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Srinagar, la città galleggiante che sembra uscita da una fiaba

L’India è un Paese suggestivo, ricco di affascinanti contrasti. Questa splendida terra si distingue per la fusione di panorami mozzafiato, una cultura vibrante e tradizioni millenarie.

Dalle maestose vette innevate dell’Himalaya ai meravigliosi deserti aridi del Rajasthan, la bellezza naturale dell’India lascia senza fiato. Ogni angolo racconta una storia, dalla spiritualità dei luoghi sacri all’energia frenetica dei suoi bazar. Visitare l’India è molto più di un semplice viaggio, è un’esperienza che stimola tutti i sensi, un’immersione profonda in una cultura antica e affascinante che lascia un’impronta indelebile nel cuore di coloro che la scoprono.

Situata nel territorio dell’Unione di Jammu e Kashmir, si trova una città incredibile che vale assolutamente la pena scoprire: Srinagar. Chiamata anche la “Venezia d’Oriente“, è una deliziosa cittadina famosa per i suoi laghi incantevoli e le pittoresche case galleggianti.

Grazie alla sua bellezza e alla sua atmosfera tranquilla, Srinagar regala un viaggio indimenticabile e si distingue come una delle mete turistiche più amate dell’India.

Srinagar, il fascino incontaminato del Kashmir

Srinagar Lago Del

Fonte: iStock

Shikara sul Lago Del, Srinagar, India

Situata nella regione del Kashmir, nel subcontinente indiano, Srinagar è una città dal fascino raro. Affacciata sulle rive del fiume Jhelum, è celebre per i suoi edifici storici, le alte montagne, i prati verdi lussureggianti e i corsi d’acqua interconnessi. Ogni scorcio regala paesaggi da cartolina che catturano l’attenzione al primo sguardo.

Il cuore pulsante di Srinagar è senza dubbio il lago Dal. Pacificamente posizionato ai piedi del maestoso monte Shridhara, questo luogo si estende su una superficie di 26 chilometri quadrati ed è una vera e propria oasi naturale. Le montagne circostanti si riflettono nitidamente sulla superficie dell’acqua, creando un suggestivo effetto specchio che amplifica ulteriormente la loro maestosità.

Intorno ad esso, la città si sviluppa in un intricato labirinto di laghi minori e canali, che contribuiscono a creare un paesaggio unico e imperdibile. Su queste acque placide abbondano le famose shikara, le tradizionali gondole dipinte con colori vivaci e ornate di fiori, diventate un’icona della città, un modo unico e romantico per esplorare Srinagar e i suoi meravigliosi dintorni.

Una delle attività da non perdere è visitare il mercato galleggiante che offre un’immagine autentica della vita quotidiana del luogo. Mentre si naviga tra le bancarelle, si può osservare la gente del posto gestire i suoi affari, vendendo prodotti di artigianato locale, frutta fresca, verdura e fiori. È un luogo ideale per fare shopping: qui si possono acquistare i famosi scialli kashmiri ricamati a mano, i tappeti intricatamente tessuti, i gioielli tradizionali e una varietà di souvenir.

I Giardini di Srinagar: un viaggio tra i colori e i profumi dell’India

Srinagar offre anche un tesoro naturale di grande valore: i suoi storici parchi e giardini, realizzati durante il regno dell’Imperatore Mughal. Queste preziose oasi di verde sono situate appena fuori città e offrono una vista spettacolare sul lago Dal.

Con le loro geometrie perfette, i vivaci giochi d’acqua e gli alberi in fiore, sono un vero spettacolo per gli occhi e uniscono l’estetica architettonica alla bellezza incantevole della natura, regalando un capolavoro artistico unico.

Il Giardino di Shalimar è senza dubbio il più celebre. Con i suoi platani maestosi che si ergono come le colonne di una cattedrale gotica e le acque cristalline delle sue vasche, fontane e cascate che scorrono attraverso un sofisticato sistema di terrazze, incanta tutti i visitatori.

L’Indira Gandhi Memorial Tulip Garden è un altro luogo incantato, che sembra uscito da una fiaba. È il più grande giardino di tulipani di tutta l’Asia e sorprende con la sua meravigliosa varietà di fiori dai colori vivaci e brillanti. Ogni angolo cattura lo sguardo con un’esplosione di colore: rosso, giallo, rosa, viola e bianco. Oltre ai magnifici tulipani, il giardino ospita anche rose, giacinti e narcisi, creando un mosaico floreale di rara bellezza. È importante ricordare, tuttavia, che i tulipani sbocciano soltanto durante i mesi di marzo e aprile. Quindi, se volete assistere a questo straordinario spettacolo della natura, è consigliabile pianificare il vostro viaggio in quel periodo.

Srinagar giardino dei tulipani

Fonte: iStock

Il più grande giardino di tulipani dell’Asia, Srinagar, India
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Dal 2024 imbarco senza passaporto: dove e perché

È il migliore aeroporto del mondo e, dal 2024, consentirà ai passeggeri di imbarcarsi senza dover presentare più volte il passaporto per un “processo più fluido e conveniente”.

Si tratta dell’aeroporto di Singapore che, proprio a partire dal prossimo anno, introdurrà un sistema automatizzato che eliminerà la prassi del controllo passaporto ai check-in, agli imbarchi per salire a bordo degli aerei e anche ai controlli immigrazione.

Al via la tecnologia biometrica

Come funzionerà nella pratica l’innovazione dell’aeroporto di Changi?

Saranno utilizzati i dati biometrici dei passeggeri che andranno ad agevolare le operazioni di riconoscimento.

Ad annunciarlo, nel corso di una sessione parlamentare durante la quale sono state approvate varie modifiche alla Legge sull’Immigrazione nel Paese, la ministra delle Comunicazioni Josephine Teo: “Singapore sarà uno dei primi paesi al mondo a introdurre il controllo immigrazione automatizzato senza passaporto“.

Tuttavia, non è una novità dell’ultima ora: la tecnologia biometrica (insieme al software di riconoscimento facciale) è già in uso in parte dell’aeroporto, in particolare presso le corsie automatiche dei punti di controllo immigrazione.

Eppure, i cambiamenti che partiranno dal 2024 si annunciano come rivoluzionari poiché, come ha sottolineato Teo, “ridurranno “la necessità per i passeggeri di presentare ripetutamente i loro documenti di viaggio nei punti di controllo e consentiranno un processo più fluido e conveniente“.

La biometria andrà a offrire un “token unico di autenticazione“, ovvero un oggetto digitale che include tutte le informazioni indispensabili quando si viaggia, quali data e luogo di nascita, nome e cognome, la fisionomia del volto, e tutte le voci riportate all’interno dei passaporti e delle carte d’identità.

Così facendo, servendosi del solo riconoscimento facciale sarà possibile accedere a tutti i dati che, finora, vengono visionati dall’operatore addetto ai controlli pre-imbarco.

Il passaporto? Non va comunque dimenticato

Indubbiamente, la tecnologia biometrica promette un vero e proprio “salto di qualità” per i passeggeri che dovranno imbarcarsi, snellendo una fase che si presenta spesso critica, lunga e noiosa.

Se il passaporto si appresta quindi ad “andare in pensione” non va comunque dimenticato a casa. Infatti, l’innovazione riguarderà per il momento soltanto l’aeroporto di Changi: dovendo rientrare da un altro Stato asiatico o da altre zone del mondo continuerà a essere indispensabile.

L’Aeroporto di Changi, il migliore al mondo

Guardando a un futuro ricco di novità, lo scalo di Singapore conta di tornare ai livelli pre-pandemici di traffico passeggeri e aereo.

Non dimentichiamo che è da sempre uno dei più trafficati a livello globale, poiché serve oltre 100 compagnie aeree che raggiungono più di 400 città sparse in più di 100 nazioni: basti pensare che, solo nel mese di giugno 2023, sono transitati 5,12 milioni di passeggeri e che, nel 2019, aveva raggiunto il record di 68,3 milioni di passeggeri internazionali.

E poi, a marzo 2023, la nomina, per la dodicesima volta, a “miglior aeroporto del mondo” da parte della Società di Ricerca londinese Skytrax: l’ambito riconoscimento è stato conferito in occasione della cerimonia dei World Airport Awards 2023, che si è tenuta presso il Passenger Terminal Expo di Amsterdam.

Ma non è tutto: Changi ha ricevuto il premio anche come migliore in Asia, migliore al mondo per i ristoranti in aeroporto, e migliore per i servizi per il tempo libero.

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Bali: dormire in un castello di bambù che sembra uscito da una fiaba

Come ve la immaginate, voi, la vacanza dei sogni? Forse come un’avventura dalle entusiasmanti scoperte, o come un’esperienza sensoriale e rilassante. Probabilmente in un paradiso terrestre oppure in una destinazione dove la natura prospera grandiosa e incontaminata. Forse in un luogo vista mare o in una foresta tropicale e lussureggiante, ma sicuramente all’insegna della pura beatitudine.

Ananda, che in sanscrito vuol dire “pura beatitudine”, è proprio questo, un’esperienza unica al mondo che tutti i viaggiatori dovrebbero vivere e condividere almeno una volta nella vita. Un alloggio delle meraviglie incastonato in una scenografia naturale unica, quella della foresta tropicale che si snoda sopra il sacro fiume Ayung, ad Abiansemal.

Proprio qui, nella Reggenza di Badung, a Bali, è possibile dormire nella Ananda House, un castello di bambù, immerso nella natura, che sembra uscito da una fiaba.

Un alloggio da fiaba a Bali

Raggiungere Bali, attraversare le montagne vulcaniche ricoperte di boschi, visitare le risaie, la barriera corallina e i siti sacri, come il suggestivo tempio di Uluwatu, è una di quelle esperienze da vivere e da condividere almeno una volta nella vita. Non è un caso che, l’isola indonesiana, sia diventata con gli anni una destinazione popolare tra i viaggiatori di tutto il mondo.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime e tutte sono destinate a incantare, ma se è un’esperienza unica che volete vivere una volta raggiunta l’isola, il consiglio è quello di pernottare all’interno dell’Ananda House.

Ananda in sanscrito vuol dire “pura beatitudine”, non si tratta di un semplice alloggio, ma di un sogno a occhi aperti che trasporta i viaggiatori nella favola più bella. Questa residenza, infatti, è incastonata in una foresta tropicale e verdeggiante ed è realizzata completamente in bambù. Un vero e proprio paradiso terrestre dove i viaggiatori possono riscoprire tutta la bellezza di Madre Natura.

Ananda House, dormire in un paradiso terrestre

Fonte: IBUKU / mediadrumworld.com / IPA

Ananda House, dormire in un paradiso terrestre

Dormire in un castello di bambù

Per raggiungere questa dimora fatata, che per forme, lineamenti e dimensioni richiama proprio un castello incantato, dobbiamo raggiungere il piccolo e verdeggiante villaggio balinese di Bone. Qui gli artigiani locali, uniti da un grande sogno condiviso, hanno realizzato una dimora utilizzando solo il bambù. Il materiale caratterizza ogni ambiente della residenza, dalle pareti interne alla struttura esterna, passando per gli utensili e l’arredamento.

Il risultato è un’edificio pregno di vita, uno dei più suggestivi esempi di convivenza tra l’attività umana e il pianeta. Persino i materiali di assemblaggio sono completamente naturali: i chiodi e le viti sono stati sostituiti da migliaia di picchetti di bambù.

Il castello è il cuore pulsante del Green Village, un villaggio popolato da persone provenienti da ogni parte del mondo che qui ha scelto di restare per vivere in totale armonia con la natura. Situato a soli 10 minuti da Ubud, questo piccolo insediamento comprende 13 ville costruite completamente in bambù. Tra queste anche l’Ananda House.

Il castello può essere prenotato tramite Airbnb e comprende tre edifici separati e spettacolari: il Guest Pavilion, il Master Pavilion e il Bali Living Pavilion. Tutte le camere offrono una vista privilegiata sul sacro fiume Ayung e sul giardino tropicale che circonda l’edificio. Completano l’offerta una piscina di acqua salata e una cascata.

Ananda House, la residenza di bambù a Bali

Fonte: IBUKU / mediadrumworld.com / IPA

Ananda House, la residenza di bambù a Bali
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Le foto della raccolta delle ninfee sono un omaggio alla bellezza della natura

Mentre tutti ci prepariamo all’imminente arrivo dell’autunno, e ad assistere all’ultimo grande spettacolo di Madre Natura prima di ritirarsi in un lungo e profondo letargo, qualcosa di meraviglioso sta accadendo dall’altra parte del mondo.

A Satla, un piccolo villaggio situato a circa 60 chilometri dalla città di Barishal, in Bangladesh, è iniziata ufficialmente la raccolta delle ninfee, anche conosciute con il nome di Shapla. Si tratta di un evento molto importante, nonché di una tradizione che coinvolge tutti gli abitanti. Questo fiore, infatti, è considerato il simbolo nazionale del Paese.

In questi giorni, gli esemplari sono sbocciati in tutta la loro bellezza trasformando le acque del canale locale, conosciuto col nome di Lal Shapla Beel, in un tappeto fiorito dalle mille sfumature di rosa. La raccolta è già cominciata, come confermano le istantanee che raffigurano gli agricoltori a lavoro, e fa sognare il mondo intero.

Satla, il villaggio che si tinge di rosa

Ci troviamo in Bangladesh, sul Golfo del Bengala, nel Paese dei fiumi e della fitta vegetazione, delle foreste di mangrovie e delle tigri, dei mercati galleggianti, dei santuari, dei cibi e delle tradizioni. Intriso di fascino e cultura, il Paese è ancora poco battuto dal turismo di massa, ma si configura come una destinazione perfetta per tutti gli avventurieri dallo spirito indomito e curioso.

I luoghi da raggiungere sono tantissimi, altrettante le soste per immergersi completamente nella cultura locale e toccare con mano le tradizioni del Paese. Ma se è a qualcosa di unico e straordinario che volete assistere, allora questo è il momento perfetto per raggiungere il piccolo villaggio di Satla.

Fuori dalle più popolari roadmap di viaggio, questo villaggio è situato a 60 chilometri da Barishal, capoluogo dell’omonima divisione. Qui, durante l’anno, il canale che costeggia il territorio si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo unico firmato da Madre Natura: la nascita delle ninfee. Sempre qui, tra agosto e ottobre, comincia la raccolta di questi fiori dal fascino unico da parte degli agricoltori locali. Le foto che testimoniano questo evento sono state diffuse e sono un omaggio alla bellezza della natura.

La raccolta delle ninfee in Bangladesh

Il villaggio di Satla, che sorge su una zona paludosa, è il luogo migliore per avvistare e fotografare le ninfee. Il canale che costeggia il territorio, infatti, si trasforma in un tappeto rosa di immensa bellezza che si perde a vista d’occhio. Uno spettacolo unico, questo, che da sempre affascina viaggiatori e fotografi.

I fiori acquatici iniziano a danzare sulla superficie dell’acqua diventando i protagonisti di un paesaggio unico e quasi fiabesco incorniciato dalla macchia verde che si snoda intorno al villaggio.

La raccolta di questi esemplari, che sono il simbolo dell’Intero Paese, coinvolge quasi tutti gli abitanti di Satla che è uno dei maggiori fornitori di ninfee del Bangladesh. I fiori, che hanno diverse proprietà e benefici, vengono consumati a tavola, ma anche utilizzati nel trattamento di varie patologie.

Quando arriva il momento, decine di agricoltori salgono a bordo delle loro barche di legno per navigare il canale, che si estende per quasi 50 chilometri, e per raccogliere le ninfee. Le fotografie che ritraggono l’operazione mostrano una coreografia di immensa bellezza: le barche si dispongono in cerchio, in maniera ordinata, mentre gli agricoltori si tuffano in acqua per raccogliere a mano i fiori.

Uno spettacolo unico e senza eguali, questo, che può essere ammirato solo nel villaggio di Satla.

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Tetouan, la città bianca del Marocco

A una sessantina di chilometri da Tangeri, nel nord del Marocco, abbaglia la candida città di Tetouan, nella fertile Valle del Martil, vivace porto noto per la sua Medina, Patrimonio UNESCO dal 1997, tra le meglio conservate del Paese.

Una località a dir poco splendida, una “colomba bianca” che sa incantare e trasportare in un’atmosfera tutta da vivere e da scoprire, lungo le sue stradine imbiancate a calce tra bancarelle, mercati e colorati portali ad arco.

Seppur ancora meno gettonata di Casablanca o Marrakech, Tetouan offre accattivanti punti di interesse ed è agevolmente visitabile anche con una giornata a disposizione.

Cosa vedere a Tetouan, la bianca città del Marocco

La prima tappa quasi obbligata è, senza dubbio, l’affascinante Medina Patrimonio UNESCO, un candido dedalo di stretti vicoletti dove perdersi senza fretta e ammirare, a ogni passo, un nuovo scorcio.

Si tratta di uno dei migliori esempi di città storiche dell’VIII secolo, delimitata da mura sui tre lati, dotata di sette porte e custode di ben trentasei edifici sacri tra santuari e moschee.

Qui, inoltre, sono vivaci e numerosi i caratteristici mercati (souk) con bancarelle che espongono qualsiasi tipologia di prodotto: dalle pescherie, al pollame, al cibo di strada fino alla pelletteria e alle decorazioni.

Di contro, altrettanto affascinante è il quartiere spagnolo l’Ensanche, così differente dai labirinti della Medina, con le strade disposte a griglia: dopo una passeggiata lungo la via principale Mohamed V, da non perdere sono il Museo Archeologico (che illustra la storia preistorica e pre-islamica del Marocco), il Museo di Arte Contemporanea e la vivace Piazza Mulay Mehdi con bar, rotonda ombreggiata da palme e la caratteristica chiesa gialla di Nuestra Señora de las Victorias.

Nelle vicinanze, ecco poi un’oasi di ombra e relax nel cuore della città, ovvero i Giardini dell’Eixample, con panchine, sentieri curati, alberi, statue, fiori e una ricca vegetazione.

Ma non è tutto.

Tra la Medina e l’Ensanche, da non perdere è Piazza Hassan II, dove spiccano particolari fari Art Noveau, verdi e bianchi, e soprattutto il Palazzo Reale, edificato nel XVII, la storica residenza del sultano, tra gli esempi più pregevoli di architettura moresca del mondo con splendidi giardini, fontane, cortili, e una meravigliosa porta d’ingresso.

Il fascino dei dintorni

Se Tetouan è un gioello del nord Marocco, i suoi dintorni non sono da meno: avrete, così, l’opportunità di conoscere una vasta gamma di città e paesi che completeranno al meglio la vostra esperienza di viaggio.

Da citare, ad esempio, è il piccolo paese costiero di M’diq, a una ventina di minuti d’auto, meta estiva per eccellenza con la lunga spiaggia che fiancheggia il lungomare ricco di bar e ristoranti.

A un’ora e mezza, invece, merita una sosta il suggestivo villaggio blu di Chefchaouen con le stradine dipinte su cui si affacciano deliziosi negozietti. Imperdibile la spettacolare Kasbah, fortezza davvero ben conservata.

Ancora, da ammirare sono Tangeri, sullo stretto di Gibilterra, dal centro storico che si snoda tra stradine bianche e blu, souk, monumenti e le bellissime spiagge, e Ceuta, città autonoma spagnola a una quarantina di chilometri, con notevoli attrazioni quali, ad esempio, Plaza de África, Plaza de Armas delle Mura Reali o Monte Hacho e la Casa de los Dragones sul Paseo de Camoens.

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Questa antica medina è un museo a cielo aperto

Il Marocco, perla del Nordafrica, è una destinazione ricca di mistero e di fascino con una miscela vibrante di culture, paesaggi mozzafiato e città storiche. Questa terra custodisce luoghi preziosi cristallizzati nel tempo, che regalano uno scorcio sulla sua storia antica.

Con i palazzi intricatamente decorati, i villaggi berberi arroccati sulle montagne e i mercati colorati e rumorosi, il Paese conserva un forte legame con le sue radici e le sue tradizioni, un ponte tra l’antico e il nuovo, tra l’Oriente e l’Occidente.

Alcune delle sue meraviglie più notevoli, sono le medine labirintiche, cuore pulsante dell’autentica vita cittadina. Tra queste, Fès el-Bali, riconosciuto come Patrimonio dell’UNESCO, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. L’eco del passato risuona in ogni angolo, permettendo di immergersi totalmente nella cultura marocchina.

Fès-el-Bali, viaggio nel cuore autentico del Marocco

Fes Morocco

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Moschea Al-Qarawiyyin, Fes in Morocco

Fès el-Bali è la parte più antica di Fès, una delle città imperiali del Marocco. Fondata come capitale della dinastia Idriside tra il 789 e l’808 d.C., è uno dei quartieri storici meglio conservati dell’epoca medievale araba.

Circondato da imponenti mura difensive e bastioni, è un vero e proprio labirinto urbano. Composta da circa 9.000 vicoli tortuosi, la città è divisa in ben 300 quartieri distinti, ciascuno con la propria personalità unica.

Il suo fascino risiede nella sua ricca storia che si respira passeggiando per i suoi vivaci souk, nei quali i commercianti locali offrono una vasta scelta di prodotti tradizionali, dal pregiato artigianato in tappeti e ceramiche fino ai gioielli preziosi.

Immerso nel cuore pulsante di Fès el-Bali, ti troverai circondato da una sinfonia di colori e profumi. Ceramiche vivaci colorano ogni angolo, mentre una vasta selezione di spezie, dalle più comuni alle più esotiche, rilasciano nell’aria un bouquet di aromi irresistibili che ti avvolge e ti rapisce.

Uno dei punti d’interesse più rinomati è la Medersa Bou Inania. Costruita tra il 1351 e il 1358, questa antica scuola islamica rappresenta un sorprendente esempio di architettura Marinid. Le sue meravigliose piastrelle e l’atmosfera rilassante che pervadono l’edificio creano una vera e propria oasi di tranquillità.

Anche le costruzioni storiche sono rimaste sorprendentemente simili a com’erano secoli fa. Le madrasas, gli hammam e le moschee si ergono ancora maestosamente nel panorama cittadino. Molti di questi sono stati restaurati con cura e trasformati in incantevoli alberghi o ristoranti, per regalare ai visitatori un’esperienza autentica dell’ospitalità marocchina.

Bab Bou Jeloud, la Porta Azzurra di Fès

Per poter vivere appieno l’esperienza di Fès el-Bali, ti consigliamo di affidarti a una guida esperta o, se preferisci, di partecipare a un’emozionante escursione organizzata. La Medina, infatti, è un vero e proprio labirinto di stradine strette in cui ci si può facilmente perdere.

E quale modo migliore per iniziare il viaggio se non attraverso la sua porta più iconica, Bab Bou Jeloud? Inaugurata nel 1913, la Porta Blu è molto di più di un semplice ingresso alla città. Questo straordinario capolavoro architettonico è un vero simbolo della città, che incanta i visitatori con la sua bellezza senza tempo.

Al primo sguardo, affascina con il suo azzurro intenso che brilla verso la Medina, mentre un verde smeraldo splende sul lato opposto, rispettivamente i colori tradizionali di Fès e dell’Islam. Le intricate piastrelle di ceramica, conosciute come zellige, adornano la porta, creando complesse trame geometriche e arabeschi, un autentico spettacolo per gli occhi. Questa tecnica decorativa rappresenta una peculiarità dell’architettura tipica marocchina e andalusa.

Ma Bab Bou Jeloud non è soltanto bella da vedere. È anche un punto d’osservazione privilegiato. Salendo le scale che conducono alla sommità della porta, potrai ammirare una vista panoramica sulla Medina e sulle colline circostanti. È un luogo perfetto per scattare foto indimenticabili o semplicemente per osservare il paesaggio.

L’atmosfera qui è semplicemente incantevole. Potrai scoprire i numerosi caffè, ristoranti e negozi che offrono una vasta selezione di prodotti locali. Un luogo ideale per prendersi una pausa, assaporare un delizioso tè alla menta o gustare un piatto di couscous, immergendoti completamente nell’atmosfera unica di Fès.

Blue Gate, Fès

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Bab Bou Jeloud, Fès, Marocco
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Asia Gerusalemme Notizie Viaggi

Una scoperta senza precedenti: un anfiteatro romano color rosso sangue

In Israele c’è un posto molto importante per motivi religiosi, storici e geografici. Non si tratta di Gerusalemme, come si potrebbe facilmente pensare, ma di un luogo che pochi conoscono e dove, proprio di recente, è stata fatta un’incredibile scoperta.

Il luogo si chiama Megiddo o, in arabo, Tel Megido, e si trova a più di cento chilometri a Nord della Capitale. Nell’antichità fu un’importante città-Stato, situata in una posizione strategica, all’ingresso del passo che attraversa la catena del Monte Carmelo, attraversata da diverse strade che collegavano il centro di Israele con la Galilea.

La storia del sito archeologico

Questo luogo risulta essere stato abitato fin dal 7000 a.C. e fino al 500 a.C. e fu teatro di importanti battaglie contro gli Egizi fino all’Impero britannico. Ma soprattutto, secondo la Bibbia, questo sarebbe il luogo del Giudizio universale e per questo motivo viene anche chiamato Armageddon ovvero il luogo della battaglia tra il bene e il male. la sua importanza è quindi senza precedenti.

Solo di recente, però, sono state fatte scoperte archeologiche che hanno fatto conoscere Tel Megido al mondo. I primi scavi, effettuati da un team di archeologi tedeschi, risalgono all’inizio del 1900. I ritrovamenti più significativi, però, furono fatti tra le due guerre grazie a John Davison Rockefeller Jr, che, insieme a un gruppo di esperti dell’Università di Chicago, scoprirono un gigantesco insediamento sviluppato su ben 20 livelli.

Fin dagli Anni ’60, Megiddo è divenuto un sito di continui scavi archeologici ed è proprio di questi giorni uno dei ritrovamenti più eccezionali.

La sensazionale scoperta

Gli archeologi che avevano già rinvenuto un grandissimo accampamento di legionari romani risalenti al secondo secolo, chiamato Legio e appartenuto alla VI legione romana, hanno scoperto i resti di un anfiteatro che, secondo gli studiosi, veniva utilizzato non per rappresentazioni teatrali bensì per i combattimenti.

Legio fu fondata durante il regno dell’Imperatore Adriano (117–138 d.C.) e servì da base per la Legione VI Ferrata nel secondo e terzo secolo. Il campo si trovava in una posizione molto strategica e poteva controllare il corridoio che conduceva fino in Galilea e nelle valli interne della Palestina.

L’anfiteatro non è grande quanto il Colosseo, ma molto più piccolo. Si tratta di un edificio ovale grande circa 50 x 40 metri. Poteva ospitare fino a 5mila soldati romani che si esercitavano nei combattimenti. La particolarità di questo anfiteatro, però, è che quel che resta del muro è rivestito di colore rosso-sangue.

Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, l’anfiteatro romano fu costruito in una depressione scavata manualmente tra le colline da dove da secoli veniva estratta l’argilla per realizzare ceramiche e tegole per i tetti delle abitazioni.

Se i posti a sedere nell’arena erano sulla morbida terra, per costruire l’anfiteatro e l’ingresso ad arco, che gli archeologi stanno recuperando, venne usata la pietra. Dai primi ritrovamenti, pare che alcune pietre fossero dipinte di rosso acceso, molto probabilmente per evocare i combattimenti cruenti che avvenivano in questo luogo.

Gli scavi erano partiti nel 2013 sotto la direzione di Matthew Adams, del Center for the Mediterranean World, e Yotam Tepper, l’archeologo israeliano che ha scoperto il complesso della chiesa di Megiddo, il più antico luogo di culto cristiano mai rinvenuto e che si trova sotto l’attuale prigione. Il sito ha rivelato quella che, a oggi, è l’unica base romana risalente al secondo secolo di tutto il Mediterraneo orientale.

Con l’ausilio di radar a penetrazione terrestre e di scavi mirati, gli archeologi sono stati in grado di identificare i tratti più distintivi dell’accampamento romano ovvero le mura di cinta dell’anfiteatro, le baracche dei soldati, l’edificio dove era stato allestito il quartier generale, la residenza del comandante e, ora, in ultimo, l’anfiteatro.

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Cade l’ultimo baluardo: anche la Cina rimuove l’obbligo di test Covid per i turisti

Le misure restrittive adottate per cercare di contenere la diffusione del Covid sembrano ormai soltanto un lontano ricordo, almeno nel nostro Paese. Tuttavia, ci sono realtà – le stesse in cui la pandemia ha avuto, in effetti, un impatto maggiore – che hanno vissuto molto più a lungo con il perdurare di queste restrizioni, anche a discapito dell’economia locale. È il caso della Cina, che solo ora si prepara a fare un nuovo passo in avanti verso la totale riapertura delle frontiere. Ecco le novità.

Cina, stop ai test Covid

Mentre in Italia, così come nella maggior parte dei Paesi europei (e del mondo intero), già da mesi si può viaggiare liberamente, in Cina il discorso è ben diverso. Le autorità hanno mantenuto in vigore un rigido programma volto a scongiurare il più possibile la diffusione della pandemia, adottando severe misure anti-Covid sia per i viaggiatori in entrata che per i cinesi in uscita dalle frontiere. Dal blocco totale risalente al marzo 2020, ci è voluto molto tempo prima che il Paese allentasse pian piano le restrizioni, lasciando comunque in vigore alcune disposizioni minime per prevenire una nuova ondata del virus.

L’ultima mossa riguarda i turisti provenienti da ogni angolo del mondo, ed è la decisione che tutti stavano finalmente aspettando: a partire da mercoledì 30 agosto 2023, i viaggiatori che varcano i confini cinesi non dovranno più presentare l’esito negativo di un tampone molecolare o antigenico effettuato entro le 48 ore prima della partenza. Si tratta di una riapertura totale, che consentirà a tutti di tornare a visitare le bellezze di questo Paese sensazionale, finalmente in piena libertà a più di 3 anni dall’inizio della pandemia. Ad annunciare la novità è stato il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, lo scorso 28 agosto.

L’impatto del Covid in Cina

Tenere in vigore rigide misure di sicurezza contro il Covid ha, da un lato, tutelato la salute pubblica cinese, ma dall’altro pesantemente influito sull’economia del Paese. Il turismo, in particolar modo, ne ha risentito forse in modo maggiore: dapprima la chiusura delle frontiere ha bloccato qualsiasi possibilità, per i visitatori, di entrare in Cina. In seguito, le restrizioni – sebbene finalmente un po’ più leggere – hanno continuato a suscitare timore nei turisti, che sono così stati scoraggiati dal mettersi in viaggio verso il Paese orientale.

Gli sforzi fin qui compiuti dal governo non hanno avuto il successo sperato. Lo scorso dicembre, Pechino aveva messo fine alla politica interna “zero Covid”, e il mese successivo aveva ritirato alcune delle misure adottate in corso di pandemia. Così, da gennaio 2023 i cittadini cinesi all’estero (per viaggio o per residenza) hanno potuto fare ritorno in patria senza obbligo di quarantena. Al contempo, è stata ampliata la lista dei Paesi verso i quali sono possibili viaggi di gruppo da parte dei cinesi – una lista che sin dal principio includeva l’Italia, e che ha pian piano accorpato la maggior parte degli Stati di tutto il mondo.

Le compagnie aeree si sono adeguate costantemente alle ultime novità in fatto di revoca delle restrizioni anti-Covid, aumentando i voli da e per la Cina, in modo da garantire ai turisti un’offerta migliore. Tutto ciò non è stato però sufficiente per tornare a numeri pre-pandemia, in fatto di visitatori. Quest’ultima mossa potrebbe finalmente rendere più facile e di conseguenza più stimolante, per i viaggiatori, recarsi in Cina. Il Paese ci aspetta, con le sue infinite meraviglie tutte da scoprire.

Viaggiare in Cina: cosa c’è da sapere

Visto che anche le ultime misure contro il Covid sono ormai state cancellate, quali sono i requisiti per poter viaggiare in Cina? Per i turisti italiani, è necessario essere in possesso di due documenti: il passaporto e il visto turistico. Non c’è più bisogno di scaricare e compilare la Health Declaration, fino ad oggi un requisito fondamentale per poter varcare le frontiere – vi si doveva registrare l’esito del tampone antigenico o molecolare effettuato prima della partenza.

Per quanto riguarda il passaporto, deve avere almeno 6 mesi di validità residua e due pagine consecutive libere. È dunque importante controllare la data di scadenza e affrettarsi, eventualmente, a chiedere il rinnovo (soprattutto in questo periodo, dove molti turisti hanno visto allungarsi notevolmente i tempi per ricevere il documento). Con largo anticipo rispetto alla partenza, inoltre, è bene verificare che le condizioni d’ingresso in merito al passaporto non siano cambiate, informandosi presso l’ambasciata o il consolato più vicini.

L’altro documento fondamentale per essere accettati alle frontiere cinesi è il visto turistico: va richiesto almeno 20 giorni prima della partenza, presso una delle rappresentanze diplomatico-consolari presenti in Italia (anche attraverso agenzia turistica che se ne occupi in prima persona). Attenzione: il visto non può essere rilasciato ai posti di frontiera. Questo significa che i viaggiatori sprovvisti di tale documento al momento del loro arrivo nel Paese verranno respinti.

Dal 2019, ha preso il via presso i consolati e le ambasciate italiane la raccolta delle impronte digitali per i turisti che richiedono il visto. Attualmente i passeggeri ne sono esentati, e la disposizione rimarrà in vigore sino al 31 dicembre 2023 – quindi non c’è bisogno di presentarsi fisicamente per il rilascio del visto. Tuttavia, è possibile che all’arrivo in territorio cinese le autorità richiedano la registrazione delle impronte digitali.

In ogni caso, anche nel momento in cui tornerà in vigore l’obbligo di raccolta per poter avere il visto, ne sono esentate le seguenti categorie: le persone di età inferiore ai 14 anni o superiore ai 70 anni; coloro a cui sono già state rilevate le impronte negli ultimi 5 anni, sempre per la richiesta di visto (purché sia stata effettuata con lo stesso passaporto e presso lo stesso consolato); i membri delle delegazioni ufficiali delle istituzioni governative con capodelegazione a livello pari o superiore a Viceministro; i diplomatici, gli addetti consolari e il personale tecnico-amministrativo; coloro a cui non può fisicamente essere effettuata la registrazione delle impronte.

Il visto turistico ha una durata di 3 mesi, ed è importante rispettare scrupolosamente i termini di scadenza per non incorrere nelle sanzioni (che vanno dalla multa alla detenzione amministrativa). In caso di necessità, è possibile chiedere la proroga della validità del visto per un massimo di 30 giorni. Bisogna presentare domanda presso l’Ufficio per l’Amministrazione delle Entrate e Uscite della Questura locale, anche attraverso la propria agenzia di viaggio.

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Questo paradiso terrestre nasconde un inquietante segreto

La Thailandia è senza dubbio una delle mete turistiche più popolari al mondo e il suo fascino è dovuto principalmente alle sue incredibili isole. L’arcipelago thailandese offre una miriade di destinazioni, dalle famose Phi Phi Island alle tranquille Koh Lanta, fino alle suggestive Phuket e Koh Samui.

Tra le province di Chumphon e Surat Thani si trova Koh Tao, conosciuta anche come “isola tartaruga“. Questo territorio di soli 21 chilometri quadrati è una meta ideale per gli amanti dello snorkeling e delle immersioni, grazie alle sue spiagge di sabbia bianca, acque cristalline e colorati fondali marini.

Tuttavia, dietro questa atmosfera paradisiaca si nasconde un lato oscuro che pochi si aspettano. Dal 2012, i tabloid britannici l’hanno soprannominata sinistramente “isola della morte” a causa dei numerosi e misteriosi decessi di turisti stranieri che si sono verificati. Questo rende l’isola inquietante, ma affascinante allo stesso tempo. Sono emersi molti dubbi riguardo alle indagini condotte dalle autorità thailandesi. Alcuni sostengono che siano state insufficienti e, addirittura, che si sia tentato di proteggere i veri responsabili.

Nonostante ciò, l’isola di Koh Tao regala paesaggi mozzafiato, una fitta vegetazione tropicale e un’atmosfera tranquilla e rilassante. Famosa per i suoi tramonti spettacolari che dipingono il cielo con sfumature incantevoli, è davvero un luogo imperdibile per coloro che vogliono scoprire la bellezza autentica della Thailandia.

Esplorando la bellezza incontaminata dell’isola di Koh Tao

Kho Tao, Thailandia

Fonte: iStock

Isola di Kho Tao, Thailandia

Kho Tao è un’isola incantevole dell’arcipelago di Chumphon, situata sulla costa occidentale del Golfo della Thailandia. Questo gioiello tropicale, che si estende su una superficie di circa 21 km quadrati, porta il nome di “isola tartaruga“, per via delle numerose tartarughe marine che depongono le uova sulle sue coste.

Un vero paradiso per gli amanti della natura e del mare, con le sue spiagge incontaminate è il luogo perfetto per staccare la spina e godersi il caldo sole tropicale.

L’isola offre anche innumerevoli attività emozionanti, come l’escursionismo e l’arrampicata su roccia. Il bouldering, in particolare, è un passatempo molto amato, con massi di diverse altezze sparsi in tutto il territorio, per ogni tipo di sfida e livello di abilità.

Una delle località più gettonate è senza dubbio Sairee, sulla costa occidentale, che si estende per ben 1,7 km. La spiaggia è punteggiata da una miriade di resort e ristoranti, un vero paradiso per rilassarsi dopo una giornata ricca di avventure.
Anche la vita notturna è piena di fascino, con tanti locali che offrono musica dal vivo e spettacoli pirotecnici. Nonostante la sua grande popolarità, mantiene comunque un’atmosfera intima, rendendola una meta ideale per i viaggiatori di ogni età.

Le spiagge di Kho Tao: paradisi tropicali da esplorare

Koh Tao è rinomata in tutto il mondo per le sue spiagge mozzafiato. Quest’angolo di paradiso tropicale si distingue per le coste di sabbia finissima, le acque turchesi e una rigogliosa vegetazione di palme ondeggianti. L’isola offre una vasta scelta di spiagge, da quelle appartate e tranquille a quelle più vivaci e frequentate, così da accontentare le preferenze di ogni visitatore.

Una delle più spettacolari è Freedom Beach, considerato uno dei luoghi più belli dell’isola. Qui si possono ammirare le affascinanti formazioni rocciose chiamate Hin Taa Toh, o “rocce degli spiriti“. Questi massi giganteschi sono noti per le loro forme particolari e per le dimensioni imponenti. In Thailandia, queste sono circondate da un’atmosfera di mistero e rispetto, in quanto gli abitanti locali ritengono che ospitino gli spiriti degli antichi antenati.

Un altro vero gioiello è Sai Nuan Beach, una meravigliosa spiaggia considerata il rifugio più riservato dell’isola. Questo rifugio, accessibile solo a piedi o in barca, regala un’atmosfera tranquilla e autentica, lontana dal trambusto del turismo di massa. Le maestose palme che la circondano e l’acqua cristallina la rendono il luogo ideale per trascorrere una giornata di puro relax.

Aow Leuk Bay, invece, con le sue acque limpide, il fondale marino poco profondo e la ricchezza dei suoi coralli, è una delle migliori spiagge per praticare lo snorkeling. Durante le immersioni, è possibile ammirare numerose specie marine, inclusi splendidi pesci tropicali, tartarughe e, occasionalmente, squali pinna nera.

Infine, non si può parlare delle spiagge di Koh Tao senza menzionare Nang Yuan Island, un gruppo di tre piccole isole collegate da una striscia di pura e finissima sabbia bianca.

Kho Tao, isola delle tartarughe

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Kho Tao, “isola tartaruga”
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Hashima, l’isola fantasma del Giappone

Esistono luoghi che hanno un fascino unico e particolare e uno di questi è Hashima, meglio conosciuta come Gunkanjima o “Isola della nave da guerra”,  che si staglia a quattordici chilometri al largo della città di Nagasaki.

Un’isola “misteriosa” e a tratti anche inquietante, eco di un passato ormai perduto, meta “fantasma” tra le più curiose del Giappone.

Hashima, l’ex miniera di carbone sul mare

Isola disabitata e in rovina, con 480 metri di lunghezza e 160 di larghezza, Hashima un tempo ospitava circa 5300 persone, una comunità prospera che oggi è difficile riuscire a immaginare, tra edifici fatiscenti e relitti distrutti dal maltempo e dal trascorrere degli anni.

Infatti, si tratta di un ex miniera di carbone: l’attività di estrazione mineraria iniziò sul finire dell’Ottocento e, con l’incremento della produzione, l’isola visse un periodo di espansione che rese necessari spazi residenziali per i minatori e le loro famiglie, negozi, ristoranti, scuole, bagno pubblico, un tempio e un santuario.

Tuttavia, intorno al 1974 venne rapidamente abbandonata: il fabbisogno energetico era cambiato e le miniere di carbone vennero chiuse.

Così, l’isola è rimasta a lungo in balia di sé stessa e, la continua esposizione ai tifoni, ha ulteriormente accelerato il processo di deterioramento delle strutture fino a rivestire Hashima di un’atmosfera piuttosto cupa e controversa.

Chiusa al pubblico, poteva essere scorta soltanto dalle crociere turistiche che la circumnavigavano.

Poi, dal 2009 qualcosa è cambiato: ha suscitato l’interesse di chi ama andare alla scoperta di edifici e rovine e, grazie alla costruzione di un nuovo molo per le imbarcazioni, è arrivata l’apertura al turismo con tour organizzati e visite guidate (unica modalità con cui è possibile approdare ad Hashima).

Ma non soltanto: nel 2015 è stata nominata Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Come alba di una nuova era, i tour si svolgono più volte durante la giornata con partenza da vari punti del porto di Nagasaki: la traversata dura mezz’ora ed è importante tenere presente che può essere cancellata in caso di maltempo per cui è meglio non pianificare il viaggio nei mesi invernali, nella stagione della pioggia o in quella dei tifoni.

Conoscere Hashima senza approdare

Tappa saliente di un viaggio a Nagasaki e dintorni, Hashima può essere conosciuta da vicino anche senza mettervi piede.

Già, perché chi non desidera compiere il giro dell’isola può raggiungere l’estremità meridionale di Nagasaki e osservare con attenzione verso l’orizzonte quando la giornata è limpida: con un po’ di fortuna, non è difficile intravedere i bagliori degli edifici abbandonati e la luce che filtra attraverso le finestre.

Oppure, un’altra possibilità è visitare il Museo digitale di Gunkanjima nei pressi della chiesa di Oura (sempre a Nagasaki): un innovativo museo che consente di compiere un vero e proprio viaggio virtuale sull’isola e acquisire moltissime informazioni grazie anche a un’installazione che racconta gli aspetti concreti della vita sulla “miniera di carbone galleggiante” con fotografie e le testimonianze di chi vi ha lavorato o vi ha trascorso l’infanzia, ognuno con la propria opinione e i propri ricordi unici.

In più, non mancano tour in realtà aumentata in alcune zone dell’isola così come sono oggi e un viaggio virtuale lungo la miniera come se fosse tuttora in funzione.