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Un’altra particolare scoperta è appena avvenuta in Egitto

Oggi vi riportiamo di nuovo in Egitto perché, proprio da queste parti, è avvenuta una scoperta assolutamente particolare. Un ritrovamento effettuato da un gruppo di archeologi mentre erano impegnati negli scavi della necropoli dell’oasi di Fayum, a 90 chilometri da sud del Cairo. Vediamo insieme in cosa consiste questa sorprendente scoperta.

Ritrovato lo scheletro di una bambina sepolta insieme a 142 cani

Sì, avete lette bene. Il recente ritrovamento fatto in Egitto consiste nel corpo di una bambina sepolta insieme a 142 cani. A effettuare la scoperta è stato un team di archeologi della Cei Ras che da anni lavora nella necropoli di Fayum, dove si trovano sepolture che risalgono al IV secolo a.C.

I resti dei cani, coperti di polvere blu, sono stati ritrovati all’interno di una tomba appartenente all’élite dell’epoca. L’ipotesi attualmente più accreditata è che siano annegati durante una terribile alluvione.

Stando alla prima analisi, la bambina nel momento della morte aveva tra gli 8 e i 9 anni. Ma gli esperti si sono chiaramente domandati quale fosse l’origine degli animali: se cani domestici e da compagnia o da lavoro (pastorizia e caccia). Attualmente non c’è una risposta definitiva che potrebbe far luce su aspetti importanti della cultura e delle tradizioni dell’epoca.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Come riporta La Stampa, gli archeologi hanno fatto sapere che: “I cani sono stati accuratamente sepolti. Molti sono sdraiati su un fianco, proprio di fronte alla bambina”. Una circostanza importante poiché fa capire quanto gli animali, e in particolari i cani, fossero apprezzati dagli antichi egizi, considerati di fatto membri di famiglia.

Storici, studiosi e veterinari sembrano essere tutti d’accordo: buona parte delle carcasse apparterebbero ai predecessori diretti dei moderni levrieri e saluki, altri somigliano maggiormente al lupo e ai cani selvatici.

Per riuscire però a chiarire la scoperta è già stata avviato uno studio specifico sul dna degli amici a quattro zampe. A tal proposito un’altra interessante risposta è quella relativa alle cause del decesso: come vi accennavamo l’alluvione, o comunque un evento naturale decisamente catastrofico. Per il momento queste sono le ipotesi più attendibili.

Viene del tutto esclusa, invece, la soppressione da parte dell’uomo. Questo perché non era affatto raro a quel tempo che gli animali venissero sepolti accanto ai loro proprietari, compagni di vita quotidiana ma anche una sorta di status symbol.

La zoologa Galina Belov del centro di Studi Egittologici dell’Accademia russa delle scienze ha esaminato i cani e ha scoperto che tutti hanno esalato il loro ultimo respiro nello stesso momento, senza “alcuna prova di violenza”.

La necropoli dell’oasi di Fayum

La necropoli dell’oasi di Fayum è particolarmente importante perché nei dintorni di questa zona si trovano le rovine di diversi villaggi e, nelle vicinanze, la vecchia città egizia di Crocodilopolis/Arsinoe, dedicata al dio coccodrillo Sobek.

Ma non solo. È stata dichiarata patrimonio mondiale dell’Unesco nel 1979, e accoglie un gruppo di tombe che presentano dipinti e iscrizioni ben conservate, illustranti le attività quotidiane dell’antico Egitto.

Il Fayum, inoltre, è la più grande oasi del Paese e la più vicina al fiume Nilo. Senza dimenticare che è storicamente nota anche come luogo di caccia preferito dai faraoni e le elites nobiliari che si susseguirono durante le varie epoche storiche.

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L’Egitto stupisce ancora: cosa è stato scoperto

Non sono passati molti giorni dall’ultima scoperta effettuata in Egitto che ecco che questo splendido Paese ci regala un’altra perla dal valore storico inestimabile. Un ritrovamento che ha dell’eccezionale e che, ancora una volta, ci dona nuovi dettagli per comprendere a pieno la vita dell’antico popolo egiziano, i loro usi, le tradizioni e quegli elementi essenziali da aggiungere al grande puzzle che ha portato l’uomo alla sua società attuale.

Una scoperta il cui merito va agli esperti dell’Università di Tubinga, quelli dell’Università Ludwig-Maximilians, in Germania e all’equipe dell’Università americana del Cairo e che, almeno sulla carta, consentirebbe di approfondire e conoscere meglio alcuni dettagli essenziali delle varie tecniche utilizzate dall’antica popolazione egizia durante il processo della mummificazione.

La scoperta

Si tratta, infatti, del ritrovamento di un laboratorio di imbalsamazione sito a Saqqara, uno scrigno di tesori inestimabili e Patrimonio UNESCO, e dello studio approfondito di 31 vasi in ceramica recuperati al suo interno. Le incisioni analizzate, infatti, descriverebbero nei dettagli le istruzioni per permettere il processo di mummificazione dei corpi dei defunti. Procedimento che ha consentito la conservazione delle mummie dei faraoni, funzionari, ecc., arrivate fino a noi e scoperte nel corso dei tanti scavi archeologici effettuati proprio in Egitto e all’interno delle sue Piramidi e siti di interesse.

Per quanto conosciuto fino a oggi, infatti, l’imbalsamazione si basava essenzialmente su un processo molto lungo e complicato nel quale venivano adoperate diverse di sostanze chimiche, unguenti specifici per la conservazione dei corpi e miscele apposite, utili a mantenere il defunto integro nel suo viaggio nell’aldilà. Nozioni che si sono ottenute grazie allo studio e agli esami condotti sui residui organici ritrovati sulle mummie egizie. Ma che non hanno risolto i tantissimi dubbi sul processo di mummificazione e sulle sue diverse fasi.

Cosa hanno svelato le antiche incisioni

Di fatto, quindi, questa nuova ed eccezionale scoperta, potrebbe consentire agli studiosi di comprendere ciò che fino a oggi è rimasto sepolto nella memoria degli antichi. Per esempio sulla tipologia delle miscele usate per l’imbalsamazione che pare fossero di tre diversi composti, che comprendevano la resina di elemi, quella di pistacia e dei sottoprodotti di ginepro, cipresso e cera d’api. Intrugli utilizzati soprattutto per la conservazione della testa del defunto. Mentre altre tipologie di miscele venivano adoperate per ammorbidire la pelle del resto del corpo.

I ricercatori, poi, sempre grazie alle incisioni decifrate sui vasi ritrovati, hanno potuto constatare come, molte di queste sostanze, non fossero presenti in Egitto, ma venissero importate da altre zone, come il Levante o le foreste pluviali del sud-est asiatico. E di come, quindi, il popolo egiziano avesse dei contatti e un commercio fiorente con altre popolazioni o per lo meno di come fossero dediti all’intraprendere viaggi per procurarsi quanto gli serviva per poter attuare il delicatissimo processo di imbalsamazione.

Una scoperta davvero eccezionale, patrimonio di una cultura e di un popolo dal carattere eccezionale. E che apre le porte a nuove conoscenze riguardo a questa antica civiltà, misteriosa e affascinante, estremamente evoluta e che, ieri come oggi, non smette mai di insegnarci qualcosa.

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È appena stata scoperta un’intera città romana

Che non si finisca mai di scoprire è cosa ormai risaputa, ma che ci sia un Paese in cui i ritrovamenti di tesori antichi avvengano praticamente ogni giorni è davvero molto sorprendente. Il luogo in questione è l’Egitto, dove è appena stata rinvenuta un’intera città romana. Scopriamo insieme i dettagli di questa clamorosa scoperta.

Luxor, scoperta una città romana

A Luxor, teatro di recentissime e continue scoperte e considerata anche la Tebe dei faraoni nel sud, sono stati riportati alla luce i resti di “un’intera città romana” risalenti ai primi secoli dopo Cristo. Come dichiarato del Ministero delle Antichità, tali ruderi sembrerebbero quel che rimane di “un’intera città residenziale” del II e III secolo, scoperta “sulla sponda orientale del Nilo, vicino al tempio di Luxor”, a circa 500 km a sud de Il Cairo.

La città è tornata alla luce vicino al parco Yassi Andrawos Palace, un punto di riferimento a Luxor che un tempo apparteneva a un aristocratico egiziano che servì come leader durante la rivolta del 1919 contro l’occupazione britannica.

Una zona, come vi accennavamo in precedenza, in cui le scoperte sono davvero numerose e soprattutto una più particolare dell’altra. Proprio in questa estensione dell’antica Tebe sono riemerse persino “officine metallurgiche” con molti strumenti e “monete romane in rame e bronzo”.

A spiegarlo è stato, come riporta l’ANSA, Mostafa Waziri, il segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità egiziano: “E gli scavi continuano. Già nel 2021 una missione archeologica egiziana aveva scoperto la “più grande città antica dell’Egitto“, risalente a più di 3.000 anni fa, sulla sponda occidentale di Luxor dove si trovano le famose valli dei re e delle regine. Un antico abitato che all’epoca era stato descritto “in buone condizioni di conservazione, con muri quasi completi e stanze piene di oggetti di vita quotidiana”.

Come si collega questa scoperta alle altre

Le scoperte, in Egitto, avvengono un po’ ovunque, come nell’incredibile necropoli di Saqqara, a sud del Cairo. Un di questi, per esempio, riguarda l’eccezionale ritrovamento di oltre 100 sarcofagi intatti che si è rivelato essere la più grande scoperta del 2020. Tuttavia, non è stata l’unica degli ultimi anni.

Tornando a Luxor, solo pochi giorni fa è stata rinvenuta la tomba di una moglie reale della XVIII dinastia, quella di Akhenaton e Tutankhamon, risalente al 3.500 anni fa.

Secondo gli esperti, questi annunci hanno un significato più politico ed economico che scientifico. Come potete immaginare, il Paese di 104 milioni di abitanti è in grave crisi economica e conta principalmente sul turismo per raddrizzare le proprie finanze. L’obiettivo del governo è quello di arrivare a 30 milioni di turisti all’anno entro il 2028, contro i 13 milioni prima del Covid-19.

Per rivitalizzare questo settore, in preda a diverse crisi dalla primavera araba del 2011 ma che dà lavoro a due milioni di persone e genera oltre il 10% del Pil, Il Cairo promette, tra le altre cose, oramai da mesi l’imminente apertura del suo “Grande Museo Egizio”, vicino l’altopiano di Giza, quello su cui sorgono le famosissime e iconiche piramidi. Ma a quanto pare il tutto è ancora rimandato a data da destinarsi.

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Ceuta, la poco nota città europea lungo la costa d’Africa

Conosciuta sin dall’età classica per essere una delle Colonne d’Ercole, Ceuta è una destinazione affascinante, ricca di sfumature. Enclave spagnola situata nella costa nord del Marocco, con lo sguardo sempre rivolto a Gibilterra, concentra un affascinante mix di culture, tradizioni e popolazioni, con tanti luoghi interessanti da visitare e panorami sorprendenti. Scopriamola.

Viaggio nel cuore storico di Ceuta

Punto di vedetta sullo Stretto di Gibilterra fin dall’antichità, la città fortificata di Ceuta se ne sta affacciata su una baia con la sua particolare storia di cui si fanno testimoni gli splendidi monumenti che custodisce. La cinta muraria presidia il centro storico di questa cosmopolita perla mediterranea, dove si mescolano cultura spagnola e marocchina, il cui cuore nevralgico è rappresentato dalla Piazza di Nostra Signora d’Africa, dove svetta il Monumento ai Caduti della Guerra d’Africa del 1859-60, un monolito in stile neogotico alto 13 metri che comprende una cripta dove sono sepolti alcuni soldati spagnoli morti in guerra.

Affascinanti palazzi e chiese fiancheggiano palme ben curate, tra questi il Santuario di Nostra Signora d’Africa, contraddistinto da pareti color giallo vivo, il Palacio de Asamblea, sede del Comune, e la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunzione, costruita sulle rovine della moschea maggiore, con una pregevole facciata neoclassica in marmo nero.

La struttura più rappresentativa di Ceuta è però il complesso delle Mura Reali, il cui nucleo originario risale al V secolo. Il complesso è costituito da diverse linee difensive costituite da bastioni, mura merlate, una piazza d’armi, ed è l’unico esempio di architettura militare rinascimentale con fossato navigabile esistente in Spagna. All’interno delle mura, dichiarate Bene di Interesse Culturale nel 1985, si aprono alcune sale che ospitano il Museo di Belle Arti e mostre temporanee. Una visita originale la offre il Museo della Legione, dedicato al corpo militare spagnolo istituito nel 1920. La collezione, distribuita in quattro sale, svela ai visitatori un interessante percorso nella storia, fra simboli, ricordi e imprese della Legione spagnola.

Le altre attrazioni imperdibili di Ceuta

Tra le attrazioni da non perdere a Ceuta, ci sono gli affascinanti Bagni Arabi, risalenti al XI o al XIII secolo. Oltre ad essere un luogo adibito all’igiene personale, in passato rappresentavano un luogo adatto alla purificazione religiosa, alle relazione sociali e allo svago, proprio come le antiche Terme Romane. Purtroppo l’originario rivestimento in marmo è andato perduto, ma si può ancora ammirare l’affascinante volta a botte. I bagni presentano un Patio, zona di accesso alle varie strutture, la Sala Fredda, la Sala Tiepida, la Sala Calda – la più complessa di tutte – e la Zona di Servizio, composta da forno, caldaia e legnaia.

Il Parco Marittimo del Mediterraneo è, invece, il fiore all’occhiello della città moderna. Incastonato nel cuore di Ceuta, è l’ultima opera del celebre artista e architetto César Manrique, realizzata negli anni Novanta. Rappresenta un’oasi rinfrescante molto amata da residenti e turisti, che comprende tre laghi artificiali, isolette, cascate e un giardino botanico con piante provenienti da tutto il mondo. Qui si può prendere il sole, nuotare e fare passeggiate nel verde.

Se dopo la giornata di visite a musei e monumenti desiderate un tuffo rinfrescante a mare, troverete Playa de la Ribera e Playa del Chorrillo, le due spiagge cittadine. Pur non essendo particolarmente affascinanti, si presentano ben curate e, inoltre, sono facili da raggiungere.

Infine, se desiderate vedere un’emozionante panorama della città e del mare che la bagna, dovete salire fino al belvedere del Monte Hacho, una collinetta che occupa l’estremità della penisola su cui sorge il centro di Ceuta. Si può raggiungere con una passeggiata impegnativa in salita di circa 3,5 km, oppure comodamente in taxi fino al Mirador di San Antonio, che si trova a circa due terzi del percorso, e da lì proseguire a piedi. La collina è dominata dalla Fortezza del Monte Hacho, di origine bizantina, che ancora oggi ospita una base militare, disseminata di baluardi e punti panoramici. L’ideale è spingersi fino al Castillo del Desnarigado, per poi riposarsi nella natura del Parque de San Amaro, sulla via del ritorno.

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Un miraggio nel deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Esistono luoghi che sono così belli da non sembrare veri. Posti plasmati sapientemente da Madre Natura che hanno assunto forme, lineamenti e colori che sembrano usciti da un sogno, ma che sono ancora più belli perché reali.

E questo è il caso deserto rosso in Namibia, una distesa di sabbia infuocata che brilla sotto i raggi del sole e che crea un paesaggio mozzafiato dove dominano imponenti dune che svettano verso il cielo, fino a sfiorarlo.

Ci troviamo a Sossusvlei, uno dei luoghi simbolo della Namibia, nonché il deserto più fotografato e raggiunto dai viaggiatori di tutto il mondo. Proprio qui, dove la natura domina aspra e selvaggia, è possibile vivere un’esperienza unica al mondo, quella di dormire tra le dune più alte del pianeta.

Namibia: il deserto che diventa magia

Situato nel cuore del Parco nazionale di Namib-Naukluft, l’area di Sossusvlei è una meta imprescindibile per tutti i viaggiatori che raggiungono la Namibia. Il motivo è facilmente intuibile: dall’alba al tramonto il deserto si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo che lascia senza fiato, un gioco di luci e o ombre che illumina la distesa dorata infinita e sterminata e che tinge tutto di oro e di rosso.

Assolute protagoniste di questa visione incantata sono le dune dai colori intensi, che virano dal rosa all’arancione, passando per il rosso. Le caratteristiche nuance di queste montagne sabbiose, sono dovute alla composizione ferrosa del terreno e alla sua ossidazione. Ma non sono solo i colori a incantare, ma anche le altezze che sono mozzafiato.

A Sossusvlei, infatti, è possibile ammirare quelle che sono le dune più alte del mondo che hanno un’altezza che supera i 200 metri. E poi c’è lei, la Big Daddy, che con i suoi 380 metri d’altezza si è guadagnata il primato assoluto di duna più alta del pianeta.

Un luogo magico, questo, in cui vivere quello che possiamo definire il viaggio della vita. Ma non è tutto perché, oltre a camminare tra le maestose dune, e ammirare gli splendidi tramonti infuocati che si perdono all’orizzonte, è possibile anche dormire qui, in un resort in mezzo al deserto che si apre davanti agli occhi dei viaggiatori come un miraggio.

Un miraggio in mezzo al deserto: dormire tra le dune più alte del mondo

Proprio a Sossusvlei, immersa nel deserto più bello e famoso della Namibia, si staglia nel paesaggio solitario Le Mirage Desert Lodge & Spa. Il nome scelto per la struttura ricettiva non è un caso e, al contrario, è un preludio all’esperienza che si andrà a vivere: un miraggio in mezzo al deserto, una vera e propria oasi di infinita bellezza che permette agli avventurieri di vivere l’esperienza più straordinaria di sempre.

Situato a circa 21 chilometri dall’accesso Sesriem a Sossusvlei, il lodge assume le forme e i lineamenti di una fiaba nel deserto. Una struttura unica, e completamente immersa nel deserto della Namibia, che si configura come il luogo ideale per chi vuole raggiungere e ammirare le dune più alte del mondo.

Considerata una delle strutture più uniche e caratteristiche della zona di Sossusvlei, Le Mirage Desert Lodge & Spa offre ai viaggiatori tutta una serie di servizi e comfort da hotel a 5 stelle. Ma il vero lusso, s’intende, è quello che si vive affacciandosi alla finestra dei propri alloggi, proprio lì dove è possibile perdersi con lo sguardo in uno dei deserti più mozzafiato del mondo intero.

Le Mirage Desert Lodge & Spa

Fonte: 123rf/PhotoFra

Le Mirage Desert Lodge & Spa
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In Egitto è stata scoperta una nuova tomba reale

Qual è il Paese che, in fatto di scoperte, non ha nulla da invidiare al resto del mondo? Difficile dare una risposta corretta, ma quel che è certo è che l’Egitto è uno di quelli. Non a caso proprio qui, e più precisamente a Luxor, è stata rivenuta una tomba risalente a ben 3.500 anni fa. Scopriamo insieme di cosa si tratta nel dettaglio.

La tomba reale di Luxor

Un team internazionale, composto da studiosi e ricercatori egiziani e britannici, ha scoperto un’antica tomba reale che fino a quel momento era totalmente sconosciuta. Un’importantissima sepoltura che è tornata alla luce durante i lavori di scavo che la missione sta anche ora conducendo nell’area occidentale di Luxor.

Il rinvenimento è stato annunciato dal Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto e la sua rilevanza è stata sottolineata da Mostafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo del Ministero.

Secondo le prime analisi, la tomba sembra essere della moglie di un faraone di quasi 3.500 anni fa, appartenente alla XVIII dinastia, quella di Akhenaton e Tutankhamon.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

Fathi Yassin, direttore generale delle Antichità dell’Alto Egitto e capo della missione dal lato egiziano, ha spiegato che i lavori di scavo stanno proseguendo con l’obiettivo di ricostruire la disposizione architettonica dell’intera sepoltura. Mohsen Kamel, Direttore del Sito delle Valli Occidentali, ha purtroppo fatto sapere che la tomba versa in cattivo stato di conservazione.

Il motivo di queste condizioni è probabilmente legato alle notevoli infiltrazioni d’acqua che si sono verificate in tempi antichi e che hanno allagato le sue camere, con spessi depositi di sabbia e calcare che hanno portato alla cancellazione di molte delle iscrizioni parietali. Per questa ragione, infatti, non è possibile determinare con certezza chi riposasse in questa sepoltura.

Allo stesso tempo però, Piers Latherland, il capo della spedizione dal lato inglese, ha affermato che la tomba potrebbe appartenere a una delle mogli reali o principesse dei faraoni conosciuti con il nome di Thutmose, di cui finora sono stati portati alla luce pochissimi esempi. La XVIII dinastia dei faraoni, parte del periodo della storia egizia noto come Nuovo Regno, si concluse nel 1292 a.C. ed è considerata tra gli anni più prosperi dell‘Antico Egitto.

L’importanza di questa scoperta

Nonostante le cattive condizioni, questa scoperta non è da sottovalutare in quanto questo è un periodo di grande attività nella zona. Vi basti sapere che all’inizio del 2023, un team di archeologi spagnoli ha ritrovato ben 60 mummie in due tombe, non troppo posteriori rispetto alla XVIII dinastia e collegate, tramite camere, al luogo di sepoltura del visir Amenhotep-Huy.

In particolare, in Egitto si spera che anche grazie a queste campagne di scavo – con relative scoperte – possa essere definitivamente rilanciato il settore del turismo, che rappresenta una delle principali fonti di reddito per il Paese. Inoltre quest’anno, e più precisamente a ottobre, è prevista l’apertura del GEM – Grand Egyptian Museum de Il Cairo, il più grande museo al mondo dedicato alle antichità egizie, con i tesori di Tutankhamon e che ospiterà una collezione di più di 100mila oggetti.

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È appena avvenuta una nuova clamorosa scoperta in Egitto

Se c’è un Paese in cui le scoperte sono pressoché infinite e che, di conseguenza, non smette mai di sorprendere, quello è l’Egitto. E proprio da queste parti il giorno di Natale, ma reso noto solo nelle ultime ore, è stato effettuato uno straordinario ritrovamento da un’équipe di ricercatori polacchi del Centro di archeologia mediterranea dell’Università di Varsavia durante gli scavi nella necropoli di Tebe.

La scoperta negli scavi della necropoli di Tebe

La necropoli di Tebe si trova sulla riva occidentale del Nilo, di fronte a Luxor. Si distingue per essere uno dei siti meglio noti e più visitati dell’Egitto. Vi basti sapere che dalle sue tombe provengono molti degli oggetti che oggi ammiriamo nei musei di tutto il mondo.

Un luogo davvero importante a tal punto che l’UNESCO l’ha inserita nella lista del Patrimonio dell’umanità nel 1979.  Le tombe della necropoli, escluse quelle della Valle dei Re e della Valle delle Regine, sono complessivamente oltre 400.

E in questi giorni gli archeologi, che hanno lavorato sotto la supervisione del professore Patryk Chudzik, hanno illustrato un ritrovamento definito “unico nel suo genere” tramite un articolo pubblicato sul “Journal of African Archaeology”.

Quello che è emerso dagli scavi, infatti, sono ben nove misteriose teste di coccodrillo che erano nascoste all’interno di due tombe egizie, dove erano sepolte da millenni. I resti degli animali sono stati rivenuti dall’interno di due tombe appartenenti a funzionari di alto rango vissuti durante il Nuovo Regno d’Egitto, che si estendeva tra il XVI secolo a.C. e l’XI secolo a.C.

Una scoperta che, in realtà, si rivela del tutto insolita nella storia della ricerca in Egitto. A tal proposito, il dottor Chudzik ha dichiarato che è la prima volta che dei resti di coccodrilli vengono trovati dentro a delle sepolture. Fino a questo momento, infatti, sono sempre state rinvenute all’interno dei templi.

I teschi del mistero

La scoperta appena avvenuta è quindi avvolta da un velo di mistero. Il team è al lavoro dal 2013 nella necropoli, ma le due tombe solo ultimamente hanno destato l’attenzione dello staff di Chudzik. Da quello che è emerso, una apparteneva a Cheti, un dignitario durante il governo del faraone Nebhepetre Mentuhotep II (2055 a.C.-2002 a.C.), mentre l’altra a un anonimo servitore della corte reale che ricopriva uno status relativamente elevato.

Entrambe le tombe contenevano nove crani di coccodrillo, della variante di grandi dimensioni originaria degli habitat d’acqua dolce dell’Egitto. Ma ad attirare particolarmente l’attenzione degli archeologici è stato il ritrovamento delle sole teste. C’è bisogno di capire, quindi, per quali motivi non siano stati rinvenuti anche i corpi dei coccodrilli. Inoltre, a differenza di quanto erano abituati a fare gli egizi, le teste erano avvolte nel lino e, soprattutto, prive di qualsiasi forma di conservazione.

Chudzik ha dichiarato ad Arkeonews: “Conosciamo molte mummie di coccodrillo che sono state trovate lungo il Nilo. Sono tutte mummie di coccodrilli interi che sono state depositate in catacombe appositamente preparate per animali sacri, in questo caso coccodrilli o animali sacri del dio Sobek”. Ha poi continuano sottolineando che è insolito trovare coccodrilli sepolti con gli esseri umani, piuttosto che nelle catacombe di animali sacri. Secondo Chudzik, quindi, sono necessarie ulteriori ricerche per svelare il mistero delle teste di coccodrillo sepolte.

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Lo strano caso dei mostri alieni sulla spiaggia in Sudafrica

È successo all’improvviso, e inaspettatamente, che passeggiando sulla spiaggia di Still Bay, a Western Cape, un uomo sia stato completamente rapito, con lo sguardo s’intende, da diverse figure aliene che uscivano dal mare e scivolavano sul bagnasciuga, proprio lì dove lui le ha immortalate immediatamente.

Le sue fotografie, pubblicate sui social network, avevano come obiettivo quello di condividere le bellezze naturalistiche della sua città natale, in Sudafrica, ma soprattutto di sensibilizzare il mondo intero sui grandi cambiamenti climatici che stanno danneggiando il nostro pianeta.

Eppure, quella missione, non è stata compresa. Le fotografie sono diventate virali e hanno fatto il giro del mondo in poche ore, ma solo perché le persone hanno scambiato quelle piante morte per dei mostri alieni sbarcati in città, arrivando addirittura a cancellare le prenotazioni di viaggio nella splendida Still Bay.

I mostri alieni in Sudafrica

Le fotografie, che circolano da giorni sui social network e sui media internazionali, sono state scattate da Jan Vorster. L’uomo, un fotografo di 62 anni originario di Western Cape, quella mattina aveva deciso di fare il suo solito giro a Still Bay, e approfittare del silenzio e della tranquillità dell’alba per scattare alcune fotografie che ritraessero le meraviglie naturali della sua città.

Arrivato sulla spiaggia, però, il suo sguardo è stato immediatamente catturato dalla presenza di strane creature sul bagnasciuga. Ma al contrario di quello che sembra, guardando i suoi scatti, non si tratta di mostri alieni venuti da un altro pianeta per chissà quale spaventoso motivo, ma semplicemente di piante morte di aloe vera che sono state trasportate sulla sabbia dal mare.

Certo, le forme, le dimensioni e le posizioni sono stravaganti e suggestive, e non stupisce che possano solleticare l’immaginario collettivo nei modi più disparati. Del resto, lo stesso Jan Vorster si è lasciato suggestionare dalla presenza di quelle piante, fotografandole e condividendole sui social network, ma mai si sarebbe aspettato che le persone di tutto il mondo avrebbero davvero creduto che si trattasse di mostri alieni arrivati in Sudafrica.

Le piante di aloe vera che hanno spaventato il mondo

Le fotografie scattate da Jan Vorster, come abbiamo anticipato, sono diventate virali. Ma non per la loro bellezza, o per la curiosa presenza di quelle piante morte, quanto più per una dilagante paura di poter incontrare gli alieni a Still Bay.

Moltissimi viaggiatori, infatti, dopo aver visto quelle istantanee hanno provveduto a cancellare i loro viaggi imminenti a Western Cape, altri, invece, hanno condiviso quegli scatti per allertare le persone, per dire al mondo intero che gli alieni erano arrivati in Sudafrica.

Notando come le foto venivano condivise, ma soprattutto il panico generale che si era scatenato in rete e non solo, Jan Vorster ha scelto di chiarire una volta e per tutte lo strano caso dei mostri alieni a Still Bay. In un’intervista rilasciata a Kennedy News, l’uomo ha raccontato che le protagoniste delle sue fotografie altro non erano che piante morte di aloe vera immortalate con la speranza di diffondere una maggiore consapevolezza sui danni ambientali creati dall’uomo.

Se vi capita di vedere queste foto, quindi, non preoccupatevi, o almeno non fatelo rispetto a una possibile invasione aliena. L’unica cosa su cui dovremmo riflettere, e farlo tutti, è sulle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico.

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Egitto, una scoperta sensazionale di ben 2.200 anni fa

Sottoterra si celano ancora tantissimi segreti sorprendenti, dei tesori preziosi che ci aiutano a ricostruire quel gigantesco puzzle che è il nostro passato più lontano. Per questo gli archeologi continuano a scavare, portando alla luce antiche testimonianze di civiltà che hanno ancora tanto da regalarci. Proprio negli ultimi giorni, in Egitto è avvenuta una scoperta sensazionale che ha sorpreso gli esperti.

Egitto, trovato un enorme bagno pubblico

L’Egitto è senza dubbio uno dei luoghi più affascinanti al mondo: meta di tantissimi turisti alla ricerca di spiagge da sogno e acque cristalline, è anche un Paese dove storia e cultura si intrecciano come non accade forse in nessun altro posto. Culla dell’antica civiltà egizia che ci ha lasciato testimonianze splendide (come le Piramidi di Giza o la preziosissima tomba di Tutankhamon), non smette ancora di sorprenderci con i numerosi tesori che si nascondono ancora poche decine di centimetri sotto i nostri piedi.

Sono molte le campagne di scavi che proseguono in tutto l’Egitto, proprio alla ricerca di altri piccoli tasselli che ci raccontino la storia di un popolo così lontano nel tempo. Una di esse ha avuto risultati incredibili: nei pressi della città di Berenice (conosciuta anche con il nome di Berenice Trogloditica), gli archeologi hanno trovato le rovine di un antico bagno pubblico di dimensioni impressionanti. Secondo quanto emerso dai primi studi, si sarebbe trattato di un edificio composto da due tholoi – ovvero due strutture circolari – contenenti in totale ben 14 vasche.

Ciascuna vasca avrebbe avuto sia acqua fredda che tiepida, mentre vi sarebbe stata una stanza separata dove i cittadini potevano concedersi un bagno caldo. Ad alimentare l’intero complesso, due grandi bacini idrici situati nei dintorni. Il bagno pubblico risalirebbe a circa 2.200 anni fa, quando Berenice era nel suo pieno sviluppo come porto commerciale e aveva una grande presenza militare: gli esperti ritengono che a fare uso delle vasche fossero proprio i soldati e tutti coloro che lavoravano nell’importazione ed esportazione delle merci.

La scoperta a Berenice, splendida città egiziana

Il bagno pubblico è tornato alla luce nei giorni scorsi grazie al lavoro di un team di archeologi guidato dal professor Marek Woźniak, dell’Istituto polacco di Culture Mediterranee e Orientali, e dal professor Steven Sidebotham, dell’Università del Delaware. La scoperta, che è stata pubblicata su Live Science, è davvero incredibile: sebbene non siano state rinvenute scritte o incisioni, nei dintorni dei resti dell’edificio gli esperti hanno trovato monete e pezzi di ceramica che li hanno aiutati a collocare nel tempo il periodo di attività del bagno.

Woźniak è da alcuni anni a capo di una squadra che sta duramente lavorando a Berenice, un piccolo ma vivace porto egiziano affacciato su Mar Rosso. Il suo obiettivo è trovare resti dell’antica città risalenti al periodo ellenistico, ovvero l’epoca compresa tra la morte di Alessandro Magno e quella di Cleopatra. Sono già diverse le scoperte che hanno avuto luogo proprio a Berenice, tra cui un’antica fortezza di ben 2.300 anni fa e un santuario che racchiudeva i resti di 15 falchi decapitati, probabilmente a seguito di un rito propiziatorio.

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In Egitto la scoperta sensazionale che riscriverà la Storia

L’Egitto non finisce mai di sorprendere, terra di scoperte sensazionali che hanno il potere di riscrivere la Storia: a pochi giorni dal ritrovamento di un tunnel al di sotto dell’antico tempio di Taposiris Magna (che forse porta alla tomba di Cleopatra), il noto egittologo Zahi Hawass ha annunciato la notizia di un’ulteriore scoperta che ha dell’incredibile.

Nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, è venuta alla luce la piramide di una regina finora sconosciuta, mai documentata, insieme a un deposito di 100 mummie, oltre 300 bare, centinaia di manufatti e vari tunnel interconnessi.

La scoperta che riscriverà la Storia

Nel sito a una trentina di chilometri a sud del Cairo, gli archeologi lavorano da due anni e hanno rinvenuto finora cinque tombe dipinte, il sarcofago del tesoriere di re Ramses II e la tomba di un dignitario.

I loro sforzi, in particolare, si sono concentrati sulla piramide di Teti, primo re della sesta dinastia. Infatti, come spiegato da Hawass, Teti “era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno, e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui“. Tuttavia, ha aggiunto, “la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo. Ora abbiamo trovato 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tutti con sepolture del Nuovo Regno“.

E all’interno dei pozzi gli archeologi hanno scoperto 300 bare e un enorme sarcofago in pietra calcarea del periodo del Nuovo Regno (conosciuto anche come Impero Egiziano) che durò dal VI secolo a.C. all’XI secolo a.C.

“Prima non si sapeva che le sepolture del Nuovo Regno fossero comuni nell’area, quindi questo è del tutto unico per il sito” ha commentato l’egittologo. “Le bare hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorate con scene dell’antico testo funerario egiziano Libro dei Morti. Ogni bara riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto”.

Nelle bare, gli studiosi hanno rinvenuto i corpi di mummie perfettamente conservate, intatte e in buone condizioni (salvo quelle depredate o saccheggiate), e sono state almeno cento quelle identificate.
Ma non solo: vi erano anche manufatti quali giochi, statue del dio Ptah-Sokar e piccole statuette note come “shabtis”, il tutto a rappresentare il ciclo di nascita, morte e resurrezione.

La regina misteriosa

Fulcro della scoperta è la piramide di un’antica regina egiziana finora del tutto sconosciuta: “È incredibile riscrivere letteralmente ciò che sappiamo della storia, aggiungendo una nuova regina ai nostri libri” queste le parole di Zahi Hawass, una delle massime autorità egiziane nel campo dell’archeologia.

L’identità della misteriosa sovrana non è ancora stata rivelata ma, secondo gli esperti, si chiamava Neith e non è mai comparsa finora in alcun documento storico.

Mentre gli scavi e le ricerche continuano, siamo di fronte a un ritrovamento eccezionale che aggiungerà un nuovo e interessante tassello alla Storia che finora conosciamo e porterà ad aggiungere sui libri una figura inedita, con il suo ruolo e le sue vicende.

L’Egitto non smette di donare emozioni.