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Angkor Wat, il celebre tempio a rischio a causa di un trend su TikTok

Una delle tendenze virali più in voga del momento vede persone correre e saltare nell’area del celebre Angkor Wat in Cambogia e di altre rovine di templi nel Paese del Sud-Est asiatico. Si tratta di un remake dal vivo del popolare videogioco “Temple Run”, che però ha suscitato le polemiche degli ambientalisti, secondo i quali la corsa alle visualizzazioni sui social network denigra le sculture di quasi 900 anni e rischia di causare danni irreparabili a un sito patrimonio dell’umanità.

Angkor Wat: la sfida sui social mette in pericolo il tempio

Brevi video di visitatori che corrono lungo stretti sentieri di pietra e scavalcano passaggi, spesso accompagnati dai suoni del popolare videogioco “Temple Run”, hanno fatto il giro di TikTok, Facebook, YouTube e altre piattaforme. Alcuni di questi hanno ricevuto più di 2 milioni di visualizzazioni e continuano a fare proseliti.

Simon Warrack, un conservatore che ha lavorato per tre decenni per preservare le rovine quasi millenarie di Angkor, è preoccupato per i potenziali danni e per le implicazioni culturali e religiose che questa moda può avere sul sito archeologico più importante della Cambogia e tra i più importanti al mondo.

“Nessuno correrebbe nella Basilica di San Pietro a Roma o in qualsiasi altra chiesa occidentale, quindi perché è giusto farlo in Cambogia? – si è chiesto Warrack – Non si tratta solo di un potenziale danno alle pietre, perché le persone vi sbattono contro e cadono o rovesciano le cose – cosa che accade realmente – ma anche di un danno al valore spirituale e culturale dei templi”. Come sottolinea Warrack, Angkor Wat è ancora profondamente venerato dalla popolazione. “Si ritiene che ogni pietra contenga gli spiriti degli antenati”.

Questa tendenza mette in evidenza la sfida che molti siti storici devono affrontare al giorno d’oggi per bilanciare l’aumento del turismo, la sostenibilità e la vita locale, in particolare in un mondo post-Covid in cui i cosiddetti “viaggi di vendetta” verso il tempio perduto sono diventati sempre più importanti.

Angkor Wat, uno dei templi più belli al mondo

Angkor è uno dei siti archeologici più importanti del Sud-Est asiatico. Esteso su circa 400 chilometri quadrati, compresa un’area boschiva, il Parco Archeologico ospita i magnifici resti delle diverse capitali dell’Impero Khmer, dal IX al XV secolo. Tra questi, il famoso tempio di Angkor Wat e il Tempio Bayon ad Angkor Thom, con le sue innumerevoli decorazioni scultoree. Dato il suo valore incommensurabile, l’UNESCO ha avviato un ampio programma di salvaguardia di questo sito simbolico e dei suoi dintorni.

Angkor Wat, il cui nome significa  “Tempio della città”, è il tempio meglio conservato di Angkor e riassume due principali caratteristiche dell’architettura cambogiana: il “tempio-montagna” che si erge all’interno di un fossato a simboleggiare il monte Meru (la montagna degli dei nella religione indù) e i successivi “templi a galleria“. Questo straordinario complesso è famoso in tutto il mondo per la sua grandiosità, l’armonia dell’architettura, i magnifici bassorilievi e le raffigurazioni di Apsaras e Devata.

A differenza di molti templi del sito archeologico, Angkor Wat è orientato a ovest. L’ipotesi più probabile di questa scelta è che si tratti di un mausoleo, dove venerare il re dopo la morte. L’entrata principale a ovest era, infatti, una consuetudine dei templi funerari, mentre i templi indù erano orientati a est.

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Israele, scoperta una delle fortificazioni che proteggevano Gerusalemme

La città più antica del mondo non smette mai di riservare sorprese. Migliaia di anni, di storia, di popoli hanno lasciato quantità infinite di testimonianze che spuntano come funghi non appena si fa un buco nel terreno. L’ultima scoperta, fatta proprio per caso durante i lavori in un parcheggio, ha del sensazionale e riscrive una parte di storia di questa terra crocevia di culture.

Nel Parco nazionale delle mura di Gerusalemme, gli archeologi dell’Autorità israeliana per le antichità e dell’Università di Tel Aviv hanno appena scoperto un enorme fossato, profondo almeno nove metri e largo almeno 30 metri. La scoperta è stata presentata in occasione della conferenza “Jerusalem Studies Experience” che si è svolta a Gerusalemme.

La nuova scoperta in Israele

Un tempo Gerualemme era divisa in due da un fossato. Nessuno, però, era mai riuscito a trovarlo. Nel corso degli ultimi 150 anni sono stati fatti molti tentativi di scavi per riuscire a trovare questo fossato, e ora finalmente è stato rivelato per la prima volta. Il fossato serviva probabilmente a separare la città alta, dove si trovavano il tempio e il palazzo, dalla città bassa e a proteggerla. Creato mediante estese attività estrattive, il fossato formava un enorme canale che separava la città di Davide dal Monte del Tempio e dall’area dell’Ofel. Le scogliere perpendicolari su entrambi i lati del fossato lo rendevano impraticabile.

gerusalemmeLa fortificazione settentrionale di Gerusalemme-fossato-scoperta

Fonte: @Eric Marmur, Città di David

La fortificazione settentrionale di Gerusalemme

Inizialmente, lo scopo dell’incisione rupestre che era stata rinvenuta non era chiaro, ma ulteriori scavi e il collegamento con alcune scoperte avvenute in passato hanno aiutato a rivelare che si trattava di una linea di fortificazione a Nord della città bassa.

Secondo i direttori dello scavo, il professor Yuval Gadot del Dipartimento di archeologia e culture del vicino Oriente antico dell’Università di Tel Aviv e il Dottor Yiftah Shalev dell’Autorità israeliana per le antichità “non si sa quando il fossato fu originariamente tagliato, ma le prove suggeriscono che fu utilizzato durante i secoli in cui Gerusalemme era la Capitale del Regno di Giuda, quasi 3.000 anni fa, a cominciare dal re Josiah. In quegli anni, il fossato separava la parte residenziale meridionale della città dall’acropoli dominante nella parte superiore città dove si trovavano il palazzo e il tempio”.ocper

Questa scoperta ribalta completamente la teoria secondo cui il fossato si sarebbe trovato in un altro punto della città. Gadot ha infatti dichiarato: “Abbiamo riesaminato i rapporti degli scavi precedenti scritti dall’archeologa britannica Kathleen Kenyon, che ha scavato nella città di David negli Anni ’60, in una zona situata leggermente ad Est dell’odierna Givati. Ci è apparso chiaro che la Kenyon aveva notato che la roccia naturale degrada verso Nord, in un luogo dove avrebbe dovuto naturalmente sollevarsi. Pensava che fosse una valle naturale, ma ora si scopre che aveva scoperto la continuazione del fossato, scavato a Ovest. Il collegamento dei due tratti scoperti crea un fossato profondo e ampio che si estende per almeno 70 metri, da Ovest a Est”. E aggiunge che “si tratta di una scoperta eccezionale che apre una rinnovata discussione sui termini della letteratura biblica che si riferiscono alla topografia di Gerusalemme, come l’Ofel e il Millo”.

Il dottor Shalev sottolinea che “la data in cui fu tagliato il fossato è sconosciuta. Tali importanti piani di costruzione e di estrazione a Gerusalemme sono solitamente datati all’età del bronzo medio – circa 3.800 anni fa (all’inizio del II millennio a.C.). Se il fossato fu tagliato durante questo periodo, allora aveva lo scopo di proteggere la città da Nord, l’unico punto debole del pendio della Città di Davide. In ogni caso, siamo sicuri che fosse utilizzato all’epoca del Primo Tempio e del Regno di Giuda (IX secolo a.C.), creando così un chiaro cuscinetto tra la città residenziale a Sud e la città alta a Nord”.

L’antica Gerusalemme era costruita in cima a un crinale stretto e ripido, espandendosi su colline e valli che la dividevano in parti distinte, rendendo difficile lo spostamento da un’unità all’altra. Pertanto, non sorprende che molte delle imprese edili di Gerusalemme fossero legate alla necessità di rimodellare la topografia.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità “Gli scavi nella Città di Davide non smettono mai di stupire; ancora una volta vengono rivelate scoperte che gettano una luce nuova e vivida sulla letteratura biblica. Quando ti trovi in fondo a questo gigantesco scavo, circondato da enormi mura sbozzate, è impossibile non essere pieni di meraviglia e di apprezzamento per quegli antichi popoli che, circa 3.800 anni fa, spostarono letteralmente montagne e colline”.

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Viaggio nella Grande Moschea del sultano Qaboos

Le moschee, luoghi spirituali di grande fascino architettonico, così come le chiese, le sinagoghe e tutti gli altri luoghi di culto, sono veri e propri libri di storia, capaci di raccontare moltissimo dell’identità di un luogo e degli abitanti che lo popolano. Se stai programmando un viaggio in Oman e hai intenzione di fare un passaggio nella capitale omanita, Muscat, allora non puoi assolutamente perderti la Grande Moschea del Sultano Qaboos, un edificio dalla bellezza disarmante e inserito tra gli edifici più maestosi di tutto il Medio Oriente. In questa piccola guida troverai tutte le informazioni utili – dalla sua storia alle indicazioni su come visitarla – per programmare al meglio questa immancabile tappa del tuo viaggio in Oman. Ecco tutto quello che devi sapere sulla Grande Moschea del sultano Qaboos.

Storia e origini della Grande Moschea del sultano Qaboos in Oman

Moschea principale del Sultanato dell’Oman, questa splendida costruzione trova le sue origini nel 1992 quando Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd, sultano dell’Oman, decise di regalare alla sua Nazione una Grande Moschea che potesse fare da faro a tutti i fedeli del suo Paese e non. I lavori di costruzione della Moschea iniziarono nel 1994 e terminarono nel 2001, il progetto era così ambizioso da richiedere l’arrivo di forza lavoro da tutto il mondo; servirono, infatti, migliaia di artigiani e braccianti per portare e distribuire le oltre 300.000 tonnellate di arenaria importate dall’India necessarie per la costruzione della Grande Moschea del sultano Qaboos.

La bellezza architettonica della Moschea

Sala principale della Grande Moschea del Sultano Qaboos a Muscat

Fonte: iStock

La sfarzosa sala di preghiera della Grande Moschea del Sultano Qaboos a Muscat, Oman

La peculiarità di questa moschea – magnifico esempio di architettura islamica – è la sua straordinaria bellezza architettonica, sia per quanto riguarda l’esterno dell’edificio sia per i suoi interni. L’intero complesso copre un’area di circa 416 mila metri quadri ed è in grado di ospitare oltre 20.000 fedeli.

  • L’architettura esterna: un’enorme cupola centrale dorata di oltre 50 metri dal pavimento si staglia al centro della Moschea ed è troneggiata a sua volta da 5 magnifici minareti che, come in quasi tutte le grandi moschee, rappresentano i cinque pilastri dell’Islam. La facciata della Grande Moschea del Sultano Qaboos è un mix tra pietra arenaria e marmo italiano ed è arricchita da dettagli decorativi con motivi geometrici di gusto islamico.
  • L’architettura interna: la zona più importante della Moschea è la sala preghiera principale, il musalla. La sala, che può ospitare fino a 6.500 fedeli, è caratterizzata da decorazioni sontuose e piccoli dettagli curatissimi. All’occhio salta immediatamente il tappeto persiano che ricopre tutta la superficie della musalla principale. Composto da 1,7 miliardi di nodi, pesa 21 tonnellate e ci sono voluti 27 mesi per completarlo. La sua tessitura in 28 nuance diverse, ottenute da prodotti naturali, lo rendono una vera e propria opera d’arte. Anche le pareti interne della sala principale trasudano meraviglia, completamente rivestite di marmo bianco e grigio scuro sono impreziosite da motivi fitoformi e disegni geometrici. A completare la bellezza di questa stanza, un lampadario italiano in cristallo lungo 14 metri e pesante 8,5 tonnellate. Per anni, sia il tappeto che il lampadario hanno ottenuto il primato di più grandi al mondo prima di essere entrambi superati da quelli che si trovano nella Gran Moschea dello Sceicco Zayed.
  • Il cortile e i giardini interni: all’interno della Grande Moschea del Sultano Qaboos sono presenti un grande giardino e altre piccole aree verdi di passaggio ben curate e che rappresentano una vera oasi di pace.

Visitare la Grande Moschea del sultano Qaboos: tutto quello che devi sapere

Visitare La Grande Moschea del Sultano Qaboos è una vera e propria occasione per scoprire la cultura islamica e toccare con mano la bellezza mozzafiato delle sue architetture religiose. Tuttavia, essendo un luogo spirituale, è bene tenere a mente alcune nozioni importanti e norme di comportamento. Ecco le informazioni necessarie da ricordare per organizzare in modo efficace la tua visita.

  • Accesso e orari: la Grande Moschea del Sultano Qaboos è aperta a tutti i visitatori di tutte le religioni. Tuttavia, ai non musulmani è permesso visitare la moschea ogni giorno, dal sabato al giovedì, dalle 8:30 alle 11:00. Il venerdì è riservato alle funzioni religiose musulmane.
  • Abbigliamento: come in tutte le moschee, è richiesto un abbigliamento sobrio e appropriato. Le donne devono coprire i capelli, le braccia e le gambe, mentre gli uomini devono indossare pantaloni lunghi e magliette con maniche lunghe.
  • Costi: l’ingresso è gratuito.
  • Visite guidate: è possibile, su prenotazione, accedere a visite guidate per scoprire la storia e le caratteristiche del luogo. Per prenotarle, consigliamo di metterti in contatto direttamente con la struttura.
  • Altre norme comportamentali: è possibile scattare fotografie all’interno della Grande Moschea del Sultano Qaboos ma si richiede silenzio e discrezione, specialmente durante le funzioni religiose.
  • Come raggiungerla: la moschea si trova a circa 5 chilometri dal centro città, utilizzare i mezzi pubblici come l’autobus può risultare scomodo poiché la fermata più vicina è a circa 20 minuti a piedi dall’edificio. Un’opzione più comoda è il taxi o, eventualmente, partecipare a un tour guidato che include il trasporto in navetta.

Con questa piccola guida hai tutte le informazioni necessarie per visitare la Grande Moschea del Sultano Qaboos e vivere un’esperienza indimenticabile che ti permetterà di scoprire un pezzo fondamentale della cultura omanita e di lasciarti incantare dalle bellezze di un vero e proprio capolavoro architettonico. Una tappa imperdibile per chiunque si trovi a Muscat grazie alla sua maestosità e alla sua atmosfera di pace e spiritualità, capace di sorprendere chiunque.

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Mausoleo di Ho Chi Minh, tutto quello che c’è da sapere: info e consigli

Stai pianificando il tuo viaggio ad Hanoi, la Capitale del Vietnam? C’è un’attrazione che devi assolutamente inserire nel tuo itinerario, ovvero il Mausoleo di Ho Chi Minh, l’ultima dimora di un eroe nazionale. Monumento funebre dedicato ad Ho Chi Minh, leader vietnamita, è stato costruito dal 1973 al 1975, e si trova in piazza Ba Ðình, luogo di fondamentale importanza per tutti i vietnamiti, perché è qui che Ho ha letto la dichiarazione di indipendenza. A una prima occhiata, siamo certi che ti ricorderà il Mausoleo di Lenin a Mosca e, in effetti, è stato fondato prendendo ispirazione dal monumento.

Cosa sapere prima di visitare il Mausoleo di Ho Chi Minh

L’attrazione turistica più visitata e amata ad Hanoi è un luogo sacro, di fatto, per tutti i vietnamiti. Le sue dimensioni sono monumentali e al suo interno è presente il sarcofago di vetro con la salma imbalsamata di Ho Chi Minh (scelta che, in realtà, è andata “contro” ai suoi desideri, poiché avrebbe voluto essere cremato). L’accesso viene regolato dalle guardie ed è chiuso al pubblico per due mesi all’anno, quando la salma viene trasferita in Russia per la conservazione, solitamente da ottobre a dicembre.

Aperto al mattino dalle 8 alle 11, è chiuso il lunedì e il venerdì e l’ingresso è gratuito. Per visitare il Mausoleo di Ho Chi Minh, bisogna rispettare delle regole. Iniziamo dall’abbigliamento: devi recarti sul posto con un dress code semplice e casual, maglietta a maniche lunghe e pantaloni lunghi, o abiti lunghi (vietati i pantaloncini, minigonne, abiti cortissimi). Altra cosa da sapere è che è vietato l’accesso con la macchina fotografica. Infine, devi sempre mantenere un comportamento rispettoso delle regole (non parlare a voce alta, il silenzio è d’oro).

Informazioni utili su cosa vedere al Mausoleo di Ho Chi Minh

Nella lingua vietnamita, è conosciuto come Lăng Chủ tịch Hồ Chí Minh. Questo monumento funebre, che, come abbiamo visto, è ispirato al Mausoleo di Lenin a Mosca (ma non mancano influenze vietnamite), rappresenta il cuore di Hanoi, la Capitale del Vietnam, tra i luoghi da visitare assolutamente nel Paese. Con un pizzico di fortuna, puoi assistere al cambio della guardia fuori dal Mausoleo: la cerimonia non ha nulla da invidiare al cambio della guardia a Buckingham Palace a Londra. In ogni caso, avviene dopo ogni ora, alla mattina e alla sera, dalle 6. Alle 21, invece, è prevista la cerimonia dell’alzabandiera. Uno spettacolo culturale da ammirare in rigoroso silenzio.

All’ingresso, puoi notare sin da subito una delle frasi più famose di Ho Chi Minh, ovvero “Niente è più prezioso dell’Indipendenza e della Libertà”. L’atmosfera è di certo particolare, e puoi proseguire la visita osservando la salma nella bara di vetro (sono presenti quattro guardiani intorno) o visitare il giardino botanico (il costo di ingresso, però, è di 40000 vnd). Simbolo del Vietnam e della storia dell’epoca socialista, la struttura è a dir poco imponente – mastodontica, in realtà – alta 21,6 metri e larga 41,2 metri. Proprio di fianco al Mausoleo, inoltre, si trovano altre due piattaforme con sette gradini. Milioni di visitatori sono stati proprio qui… sulle tracce della storia vietnamita. Della libertà e dell’indipendenza.

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Visto per la Corea del Sud, come farlo? Consigli utili e informazioni

La Corea del Sud è tra i sogni di molti viaggiatori: puoi realizzare il tuo desiderio di visitare questo luogo magnifico, Paese dell’Asia Orientale, aggiornandoti su cosa serve prima di partire. Occorre un visto per la Corea del Sud? Quali sono i documenti che servono per entrare nel Paese? Pianifica la tua vacanza senza stress con i nostri consigli: ecco cosa sapere.

Occorre il visto turistico per la Corea del Sud?

C’è una buona notizia: non occorre il visto per entrare in Corea del Sud per soggiorni inferiori ai 90 giorni. I cittadini italiani che hanno intenzione di visitare il territorio e soggiornare per poco meno di tre mesi possono partire a un’unica condizione: vedere il Paese, ma non è possibile svolgere delle attività lavorative. Fino al 31 dicembre 2024, non è necessario richiedere l’autorizzazione di viaggio elettronica K-ETA per entrare nel Paese. Una scelta che mira a promuovere il turismo. In alternativa, l’autorizzazione deve essere richiesta 72 ore prima di partire ed è obbligatoria.

Come fare il visto turistico per la Corea del Sud

Per i turisti che intendono rimanere in Corea del Sud per più di 90 giorni, è fondamentale richiedere il visto. Cosa fare, in questo caso? La prassi è la seguente:

  • Fare richiesta presso l’Ambasciata della Repubblica di Corea a Roma oppure presso il Consolato della Repubblica di Corea a Milano;
  • Trascorsi 90 giorni dal proprio arrivo in Corea del Sud, è obbligatorio richiedere la Alien Registration Card all’Ufficio di Immigrazione. Bisogna presentare il passaporto, la foto e pagare circa 30mila Won (circa 20 euro). In base al tipo di visto, può essere richiesta ulteriore documentazione.

Ricordiamo, infine, che per entrare in Corea del Sud bisogna munirsi di passaporto con almeno 3 mesi di validità residua. Aggiungiamo che, sebbene con il visto turistico non si possa effettivamente lavorare, si può comunque seguire un corso di lingua coreana, un’attività di certo divertente e formativa per chi desidera rimanere almeno per un mese.

Quanto dura il visto turistico per la Corea del Sud?

Dal momento in cui non è previsto il visto per l’ingresso in Corea del Sud, è bene ricordare solo un aspetto: il viaggio non deve durare più di 90 giorni. Il discorso è diverso, invece, per l’autorizzazione di viaggio elettronica K-ETA. In vigore a partire dal 1° settembre 2021 per tutti i cittadini italiani, questa autorizzazione è concessa dalle Autorità coreane. Sospesa fino al 31 dicembre 2024, torna in vigore successivamente.

Quali sono i costi del visto turistico per la Corea del Sud?

I costi del K-ETA dono di 10.000 KRW e può essere richiesta sul sito web ufficiale. Aggiungiamo una informazione preziosa: la quota non viene rimborsata se la domanda viene respinta. La procedura, in ogni caso, è piuttosto semplice e la durata è di due anni a partire dalla data di approvazione. Ora che sai tutto quello che c’è da conoscere sul visto per la Corea del Sud, puoi prenotare il volo e preparare i bagagli, ma soprattutto strutturare il tuo itinerario di viaggio: andrai a Seoul, la Capitale della Corea del Sud, o ti farai conquistare da Gyeongju, un vero e proprio museo a cielo aperto?

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Visitare il Palazzo Al Alam a Muscat, in Oman: un viaggio nella storia araba

Ci sono davvero molte esperienze che si possono fare in viaggio in Oman e tante persone che visitano questo sultanato nella Penisola Araba si fermano qualche giorno a Muscat, la capitale. Un quarto degli abitanti del paese vive proprio in questa città che ha davvero la capacità di mescolare la storia dell’Oman con il suo presente. Oltre a questo Muscat guarda verso il futuro in un modo incredibile e non mancherai di notare quanti edifici sono in costruzione della capitale dell’Oman.

Fa eccezione, positivamente si intende, il Palazzo Al Alam, un palazzo storico che fa parte delle proprietà della famiglia reale dell’Oman. Per essere chiari, questo paese arabo è, a livello governativo, una monarchia assoluta e tutto il territorio è di proprietà della famiglia reale. Tra la fine del XVIII Secolo e l’inizio del XIX, il sultano in carica si chiamava Bin Ahmad. Il sovrano dell’Oman chiese la costruzione di un palazzo da usare come luogo di rappresentanza. Nacque così il Qaṣr al-ʿAlam, letteralmente il Palazzo della Bandiera. Quello che vediamo ora è la stessa costruzione?

La storia del Palazzo Al Alam di Muscat

Sono sei i palazzi di rappresentanza del Sultano dell’Oman e questo, come dicevamo, sorse nella sua prima versione oltre 200 anni fa. Il palazzo Al Alam che possiamo ammirare oggi è il risultato di una modernizzazione e ristrutturazione voluta dal sultano sul trono nel 1972. L’aspetto, rispetto al progetto originario, è cambiato ma non troppo. La ristrutturazione dell’edificio risulta, però, davvero importante per la storia dell’Oman perché segna l’ascesa al trono del Sultano Qaboos, che ha guidato il paese attraverso una fase di significativa trasformazione economica, sociale e culturale, aprendo le porte dell’Oman ai viaggiatori internazionali.

Il Palazzo Al Alam in Oman

Fonte: Getty Images

Vista esterna del Palazzo Al Alam

L’architettura del Palazzo Al Alman di Muscat

Anche lo sguardo meno attento capirebbe di osservare, in quel momento, un luogo dove la ragione di stato ha la meglio su tutto il resto. La facciata del palazzo è caratterizzata da colonne blu e oro, che creano un effetto visivo sorprendente, conferendo al palazzo un aspetto decisamente regale. Questo è il punto più colorato (a livello esterno) del palazzo: il resto della costruzione è bianca e diventa quasi accecante quando il sole riflette sulle superfici squadrate di certe parti del palazzo o su quelle arrotondate delle cupole.

Tra tutte le costruzioni reali a Muscat o da vedere nei dintorni della capitale dell’Oman, questo palazzo è il più riconoscibile. I motivi sono tre: la sua posizione è centrale rispetto allo sviluppo attuale della città. In secondo luogo, l’architettura è facilmente riconoscibile come elemento storico: Muscat, infatti, è una città dove storia e ultra-modernità si fondono in un modo davvero inaspettato. Un luogo come il Palazzo Al Alam riveste ancora uno stile che decisamente pende verso il lato storico dell’Oman.

I giardini del Palazzo Al Alman di Muscat

Il palazzo è circondato da giardini curatissimi, che offrono una vista aperta sulla Baia di Muscat. La città sorge, come è facile pensare, nel mezzo di un territorio desertico, dove la roccia ha la meglio sulla vegetazione. I popoli arabi, però, sono sempre stati maestri del dare vita a giardini privati capaci di essere delle vere e proprie oasi verdi, dei definitivi punti colorati sulla tavolozza ocra di un paesaggio desertico.

Una parte dei giardini di questo palazzo reale sono esterni alla facciata d’ingresso e quindi possono essere ammirati da chiunque passi lì davanti.

I giardini del Palazzo Al Alam in Oman

Fonte: Getty Images

Vista dei giardini del Palazzo Al Alam a Muscat

Si può visitare il Palazzo Al Alman di Muscat?

Sebbene il Sultano non risieda stabilmente qui, il palazzo è utilizzato per eventi ufficiali, cerimonie di stato e per accogliere dignitari stranieri. Pertanto, non si può visitare ma si può solo ammirare dall’esterno e, ovviamente, lo si può fare quando non ci sono eventi in programma. Un viaggio in Oman può portarti a fare tante esperienze (anche andare in spiaggia, per esempio) e osservare, seppur dall’esterno, il Palazzo Al Alman è decisamente qualcosa da mettere in lista.

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L’aeroporto di Abu Dhabi si appresta a diventare il più smart del mondo

Essere “smart” oggi è un obbligo, soprattutto per i servizi e per le grandi città: ecco che gli aeroporti, infatti, anno dopo anno continuano a cambiare i loro volti diventando sempre più tecnologici, migliorando dunque non solo i servizi rivolti al benessere dei passeggeri e alla loro sicurezza, ma anche tutte quelle operazioni che grazie alla tecnologia si snelliscono diventando più semplici ed efficienti.

Tra gli aeroporti considerati più smart a livello mondiale possiamo citare senza dubbio l’Aeroporto Internazionale di Singapore Changi, noto per le sue innovative soluzioni tecnologiche e i servizi all’avanguardia che migliorano l’esperienza dei passeggeri – nonché per la sua bellezza architettonica che attira turisti da tutto il mondo come una vera e propria attrazione. Altri aeroporti famosi per la loro tecnologia sono sicuramente l’Aeroporto Internazionale Hamad a Doha, in Qatar, e l’Aeroporto Internazionale di Incheon a Seul, entrambi rinomati per l’efficienza operativa, l’offerta di servizi digitali e l’attenzione riservata al comfort dei viaggiatori.

Oggi, invece, giunge notizia che anche l’Aeroporto di Abu Dhabi sta trasformandosi e sembra sia destinato a diventare addirittura il più smart di tutti. Vediamo il perché.

Perché l’aeroporto di Abu Dhabi sarà il più smart

L’aeroporto di Abu Dhabi oggi è già noto per l’alta tecnologia presente nella sua infrastruttura, tanto da essere recentemente stato elogiato persino da Elon Musk con la frase “gli Stati Uniti devono recuperare”.

D’altronde, l’Oriente non è raro sorprendere l’Occidente con le sue grandi opere: la notizia è che adesso l’aeroporto di Abu Dhabi sta lanciando il Progetto Smart Travel, che prevede di installare sensori biometrici in ogni punto di controllo dell’identificazione del passeggere in aeroporto, dai banchi check-in ai varchi immigrazione, comprese le casse duty-free, le sale d’attesa delle compagnie aeree e i gate d’imbarco.

Questa tecnologia di elevata qualità e così sofisticata è in realtà già utilizzata ad Abu Dhabi, soprattutto sui voli operati dalla compagnia aerea partner Etihad, ma adesso che sarà espansa a tutta la struttura ciò rappresenta una svolta davvero decisiva.

Biometria, aeroporto

Fonte: iStock

Controllo dei dati biometrici in aeroporto

Andrew Murphy, chief information officer dell’aeroporto di Abu Dhabi, ha dichiarato che: “stiamo espandendo a nove punti di contatto e questo sarebbe un primato mondiale. Il sistema è progettato senza necessità di pre-registrazione, i passeggeri vengono riconosciuti e autenticati automaticamente mentre si spostano attraverso l’aeroporto, accelerando significativamente l’intero processo.”

In questo modo, arrivando anche per la prima volta negli Emirati Arabi Uniti, sia che si tratti di un residente che di un turista, ognuno vede raccolte le proprie biometrie all’immigrazione dall’Autorità Federale per l’Identità, la Cittadinanza, le Dogane e la Sicurezza Portuale (ICP), così che questo database possa collegarsi al sistema smart dell’aeroporto.

Questo sistema sarebbe in grado di elaborare 45 milioni di passeggeri, in brevissimo tempo, facendo sì che un aeroporto di enormi dimensioni possa essere attraversato da un passeggero anche in circa 15 minuti.

Cosa pensano i passeggeri dell’hi-tech in aeroporto

Lo scorso ottobre 2023 un sondaggio a cura dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) aveva rivelato che circa il 75% dei passeggeri preferisce l’uso delle biometrie rispetto ai passaporti e ai biglietti cartacei per il transito in aeroporto. Il restante 25% delle persone intervistato, invece, ha dichiarato di sentirsi un po’ a disagio con la tecnologia e di preferire invece le interazioni umane (infatti, il tradizionale sistema rimarrà comunque un’opzione valida a scelta del passeggero).

L’interazione umana e i documenti cartacei per l’identificazione dei passeggeri in aeroporto non saranno solo una scelta personale per via delle preferenze, ma anche un obbligo per i minori di 12 anni, dal momento che le caratteristiche facciali dei bambini cambiano troppo velocemente per il sistema e per la sua efficacia.

Sempre all’interno dello stesso sondaggio della IATA del 2023, il 46% dei partecipanti ha dichiarato di aver utilizzato la tecnologia in un aeroporto già almeno una volta. A Singapore, l’aeroporto è stato tra i primi a diventare il più smart negli ultimi anni, associandosi anche all’autorità di immigrazione del governo per implementare un processo di autorizzazione biometrica accessibile a tutti, residenti e viaggiatori.

La competizione per la tecnologia in aeroporto (e per il titolo di “aeroporto più smart al mondo”) è davvero alta in tutto il mondo: anche negli aeroporti di Hong Kong, Tokyo Narita, Tokyo Haneda e all’Indira Gandhi International di Delhi si stanno avviando sperimentazioni riguardo il transito e l’identificazione dei passeggeri tramite dati biometrici, ma Medio Oriente Asia restano i pionieri.

In Occidente e in Europa, tuttavia, si stanno compiendo ugualmente progressi significativi, tanto che già lo scorso anno la IATA ha collaborato insieme a British Airways per testare il primo volo internazionale con identità digitale completamente integrata, su un tragitto da Heathrow  a Roma Fiumicino. In quel caso, un passeggero di prova ha volato utilizzando esclusivamente la propria identità digitale, conosciuta come W3C Verifiable Credential. Passaporto, visto e biglietto elettronico erano stati quella volta memorizzati su di un portafoglio digitale e successivamente verificati tramite riconoscimento biometrico.

Negli Stati Uniti, invece, sembra che si sia rimasti un po’ indietro, ma non del tutto: infatti, la Dogana e Protezione delle Frontiere ha implementato la biometria inizialmente nelle zone di arrivo dei suoi 96 aeroporti internazionali, con 53 sedi che dispongono della tecnologia biometrica anche nei gate di partenza.

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Visitare la N Seoul Tower e ammirare la capitale della Corea dall’alto

Non sono poche, nel mondo, le grandi città che si possono ammirare dall’alto. Spesso, i grandi nuclei urbani o le capitali possono vantare delle torri di costruzione decisamente moderna, dall’alto delle quali si gode un panorama a dir poco invidiabile. Seoul, la capitale della Corea del Sud, non fa eccezione e la sua N Seoul Tower è una di quelle attrazioni che non possono essere tralasciate durante un periodo breve o lungo alla scoperta di questa nazione asiatica sempre interessante per motivi di ogni genere, dal K pop fino alla gastronomia.

Come organizzarsi per salire sulla N Seoul Tower? Ecco qualche consiglio.

Dove si trova la N Seoul Tower e come raggiungerla

Visitando Seoul, non mancherai di notare molti parchi pubblici. Uno di essi è porta addirittura il nome di un monte. Si tratta del Namsan Mountain Park, dove si trova proprio la N Seoul Tower, oltre a un altro numero cospicuo di attrazioni cittadine, come un osservatorio astronomico o un giardino botanico molto interessante. La torre si può raggiungere in vari modi.

La cosa importante è arrivare in prossimità del parco che la contiene. Se viaggi in auto, sappi che dovrai parcheggiare la tua macchina ai margini del parco. Per salvaguardare la natura e l’ecosistema di quel luogo, solo il trasporto pubblico è ammesso nell’area interna al parco. Per questo motivo, troverai degli shuttle bus che potranno portarti dai parcheggi alla torre o in altre aeree del parco stesso.

Salire sulla N Seoul Tower: quanto costa e dove prendere il biglietto

Questa torre moderna è oggi un’attrazione turistica molto gettonata e conviene sempre organizzarsi in anticipo per acquistare i biglietti, soprattutto se si vuole arrivare sulla piattaforma panoramica in orari speciali come, per esempio, quello del tramonto. La N Seoul Tower è aperta 365 giorni all’anno e l’orario di accesso dipende da cosa si vuole fare o vedere una volta lì.

Questo luogo, come spiegheremo tra poco, è un collettore di ristoranti e negozi con orari diversi. Per quanto riguarda la piattaforma di osservazione, è normalmente aperta dalle 10 del mattino fino alle ore di buio. Chiude, infatti, tra le 21.30 e le 23, a seconda dei giorni. Per raggiungere il punto di osservazione si paga un biglietto di 21’000 won, che sono circa 14€. Sono previste delle riduzioni per bimbi o per anziani oltre una certa età.  Prendere il biglietto online è la cosa migliore per garantirsi l’accesso.

La storia della N Seoul Tower

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La N della N Seoul Tower

Caratteristiche e storia della N Seoul Tower

Qual è la storia di un’attrazione simile? La N Seoul Tower venne progettata alla fine degli Anni ’60 e venne pensata per essere, al pari della Fehrnseheturm di Berlino, uno strumento per le trasmissioni televisive. Ci misero un po’ di tempo a costruirla e venne inaugurata all’inizio degli Anni ’80, mantenendo la sua funzione di trasmissione ma diventando fin da subito un luogo da visitare durante un viaggio in Corea o per gli abitanti della capitale stessa. All’inizio della sua vita, si chiamava semplicemente Seoul Tower.

Nel 2005 venne rinnovata e le venne aggiunta quella N per indicare “new”, “nature” e Namsan, ovvero l’area in cui si trova. Questa torre, nel 2018 è entrata a far parte dei monumenti di “Seoul’s Future Heritage”, una speciale lista voluta dall’amministrazione dell’area metropolitana della capitale per raggruppare i monumenti contemporanei importanti per tutta la capitale della Corea del Sud. Serve ancora come antenna per le vie di comunicazione? Assolutamente sì ed è ben lungi da smettere in questo suo servizio pubblico.

A livello di caratteristiche strutturali, questa torre raggiunge un’altezza complessiva di 479,7m, ottenuti sommando la misura della torre più quella del punto del parco in cui si trova. Attualmente è il secondo edificio più alto da ammirare visitando Seoul, dopo la Lotte World Tower, un grattacielo di 554 metri, il cui osservatorio è posto 486 metri, ovvero circa sei metri in più della N Seoul Tower.

Cosa fare visitando la N Seoul Tower in Corea del Sud

Questa torre è racchiude un vero e proprio mondo di cose da fare durante il tuo viaggio a Seoul. Al suo interno potrai mangiare, fare shopping o, addirittura, assistere a spettacoli.

Iniziando dalla gastronomia, sono molti i viaggiatori che si recano nei paesi asiatici per gustare le specialità locali. La cucina coreana è sempre più apprezzata e, all’interno della N Seoul Tower potrai trovare ristoranti di ogni genere e per ogni gusto. Molti di essi, proprio perché all’interno di questa attrazione della capitale, sono spesso presi d’assalto. Se la tua visita corrisponde all’orario di un pasto, è consigliato prenotare. Per poter accedere ai ristoranti della N Seoul Tower non è richiesto alcun biglietto ma si pagherà direttamente il normale conto del proprio pranzo o della propria cena.

Ci sono anche alcuni negozi dentro la torre e sono quasi tutti di souvenir di Seoul o della Corea. Non manca un supermercato e un centro di informazioni turistiche, molto utile per chi si trova lì per la prima volta. La struttura della torre è completamente accessibile ed è pronta ad accogliere anche chi ha problemi di deambulazione.

Le Luci della N Seoul Tower in Corea del Sud

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Le Luci della N Seoul Tower

Le luci della N Seoul Tower

Uno dei motivi più frequenti per recarsi in questo parco per restare a guardare la torre dall’esterno, anche dopo essere saliti alla piattaforma di osservazione ed essere tornati con i piedi per terra. Perché? Il mistero è presto svelato: la torre possiede migliaia di Led di molti colori diversi, pronti a creare degli splendidi motivi luminosi, non appena cala il buio. Gli spettacoli delle luci della N Seoul Tower sono affascinanti e coinvolgenti e sono sempre diversi, a seconda del momento dell’anno, di eventuali festività mondiali o coreane o in base a eventi particolari.

Una curiosità per i viaggiatori romantici

La N Seoul Tower è considerata, soprattutto dai coreani, come uno dei luoghi più romantici della capitale. Non è raro, infatti, arrivare al piano della piattaforma di osservazione e trovare qualcuno intento in una proposta di matrimonio, con tanto di ginocchio posato a terra e anello tra le mani. Per questo motivo, il negozio di souvenir della torre vende delle stampe e oggetti personalizzati, creati apposta per chi fa la proposta in quel luogo così speciale. All’esterno della torre, tra le altre cose, c’è un luogo designato appositamente per agganciare il proprio lucchetto o lasciare dei messaggi d’amore. Stai pensando a un viaggio per fare la tua proposta di matrimonio o per giurare amore eterno a qualcuno? Magari la N Seoul Tower è il luogo che fa per te.

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L’Amerigo Vespucci arriva in Giappone: il tour intorno al mondo della nave Made in Italy

L’Amerigo Vespucci, l’iconica nave scuola della Marina Militare italiana e simbolo del Made in Italy, farà tappa a Tokyo per la prima volta nei suoi 93 anni di storia: arriverà, infatti, nella capitale giapponese il 25 agosto, nel contesto di un tour mondiale avviato l’anno scorso, e vi rimarrà fino al 30 agosto.

Ad affiancare il leggendario veliero, sarà il “Villaggio Italia“, una mostra itinerante delle eccellenze italiane promossa per valorizzare l’arte, la cultura, la musica, il patrimonio enogastronomico, il cinema, la tecnologia e la ricerca scientifica del Belpaese. Tra i protagonisti figurano l’Italian Opera Academy del maestro Riccardo Muti, i musicisti dell’Accademia Teatro alla Scala, l’opera “David” dell’artista Jago, il cinema italiano in collaborazione con la Mostra del Cinema di Venezia, la Banda Musicale della Marina Militare, e i celebri vini rappresentati da Verona Fiere – Vinitaly, Regione Piemonte e Consorzio Piemonte Land of Wine.

La tappa giapponese dell’Amerigo Vespucci

Il tour del Vespucci e del Villaggio Italia toccherà 28 Paesi in cinque continenti, portando in giro per il mondo i valori e la bellezza del patrimonio italiano. Questo progetto ha avuto un forte impulso da parte del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che sarà a Tokyo per presenziare all’inaugurazione del Villaggio il 26 agosto e per partecipare a una conferenza sulla “Blue and Space Economy” il 29 agosto, organizzata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dalla Marina Militare e dall’Aeronautica Militare.

Inoltre, il Villaggio Italia sarà il palcoscenico ideale per presentare le iniziative italiane in preparazione all’Expo 2025 di Osaka. Durante l’evento, l’ambasciatore Mario Vattani, commissario generale per l’Italia all’Expo, offrirà un’anteprima dei contenuti del Padiglione Italia.

Alla cerimonia di inaugurazione parteciperanno diverse personalità di spicco. Oltre al ministro della Difesa italiano Crosetto, interverranno il suo omologo giapponese Minoru Kihara e l’ambasciatore d’Italia in Giappone, Gianluigi Benedetti. Tra gli altri ospiti vi saranno Luca Andreoli, amministratore delegato di Difesa Servizi, la società del ministero della Difesa responsabile dell’iniziativa, e il capitano di vascello Giuseppe Lai, comandante dell’Amerigo Vespucci.

La cerimonia vedrà anche la presenza del viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, del sottosegretario di Stato alla Difesa Matteo Perego di Cremnago, dell’ammiraglio di squadra Enrico Credendino, capo di Stato Maggiore della Marina Militare, e di Matteo Zoppas, presidente di Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.

La conferenza stampa del Padiglione Italia

Giovedì 29 agosto, presso il Villaggio Italia, si svolgerà la conferenza stampa intitolata “Navigando verso Expo 2025 Osaka: bellezza ed eccellenza italiane dalla tradizione all’innovazione”. Durante l’evento, verranno presentati i dettagli sui contenuti del Padiglione Italia per Expo 2025, con la partecipazione di rappresentanti di alto profilo sia italiani che giapponesi, insieme a figure chiave delle principali istituzioni internazionali coinvolte nell’Esposizione Universale.

Tra i relatori principali figurano Mario Vattani, commissario generale per l’Italia all’Expo 2025 di Osaka; Hanako Jimi, ministro per l’Expo 2025 di Osaka; Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy; Dimitri Kerkentzes, segretario generale del Bureau International des Expositions (BIE); Hiroyuki Ishige, segretario generale dell’Associazione Giapponese per l’Expo; e Koji Haneda, commissario generale dell’Expo.

Uno straordinario tour di portata mondiale

Durante la sosta a Tokyo, sarà possibile visitare l’Amerigo Vespucci, mentre il Villaggio Italia offrirà una vasta gamma di iniziative, tra cui convegni, conferenze, concerti ed esposizioni artistiche.

Dopo Tokyo, il tour mondiale del veliero proseguirà con le seguenti tappe: Darwin, in Australia, dal 4 al 7 ottobre; Singapore, dal 24 al 28 ottobre; Mumbai, in India, dal 28 novembre al 2 dicembre; Doha, in Qatar, dal 18 al 21 dicembre; Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, dal 23 al 26 dicembre; e infine Jeddah, in Arabia Saudita, dal 20 al 24 gennaio 2025.

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Le centrali nucleari cinesi diventano attrazioni turistiche

La Grande Muraglia, l’affascinante Città Proibita e ancora la zona montuosa e i grandi corsi di acqua di Guilin: insomma, la Cina è un Paese vastissimo, ricco di cose da fare, luoghi da vedere, uno diverso dall’altro e pronto a conquistare il viaggiatore al primo sguardo. Eppure, avevate mai pensato di visitare una centrale nucleare in Cina?

Scopriamo insieme i dettagli del curioso progetto del China General Nuclear Power Group che prevede la possibilità di prenotare online una visita a una delle centrali nucleari aderenti all’iniziativa, per scoprire tutto sul nucleare e sfatare miti, leggende e paure riguardanti questa speciale fonte di energia che ancora oggi desta tantissimi dubbi nei territori in cui è presente.

Visitare le centrali nucleari cinesi

Tra le bizzarrie che vengono dal grande e straordinario Paese asiatico, spesso un passo avanti al resto del mondo, c’è anche quella di aprire le centrali nucleari al pubblico a scopo turistico. In realtà, l’obiettivo principale di questa iniziativa da parte della Cina è di nobile intenzione, ovvero, si tratta di un’apertura delle centrali nucleari del Paese ai visitatori per scopi puramente scientifici e divulgativi.

Dayawan, la centrale nucleare commerciale maggiore della Cina, è stata tra le prime ad aprire al turismo come attrazione: la realizzazione di questa centrale nucleare risale al 1987, ma è diventata aperta al pubblico per queste insolite visite nel 2013. Infatti, alcune centrali nucleari cinesi del China General Nuclear Power Group (CGN) sono appunto state inserite in uno speciale sistema di prenotazione turistica online tra queste attrazioni insolite.

Questo sistema di prenotazione sul web prevede di fissare l’appuntamento del visitatore tramite l’account ufficiale del China General Nuclear Power Group oppure su WeChat (app di messaggistica usata maggiormente dai cinesi) tramite l’opzione “core walk” che permette di effettuare prenotazioni individuali o per gruppi di persone.

Il CGN ha anche già lanciato il suo primo Libro Bianco sul turismo nelle centrali nucleari: l’azienda ha a cuore il fatto che i cittadini possano essere informati e acculturati sulla scienza dell’energia nucleare, diventando consapevoli dei benefici che essa apporta al Paese e meno timorosi sui rischi della rete nucleare nel territorio. Per la Cina, dunque, questa mossa turistica rappresenta davvero un modo per fare didattica sulla scienza del nucleare e rassicurare quelle persone che ancora oggi storcono il naso dinanzi alla presenza delle centrali nucleari sul territorio.

Fino ad oggi, questa iniziativa turistica ha portato oltre 1 milione di visitatori alle centrali nucleari della Cina: un numero abbastanza elevato (e inizialmente del tutto inaspettato).

Quali sono le centrali nel progetto

Le centrali nucleari visitabili ad oggi tramite prenotazione online sono nove e tra queste vi sono quelle di Guangxi – il Fangchenggang Nuclear Power Plant – e della provincia di Fujian, il Ningde Nuclear Power Plant. Si tratta comunque di un progetto che mette in mostra ancora una volta la volontà da parte del governo cinese di portare avanti numerose iniziative per ciò che concerne il triste fenomeno del cambiamento climatico: vittima di uno smog che a Pechino tocca livelli inimmaginabili, la Cina sta perseguendo un obiettivo di emissioni pari a zero da realizzare entro l’anno 2060.