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Scoperta in Belize, canali per la pesca utilizzati dai predecessori dei Maya

Una sorprendente scoperta archeologica ha fatto luce su una rete di canali di terra risalenti a 4.000 anni fa, trovata nella regione del Belize, che testimonia l’ingegno dei predecessori dei Maya. Grazie all’utilizzo di tecnologie moderne come i droni e le immagini di Google Earth, gli archeologi sono riusciti a rilevare una struttura che rivela un aspetto fondamentale della vita quotidiana di queste antiche popolazioni: la pesca.

I canali, utilizzati per la cattura di pesci d’acqua dolce, offrono uno spunto interessante non solo per comprendere le abitudini alimentari di quei popoli, ma anche per tracciare una continuità culturale che si estende fino ai Maya. Vediamo nel dettaglio quali nuovi legami fa emergere la scoperta tra la civiltà Maya e i popoli predecessori.

Una rete di canali antichi in Belize

La scoperta è avvenuta nella zona umida del Belize, all’interno del santuario naturale di Crooked Tree, dove gli archeologi hanno identificato una rete di canali di terra antichi, progettati per raccogliere e canalizzare l’acqua dolce. I canali, che si estendono per chilometri attraverso le zone umide, sono stati costruiti dai popoli semi-nomadi che abitavano la pianura costiera dello Yucatán circa 4.000 anni fa, un’epoca ben precedente all’ascesa della civiltà Maya.

L’importanza della scoperta risiede nel fatto che questi canali sono stati utilizzati per raccogliere e trattenere pesci, in particolare specie come il pesce gatto, grazie a una serie di vasche di contenimento. La rete idrica non solo serviva per la pesca, ma rappresentava anche una soluzione ingegnosa per diversificare la dieta e supportare una popolazione in crescita.

Le immagini aeree, ottenute tramite l’uso di droni e tecnologie avanzate, sono state determinanti per la localizzazione e lo studio di questi canali. Come sottolineato dalla coautrice dello studio, Eleanor Harrison-Buck, dell’Università del New Hampshire, le immagini aeree hanno permesso di identificare un “pattern distintivo” di canali a zig-zag che si estendevano attraverso la vegetazione, testimoniando un intervento umano sofisticato nel paesaggio naturale.

Scavi, Belize, Maya

Fonte: Eleanor Harrison-Buck et al.

Mappa che mostra i canali lineari, le vasche e i siti archeologici della scoperta

Questa rete di canali è significativa non solo per la sua funzione pratica, ma anche per il suo impatto sulla storia culturale dei Maya. Secondo gli studiosi, questi canali potrebbero aver avuto un ruolo fondamentale nel preparare il terreno per la nascita della civiltà Maya, che emerse nella stessa regione secoli dopo. Durante il periodo formativo, quando i Maya cominciarono a stabilirsi in villaggi agricoli e a sviluppare una cultura distintiva, la gestione delle risorse naturali, come l’acqua e la pesca, divenne cruciale. La scoperta dei canali, quindi, suggerisce una continuità culturale che si estende dal periodo pre-Maya fino alla costruzione delle piramidi e degli altri monumenti imponenti che caratterizzano la civiltà Maya.

L’archeologo Claire Ebert dell’Università di Pittsburgh, che non ha partecipato direttamente allo studio, ha dichiarato che la scoperta di modifiche su larga scala del paesaggio in un periodo così antico “mostra che le persone stavano già costruendo cose” e modificando l’ambiente per soddisfare i propri bisogni. Sebbene i Maya siano più noti per le loro imponenti piramidi, templi e per il loro sistema avanzato di scrittura, questa nuova ricerca offre uno spunto per riconsiderare le origini della civiltà Maya, suggerendo che la loro capacità di costruire grandi strutture potrebbe avere radici nelle tecniche e nelle pratiche quotidiane adottate dalle popolazioni precedenti.

In un contesto più pratico, i canali per la pesca hanno avuto un ruolo chiave nel sostenere una popolazione in crescita. La possibilità di accumulare risorse naturali come il pesce ha permesso ai gruppi semi-nomadi di sopravvivere e prosperare, ponendo le basi per la successiva espansione delle popolazioni e per la formazione di villaggi stabili. Gli archeologi suggeriscono che questi canali siano stati utilizzati per un periodo di circa 1.000 anni, rendendo questi antichi sistemi una parte essenziale della vita quotidiana nel periodo pre-Maya.

Inoltre, un altro importante aspetto della scoperta riguarda i sistemi di pesca utilizzati. Tra gli artefatti trovati nelle vicinanze dei canali, sono state identificate punte di lancia con bordi seghettati, che probabilmente venivano legate a bastoni per catturare i pesci. Questi strumenti suggeriscono che la pesca era un’attività non solo importante, ma anche altamente specializzata, che richiedeva tecniche e attrezzi adeguati.

Un capitolo in più nella storia dei Maya

Questa scoperta contribuisce a una comprensione più completa delle civiltà che hanno preceduto i Maya e ne getta nuova luce sulle pratiche quotidiane che hanno formato le basi della cultura Maya. Sebbene i canali per la pesca siano solo una parte di una più ampia narrazione sulla civiltà pre-Maya, offrono un importante legame con la successiva evoluzione culturale e sociale. Questa rete di canali, che segna un’incredibile capacità di ingegneria e di adattamento al territorio, ha permesso a queste antiche popolazioni di prosperare in un ambiente che altrimenti sarebbe stato difficile da sfruttare.

Il legame tra queste antiche pratiche e la grandiosa civiltà Maya ci invita a riflettere su quanto siano state fondamentali le innovazioni quotidiane per lo sviluppo di una delle culture più avanzate dell’antichità. In definitiva, questa scoperta non solo arricchisce la nostra comprensione della storia precolombiana, ma ci ricorda anche che, a volte, i grandi progressi della storia hanno radici nei gesti più semplici e quotidiani.

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La classifica dei migliori Paesi in cui emigrare

Diciamoci la verità, chi non ha mai pensato di lasciare l’Italia e trasferirsi all’estero? Sono molte le persone che lo pensano e, dati alla mano, altrettante a farlo per davvero. Nel 2023 si sono iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), con la motivazione espatrio, circa 89.500 connazionali, in aumento del 9,1%. Chi sono queste persone? Secondo i dati forniti dall’Aire, il 45,5% è composto da giovani fra i 18 e i 34 anni, mentre il 23,3% sono sotto i 50 anni e il 14,7% minori, segno che si trasferiscono anche intere famiglie. Il restante 11,1% ha tra i 50 e i 64 anni e il 5,5% è over 65. In totale, gli italiani all’estero oggi sono 6 milioni.

Ma quali sono i Paesi ideali in cui trasferirsi? A dircelo è Il Sole 24 Ore che ha pubblicato i risultati di una graduatoria di InterNations, la più grande comunità globale di persone che vivono all’estero. Tra le destinazioni migliori spiccano Panama e Messico, mentre tra le peggiori c’è la Turchia e un altro Paese che potrebbe sorprendervi, ma che vi sveliamo a breve.

I Paesi migliori in cui espatriare

Al primo posto della classifica troviamo Panama, dove oltre quattro expat su cinque (l’82%) sono felici di essersi trasferiti in questo Paese sia per la qualità della vita che nell’ambito delle finanze personali. In particolare, gli expat lodano l’accessibilità degli alloggi e la facilità nel trovarli, pochi problemi con la lingua, accesso illimitato ai servizi online come i social media e la facilità nell’ottenere il visto. Al secondo posto, invece, c’è il Messico, amato da nove expat su dieci (l’89%) per la generale cordialità della popolazione messicana, per la facilità di adattamento alla cultura locale, per la convenienza degli alloggi e della vita in generale.

Il terzo posto è occupato dall’Indonesia grazie ai costi bassi della vita, all’accoglienza delle persone e all’ottimo equilibrio tra vita personale e lavoro. Dal punto di vista delle finanze, viene sottolineata l’accessibilità degli alloggi e le opportunità di carriera personali degli expat. Al quarto posto c’è la Spagna, seguita dalla Colombia e dalla Thailandia.

I Paesi peggiori in cui espatriare

Quali sono, invece, i Paesi peggiori in cui espatriare? Quella che viene considerata una sorpresa è la Finlandia, famosa per essere il Paese più felice del mondo, ma evidentemente non quello in cui trasferirsi. Gli expat hanno criticato la difficoltà d’insediamento, nel trovare lavoro e nell’ambito delle finanze personali. Questo perché il costo della vita relativamente alto non coincide con il reddito familiare disponibile. Inoltre, viene sottolineata la difficoltà nel trovare una casa, per non parlare dell’apprendimento della lingua locale.

Un altro Paese che non ha brillato è la Turchia: si classifica ultima nell’indice del lavoro all’estero in quanto un terzo degli intervistati non crede che trasferirsi qui abbia migliorato le loro prospettive di carriera, mentre altri valutano negativamente le loro opportunità di carriera personali e il mercato del lavoro locale. Inoltre, quasi un terzo degli expat è insoddisfatto del proprio lavoro e gli intervistati sono estremamente insoddisfatti dello stato dell’economia.

Top 10 dei Paesi migliori e dei peggiori

Se state pensando di espatriare da qualche parte nel mondo, questa è la Top 10 dei migliori Paesi in cui espatriare:

  • Panama
  • Messico
  • Indonesia
  • Spagna
  • Colombia
  • Thailandia
  • Brasile
  • Vietnam
  • Filippine
  • UAE

Questa, invece, è la Top 10 con i peggiori:

  • Regno Unito
  • Irlanda
  • Malta
  • Italia
  • Norvegia
  • Canada
  • Germania
  • Finlandia
  • Turchia
  • Kuwait
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Cosa vedere nello Chiriquí, una delle province più affascinanti di Panama

Montagne ricoperte di foreste e piantagioni di caffè d’eccellenza, spiagge idilliache popolate da varie specie marine, parchi nazionali dove vivere avventurose esperienze. Sono solo alcune delle innumerevoli attrattive del Chiriquí, regione panamense dai paesaggi spettacolari e ricca di biodiversità, inserita nella prestigiosa guida Best in Travel 2025 di Lonely Planet.

Un territorio ancora tutto da scoprire, che unisce natura, avventura e cultura, con un’attenzione particolare alla conservazione ambientale e alle tradizioni locali. Vediamo, quindi, le principali tappe da non perdere durante un viaggio in questa splendida destinazione che si è da poco affacciata al turismo internazionale.

Volcán Barú, il regno dell’avventura

Tra le attrazioni più note del Chiriquí spicca il Parco Nazionale del Volcán Barú. Con i suoi 3.474 metri, il Barú è la vetta più alta di Panama e il dodicesimo picco più elevato dell’America Centrale, che racchiude ben cinque ecosistemi, dai suggestivi altipiani pluviali alle foreste tropicali. Una delle esperienze più straordinarie che offre è la possibilità di vedere dalla sua cima l’Oceano Pacifico da un lato e l’Atlantico dall’altro.

Circondato da sette crateri, il vulcano è accessibile tramite sentieri di vario grado di difficoltà. Per chi desidera cimentarsi in quest’avventura, un percorso impegnativo parte dal paese di Volcán e richiede fino a otto ore per essere completato, tra andata e ritorno. Un’altra opzione è salire alla cima da Boquete, da dove attraverso un percorso più agevole permette di raggiungere la vetta in circa 90 minuti con un veicolo 4×4. La vista al tramonto è uno spettacolo indimenticabile, e per i più avventurosi, c’è la possibilità di campeggiare in cima per osservare le stelle.

Boquete, il cuore dell’ecoturismo

Situato nella valle ai piedi del Barú, Boquete è una meta frequentata dagli amanti della natura e dell’ecoturismo. Il paesino, incorniciato da montagne e attraversato dal fiume Caldera, si presta a passeggiate rilassanti tra giardini fioriti e paesaggi nebbiosi. Un luogo unico, dove la natura incontra l’avventura offrendo numerose attività, dalle escursioni verso cascate e punti panoramici, all’arrampicata su roccia, rafting, zip-lining e molto altro.

Il Parco Internazionale La Amistad

Proclamato Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1983, il Parco Internazionale La Amistad è la riserva naturale più vasta e remota del Centro America, con un’area di 400.000 ettari protetti sia da Panama sia dal Costa Rica e ricoperti da un’estesa foresta tropicale, celebre per la sua biodiversità, habitat di numerose specie animali rare, tra cui il quetzal, l’uccello considerato sacro dagli antichi Maya e Aztechi.

Un’ampia rete di sentieri attraversano fitte foreste dove si possono avvistare anche felini come giaguari e puma, bradipi, scimmie e tapiri, oltre a 600 specie di uccelli. Vista la complessità del territorio, si consiglia di visitare il parco con una guida esperta per vivere un’avventura sicura e indimenticabile.

Il circuito del caffè tra le piantagioni di Geisha

Grazie al terreno vulcanico e all’altitudine elevata della regione, Chiriquí è conosciuta anche come culla del prestigioso caffè Geisha, una delle varietà più ricercate e costose al mondo. Le piantagioni di Boquete e Tierras Altas fanno parte di un circuito del caffè che consente ai visitatori di esplorare da vicino ogni fase del processo produttivo: dalla coltivazione alla raccolta, dalla tostatura fino alla degustazione delle pregiate varietà locali. L’esperienza è particolarmente consigliata agli appassionati di caffè che desiderano apprezzarne l’aroma inconfondibile e conoscerne la storia.

La costa e il golfo di Chiriquí

Il golfo di Chiriquí è un’oasi di spiagge e isole perfette per rilassarsi, fare snorkeling e godersi la natura. Qui, ogni spiaggia ha una personalità unica, con sabbie nere, bianche o dorate, e acque cristalline che offrono numerose possibilità di esplorazione. Tra le principali destinazioni del golfo ci sono l’Isola Parida, famosa per la sua avifauna; l’Isola Coco, che ospita una vasta colonia di fregate; e Boca Brava, dove è possibile osservare oltre 50 specie di uccelli in una sola giornata.

Durante i mesi di luglio e ottobre, nel golfo è possibile avvistare le megattere, mentre sulle spiagge le tartarughe marine vengono a nidificare e deporre le uova. Un suggestivo spettacolo naturale al quale tutti i visitatori possono assistere liberamente e che rende ancora più emozionate un viaggio nel Chiriquí.

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Naica, la grotta messicana con i cristalli giganti

Il nostro pianeta è un mosaico di meraviglie naturali, oltre che ricco di opere di fattura umana che hanno contribuito nel corso dei secoli al patrimonio artistico e culturale di ogni Paese, ma tra quelle frutto di Madre Natura alcune sfuggono all’immaginazione.

Ogni angolo della Terra infatti offre spettacoli straordinari e tra queste meraviglie spicca la Miniera dei Cristalli Giganti di Naica, una grotta messicana che incanta chiunque abbia la fortuna di visitarla. Questo luogo straordinario, con i suoi cristalli di selenite di dimensioni colossali, è una testimonianza della potenza della natura e della sua bellezza ineguagliabile.

La scoperta della Grotta dei cristalli di Naica

La Grotta di Naica ha sede nel comune di Saucillo, all’interno dello stato di Chihuahua, in Messico. La Grotta di Naica è in realtà un sito minerario gestito da Industrias Peñoles, uno dei maggiori produttori di piombo, zinco e argento del Messico.

L’apertura di questa miniera risale ai primi anni del 1920, ma solo dal 2000 in poi è stato scoperto il suo fascino: è in quell’anno che gli operai hanno scoperto l’incredibile formazione di cristalli di selenite, uno dei materiali più belli che si possa trovare in mineralogia.

I cristalli di selenite, infatti, non sono solo spettacolari per via delle loro dimensioni, ma anche per la loro bellezza estetica. La miniera di Naica si estende per una lunghezza di 20 metri, una larghezza di 35 metri e un’altezza di 2,5 metri, racchiudendo al suo interno cristalli che possono raggiungere oltre un metro di diametro e 15 metri di lunghezza, con pesi che superano le 55 tonnellate.

Come si formano i cristalli della Grotta di Naica

La genesi dei cristalli di selenite che si trovano all’interno della Grotta di Naica è altrettanto interessante quanto la loro scoperta. I cristalli di selenite si formano attraverso processi idrotermali, ovvero tramite l’interazione di acqua calda e minerali disciolti, con temperature che possono raggiungere i 58°C. Questi ambienti, caratterizzati poi da una umidità che sfiora addirittura il 90%, creano le condizioni ideali per la cristallizzazione lenta e continua, consentendo ai cristalli stessi di raggiungere dimensioni sbalorditive.

La composizione chimica del selenite, che è un tipo di gesso, unita alle condizioni estreme di temperatura e umidità, ha favorito anno dopo anno la crescita di queste sculture naturali incredibili.

La “Cappella Sistema” della geologia

Il soprannome “la Cappella Sistina della geologia” è stato attribuito alla Grotta di Naica nel corso del ventennio successivo alla sua scoperta, allo scopo di evidenziare l’unicità di questo luogo. Come la famosa cappella di Michelangelo, infatti, la Grotta dei cristalli di Naica è un’opera d’arte naturale, formatasi da milioni di anni di processi geologici. I cristalli, luminosi e quasi eterei, riflettono la luce in modi che sembrano provenire da un altro mondo, tanto che ammirarli è un’esperienza davvero suggestiva. Ogni angolo della grotta presenta formazioni di cristalli di selenite straordinarie che sembrano raccontare una storia antica, un libro di geologia aperto che attira la curiosità di scienziati e visitatori.

L’importanza della conservazione per la Grotta di Naica

La Grotta dei cristalli di Naica è un esempio lampante di ciò che la natura può creare da sé, ma è anche un monito sulla vulnerabilità di queste creazioni. Infatti, purtroppo, la bellezza della Grotta di Naica – così come quella di molti altri luoghi naturali nel mondo – oggi è minacciata. L’esposizione all’aria ha bloccato la crescita dei cristalli, che rischiano di deteriorarsi progressivamente. Gli scavi minerari continuano a essere una fonte di preoccupazione, e gli scienziati avvertono che, senza un’interruzione delle attività minerarie, i cristalli non potranno riprendere la loro crescita.

Questo scenario drammatico per il futuro di questa opera d’arte geologica, evidenzia il conflitto tra l’industrializzazione e la conservazione della natura. I cristalli di Naica, una meraviglia naturale creata già 26 milioni di anni fa a 300 metri di profondità, potrebbero svanire a causa dell’egoismo umano e della continua ricerca di risorse minerarie.

Come visitare la Grotta dei cristalli di Naica

La capitale dello stato messicano che ospita la Grotta di Naica è Chihuahua City, una città vibrante e ricca di storia e cultura. Qui si anche trova la Cattedrale di Chihuahua, un perfetto esempio di architettura coloniale. La città offre a chi la visita anche diversi musei, come il Museo Casa de Juárez, dedicato a Benito Juárez, un importante leader messicano.

La capitale è probabilmente il punto di partenza ideale per visitare la Grotta dei cristalli di Naica, usando i mezzi pubblici oppure noleggiando un’auto.

Tuttavia, ad oggi, l’unica opportunità per visitare la grotta è riservata ai soli esperti e addetti ai lavori, assistendo alle operazioni di pompaggio messe in atto dalla compagnia mineraria. Infatti, così come la Grotta delle Spade (con le sue stalattiti e stalagmiti), la Grotta dei cristalli giganti di Naica non è aperta al pubblico per diverse ragioni, tra cui quella per cui al suo interno non ci sono condizioni ambientali facilmente sopportabili dall’uomo, nonché per la sua stessa protezione.

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In viaggio attraverso il Messico, a bordo del Chepe Express

Panorami suggestivi tra canyon, campi coltivati e fiumi, territori punteggiati da villaggi e cittadine in cui il tempo sembra essersi fermato. Sono i paesaggi che si ammirano dai finestrini del treno Chepe Express, uno dei più spettacolari del mondo.

Ci troviamo in Messico, immersi nelle meravigliose bellezze del Copper Canyon. Qui 656 chilometri di binari conducono alla scoperta delle bellezze naturalistiche e architettoniche tra gli stati federali di Sinaloa e Chihuahua. Un’esperienza unica attraverso ponti e tunnel considerati capolavori dell’ingegneria messicana, godendo di straordinari paesaggi per poi tornare a casa con la meraviglia negli occhi.

Il treno che attraversa il Copper Canyon

Quella percorsa dal Chepe Express, che è il soprannome della “Ferrocarril Chihuahua Pacífico”, è una vera e propria opera di ingegneria messicana: sono 656 chilometri di rotaie che uniscono le città di Los Mochis (a Sinaloa) e di Creel (in Chihuahua), con ben 37 ponti e 86 gallerie. Per completare la costruzione di questa linea ferroviaria ci sono voluti 60 anni di lavori, terminati nel 1961.

A bordo del Chepe Express, treno turistico di lusso, i viaggiatori possono accomodarsi in confortevoli poltrone e cabine eleganti, ammirando il mutare del paesaggio attraverso le ampie finestre panoramiche. Non mancano servizi esclusivi per garantire il massimo comfort: un bar, una terrazza panoramica e due ristoranti che offrono esperienze gastronomiche speciali guidate da rinomati chef messicani.

Terrazza panoramica del treno Chepe Express, in Messico

Fonte: iStock

Terrazza panoramica del treno Chepe Express

El Chepe si snoda tra le zone pianeggianti di Los Mochis, non distanti dalla costa del Pacifico, e si sposta verso gli altopiani centrali verso Chihuahua, in un percorso tortuoso attraverso il Messico che sale tra le montagne raggiungendo un dislivello di 2400 m. Si addentra poi nel Copper Canyon, il Canyon del Rame dall’inconfondibile colorazione rossastra che è quattro volte più grande del celebre Grand Canyon negli Stati Uniti. Ogni curva del treno, durante il viaggio, apre gli occhi alla meraviglia.

Itinerario e tappe del Chepe Express

È un viaggio incredibile che dura 10 ore, quello del Chepe Express alla scoperta delle meraviglie messicane: dalle coste bagnate dall’Oceano Pacifico, verso l’entroterra fatto di canyon e paesaggi naturali dai colori vividi, sono 5 le tappe attraversate dal treno di lusso che promette di vivere avventure indimenticabili. Si parte dalla città di Los Mochis, nello stato nord-occidentale di Sinaloa, e si passa per El Fuerte, Bahuichivo e Divisadero, per poi terminare la corsa a Creel, sulle montagne di Chihuahua.

Paesaggi naturali attraversati dal Chepe Express, treno messicano

Fonte: iStock

Paesaggi naturali attraversati dal Chepe Express, tra Los Mochis e Creel

Tappa 1: Los Mochis

Si parte dalla giovane città di Los Mochis, a nord dello stato di Sinaloa, il cui nome significa “luogo delle tartarughe”. Terza città più importante di questo Stato, è stata fondata nel 1903 dall’americano Benjamin Francis Johnston, che realizzò qui una piantagione di canna da zucchero e un zuccherificio, ma non solo. Egli portò in città anche una grande varietà di piante esotiche e di uccelli provenienti dall’Africa, dall’Australia e dall’India, oggi ammirabili visitando il Jardín Botánico, chiamato anche Sinaloa Park, il polmone verde di Los Mochis.

Cosa fare in città? Oltre all’orto botanico, meritano una visita la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, Plaza 27 e il chiosco. A solo 30 minuti di distanza, invece, si raggiunge il mare: nella Baia di Topolobampo, ad esempio, ci si può cimentare in diverse attività come pesca, immersioni e snorkeling.

Los Mochis è anche conosciuta come una delle porte di accesso al Copper Canyon, in cui ci si addentra salendo sul Chepe Express e raggiungendo le successive tappe del viaggio.

Tappa 2: El Fuerte

Parte del circuito eco-turistico del Mare di Cortéz, El Fuerte è la seconda tappa del lussuoso viaggio a bordo del Chepe Express. Si raggiunge in solo un’ora di viaggio ed è un luogo ricco di storia, natura e tradizioni indigene tutte da esplorare.

Il suo nome, El Fuerte, deriva dalla costruzione da parte degli Spagnoli di un forte che li proteggesse dagli indigeni, risalente al 1610. La cittadina era un importante centro minerario, come testimoniato dagli antichi palazzi e dalle splendide case coloniali tutt’oggi presenti e convertite in confortevoli hotel.

Durante la sosta a El Fuerte, sono interessanti le visite alla Cattedrale, alla Casa del Generale Pablo Macías e alla Casa della Cultura, ma anche alla Piazza Centrale. Da non perdere anche il centro cerimoniale di Tehuoco e il Museo Miguel Ángel Morales, in cui sono esposti costumi e strumenti musicali che ne raccontano la storia e le tradizioni culturali. Non mancano anche piacevoli passeggiate lungo il fiume El Fuerte, habitat naturale di numerose specie di uccelli.

El Fuerte, fiume e omonima città in Messico

Fonte: iStock

El Fuerte, Messico

Tappa 3: Bahuichivo e Cerocahui

Il viaggio sul Chepe Express prosegue fino a Bahuichivo, passando quindi il confine dello Stato di Chihuahua. La tappa è a solo 18 chilometri dal villaggio di Cerocahui, ai margini dell’Urique Canyon: si tratta di una cittadina missionaria gesuita fondata nel Sedicesimo secolo e che merita sicuramente una visita. Si trova in una vallata ricoperta da prati verdeggianti che donano al paesaggio un’atmosfera di pace e tranquillità. È possibile organizzare anche un’escursione alle cascate di Cerocahui, immerse in questa vegetazione lussureggiante.

A poca distanza, è possibile raggiungere una tra le più belle viste sulla Sierra Tarahumara e – sotto all’Urique Canyon – sulla città omonima che ogni anno ospita la famosa maratona di Tarahumara. Si sale su una montagna che raggiunge il punto panoramico del Cerro del Gallego, che, a detta di molti, è il più spettacolare del Copper Canyon.

Tappa 4: Divisadero

La prossima stazione in cui ferma il Chepe Express è quella di Divisadero, luogo dai magnifici paesaggi, ricco di punti d’osservazione e di ponti sospesi, ma anche di luoghi perfetti per il divertimento. Qui si trovano tre dei più importanti canyon della Sierra Tarahumara: l’Urique, il Tararecua e il Barrancas del Cobre. Si possono organizzare trekking di 3 – 6 ore per scendere sul fondo del canyon, proprio dove scorre il Rio Urique, ma anche visitare le abitazioni di Tarahumara e conoscere così da vicino le tradizioni della popolazione locale. Per gli amanti della mountain-bike, inoltre, esiste un percorso dedicato di 9 chilometri che si immerge in spettacolari panorami naturali.

Non manca anche il divertimento a Divisadero, garantito dal Copper Canyon Adventure Park, nel cuore della Sierra Tarahumara. Qui si trovano emozionanti zip-line e la terza funivia più lunga del mondo, lunga circa 3 chilometri, oltre ad attività per tutta la famiglia e un suggestivo ristorante con pavimento e pareti interamente in vetro.

Copper Canyon, paesaggio mozzafiato

Fonte: iStock

Paesaggio naturale del Copper Canyon, in Messico

Tappa 5: Creel

Arriviamo all’ultima tappa del meraviglioso viaggio a bordo del lussuoso treno Chepe Express: Creel. Considerata una “città magica”, è la porta d’accesso alla Sierra Tarahumara situata a ben 2.240 metri sul livello del mare: qui si possono acquistare gli straordinari manufatti locali, dalle ceste realizzate con le foglie di pino alle figure scolpite in legno e corteccia di questa pianta. In dieci minuti si raggiunge San Ignacio de Arareko, con la Valle de los Hongos, Valle de las Ranas, il lago Arareko e Mision S. Ignacio. Ma tantissime sono le escursioni disponibili nei dintorni, alla scoperta di splendidi luoghi naturali.

Nella città, merita una visita anche il Museo della Cultura Tarahumara, all’interno della vecchia stazione ferroviaria, nel quale conoscere la cultura Rarámuri. Non mancano le occasioni per avventurarsi in attività adrenaliniche, come la mountain bike, i tour nei canyon, la discesa in corda e l’equitazione.

Una chiesa a Creel, in Chihuahua

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Una chiesa a Creel, ultima tappa del Chepe Express in Chihuahua

Come acquistare il biglietto e orari dei treni

I biglietti per la prossima avventura sul Chepe Express si possono acquistare comodamente tramite il sistema di prenotazioni online sul sito ufficiale.

I giorni di partenza e l’itinerario variano in base al periodo dell’anno:

  • Bassa e alta stagione (tutto l’anno tranne la stagione estiva): i treni viaggiano nei giorni di lunedì, giovedì e sabato nella tratta Los Mochis-Creel, partendo alle 7.00, mentre il martedì, venerdì e domenica viaggiano sulla tratta Creel-Los Mochis dalle ore 8.00;
  • Stagione estiva: (dall’8 Agosto al 30 Settembre): i treni viaggiano solo lungo il tragitto Creel-Chihuahua il venerdì e la domenica, con partenza alle ore 14.00, e lungo la tratta Chihuahua-Creel il giovedì e il sabato con partenza alle 7.00.

Anche le tariffe variano in base alla stagione e alla sistemazione scelta dai viaggiatori, tra classe turistica, Executive e Prima Classe. In particolare, con il biglietto di prima classe è possibile accedere alla suggestiva terrazza panoramica del treno, da cui ammirare un panorama di incredibile bellezza a 360 gradi. Con il biglietto Executive, invece, si può accedere al bar e al ristorante, in cui deliziarsi con una cucina di classe offerta dai migliori chef.

Nell’organizzare il viaggio sul Chepe Express, si può scegliere di acquistare le singole tratte per ciascuna tappa, oppure un biglietto unico per l’intero tragitto, sia singolo che A/R. Ecco i prezzi per la sola andata da Los Mochis a Creel (e viceversa), per vivere l’avventura tra i canyon e i villaggi messicani a bordo di questo treno esclusivo:

  • Bassa stagione: dai 120 euro in classe turistica a circa 225 euro in prima classe;
  • Alta stagione: da circa 135 euro in classe turistica a 263 euro in prima classe;
  • Stagione estiva: da 120 euro in turistica a circa 181 euro in prima classe.

Interni del treno Chepe Express, in MessicoInterni del treno Chepe Express

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Halloween: tradizioni e celebrazioni dal mondo

Per molti è sinonimo di “dolcetto o scherzetto”, di zucche intagliate e di personaggi paurosi, ma Halloween è molto più di questo. È una delle festività più antiche del mondo, amata da adulti e bambini ed entrata di diritto tra le tradizioni imprescindibili dell’anno. Quando l’autunno trasforma i paesaggi con i suggestivi colori del foliage e il mese ti ottobre volge al termine, il mondo intero si prepara a celebrare la vita e la morte con un insieme di riti pagani e religiosi, in cui cultura e tradizione differenziano Halloween tra i vari Paesi.

Dall’Irlanda, luogo in cui è nata questa festività, all’America, che ne è diventata la massima esponente, toccando Messico, Cina e Giappone, partiamo per un viaggio alla scoperta delle più significative tradizioni legate ad Halloween in giro per il mondo.

Irlanda e Regno Unito, dove è nato Halloween

Sebbene i cittadini americani prendano molto sul serio questa festività, al punto tale da essersi immedesimati a pieno in tale tradizione, le origini di Halloween sono da ricercare in Irlanda e più precisamente nel Samhain, il capodanno celtico (chiamato anche “All Hallowtide“) festeggiato il primo giorno di novembre come termine del periodo del raccolto e l’inizio dell’inverno.

Con i secoli, all’antica festa celtico-pagana si sono aggiunte leggende e altre storie che hanno trasformato Halloween nella versione più moderna che conosciamo. Tra tutte c’è quella di “Jack o’ lantern”, il fabbro irlandese simbolo delle anime dannate che rivive in quelle zucche lavorate a mano che popolano le strade e i quartieri durante il mese di ottobre.

In Irlanda, e in generale anche nel Regno Unito, oggi per commemorare il culto celtico si accendono dei grandi falò, soprattutto nelle aree rurali, proprio per continuare in qualche modo la tradizione dei rituali pagani. Ma si tratta pur sempre di una festa, quindi ecco che fantasmi, streghe e altre creature del mondo si riuniscono per le strade e per i quartieri per l’ormai celebre “trick or treat”.

Immancabile, sulle tavole irlandesi, è il barmbrack, un dolce tipico di questo giorno al quale sono collegaste altre leggende e superstizioni. Infatti, i fornai inseriscono nell’impasto di questa torta tre elementi: un anello, un piccolo straccio e una moneta. Ad ogni fetta di barmbrack contenente uno di questi tre oggetti corrisponde una fortuna (o sfortuna): chi trova l’anello si sposerà o troverà la felicità, chi avrà lo straccio andrà incontro a un futuro finanziario incerto, mentre chi riceverà la moneta vivrà invece un anno prospero.

Decorazioni tipiche di Halloween in Irlanda

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Decorazioni tipiche di Halloween in Irlanda

America, dove la tradizione di Halloween si è radicata

A celebrare Halloween in grande stile ci pensano gli americani, al punto tale che spesso, erroneamente, si attribuiscono le origini di questa festività proprio all’America. Oltre all’iconico “trick or treat”, i quartieri e le strade delle città si abbigliano a festa: ci sono zucche intagliate, addobbi spaventosi, fantasmi e altri mostri che decorano finestre, ingressi e viali. E questa atmosfera un po’ spettrale è estremamente affascinante.

La tradizione delle zucche intagliate deriva proprio dall’usanza celtica degli irlandesi di ricreare volti spaventosi nelle rape, inserendovi delle candele, con l’intento di spaventare gli spiriti maligni durante la festa di Samhain. Si racconta che una volta emigrati in America, gli irlandesi non trovarono rape adatte per portare avanti questa tradizione, così iniziarono a utilizzare le zucche, molto più abbondanti, per creare le grottesche lanterne oggi divenute il simbolo di Halloween.

Zucche intagliate di Halloween in America

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Zucche di Halloween

Austria e Germania: Halloween tra simboli e tradizioni

Anche in Europa esistono alcune tradizioni davvero significative. In Austria, per esempio, durante la notte di Halloween le persone lasciano pane, frutta e acqua sul tavolo per i loro cari defunti con la credenza che questi gli facciano visita. In Germania, invece, la più antica tradizione vuole che si nascondano i coltelli presenti in casa per evitare che i defunti si feriscano. Ma non è tutto perché sulle porte delle case vengono disegnati con il gesso dei simboli per proteggere le abitazioni dagli spiriti maligni.

Italia e Francia, la Festa di Ognissanti

Nel Belpaese, negli ultimi decenni, Halloween è diventato un appuntamento fisso per il divertimento di bambini e adulti. La festività più commerciale e considerata “importata” dall’America, però, si differenzia da quella che ha tradizioni radicate nella religione cattolica e con origini ben lontane: la Festa di Ognissanti. Si celebra il 1° novembre per commemorare tutti i santi cattolici, mentre il 2 novembre si celebrano i morti. Tradizionalmente si lasciano crisantemi sulle tombe dei cari defunti e si partecipa a una messa in loro ricordo.

Anche la Francia ha tradizioni simili a quelle italiane, riservando uno spazio maggiore alla Toussaint, la festa di Ognissanti del 1° novembre. Anche qui si partecipa a funzioni religiose e si visitano i defunti nei cimiteri per deporre fiori sulle loro tombe.

Portogallo con il Dia das Bruxas

Restando in Europa, anche il Portogallo ha un proprio modo di celebrare Halloween: è il Dia das Bruxas, o Giorno delle Streghe, che ha molti aspetti tradizionali collegati alle origini della festività. Anche qui c’è l’usanza del “trick or treat” dei bambini tra le vie delle città e dei paesi, ma in cambio non ricevono caramelle, bensì pane, frutta o noci. Inoltre, i famigliari dei cari defunti si recano nei cimiteri per adornare le tombe con fiori e candele.

Cina e Giappone, dalle antiche tradizioni alla modernità

Anche la Cina ha il suo Halloween che prende il nome di Teng Chieh o Hungry Ghost Festival. Durante la notte del 31 ottobre, migliaia di lanterne illuminano il Paese intero: servono ad aiutare le anime dei morti a ritrovare la loro casa. Le origini della festività risalgono alla tradizione taoista che vuole guidare gli spiriti che camminano sulla terra.

Nel calendario cinese, il Teng Chieh si celebra nel 15° giorno del 7° mese lunare (chiamato “mese fantasma”). Durante il tramonto le persone distribuiscono incenso, acqua e cibo davanti alle immagini dei familiari defunti. Nella tradizione, questa usanza servirebbe a calmare i fantasmi che non hanno ancora ritrovato la via di casa dall’inizio del mese fantasma. Sarebbero proprio loro a infliggere punizioni o a elargire benedizioni ai loro parenti ancora in vita. Durante la stessa notte, si tiene anche una festa in cui le famiglie preparano un posto in più a tavola riservato a un caro defunto.

Hungry Ghost Festival: la festa di Halloween in Cina

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Teng Chieh o Hungry Ghost Festival, in Cina

In Giappone, invece, Halloween ha raggiunto popolarità solo negli ultimi decenni. Infatti, la prima volta che i giapponesi hanno conosciuto questa festa anglosassone è stata nel 2000, quando il parco divertimenti Disneyland di Tokyo ha organizzato un evento a tema. Con il passare dei decenni Halloween è divenuto sempre più popolare, soprattutto tra i più giovani, anche se con qualche differenza rispetto a come viene festeggiato nei Paesi occidentali.

Oltre al fatto che in Giappone non ci si cimenta nel “trick or treat”, anche i costumi sono diversi. Se tradizionalmente ci si abbiglia con vestiti spaventosi, qui l’attenzione è orientata verso i travestimenti cosplay. A fine ottobre sono numerose le sfilate nelle città giapponesi che riuniscono migliaia di persone che indossano qualsiasi tipo di costume, compresi quelli di personaggi di anime, manga e videogiochi, che non seguono il tema “horror” originario.

Messico, con il suo Día de Los Muertos

È una delle tradizioni più famose del mondo, il Día de Los Muertos del Messico. Una celebrazione messicana di origine precolombiana che festeggia la vita, la gioia e il colore, sebbene il suo nome tradotto sia “giorno dei morti”. Oggi come nel passato, questa festa affascina l’intera umanità: dal 31 ottobre al 2 novembre tutti i cittadini celebrano gli spiriti dei cari defunti con cortei, canti, balli e musiche tradizionali.

Dichiarato nel 2008 Patrimonio culturale immateriale UNESCO, il Día de Los Muertos è un tripudio di colori e usanze particolari. In questa occasione si ricordano gli aneddoti più divertenti dei defunti e si preparano decorazioni dalle ricche tonalità: fiori di calendula, altari con foto, oggetti e cibi preferiti da coloro che sono morti. Si preparano tradizionalmente il pan de muerto e i teschi di zucchero dai colori accesi. È proprio da questi che deriva il trucco tipico di questa festività, con decorazioni sul viso che ricordano, appunto, dei teschi e ricche corone di fiori colorati ad adornare il capo. Anche qui i bambini bussano ai vicini chiedendo un calaverita, un piccolo dono (caramelle, dolci o soldi), ma senza il famoso scherzetto nel caso in cui non ricevano nulla.

Halloween in messico: i teschi di zucchero tipici

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Teschi di zucchero tipici del Dia de los muertos, in Messico

Haiti e la tradizione della Fet Gede

Ci spostiamo nelle esotiche atmosfere di Haiti, dove l’1 e il 2 novembre si celebra la Fet Gede (Festa dei Morti), che ricorda il classico Halloween, ma arricchito da tradizioni culturali completamente diverse. In queste giornate, i praticanti haitiani di Voodoo rendono omaggio al padre degli spiriti defunti, ovvero al barone Samedi. Inoltre, ballano per le strade per comunicare con i defunti e si recano nei cimiteri dove offrono agli antenati del cibo proveniente dalla loro tavola.

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Cayo Levisa, cosa sapere e cosa vedere

Immerso nelle acque cristalline del Mar dei Caraibi, al largo della costa settentrionale di Cuba, Cayo Levisa è una delle destinazioni più affascinanti della provincia di Pinar del Río. Conosciuta per la sua bellezza incontaminata e le spiagge paradisiache, questa piccola isola è diventata negli ultimi anni una delle mete preferite per i turisti in cerca di tranquillità e contatto con la natura.

A pochi chilometri dalla costa, Cayo Levisa è raggiungibile solo in barca dal molo di Palma Rubia, con un viaggio di circa 30 minuti che già preannuncia l’inizio di un’avventura unica. Lunga circa 3 chilometri e con una larghezza che raramente supera i 200 metri, l’isola custodisce un ambiente naturale ancora selvaggio e quasi del tutto intatto, contornato da spiagge di sabbia bianca che si affacciano su un mare turchese.

Un paradiso di biodiversità

Parte dell’arcipelago de Los Colorados, l’isola si estende su una superficie di circa 4 chilometri quadrati e fa parte del Sistema Nazionale delle Aree Protette di Cuba, classificata come Paesaggio Naturale Protetto di Significato Locale. Cayo Levisa è infatti un prezioso scrigno di biodiversità e questo riconoscimento ne sottolinea l’importanza ambientale e la necessità di preservarne l’integrità ecologica.

Il paesaggio è caratterizzato da una varietà di ecosistemi che coesistono in perfetta armonia. A nord si trovano meravigliose barriere coralline, considerate tra gli ecosistemi più diversificati al mondo, dove oltre 120 specie di pesci e 47 specie di coralli danno vita a uno spettacolo subacqueo senza eguali. Le acque intorno all’isola ospitano anche specie rare e di grande valore come le tartarughe marine, l’aragosta spinosa e il corallo nero, offrendo ai sub e agli appassionati di snorkeling esperienze indimenticabili.

Ecosistemi di Cayo Levisa

Oltre alle barriere coralline, Cayo Levisa è circondata da una varietà di ecosistemi marini di grande importanza. A sud si estendono i pastizales (praterie marine), fondamentali per la sopravvivenza di molte specie ittiche, alle quali offrono rifugio e nutrimento, ma che rappresentano anche una risorsa essenziale per la pesca locale. In queste acque si possono avvistare occasionalmente esemplari di lamantino, una specie in via di estinzione.

Gli ecosistemi palustri occupano circa il 78% della superficie dell’isola e sono vitali per la riproduzione e la crescita di pesci e invertebrati marini. Questi ambienti supportano una biomassa considerevole di specie mature che spesso finiscono anche nelle reti dei pescatori locali.

Il fascino della tranquillità

Per chi è alla ricerca di pace e tranquillità, Cayo Levisa rappresenta un rifugio idilliaco. Le sue spiagge di sabbia fine, incorniciate da rigogliose palme e pini che arrivano fino alla riva, creano un’atmosfera di serenità che pochi altri luoghi al mondo possono eguagliare. La calma che pervade l’isola è tale che l’unico suono predominante è quello delle onde che si infrangono dolcemente sulla spiaggia e del fruscio delle foglie mosse dal vento.

La fauna dell’isola, con la sua grande varietà di uccelli, offre ulteriori momenti di meraviglia per gli amanti della natura. Tra le specie più numerose ci sono i pellicani, che si librano in volo sopra le acque turchesi in cerca di cibo, e gli hutias, piccoli roditori che si nascondono tra le mangrovie. E proprio un’escursione a piedi tra le foreste di mangrovie e pini è un’esperienza che permette di esplorare gli angoli più nascosti e suggestivi.

Cayo Levisa, Cuba

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Barche sulla spiaggia di Cayo Levisa, Cuba

Le spiagge da non perdere

Cayo Levisa è soprattutto sinonimo di spiagge sensazionali, e non c’è da stupirsi se molti visitatori trascorrono gran parte del tempo stesi al sole sulla sabbia impalpabile o nuotando nelle cristalline acque caraibiche.

La spiaggia più lunga e spettacolare è Playa Punta Arena, un luogo perfetto dove rilassarsi lasciandosi cullare dalla bellezza naturale e dalla quiete di questo angolo di paradiso. Si trova sulla costa settentrionale, dove un tempo l’unico hotel presente sull’isola accoglieva gli ospiti desiderosi di trascorrere qualche giorno in questo paradiso incontaminato. Sebbene l’albergo non sia più in funzione, il piccolo ristorante, il centro di immersioni e i servizi da spiaggia permettono comunque ai visitatori di godersi la giornata senza la necessità di portare molto con sé.

Il noleggio di lettini e ombrelloni è altamente consigliato per chi sceglie di trascorrere la giornata in spiaggia, sebbene ci siano anche alcune aree ombreggiate dalle palme. L’esplorazione di Cayo Levisa non può dirsi completa senza una puntata all’incantevole spiaggia di Punta Gorda, situata nella parte più incontaminata e selvaggia dell’isola, raggiungibile con una piacevole passeggiata lungo la costa.

Immersioni spettacolari

Considerato uno dei migliori siti per immersioni di tutta Cuba, Cayo Levisa è una destinazione imperdibile per i sub. Presso il locale centro di immersioni, tra i più rinomati di Cuba, si può noleggiare l’attrezzatura per lo snorkeling e ogni genere di equipaggiamento necessario per le attività marine. Il centro offre anche corsi di immersione per tutti i livelli, tenuti da istruttori certificati, e organizza attività di esplorazione dei fondali marini ricchi di vita e di bellezze naturali.

L’area di immersione si estende lungo la barriera corallina che circonda l’isola, con una ventina di spot debitamente segnalati. I punti di maggior richiamo si trovano sul lato settentrionale dell’isola, dove la barriera corallina è particolarmente integra e oltre alla consueta varietà di coralli, spugne e gorgonie, ci sono anche numerosi relitti di secoli passati che rendono l’esperienza ancora più emozionante.

Tra gli spot più popolari spicca La Corona de San Carlos, una formazione corallina mozzafiato, dove è possibile incontrare razze, tartarughe marine e una grande varietà di pesci colorati. Altri punti molto apprezzati includono La Cadena Misteriosa, La Espada del Pirata e El Infierno, un’impressionante parete verticale che si estende fino a 1.000 metri di profondità, dove non è raro imbattersi in banchi di pesci tropicali, aragoste e perfino squali, che rendono ogni immersione un’avventura entusiasmante. Queste formazioni coralline, con i loro colori vivaci e la diversità di specie che ospitano, offrono agli appassionati di immersioni e snorkeling esperienze uniche e memorabili.

Paesaggi ancora intatti e meraviglie naturali in abbondanza fanno di Cayo Levisa un luogo davvero paradisiaco. Le spiagge incontaminate, la ricca biodiversità e la tranquillità che offre la rendono una destinazione perfetta per chi cerca una fuga di relax e un’immersione totale nella natura.

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Cosa conviene comprare a Cuba

Le musiche suadenti riecheggiano tra le vie dei centri abitati e tutto ha un colore vivo e vibrante. Cuba è un mix di tradizioni, storia, incroci culturali e stili di vita semplici e umili che non smettono mai di attrarre numerosi viaggiatori da tutto il mondo.

L’anima autentica di Cuba e dei suoi abitanti si percepisce in ogni angolo e in tutto ciò che fa parte delle sue antiche tradizioni: sigari, tabacco e rum sono ormai tra i simboli più celebri dell’isola più grande dei Caraibi e anche l’immancabile souvenir da portare a casa. Ma esistono anche altri oggetti che racchiudono in sé la storia e l’anima di quest’isola al largo degli Stati Uniti, pensieri non banali per portare con voi il ricordo perfetto dopo esservi immersi nelle vibranti atmosfere cubane. Vediamoli tutti.

I souvenir classici di Cuba: sigari e rum

Chi non ha mai associato l’immagine di Cuba a quella di sigari e rum? Sono il grande classico da portare in Italia ad amici e parenti dopo essere stati ai Caraibi. Ed effettivamente l’identità dell’isola è strettamente legata a questi prodotti. La lunga tradizione dedita alla lavorazione del tabacco ha fatto nascere vere e proprie icone. I sigari sono di moltissime varietà e marche: tra i più celebri troviamo i Cohiba, i più pregiati e costosi chiamati anche “cigarros de Fidel” poiché sono quelli che Fidel Castro fumava nelle storiche fotografie ufficiali, i Montecristo, i Partagás e i sigari Romeo y Julieta (con il miglior rapporto qualità/prezzo).

Per acquistarli, anche se moltissimi negozi li vendono con il rischio però di ricevere prodotti “surrogati” e non autentici, l’ideale è dirigersi direttamente verso le fabbriche di produzione, nelle quali si possono effettuare visite che spiegano l’intero ciclo di produzione di questi prodotti composti da foglie di tabacco. Tra le  tante realtà, a Santiago si trova la Fábrica del Tabaco, mentre la provincia di Pinar del Rio è quella che ospita il maggior polo di coltivazione e di trasformazione artigianale. A L’avana, invece, è consigliato il Mercado Artesanal, che offre una grandissima varietà di sigari, e la Fabbrica di Tabacco Partagás.

Il rum cubano è un altro simbolo indiscusso di quest’isola dall’anima vivace, prodotto fin dal XVII secolo. Anche qui le varietà sono moltissime, dalle più secche e forti a quelle più morbide e dolci. I marchi più famosi? Ron Varadero, Havana Club, Santiago de Cuba, Ron Legendario e Ron Bucanero. Li potrete trovare sia nei negozi di liquori dislocati in aeroporti, hotel e zone turistiche, sia in supermercati e negozi di souvenir.

Una cosa importante a cui prestare attenzione sono i limiti di trasporto imposti per tabacchi e alcolici. A tal proposito è utile, prima di acquistare tali prodotti, informarsi sulle restrizioni doganali attualmente in vigore sul sito ufficiale ViaggiareSicuri o sui siti turistici ufficiali cubani.

Realizzazione di sigari cubani a L'Avana

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Realizzazione dei tradizionali sigari cubani

Gli acquisti più originali da fare a Cuba

Oltre ai sigari e alle bottiglie di rum, Cuba è anche un’isola ricca di tradizioni legate all’artigianato locale. Dai materiali più semplici, come argilla, legno, semi, pelli e conchiglie, nascono creazioni che in molti casi possono essere definite opere d’arte.

Se avete pensato di acquistare dei sigari, perché non abbinarli a una custodia in pelle creata a mano? Tra le più famose e di ottima qualità ci sono quelle con la marca Cohiba, vendute per esempio al al Mercado San José a L’Avana. La pelle viene utilizzata abilmente dagli artigiani per realizzare molti altri prodotti, come cinture, borse e portafogli.

Passando all’argilla, sono moltissimi i prodotti realizzati con questo materiale, dai piatti ai vasi, dalle maschere alle auto d’epoca in miniatura. Un altro simbolo di Cuba che potreste portare a casa con voi sono i cappelli in paglia, acquistabili in moltissimi mercatini e botteghe presenti in tutta l’isola.

Botteghe e negozi di Cuba che vendono i tradizionali cappelli in paglia

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Tradizionali botteghe cubane

Abbiamo detto anche che in quest’isola dei Caraibi la musica non manca mai. Allora uno degli strumenti tradizionali utilizzati dai cubani sarà il regalo perfetto per gli appassionati del genere. Alcune idee? Tamburi, chitarre e tres cubani, per portare sempre con voi una parte di quel ritmo cubano ascoltato tra le strade e i palazzi dell’Avana.

Anche dai semi gli artigiani locali ricavano splendidi gioielli, ad esempio collane di autentica bellezza arricchite da perle d’acqua dolce locali, conchiglie e legno. Anche queste creazioni sono acquistabili in moltissimi negozi dislocati in tutta l’isola.

E per coloro che vogliono puntare ai souvenir più ricercati, ecco allora l’idea di un profumo. A L’Avana si trovano diverse profumerie rinomate in cui acquistare fragranze e oli essenziali dalle note esotiche, come il gelsomino, i fiori d’arancio, il tabacco e il fiore nazionale mariposa. Nel negozio di Calle Mercaderes n.156, a L’Avana, è possibile creare la propria essenza mixando gli elementi.

E per portare un pensiero ai più piccoli o agli adulti a cui piace giocare in compagnia? Troverete in molti negozi di artigianato anche il domino in legno, con le sue tesserine intagliate e decorate a mano. Un passatempo molto amato dai cubani che potrete portare con voi per momenti di svago ricordando sempre il tempo passato tra le bellezze cubane.

Dove fare i migliori acquisti a Cuba

Dalle numerose botteghe di artigianato locale ai negozi dei centri commerciali, Cuba offre una grande varietà di attività che vendono prodotti di ogni genere. Non è quindi difficile trovare il souvenir perfetto da portare a casa come ricordo indelebile di un viaggio in queste terre. Nella capitale si trova il centro commerciale Galerías de Paseo, nel quale trovare prodotti a prezzi relativamente bassi.

Ci sono poi alcune zone della città in cui si concentrano i negozi e le botteghe in cui trovare tanti prodotti interessanti. Tra queste troviamo la pedonale via Obispo, ricca di bancarelle locali con oggetti fatti a mano, Plaza Carlos III, in cui spiccano i colorati vestiti cubani, il Mercado de Artesanías di San José, dove si trova qualsiasi tipo di souvenir artigianale e da cui si gode di una vista incredibile sulla baia della città, oppure la Feria de Artesanías de La Habana.

Negozi e palazzi colorati a L'Avana, Cuba

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Strada con negozi a L’Avana, Cuba
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Parco Nazionale Manuel Antonio, cosa vedere

Situato sulla costa pacifica del Costa Rica, Manuel Antonio è il parco nazionale più piccolo del paese centroamericano. Fondato nel 1972, è un simbolo dell’impegno del Costa Rica per la conservazione del suo patrimonio naturale, e nonostante le sue dimensioni ridotte il parco protegge una delle regioni più suggestive e con la maggiore biodiversità del pianeta. Su un’estensione di circa 683 ettari, racchiude infatti una straordinaria varietà di ecosistemi, dalla foresta pluviale alle mangrovie, fino alle spiagge incontaminate, regalando ai visitatori un’immersione totale nella natura selvaggia e incontaminata che si fonde armoniosamente con il litorale.

La storia di Manuel Antonio affonda le radici nel lontano passato. Era infatti il 1519 quando l’esploratore spagnolo Juan Ponce de León, noto per la sua ricerca della leggendaria fonte della giovinezza, tracciò per la prima volta le mappe di Quepos e Manuel Antonio. Sebbene de León non trovò mai la mitica sorgente, la bellezza e la ricchezza naturale di questa regione potrebbero benissimo rappresentare l’equivalente terreno di quell’eterna giovinezza che tanto anelava.

Un paradiso per gli amanti della natura

Famoso per il suo incredibile patrimonio naturalistico, il Parco Nazionale Manuel Antonio attira appassionati di fauna selvatica da tutto il mondo, che giungono per osservare le numerose specie di animali che vi abitano, tra cui scimmie urlatrici, scimmie scoiattolo e quelle dal volto bianco, note per la loro agilità e il comportamento intraprendente. Non mancano i bradipi, sia a due che a tre dita, che si muovono lentamente tra gli alberi, così come altri mammiferi come procioni, coati, pacas e formichieri. Talvolta, è possibile avvistare persino qualche ocelot, un felino schivo e molto raro, tipico di queste latitudini.

La fauna del parco include anche una grande varietà di rettili: dai furtivi coccodrilli alle maestose iguane, fino ai serpenti come i boa costrittori e un’infinità di specie di lucertole. Per gli appassionati di birdwatching, Manuel Antonio è un vero paradiso, con oltre 350 specie di uccelli, tra cui tucani, aracari, pappagalli, parrocchetti e colibrì, che regalano spettacoli di colori e suoni nella fitta vegetazione del parco.

Le spiagge di Manuel Antonio

Oltre all’eccezionale varietà faunistica, il parco è celebre per le sue spiagge spettacolari, ognuna con un fascino unico e una bellezza naturale ineguagliabile, perfette per rilassarsi e prendere il sole, ma che offrono anche l’opportunità di esplorare le acque cristalline dell’Oceano Pacifico, ricche di vita marina. Le formazioni rocciose e le barriere coralline che circondano le isole della costa creano fondali ideali per lo snorkeling, una delle tante attività che si possono praticare durante la visita del parco.

Famosa per la sua sabbia bianca e soffice e le acque turchesi e calde, Playa Manuel Antonio è la spiaggia più grande e frequentata del parco, dove si può nuotare, prendere il sole e fare picnic. Circondata dalla rigogliosa foresta pluviale, è anche un luogo ideale per avvistare la fauna selvatica, in particolare scimmie e bradipi. Situata a sud di Playa Manuel Antonio, Playa Espadilla Sur è più tranquilla e meno affollata, l’ideale per rilassarsi al sole e fare lunghe passeggiate sulla battigia. Le onde, dolci e tranquille, la rendono perfetta per fare il bagno, mentre non è raro avvistare le scimmie cappuccine che giocano tra gli alberi vicini.

Meno conosciuta e più appartata, Playa Gemelas rappresenta un vero e proprio gioiello nascosto all’interno del parco, dove le acque cristalline e la vegetazione rigogliosa creano un ambiente sereno e rilassante. Come suggerisce il nome, Playa Escondido è invece una spiaggia nascosta, raggiungibile solo con una breve, ma avventurosa escursione su un sentiero che si snoda lungo una costa rocciosa e attraversa la fitta giungla, aggiungendo un tocco di mistero e avventura all’esperienza.

E’ utile sapere che questa spiaggia è accessibile solo durante la bassa marea, ed è quindi necessario allontanarsi prima che il flusso torni ad aumentare, per evitare di rimanere bloccati. Sebbene nuotare sia generalmente sicuro, soprattutto in questa zona è importante prestare attenzione alle correnti forti e seguire sempre le indicazioni di sicurezza fornite dai responsabili del parco.

Bradipo, Costa Rica

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Un bradipo nel Parco nazionale Manuel Antonio, Costa Rica

Sentieri e panorami spettacolari

Le escursioni guidate sono una delle esperienze più popolari: una serie di sentieri ben tracciati di diverssa difficoltà conducono a punti panoramici mozzafiato e a spiagge isolate, offrendo molteplici opportunità per osservare la fauna selvatica a distanza ravvicinata. Il sentiero principale, lungo circa 2 chilometri, collega alcune spiagge del parco ed è adatto a tutti i visitatori, inclusi famiglie e bambini.

Tra i percorsi più amati dai visitatori, quello che si snoda attorno a Punta Catedral è un must. Si tratta di un circuito di circa un chilometro e mezzo, di difficoltà moderata, ma che ricompensa con panorami indimenticabili che abbracciano la vastità del mare e delle foreste circostanti. Anticamente, Punta Catedral era un’isola separata dalla terraferma, ma nel corso dei secoli è stata collegata al continente da un istmo naturale che ora separa due delle spiagge più famose del parco, Playa Espadilla Sur e Playa Manuel Antonio. Le escursioni mattutine sono consigliate per evitare le ore di maggior afflusso turistico e avere più possibilità di avvistare la fauna selvatica.

La riserva di mangrovie dell’Isola Damas

A pochi minuti dal parco, l’Isola Damas offre un’esperienza unica di esplorazione attraverso la sua foresta di mangrovie. Le visite guidate in barca o kayak permettono di avvicinarsi a scimmie, bradipi, serpenti e coccodrilli, che popolano l’intricata rete di corsi d’acqua. È un’escursione adatta a tutte le età e un’occasione per immergersi in uno degli ecosistemi più importanti e caratteristici di quest’area del Costa Rica.

Conservazione e sostenibilità

Grazie a rigide normative edilizie, Manuel Antonio è riuscito a preservare nel tempo la sua bellezza naturale, mantenendo uno stretto equilibrio tra lo sviluppo turistico e la tutela ambientale. Gli hotel e i ristoranti si integrano perfettamente nel paesaggio collinare ricoperto di foreste, offrendo ai visitatori un’esperienza unica nel rispetto dell’ambiente.

Il numero di visitatori giornalieri è limitato a circa 1200 persone per garantire la salvaguardia degli ecosistemi fragili del parco. Per questo motivo, si consiglia di prenotare in anticipo una visita guidata con un naturalista esperto, che può aumentare le probabilità di avvistare animali selvatici e aiutare a cogliere dettagli affascinanti su flora e fauna locali.

Quando visitare il parco

Il periodo migliore per visitare Manuel Antonio è durante la stagione secca, da metà dicembre a maggio, quando il clima è soleggiato e le piogge sono scarse. Questo è il momento ideale per godersi le spiagge e le escursioni, ammirando la fauna selvatica lungo il percorso. Tuttavia, anche la stagione verde (da maggio a novembre) ha il suo fascino: le foreste si riempiono di vita grazie alle piogge, e i visitatori possono godere di un’esperienza più tranquilla, lontano dalle folle turistiche.

Informazioni utili per la visita

Il Parco Nazionale Manuel Antonio è aperto tutto l’anno, esclusi i martedì, dalle 7 alle 16. I biglietti possono essere acquistati solo online, e i visitatori devono fornire il numero del passaporto al momento della registrazione. Non è permesso portare cibo all’interno del parco, ma sono ammesse bevande.

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Tortuguero National Park, alla scoperta di un territorio selvaggio e naturale

Ti portiamo alla scoperta di un luogo magico al mondo, unico sotto molti aspetti: siamo in Costa Rica, esattamente nella Provincia di Limón. Il Tortuguero National Park, che si trova sulla costa caraibica, è un territorio che copre 76.937 ettari, ma non cadiamo nel tranello di credere di poterlo visitare tutto, perché solamente l’1% della superficie del parco è visitabile. Proprio così: tra canali, paludi e l’affaccio sul mare, possiamo recarci con un’imbarcazione: ecco cosa vedere al Tortuguero National Park, nei dintorni di San Josè.

Tortuguero National Park, cosa sapere prima di partire

Il Tortuguero National Park, che è stato istituito nel 1970, è il posto ideale per chi adora le tartarughe: lo scopo per cui è stato fondato, in effetti, è proprio questo, offrire una tutela aggiuntiva a una delle zone in cui nidifica la tartaruga verde. Oggi, qui nidificano anche le tartarughe liuto, embricata e comune.

Questo posto ricorda molto la selvaggia Amazzonia: lungo la discesa di acqua, c’è un’avventura che attende i turisti coraggiosi. Una fittissima rete di canali, corsi d’acqua, paludi, foresta pluviale: questa è una delle zone più piovose della Costa Rica, ed è il motivo per cui la biodiversità è tanto ricca. Il consiglio che diamo è di prenotare il viaggio per almeno 3 giorni in questo luogo, poiché è il modo migliore per non perdersi nulla. Il periodo ideale per visitarlo va da dicembre a maggio, ma ad agosto e settembre è possibile assistere alla nidificazione e alla schiusa delle uova di tartaruga: uno spettacolo che lascia senza fiato per la magia della natura, semplice quanto complessa.

Tortuguero National Park, le attività da non perdere: cosa fare e cosa vedere

Naturalmente, l’esperienza di visita al parco va fatta con una guida esperta, che di solito non ha troppi clienti alla volta: così abbiamo la possibilità di vivere la giornata ed esplorare il territorio godendoci ogni minuto. Il tour per osservare le tartarughe è l’attrazione principale, è vero: ogni anno quattro specie giungono fino a qui per la nidificazione di massa. I periodi cambiano in base alla specie, ma in genere vanno da marzo a metà ottobre.

Non può mancare una visita al Villaggio Tortuguero, che un tempo era un remoto villaggio di pescatori, tra piantagioni di cocco e cacao, e oggi è il punto nevralgico per la conservazione della zona. A Tortuguero non ci sono solo tartarughe, in ogni caso: è un luogo fantastico per il birdwatching (ci sono oltre 300 specie diverse di uccelli, tra cui falchi, gabbiani, gufi).

Per quanto riguarda le attività disponibili in ogni momento dell’anno, sono diverse, in realtà: c’è chi sceglie di fare un bel giro in canoa, o ancora prendere parte a un trekking, e infine di concedersi persino una camminata notturna. In questo paradiso remoto, da molti soprannominato come “l’Amazzonia della Costa Rica”, ti attende davvero un’avventura: kayak, escursionismo, birdwatching, pesca sportiva. E si pone molto l’accento sulla sostenibilità, perché le guide stesse cercano di organizzarsi per proporre esperienze educative e coinvolgenti ai turisti. Il posto ideale da vedere per chi si trova nei dintorni di San Josè.