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Scoperta una città di ben 4000 anni in Arabia Saudita

Un’incredibile scoperta è stata fatta nel cuore di un’oasi in Arabia Saudita da un gruppo di archeologi. Siamo a Khaybar, nella regione dell’Hegiaz, nell’area occidentale della Penisola Arabica, a circa 150 chilometri a nord di Medina. È qui che, da tempo, il gruppo di ricerca internazionale congiunto del Khaybar Longue Durée Archaeological Project indaga per trovare risposte ai loro quesiti: seppur nascosti dalle rocce vulcaniche di basalto, infatti, osservando il sito dall’alto, il gruppo è riuscito a rivelare potenziali percorsi e le fondamenta di case, suggerendo il punto in cui gli archeologi avrebbero potuto trovare tracce di un antico insediamento.

Ed è scavando che hanno portato alla luce una città antica di ben 4000 anni, costruita tra il 2.400 e il 2.000 avanti Cristo, durante l’Età del Bronzo. Si tratta di una scoperta fondamentale che, come hanno affermato gli stessi archeologi, rivela come la vita all’epoca stesse lentamente cambiando da un’esistenza nomade a una urbana.

La scoperta della città di al-Natah

La città, chiamata al-Natah dagli archeologi, è stata scoperta da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi del French National Center for Scientific Research (CNRS) e dai colleghi dell’Hadès Bureau d’investigation Archéologique, della Royal Commission for AlUla di Riyadh e di altri istituti. Dai diversi lavori di ricostruzione, i ricercatori hanno determinato che al-Natah rappresentava al tempo una città fortificata di 2,6 ettari dov’erano presenti una cinquantina di abitazioni, di uno o due piani.

Gli archeologi, inoltre, hanno aggiunto che l’antico insediamento era di tipo complesso perché suddiviso in diverse aree: una residenziale, una amministrativa e una necropoli. Questa scoperta ha messo in evidenza dei dati molto importanti perché, finora, si pensava che la Penisola Arabica fosse arida e quindi popolata principalmente da nomadi. Con al-Natah, invece, il pensiero cambia direzione e i ricercatori sono sempre più sicuri nell’affermare che le oasi presenti in questa zona fossero in grado di sostenere le prime comunità stanziali nell’area.

Città di al-Natah

Fonte: AFALULA-RCU-CNRS

Mappa di al-Natah suddivisa per aree

I ritrovamenti archeologici

Molto interessanti sono anche le scoperte fatte al suo interno. Gli archeologi hanno trovato ceramiche, attrezzi da lavoro e armi che avvalorano la tesi di al-Natah come una città complessa e avanzata per il periodo in cui è esistita e, soprattutto, per la sua posizione in mezzo al deserto. La scoperta di Al-Natah, seppur si tratti di una città più piccola rispetto a quelle della Mesopotamia o dell’Egitto esistite nella stessa epoca, ha permesso di mettere in evidenza un’altra teoria.

Secondo il professor Charloux, infatti, queste oasi fortificate erano probabilmente in collegamento fra loro e garantivano gli scambi tramite le comunità nomadi, che si ritiene fossero comunque preponderanti nell’area. “La documentazione archeologica testimonia una bassa urbanizzazione (o urbanesimo lento), che evidenzia una complessità sociale debole, ma crescente durante l’età del bronzo antico e medio”, spiegano i ricercatori.

Viviamo in tempi interessanti durante i quali, grazie alle nuove tecnologie, è possibile fare sempre nuove scoperte, come quella recente avvenuta in Messico grazie semplicemente a Google o l’eccezionale scoperta della prima tomba del Medio Regno nella necropoli dell’Assasif a Tebe da parte di un gruppo di ricerca egiziano-americana.

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Dubai si prepara all’inverno, le novità che ci attendono

Con l’arrivo dell’inverno, la futuristica Dubai si prepara ad accogliere i turisti con una vasta gamma di novità, a partire dal collegamento aereo diretto giornaliero con l’Italia inaugurato lo scorso 27 ottobre da ITA Airways, con partenza da Roma Fiumicino.

D’altronde, la vibrante città degli Emirati Arabi si attesta come una delle destinazioni più gettonate a livello mondiale, con una domanda in costante crescita proprio dal Belpaese. Scopriamo di più sul nuovo collegamento e su cosa attendersi dalla stagione invernale.

Un 2024 da record per il turismo a Dubai

I dati rilasciati dal Dipartimento dell’Economia e del Turismo di Dubai (DET) evidenziano una continua espansione del settore turistico.

Nei primi sei mesi del 2024, Dubai ha accolto 9,31 milioni di visitatori internazionali, registrando un aumento del 9% rispetto agli 8,55 milioni dello stesso periodo nel 2023.

Dopo il record di 17,15 milioni di turisti nel 2023, la città è ben avviata verso un altro anno di grande successo, con incrementi significativi dai mercati vicini del GCC e dell’area MENA, e una forte ripresa del turismo dall’Asia meridionale e dal Nord-Est e Sud-Est asiatico.

A sua volta, come accennato, l’Italia si conferma un mercato importante per il turismo a Dubai. Nel solo mese di agosto 2024, oltre 138.000 italiani hanno visitato la città emiratina, segnando un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E il nuovo volo diretto punta proprio a soddisfare la richiesta da parte dei turisti italiani, consolidando, al contempo, la posizione di Roma Fiumicino come hub internazionale di rilievo.

Il nuovo collegamento ITA Airways

ITA Airways opera la rotta Roma-Dubai utilizzando un Airbus A321neo, un aeromobile all’avanguardia progettato per ridurre del 20% il consumo di carburante e le emissioni di CO2 per posto. Il velivolo offre ai passeggeri un’esperienza confortevole e rispettosa dell’ambiente, con tre classi di servizio: Business, Premium Economy ed Economy.

L’orario del volo è pensato per massimizzare la comodità dei viaggiatori. La partenza da Roma è prevista alle 10:40, con arrivo a Dubai alle 19:50 (ora locale). In direzione opposta, il volo parte da Dubai all’1:50 (ora locale), arrivando a Roma alle 6:00.

Espansione delle strutture ricettive e ulteriori attrazioni

Nel periodo tra il 2024 e il 2025, Dubai si prepara altresì ad ampliare ulteriormente l’offerta ricettiva, con nuove aperture che includono opzioni diversificate per soddisfare le esigenze di varie fasce di prezzo e categorie di visitatori.

Ma non soltanto: è anche sul fronte delle attrazioni che Dubai continua a sorprendere. Tra le novità, l’apertura di The Real Madrid World, il primo parco tematico al mondo dedicato al calcio, e di Swingers, un famoso marchio di crazy golf fondato a Londra, che aprirà una sede su Bluewaters Island.

Nel frattempo, Cove Beach si trasferirà da Bluewaters Island a La Vie nel Jumeirah Beach Residence, con un nuovo beach club dotato di ristorante e piscina lounge riservata agli adulti.

Iniziative commerciali e Co-Marketing

L’avveniristica metropoli rafforza inoltre la collaborazione con i tour operator internazionali per incrementare il flusso turistico. La recente convention annuale in loco ha visto la partecipazione di 27 tour operator e 28 espositori emiratini.

Per il quarto trimestre dell’anno sono previste ulteriori attività di co-marketing, molte delle quali già attive da gennaio, in sinergia con i principali partner del settore. In più, sono in programma sessioni di formazione per le agenzie di viaggio, sia online che in presenza.

Focus su cultura, turismo outdoor e nicchie di mercato

Ancora, Dubai punta a diversificare la propria offerta turistica, con particolare attenzione agli aspetti culturali e artistici della città, ancora poco noti a livello internazionale. Tra le nicchie su cui si concentra la strategia di promozione spiccano il turismo outdoor e d’avventura, il lusso, il turismo scolastico e i programmi per studenti, così come il “b-leisure“, un segmento che unisce business e leisure.

Infine, sono previste collaborazioni con le principali compagnie di crociera per promuovere pacchetti stop-over per i viaggi a lungo raggio e arricchire, così, l’esperienza dei viaggiatori diretti verso altre destinazioni.

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Cosa vedere a Koh Chang, l’isola degli elefanti in Thailandia

Koh Chang, che letteralmente significa “isola degli elefanti”, è l’isola principale dell’omonimo arcipelago che si trova nel golfo della Thailandia, a circa 280 chilometri da Bangkok, la pittoresca Capitale thailandese. Situata di fronte alle coste della provincia di Trat, con la catena montuosa del Khao Banthat segna il confine naturale tra il Paese del Sorriso e la Cambogia. L’arcipelago è formato da più di 70 isole e isolotti (molti dei quali ancora disabitati) ma Kho Chang, con la sua notevole estensione, è uno di quei paradisi da non perdere anche perché proprio qui prende vita uno dei parchi più belli e incontaminati di tutta la Thailandia: il Parco nazionale di Koh Chang.

Parco nazionale di Koh Chang, un vero gioiello

Il magnifico Parco nazionale di Koh Chang si estende su un’area di ben 650 chilometri quadrati e si sviluppa su 47 isolotti dell’arcipelago. Le isole più popolari sono Koh Chang, Koh Klum, Koh Ngam, Koh Lao Ya e Koh Rung, e sono tutte un susseguirsi di attrazioni naturali che lasciano senza fiato. Per questo motivo, sono vivamente consigliati i tour che portano alla scoperta delle varie isole della zona.

Questo affascinate angolo della Thailandia, infatti, è ricco di natura selvaggia, di flora, fauna marine e spiagge che invitano a lasciarsi andare al benessere più totale. In particolare lo è l’isola stessa di Koh Chang, che regala panorami montagnosi ancora ricoperti da foresta vergine che, a loro volta, si affacciano su paradisiache spiagge tropicali.

In sostanza, il Parco nazionale di Koh Chang rappresenta uno degli ultimi luoghi vergini e incontaminati della Thailandia. Eppure, questa area del Paese è decisamente meno visitata rispetto a tantissime altre località (alcune persino meno belle).  Arcipelago di Koh ChangKoh Wai, una delle isole dell’arcipelago di Koh Chang

La foresta di Koh Chang

Come accennato, la foresta di Koh Chang è un vero sogno ad occhi aperti, tanto da essere considerata la foresta meglio conservata di tutta la Thailandia (e probabilmente anche dell’Asia sud orientale).

Chi la visita, grazie a diversi trekking piuttosto ben segnalati (a disposizione c’è anche un percorso che si può affrontare persino in bicicletta e che corre sull’intero perimetro dell’isola), ha l’opportunità di avvicinarsi a diversi animali, come il macaco dalla coda mozza, la piccola civetta indiana, la mangusta di Giava e molto altro ancora (va sempre ricordato che non bisogna mai interagire gli animali selvatici per la propria sicurezza e il loro benessere).

E poi ci sono cascate, laghi e fiumi che vanno a tuffarsi in un mare color smeraldo, spesso popolati da pappagalli, falchi e aquile.

Le cascate dell’isola

Sono una più fragorosa dell’altra e tutte assolutamente emozionati. Dalla costa Est dell’isola è possibile accedere, dopo una rigenerante passeggiata nella giungla, alle cascate di Khlong Phu che sembrano nascondersi dietro a delle misteriose rocce piene di verdissima vegetazione. Le acque che cadono vanno a creare una sorta di limpido laghetto, in cui fare un bagno rigenerante e (decisamente) fresco.

Khlong Phu

Fonte: iStock

La magnifica cascata di Khlong Phu

Partendo costa Ovest si può invece arrivare presso le tre cascate di Tok Than Mayom. Per giungere alla prima occorre intraprendere camminata di 45 minuti, che permette anche di osservare un paesaggio mozzafiato. Una piccola chicca: una volta in cima, guardate bene le pietre circostanti perché ce ne sono due davvero particolari, poiché vi sono incise le iniziali di Rama VI e Rama VII, sovrani della dinastia Chakri.

A 500 metri di distanza dalla prima cascata, ecco comparire la seconda, altrettanto bella e che invita a scoprire la terza, per la quale occorre però camminare tra la vegetazione per altri 2,5 chilometri. È bene sapere, tuttavia, che queste sono solo alcune delle magnifiche cascate che impreziosiscono l’isola e l’intero arcipelago.

I villaggi da non perdere

Non ci sono grandi città sull’isola di Koh Chang, ma solo dei piccoli villaggi dei pescatori in cui il tempo pare essersi fermato. Ne sono degli esempi Ban Salak Phet e Ban Salak Kok. Il primo è noto tra le persone del posto per l’abbondanza di pesce fresco. I turisti in zona, invece, sono molto attratti dalle tante comode sistemazioni disponibili che permettono di vivere un’esperienza davvero autentica, in quanto si può soggiornare presso le famiglie del posto.

Ban Salak Phet è amatissimo dagli appassionati del mare, che qui possono trovare un’estesa spiaggia sabbiosa lambita da un’acqua particolarmente limpida. Da non perdere, inoltre, è il suo punto panoramico cha lascia vagare lo sguardo sulle altre isole dell’arcipelago e sul villaggio di pescatori chiamato Ao Salak Phet.

Molto suggestivo è anche Bang Bao Fishing Village, dove scorgere palafitte di legno affacciate sul mare e collegate tra loro da piccole passerelle. Anche qui non mancano piatti da provare a base di pesce gustoso, e l’opportunità di prenotare un soggiorno presso una famiglia del luogo.

Le spiagge di Koh Chang

Montagne, colline, foreste, laghi e cascate vanno tutti a sfociare in spiagge che sembrano finte per via della loro bellezza. Sono davvero tante e tutte meritevoli di (almeno) una visita:

Koh Chang, le spiagge

Fonte: iStock

Una delle magnifiche spiagge di Koh Chang
  • Hat Sai Khao: il visitatore ha l’occasione di rilassarsi su di un’ampia spiaggia composta di sabbia bianca e fine accarezzata da un mare che invita a fare più bagni possibile, mentre si ammirano palme ed acque tranquille. Di sera, invece, pur mantenendo una certa tranquillità la spiaggia cambia volto, perché si accendono su di essa le luci di tanti ristorantini in cui assaporare deliziosi piatti tipici;
  • Hat Khlong Phrao e Laem Chaiyachet: entrambe piuttosto estese, sono dei veri paradisi in terra. Ma non è tutto, perché sono collegate tra loro dal promontorio di Laem Chaiyachet, che si fa amare per le sue misteriose e iconiche rocce, ma anche per la presenza di un grande sasso isolato nell’acqua nelle cui vicinanze si trova un mucchio di pietre a forma di stivali. Da non perdere al tramonto, quando il sole e la vegetazione regalano uno degli spettacoli naturali più belli di tutto il Paese;
  • Ao Bai Lan: chi cerca pace e tranquillità non si può di certo perdere questa incantevole spiaggia perché è davvero la destinazione più ottimale dell’isola. Il magnifico scenario che si apre di fronte agli occhi del visitatore non è di certo da meno;
  • Hat Tha Man (Lonely Beach): in passato era una spiaggia solitaria (come del resto dice il nome), mentre oggi è uno dei luoghi dell’isola più frequentato dai turisti. Nonostante questo, conserva ancora il suo fascino autentico amplificato anche dalla possibilità di poter soggiornare in alloggi davvero particolari, come in deliziose capanne sugli alberi;
  • Hat Kaibae: una sottile striscia di sabbia, frequentata sia da famiglie che da viaggiatori con lo zaino in spalla, che si sviluppa intorno a una baia punteggiata di isole.

Perché Koh Chang è l’isola degli elefanti?

Come accennato, il nome Kho Chang tradotto nella nostra lingua è “isola degli elefanti“, ma non è solo questo il motivo per cui si chiama così. Il suo territorio, infatti, ha la forma di un pachiderma e anzi, ad esser più precisi della testa di un elefante. Sugli elefanti in Thailandia (ma nei fatti questa è una questione che interessa anche altri luoghi del mondo) c’è un dibattito aperto perché spesso vengono utilizzati come animali da soma. Non a caso, in alcuni luoghi del Paese sono presenti dei veri e proprio santuari etici dedicati a questi affascinanti animali, che sono dei reali centri di salvataggio e di riabilitazione dove il visitatore ha la possibilità di entrare in contatto più profondo con questi magnifici mammiferi proboscidati, rispettandoli a 360 gradi e aiutandoli a sopravvivere come dovrebbero.

Elefanti in Thailandia

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Due affascinanti elefanti che giocano e fanno il bagno in Thailandia

In sostanza, bisogna diffidare assolutamente dai centri che permettono di salire in sella agli elefanti (pratica purtroppo molto in voga a Koh Chang): cavalcare questi pachidermi sfortunatamente non è illegale in Thailandia, ma le organizzazioni per il benessere degli animali sollevano preoccupazioni perché gli elefanti non sono naturalmente attrezzati per sostenere il peso umano per lunghi periodi. Tale attività, infatti, può causare danni permanenti alla colonna vertebrale degli elefanti e anche condizioni dolorose come l’artrosi.

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Cosa vedere a Osaka, città giapponese altamente sorprendente

Una delle metropoli più esuberanti del Giappone, Osaka è una città con un’energia contagiosa, una frizzante vita notturna, una scena gastronomica senza pari e una storia millenaria alle spalle. La meta ideale per vivere un’esperienza di autentica scoperta nel paese del Sol Levante, tanto da essere stata inserita nella prestigiosa guida Best in Travel 2025 di Lonely Planet tra le 30 destinazioni che meritano di essere visitate l’anno prossimo. Un tempo cuore pulsante dell’economia e della cultura giapponese, conserva ancora oggi i segni del suo glorioso passato negli antichi templi e nei castelli incastonati tra grattacieli e quartieri futuristici che ospiteranno l’Expo 2025.

Osaka si prepara infatti a brillare ancora di più ospitando l’Esposizione Universale, che porterà ancora più energia e vivacità in questa città già nota per il suo spirito gioioso e la sua passione per la buona tavola. Quale occasione migliore per programmare una visita? Ecco allora una guida ai luoghi da non perdere per immergersi nel ritmo frenetico e farsi conquistare dalle innumerevoli attrazioni di questa straordinaria città nipponica.

Il Castello di Osaka, un simbolo storico e architettonico

Con la sua imponente struttura bianca, il Castello è una delle icone più riconoscibili di Osaka. Sebbene il maestoso complesso che vediamo oggi sia una ricostruzione del 1931, la sua storia risale al XVI secolo. Era il 1583 quando Toyotomi Hideyoshi, un ambizioso signore della guerra, ne iniziò la costruzione per farne il centro del Giappone unificato. Fu il castello più grande del suo tempo, ma la sua gloria fu di breve durata.

Dopo la morte di Hideyoshi, nel 1615, il maniero fu attaccato e distrutto dalle truppe Tokugawa, che in seguito ne avviarono la ricostruzione, ma non fu mai completata durante l’era feudale. Solo nel 1931, con un audace progetto di recupero del patrimonio culturale, la torre principale fu ricostruita con una struttura in ferro-cemento, che resistette miracolosamente ai devastanti bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale.

Oggi, il Castello di Osaka è molto più di una semplice attrazione turistica. La torre principale, dotata di un ascensore per facilitare l’accesso, ospita un affascinante museo sulla storia del complesso e di Toyotomi Hideyoshi. Tutt’intorno, oltre a mura di pietra, fossati e torrette che ricreano l’atmosfera medievale, si estende il Nishinomaru Garden, un vasto giardino all’inglese con centinaia di ciliegi. Uno dei luoghi più popolari di Osaka per ammirare l’hanami, la spettacolare fioritura che di solito avviene tra fine marzo e inizio aprile.

Dotonbori, cuore pulsante di Osaka

Uno dei quartieri più vibranti, Dotonbori, è il fulcro della vita notturna e della cultura popolare, e incarna appieno lo spirito della città. Si sviluppa lungo il canale omonimo, frequentato a tutte le ore del giorno e della notte, famoso per le scintillanti insegne luminose giganti, le bancarelle e i ristoranti che offrono specialità locali come il takoyaki (palline di polpo fritte) e l’okonomiyaki (una sorta di pizza salata giapponese), i negozi di souvenir e gli artisti di strada che contribuiscono a creare un’atmosfera festosa. Dotonbori è un luogo ideale per immergersi nella cultura di Osaka, assaggiare le prelibatezze locali e fare shopping, tra negozi tradizionali e moderni. Un’attrazione imperdibile è il famoso Glico Man, la gigantesca figura di un corridore che sovrasta il ponte Ebisubashi, diventato un simbolo di Osaka.

Sumiyoshi Taisha, un’immersione nella spiritualità shintoista

Lontano dal frenetico ritmo cittadino, il Sumiyoshi Taisha offre un’oasi di tranquillità meditativa in uno dei più antichi santuari shintoisti del Giappone. Questo antico santuario, dedicato ai Sumiyoshi Sanjin, divinità protettrici delle navi e del mare, è una meta popolare per i locali che cercano la benedizione degli dei per buona fortuna e viaggi sicuri.

Fondato nel 211, il Sumiyoshi Taisha è il principale di circa 2.300 santuari Sumiyoshi disseminati in tutto il Giappone. Riconoscibile per le sue sale principali in stile Sumiyoshi, con i caratteristici colori rosso e nero, e per l’elegante ponte vermiglio che si inarca su un incantevole stagno, è uno dei luoghi simbolo di Osaka. Passeggiando nei suoi giardini ci si può immergere nelle profonde tradizioni spirituali shintoiste e nelle pratiche devozionali che hanno plasmato questo luogo e il Giappone nel corso dei secoli.

Shitenno-ji, il primo tempio buddista del Giappone

In quanto tempio buddista più antico del Giappone, il Shitenno-ji è un vero e proprio punto di riferimento della storia e della cultura giapponese di Osaka, assolutamente da visitare. Fondato nel 593 dal Principe Shotoku e ricostruito nel corso dei secoli, ha svolto un ruolo fondamentale nell’introduzione del buddismo nel Paese.

All’interno del complesso si possono ammirare una splendida pagoda a cinque piani di colore rosso, nero e bianco, una sala principale con statue buddiste, oltre a un sereno giardino e uno stagno, perfetti per una tranquilla passeggiata. Durante tutto l’anno, nel tempio si svolgono vari eventi e rituali, tra cui il celebre Festival delle Stelle di Tanabata in estate.

Amerika-mura, il quartiere giovane di Osaka

Considerato l’equivalente del quartiere Harajuku di Tokyo, da oltre 40 anni Amerika-mura, letteralmente “Villaggio dell’America”, è il polo della cultura giovanile a Osaka. Tutto ruota attorno al Sankaku Koen Park, luogo di ritrovo popolare dove i giovani si riuniscono per sfoggiare i loro stili unici e scoprire le ultime tendenze negli oltre 2.000 negozi della zona, che vendono moda locale e importata, caffè, ristoranti, bar e club.

Negli anni ’60, l’area era chiamata Sumiyamachi, letteralmente “Città dei negozi di carbone”, ed era principalmente occupata da magazzini e cantieri del legname, fino all’apertura nel 1969 di Loop, un locale che iniziò rapidamente ad attirare giovani artisti, designer e creativi di vario genere. In poco tempo, altri magazzini furono convertiti in negozi di prodotti americani importati, vestiti vintage, jeans, e dischi, trasformando completamente il volto del quartiere.

Dotonbori, Osaka

Fonte: iStock

Le mille luci di Dotonbori, Osaka

Museo di Storia di Osaka, alle origini della città

Situato vicino al lussureggiante Parco del Castello di Osaka e al Parco del Sito del Palazzo di Naniwa, il Museo di Storia di Osaka è stato inaugurato nel 2001 in un moderno edificio progettato da César Pelli e Nihon Sekkei. Distribuita su quattro piani, l’esposizione racconta la storia millenaria della città di Osaka, dall’antichità all’età moderna, fino ai giorni nostri, attraverso una ricca collezione di oltre 100mila oggetti, ricostruzioni a grandezza naturale e in miniatura, video e numerosi documenti originali. La visita inizia dal piano più alto, dedicato all’epoca dell’antico Palazzo di Naniwa, situato nell’area ora occupata dal museo, e si scende verso il basso. Ogni piano è riservato a un diverso periodo della storia di Osaka, coprendo in totale 1.350 anni.

Universal Studios Japan, divertimento per tutte le età

Universal Studios Japan (USJ) è stato il primo parco a tema del celebre marchio americano a essere aperto in Asia. Inaugurato nel 2001 nell’area della baia di Osaka, è stato ampliato nel corso degli anni ed è oggi uno dei parchi di divertimento più visitati del Giappone. Attualmente comprende dieci aree tematiche: Hollywood, New York, San Francisco, Jurassic Park, Waterworld, Amity Village, Universal Wonderland, Minion Park, Il Mondo della Magia di Harry Potter e Super Nintendo World.

Le numerose attrazioni spaziano dalle giostre per bambini ai roller coaster e simulatori basati su film popolari come i Minions, Shrek e Jurassic Park, inoltre ogni giorno vengono organizzati vari spettacoli, tra cui una sfilata notturna con carri illuminati. Proprio fuori dai cancelli del parco si trova Universal Citywalk Osaka, un centro commerciale con numerosi hotel, ristoranti e negozi di merchandise di Universal Studios e di souvenir di Osaka.

Abeno Harukas, il grattacielo che domina la skyline

Con i suoi 300 metri e 62 piani, l’Abeno Harukas è stato, dal suo completamento nel 2014 fino al 2023, il grattacielo più alto del Giappone. L’edificio sorge sopra la stazione Kintetsu Osaka Abenobashi e al suo interno ospita un grande magazzino, un museo d’arte e un hotel. I piani dal 58° al 60° sono occupati dall’Osservatorio Harukas 300.

Circondato da pannelli di vetro a tutta altezza, il 60° piano è una piattaforma di osservazione che offre una vista spettacolare a 360 gradi su Osaka, mentre il 58° piano presenta un atrio con una terrazza in legno, caffetteria, negozio di souvenir e servizi igienici con vista panoramica. Al 16° piano si possono visitare le mostre temporanee del Museo d’arte urbana Abeno Harukas oppure rilassarsi tra le piane del giardino pensile.

I primi 14 piani dell’edificio sono occupati dall’Abeno Harukas Kintetsu Department Store il più vasto grande magazzino del Giappone. Articolato in due edifici, la torre e l’ala, collegati da passaggi interni, si estende su 100mila metri quadrati di spazio commerciale, ospita molti marchi internazionali, oltre a numerosi negozi rivolti a una clientela giovane.

Osaka Aquarium Kaiyukan

Uno degli acquari più grandi al mondo, l’Osaka Aquarium Kaiyukan, ospita 15 grandi vasche che ricreano diversi ambienti marini, dal Mar del Giappone alle coste dell’Antartide, dalla Baia di Monterey al Mar di Tasmania. Una delle principali attrazioni è la vasca dell’Oceano Pacifico, al cui interno si possono vedere gli enormi squali balena, la specie acquatica più grande esistente, insieme ad altre specie interessanti, come lo squalo martello e lo sgombro giapponese. Molto popolare è anche la vasca della Grande Barriera Corallina, habitat di pesci esotici, coralli e delfini bianchi del Pacifico, mentre gli appassionati di meduse possono ammirare la magica bellezza di una delle collezioni più rinomate al mondo di questi affascinanti organismi marini.

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Auroville, la città sperimentale dell’India nata negli anni ’60

Nata come esperimento universale di unità, trasformazione della coscienza e sostenibilità nel sud dell’India, a pochi chilometri da Pondicherry, la città di Auroville è un progetto unico al mondo. Immaginata fin dagli anni ’30 del secolo scorso dalla “Madre” Mirra Alfassa, discepola di Sri Aurobindo, è stata fondata ufficialmente il 28 febbraio 1968 come un’iniziativa per promuovere la pace e l’armonia oltre confini, culture e religioni.

Circa 5.000 persone, rappresentanti 124 nazioni, hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione presso il grande albero di banyan al centro di quella che sarebbe divenuta Auroville. In quell’occasione, la Madre ha presentato la Carta di Auroville, che stabilisce i principi guida della città, che prevedono tra l’altro l’assenza di proprietà privata e la dedizione al miglioramento personale e collettivo. Anche l’Unesco ha riconosciuto l’importanza del progetto per il futuro dell’umanità, approvandolo come un esperimento che potrebbe rappresentare un modello per nuove comunità globali basate sull’unità e la sostenibilità.

Il Matrimandir, cuore spirituale di Auroville

Il Matrimandir, o “Tempio della Madre”, è il cuore spirituale e geografico di Auroville. Questa struttura sferica, dorata all’esterno e austera all’interno, ospita una grande sala meditativa di marmo bianco con un cristallo al centro, dove i visitatori sono invitati a trovare la propria coscienza. Costruito per essere un luogo di introspezione e di calma, il Matrimandir è alimentato da energia solare, simbolo dell’impegno di Auroville verso la sostenibilità. Le visite sono consentite solo con un permesso speciale e spesso richiedono alcuni giorni di attesa.

L’organizzazione della comunità

Auroville è divisa in quattro “zone” principali che si irradiano dal Matrimandir: la Zona Residenziale, dove risiedono gli abitanti; la Zona Industriale, dedicata a progetti sostenibili e piccole industrie; la Zona Culturale, dove si svolgono attività educative e artistiche; e la Zona Internazionale, che ospita progetti dedicati alla diversità culturale e al dialogo globale. L’area urbana è circondata da una “Cintura Verde”, una zona di ricerca ambientale e di risorse che comprende foreste, giardini botanici, fattorie biologiche, e raccolte di piante medicinali.

Auroville promuove anche attività agricole ed ecologiche, con oltre 14 fattorie biologiche che producono prodotti locali. Molte di queste fattorie accolgono volontari che possono sperimentare la vita della comunità, lavorando nei campi o prendendo parte a progetti di rigenerazione ambientale. Un esempio è la Kottakarai Organic Food Processing Unit, che produce biscotti e pasta da ingredienti locali e biologici, mentre Ganesh Bakery rappresenta un popolare punto di ritrovo per visitatori e residenti.

Oggi Auroville ospita circa 2.500 residenti da oltre 49 nazioni, con una popolazione in costante crescita, sebbene sia ancora ben lontano l’obiettivo di 50mila abitanti che si erano posti i fondatori. Circa un terzo dei residenti è indiano, mentre il resto proviene principalmente da Francia, Germania e Italia, appartenenti a ogni fascia d’età e background.

Ma sono migliaia i visitatori che ogni anno giungono ad Auroville, molti dei quali rimangono coinvolti nelle attività della comunità. Durante la stagione turistica, da dicembre a marzo, il calendario delle attività è particolarmente ricco, con corsi di yoga, tai-chi, guarigione alternativa e altre discipline olistiche. Auroville è diventata anche un polo per progetti sociali, economici, ambientali e culturali, spesso aperti alla partecipazione dei visitatori.

Un modello per il futuro

Oltre all’obiettivo della trasformazione interiore, Auroville ha abbracciato una missione di sostenibilità ambientale e autosufficienza. Ogni progetto è pensato per ridurre l’impatto ambientale e promuovere uno stile di vita equilibrato, sia attraverso l’agricoltura biologica che mediante l’uso di energia rinnovabile. Il modello di Auroville, in cui uomini e donne di tutto il mondo vivono in armonia, può ispirare altre comunità a ripensare il proprio approccio alla vita collettiva e alla protezione dell’ambiente.

Per chi desidera saperne di più su Auroville, è disponibile una guida ufficiale, l’Auroville Handbook, che contiene informazioni dettagliate sui principali luoghi di interesse, come il Centro Tibetano, la Sala del Municipio, la spiaggia privata di Auroville.

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Cosa vedere a Pondicherry, città dell’India particolarmente piacevole

Puducherry o Pondicherry, definizione: nuovo villaggio o nuovo insediamento. All’interno del nome è racchiusa la sua storia più recente segnata dal dominio francese che, arrivato qui per le spezie e i tessuti, la occupò dal XVII secolo al 1954. Parliamo di storia recente perché l’anima della città, seppur contraddistinta dalle classiche architetture color pastello eredità del periodo coloniale, ha origini molto più antiche. La zona in cui si trova, infatti, quella del Tamil Nadu, a Sud dell‘India, è la culla di una delle più grandi civiltà indiane che vanta oltre 2000 anni.

Affacciata sul Golfo del Bengala, ha molto da offrire ai viaggiatori che decidono di inserirla all’interno del loro itinerario indiano, creando così il mix perfetto di cultura, storia e spiritualità con un tocco di benessere europeo. Templi, chiese e centri spirituali, insieme al mare e alle spiagge che stanno contribuendo a riscriverne l’identità turistica agli occhi del mondo, le hanno valso anche un posto nel Best in Travel 2025 stilato da Lonely Planet.

Dopo aver consumato la vostra colazione con una tazza di caffè fumante e un croissant, andate alla scoperta di Pondicherry esplorando le diverse cose da vedere: qui di seguito trovate i nostri consigli.

Passeggiata nella storica White Town

La maggior parte dei visitatori parte dalla White Town, ossia il quartiere francese situato a pochi passi dal lungomare. Potete partire anche voi da qui, soprattutto se avete ancora bisogno di entrare in confidenza con l’India: passeggiando tra queste strade il vostro approccio sarà familiare e delicato. Questo è garantito dall’atmosfera in cui è immerso il quartiere, tra antichi cortili residenziali, caffè, ristoranti con cucina francese, indiana e altre regioni dell’Asia meridionale e le architetture dai colori pastello.

L’eredità lasciata dai francesi è presente anche nelle diverse chiese, come Notre Dame des Anges o la Basilica del Sacro Cuore, esempio di architettura gotica riconosciuta come uno dei luoghi di pellegrinaggio più importanti per gli indiani cristiani. La loro presenza si può vedere anche nelle statue di Dupleix e Giovanna d’Arco o nelle insegne stradali di ceramica blu che portano nomi come Dumas e Romain Rolland. Se volete scoprire il quartiere francese in modo particolare, potete optare anche per un tuk tuk!

Cattedrale Pondicherry

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La Basilica di Pondicherry in stile gotico

Il museo di Pondicherry

Il museo offre la possibilità di immergersi nel passato della città attraverso i periodi geologici, archeologici e storici. Si tratta di una tappa imperdibile da inserire nel vostro itinerario perché mette in evidenza i diversi aspetti del patrimonio artistico e culturale di Pondicherry mediante un percorso che accompagna i visitatori in diverse sale. C’è la sala dedicata al periodo del colonialismo francese, la sezione archeologica con reperti risalenti al Neolitico, quella dedicata ai veicoli e alle sculture induiste. Il museo è aperto dal martedì alla domenica, dalle 10:00 alle 17:00.

Viaggio ad Auroville

Negli anni ’60, Pondicherry era conosciuta come una città dove i viaggiatori solitari interessati alla spiritualità potevano trascorrere il loro tempo in modo pacifico dedicandosi semplicemente alla loro crescita interiore e alla lettura di libri filosofici. Qui hanno vissuto personaggi importanti per il movimento spirituale europeo del periodo, come Sri Aurobindo, filosofo indipendentista e guru indiano, e Mirra Alfassa, conosciuta anche come “la Madre”, devota collaboratrice spirituale di Aurobindo.

Fu proprio lei a fondare una città sperimentale chiamata Auroville, progettata dall’architetto Roger Anger in un modello a spirale galattica e per la quale è stata scritta una carta che dichiarava che il luogo non sarebbe appartenuto a nessuno in particolare, ma all’Umanità intera. Qui, dopo esservi rivolti al Centro Visitatori presente in loco, potete visitare la città e ammirare, per esempio, il Matrimandir, un tempio dorato non religioso dove i residenti vi si recano per meditare e per concentrarsi.

Tempio d'oro Auroville

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Il tempio d’oro ad Auroville

Il tempio Sri Manakula Vinayagar

Non solo chiese, a Pondicherry ci sono anche templi induisti, tra cui il più bello è sicuramente il tempio Sri Manakula Vinayagar. Dedicato a Ganesha, si ritiene che sia stato fondato cinque secoli fa. Il tempio attira un gran numero di devoti ogni giorno, specialmente il 18° giorno del festival di Brahmotsavam: si tratta di un evento annuale molto importante per gli abitanti di Pondicherry e non solo, dedicato a Varadaraja Perumal, un’incarnazione di Vishnu. La celebrazione ha un grande significato religioso poiché rappresenta il viaggio celeste della divinità per benedire e proteggere i suoi devoti. Solitamente viene organizzato ogni anno nel mese di agosto.

Spiagge e sport acquatici

Pondicherry attira sempre più l’attenzione dei viaggiatori anche per la sua atmosfera rilassata e per la possibilità di pianificare una vacanza che unisce cultura e relax. Qui, infatti, sono presenti diverse spiagge, tra cui le più famose sono Paradise Beach, Serenity Beach e Auro Beach. Se alla tintarella volete aggiungere un po’ di movimento, potete dedicarvi ad alcuni sport acquatici, in particolare le immersioni subacquee. La vita marina in questa zona dell’India è davvero unica e vanta pesci quali il pesce pappagallo, il pesce angelo, la manta, il kingfish e molte altre specie. Inoltre, se siete abbastanza fortunati, potreste persino avvistare squali balena, delfini e tartarughe.

Mamallapuram, Patrimonio UNESCO

A pochi chilometri da Pondicherry troverete la bellissima città di Mahabalipuram. L’incrocio tra passato e presente è visibile nella pittoresca cittadina conosciuta anche come Mamallapuram, famosa per i suoi monumenti storici, protetti dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Qui troverete templi ed edifici Pallava particolarmente scolpiti, la maggior parte dei quali risalenti al VII secolo.

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Il treno giapponese Maglev, tra i più veloci del mondo e senza conducente

I treni ad alta velocità possono rivoluzionare il mondo dei trasporti. Il Giappone ha realizzato un treno Maglev evoluto che ha effettuato il suo viaggio inaugurale il 16 ottobre 2024 nella città di Tsuru, superando i 500 chilometri orari. Secondo i piani, avrebbe dovuto collegare Tokyo con Nagoya nel 2027, ma le proteste ambientaliste e i costi elevati stanno rallentando il progetto che attualmente è stato rimandato al 2034.

Con questi risultati in un prossimo futuro il treno potrebbe competere con l’aereo, come hanno sottolineato i tecnici della CRRC: “Sappiamo che la velocità massima di un “bullet train” è di 350 km/h, mentre con l’aereo si sta tra gli 800 e i 900 orari. Con il Maglev contiamo di inserire un’ulteriore opzione di trasporto che consenta ai passeggeri la scelta che ritengono migliore”. 

Come funzionano i treni Maglev

I treni ad alta velocità maglev funzionano grazie a un sistema di levitazione magnetica che annulla l’effetto di attrito attraverso l’impiego di elettromagneti che gli permettono di fluttuare sopra i binari. Utilizza il principio di attrazione e repulsione tra due campi magnetici, per cui la repulsione permette di far levitare il treno di circa 10 centimetri sulle rotaie, mentre quest’ultimo subisce l’attrazione dei binari per non deragliare ma scivolare delicatamente.

Il treno francese TGV ha raggiunto e superato i 574 chilometri orari registrando un record, tuttavia la sperimentazione sui treni ad alta velocità è sempre attiva e gli esperimenti non finiscono mai di sorprendere. Varie compagnie del settore trasporti investono ingenti quantità di milioni per la ricerca ingegneristica in Europa e in Asia. Un biglietto per un treno Maglev costa circa 6,50 euro per una corsa singola o 10,40 euro per andata e ritorno. Per tratte lunghe ovviamente la spesa aumenta.

treno maglev

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Treno Maglev in Giappone

L’alta velocità senza conducente

Il primo treno ad alta velocità del mondo, soprannominato il treno a proiettile, è targato Shinkansen e risale al 1964 quando ci furono le Olimpiadi di Tokyo. Questo ha trasformato il trasporto ferroviario in Giappone, riducendo i tempi di viaggio tra varie città del paese. Quest’anno Shinkansen festeggia i suoi 60 anni con i suoi treni che raggiungono 300 km/h.

L’elettrotreno giapponese Shinkansen Serie LO ha raggiunto i 603 km/h, sfruttando sempre la tecnologia magnetica che permette di annullare l’attrito sui binari quasi completamente e viaggiare molto veloce. Se diventasse possibile superare i 600 km/h a bordo di un treno si potrebbe attraversare l’Europa in sole due ore, anche se ci dovrebbe essere una ferrovia a disposizione per collegare in linea retta la Sicilia alle Alpi al confine con l’Austria che attualmente non esiste.

Il muso aerodinamico e gli interni spaziosi dei treni a proiettile Shinkansen, sono ormai un simbolo dell’abilità ingegneristica giapponese e dell’attenzione ai dettagli. Si prevede che questi mezzi senza conducente potrebbero essere operativi dalla metà degli anni 2030.

Proteste ambientaliste e costi elevati

Il progetto del treno maglev ad alta velocità sta subendo forti ritardi per i costi che includono investimenti infrastrutturali per circa 46 miliardi di euro, anche se l’opera porterebbe a più collegamenti interni al posto dei voli attualmente operativi. L’impatto ambientale infatti sarebbe minore rispetto a quello degli aerei, ma gli ambientalisti sono comunque contrari per i numerosi tunnel che dovrebbero attraversare le montagne in un’area ricca di risorse idriche. L’alterazione dei corsi d’acqua preoccupa gli agricoltori e l’approvvigionamento idrico della regione.

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Nel 2025 puoi viaggiare intorno al mondo a bordo di treni di lusso

L’itinerario ferroviario del 2025 organizzato da Railbookers è una delle proposte di viaggio più ambiziose mai realizzate su rotaie, un’esperienza esclusiva che permette di esplorare il mondo all’insegna del massimo comfort.

In ben 59 giorni, il percorso si snoda attraverso 12 Paesi e oltre 20 città, così che i viaggiatori possano immergersi nelle culture e nei panorami più incantevoli del pianeta. Con partenza da Vancouver, prosegue alla volta dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, dai fiordi canadesi alle Alpi, passando per le antiche città europee e le distese africane, e ogni fermata aggiunge una nuova tessera a un mosaico davvero straordinario.

Le città di sosta sono state selezionate sia per la loro unicità che per l’atmosfera autentica che possono offrire al turista, consentendogli di conoscere da vicino le tradizioni locali e le meraviglie del paesaggio, con visite guidate ed escursioni ad hoc che regalano ricordi indelebili.

Sette treni di lusso tra i più iconici al mondo

Tutte le tappe del viaggio sono rese speciali dalla permanenza a bordo di alcuni fra i treni di lusso più iconici e celebri del mondo, dalla storia e dallo stile unico e inconfondibile.

Eccoli:

  • Rocky Mountaineer da Vancouver a Jasper con servizio GoldLeaf
  • Belmond Royal Scotsman nelle Highlands scozzesi in cabina doppia
  • La Dolce Vita Orient Express da Venezia a Portofino in sistemazioni deluxe
  • Venice Simplon-Orient-Express da Parigi a Istanbul in cabina storica
  • Rovos Rail da Pretoria a Victoria Falls in cabina deluxe
  • Maharajas’ Express Indian Panorama, inclusi il Taj Mahal e Varanasi
  • Eastern & Oriental Express – Wild Malaysia in cabina Pullman

Ogni treno è un vero gioiello di design, progettato per garantire una perfetta armonia tra lusso e autenticità. I passeggeri possono scegliere di soggiornare in eleganti carrozze-suite o in comodi scompartimenti.

Il comfort è assoluto protagonista del viaggio, con un’attenzione particolare alla gastronomia e al relax. Non mancano, infatti, ristoranti di alto livello, dove chef esperti preparano piatti sofisticati con ingredienti freschi e sapori che richiamano le tradizioni del luogo.
Dai classici della cucina europea alle specialità esotiche asiatiche, l’offerta culinaria è pensata per soddisfare i palati più esigenti.

Le carrozze bar, arredate con gusto e stile, sono l’ideale per godersi cocktail raffinati o un bicchiere di vino mentre dal finestrino scorrono paesaggi mozzafiato. La disposizione delle carrozze lounge, con grandi finestre panoramiche, è progettata per offrire momenti di puro piacere, mentre gli interni eleganti e intimi delle cabine garantiscono privacy e tranquillità anche durante le tratte più lunghe.

Escursioni e soste per un’esperienza completa

Le escursioni e le soste nelle diverse città sono pianificate nel dettaglio per valorizzare al meglio ogni destinazione.

A Edimburgo, ad esempio, i viaggiatori possono immergersi nella storia e nell’architettura medievale della città, andando alla scoperta dei pittoreschi vicoli e dei castelli. A Vienna, l’arte e la musica sono protagoniste, con visite a teatri e palazzi imperiali. Bangkok offre un assaggio dell’Asia vibrante e moderna, con mercati, templi dorati e una cultura affascinante.

Cape Town rappresenta la tappa finale, una città che racchiude paesaggi mozzafiato e una biodiversità unica. Ogni fermata prevede tour privati ed esperienze local, curate per creare un legame autentico con il luogo e i suoi abitanti, oltre a momenti di tempo libero per godersi la vacanza in autonomia.

Costi e dettagli di prenotazione

Partecipare a un viaggio così straordinario richiede un investimento significativo, con un costo di partenza di circa 116.455 euro, che copre tutti i servizi a bordo e le escursioni, ma non include i voli internazionali, che sono a carico del viaggiatore.

Chi desiderasse partecipare a questa avventura, può ottenere maggiori informazioni ed effettuare la prenotazione direttamente sul sito di Railbookers, dove sono evidenziati maggiori dettagli su ogni tappa e sui servizi previsti.

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Cosa vedere in Kazakistan, Paese che lascia senza fiato

Incastonato tra Europa e Asia, il Kazakistan è un Paese che sorprende con le sue meraviglie naturali, città avveniristiche e antiche tradizioni. Inserito nella prestigiosa lista delle destinazioni “Best in Travel 2025”, si rivela una terra promessa per i viaggiatori alla ricerca di luoghi incontaminati e scenari unici.

Tra canyon mozzafiato, montagne maestose e città che uniscono antico e moderno, il Kazakistan regala un’esperienza che non si dimentica, un viaggio che parla al cuore e lascia un segno indelebile.

Astana: la capitale del futuro

Astana, la capitale, è una città moderna che sembra provenire direttamente dal futuro: punteggiata da grattacieli scintillanti e audaci architetture, è il volto più contemporaneo del Kazakistan.

Tra i luoghi più iconici spiccano la Torre Bayterek, simbolo di rinascita e speranza, da cui si può godere di una vista panoramica mozzafiato, e il Palazzo della Pace e della Riconciliazione, avveniristica piramide di vetro e acciaio che rappresenta l’armonia tra le diverse culture e religioni che qui convivono.

Da non perdere anche il Museo Nazionale del Kazakistan, che custodisce preziose testimonianze della storia millenaria del Paese, dai tempi dei nomadi fino all’epoca contemporanea.

Almaty: il cuore culturale del Kazakistan

Almaty è l’anima pulsante del Kazakistan, una città davvero affascinante che unisce cultura, storia e una natura maestosa: alle pendici delle montagne Tien Shan, si fa ammirare nell’abbraccio di paesaggi talmente belli da assomigliare a un dipinto e vanta meraviglie come il Panfilov Park, un parco dove spicca la magnifica Cattedrale di Zenkov, costruita interamente in legno, dai colori vivaci e un’architettura unica nel suo genere, oppure il Medeu Skating Rink and Ski Resort, uno dei più alti stadi di pattinaggio su ghiaccio al mondo, perfetto sia per gli sportivi sia per chi desidera soltanto ammirare le montagne tutt’intorno.

Non mancano caffè, mercati locali e musei, che offrono uno sguardo sulla vita quotidiana kazaka, dove tradizione e modernità si fondono in armonia.

Il Parco Nazionale Altyn-Emel: dove le dune cantano

Parco Nazionale Altyn-Emel, Kazakistan

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Splendida Vista panoramica dei monti Aktau, Altyn Emel

Il Parco Nazionale Altyn-Emel è una delle tappe più magiche e spettacolari del Kazakistan. Nella vastità della steppa, svetta la famosa Duna Cantante, un tesoro naturalistico che emette suoni simili a un ruggito o a un canto quando il vento soffia tra i granelli di sabbia: assistere a questo fenomeno che trasforma il silenzio del deserto in una melodia è un’esperienza che non si può descrivere a parole.

Oltre alla Duna Cantante, il parco ospita spettacolari formazioni rocciose e paesaggi lunari, come le montagne Aktau, note per i colori che spaziano dal bianco al rosso e all’azzurro. Qui vivono anche specie rare di fauna selvatica, tra cui l’ibex e il cavallo selvatico di Przewalski.

Si tratta, insomma, di un luogo dove il tempo sembra non scorrere mai e la bellezza della natura incontaminata si rivela in tutta la sua potenza.

Canyon Charyn: il Grand Canyon dell’Asia Centrale

A est di Almaty, il Canyon Charyn è spesso paragonato al Grand Canyon americano, ma con un fascino tutto suo: le imponenti rocce, modellate dal vento e dall’acqua nel corso di milioni di anni, creano uno spettacolo che lascia senza fiato. La zona più celebre è la Valle dei Castelli, chiamata così per via delle rocce che assomigliano a torri e fortezze scolpite nella pietra rossa.

Trovarsi al suo cospetto equivale a compiere un viaggio in un mondo primordiale: i sentieri conducono tra gole profonde e paesaggi desertici, e donano scorci che appartengono a un’altra epoca.

Per chi cerca avventura e meraviglia, il Canyon Charyn è una tappa obbligata in Kazakistan: al tramonto, le pareti si tingono di colori caldi e intensi, trasformando ogni angolo in una fotografia perfetta.

Lago Kaindy: la foresta sommersa che sfida ogni immaginazione

Lago Kaindy

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Il meraviglioso Lago Kaindy

Nel cuore delle montagne Tien Shan, a circa due ore da Almaty, incanta il Lago Kaindy, una delle tappe più surreali del Kazakistan. Infatti, è famoso per la foresta sommersa, un bosco di pini le cui cime emergono come spettatori silenziosi dalla superficie azzurra. È un paesaggio quasi mistico, in cui gli alberi appaiono sospesi, testimoni di una natura che sfida ogni immaginazione.

Il lago si è formato dopo un terremoto nel 1911, quando una frana bloccò il corso del fiume, dando vita a questa straordinaria oasi. Le acque cristalline, di un verde intenso, consentono di scorgere i tronchi sommersi per un’esperienza che ammalia e regala un senso di pace e meraviglia.

Il Mausoleo di Khoja Ahmed Yasawi: un tesoro Patrimonio UNESCO

Avvolto in un’atmosfera di spiritualità e grandezza, il Mausoleo di Khoja Ahmed Yasawi si erge come simbolo del patrimonio culturale del Kazakistan, un autentico gioiello dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Costruito nel XV secolo, non è soltanto il luogo di riposo del grande mistico e poeta, ma anche una testimonianza dell’architettura persiana e della tradizione nomade della steppa.

I suoi affreschi intricati e i mosaici luminosi raccontano storie di fede e perseveranza, mentre la maestosità delle cupole blu invita a riflettere su un passato ricco di saggezza e conoscenza. Camminando lungo i corridoi, si può quasi percepire l’eco delle preghiere che si sono elevate nel corso dei secoli, un invito a scoprire un’epoca in cui la spiritualità e l’arte si fondono in un abbraccio senza tempo.

Visitare il Mausoleo è un viaggio nel cuore pulsante della cultura kazaka: ogni angolo è pervaso da una sensazione di sacralità e le sue mura custodiscono segreti millenari.

Il Lago Balkhash, intriso di leggenda

Infine, una tappa imperdibile in Kazakistan è senza dubbio il Lago Balkhash, un gioiello della Natura che cattura l’immaginazione di chiunque vi si avvicini.

Tra i più grandi dell’Asia centrale, si estende per oltre 600 chilometri, plasmando un paesaggio da cartolina che spazia tra acque dolci e salate, un fenomeno senza pari che racconta la storia geologica di questa terra straordinaria.

Le acque turchesi, che si fondono con il cielo, disegnano un’atmosfera da sogno, dove il blu intenso si riflette sulle rive dorate e dà vita a un piacevole contrasto straordinario. Passeggiando lungo le sue sponde, ci si sente avvolti da una piacevole calma, interrotta solo dal lieve mormorio delle onde e dal canto degli uccelli migratori che si fermano in cotanto paradiso prima di riprendere il volo.

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Scoprire Ashgabat, la bianca capitale del Turkmenistan

Sono tanti i Paesi al mondo tutti da scoprire, che nascondono paesaggi meravigliosi, natura rigogliosa e, soprattutto con un’importante storia e cultura alle spalle. Fra questi si possono nominare diversi Paesi che fanno parte dell’Asia Centrale. Parliamo ora del Turkmenistan e della sua spettacolare capitale Ashgabat. È una città che sorprende ed affascina per la sua architettura stravagante, per gli edifici in marmo bianco, che formano il suo bellissimo skyline, e per i suoi monumenti iconici. Un viaggio da non perdere nel cuore di questo paese, ancora lontano dalle rotte di turismo più frequentate.

Dalle radici antiche alla città moderna

Ashgabat è una città relativamente moderna. Venne fondata, infatti, nel 1881 dai russi come insediamento militare e negli anni ha subito periodi di grande cambiamento. Un evento più di tutto portò a questi cambiamenti: il devastante terremoto che ha colpito la città nel 1948 e che ne distrusse gran parte. Dopo questo tragico sisma la città venne ricostruita con un design moderno ed ambizioso, che subì un ulteriore processo di trasformazione dopo l’indipendenza dal blocco sovietico del 1991.

Grazie a queste manovre di rifacimento della città, lanciate dalla manovra voluta dal presidente Niyazov, la capitale è diventata un simbolo importante della potenza e della cultura turkmena. Una metropoli unica nel suo genere, grazie ai grattacieli in marmo bianco, ma anche viali immensi e spazi urbani incredibilmente ordinati e curati. Nel 2013 Ashgabat venne anche riconosciuta come la città con la più alta di edifici in marmo bianco al mondo, entrando di diritto nel Guinness World Record. Ecco una serie di attrazioni e monumenti principali che meritano di essere scoperti e cosa non perdere.

Attrazioni principali: monumenti e architettura turkmena

Il monumento alla neutralità ed il Palazzo Oguzkhan

Il monumento alla neutralità è uno dei simboli della capitale e dell’intero Turkmenistan. È stato costruito con lo scopo di commemorare la politica di neutralità del Paese. Qui è possibile anche osservare la statua dorata in onore del presidente Niyazov, che un tempo venne installata con un meccanismo che ruotava in base alla posizione del sole. Il monumento è alto 95 metri e vuole esprimere un sentimento di grandezza, celebrando la storia del Paese e la sua autonomia.

La residenza presidenziale, conosciuta anche con il nome di Palazzo Oguzkhan, è una struttura maestosa e con una cupola dorata che rappresenta lo stile architettonico dell’era Niyazov.

Parco dell'Indipendenza Ashgabat e della statua raffigurante il presidente Niyazov

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Parco dell’Indipendenza Ashgabat e statua raffigurante il presidente Niyazov

Il museo nazionale di Ashgabat

Per gli appassionati di storia e cultura, che vogliono conoscere le origini di questo Paese ancora troppo sconosciuto ai più, si consiglia di visitare il museo nazionale della capitale turkmena. Al suo interno è possibile scoprire diversi reperti storici, che narrano la storia millenaria del Turkmenistan, tra artefatti archeologici, opere d’arte e testimonianze provenienti dalle antiche e famose città che si trovavano sull’antica Via della Seta, come l’antica Bukhara, in Uzbekistan.

Esplorare i bazar cittadini, tra spezie, tappeti ed artigianato

La città di Ashgabat è conosciuta anche per i suoi mercati tradizionali, che incarnano l’anima vivace ed autentica di questo Paese dell’Asia Centrale. Visitare i bazar di queste città permette di immergersi a pieno nella quotidianità locale. Passeggiare all’interno di questi mercati e tra le bancarelle consente di scoprire oggetti della tradizione locale, come tappeti turkmeni e prodotti di artigianato locale, come gioielli e stoffe ricamate, ma anche sapori ed odori, come spezie profumate e frutta secca. Il più famoso fra i bazar cittadini è il Tolkuchka Bazar.

Parchi e relax in città

Ad Ashgabat ci sono diverse opzioni per chi è alla ricerca di un po’ di calma e riposo dopo aver visitato le vie cittadine. Fra questi il Parco dell’Indipendenza, una delle aree pubbliche più affascinanti della capitale, dove si ergono diverse sculture e documenti dallo stampo patriottico. Passeggiare in questi spazi verdi consente di ammirare il fantastico equilibrio che esiste tra natura ed architettura della moderna capitale turkmena. Oltre al Parco dell’Indipendenza è possibile passeggiare anche all’interno del più antico parco cittadino: il Parco della Cultura e della Ricreazione “Ashgabat”, creato nel lontano 1890, pochi anni dopo la fondazione della capitale, dove è molto facile trovare cittadini locali rilassarsi.

Anche il Giardino Botanico può essere considerato un’ottima occasione per staccare letteralmente la spina dal frastuono cittadino e circondarsi di verdi piante proveniente da diversi Paesi del mondo.

Per chi, invece, è appassionato di escursioni a contatto con la natura, da non perdere a Ashgabat è il sentiero della salute, che permette ai camminatori di godersi la natura e l’aria fresca. Un percorso che conta circa 36 chilometri di lunghezza e che si snoda lungo le pendici della catena montuosa del Kopetdag. È un sentiero che potrebbe mettere alla prova la propria resistenza, ma nonostante questo il suo punto più alto, a 1000 metri sopra il livello del mare, consente di godere di un panorama unico.

La Moschea Turkmenbashi Ruhy 

Si trova a circa 15 chilometri dal centro cittadino uno dei luoghi religiosi più famosi del Turkmenistan. Si tratta della Moschea Turkmenbashi Ruhy, un’altra opera simbolica costruita durante il governo del presidente Niyazov, che dedicò la struttura proprio a sé stesso e alla memoria della sua famiglia. È la moschea più grande dell’intera Asia Centrale, in grado di ospitare al suo interno fino a 10.000 persone. Anche questa maestosa costruzione è in marmo bianco ed è adornata al suo interno da passaggi religiosi del Corano e dal Ruhnama, un libro filosofico scritto dallo stesso presidente. Insomma: un chiaro esempio di unione tra aspetti religiosi e di propaganda.

Vista della maestosa Moschea Turkmenbashi Ruhy di Ashgabat

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La Moschea Turkmenbashi Ruhy di Ashgabat

Cosa fare nei dintorni? La Porta dell’Inferno e le antiche rovine

Oltre la capitale, una volta giunti in Turkmenistan è possibile esplorare diverse bellezze naturali. Fra tutte il deserto di Karakum, che circonda la città e copre, soprattutto, gran parte del territorio nazionale. Tra le attrazioni principali da visitare in questo luogo c’è il cratere di Darvaza, che viene conosciuto anche come la “Porta dell’Inferno“: una fiammeggiante voragine che sprigiona gas naturale, a circa 260 chilometri da Ashgabat. Questo cratere si è formato accidentalmente negli anni Settanta, a causa del crollo di una trivella in una caverna di gas, incendiandosi. Da allora la Porta dell’Inferno brucia incessantemente.

Proprio per questa sua particolare caratteristica, si consiglia di visitare questo luogo soprattutto di notte, quando si crea un contrasto unico fra il cielo stellato e le fiamme che fuoriescono dal cratere, vivendo un’atmosfera unica.

Un’altra meta da considerare in un itinerario alla scoperta del bellissimo e sempre più famoso Turkmenistan è l’antica città di Merv, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. È considerata una delle città più antiche lungo la Via della Seta ed è la meta ideale per tutti coloro che sono amanti di storia ed archeologia, con rovine che risalgono al periodo ellenistico, seleucide e islamico. Passeggiare tra i monumenti di questa città consente di fare un vero e proprio viaggio nel passato.

Cratere di gas di Dervaza, nei pressi di Ashgabat, considerata la porta dell'inferno

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Cratere di Dervaza: la Porta dell’Inferno

Consigli per la visita di Ashgabat

Vita notturna e gastronomia

Pur essendo un Paese ed una città con tradizioni prevalentemente legate alla cultura dell’Islam, visitando la città è possibile passare piacevoli serate fra vivaci locali. La vita notturna non è sicuramente paragonabile alle altre capitali europee, ad esempio, ma qui sarà possibile passare serate tradizionali. Come? Scegliendo di farsi avvolgere dai sapori della cucina turkmena. Si consiglia, ad esempio, di provare piatti tipici come il plov, un risco condito con carne, carote e spezie, ma anche lo shashilk, che non sono altro che spiedini di carne che ricordano per certi versi il più famoso kebab.

Una delle esperienze enogastronomiche da non perdere è sicuramente l’assaggio del melone turkmeno, una varietà locale nota per il suo gusto dolce ed aromatico, decisamente apprezzato dalla popolazione locale. Si tratta, infatti, del frutto nazionale, considerato come simbolo di abbondanza.

Veduta dall'alto della città di Ashgabat e delle sue cupole d'oro ed edifici in marmo bianco

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Vista dall’alto della città di Ashgabat

Quando andare e come muoversi in città

Per visitare la capitale turkmena è importante considerare diversi fattori. Fra tutti il periodo durante il quale si decide di visitare il Paese. Qui, infatti, è presente un clima desertico, che vuol dire estati calde e secche, ma anche inverni freddi. Il periodo migliore per visitare la città è probabilmente la primavera o l’autunno, quando si può visitare ed esplorare con piacere questa fantastica città.

Inoltre, per visitare Ashgabat è importante considerarne il suo aspetto religioso e culturale. Importante, infatti, è il modo in cui si decide di vestirsi: soprattutto durante la visita dei luoghi di culto, è importante mantenere un certo decoro dal punto di vista dell’abbigliamento.

A questo si aggiunge anche una considerazione importante. Per entrare in Turkmenistan è necessario avere un visto che può essere rilasciato solo presentando una lettera di invito da parte di una agenzia turistica turkmena. Se accettato, allora al momento dell’ingresso nel Paese si dovrà pagare anche un’ulteriore tariffa di 15 dollari americani, circa 14 euro. A questo si aggiunge anche il fatto che, secondo le indicazioni della Farnesina, una volta atterrati in Turkmenistan è necessario sottoporsi ad un test covid al costo di circa 40 euro.

 

Visitare la capitale del Turkmenistan, Ashgabat, significa esplorare un volto decisamente inedito dell’Asia Centrale, dove ogni angolo della città ha qualcosa da raccontare, come anche il deserto ed il territorio circostante. Incontrare e camminare fra la gente del posto, fra i suoi bazar, parchi e monumenti, consentirà sicuramente di vivere esperienze autentiche ed inaspettate. Ashgabat è una destinazione capace di stupire, ma anche coinvolgere, lasciando un ricordo indelebile nella mente dei suoi visitatori.