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Viaggio a Krabi, la Thailandia del Sud che lascia senza fiato

Il fascino del Sud della Thailandia, soprattutto per chi ama il mare, è indiscutibile. Una delle provincie più amate da chi sceglie di esplorarlo è quella di Krabi, situata nella costa Ovest meridionale del Paese. Con una superficie di 4.709 km quadrati, è un susseguirsi di piccoli arcipelaghi, scogliere calcaree che si specchiano sul mare, foreste di mangrovie, grotte e posti che sono apparsi anche in molti dei film più famosi ed amati del mondo. La città di Krabi è quindi spesso utilizzata come base per poi perlustrare tutto ciò che di meraviglioso offre il suo territorio ed è anche una meta ideale per chiunque, in quanto può davvero accontentare tutte le età grazie ai tanti servizi che offre. Scopriamo insieme cosa vedere in questa bellissima provincia.

Dove si trova Krabi e come arrivare

Arrivando a Krabi si ha la sensazioni di essere giunti in un paradiso in Terra, anche se nei fatti è spesso pieno di turisti. I colori, le formazioni calcare e la morbidezza delle spiagge, però, fanno quasi passare in secondo piano la (frequente) massiccia presenza di turisti. Situata a circa 800 km da Bangkok in Thailandia del Sud, può essere raggiunta con un volo diretto (la penisola dispone di un aeroporto), tramite bus notturni o addirittura con il treno (queste ultime due soluzioni comunque non sono consigliate per via dei possibili lunghi tempi di percorrenza).

Un’altra opzione è viaggiare da altre isole del Paese, come ad esempio Phi Phi, Koh Lanta o Phuket, e raggiungere Krabi tramite i traghetti locali (che sono piuttosto economici).

Krabi Town

Krabi Town non è di certo la miglior cosa che si può visitare nella provincia, ma senza ombra di dubbio è uno dei posti più indicati per trovare un alloggio. Tuttavia, se si ha del tempo a disposizione si può scegliere di dicare un pomeriggio e una serata alla sua scoperta:

  • Wat Kaew Korawaram: tempio buddista cittadino che sorge su una collina. Per raggiungerlo occorre salire una grande scalinata ornata con statue di serpenti;
  • I mercatini: Krabi Town Walking Street, dal lunedì al venerdì e include anche spettacoli; mercato notturno di Krabi, ideale per chi è in cerca di prodotti alimentari a poco prezzo; mercato notturno di Chao Fah, è aperto tutti giorni ed è perfetto per fare una gustosa cena sulla riva del fiume.

Wat Tham Suea

Se Krabi Town può essere lasciata in secondo piano, differente è la situazione per Wat Pham Suea: è imperdibile! Vi basti pensare che il suo nome tradotto in italiano è Tempio della Grotta della Tigre. No, non è così chiamato perché popolato da esemplari di questi animali, ma perché, secondo una leggenda, in passato una grande e feroce tigre viveva nelle caverne (che esistono anche oggi), tanto che all’epoca quasi nessuno osava avvicinarsi. Tuttavia, un monaco di nome Jumnean Seelasettho decise di stabilirsi proprio qui per meditare, al punto che la tigre divenne il suo “animale domestico”.

Wat Pham Suea, Krabi

Fonte: iStock

Wat Pham Suea, il Tempio della Tigre di Krabi

Per raggiungerlo occorre salire ben 1.237 gradini (quindi non è adatto a tutti) che spesso, a causa dell’umidità e delle calde temperature, si rivelano una vera e propria sfida. La fatica però viene ampiamente ripagata dalla straordinaria vista panoramica che si può ammirare dalla sua cima, soprattutto al tramonto, mentre accanto si ha un’enorme statua del Buddha. Vale la pena scoprire anche le varie caverne che contengono alcune impronte di animali e altre opere dedicate al fondatore del Buddismo.

Emerald Pool

Sognate un bagno in acque naturali e calde immerse nella natura? Allora tra le cose da visitare nella provincia di Krabi dovete assolutamente inserire la Emerald Pool: è una piscina naturale con acqua proveniente da sorgenti termali che, a loro volta, vengono “create” da alcune camere vulcaniche ad una temperatura che oscilla tra i 35 e i 40 gradi centigradi.

Qui si può quindi fare un bagno ricco di sali minerali che possono portare diversi benefici per la salute. Un’esperienza indimenticabile, quindi, anche perché la piscina è immersa in un magnifico contesto naturale, ovvero quello di una foresta pluviale incontaminata (si trova all’interno dell’affascinante Riserva Naturale di Khao Phra-Bang Khram). Un piccolo consiglio: questo luogo è particolarmente frequentato dai turisti, quindi è meglio evitare i fine settimana e i giorni festivi.

Ao Nang

Anche la cittadina di Ao Nang offre diverse soluzioni per l’alloggio, ma a differenza di Krabi Town può vantare anche un numero maggiore di punti di interesse. Il primo è certamente il suo lungomare, ricco di localini addobbati che invitano a mangiare o a bere qualcosa vista mare. La seconda è la sua lunga spiaggia, di certo non la più pulita della zona ma ideale per ammirare alcuni dei tramonti più belli della Thailandia.

Infine il mercato notturno, considerato la mecca del gusto a prezzi economici: vi si può gustare una deliziosa cucina thailandese. È molto importante sapere, inoltre, che da Ao Nang partono alcune delle escursioni che conducono alla volta delle isole più belle di questa straordinaria provincia.

Le spiagge più belle di Krabi

Prendendo in considerazione le spiagge sulla terraferma, e quindi non quelle delle isole della provincia, a Krabi c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Come già accennato, quella di Ao Nang non è la migliore ma comunque certamente turistica per via della presenza di numerosi ristoranti, negozi e locali.

Tra le altre più suggestive e in cui occorre fare un salto ci sono:

  • Nopparat Thara Beach: separata dalla spiaggia di Ao Nang da un piccolo promontorio;
  • Pai Plong Beach: di circa 300 metri, la si raggiunge attraversando un piccolo sentiero chiamato The Monkey Trail (sì, è possibile incontrare diverse scimmie). Nei fatti è una spiaggia privata, ma rimane aperta al pubblico e offre una vista mozzafiato;
  • Klong Muang Beach: lunga circa 2 km, è paradisiaca e perfetta per chi è alla ricerca di un proprio angolo di relax;
  • Tub Kaek Beach: da qui i tramonti sono bellissimi, e anche da queste parti pace e bellezza sono assicurate.

Penisola di Railay

La magnifica Penisola di Railay (raggiungibile solo in barca e mentre si naviga tra immense falesie che riescono persino ad emozionare) merita un discorso a parte rispetto alle spiagge più belle di Krabi: è praticamente impossibile resistere al fascino di questo angolo della provincia, e le sue spiagge sono da visitare assolutamente.

Railay, Krabi

Fonte: iStock

Un magnifico angolo della Penisola di Railay

Chiamata comunemente Railay Beach – o Rai Leh -, anche se nei fatti si tratta di una penisola, offre spiagge tendenzialmente (dipende dai periodi dell’anno) incontaminate e lambite da acqua cristallina. Ma non è di certo tutto: la zona è ideale anche per fare arrampicate su roccia, kayak, immersioni, snorkeling, trekking nella giungla, rafting e molto altro ancora. Non vi sorprenderà sapere, quindi, che da queste parti ci sono oltre 150 sentieri ferrati, con numerosi strapiombi e pareti rocciose lisce.

Railay West

La spiaggia di Railay West è spesso quella che dà il benvenuto ai viaggiatori che decidono di esplorare questa affascinante penisola. Si distingue per essere ampissima e con una sabbia bianca e morbida, mentre con gli occhi è possibile spaziare tra maestose scogliere calcaree che rendono il paesaggio surreale. Non mancano i servizi e la possibilità di ammirare meravigliosi tramonti.

Railay Est

Essendo soggetta alla bassa marea, Railay Est non è ritenuta una di quelle spiagge da visitare assolutamente. Tuttavia, conviene farci assolutamente un salto se si è amanti della natura allo stato puro: qui è presente una mangrovia fangosa fiancheggiata da uno stretto sentiero di cemento. Non mancano gli hotel, bar, ristoranti e negozi.

Phra Nang Beach

Phra Nang Beach è un angolo della penisola che incanta, anche perché appare all’improvviso dopo una passeggiata che serve per raggiungerla (il momento migliore per visitarla è la mattina, perché il pomeriggio la marea tende ad alzarsi). Si volta l’angolo e eccola che compare in tutta la sua meraviglia, con una vista panoramica speciale perché un’immensa roccia calcarea si erge fiera in mezzo al suo limpido mare. Composta di sabbia bianchissima e morbida, viene da molti considerata una delle spiagge più belle della Thailandia, e noi non possiamo che essere d’accordo. Qui è presente, inoltre, una piccola grotta con una sorta di santuario dedicato a Shiva: la Grotta Phra Nang.

Spiaggia e Grotta Phra Nang

La Grotta Phra Nang è davvero particolare poiché al suo interno è piena di peni in legno di varie dimensioni. Secondo la leggenda, da queste parti nel III secolo a.C. affondò una nave in cui viaggiava una principessa indiana, e il cui spirito sembra ancora aleggiare in cerca di pace. Da quel momento in poi, i pescatori hanno iniziato a portare nella caverna dei manufatti fallici in legno, come offerta per avere in cambio abbondanti giornate di pesca. Di fronte alla grotta c’è anche una piccola ma bellissima spiaggia, a forma di mezzaluna soffice e bianca.

Tonsai Bay

Arrivare a Tonsay Bay è come fare un viaggio indietro nel tempo: è la culla di una serie di curiose capanne in bambù, circondate da imponenti rocce calcaree e una fitta giungla. Più che per la spiaggia, dove si può nuotare solo con l’altra marea, è famosa soprattutto per l’arrampicata, tanto da essere uno dei luoghi più importanti del Paese per questa attività.

Khao Phing Kan

Probabilmente Khao Phing Kan è un insieme di parole che non vi diranno niente, ma il nome con cui è stata ribattezzata sicuramente sì: è James Bond Island, ovvero l’isola dove è stato girato Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro, nel 1974. In realtà non è parte della provincia di Krabi, ma è facilmente raggiungibile e per questo è sempre tra le tappe da fare quando si arriva in zona.

Khao Phing Kan, Thailandia

Fonte: iStock

Un’affascinante veduta di Khao Phing Kan

Si distingue per la presenza di rocce calcaree a strapiombo sul mare e per essere completamente ricoperta di vegetazione. Parte di un arcipelago composto da una dozzina di altre isole, colpisce soprattutto per la piccola Koh Tapu che sorge dall’acqua come se fosse un chiodo enorme. Circondata da acqua di colore verde giada, regala anche numerose grotte e bellissime spiagge.

Isole di Poda

Le Isole Poda sono un’altra di quelle attrazioni della provincia di Krabi in grado di lasciare a bocca aperta chiunque vi ci metta piede. Sono 4 e piccoline ma sono una più bella dell’altra e certamente meritevoli di una gita. Esse, infatti, possono essere facilmente raggiunte con 25 minuti di traversata dalla baia di Ao Nang. Per molti, inoltre, questo mini arcipelago vanta il mare più bello e trasparente della provincia.

Koh Poda

Koh Poda, circondata dalle meravigliose acque del Mare delle Andamane, è piccina ma da una forma in grado di incuriosire tutti. Offre spiagge bianchissime e numerose palme da cocco, che spesso si rivelano degli ottimi ripari naturali dal sole. A 20 metri di distanza dalla sua costa è inoltre presente anche una bellissima barriera corallina.

Koh Kai

La pittoresca Koh Kai non si può visitare, ma comunque è uno spettacolo da vedere dalla propria barca: assomiglia alla testa di un pollo, al punto che viene chiamata anche Chicken Island. Prevalentemente rocciosa, è ideale per lo snorkeling poiché vi si ammirano coralli duri e molti altri pesci coloratissimi.

Koh Tup

Molto interessante è anche la piccola Koh Tup, poiché offre acque poco profonde e angoli naturali perfetti per risposare. In sostanza, è uno dei posti più suggestivi di Krabi per dedicarsi al relax più autentico.

Koh Mor

L’ultimo isoletta dell’arcipelago prende il nome di Koh Mor. Interessante è arrivare qui durante la bassa marea, perché si può notare che è collegata a Koh Tup e a Koh Kai da un banco di sabbia chiamato Talay Waek, dove è possibile pure camminare. Oppure, vi si può accedere nuotando in acque straordinarie.

Isole Hong

L’arcipelago di Hong è composto da circa 12 bellissime isole, alcune delle quali molto piccole e prive di spiagge. Dall’atmosfera particolarmente tranquilla e la vista che spezza il fato, sono caratterizzate anche dalla presenza di una laguna verde (Hong Lagoon), circondata da grandi scogli.

Tra le isole più belle segnaliamo:

  • Ko Hong: è la più grande dell’arcipelago e per alcuni aspetti anche la più eccezionale. È famosa per le sue impressionanti formazioni calcaree e la sua bellezza naturale incredibile, e anche per la presenza di un prezioso punto panoramico (per raggiungerlo occorre salire 400 scalini) che regala una vista assolutamente eccezionale;
  • Koh Lao La Ding: per arrivare alla sua spiaggia bisogna leggermente camminare, ma appare come per magia agli occhi del visitatore con la sua accattivante bellezza, poiché racchiusa tra immense rocce calcaree e lambita da un mare trasparente.

Phi Phi Island

Le Phi Phi Island non hanno bisogno di molte presentazioni: è uno degli arcipelaghi più famosi dell’intera Thailandia. Formato da due isole principali, Koh Phi Phi Don e Koh Phi Phi Leh, e altre isole e isolotti più piccoli, si rivela ottimale persino per soggiornare e trovare ogni tipo di divertimento, ma la verità è che offre anche numerosi punti di interesse che non bisogna perdersi:

  • Bamboo Island: isola disabitata dove si estende sia una spiaggia bianca con fondali sabbiosi e acque trasparenti, sia una zona ricca di picchi rocciosi da cui ammirare un tramonto straordinario;
  • Monkey Beach: bellissima spiaggia dove vive un gruppo di (dispettosi ma simpatici) macachi. Lunga solo 150 metri, mette a disposizione sabbia bianchissima e soffice, acqua color smeraldo e una scogliera di calcare ricoperta da vegetazione;
  • Maya Bay: è uno dei luoghi più belli di tutta la Thailandia e forse anche del mondo intero. Resa famosa dal cinema, perché qui è stato girato il film The Beach con Leonardo DiCaprio, è caratterizzata da una sabbia quasi più bianca delle neve e morbida come il velluto. In più, colpisce perché è incastonata tra scogliere da sogno e faraglioni che spuntano da un mare limpidissimo (in cui però non si può fare il bagno);
  • Long Beach: una delle spiagge più suggestive dell’intero arcipelago, perfetta anche per praticare snorkeling.

Koh Lanta

Tra le destinazioni più affascinanti dell’intera provincia di Krabi c’è, senza ombra di dubbio, Koh Lanta. Si tratta di un’isola eccezionale, parte di un arcipelago in cui le isole maggiori si chiamano Koh Lanta Noi e Koh Lanta Yai (piccola e grande isola di Lanta), che presenta un territorio relativamente pianeggiante (quindi diverso rispetto alla costa di Krabi) e puntellata di villaggi di pescatori, piccoli templi che si nascondono in mezzo alla natura e isole da sogno.

Koh Lanta, Krabi

Fonte: iStock

Gli incredibili colori di Koh Lanta

Tra le cose da visitare assolutamente menzioniamo:

  • Khlong Dao: spiaggia bianchissima lunga ben 3 km, famosa per permettere di osservare tramonti spettacolari;
  • Phra Ae o Long Beach: con un’estensione di 5 km, questa spiaggia offre un mare incontaminato;
  • Khlong Nin: puntellata di alberi tropicali, è un paradiso per il relax grazie anche alle sue acque pulitissime;
  • Lanta Old Town: la città vecchia, per fare un viaggio indietro nel tempo;
  • Sang-ga-u: villaggio in cui vivono gli Zingari del Mare, popolazione che ha adottato uno stile di vita semi-nomade.

Parco Nazionale di Khao Phanom Bencha

Come accennato, la zona di Krabi offre anche moltissime attività per coloro che sono interessati alla natura, quindi non esclusivamente al mare. Ne è un esempio il magnifico Parco Nazionale di Khao Phanom Bencha, con una lussureggiante foresta e con catene montuose che regalano paesaggi emozionanti, grazie anche alla presenza di ruscelli e cascate. Bellissime, per esempio, sono le cascate di Huai To che precipitando vanno a formare 11 grandi piscine, e le cascate Huai Sa-de, a tre salti. Da queste parti, inoltre, è possibile fare diverse escursioni anche della durata di più giorni.

Parco Nazionale di Bok Khorani

Il Parco Nazionale di Bok Khorani non deve invece mancare nell’itinerario di coloro che desiderano praticare turismo sostenibile. Oltre all’Emerald Pool di cui vi abbiamo parlato sopra, infatti, mette a disposizione anche sentieri naturali, cascate, foreste di mangrovie, grotte ed isole calcaree meravigliose. Un luogo da esplorare principalmente piedi, quindi, lungo percorsi segnalati da passerelle in legno appositamente costruite, oppure in kayak per scoprire misteriose grotte.

Santuario degli Elefanti

Infine, a Krabi è possibile fare anche una delle esperienze più amate dai viaggiatori che raggiungono la Thailandia: visitare un Santuario degli Elefanti. Sono delle vere e proprie case per questi pachidermi, salvati dallo sfruttamento turistico o da altre problematiche, in cui vengono accolti per essere reinseriti nel loro habitat naturale. In Thailandia, infatti, purtroppo può succedere che gli elefanti abbiano bisogno di essere sottratti dai maltrattamenti umani, che li portano ad essere ciechi, per esempio, o con problemi motori.

Per questo motivo in molte località del Paese (compresa anche la provincia di Krabi) esistono dei veri e propri santuari etici dedicati a questi affascinanti animali, che nei fatti sono dei centri di salvataggio e di riabilitazione. I visitatori hanno quindi l’opportunità di passare una giornata insieme a questi mammiferi proboscidati, cibandoli e preparandogli persino medicinali.

Santuario degli Elefanti, Krabi

Fonte: iStock

Elefanti che vagano liberi in un santuario

La raccomandazione più importante però è scegliere i giusti centri, perché purtroppo ne esistono di alcuni che “fingono” di essere dei santuari dedicati alla riabilitazione di questa splendidi (e dolcissimi) animali. Quelli che permettono di salirvi in sella, per esempio, sono da evitare. Pur essendo legale farlo in Thailandia, per questa pratica le organizzazioni per il benessere degli animali sollevano diverse preoccupazioni: gli elefanti non sono naturalmente attrezzati per sostenere il peso umano per lunghi periodi, al punto che rischiano di ritrovarsi a soffrire di più condizioni dolorose, tra cui l’artrosi.

Possiamo quindi concludere che un’esperienza presso un Santuario degli Elefanti a Krabi è assolutamente consigliata perché in grado di regalare emozioni uniche, ma a patto che si decida di farlo in un centro etico.

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Palazzo Reale di Bangkok: storia, curiosità, info utili

Simbolo della magnificenza e della cultura della Thailandia, il Palazzo Reale di Bangkok è il monumento più visitato della capitale thailandese. Costruito nel 1782, è stato la residenza ufficiale dei re del Siam (ora Thailandia) per oltre un secolo. Con le sue guglie dorate, i templi finemente decorati e i dettagli architettonici che raccontano secoli di storia, rappresenta tuttora una testimonianza della grandezza della monarchia thailandese e della sua influenza culturale e religiosa. Ogni anno, milioni di visitatori varcano le sue imponenti mura per ammirare la sontuosità dei suoi edifici e immergersi in un’atmosfera che fonde storia, arte e spiritualità.

Il Grand Palace si estende su una superficie di circa 218.000 metri quadrati ed è circondato da mura fortificate che si estendono per 1.900 metri. Il complesso è suddiviso in diverse zone principali, ciascuna con una funzione specifica e caratterizzata da un’architettura peculiare. Passeggiando tra i suoi cortili e le sale regali, è impossibile non lasciarsi incantare dalla raffinatezza degli affreschi, dalle imponenti statue mitologiche che fanno da guardiani agli ingressi e dalla solennità dei luoghi sacri. Ogni angolo del Grand Palace trasuda un’aura di regalità e mistero, facendo di ogni visita un’esperienza indimenticabile per chiunque voglia scoprire il cuore storico della Thailandia.

Storia del Palazzo Reale di Bangkok

La storia del Grand Palace si intreccia profondamente con quella del Regno di Thailandia. La sua fondazione risale al regno di Re Rama I, il fondatore della dinastia Chakri, che dopo la caduta di Ayutthaya, la vecchia capitale, decise di trasferire la nuova capitale del regno sull’isola di Rattanakosin sulla riva orientale del fiume Chao Phraya, nell’area che oggi conosciamo come Bangkok. Con questa mossa strategica desiderava ricreare la magnificenza della vecchia Ayutthaya, consolidare il potere reale e riaffermare il ruolo della Thailandia come potenza politica e religiosa nella regione. Per segnare questo trasferimento, ordinò la costruzione di un nuovo palazzo reale, che divenne noto come il Grand Palace facendone un punto nevralgico del governo e della cultura thailandese.

Il progetto si ispirava alla vecchia residenza reale di Ayutthaya, sia nella disposizione degli edifici che nelle decorazioni architettoniche. Inizialmente, il palazzo era costituito da strutture in legno, ma nel corso degli anni furono sostituite da edifici in muratura più duraturi. Durante il regno di Re Rama III (1824-1851), il complesso subì significative espansioni e ristrutturazioni, con l’aggiunta di nuovi edifici e templi che riflettono l’evoluzione della monarchia e l’apertura della Thailandia al mondo, con influenze architettoniche che spaziano dal neoclassico europeo al tradizionale stile thailandese. ​

Nel 1925, durante il regno di Re Rama VII, la famiglia reale trasferì la propria residenza ufficiale al Dusit Palace, ispirato alle regge europee e situato in una zona più moderna di Bangkok. Nonostante questo trasferimento, il Grand Palace ha mantenuto la sua importanza come sede di cerimonie reali, eventi ufficiali e come simbolo del patrimonio culturale thailandese.

Palazzo Reale Bangkok, Thailandia

Fonte: istock

La Corte Centrale del Palazzo Reale di Bangkok

La Corte Esterna

La Corte Esterna, situata nella parte nord-ovest del complesso, è l’area che i visitatori incontrano per prima entrando nel complesso. Storicamente, questa sezione ospitava uffici governativi, ministeri, la tesoreria reale e la Sala Sahathai Samakhom, utilizzata per ricevimenti ufficiali. Uno degli edifici più notevoli in questa zona è il Phra Thinang Suthaisawan Prasat, la cui architettura combina elementi tradizionali thailandesi con influenze occidentali, utilizzato per cerimonie pubbliche e come sala del trono durante il regno di Re Rama I. Questo spazio, più tranquillo rispetto alla Corte Centrale, offre una panoramica interessante sulla gestione del regno e sulla famiglia reale.​

La Corte Centrale

Cuore del Grand Palace è la Corte Centrale, che ospita tre complessi architettonici che comprendono le principali residenze reali e le sale del trono.

Phra Maha Monthien

Il complesso del Phra Maha Monthien è particolarmente significativo, poiché era la residenza privata del sovrano, oltre che il luogo in cui i re venivano incoronati e dove si svolgevano importanti cerimonie di stato. A partire dall’incoronazione di Re Rama II, tutte le cerimonie di incoronazione reale si sono svolte all’interno di questo complesso. ​

Per questo motivo, è considerato il più importante dell’intero Palazzo Reale, caratterizzato da tetti a più livelli decorati con tegole smaltate e dettagli dorati, simbolo della regalità e della spiritualità thailandese. L’edificio più rappresentativo è il Phra Thinang Amarin Winitchai, la sala del trono che era destinata alle udienze reali, all’accoglienza di ambasciatori stranieri e allo svolgimento di cerimonie di stato. Tutte le strutture sono collegate tra loro, creando un insieme architettonico coeso e armonioso.

Phra Thinang Chakri Maha Prasat

Un altro complesso di rilievo nella Corte Centrale è il Phra Thinang Chakri Maha Prasat, situato tra il Maha Monthien e il Maha Prasat. Costruito durante il regno di Re Rama V è un esempio di stile eclettico, poiché combina elementi europei e thailandesi: la parte inferiore presenta un’architettura tipicamente occidentale, ispirata allo stile rinascimentale italiano, mentre la parte superiore è caratterizzata da tetti spioventi rivestiti di tegole verdi e arancioni, sormontati da guglie dorate (prasat), tipiche delle strutture reali del Siam. L’interno è riccamente decorato con affreschi, sculture e arredi che testimoniano l’influenza europea sull’arte e sulla cultura thailandese dell’epoca.

​La sala del trono del Chakri Maha Prasat veniva utilizzata dai sovrani thai per importanti cerimonie di stato, come l’accreditamento di ambasciatori stranieri e l’accoglienza di delegazioni ufficiali. Nel corso della storia recente questo ambiente lussuoso ha accolto dignitari e capi di stato di fama mondiale, tra cui la Regina Elisabetta II, il Presidente Bill Clinton e Papa Giovanni Paolo II, consolidando così il ruolo di questo edificio come centro delle relazioni diplomatiche della monarchia thailandese.

Phra Thinang Dusit Maha Prasat

Situato nella parte più occidentale della Corte Centrale e risalente al regno di Re Rama I, il Phra Thinang Dusit Maha Prasat è uno dei complessi architettonici più antichi del Palazzo Reale. Considerata un esempio perfetto dell’architettura tradizionale thailandese, la sala del trono Dusit Maha Prasat è un capolavoro in cui ogni dettaglio decorativo è carico di simbolismo. La struttura stessa è concepita per evocare la sacralità del Monte Meru, il centro mitologico dell’universo nella cosmologia buddhista e induista, che riflette la concezione del potere regale come elemento divino.

Il Giardino di Siwalai

Il Giardino di Siwalai, o “Giardino delle Tartarughe”, situato sul lato orientale della corte centrale, rappresenta un’oasi di pace all’interno del complesso. Questa parte del palazzo, costruita dal re Rama V, ha subito diverse modifiche nel corso degli anni ed è ora una miscela affascinante di residenze reali e strutture religiose. Durante la visita, non si può fare a meno di rimanere affascinati dai monumenti dorati, dalle statue colorate e dai tetti variopinti che decorano gli edifici. Oltre a essere un luogo di meditazione e contemplazione, offre una vista incantevole sugli edifici circostanti, rendendolo uno degli angoli più fotografati del complesso.​

Il Phra Thinang Boromphiman è la struttura più grande all’interno del Giardino di Siwalai. Si tratta di una residenza in stile neo-rinascimentale, realizzata a fine Ottocento con la supervisione di architetti europei, caratterizzata da un distintivo tetto a mansarda. Sebbene lo stile architettonico e la decorazione esterna dell’edificio siano in stile occidentale, le decorazioni interne sono in stile thai, testimoniando il desiderio della monarchia di integrarsi con le tradizioni occidentali pur mantenendo un legame forte con la cultura thailandese.

La Corte Interna

La Corte Interna era riservata esclusivamente alla famiglia reale e alle dame di corte. Questa zona, separata dalle altre per garantire la privacy e la sicurezza della famiglia reale, comprendeva residenze, giardini e templi privati. L’accesso alla Corte Interna era strettamente controllato, e solo le persone autorizzate potevano entrarvi. Durante il regno di Rama II, la Corte Interna fu estesa per ospitare le mogli e le consorti reali, che vivevano all’interno del palazzo per tutta la vita, come prevedeva la tradizione, un costume che terminò nel 1932, con la fine della monarchia assoluta. Oggi, alcune parti di quest’area sono aperte al pubblico, offrendo uno sguardo intimo sulla vita quotidiana della corte reale.

Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo

Fonte: istock

Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo, Palazzo Reale di Bangkok

Il Wat Phra Kaew, il tempio del Buddha di Smeraldo

Nel cuore del Grand Palace si trova uno degli edifici più sacri e significativi della Thailandia: il Wat Phra Kaew, il Tempio del Buddha di Smeraldo. Eretto nel 1785, è famoso per ospitare una piccola statua di Buddha scolpita in giada verde, alta circa 75 centimetri, che è considerata un talismano sacro per il Paese. La sua storia è avvolta nel mistero, con racconti che parlano del suo lungo viaggio dall’India alla Cambogia, al Laos, fino a raggiungere la Thailandia.

Il Wat Phra Kaew è un esempio straordinario di architettura thailandese tradizionale, con pareti riccamente decorate da affreschi raffiguranti il Ramakian, l’epopea thailandese ispirata al Ramayana indiano, che narrano le vite precedenti del Buddha e la sua lotta contro il demone Mara.
Un elemento affascinante del culto legato al Buddha di Smeraldo è il rituale del cambio del mantello, eseguito esclusivamente dal re della Thailandia in tre momenti dell’anno: estate, inverno e stagione delle piogge. Un rito che simboleggia la protezione e la prosperità del Paese, oltre a rappresentare una delle tradizioni più solenni della monarchia thailandese.

Informazioni utili per la visita

Visitare il Grand Palace è un’esperienza imperdibile per chiunque si rechi a Bangkok. Per garantire una visita piacevole e rispettosa, è importante tenere a mente alcune informazioni pratiche. Il Grand Palace è aperto tutti i giorni dalle ore 8,30 alle 16,30, con ultima ammissione alle 15,30. Il biglietto d’ingresso costa 500 baht (circa 18 euro) e include anche l’accesso al Wat Phra Kaew. È consigliato indossare un abbigliamento appropriato, con spalle e ginocchia coperte, poiché si tratta di un luogo sacro.​

Come arrivare al Palazzo Reale

Sky Train (BTS): dalla stazione BTS Saphan Taksin Exit 2, prendere il Chao Phraya Express Boat, bandiera arancione, fino alla fermata Tha Chang (N9), l’ingresso principale è a pochi passi.

Metropolitana (MRT): dalla stazione MRT Sanam Chai Exit 1, bus n. 3, 9, 44, 47, 53 o 82

Chao Phraya Express Boat: scendere alla fermata Tha Tien (N8)

Bus: effettuano fermate in prossimità del Grand Palace i bus n. 1, 3, 9, 15, 25, 30, 32, 33, 43, 44, 47, 53, 59, 64, 80, 82, 91, 203, 503, 508, 512

A piedi: dalla zona di Khao San Road si può facilmente raggiungere il Grand Palace a piedi con una passeggiata di circa 20 minuti.

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India con i bambini, consigli utili per un viaggio senza stress

Un viaggio in India con i bambini spaventa moltissime famiglie, anche tra i viaggiatori più accaniti. Si ha paura dell’igiene; di una cultura così tanto diversa dalla nostra che senza problemi si relaziona con morte, spiritualità e povertà; del cibo sempre speziato a cui i bambini non sempre sono abituati. Eppure, un viaggio in India coi bambini si può fare! Ecco alcuni accorgimenti che possono essere decisivi sulla riuscita della vacanza.

Cosa vedere in India con i bambini e come scegliere la zona giusta

La prima cosa a cui pensare è la zona dell’India da visitare in versione family. L’India è un paese immenso e molto diverso tra Nord e Sud. Il Nord è infinitamente più caotico del Sud, con una quantità di gente che a tratti pare di stare in un videogioco (forse troppo se si viaggia con bambini). Il Sud, invece, volendo generalizzare un po’, è molto più arioso, di spiagge ampie e vegetazioni lussureggianti; sicuramente meno stressante.

Triangolo d’Oro: Delhi, Agra e Jaipur

Il Triangolo d’Oro include Delhi, Agra e Jaipur, ed è senza dubbio uno dei principali itinerari per chi viaggia in India. In realtà non è una zona particolarmente baby friendly perché iper caotica H24, con difficili spazi di tregua e silenzio. Per chi non ci vuole rinunciare, Delhi è una città dalle mille anime, dove induisti e musulmani convivono. Un ottimo punto di partenza per visitare Delhi è Chandni Chowk, uno dei mercati più antichi e affollati, vicino alla moschea Jama Masjid e al Red Fort, ex residenza imperiale moghul. Spostandosi in tuk tuk, si possono visitare il Raj Ghat, memoriale di Gandhi, e il Gurudwara Bangla Sahib, tempio sikh con una grande piscina sacra. L’India Gate è simbolo moderno della capitale, e la Tomba di Humayun un mausoleo moghul Patrimonio UNESCO. Fuori dal centro, meritano una visita il Tempio del Loto e il Qutb Minar. Per lo shopping e il pernottamento, il quartiere di Paharganj offre hotel economici, negozi di artigianato e ristoranti frequentati dai viaggiatori.

India con bambini

Fonte: AS

Delhi, il Gurudwara Bangla Sahib, tempio sikh con una grande piscina sacra

Agra è sinonimo di Taj Mahal, un luogo iconico che colpisce anche i più piccoli con la sua storia d’amore (assolutamente da raccontare loro!). Nei dintorni, il Forte di Agra e Fatehpur Sikri sono un viaggio nel viaggio, tra cortili, mura e torri affascinanti.

Jaipur, capitale del Rajasthan, è nota come la “città rosa” per il colore dell’arenaria usata nelle costruzioni del centro storico. Tra i luoghi simbolo spicca l’Hawa Mahal, il Palazzo dei Venti, con la sua facciata a nido d’ape e le 953 finestre che permettevano alle donne di corte di osservare la città senza essere viste. Il City Palace, cuore storico e politico, ospita cortili, padiglioni e musei; mentre fuori città si trova l’Amber Fort, l’antica residenza dei maharaja, circondato da mura imponenti e patrimonio UNESCO. Un altro punto iconico è il Jal Mahal, il Palazzo dell’Acqua, che sembra galleggiare sul lago Man Sagar. Tra i templi più significativi, il Birla Mandir, in marmo bianco, e il Moti Dungri, dedicato a Ganesha. A mezz’ora da Jaipur, il Monkey Temple è immerso nella natura e abitato da numerose scimmie. Le sue vasche sacre, alimentate da una sorgente, vengono utilizzate per rituali di purificazione, regalando un’esperienza unica.

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Il forte di Jaipur

India Spirituale: il fascino di Varanasi, Allahabad e Vrindavan

Per un’esperienza nella spiritualità indiana, ci sono tre luoghi da cui non si può prescindere, ma assolutamente da evitare con bambini durante feste e pellegrinaggi, perché così tanto intasate da risultare quasi pericolose. Varanasi non ha bisogno di presentazioni, tra le città più affascinanti e essenziali dell’India. Da non perdere, il giro in barca sul Gange all’alba e le spettacolari cerimonie del Ganga Aarti sui ghat al tramonto. Ma Varanasi è da vivere perdendosi tra i vicoli, passeggiando lungo i ghat più remoti, per provare a vivere momenti ordinari, senza essere troppo invasivi. Le cremazioni sono esplicite, non ci sono dubbi, e nulla è lasciato all’immaginazione; ma gli indiani vivono il momento della morte e del saluto in modo così tanto naturale che anche i bambini possono assistere. Certamente, nel caso si decidesse di portarli, vanno accompagnati nella comprensione del rito, con la stessa serenità con cui la vivono loro. I bambini hanno molte meno infrastrutture mentali di noi adulti e riescono a vedere oltre, senza giudizio e traumi.

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Bagni nel Gange a Varanasi

Ad Allahabad (Prayagraj), il Triveni Sangam è uno dei punti più sacri del paese, simbolico e potente, dove si incontrano Gange, Yamuna e Saraswati. È da evitare durante le feste e i pellegrinaggi perché viene letteralmente preso d’assalto.

Vrindavan, nello stato di Uttar Pradesh lungo le rive del fiume Yamuna, è una delle città più antiche e sacre dell’India, meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli, poiché qui Lord Krishna visse la sua infanzia. Oggi, l’antico villaggio è diventato una città grande e caotica, che ospita circa seimila templi e numerosi ashram per i pellegrini. Il lungo fiume è un luogo dalle sfumature incredibili, specialmente al tramonto durante la cerimonia dell’Aarti. Per chi desidera una pausa dal trambusto cittadino, è possibile prendere un tuk-tuk e attraversare il fiume per raggiungere i tranquilli villaggi di Belvan e Bhandirvan, con casette basse, templi silenziosi e tanti bambini che giocano per le strade sterrate.

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Tempio induista a Vrindavan

India Centrale: natura, templi e tigri

Gwalior, Orchha e Khajuraho sono tre tappe nel Madhya Pradesh per un’esperienza di viaggio più tranquilla ma altrettanto autentica.

Gwalior è una città ricca di storia, famosa per il suo imponente forte, uno dei più grandi dell’India. Situato su una collina, il forte offre una vista spettacolare sulla città e ospita il Palazzo Man Singh, decorato con piastrelle smaltate blu e gialle. Ogni sera, lo spettacolo di luci e suoni racconta la storia di Gwalior. Scendendo dal forte, si incontrano le giganti statue monolitiche dei santi Jainisti nella Valle di Urwahi. Queste imponenti sculture, scolpite nella roccia, sono di una bellezza straordinaria, a testimonianza dell’importanza della religione jainista nella zona.

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Le giganti statue monolitiche dei santi Jainisti a Gwailor

Orchha, una città fondata nel XVI secolo, è famosa per la sua architettura medievale ben conservata. Il complesso fortificato comprende il Jahangir Mahal, un palazzo magnifico che simboleggia l’architettura islamica dell’epoca, e il Raja Mahal, con torri e dipinti murali. Tra i templi meritano una visita il Ram Raja Temple che un tempo era un palazzo; e il Chaturbhuj Temple, con una vista panoramica dalla sua cima. Lungo il fiume Betwa, si trovano i chhatris, cenotafi dei maharaja, che al tramonto si riflettono sull’acqua, creando un’atmosfera magica. Coi bambini c’è una tappa che vale più di altre: Orchha ospita uno dei tre baobab dell’India, un albero sacro dove i locali pregano. A qualunque ora del giorno c’è qualcuno che vende il filo rosso di cotone (Mouli o Kalawa) da legare intorno a tronco, in offerta per la divinità secondo l’usanza induista.

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Il baobab di Orchha

Infine, Khajuraho è un piccolo villaggio famoso per i suoi templi UNESCO, conosciuti anche come templi del Kamasutra, per le sculture erotiche che li decorano. Costruiti tra il X e l’XI secolo, i templi sono suddivisi in diversi gruppi (il più importante è il gruppo occidentale) e all’interno de parchi c’è molto spazio per passeggiare e correre. Oltre alla visita dei templi, vale la pena esplorare le cascate di Raneh.

Per chi cerca avventura e natura, i Parchi Nazionali di Kanha e Bandhavgarh sono tra i migliori luoghi per avvistare tigri e altri animali selvatici. I safari in jeep sono emozionanti e sicuri anche per le famiglie.

Sud dell’India: spiagge, templi e natura tropicale

Il Sud dell’India è una delle regioni più rilassanti e adatte a un viaggio con bambini. Il Kerala è in assoluto una meta ideale per le famiglie: le backwaters di Alleppey, una rete di canali, laghi e fiumi circondati da una lussureggiante vegetazione tropicale, sono esplorabili a bordo di una houseboat, le tradizionali imbarcazioni. Il Parco Nazionale di Periyar, nella zona montuosa del Kerala, è perfetto per avvistare elefanti, scimmie e una varietà di fauna selvatica; mentre le spiagge di Varkala e Kovalam sono ampie distese di sabbia dorata dove giocare.

A Nord del Kerala, il Karnataka ospita due destinazioni da vedere. Hampi, patrimonio dell’umanità UNESCO, è famosa per le sue rovine antiche, come il Tempio di Virupaksha e il Vittala Temple, che includono templi e palazzi immersi in un paesaggio roccioso surreale. Gokarna è una cittadina costiera meno affollata rispetto a Goa, con spiagge grandi e selvagge come Om Beach e Kudle Beach. La città è anche famosa per il tempio di Mahabaleshwar, uno dei luoghi sacri più importanti per gli induisti.

Goa, purtroppo ormai troppo turistica, continua a essere una meta amata dalle famiglie. Le spiagge di Palolem e Agonda, più tranquille rispetto ad altre, sono piacevoli per i bambini. Oltre a locali e scuole di yoga, ci sono molti mercati, negozi e le storiche chiese coloniali.

Infine, le isole Laccadive e Andamane si trovano rispettivamente al largo della costa del Kerala e del Bengala, e sono veri e propri paradisi tropicali. Le acque cristalline, i fondali ricchi di pesci colorati e le spiagge incontaminate rendono queste isole l’ideale per una fuga rilassante alla fine di un viaggio intenso, lontano dal caos delle città. Prima di prenotare è bene verificare le condizioni di accesso all’isola.

Tra le montagne dell’Himalaya Indiano

Chi cerca un’India più verde può dirigersi verso le montagne dell’Himalaya. Manali, una delle destinazioni più popolari, è la base perfetta per esplorare la regione. Immersa in un paesaggio montano mozzafiato, la cittadina è circondata da fiumi impetuosi e fitte foreste di conifere, ideali per passeggiate e piccole escursioni, per rafting, trekking e ciclismo, da adattare all’età. A Dharamshala, immerso in paesaggi montani spettacolari, si trova il monastero del Dalai Lama, un luogo sacro che offre l’opportunità di esplorare la spiritualità tibetana e la vita dei monaci

Più a est, sulla riva del fiume Gange, Rishikesh è famosa per il suo ambiente mistico e spirituale, con i ponti sospesi che attraversano il Gange, centri di yoga e meditazione per tutte le età. Infine, Nainital è una deliziosa cittadina collinare e il suo lago è navigabile con pedalò o barche a remi e circondato da panorami sbalorditivi.

Il periodo migliore per andare in India

Il periodo migliore per visitare l’India dipende molto dalla regione che si desidera esplorare. In generale, il clima del paese è caratterizzato da tre stagioni principali: l’estate, la stagione dei monsoni e la stagione invernale.

L’inverno (novembre – febbraio) è senza dubbio il momento ideale per viaggiare in gran parte dell’India. Le temperature sono più miti e piacevoli, soprattutto nelle regioni settentrionali e centrali. Anche il Rajasthan, Delhi, Agra, e le città lungo il Gange sono più godibili durante questo periodo, che però è di alta stagione turistica, quindi è consigliato prenotare con anticipo.

L’estate (marzo – giugno) è la stagione più calda in India, con temperature che possono superare i 40°C in molte zone, come nel Rajasthan, Gujarat e nelle pianure del nord. Questo è un buon momento per visitare le regioni montane come l’Himalaya e le spiagge del sud, dove la temperatura è più sopportabile e le acque sono tranquille.

Il periodo di monsoni (giugno – settembre) porta piogge abbondanti in gran parte del paese. Sebbene il paesaggio diventi lussureggiante e verde, i forti temporali possono portare ad importanti allagamenti e rendere difficili le escursioni e le visite ai siti turistici. Durante il periodo dei monsoni il livello del Gange si alza molto, fino a coprire la maggior parte dei ghat di Varanasi, impedendone la navigazione. Anche i trasporti sono più complicati durante questa stagione, proprio a causa degli allagamenti.

Coinvolgere i più piccoli

Il viaggio in India può essere più complicato di altre mete, ma il segreto è quello di coinvolgere i bambini e renderli esploratori attivi e protagonisti, senza timore. Questo significa che prima di partire si possono leggere libri illustrati sulla religione induista e sulle divinità, o guardare documentari adatti sulla vita in India. Durante le visite ai templi, i bambini possono copiare gli adulti nei loro riti, dalla posizione delle mani alle offerte, provando a partecipare in modo immersivo. Ai bambini va spiegato che si tolgono le scarpe prima di entrare nei templi, ma anche nei negozi e nelle case, per non portare dentro lo sporco e le impurità di fuori. Vedere mucche ovunque, persino davanti casa o in autostrada, può essere divertente; ma capire il motivo di tanto rispetto è importante.

inda con bambini

Fonte: AS

Il segreto per un viaggio in India con i bambini è coinvolgerli

Se le catene di hotel internazionali sono una garanzia rispetto a igiene e cibo, l’esperienza del dormire in una casa non ha valore: qui ci saranno quasi sicuramente altri bambini pronti a giocare e condividere. A Orchha, il progetto Homes of India ha aiutato alcune famiglie a sistemare una stanza della casa per metterla a disposizione dei turisti. Magari alternare le notti in casa e in hotel può essere una buona soluzione. Altro suggerimento è quello di cercare progetti sociali e di cooperazione per visitare realtà meno turistiche. A Vrindavan l’associazione Food For Life mette a disposizione alcune camere vicino alle due scuole finanziate dal progetto che ospitano oltre 1400 bambine e ragazze felici di presentarsi a chi arriva.

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Fonte: AS

La scuola del progetto Food for life a Vrindavan

Consigli utili per un viaggio in India con i bambini

Nell’organizzazione del viaggio in India con bambini ci sono alcune cose da tenere in considerazione per facilitare la vacanza.

Concedersi un driver

A volte i viaggiatori rifiutano a priori l’idea del driver privato per girare, ma in India questo può svoltare l’itinerario, specialmente con i più piccoli e soprattutto in estate, quando bus e treni possono subire ritardi o cancellazioni a causa degli allagamenti. Avere un’auto con driver a disposizione consente di personalizzare l’itinerario o fare modifiche e tappe a seconda delle esigenze. Vuol dire togliersi dal caos delle stazioni e degli autobus, e godersi momenti di silenzio. Una sola raccomandazione: definire l’itinerario, contrattare il prezzo prima, e chiarire da subito di evitare negozi e ristoranti di amici e conoscenti.

Gli spostamenti interni

Un viaggio in treno in India è da fare! Meglio evitare le tratte brevi su treni regionali, che possono subire ritardi e de quali con difficoltà si riesce a capire la reale durata del viaggio. Per i tragitti lunghi, i treni notturni sono una valida alternativa. È consigliabile scegliere almeno la seconda classe con aria condizionata (2AC o 3AC), che garantisce posti letto con lenzuola pulite fornite alla partenza, maggiore sicurezza e un viaggio più tranquillo rispetto alle classi inferiori.

Un’opzione più comoda per coprire lunghe distanze è con voli interni: numerose compagnie low cost collegano le principali città indiane e prenotando in anticipo si possono trovare tariffe vantaggiose, spesso competitive rispetto ai treni.

Per muoversi tra le città e nei dintorni, ci sono anche gli autobus, sia quelli governativi più spartani che quelli privati con sedili reclinabili e aria condizionata. All’interno delle città, assolutamente i tuk-tuk (rickshaw a tre ruote) sono il mezzo più pratico e diffuso. È fondamentale contrattare il prezzo prima di salire. Nelle grandi città come Delhi e Mumbai (qui i rickshaw sono principalmente elettrici) lo spostamento in tuk-tuk tra mucche, biciclette e pedoni può sembrare adrenalinico come un videogioco!

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Fonte: AS

Spostamento in tuk-tuk

Prevedere qualche pausa

Viaggiare in India con i bambini significa adattare il ritmo alle loro esigenze. Meglio rinunciare a qualche tappa e prendersi il tempo per godersi ogni esperienza con calma, evitando stress e stanchezza. Le grandi città, in particolare, possono essere caotiche e affollate, quindi è utile pianificare pause regolari per riposarsi. Rientrare in hotel nel primo pomeriggio per una pausa, magari in una struttura con piscina, può essere un ottimo modo per ricaricarsi. Anche fermarsi in un ristorante tranquillo permette di spezzare la giornata senza sovraccaricare i più piccoli. In visita alle città più grandi può essere necessaria una pausa nei parchi pubblici o giardini; anche nei templi e nei palazzi, spesso ci sono cortili ombreggiati dove fermarsi un momento prima di riprendere la visita.

Cosa mangiare in India con i bambini

Il cibo indiano è ricco di spezie e sapori piuttosto intensi. Nel Nord prevalgono piatti a base di pane e curry più densi, mentre a Sud si trovano preparazioni a base di riso, come il dosa (una sorta di crêpe croccante) con verdure o il riso con latte di cocco. Il thali è il pasto più tipico: un vassoio con porzioni di riso, verdure, lenticchie e pane locale, come chapati o naan. Per i bambini può essere una buona soluzione, scegliendo le versioni meno speziate. È sempre utile specificare “no spicy, no pepper” quando si ordina, anche se un po’ di piccante sarà inevitabile. Nelle città sacre la cucina è prevalentemente vegetariana, mentre a Delhi e nelle aree musulmane si trovano piatti di carne. In ogni caso, è consigliabile fare scorta di pane locale (chapati), che è neutro e piace ai bambini. La frutta fresca e secca sono ottime per le merende. Per una pausa dalle spezie, i ristoranti di hotel internazionali propongono opzioni più semplici come pasta, uova o omelette.

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Fonte: AS

Dormire in famiglia è un modo per conoscere altri bambini

Medicine, assicurazione e documenti

Non ci sono vaccinazioni obbligatorie per viaggiare in India, ma alcune sono raccomandate, specialmente per le aree rurali. Secondo le indicazioni di Viaggiare Sicuri, è consigliabile essere in regola con le vaccinazioni di routine (tetano, epatite A e B, febbre tifoide) e valutare la profilassi antimalarica per alcune zone. È sempre opportuno consultare un medico prima della partenza. Un’assicurazione sanitaria è altamente consigliata, poiché le strutture mediche pubbliche possono essere inadeguate e quelle private, di buon livello nelle grandi città, hanno costi elevati. In generale, conviene portare qualcosa per la diarrea, fermenti lattici e medicinali per il primo soccorso, oltre a detergenti per le mani (visto che non si usano posate). Per la frutta, scegliere solo quella con la buccia, come banane e mango, per evitare problemi intestinali. È fondamentale bere solo acqua in bottiglia e evitare ghiaccio e verdure crude. Occhio alle scimmie, perché sono davvero agguerrite e farebbero qualsiasi cosa per rubare del cibo.

Per entrare in India è necessario un visto turistico, che va richiesto online. L’e-Visa può essere richiesto non prima di 20 giorni dalla partenza: si riceve l’ETA (Electronic Travel Authorization), che permette, entro 30 giorni, di attivare il visto all’arrivo in aeroporto.

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Asia Bangkok itinerari culturali Posti incredibili Thailandia Viaggi

In Thailandia esiste un incredibile tempio avvolto da un drago spaventoso

La Thailandia è una terra magnifica, dal punto di vista naturale, culturale e persino spirituale. Questo Paese del Sudest asiatico, infatti, è puntellato di templi che sono uno più bello dell’altro e che lasciano a bocca aperta per le loro incredibili strutture. Chi si trova a Bangkok, per esempio, può scegliere di visitare nei suoi dintorni il Wat Samphran, edificio locale decisamente originale: è avvolto da un drago “spaventoso”.

Dove si trova al Wat Samphran

Il bellissimo Wat Samphran, chiamato anche il Tempio del Drago, sorge in una zona della provincia di Nakhon Pathom, a circa 40 km di distanza da Bangkok. Quest’area non è molto collegata con i mezzi pubblici, ma visti i costi poco eccessivi dei taxi e dei minivan privati vale certamente la pena inserire tale tappa nel propio itinerario in Thailandia.

Fino a qualche anno fa era praticamente sconosciuto al pubblico, ma con l’avvento dei social media il numero dei visitatori è aumentato. Tuttavia, rimane ancora un posto poco frequentato dal turismo di massa, al punto che alla sua vista potrebbero rimanere completamente sbalorditi persino i thailandesi stessi.

Cosa vedere

La prima reazione che ha chi ci si trova al cospetto del Wat Samphran è spesso quella di essere increduli, in quanto si è arrivati di fronte a una struttura gigantesca e piena di sfumature: si presenta con una torre di colore rosa alta ben 80 metri (80 come l’età di Buddha alla sua morte), avvolta da cima a fondo da un drago, costruito invece come simbolo dell’ascesa dall’inferno al paradiso.

Parliamo perciò di un edificio dall’architettura molto particolare e composto di ben 17 piani. Decisamente affascinante è anche il drago che lo abbraccia grazie ai tanti dettagli che possiede, particolarmente curati nelle zampe e sul corpo. A lasciare senza fiato è anche il verde smeraldo di cui è caratterizzato, poiché presenta anche suggestive inserzioni dorate. Il drago è stato realizzato in ferro e fibra di vetro, per questo motivo nelle giornate più soleggiate in molti sono pronti a giurare che sembri risplendere.

Wat Samphran, Thialandia

Fonte: iStock@Warunporn Thangthongtip

Alcuni dettagli del Wat Samphran

Va specificato, tuttavia, che il passare del tempo (il tempio è stato costruito nel 1985) sembra stia lasciando i suoi segni anche su questa impressionante struttura, poiché attualmente i colori non sono vividi come lo erano fino a poco tempo fa.

In sostanza, il Wat Samphran non è un classico tempio thailandese a livello architettonico, ma sicuramente è unico e soprattutto sfoggia quella tipica spiritualità che caratterizza il Paese del Sorriso.

I visitatori, inoltre, possono attraversare (nel vero senso della parola) l’interno del drago fino a raggiungere la testa, quindi sulla sommità della torre, per ammirare il panorama poiché in cima vi è una sorta di terrazza.

Coloro che sono scaramantici, invece, devono assolutamente sapere che se si decide di scoprire questo particolare luogo della Thailandia occorre compiere azioni ben precise:

  • Toccare dolcemente la coda del drago;
  • Lanciare una moneta nel “vaso della felicità”;
  • Colpire il gong del tempio.

C’è chi è pronto a giurare, infatti, che facendo tutto ciò che abbiamo elencato sopra si ottengano fortuna e felicità per la durata di un anno.

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Asia Giordania Notizie Viaggi

Questo luogo è il miglior sito Unesco dell’anno

Il sito del battesimo di Gesù, Al-Maghtas, in Giordania, si è aggiudicato il premio come “Miglior sito Unesco”. A conferire il GIST ACTA – Archeological & Cultural Tourism Award è stato il Gruppo Italiano Stampa Turistica in occasione di tourismA, il Salone Archeologia e Turismo Culturale che si tiene ogni anno a Firenze.

Al-Maghtas, un luogo sacro

Al-Maghtas, che in arabo significa “l’immersione”, sorge dove un tempo si trovava la “Betania oltre il Giordano”, menzionata nei Vangeli e si trova in Giordania. Archeologi di fama, tra cui il francescano Michele Piccirillo, identificano questo sito con il luogo del battesimo di Gesù. L’importanza storica è attestata dalla presenza di tre chiese bizantine, dalle testimonianze dei primi pellegrini, come Egeria nel IV secolo, e dalla scoperta dei gradini di marmo descritti nel VI secolo da Antonino Martire, che conducevano al fiume dove venivano amministrati i battesimi.

Situato sulla riva orientale del fiume Giordano (sull’altra sponda c’è Israele), 9 chilometri a Nord del Mar Morto, il sito archeologico di Al-Maghtas, inserito nella lista dei Patrimoni Unesco nel 2015, comprende da due aree principali: Tell Al-Kharrar, noto anche come Jabal Mar-Elias (Collina di Elia), e l’area delle chiese di San Giovanni Battista, vicino al fiume. Immerso in un ambiente naturale ancora molto incontaminato, è ritenuto il luogo in cui Gesù di Nazareth fu battezzato da Giovanni Battista. I resti romani e bizantini testimoniano il suo carattere sacro: chiese, cappelle, un monastero, alcune grotte utilizzate dagli eremiti e vasche per il battesimo. Il sito è riconosciuto dal Vaticano come un’importante meta di pellegrinaggio cristiano.

Fonte: @Jordan Tourism Board

Il fonte battesimale di Gesù Al-Maghtas in Giordania

La nuova chiesa nell’anno del Giubileo

E, proprio quest’anno, in occasione dell’anno del Giubileo della Speranza, nel punto in cui sorgeva la storica Betania oltre il Giordano, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, ha consacrato una nuova grande chiesa, la Chiesa del Battesimo. Questo nuovo edificio sorge su un terreno donato dalla Famiglia reale giordana alle comunità cristiane locali ed è stata ufficialmente designata come meta di pellegrinaggio, offrendo ai fedeli la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria durante il Giubileo della Speranza.

Questo nuovo riconoscimento, insieme alla recente consacrazione della Chiesa del Battesimo, conferma il valore storico, culturale e spirituale di Al-Maghtas, rafforzando il ruolo della Giordania come destinazione di rilievo per il turismo religioso e culturale a livello internazionale.

Cos’è tourismA

Si tratta di una manifestazione che viene organizzata da 11 anni a Firenze ed è l’occasione per divulgare e confrontarsi sulla comunicazione del mondo antico valorizzandone le testimonianze.

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Asia Bangkok Idee di Viaggio Thailandia Viaggi

Scoprire la Chinatown di Bangkok, una delle più grandi del mondo

Moltissime destinazioni del mondo possono annoverare una Chinatown: è un quartiere di una grande città dove si concentra e vive la comunità cinese. Una delle più estese del nostro pianeta è senza ombra di dubbio la Chinatown di Bangkok, in Thailandia, che fa credere persino di non essere più nel Paese del Sorriso ma direttamente in Cina. Farvi un tour, quindi, è una di quelle esperienze da provare nella Capitale, sia per ammirare angoli sorprendenti che per mangiare cibo di strada buonissimo.

Tour della Chinatown di Bangkok: cosa vedere

La Chinatown di Bangkok, oltre ad essere una delle più ampie del globo, rappresenta uno dei quartieri più antichi dell’intera Capitale. Queste premesse fanno certamente capire che le cose da fare e da vedere non sono affatto poche. Tale zona è infatti la culla di molti degli edifici che rappresentano un esempio perfetto dell’antica architettura caratteristica di Bangkok, al punto che molti di essi sono stati designati come punti di riferimento storici. In base al luogo di partenza, ci si può arrivare in barca o a bordo di un tuk-tuk, ma quel che è certo è che è impossibile non rimanere incantati dal caos e dalle tante attrazioni che offre.

Wat Traimit

Il tour della Chinatown di Bangkok, in Thailandia, può iniziare dal Wat Traimit, meglio conosciuto da noi italiani come il Tempio del Buddha Dorato. Si tratta quindi di un edificio al cui interno è situata la più grande statua in oro massiccio al mondo dedicata a questo monaco che ha gettato le basi per la nascita del Buddismo.

La storia di quest’opera è molto particolare: oltre alle origini incerte, è rimasta nell’anonimato per ben 200 anni, perché il suo strato di oro massiccio è venuto alla luce solo nel 1955 a seguito di una caduta che ha eliminato la copertura di stucco. Oggi è invece una statua alta tra i 3 e 4 metri, del peso di 5 tonnellate e mezzo e ricoperta di oro a 18 carati. Il Buddha è rappresentato seduto mentre tocca la terra con la mano destra.

Wat Traimit, Bangkok

Fonte: iStock

La statua del Buddha d’oro nel Wat Traimit

Chinatown Gate

La Chinatown Gate rappresenta l’ingresso principale del quartiere cinese della Capitale della Thailandia. Costruita nel 1999, è anche chiamata Porta di Odean e si presenta con incisioni, sia in lettere thailandesi che cinesi, e una targa di ottone con un’iscrizione cinese. Secondo la tradizione, chi si trova in questo punto può ricevere l’energia cosmica secondo la fede nel Feng Shui. Sono inoltre presenti due statue di leoni in giada bianca e una scultura di coniglio realizzata con lo stesso materiale.

Kuan Yim Shrine

Molto affascinante è anche il Kuan Yim Shrine, un santuario coloratissimo circondato da edifici in cui è stato istituito un ospedale, inizialmente creato per fornire assistenza medica tradizionale cinese gratuita ai poveri e ai senzatetto. Il santuario, invece, serviva per guarire a livello spirituale.

Oggi l’ospedale esiste ancora e mette a disposizione sia trattamenti tradizionali cinesi che trattamenti convenzionali moderni. Si può visionare anche la statua di Kuan Yim, la dea cinese della misericordia, scolpita in teak e dipinta in oro, di circa 900 anni, circondata da pareti con affreschi colorati in stile cinese che raffigurano varie divinità.

Yaowarat Road

Benvenuti sulla Yaowarat Road, la strada principale della Chinatown di Bangkok che nel 2022 è stata persino decretata una delle 10 più belle del mondo dalla rivista britannica Time Out. In realtà questo nome viene spesso utilizzato per indicare l’intero quartiere, che poi si sviluppa anche lungo altre vie contigue. Quel che è certo è che si tratta di una via famosa per la sua varietà di prodotti e negozi, ma soprattutto perché di notte si trasforma in una grande “strada del cibo”.

Wat Mangkon Kamalawat

Arrivare da queste parti vuol dire trovarsi al cospetto del tempio buddista cinese più grande e importante a Bangkok. A colpire del Wat Mangkon Kamalawat è senza ombra di dubbio l’atmosfera, resa ancora più unica dal costante profumo di incenso da cui è avvolta e dal leggero suono dei canti religiosi.

Wat Mangkon Kamalawat, Bangkok

Fonte: iStock@benedek

Una delle zone del Wat Mangkon Kamalawat

Conosciuto anche come Wat Leng Nui Yee o Tempio del Drago di Loto, offre un ubosot che si rivela un magnifico esempio di stile tradizionale cinese, una bella statua dorata del Buddha, la sala viharn con quattro enormi statue raffiguranti i Chatulokkaban, i guardiani del mondo, una serie di santuari che venerano le principali divinità, tre padiglioni e dei bellissimi giardini.

Tang To Kang Gold Shop

Come preannuncia il nome, il Tang To Kang è un negozio che vende gioielli e oro. Detta così potrebbe sembrare un luogo di poco interesse, ma nei fatti è antichissimo, al punto che risale al regno di re Rama VI e che conserva anche un museo per i visitatori. Fondato agli inizi del 1900, è un edificio di ben sette piani in stile tardo coloniale e dove ancora oggi è possibile acquistare oro.

Sampeng Lane

Siete alla ricerca di oggetti, vestiti, accessori e chi più ne ha più ne metta a prezzi stracciatissimi? Allora dovete dirigervi presso Sampeng Lane, dove si sviluppa un mercato gigantesco che, oltre a vendere di tutto, permette anche di fare una vera e propria immersione nella cultura cinese. Accessibile dalle 8 alle 18 tutti i giorni, offre anche strumenti elettronici a prezzi imbattibili.

Wat Chakrawat

Questo è il posto ideale per chi desidera scoprire angoli poco turistici, ma comunque davvero unici nel loro genere: il Wat Chakrawat è il Tempio dei Coccodrilli. Questi “spaventosi” animali sono infatti ospitati al suo interno (veri, eh) perché, secondo la leggenda, vi vennero intrappolati dopo aver divorato dei monaci. Gli “originali” sono chiaramente morti e oggi quel che rimane di loro è esposto in teche di vetro poste al di sopra di uno stagno, dove riposano altri esemplari attualmente vivi.

The King Rama I Memorial

Il tour dei luoghi di interesse della Chinatown di Bangkok può terminare presso The King Rama I Memorial, monumento eretto per commemorare la grazia e l’onore del re Rama I. Si tratta di una statua del sovrano seduto su un trono con le mani su una spada che tiene in grembo. L’opera è alta 4,6 metri, è posta su una base di marmo larga 2,30 e vi è incisa la storia della costruzione. Su ogni lato è situata una fontana e vi è scolpito anche un elefante bianco, simbolo della dinastia Chakri. Una piccola curiosità: l’opera è nata per mano di un scultore italiano, Corrado Feroci (conosciuto anche come Silpa Bhirasri).

La meta per eccellenza per un tour gastronomico della città

Viaggiare senza scoprire i sapori del Paese in cui ci si trova è come fare un’esperienza a metà. Per questo motivo è assolutamente consigliato fare un tour gastronomico della Chinatown di Bangkok: è da molti considerata la vera e propria tavola della Capitale thailandese. Il visitatore ha quindi l’opportunità di scoprire anche un quartiere pieno di bancarelle per lo street food, come accade in serata (quindi dalle 18 in poi) sulla Yaowarat Road.

Yaowarat Road, Bangkon

Fonte: iStock@Brostock

Cibo da strada presso Yaowarat Road

Partendo proprio da qui, avrete modo di perdervi in una serie di vicoli pieni di bancarelle in cui assaggiare i piatti tipici della cucina sino-thailandese o piatti insoliti a prezzi economici. Desiderate assaggiare gli scorpioni? Qui ci sono. Oppure gli insetti o le pinne di squalo? Troverete anche quelli.

Molto affascinante è pure l’atmosfera, poiché le pietanze vengono preparate di fronte ai passanti su cucine che sono spesso improvvisate, tra luci e odori talvolta molto distanti dalla nostra cultura.

La Chinatown di Bangkok durante il Capodanno cinese

La pittoresca Chinatown di Bangkok è chiaramente visitabile durante tutto l’anno, ma se avete la fortuna di trovarvi in città durante il Capodanno cinese è una di quelle esperienze da fare assolutamente. La comunità cinese di Bangkok è una delle più vaste e influenti di tutto il Sudest asiatico e per questo motivo i festeggiamenti si concentrano prevalentemente lungo la Yaowarat Road.

Non mancano quindi balli tipici, come ad esempio la Danza del Leone, lanterne, striscioni, processioni colorate e decorazioni rosse, un colore che per la tradizione cinese è di buon auspicio. Le celebrazioni, da queste parti, durano circa un mese e prevedono persino spettacoli di proiezione mapping, esibizioni culturali tradizionali, lettura della fortuna, astrologia e altri workshop. È bene sapere, tuttavia, che il festeggiamento principale in genere si svolge durante il vero e proprio giorno che segna il Capodanno cinese (cambia di anno in anno) e in quello successivo, dalle 10 del mattino fino alle 23: un’esperienza da vivere assolutamente se ci si trova a Bangkok durante questo periodo.

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In Giappone è vietato fotografare le geishe

Il turismo in Giappone, negli ultimi anni, continua a crescere in modo esponenziale, soprattutto dopo la riapertura totale delle frontiere nel 2022 e per la possibilità di godere di un cambio Euro/Yen molto vantaggioso.

Tutto questo enorme afflusso di turisti ha portato però le amministrazioni locali ad attuare manovre ancora più stringenti verso i turisti ed in determinati luoghi, con l’obiettivo di sensibilizzare i visitatori sull’importanza del rispetto per la cultura locale. Soprattutto nella città di Kyoto, dove, nel famoso quartiere di Gion, le tradizionali figure della geisha e delle maiko, l’apprendista geisha, sono state prese di mira dai turisti per le proprie fotografie.

Queste donne non sono attrazioni turistiche, ma artiste altamente qualificata, con alle spalle anni di studio delle arti tradizionali giapponese. Proprio per questo è stato introdotto il divieto di fotografarle.

Perché è vietato fotografare le geishe

Il Giappone è un Paese molto famoso per le sue tradizioni millenarie, ragion per cui è importante salvaguardarle.

In favore di ciò, dal 2019 è in vigore un divieto di fotografare le geishe nell’area di Gion, quartiere vivo e molto apprezzato dai visitatori della famosa città di Kyoto. Negli anni precedenti, infatti, molte donne hanno denunciato comportamenti inappropriati da parte di molti turisti, come essere seguite, fotografate senza consenso e persino toccate. Molti turisti, tra i più sfacciati, sono addirittura entrati all’interno di proprietà private per ottenere scatti ravvicinati, creando situazioni sgradevoli e di forte disagio.

Questo divieto, oggi, è ancora in vigore ed è stato rafforzato con ulteriori nuove misure di controllo. All’ingresso del quartiere, e tra le sue vie, sono state installate diverse telecamere di sorveglianza per salvaguardare le geishe oltre che numerosi cartelli informativi, presenti in diverse lingue, che comunicano il divieto di fotografare ed importunare le artiste lungo la strada. Inoltre, sono stati scelti ed introdotti volontari locali che informano i turisti sulle regole di comportamento da seguire nel quartiere.

Si tratta di misure accolte molto positivamente dalla comunità locale, che ha trovato così un equilibrio tra la necessità di preservare le sue antiche tradizioni e quella di accogliere turisti e viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Molte persone, infatti, non comprendono il significato culturale e storico delle geishe e spesso le percepiscono come semplici soggetti da fotografare, senza considerare il rispetto dovuto alla loro figura.

Due geishe nel quartiere di Gion, nella città di Kyoto in Giappone

Fonte: iStock

Geishe a Kyoto

Cosa si rischia fotografando una geisha?

Chiunque fotografi una geisha rischia una multa di 15.000 yen, ovvero circa 100€, in aumento rispetto alla sanzione iniziale di 10.000 yen.

Mentre è possibile scattare foto della strada principale del quartiere storico di Gion, allo stesso tempo è assolutamente vietato scattare foto che includono strade private o vicoli secondari. Sono presenti cartelli in queste strette, ma suggestive vie, che avvisano di questo divieto. In caso di comportamenti particolarmente molesti o recidivi, il trasgressore potrebbe anche essere allontanato dalla zona o ricevere un divieto di accesso temporaneo al quartiere.

Negli ultimi anni, il Giappone  ha investito molto nel turismo responsabile, tramite l’attuazione di diversi programmi di sensibilizzazione, che vengono regolarmente diffusi nelle zone più turistiche, con guide e brochure che spiegano il codice di condotta corretto per visitare questi luoghi dal valore storico e culturale molto grande.

Per permettere ai visitatori di non violare questi divieti e poter scoprire molto di più sulle geishe e delle maiko, sono stati creati anche numerosi tour organizzati, che raccontano proprio di questa storica tradizione, così da comprendere meglio la cultura locale e senza disturbare le artiste nelle loro attività quotidiane, partecipando a esperienze organizzate, come spettacoli di danza o cerimonie del tè in case da tè autorizzate.

Queste regole possono sembrare troppo rigide, ma sono necessarie per garantire che le affascinanti ed antiche tradizioni giapponesi possano continuare a esistere, senza essere compromesse dal fenomeno dell’overtourism. Kyoto resta una città magica, ricca di storia e bellezza, e rispettare le sue usanze è il modo migliore per viverla nel modo più autentico possibile.

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Palmira potrebbe rinascere, la situazione nel sito archeologico in Siria

Distrutta dagli attacchi delle milizie dell’ISIS dieci anni fa, l’antica città di Palmira, in Siria, potrebbe tornare al suo originale splendore grazie all’opera di studiosi, storici e archeologi. Il sito, di enorme importanza nel corso dei secoli passati, crocevia di culture nel corso dei secoli, da quella greca all’islamica, passando per romani e persiani, nell’antichità era anche chiamata la Sposa del Deserto. Era considerata, infatti, una sorta di oasi per viaggiatori e mercanti che si cimentavano nell’attraversamento delle regioni desertiche della Siria e uno snodo chiave dell’antica rete della Via della Seta. Situata nel deserto siriano, a circa 250 chilometri da Damasco, è nota per le rovine di epoca romana risalenti a 2.000 anni fa. Nel 1980 era stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

La rinascita di Palmira

Di recente, gli esperti si sono ritrovati sul sito dell’antica città romana per capire come ripristinare l’area e tornare a farne un luogo di interesse turistico, gettando così le basi per un rilancio. A oggi, Palmira è in gran parte un insieme di colonne frantumate e di templi danneggiati. I lavori per il recupero di Palmira sono già iniziati qualche anno fa grazie ai fondi raccolti dall’Unesco che è intervenuta con 150mila dollari per il recupero del Portico del Tempio di Bel, nonostante ci siano dubbi sull’effettivo intervento.

Nell’ottobre del 2017 è stato, invece, completato il restauro del leone di Al-lāt (una scultura del I secolo d.C.) da parte del Museo Nazionale di Damasco. Anche l’Italia ha avuto un ruolo grazie all’invio di ricercatori che si sono resi protagonisti del restauro di due statue funerarie dal duplice valore, storico e morale. Queste vennero, infatti, nascoste fuori dalla città dall’archeologo e direttore del Museo e del sito archeologico di Palmira Khaled al-Asaad, ucciso proprio dall’ISIS, che fino all’ultimo provò in tutti i modi a tutelare questo patrimonio della Terra.

PALMIRA-SIRIA

Fonte: ANSA

Palmira, la Sposa del Deserto

Purtroppo, nel corso degli ultimi dieci anni, molte razzie sono state fatte, ha spiegato Ayman Nabu, ricercatore ed esperto di rovine. Sette delle sculture rubate per fortuna sono state recuperate e messe in un museo a Idlib, altre 22, invece, sono state portate fuori clandestinamente. Molti pezzi sono probabilmente finiti nei mercati clandestini o in collezioni private.

La distruzione di Palmira

Le milizie dell’ISIS distrussero il sito archeologico tra il 2015 e il 2016. Le immagini drammatiche della devastazione fecero il giro del mondo. Prima della rivolta siriana, iniziata già nel 2011 e poi degenerata in una guerra civile, Palmira era la principale destinazione turistica della Siria, in grado di attirare circa 150.000 visitatori al mese. I militanti dell’Isis hanno distrutto i templi storici di Bel e Baalshamin e l’Arco di Trionfo di Palmira, considerandoli monumenti all’idolatria. Molti degli edifici rimasti in piedi sono comunque stati danneggiati e gli affreschi ricoperti di scritte. Il lavoro di recupero sarà lungo, ma non perdiamo la speranza di poter tornare a visitare uno dei luoghi del potere più importanti del passato e soprattutto simbolo di civiltà.

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La moschea di Masjid Negara a Kuala Lumpur, info utili

Masjid Negara, la Moschea Nazionale della Malesia di Kuala Lumpur, è uno dei luoghi più significativi del Paese, non solo per il suo valore religioso, ma anche per il suo significato storico e culturale. Situata in pieno centro della capitale, tra edifici storici, moderni grattacieli e giardini lussureggianti, fu inaugurata nel 1965 e rappresenta un simbolo dell’indipendenza dela Malesia, avvenuta nel 1957. Aperta ai visitatori di tutte le fedi, è inoltre un esempio di tolleranza e coesione sociale, oltre a essere una delle meraviglie architettoniche più affascinanti dell’Asia.

Un capolavoro architettonico

Il complesso si estende su un’area di circa cinque ettari e può ospitare fino a 15.000 fedeli. La sua posizione strategica nel centro di Kuala Lumpur la rende facilmente accessibile, trovandosi nelle vicinanze di importanti punti di riferimento come la Stazione Ferroviaria della Malesia, il Museo d’Arte Islamica e il Perdana Lake Park.

Il suo design, innovativo e imponente, è stato curato da un team di architetti della Divisione di Progettazione e Ricerca del Dipartimento dei Lavori Pubblici Federali, guidato dall’architetto Baharuddin Abu Kassim, che ha tratto ispirazione da diverse moschee visitate in India, Pakistan, Iran, Turchia, Arabia Saudita, Repubblica Araba Unita e Spagna. L’obiettivo era quello di creare un edificio che riflettesse lo spirito moderno e progressista della neonata nazione malese, nel rispetto delle radici islamiche. Il risultato è un’opera che fonde elementi tradizionali con uno stile moderno, creando un ambiente solenne e affascinante.

Tra gli elementi distintivi ci sono il minareto di 73 metri di altezza e il tetto principale, che con la sua forma a stella a 16 punte richiama un ombrello aperto, simbolo di protezione e accoglienza. La copertura originariamente era di un colore rosa acceso, ma nel 1987 venne rinnovata con piastrelle blu e verdi. Attorno alla moschea, piscine e fontane creano un’atmosfera serena e contemplativa.

L’edificio principale copre circa tre acri e include una vasta sala di preghiera di 2.100 m², realizzata con raffinato marmo italiano. Nove porte in alluminio incise con versetti coranici conducono a un interno dove la luce naturale filtra attraverso intricate decorazioni, evocando le moschee storiche dell’India e della Turchia. Il mihrab, inizialmente di forma quadrata, è stato successivamente modificato per assumere una struttura curva ispirata all’arte marocchina.

Il soffitto della sala di preghiera, alto 25 metri e con un diametro di 60 metri, è sostenuto da 16 colonne. La cupola centrale, del diametro di 61 metri, presenta una decorazione in vetro e mosaico bianco e dorato che richiama la famosa Moschea Blu di Istanbul. Mentre il soffitto della galleria è impreziosito da un reticolo decorativo che richiama motivi islamici, simili a quelli presenti nel Taj Mahal in India. Il pulpito (minbar), dove l’imam predica durante la preghiera del venerdì, è realizzato in legno pregiato finemente intagliato.

A ovest della moschea si trova il Makam Pahlawan (Mausoleo degli Eroi), un’area commemorativa coperta da una struttura in cemento a forma di stella a sette punte, dedicata ai leader musulmani malesi.

Moschea Nazionale della Malesia

Fonte: istock

Masjid Negara, Moschea Nazionale della Malesia a Kuala Lumpur

Un perfetto equilibrio di tradizione e innovazione

La Moschea Nazionale è circondata da mura in cemento e recinzioni decorate, con sette ingressi principali, uno dei quali riservato alla famiglia reale. La struttura è stata progettata per favorire la ventilazione naturale, con ampie verande che permettono alla luce solare di filtrare attraverso finestre con vetri decorati e mosaici dorati.

Oltre alla sala di preghiera principale, in grado di accogliere fino a 3.000 persone, la Masjid Negara dispone di una veranda coperta che può ospitare altri 5.000 fedeli, di una moderna sala conferenze, capace di accogliere fino a 500 delegati, e di una biblioteca fornita di testi sacri e opere accademiche sull’Islam. Un passaggio sotterraneo collega il complesso alla vicina stazione ferroviaria, facilitando l’accesso a fedeli e turisti.

Prima della costruzione della Moschea Shah Alam nel 1988, la Moschea Nazionale era la più grande della Malesia e, ancora oggi, con il suo profilo elegante e moderno, continua a dominare lo skyline di Kuala Lumpur, testimoniando il perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, fede e progresso, storia e modernità.

La storia della Masjid Negara

La costruzione della Moschea Nazionale non è stata solo un’impresa architettonica, ma anche un segno tangibile dello spirito di unità della Malesia. Il progetto è stato finanziato da donazioni provenienti da comunità musulmane, cristiane, buddiste e induiste, mentre la manodopera ha visto la collaborazione di maestranze malesi, cinesi e indiane. Questo spirito di unità e di armonia interreligiosa riflette perfettamente il mosaico culturale della Malesia e rimane ancora oggi un motivo di orgoglio per il Paese.

L’idea di costruire la moschea risale al 1957, l’anno dell’indipendenza della Malesia, quando venne inizialmente proposto di intitolarla al primo ministro Tunku Abdul Rahman Putra al-Haj in segno di gratitudine per aver guidato la nazione verso l’autonomia. Tuttavia, il leader malese rifiutò questo onore, preferendo invece il nome “Moschea Nazionale” per sottolineare l’importanza dell’unità nazionale.

La Masjid Negara sorge su un terreno precedentemente occupato dalla Venning Road Brethren Gospel Hall, una chiesa cristiana che venne ricollocata su Jalan Imbi e ribattezzata Jalan Imbi Chapel. La costruzione venne ultimata in due anni e l’inaugurazione ufficiale avvenne il 27 agosto 1965, presieduta dal terzo Yang di-Pertuan Agong, Tuanku Syed Putra di Perlis.

Oltre che un importante luogo di culto, la Moschea Nazionale è anche una delle principali attrazioni turistiche della capitale malese. Aperta ai visitatori di tutte le religioni al di fuori degli orari di preghiera, offre l’opportunità di immergersi nella cultura islamica locale. La zona circostante, ricca di importanti punti d’interesse e di spazi verdi, è perfetta per una passeggiata rilassante dopo la visita alla moschea.

Info Utili

Come arrivare

La Moschea Nazionale si trova a Jalan Perdana, Tasik Perdana, 50480 Kuala Lumpur, a 300 metri dalla vecchia stazione ferroviaria di Kuala Lumpur.
Può essere raggiunta con la KTM Komuter e con le linee della metropolitana di Kelana Jaya e Kajang, scendendo alla stazione di Pasar Seni.
Anche l’autobus City Go KL (Linea rossa) effettua una sosta a Masjid Negara.

L’ingresso alla Moschea Nazionale è gratuito

Orario di apertura ai visitatori:

Da sabato a giovedì: ore 9-12, 15-16, 17,30-18,30
Venerdì: ore 15-16, 17,30-18,30
La Moschea Nazionale è un luogo di culto, pertanto l’accesso non è consentito ai visitatori non musulmani durante i momenti di preghiera. Le visite sono consentite solo negli orari di apertura al pubblico. I visitatori sono invitati a vestire in modo appropriato, con abiti che coprano le spalle e le gambe, per chi ne fosse sprovvisto sono disponibili all’ingresso teli e coprispalle.

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Le spiagge più belle del mondo: nel 2025 sono queste, insieme a due italiane

Se pensate alle destinazioni più idilliache, cosa vi viene in mente? Ognuno ha la propria idea di idilliaco anche se, diciamocelo, la maggior parte delle volte pensiamo subito a magnifiche spiagge affacciate su acque dai colori magnetici. Appena le vedi vuoi fare solo una cosa: immergerti e non andare più via. Ma dove si trovano queste spiagge paradisiache?

Anche per quest’anno, Tripadvisor ha annunciato la classifica dei suoi Travellers’ Choice – Best of the Best dedicata alle spiagge più belle del mondo nel 2025. Il premio viene conferito a chi riceve un elevato numero di recensioni e opinioni eccellenti dalla community di Tripadvisor in un periodo di 12 mesi. Dalle spiagge della Grecia a quelle della Thailandia, passando anche per l’Italia. Si, perché in classifica sono entrati anche due gioielli delle nostre coste.

La top 10 delle spiagge più belle al mondo

Agenda alla mano, queste sono le 10 spiagge più belle al mondo dove andare quest’anno per ricaricarci con una bella dose di sole, mare e atmosfere uniche.

Myrtos Beach, Grecia

Al decimo posto troviamo Myrtos Beach, una delle spiagge più famose di Cefalonia, in Grecia. Qui troverete ciottoli bianchi e acque turchesi che si estendono ad arco contro le bianche scogliere, ricche di vegetazione. La combinazione di un panorama così vario, dalle montagne circostanti al mare, e dai colori intensi offre incredibili opportunità fotografiche, anche se in alta stagione potreste dover affrontare una situazione un po’ affollata. Per raggiungerla dovrete percorrere una strada a tornanti e, consiglio importante, restate fino al tramonto perché qui offre uno spettacolo davvero magico.

Myrtos Beach

Fonte: iStock

Myrtos Beach circondata dalle montagne

Kelingking Beach, Indonesia

Per il nono posto voliamo in Indonesia, precisamente a Nusa Penida dove si trova la meravigliosa Kelingking Beach. Non stupisce la sua presenza in questa classifica, soprattutto se consideriamo che rappresenta una delle spiagge più fotografate di Bali e una delle più condivise sui social. Conosciuta per le sue spettacolari formazioni rocciose che ricordano la testa di un T-Rex, da cui deriva il suo soprannome, le acque turchesi e la sabbia bianca e incontaminata la rendono un luogo ideale per nuotare, prendere il sole e fare snorkeling.

Playa de Muro, Maiorca

All’ottavo posto troviamo Playa de Muro, la spiaggia di sabbia più estesa di Maiorca che, con i suoi quattro tratti, copre quasi sei chilometri. Situata vicino alla cittadina di Muro, nei pressi di Port Alcúdia, sulla costa settentrionale dell’isola, è famosa per la sua sabbia bianca e per essere la meta perfetta per viaggiatori di tutte le età, soprattutto per le famiglie con bambini grazie alle sue acque basse, alla facilità d’accesso e alla presenza di vari comfort e servizi.

Bavaro Beach, Repubblica Dominicana

Al settimo posto c’è Bavaro Beach, il classico paradiso da cartolina della Repubblica Dominicana. Ad accogliervi troverete morbida sabbia bianca, acque calde e limpide e palme da cocco. La spiaggia offre un’esperienza tropicale indimenticabile grazie alla presenza della barriera corallina, perfetta per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni. L’atmosfera rilassata di Bavaro è perfetta anche per chi cerca una fuga tranquilla. Sono presenti diversi resort di lusso che offrono servizi di alta qualità, oltre che ristoranti sulla spiaggia.

Playa Varadero, Cuba

Questa è una delle spiagge più spettacolari di tutta Cuba e occupa la sesta posizione nella classifica dedicata alle 10 spiagge più belle al mondo. Nota anche come Playa Azul, Playa de Varadero si compone in realtà di sei spiagge. Tra queste, le più estese sono Varadero, Rincón Francés e La Alameda. Qui troverete sabbia fina e acque cristalline che si estendono per oltre 20 chilometri nella Península de Hicacos, nella provincia di Matanzas.

Praia da Falesia, Portogallo

Tra le spiagge più belle dell’Algarve (e del mondo, in quinta posizione) c’è Praia da Falesia. Particolarmente suggestiva al tramonto, quando le tonalità dell’ora d’oro esaltano le sfumature rossastre delle scogliere, questa spiaggia è ideale per una romantica passeggiata serale, soprattutto grazie alla presenza di una comoda passerella in legno, e per godersi la giornata sotto il caldo sole portoghese durante i mesi estivi.

Praia da Falesia

Fonte: iStock

Praia da Falesia in Algarve

Siesta Beach, Florida

Al quarto posto c’è l’atmosfera tropicale di Siesta Beach, situata nella zona meridionale della Florida, precisamente a Siesta Key. Il punto di forza di questa spiaggia è la sua sabbia, quasi interamente composta da cristalli di quarzo e per questo motivo soprannominata “la sabbia più fine e bianca del mondo”, che non si surriscalda mai sotto il sole della Costa del Golfo. Negli ultimi anni, Siesta Beach ha ricevuto numerosi riconoscimenti grazie anche alla sicurezza del luogo, garantita dalla presenza quotidiana di bagnini, alla qualità della sabbia e agli eccellenti servizi proposti.

Eagle Beach, Aruba

Arriviamo ora alle posizioni sul podio. Al terzo posto troviamo Eagle Beach ad Aruba, la più amata dai vacanzieri che desiderano semplicemente rilassarsi. Questa spiaggia, infatti, ospita molti boutique hotel e resort: in questo modo gli ospiti non devono preoccuparsi di nulla se non attraversare semplicemente la strada per raggiungerla e godersi la giornata al mare. Qui ci si stende sulla sabbia bianca, si fa una pausa dal sole in uno dei tanti caffè o ci si diverte con le attività sportive acquatiche proposte.

Banana Beach, Thailandia

Nell’anno della Thailandia, in questa classifica non poteva certo mancare una delle sue spiagge. Al secondo posto, infatti, troviamo Banana Beach a Phuket. Definita spesso “una spiaggia segreta”, in realtà la sua popolarità cresce di anno in anno grazie al suo paesaggio paradisiaco. Banana Beach, conosciuta anche come “Banana Rock Beach”, è lunga circa 180 metri, vanta sabbia bianca, mare turchese cristallino e tante palme, il tutto sotto il caldo sole tropicale. Qui potete fare snorkeling tra le rocce al largo della spiaggia o semplicemente rilassarvi al sole e nuotare.

Elafonisi Beach, Grecia

E al primo posto? La vincitrice di quest’anno è Elafonisi Beach, in Grecia. La spiaggia, situata su un’isola-laguna nella parte sud-occidentale di Creta, incanta i visitatori con le sue tonalità esotiche che vanno dal blu, al bianco e al rosa, lo scenario da sogno perfetto in cui trascorrere un’indimenticabile giornata al mare. Protetta dalla rete ambientale Natura 2000, l’isola di Elafonisi ospita esclusivamente dune di sabbia e oltre 100 piante rare, tra cui i narcisi marini a fioritura estiva, che somigliano a coppe bianche. È un luogo sicuro per nuotare e fare snorkeling e ha ricevuto la Bandiera Blu per la sua gestione sostenibile del territorio.

Elafonisi Beach Grecia

Fonte: iStock

Elafonisi Beach in Grecia è stata premiata la spiaggia più bella del mondo

Le spiagge italiane presenti in classifica

Per poco fuori dalla top 10, all’undicesimo posto troviamo la Spiaggia dei Conigli a Lampedusa. Si tratta di un’autentica meraviglia naturale, dove il verde della vegetazione circonda un tratto di sabbia bianca e un mare trasparente. Qui è presente anche un piccolo isolotto che è diventato il regno del gabbiano reale: circa 200 esemplari vivono e nidificano sullo scoglio tutto l’anno. Inoltre, la spiaggia dell’isola dei Conigli è anche un’area protetta perché rappresenta una delle rarissime zone scelte dalla tartaruga Caretta Caretta per nidificare. L’accesso è gratuito, ma per preservarne la bellezza il numero delle persone è limitato.

La seconda spiaggia italiana presente in classifica al ventesimo posto è la Spiaggia di Tropea, in Calabria. La perla del Tirreno, situata lungo la spettacolare Costa degli Dei, è famosa per la sua bellezza contraddistinta dalla presenza di un mare dalle tonalità caraibiche e dal borgo arroccato, che offre allo scenario un fascino unico e particolare.