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Una scoperta sensazionale riscrive la storia

Ha ben 2.550 anni il tesoro antico che è appena stato rinvenuto, un oggetto non di grandi dimensioni ma che in qualche maniera ci racconta molto delle nostre origini, di come facevamo cose che adesso diamo per scontato.

La scoperta avvenuta in Israele

Ci troviamo in Israele e più precisamente in un sito situato sulle colline della Giudea. Proprio qui è stata recentemente scoperta, grazie a uno scavo condotto dall’Autorità israeliana per le antichità, una moneta d’argento estremamente rara e che risale al periodo persiano (VI-V secolo a.C.).

Potrebbe sembrare una banalità, ma nei fatti questo oggetto è una rara prova del primo utilizzo di monete nel Paese. In più, sono emerse anche altre ricchezze: lo scavo, effettuato nel corso dei lavori infrastrutturali intrapresi dalla Netivei, la Israel National Transport Infrastructure Company, ha messo in luce anche un edificio del periodo del Primo Tempio, con prove ancora più antiche di commercio nella forma del valore di uno shekel.

La rara moneta è stata riportata alla luce da Semyon Gendler, archeologo ad interim del distretto della Giudea dell’Autorità israeliana per le antichità. La moneta, che è stata trovata volutamente rotta, era coniata con timbro quadrato incastonato su una faccia; successivamente, tecniche più sofisticate produssero monete con stampe sporgenti anziché infossati.

L’importanza di questa scoperta

Robert Kool, capo del dipartimento numismatico dell’Autorità israeliana per le antichità, ha fatto sapere che “La moneta è estremamente rara e si unisce solo a una mezza dozzina di monete dello stesso tipo che sono state trovate negli scavi archeologici nel Paese. La moneta venne coniata in un periodo in cui l’uso della moneta era appena iniziato. Il raro ritrovamento fornisce informazioni sul modo in cui veniva svolto il commercio e sul processo attraverso il quale il commercio globale passò dal pagamento mediante pesatura di pezzi d’argento all’uso di monete. La moneta appartiene ad un gruppo di monete molto antiche coniate al di fuori di Israele, nelle regioni dell’antica Grecia, Cipro e Turchia. Nel VI-V secolo BCE tali monete iniziarono ad apparire in siti nella Terra d’Israele“.

Un ulteriore indizio del processo graduale è il fatto che la moneta sia stata ritrovata tagliata intenzionalmente in due: è il simbolo che nel IV secolo a.C. veniva utilizzata come pezzo d’argento pesato, piuttosto che come moneta, anche se le monete erano già usate in questo periodo.

Secondo Michal Mermelstein e Danny Benayoun, direttori degli scavi per conto della Israel Antiquities Authority, “Il sito era situato nella zona rurale del Regno di Giuda, la cui capitale era Gerusalemme. Fu colonizzato per la prima volta nel periodo del Primo Tempio, nel VII secolo BCE. (2.700 anni fa), durante i regni dei re di Giuda, Ezechia, Manasse, Amon e Giosia, un periodo di insediamento di punta nel regno di Giuda. Di questo periodo è stata scoperta una caratteristica “casa di quattro stanze” e il peso dello sheqel, trovato sul pavimento di una delle stanze della casa, fornisce le prime prove del commercio”.

Il peso di pietra a forma di cupola sarebbe stato utilizzato per pesare metalli, spezie e altri prodotti costosi. Il segno sul peso era un’abbreviazione (ieratica) dell’antico Egitto per la parola sheqel, e il singolo tratto inciso rappresenta uno sheqel. Il peso era di 11,07 g. “Questo era in effetti un peso standard nella regione del regno di Giuda, a dimostrazione che le merci venivano attentamente pesate sui mercati”, hanno sottolineato gli archeologi.

Secondo Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità, “È sempre sorprendente quanto importanti reperti vengano scoperti in luoghi inaspettati. Le minuscole monete sono una fonte cruciale di informazioni in archeologia. Ci forniscono dettagli visivi, iscrizioni e date. Attraverso un oggetto minuscolo come una moneta diventa possibile tracciare i processi del pensiero umano e osservare che le nostre abitudini economiche sono rimaste sostanzialmente immutate per migliaia di anni, è cambiata solo la tecnologia. In questo contesto è interessante considerare le future ricerche archeologiche in un mondo che ha adottato il commercio elettronico”.

Rara moneta in Israele

Fonte: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority

La moneta rinvenuta in Israele
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Tra i grattacieli di Tokyo si nasconde un palazzo da fiaba

Organizzare un viaggio a Tokyo, in qualsiasi periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre un’ottima idea. Lo è perché la popolosa capitale del Giappone è un concentrato di meraviglie che incantano e sorprendono a ogni passo compiuto.

Da una parte i templi storici che conservano e proteggono la storia e le tradizioni del territorio, dall’altra i grattacieli ultramoderni e futuristici che disegnano lo skyline e brillano sotto le luci al neon di una città che non dorme mai.

Ed è proprio tra gli edifici moderni che svettano verso il cielo che oggi vogliamo perderci e immergerci insieme a voi. Per scoprire un luogo dalle forme oniriche e dalle fattezze incantate, proprio lì dove nessuno guarda mai. Un palazzo da fiaba, dal fascino unico, che si nasconde tra i grattacieli di Tokyo.

Il segreto più bello del quartiere Shinjuku

Il nostro viaggio di oggi ci conduce al cospetto di una grande metropoli, di una città che da sempre capeggia le travel wish list degli avventurieri di tutto il mondo. Ci troviamo a Tokyo, e più precisamente nel quartiere di Shinjuku, meta prediletta dei giovanissimi e degli universitari.

Conosciuto per il suo distretto dei grattacieli, che ospita al suo interno bar, ristoranti e un hotel di lusso, Shinjuku è un punto di riferimento per la movida cittadina. Qui, infatti, è possibile trovare numerosi locali notturni e vivaci nightclub, ma non solo. Il quartiere ospita l’osservatorio panoramico del Tokyo Metropolitan Government Building, il polmone verde del Monte Hakone, teatri, gallerie e librerie. Ci sono poi i campus universitari che attirano studenti provenienti da ogni dove che popolano la zona a ogni ora del giorno e della sera.

Ed è proprio uno di questi campus la destinazione di oggi. Un edificio unico e uguale a nessun altro che per forme, lineamenti e colori, sembra trasportare in un altro mondo. Si tratta di un edificio situato nei pressi dell’Università di Waseda, una delle più importanti università private di tutto il Paese. Un piccolo gioiello architettonico sorprendere ispirato all’opera di Antoni Gaudí e che sembra uscito da un libro di fiabe.

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

Fonte: Masayuki Yamashita / Alamy / IPA

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

Waseda El Dorado: il palazzo fiabesco tra i grattacieli di Tokyo

A pochi minuti a piedi dalla stazione metropolitana di Waseda, e a due passi dal cancello principale dell’Università, è impossibile non notare quell’edificio stravagante e sinuoso che cattura l’attenzione di ogni passante. Si tratta di El Dorado, un palazzo di 5 piani costruito nel 1983 dall’architetto visionario Toshirō Tanaka, conosciuto anche con il nome di Von Jour Caux.

Cos’ha di speciale questo edificio è evidente dalle foto che lo ritraggono. Il disegno architettonico, infatti, esalta e celebra la cultura giapponese con uno stile chiaramente ispirato all’opera del grande Antoni Gaudí. Balconi curvi in ferro battuto che restituiscono le immagini di ninfee, eleganti finestre decorate in ogni dettaglio, orpelli e ornamenti realizzati in ceramica che riproducono ornamenti e disegni di vario genere.

Waseda El Dorado è un piccolo gioiello architettonico che pochi turisti conoscono, ma che vale davvero la pena di raggiungere anche solo per i suoi esterni stravaganti. Anche gli interni sono visitabili parzialmente. L’ingresso ospita un mosaico grandioso e suggestivo che riproduce fedelmente l’antico Gorgoneion, mentre le pareti del corridoio sono caratterizzate da murales astratti e da vetrate colorate che sembrano trasportare i viaggiatori in un mondo onirico e incantato. Nell’atrio, invece, soggiorno una grande ed enigmatica scultura che raffigura una mano rivolta verso il basso.

L’edificio, considerato una sorta di galleria d’arte, ospita anche un negozio di antiquariato e un salone di bellezza. I piani superiori, invece, non sono visitabili perché riservati ai residenti.

Waseda El Dorado

Fonte: Masayuki Yamashita / Alamy / IPA

Waseda El Dorado, l’edificio da fiaba a Tokyo
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Maldive, non solo mare: dove e quali sono le sue foreste

Siamo soliti pensare alle Maldive come a splendidi atolli microscopici che affiorano appena dall’acqua, circondati interamente da mare, dove è proprio questo l’elemento predominante, con i suoi fondali corallini e la sua incredibile vita marina.

La vegetazione delle isole, benché rigogliosa e tropicale – detto che, forse non lo sapevate, ma le palme non sono piante autoctone bensì importate – non la si può definire propriamente fitta. O almeno, questo è ciò che abbiamo sempre pensato.

Le foreste delle Maldive

Non tutti sanno, invece, che alle Maldive ci sono anche delle foreste che, nella lingua maldiviana, il Dhivehi, si chiamano “valuthere” ovvero “nelle terre selvagge”. Queste terre, oltre a ospitare tantissime specie animali (66 specie conosciute di anfibi, uccelli, mammiferi e rettili, lo 0,6% delle quali endemiche e che quindi non si trovano al di fuori delle Maldive) sono l’habitat di ben 583 specie di piante.

Le isole delle Maldive sono incredibilmente piccole. Eppure, quando si è circondati da alte palme e intricate mangrovie, immersi nel profumo legnoso del sandalo rosso e di meravigliosi fiori colorati, sembrano tutt’altro che piccole. Da non sottovalutare anche la bellezza del contrasto tra le acque cristalline e il verde della foresta che ne fanno un vero e proprio Eden.

Alle foreste maldiviane da sempre, poi, sono legate delle leggende che, durante un viaggio in questo paradiso sarebbe bello scoprire.

Premesso che ogni isola ha sempre un bel po’ di vegetazione e sentieri sterrati che la attraversano e dove passeggiare, per trovare le “valuthere” più autentiche il consiglio è di andare su una delle tante isole disabitate delle Maldive. Delle 1.192 isole coralline che formano l’arcipelago, solo 200 sono abitate, quindi c’è davvero molta scelta.

Per raggiungerle, basta chiedere alla reception del resort o della guesthouse dove si soggiorna di farsi accompagnare su una di quelle più vicine e, volendo, si può chiedere di venire a riprendervi il giorno successivo. Le isole disabitate delle Maldive sono quanto di meglio ci sia per sperimentare la completa solitudine e per godere della loro natura incontaminata.

Un parco naturale inaspettato

Nell’atollo Addu, il più a Sud della catena di atolli delle Maldive, si estende un vero e proprio parco naturale. In tutto, l’atollo comprende cinque isole abitate che hanno caratteristiche distinte molto diverse dal resto del Paese. L’atollo Addu ospita la seconda zona umida più estesa delle Maldive.

L’Addu Nature Park comprende la bellissima zona umida di Eydhigali Kilhi e l’area protetta di Koattey, sull’isola di Hithadhoo. Il parco di mangrovie ha pontili che si tuffano nei laghi e diversi itinerari ciclabili che attraversano la lussureggiante vegetazione.

È possibile fare un tour naturalistico guidato nel parco e osservare la fauna e la flora uniche di questo ricco habitat ed esplorare in canoa l’area della baia nota come Bedhi, famosa per le sue bellissime mangrovie rosse, i cuccioli di razza e di squalo. Una delle esperienze più inaspettate che si possano fare alle Maldive.

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Al mare in Cambogia: tutto il meglio di questo Paese

Tutti conoscono il mare e le spiagge della Thailandia, ma in pochi sono attratti dalle coste della Cambogia, ed è un vero peccato: questo Paese dalla forma di una patata nasconde dei litorali e delle isole che sono eccezionali. Certo, non tutto è allo stesso livello perché l’urbanizzazione è arrivata prepotentemente anche qui, ma ciò non toglie che da queste parti ci siano degli angoli immacolati che da soli valgono il viaggio.

Cambogia, informazioni utili

La Cambogia è un Paese particolarmente ammirato per i suoi immensi templi e per la sua ricca storia, ma la verità è che ci sono anche tantissimi arenili di sabbia morbida lambiti da un mare limpidissimo.

Con ben 443 km di costa e molte isole, chi cerca mare e sole da queste parti ha l’imbarazzo della scelta: ci sono le mete di lusso, quelle adatte a qualsiasi tasca e i luoghi isolati e remoti che sono ancora paradisi intatti.

Grazie al suo clima, può essere visitata in qualsiasi periodo dell’anno, ma se si vuole evitare di incontrare possibili piogge meglio andare a novembre, dicembre, gennaio e febbraio.

Vanno bene anche marzo e aprile, ma in questa fase il caldo vero comincia a farsi sentire, mentre tra fine maggio e inizio giugno arriva il monsone di sud-ovest che porta pioggia e un elevato tasso di umidità.

A livello generale, quindi, il periodo più indicato per visitare la Cambogia, se si desidera andare al mare, va da novembre ad aprile. Se invece volete andare ad agosto, niente paura: nonostante sia la stagione delle piogge, l’acqua dal cielo scende soprattutto nel tardo pomeriggio e di notte.

Le città costiere

Iniziamo questo viaggio che ci porta a conoscere il bellissimo mare della Cambogia da alcune delle sue più rinomate città costiere. Da queste parti la principale destinazione turistica è Sihanoukville, una cittadina che si affacciata sul Golfo della Thailandia.

Sihanoukville, Cambogia

Fonte: iStock

Veduta di Sihanoukville

Questo è uno di quegli esempi del Paese dove la mano dell’uomo ha creato troppi danni: le spiagge che possiede sono bellissime, ma la cementificazione selvaggia ha portato a trasformala in una caotica località balneare, con centinaia di hotel e decine di Casinò.

Tuttavia, il mare è spesso ancora bellissimo e alcuni paesaggi sono in grado di entrare nel cuore. Per non parlare del fatto che al largo delle coste di Sihanoukville sopravvivono una decina di isole ancora intatte e perfette per lo snorkeling.

A pochi chilometri di distanza dalla città, inoltre, prede vita il Parco Nazionale Ream che, oltre a essere spesso quasi deserto, è anche la culla di alcune spiagge da sogno del Paese.

Un’altra città costiera della Cambogia è Kep, che un tempo era un rifugio sul mare per ricchi colonialisti francesi di cui oggi si vendono ancora le tracce, grazie ad alcune ville da loro costruite. Qui prendono vita diverse spiagge della Cambogia che possono rientrare nella categoria delle più belle, ma anche dei tramonti mozzafiato e un’abbondanza di prodotti tipici che riescono ad allietare il soggiorno.

Le isole della Cambogia

Il vero fiore all’occhiello del Paese, in fatto di mare, sono le sue tantissime isole che sono una più bella dell’altra. Non ve le possiamo menzionare tutte, ma sicuramente vale la pena scoprirne alcune.

La prima che vi suggeriamo è Koh Rong che si distingue per essere tra le più grandi della Cambogia. Qui il mare è da sogno ed è possibile soggiornare in piccole guesthouse sulla spiaggia.

Koh Rong. Cambogia

Fonte: iStock

Un magnifico angolo dell’isola di Koh Rong

Ancora poco turistica, è un posto in cui l’essere umano può entrare solo in punta di piedi. Inoltre, è stata persino decretata come le “Hawaii dell’Asia”. Un paradiso selvaggio e tranquillo dove è possibile fare anche trekking in montagna ed esplorazione della foresta pluviale tropicale.

In poco parole, pur essendo l’isola più famosa e meglio sviluppata, è ancora la culla di svariati paesaggi di natura incontaminata dove sopravvivono villaggi caratteristici ricchi di storia e tradizioni.

Un’altra isola molto bella è Koh Tonsay, da molti conosciuta come l’Isola dei Conigli. Qui non ci sono strade strade ed è il posto ideale per distaccarsi completamente dalla quotidianità. Tra le attività più interessanti da fare ci sono la pesca, lo snorkeling e il kayak.

Voliamo ora a Koh Thmei, non ancora del tutto raggiunta dal turismo di massa. Arrivare qui vuol dire ritrovarsi al cospetto di lunghi chilometri di costa bianca o rocciosa accarezzata da acque cristalline. In questa zona si possono fare snorkeling e immersioni, ma ci sono anche delle spiagge dedicate al surf e al kayak.

Straordinaria è anche Koh Rong Samloem che è caratterizzata da fondali eccezionali dove ammirare specie oceaniche uniche nel loro genere. Anche da queste parti si possono praticare kayak o paddle surf, ma c’è anche la possibilità di fare diverse escursioni via terra alla scoperta di luoghi dove il tempo sembra essersi fermato.

Le spiagge da non perdere

Infine, scopriamo insieme alcune delle spiagge più belle della Cambogia a partire da Otres Beach, dove è da tempo stanziato un gruppo di hippy che l’ha scelta come loro casa. Situata a sud di Sihanoukville, si tratta di un posto molto affascinante e incastonato in una cornice naturale che regala grandi emozioni, soprattutto al tramonto.

Poi ancora Sok San Beach – denominata Long Beach – che si distingue per essere una splendida spiaggia di sabbia bianca lunga 5 chilometri che sorge presso Koh Rong.

Non è di certo da meno Plankton Beach che è una spiaggia che si fa spazio presso la costa sud-occidentale di Koh Ta Kiev, un’altra bellissima isola della Cambogia.

Pagoda Beach è una magnifica spiaggia bianca, lunga 5-600 metri, che prende vita lungo la costa orientale di Koh Rong, il classico posto che possiamo definire come “un sogno che si avvera”.

Nella costa settentrionale di Koh Rong vale la pena scoprire Lonely Beach, ovvero circa 400 metri di sabbia bianca come il borotalco e bagnata da un mare turchese in cui si specchiano palme da cocco.

Insomma, pur essendo meno nota della sua vicina Thailandia, la Cambogia ha veramente molto da offrire a chi cerca paradisi in terra cristallini.

Sok San Beach, Cambogia

Fonte: iStock

La bellissima spiaggia di Sok San Beach
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Salalah, un vero e proprio paradiso dell’Oman

È un fascino irresistibile quello che porta i visitatori alla scoperta dell’Oman, una realtà da “Mille e una notte” ricca di panorami, colori, profumi e suoni unici dove le tradizioni si fondono in armonia con la modernità.

Una delle mete che, da tempo, conquista i cuori è Salalah, la seconda città del Paese, capitale del Governatorato del Dhofar e porto principale: dalla storia millenaria, sorge dinanzi all’Oceano Indiano, in una zona pianeggiante nell’abbraccio delle montagne dipinte di verde e punteggiate da fragorose cascate.

Le cangianti dune del deserto, la favolosa costa, le spiagge bianchissime e le acque trasparenti la rendono un vero e proprio paradiso di cui godere almeno una volta nella vita.

Tutta la magia del deserto

Una delle esperienze più coinvolgenti di una vacanza in Oman e, in particolare, a Salalah è quella di vivere il suggestivo deserto del Rub al Khali, chiamato anche “Quarto Vuoto”: qui, il paesaggio è incredibile, plasmato da dorate dune che si rincorrono a perdita d’occhio e danno vita a un’atmosfera che non sembra di questo pianeta.

Con un po’ di fortuna, è anche possibile avvistare i cammelli selvatici in lontananza. E, per dare un “tocco di magia” in più, scegliete di trascorrere la notte in un campo tendato in posizione panoramica: oltre ad ammirare l’alba e il tramonto che lasciano senza fiato, tra la limpidezza e il silenzio del deserto, ecco il cielo notturno nella sua essenza più pura, al riparo dall’inquinamento luminoso, foriero dell’immensa bellezza surreale dell’universo.

Cosa vedere a Salalah, incanto dell’Oman

Salalah è una “splendida anteprima” di quanto offre l’Oman e racchiude in sé notevoli punti di interesse a partire da una delle moschee più famose del Paese, la Moschea Sultan Qaboos, un tesoro architettonico comodamente raggiungibile dal centro e immerso in un giardino che trasmette serenità: all’esterno, si fa apprezzare con i candidi minareti impreziositi da forme dorate e le due cupole, mentre l’interno è adornato da lanterne e da pareti con motivi eleganti.

Di sicuro impatto sono poi il Palazzo reale del Sultano dell’Oman, visitabile dall’esterno, edificato nel Settecento come torre di avvistamento in pietra marina e corallo, e il Castello di Taqah, uno dei più affascinanti, oggi sede di vari musei con strumenti e armi per conoscere l’antico stile di vita del territorio.

Ma siamo appena all’inizio.

Gli appassionati di storia e archeologia rimarranno estasiati dal sito Patrimonio UNESCO Al Balid, con scavi che ripercorrono all’incirca 800 anni (fino al dominio portoghese nel Cinquecento) con resti di moschee, abitazioni e magazzini, e dalle rovine di Khor Rori, o Sumhuram, città fortificata risalente all’impero Hadramawt nel I secolo d.C., da cui lo sguardo volge alle limpide acque del Mare dell’Oman.

Ancora, il luogo ideale per chi ama la natura è la Grotta Al Marneef che incanta per gli improvvisi geyser naturali: nei pressi si trovano alcune panchine dove fare una piacevole sosta per ascoltare il suono del mare e scorgere le maestose rocce erose dagli agenti atmosferici in un tripudio di colori e contrasti.

Infine, merita una visita il Museo dell’Incenso, ideale per farsi un’idea della storia del Governatorato grazie a moltissimi reperti, manufatti, resti archeologici di 3000 anni fa, ceramiche, modelli di barche, di tombe e di moschee.

Sentirsi ai Caraibi a Salalah

Non si può parlare di Salalah senza nominare le spiagge da sogno e il mare che regalano la sensazione di essere ai Caraibi.

Tra le spiagge più sorprendenti troviamo Fazayah che ammalia con la natura incontaminata e la sabbia bianchissima, Al Mughsail dove i “blow holes” (geyser circondati da scogliere e acque trasparenti) fanno bella mostra di sé, e Dhareez, l’unica spiaggia libera, dalla sabbia soffice e morbida.

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Chennai, la città che è un’esplosione di colori, suoni e profumi

Il Tamil Nadu è uno Stato nel Sud dell’India particolarmente noto per essere la patria di numerosi templi indù in stile dravidiano. La sua Capitale è la città di Chennai, un posto molto caotico ma che riesce a compensare questa peculiare caratteristica con i suoi tantissimi colori, suoni e profumi.

Chennai, info utili

Probabilmente il nome Chennai non vi dice niente e il motivo è molto semplice: fino al 1996 questa città era conosciuta come Madras. Si tratta di un posto davvero particolare, perché con estrema leggiadria riesce a mettere sullo stesso piano le antiche tradizioni e i riti spirituali con atmosfere più occidentali e moderne.

Chennai è una città che brulica di vita e che ha al suo attivo anche un cospicuo patrimonio culturale e artistico. Una vera e propria megalopoli che si affaccia direttamente sul celebre Golfo del Bengala, e che riesce ad essere la custode delle tradizioni artistiche, religiose e culinarie dell’intera regione, ma anche una delle mete più alla moda e cosmopolite del Paese.

Chiamata la “Porta dell’India del Sud”, è in continua crescita anche per quanto riguarda la vita notturna: non è ancora il suo forte, ma si sta sempre più attrezzando per garantire ai suoi visitatori indimenticabili serate di svago e divertimento.

Chennai, India

Fonte: iStock

Veduta di Chennai

Cosa vedere

Come vi abbiamo accennato, Chennai offre diversi punti di interesse. Tra le cose da non perdere c’è senza ombra di dubbio il Fort St. George, ovvero la prima fortezza britannica sorta in territorio indiano. Situato nei pressi della costa, è il cuore pulsante di Chennai, o meglio, l’intera città si è sviluppata attorno ad esso.

Straordinario è anche il Tempio di Kapaleeshwarar, uno uno dei sacri santuari della regione dedicato a Shiva. Ma questo spettacolare luogo di culto ha una marcia in più rispetto a tanti altri: è un esempio unico di stile architettonico dravidico. Il visitatore si ritroverà di fronte a un trionfo di colori e di profondità, grazie alle moltissime statue che lo impreziosiscono. All’interno, invece, la storia si può “toccare con mano” per via delle varie iscrizioni che risalgono al XII secolo.

A forma di piramide, le statue colorate che lo adornano rappresentano divinità, demoni, guerrieri e reali, una serie di dettagli impressionanti che fanno sì che lo sguardo non si sposti mai.

Tempio di Kapaleeshwarar, India

Fonte: iStock

Il coloratissimo Tempio di Kapaleeshwarar

Poi ancora Little Mount e St Thomas Mount. Il primo, oltre a essere un luogo avvolto nelle leggende, ospita una chiesa portoghese risalente al 1551, oltre a un piccolo altare di San Tommaso, sito nell’apertura di una grotta rocciosa, e un’impronta di palma. Il secondo, invece, è la sede della Chiesa di Nostra Signora dell’Aspettativa che si può raggiungere salendo 135 gradini.

Voliamo ora presso l’Edificio Ripon che è stato costruito in stile architettonico indo-saraceno. Si tratta del più antico ente municipale del Commonwealth al di fuori della Gran Bretagna e colpisce per il suo orologio alto quasi tre metri che è posto sulla torre centrale dell’edificio.

Vale la pena fare un salto anche Valluvar Kottam, un santuario edificato in memoria del poeta Thiruvalluvar che visse e scrisse durante il I secolo a.C. Il memoriale si presenta come un enorme carro di 35 metri che conserva al suo interno un auditorium che può ospitare anche 4.000 persone.

La Chiesa di Luz è invece la più antica di Chennai e colpisce per la sua struttura gotica e barocca e per il fatto che è uno dei più antichi monumenti europei in India.

Da visitare è anche l’Alta Corte di Madras che è uno dei più grandi edifici giudiziari del mondo. Costruito nel 1892, ha un peculiare colore rosso, magnifici soffitti dipinti e porte in vetro colorato.

Il quartiere di T-Nagar è invece il posto ideale per chi ama le meraviglie dell’artigianato: ci sono drappi di seta, sari e stole realizzati con cura.

Infine un po’ di romanticismo: il faro di Chennai, da cui godere di una splendida vista sul Golfo del Bengala. Alimentato da un pannello solare, ospita il dipartimento meteorologico locale che può essere visitato da tutti.

Alta Corte di Madras, India

Fonte: iStock

Veduta dell’Alta Corte di Madras

I musei cittadini

Chennai mette a disposizione anche una serie di musei cittadini che sono l’ideale per conoscere la storia di questa caotica (ma super colorata) città. Il primo che vi consigliamo è il Museo del Governo di Chennai che regala delle ampie gallerie che si sviluppano in ben tre edifici diversi.

Una delle più impressionanti è la Bronze Gallery, dove scovare un’emozionante collezione di statue in bronzo risalenti al VII secolo.

In più, ci sono anche Galleria Nazionale d’Arte, la Galleria d’Arte Contemporanea e il Museo dei Bambini.

Il mare e le spiagge

No, Chennai non è un paradiso marino, ma ciò non toglie che offra spiagge di sabbia e anche preziose viste sull’oceano che difficilmente possono essere dimenticate. Marina Beach, per esempio, è il luogo ideale per rilassarsi, nonostante sia spesso presa d’assolto da locali e turisti.

L’atmosfera in ogni caso è vacanziera, anche grazie alle tante famiglie che fanno pic-nic sulla spiaggia o alle persona in sella a dei cavalli che si dedicano a passeggiate in riva al mare. Ci si viene soprattutto per scoprire alcune delle usanze e abitudini degli indiani quando si tratta di tempo libero. Non mancano mercatini, bancarelle e anche particolari tiri al bersaglio e banchetti per i tatuaggi.

A disposizione dei viaggiatori c’è anche Edward Elliot’s beach che è forse una delle spiagge più pulite della città. Conosciuta anche con il nome di Besant Nagar Beach, è il ritrovo di giovani ventenni e famiglie che la preferiscono al caos della più nota Marina Beach.

Si tratta di una striscia di sabbia in cui godersi le giornate con gli odori e i suoni dell’oceano in sottofondo, e dalla quale poter ammirare diversi punti di interesse turistici, come il Tempio di Ashtalakshmi e il Santuario di Velankanni.

Si rivela ottima anche per i buongustai che qui possono trovare una serie di bancarelle ricche di snack e diversi ristoranti con piatti autentici dell’India meridionale. Infine, sappiate che qui sorge anche il Karl Schmidt Memorial edificato in onore di un marinaio olandese che morì mentre salvava un nuotatore dall’annegamento nel 1930.

Se si vola in India, Chennai è una di quelle tappe da inserire nel proprio itinerario.

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L’inverno dà spettacolo: inaugurato il festival delle cascate di ghiaccio

La location è di quelle da visitare almeno una volta nel corso della vita e il periodo è perfetto per ammirarla in tutto il suo splendore. Siamo infatti nel parco nazionale di Jiuzhaigou, patrimonio dell’umanità Unesco, con le sue cascate ghiacciate che richiamano tantissime persone in occasione del Festival internazionale del turismo.

Questo luogo da sogno si trova nella provincia del Sichuan, nella Cina sudoccidentale, e non è affascinante solamente per l’acqua che il freddo ha trasformato in ghiaccio, ma anche per la foresta, i laghi e le formazioni rocciose di tipo carsico.

Durante l’inverno questo luogo sembra rubato ad un sogno, trasformandosi in un paese di ghiaccio e natura da esplorare e immortalare.

Le cascate di ghiaccio, ma non solo: il Festival

Il 4 gennaio ha preso il via la 19esima edizione del Festival internazionale del turismo, che richiama tantissime persone ad ammirare le numerose bellezze del parco nazionale di Jiuzhaigou, inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità Unesco.

Il freddo ha trasformato le sue cascate in vere e proprie sculture naturali di ghiaccio, creando un’atmosfera unica, da immortalare e che fa da sfondo perfetto a foto memorabili. Un luogo in cui l’inverno offre lo spettacolo più bello, che vale la pena visitare in questo periodo dell’anno, se si programma una vacanza in Cina e, più precisamente, nella provincia dello Sichuan.

Tra le cascate di ghiaccio da ammirare c’è quella di Nuorilang, ma comunque tutto il parco regala scorci indimenticabili. A cui, nella giornata di apertura, si è aggiunta anche una performance di danza.

Ma questo luogo dal fascino suggestivo non lo è solo d’inverno, quando diventa simile a un paese delle fiabe, ma anche durante tutto il corso dell’anno quando regala scorci indimenticabili.

Valle del Jiuzhaigou, il parco nazionale ricco di bellezza

Dal 1992 è diventata patrimonio dell’umanità Unesco, stiamo parlando della Valle del Jiuzhaigou, un parco dove si possono ammirare numerose cascate e laghi e che è una destinazione da raggiungere se si sta programmando un viaggio in Cina, nella provincia dello Sichuan. A quanto pare, dal 1997 è anche riserva della biosfera.

L’area si estende per circa 240 chilometri e al suo interno si può ammirare con i propri occhi la bellezza della natura. Il paesaggio, infatti, è davvero ricco e mutevole e regala scorci indimenticabili. C’è la foresta vergine, si possono vedere alcune tipologie di bambù e anche una rara conifera, è abitata dal panda gigante, specie tra quelle in pericolo di estinzione, e da oltre 140 tipologie di uccelli.

Le rocce, come detto, sono carsiche, mentre i laghi sono un vero e proprio spettacolo con i loro colori che offrono tantissime sfumature diverse: dal blu, al turchese senza dimenticare il verde.

Si tratta anche di un posto ricco di storia: abitato per lungo tempo da popolazioni tibetane, deve il suo nome ai nove villaggi che si trovano nel suo territorio. È una meta molto turistica e il numero di persone che visitano la Valle è cresciuto in maniera esponenziale nel corso del tempo. Dati che non stupiscono vista la sua bellezza sensazionale, le sue cascate, i laghi e la natura che qui si mostra in una delle sue versioni più magiche.

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Gerusalemme non smette mai di stupire: cos’hanno scoperto

Quanti misteri può nascondere ancora Gerusalemme? Una delle città più antiche del mondo, culla della civiltà e centro di tutte le religioni del mondo ha ancora molto da raccontare.

Gerusalemme è una delle città più antiche del mondo. Sebbene la sua fondazione risalga al 1004 a.C., i resti rinvenuti negli scavi archeologici hanno rivelato che la sua origine, in realtà, è molto più antica.

Sotto gli strati di strade e di antichi palazzi ancora oggi si celano segreti che solo ulteriori scavi archeologici e nuove scoperte possono rivelare. È quanto sta accadendo proprio al di sotto di uno dei luoghi più significativi della città: il Santo Sepolcro.

La scoperta sotto il Santo Sepolcro

Il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma Sapienza ha appena presentato ai responsabili delle Comunità a Gerusalemme un aggiornamento sui lavori di scavi archeologici che sono in atto nell’intero complesso.

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Fonte: @Università di Roma Sapienza

Una porzione di strada romana rinvenuta a Gerusalemme sotto il Santo Sepolcro

In tutta l’area dove si trova il Santo Sepolcro, si è scavato cercando di raggiungere i livelli di cava e, dove non è stato possibile, si è ricorso a carotaggi per comprendere l’effettiva profondità dei depositi e per ricostruire l’andamento dello sfruttamento della cava.

La Professoressa Francesca Romana Stasolla dell’università romana ha spiegato che sono emerse alcune strutture di età romana nell’area del deambulatorio, dove, al di sotto delle murature della basilica cristiana, sono stati rinvenuti dei tratti di strade.

In particolare, è stato riportato alla luce un tratto di strada gradata con andamento Est-Ovest, dotata di marciapiede, non utilizzato al momento della costruzione della chiesa paleocristiana. Si tratta di elementi importanti che, sebbene ancora da coordinare con la topografia dell’area, consentono di cominciare a delineare i primi elementi di un insediamento di età romana.

Di maggiore rilevanza risultano essere gli elementi relativi alla prima età cristiana, concentrati per lo più nell’area della Rotonda. L’area dove sorgeva la tomba venerata, infatti, fu oggetto di un’opera imponente di sbancamento che arriva a ridosso dell’ingresso attuale dell’Edicola del Santo Sepolcro.

Al di sotto dell’attuale Edicola ottocentesca è stata rinvenuta una base circolare di marmo, realizzata con pezzi romani di riuso, che definisce un’area di circa 6 metri di diametro, attribuibile alla prima monumentalizzazione della tomba. Questa base appartiene a un sacello a base circolare con in avancorpo dotato di tre gradini e che era recitato. Immediatamente a Est di tale recinzione, al centro rispetto all’ingresso del sepolcro, doveva trovarsi una piccola mensa a cippo. Il monumento doveva essere circondato da una serie di 12 sostegni, forse delle colonne, che definiva un deambulatorio di circa 3 metri.

Di fronte al monumento, correva tutto un colonnato del quale è stato rinvenuto lo stilobate ovvero il piano su cui poggia solitamente un colonnato. La presenza di un canale di raccolta delle acque lungo tutta la base di marmo suggerisce che questa prima monumentalizzazione fosse a cielo aperto. Alla fine del IV secolo questa sistemazione ha subìto un cambiamento, con il completamento della costruzione della Rotonda e altre modifiche sono state fatte nel corso dei secoli successivi.

Il luogo più visitato di Gerusalemme

La Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme è uno dei luoghi più visitati del mondo dai pellegrini cristiani, sono milioni le persone che vi si recano ogni anno.

È situata all’interno delle mura della Città Vecchia, al termine della via Dolorosa, e comprende sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione di Cristo sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento riferisce che Gesù fu sepolto. Un luogo di incredibile grandezza, architettonica ed emotiva.

Si trova all’interno della Città Vecchia, un luogo unico al mondo. Grande solamente un chilometro quadrato, è un concentrato di attrazioni e di siti turistici. Qui ci sono tesori archeologici risalenti a migliaia di anni fa, ma anche luoghi d’arte contemporanea e mercati brulicanti di persone dove assaggiare i piatti tipici israeliani.

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Un mare di diamanti su cui puoi camminare: l’esperienza unica

C’è chi attende con impazienza il ritorno del sole e della bella stagione e chi, invece, si lascia ammaliare dal fascino dell’inverno e da tutti quei paesaggi da cartolina che solo questa stagione sa regalarci. Ed è proprio a tutte queste persone che oggi ci rivolgiamo, per parlarvi di un luogo, e di un’esperienza, che vi farà sentire come i protagonisti di una fiaba ghiacciata.

Il luogo da raggiungere è Harbin e, siamo certi, che la città non ha bisogno di presentazioni. Il capoluogo dell’Heilongjiang, provincia più a nord della Cina, è celebre soprattutto per il Festival internazionale cinese del ghiaccio e neve, una manifestazione che dal 1984 attira e incanta viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Ogni anno, a partire dal mese di gennaio, si realizzano centinaia di sculture di ghiaccio di diverse forme e fattezze che riproducono un’intera città. Grazie agli spettacoli di luce e colori che vanno in scena al crepuscolo, poi, l’atmosfera diventa magica. Il festival, da solo, offre tantissimi motivi per volare dall’altra parte del mondo e sostare in città durante l’inverno. Ma oggi ce n’è un’altro ed è dato da quel mare scintillante di diamanti sul quale tantissimi cittadini stanno già camminando.

Harbin: puoi camminare su un mare di diamanti che brillano al sole

Non è propriamente un mare, ma la distesa ghiacciata che si perde a vista d’occhio regala davvero la sensazione di trovarsi davanti all’acqua salata. In realtà si tratta del fiume Songhua che, con l’arrivo dell’inverno, si è ghiacciato completamente creando un’ambientazione da fiaba.

La distesa sembra aver subito un incantesimo: l’acqua si è trasformata in blocchi di ghiaccio che, incastonati asimmetricamente, brillano sotto i raggi del sole e sopra le acque del fiume, ricreando così uno spettacolo di luci e colori che incanta e sorprende.

Le fotografie pubblicate e diffuse sul web mostrano le infinite sfumature di blu che illuminano le acque del fiume ghiacciate: sembra davvero di trovarsi davanti a un mare di diamanti.

Non è solo la visione a stupire, ma è anche il fatto che è possibile camminare tra i blocchi di ghiaccio. Tantissime persone, infatti, sono accorse negli scorsi giorni davanti a questo scenario incantato per contemplare il paesaggio, passeggiare sul ghiaccio e scattare istantanee di immensa bellezza.

Harbin: il fiume ghiacciato si è trasformato in un'incredibile attrazione turistica

Fonte: Splash News / Shutterstock 2024 / IPA

Harbin: il fiume ghiacciato si è trasformato in un’incredibile attrazione turistica

Le vacanze invernali nel Regno di Frozen

Harbin è una di quelle città da raggiungere almeno una volta nella vita, soprattutto per tutti coloro che subiscono il fascino dei paesaggi invernali. Durante la stagione fredda, infatti, qui è possibile vivere un’autentica fiaba ghiacciata.

Come il regno di Frozen, così è la città cinese. Il merito va soprattutto al sapiente lavoro che viene eseguito ogni anno e che permette di creare una vera e propria città di ghiaccio. Un microcosmo congelato fatto di sculture, edifici e meraviglie che ricreano in tutto e per tutto una scenografia fiabesca.

Al lavoro sapiente dell’uomo, poi, si affianca anche quello della natura come è successo con il fiume Songhu che, negli scorsi giorni, si è trasformato in un mare di diamante per regalare ai cittadini e ai viaggiatori un’esperienza da “era glaciale”.

Il fiume Songhu, inoltre, è direttamente collegato alla storia della città del ghiaccio. Proprio qui, infatti, ogni anno migliaia di uomini si riuniscono per raccogliere i blocchi che serviranno a portare in scena il più grande e celebre festival di sculture di ghiaccio al mondo.

La città di Harbin è il Regno di Frozen. Oltre al festival dedicato al ghiaccio anche la natura dà spettacolo

Fonte: Splash News / Shutterstock 2024 / IPA

La città di Harbin è il Regno di Frozen. Oltre al festival dedicato al ghiaccio anche la natura dà spettacolo
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Sarà questa la meta lusso numero uno del 2024

Dal prossimo 3 luglio, partirà dall’Italia una nuova compagnia aerea con solo posti di Business Class diretta alle Maldive. La compagnia è la BeOnd e collegherà lo scalo di Milano Malpensa con quello di Malé due volte alla settimana (mercoledì e sabato).

A bordo del piccolo Airbus A321neo ci saranno solamente 44 poltrone di pelle completamente reclinabili econ varie amenity di lusso per altrettanti fortunatissimi passeggeri che potranno aggiudicarsi un posto alla modica cifra di 2.590 euro, tasse incluse (le compagnie di linea costano a che il doppio).

Questa grande novità darà la possibilità a tutti coloro che scelgono di trascorrere una vacanza di lusso alle Maldive di raggiungere l’arcipelago iniziando il viaggio nel migliore dei modi. Le prenotazioni sono già aperte.

La principale meta turistica al mondo

Le Maldive sono la meta da sogno per eccellenza, tanto che lo scorso 1° dicembre in occasione dei World Travel Awards 2023 che sono stati assegnati durante una cerimonia a Dubai si sono aggiudicate, per il quarto anno di fila, il premio come “World’s Leading Destination”, la principale destinazione turistica mondiale. Ma non è tutto. le Maldive hanno vinto anche un altro premio nato da poco e legato a quelle destinazioni che, dopo la pandemia, hanno saputo riprendersi in maniera rapida e strategica, il “Global Tourism Resilience Award”.

Nei giorni scorsi sono stati annunciati i dati degli arrivi turisti nell’arcipelago nel 2023: sono stati ben 1,8 milioni i visitatori arrivati, il numero più alto mai raggiunto finora.

Maldive super lusso

Una volta atterrati all’aeroporto internazionale di Malé e avere atteso il proprio transfer in una prestigiosa lounge, si viene condotti in idrovolante o motoscafo privato, a seconda della distanza, sulla propria isola-resort.

E qui c’è solo l’imbarazzo della scelta perché di resort cinque stelle alle Maldive ce ne sono tantissimi, dal Constance Moofushi sull’atollo di Alifu, il primo resort frequentato dagli italiani anche per via della barriera corallina raggiungibile a piedi dalla spiaggia, al Sun Siyam Olhuveli affacciato su una splendida laguna, dal Baglioni Resort Maldives sull’atollo di Dhaalu, una struttura italiana che ha portato un po’ della nostra tradizione nell’oceano Indiano e indirizzo prediletto dei vip, all’Emerald Maldive Resort, sull’isola di Fasmendhoo, che fa parte dei Leading Hotels of the World.

Constance-Moofushi

Fonte: @Constance Hotels & Resorts

Il Constance Moofushi sull’atollo di Alifu alle Maldive

Ma la lista è infinita perché gli atolli delle Maldive, proprio per come sono fatti, si prestano a ospitare un solo resort per isola, personalizzando ogni struttura e ogni cosa in base al proprio stile, design e obiettivo. tutto dipende dal budget in quanto, anche nel lusso, ci sono diversi livelli: si può trovare un resort da 2mila euro a notte, come l’elegantissimo COMO Maalifushi sull’atollo di Thaa, ma anche da 10mila, come Kudadoo Maldives Private Island nell’atollo di Lhaviyani, un micro-resort che ospita solo 15 over water villa super esclusive.

Maldive per tutti

Se c’è una cosa bella delle Maldive è che c’è un’isola per ogni gusto. Chi cerca il lusso, la privacy e il silenzio li trova su uno dei tanti atolli che ospitano resort a cinque stelle adults only.

Chi, al contrario, viaggia con la famiglia e ha esigenze particolari legate all’intrattenimento dei bambini trova isole-resort con animazione, kids club e tante attenzioni dedicate proprio ai più piccoli. L’Holiday Inn Resort Kandoona di Malé Sud, per esempio, ai bambini sotto i 13 anni viene offerto vitto, alloggio e transfer dall’aeroporto.

Per chi viaggia in coppia o è in luna di miele ci sono isole super romantiche che hanno saputo creare situazioni ed esperienze memorabili, dalla cena a lume di candela sulla spiaggia al pic-nic su un sand bank in mezzo all’oceano alla spa per coppia soggiornando in una di quelle meravigliose water villa dove si ha la sensazione di essere da soli sull’isola. Uno di questi è il Constance Halaveli, nell’atollo di Ari Nord, un cinque stelle extra lusso che detiene il record di jetty (pontile) più lungo di tutte le Maldive, lungo il quale si accede agli alloggi.

Per i più sportivi, che seguono i ritmi del sole, poi, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra snorkeling, immersioni, attività nautiche di ogni tipo, soggiornando, magari, non in un resort super lusso bensì in una guesthouse più semplice ma autentica e lontana dal turismo di massa. Tra tutte, il Reveries Diving Village sull’isola di Gan, nell’atollo Laamu, animata da villaggi di pescatori per scoprire le loro tradizioni e il loro stile di vita immergendosi nell’atmosfera locale.