come il Tempio di Ercole, di epoca romana, il complesso del Palazzo Omayyadi e i resti della Basilica Bizantina. Una delle magie imperdibili è il panorama dell’Anfiteatro Romano che sorge ai piedi della collina, dall’alto dell’acropoli: la veduta è ancora più emozionante al tramonto.

La capitale giordana è anche la meta preferita dagli appassionati dei Souk. Dal mercato di frutta, verdura e spezie nel centro storico della città a quello dei vestiti vintage, passando per prodotti di artigianato locale, tappeti, pop-up cafè, cibo di strada e spettacoli dal vivo di bande e musicisti locali. Un tripudio di sapori, profumi, colori, voci che porta alla scoperta di veri tesori.

Le meraviglie imperdibili della Giordania

Se volete sorprendervi ancora di più, c’è il magnifico sito archeologico di Petra, a circa 250 km a sud della capitale Amman, uno dei tesori nazionali della Giordania, Conosciuta come la ‘Città Rosa’ o la ‘Città Perduta’, è l’eredità dei Nabatei, un popolo arabo che si stabilì nel sud dell Paese più di 2.000 anni fa. Ammirata un tempo per l’architettura massiccia e l’ingegnoso complesso di dighe e canali d’acqua, è Patrimonio dell’umanità UNESCO e una delle Sette Meraviglie del Mondo Moderno.

Se amate le escursioni, un altro luogo senza tempo da visitare è il deserto roccioso Wadi Rum, dove il tempo e i venti hanno scolpito gli imponenti e maestosi grattacieli di roccia. Una destinazione perfetta per il benessere della mente e del corpo, con le sorgenti di Lawrence d’Arabia e la montagna dei “Sette Pilastri della Saggezza”. Lo scrittore gallese ed ufficiale Thomas Edward Lawrence, che qui stabilì la sua base operativa per guidare la rivolta araba nel 1917-18, definì questo luogo meraviglioso “immenso, echeggiante, simile ad una divinità”. Un influencer di altri tempi.