Categorie
Idee di Viaggio luoghi misteriosi Viaggi

Isole Diomede, qui si può “viaggiare nel tempo”

Se esiste davvero un luogo magico al mondo, allora non può che essere il piccolo arcipelago delle Isole Diomede: qui la natura è selvaggia e incontaminata, ma al di là del paesaggio ricco di fascino c’è un altro motivo per cui questo angolo di mondo è così speciale. Qui si può infatti viaggiare letteralmente nel tempo.

Le Isole Diomede, dove viaggiare nel tempo

Bastano pochi minuti sulle Isole Diomede per fare un tuffo nel tempo, portando le lancette indietro di quasi un giorno intero. Questi due fazzoletti di terra si trovano infatti nello Stretto di Bering, ed esattamente nel punto mediano che le divide si traccia idealmente la linea di cambiamento di data. Questo significa che le due isole, distanti meno di 4 km l’una dall’altra, vivono quasi sempre su due giorni diversi: il loro fuso orario è di ben 21 ore, con la Grande Diomede di tanto più avanti rispetto alla Piccola Diomede.

Questa peculiarità permette a chi si trova sull’arcipelago di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo: partendo di primo mattino dall’isola maggiore, situata in territorio russo, basta compiere una traversata di meno di mezz’ora per ritrovarsi al pomeriggio del giorno precedente. E, naturalmente, vale anche il contrario. Chi parte dalla Piccola Diomede, si trova ad un certo punto a volare nel futuro, anche se solamente di (poco meno di) un giorno. Un’avventura decisamente suggestiva, ma non è certo questa l’unica meraviglia delle Isole Diomede.

Le Isole Diomede, natura incontaminata

Il fascino di questo piccolo arcipelago risiede nella sua posizione estrema, in un quasi totale isolamento. Le due isole galleggiano nel cuore dello Stretto di Bering, il punto in cui più si avvicinano l’America e l’Asia. Amministrativamente parlando, in effetti, vi è una netta separazione: la Piccola Diomede, ovvero l’isola più orientale, appartiene agli Stati Uniti ed è inclusa nel territorio dell’Alaska. Al contrario, la Grande Diomede fa parte della Russia. Si può dunque intuire facilmente quanto quest’area sia stata di enorme rilievo in passato, uno dei punti strategici più importanti durante la Guerra Fredda.

È proprio a causa delle tensioni che qui hanno dominato per decenni che le Isole Diomede hanno perso anche la piccola comunità Inuit che storicamente costituiva la loro unica popolazione stanziale. Gli abitanti, al termine della Seconda Guerra Mondiale, si sono trasferiti nella penisola siberiana e hanno lasciato spazio ad insediamenti militari che ancora oggi campeggiano su entrambe le isole. Le loro strutture, ormai dismesse da tanti anni, sono impiegate a vario titolo, ad esempio come stazioni meteorologiche o scientifiche.

Per il resto, a dominare è la natura: situate appena a sud del Circolo Polare Artico, le isole sono pressoché pianeggianti e completamente rocciose. Il luogo ideale per molte specie animali come foche e trichechi, che grazie al clima artico hanno potuto trovare un habitat solitario. Arrivare qui non è facile, ma di certo non si può rimanere indifferenti alla bellezza del panorama. Tuttavia questo potrebbe completamente cambiare nel caso in cui, un giorno, dovesse davvero venir approvato il progetto di un ponte sullo Stretto di Bering: una delle tante soluzioni prospettate passerebbe proprio sulle Isole Diomede, unico punto d’appoggio tra Stati Uniti e Russia.

Categorie
Notizie Viaggi

Workation: 10 destinazioni che cambieranno il tuo modo di vivere

Non sono solo le abitudini di viaggio a essersi trasformate negli ultimi mesi, ma anche quelle personali e lavorative. Basti pensare allo smart working e a tutta quella serie di nuove possibilità che il lavoro da remoto ci offre, tra tutte l’opportunità di viaggiare, dove e quando vogliamo, senza smettere di lavorare, e sperimentare così la vita dei nomadi digitali.

Che si tratti di un breve periodo o di qualche anno, se siete intenzionati a fare un cambio vita e sperimentare una nuova quotidianità fatta di vacanze e lavoro, questo è sicuramente il momento giusto. Attenzione però alla scelta delle destinazioni che, in questo caso, non dovrebbero basarsi solo sulla bellezza della città, anche se questo aspetto è fondamentale, ma anche sulle nuove abitudini che andrete a creare durante questa workation.

Come scegliere la città perfetta per una workation

Il termine workation è entrato nella nostra quotidianità solo di recente, ma è diventato per noi prezioso perché ci apre all’opportunità di poter lavorare senza smettere di viaggiare e viceversa. Tuttavia, come dicevamo, la scelta della località in cui si andrà a vivere deve passare per una serie di fattori che dobbiamo tenere in considerazione.

Ad aiutarci in questa decisione ci ha pensato Kayak stilando la lista delle migliori destinazioni da raggiungere quest’anno tendendo in considerazione anche il fuso orario. Informazione, queste, preziosa se si considera che nonostante quell’aria perenne di vacanza che si respira, occorre anche dedicarsi al lavoro, organizzare chiamate e dialogare con il proprio team.

Ecco perché se l’intenzione è quella di trasferire il proprio ufficio in un Paese diverso da quella della propria residenza, è importante pensare anche all’organizzazione del lavoro. Ma questo, certo, non è l’unico fattore da prendere in considerazione.

Nella sua lista, Kayak, ha guardato anche l’accessibilità e i costi di viaggio, i prezzi locali, la salute e la sicurezza, la vita sociale e le condizioni meteorologiche. Curiosi di sapere quali sono i Paesi migliori in cui trasferirsi?

I 10 Paesi migliori per lavorare a distanza

Al primo posto della lista dei 10 Paesi migliori per lavorare da remoto troviamo il Portogallo che ha ottenuto il punteggio più elevato in tutte le categorie tenute in considerazione dall’indice di ricerca Kayak. Dalle condizioni meteo alle opportunità presenti in città, passando per un costo di vita ragionevole e un clima niente male. Non a caso, infatti, il Paese è già celebre tra i nomadi digitali, complice anche la possibilità di avere un visto, la presenza di spazi di coworking e le opportunità di interagire con altri smart worker e freelance.

Al Portogallo seguono la Spagna e la Romania, rispettivamente al secondo e al terzo posto. A queste si aggiungono la Repubblica di Mauritius, il Giappone e Malta, e poi ancora Costa Rica, Panama,  Repubblica Ceca e Germania.

La scelta è abbastanza ampia e può assecondare le esigenze di tutti i lavoratori i smart working desiderosi di cambiare vita. Prima di pianificare il viaggio, però, il consiglio è quello di informarsi sui requisiti d’ingresso dei singoli Paesi del mondo e su eventuali restrizioni Covid-19.

Categorie
Notizie Viaggi

Si tornerà a viaggiare per lavoro, ma in modo nuovo: quale

Non è più un segreto, oramai, che il Covid-19 abbia avuto un enorme impatto sul mondo dei viaggi, e, di conseguenza, sul settore del business travel. Nonostante le restrizioni adottate in quasi due anni per contrastare la diffusione del contagio, c’è però qualche notizia positiva. Si tornerà, infatti, a viaggiare per lavoro, ma lo si farà in modo nuovo rispetto al periodo precedente alla pandemia.

È quanto emerge da un report di BizAway, scale-up friulana che dal 2015 è attiva nel settore del business travel, che ha puntato i riflettori sui fattori principali che hanno rallentato la ripresa dei viaggi d’affari. Tra questi, le continue restrizioni legate alla diffusione di nuove varianti, così come l’impatto della digitalizzazione e la prevalenza dei meeting online. La sostituzione dei meeting in presenza è stata, infatti, una delle cause principali della riduzione dell’esigenza dei viaggi di lavoro.

Perché la ripartenza del business travel è vitale

Secondo il sito web tedesco “Statista”, il mercato del business travel nel 2020 ha perso, a livello globale, 810,7 milioni di dollari: i due terzi degli aerei nel mondo sono rimasti a terra e 18 compagnie aeree hanno dichiarato la bancarotta, mentre i travel manager hanno dichiarato spese di viaggio pari al 5-15% rispetto ai livelli del 2019.

Tuttavia, il business travel ricopre un ruolo strategico per il comparto del turismo ed è per questo che la sua ripartenza è considerata vitale. Basti pensare che, prima della pandemia, questo settore era responsabile del 70% del guadagno globale per gli hotel di fascia alta, oltre che di un valore compreso tra il 55% e il 70% dei profitti delle compagnie aeree, seppure i viaggiatori d’affari rappresentino solo il 12% dei passeggeri.

Come ripartiranno i viaggi di lavoro

Stando a quanto si legge sul sito di BizAway, secondo i dati del WTTC (World Travel & Tourism Council), nonostante la lenta ripresa, ci si aspetta una crescita delle spese per il business travel del 34% nel 2022.

Julia Simpson, la CEO e presidente di WTTC, sostiene: “Il business travel è in ripartenza. Ci aspettiamo che 2/3 dell’industria riparta prima della fine del 2022. Il business travel è stato duramente colpito ma le nostre ricerche mostrano spazio per l’ottimismo con una ripartenza nell’area Asia-Pacifico e Medio oriente come primi blocchi”.

Tra i principali fattori che influiscono sulla ripartenza del business travel internazionale, sottolineati dall’azienda friulana, ci sono i tassi di vaccinazione, che variano da Paese a Paese, il Green Pass (qui vi abbiamo illustrato le nuove regole in vigore in Italia per gli spostamenti) e l’esito del tampone, che determinano quali viaggiatori potranno accedere più facilmente a certe destinazioni. Per quanto riguarda le varianti, nonostante ogni Paese adotti le proprie misure di contenimento, il business travel si adatterà per evitare le aree ad alto rischio. Anche la disponibilità e il costo dei test giocheranno un ruolo importante nei budget e nella gestione della sicurezza dei dipendenti.

Nel frattempo, la digitalizzazione ha fatto passi importanti anche nel cambiamento di concezione del lavoro, grazie all’introduzione dello smart working (da fare, ad esempio, nell’entroterra romagnolo) e all’adozione di strumenti tecnologici, utili anche per la sostenibilità ambientale.

Categorie
Curiosità itinerari culturali Viaggi

Cosa ne è stato di uno dei più strani parchi a tema americani

La storia di questo luogo decisamente insolito è stata raccontata nel film “Gli occhi di Tammy Faye”, presentato alla XVI edizione della Festa del cinema di Roma e nelle sale da febbraio, che vede protagonisti Jessica Chastain, nel ruolo di Tammy Faye, e Andrew Garfield, in quello del marito, Jim Bakker.

Il film racconta la storia vera dell’ascesa, della caduta e della redenzione di una coppia di telepredicatori americani tra gli Anni ’70 e ’80. Entrambi di umili origini, riuscirono in pochi anni a imbonire milioni di persone creando il più grande network televisivo del mondo a tema religioso. conm un programma Tv seguito da milioni di americani,  “The P.T.L. (Praise the Lord) Club”, e persino un parco a tema, Heritage USA, una sorta di “Disneyland cristiano”.

Heritage USA, il parco a tema religioso

Con Disneyland aveva in comune un edificio a forma di castello. Per il resto, era un luogo decisamente insolito. Si trattava di un parco a tema con tanto di parco aquatico, di centro commerciale e di hotel nella cittadina di Fort Mill, a Sud di Charlotte, nel South Carolina. Il compito di costruire l’enorme complesso che occupava all’incirca 10 chilometri quadrati fu dato a un esperto nella realizzazione di chiese, un certo Roe Messner, che poi divenne il secondo marito di Tammy.

heritage-usa-parco-tema-religioso

Com’era il parco a tema religioso Heritage USA, nel South Carolina

La parte più interessante e divertente di Heritage USA era il water park, un’isola detta Heritage Island con tante piscine e uno scivolo, “Typhoon”, alto 50 metri. All’interno c’era anche “The King’s Castle”, una sala giochi con pista di go-kart e il più grande locale della catena Wendy’s del mondo. Ma per i seguaci della coppia di teleimbonitori il luogo più importante del parco era il “Jerusalem Amphitheater” anche chiamato “King’s Arena”, l’anfiteatro da dove Tammy Faye faceva i suoi sermoni.

A quei tempi era il terzo parco tematico più visitato del mondo, dopo Disneyland e Disney World. Al culmine del successo, il parco incassava ogni anno all’incirca 111 milioni di euro esentasse, motivo per cui l’ufficio delle Entrate americano decise di indagare sulla questione condannando i Bakker per evasione fiscale. Fu l’inizio della fine.

L’inizio della fine

Alcune coppie, per aiutare i due teleimbonitori proprietari del parco, cercarono di dare una mano donando mille dollari ciascuno (che per i tempi erano tantissimi soldi) in cambio di un long weekend all’anno nel resort, ma le richieste furono così numerose che non c’era posto per tutti e molti ne rimasero molto delusi. Forse qualcuno lassù si era davvero arrabbiato questa volta, e così arrivò anche il catastrofico uragano Ugo, nel 1989, a spazzare via buona parte di Heritage che poco dopo fallì definitivamente.

I tentativi di rilancio

Qualche anno dopo la proprietà fu rilevata da un religioso della chiesa evangelista, ma il piano di ricostruite Heritage e rilanciarlo non andò a buon fine. Oggi, dove un tempo sorgeva il parco a tema più strano d’America – e forse del mondo – è stato realizzato un campo da golf con edifici residenziali. Ma qualche fanatico di qualche chiesa di tanto in tanto lancia l’idea di far rivivere Heritage USA e non è detto che prima o poi non riapra.

Cosa ne è oggi di Heritage?

Di tutta la proprietà dei Bakker è rimasto solo l’hotel, divenuto dapprima un Radisson e poi l’Heritage Grand Hotel, completamente ristrutturato e usato ancora oggi come albergo e sala conferenze. Solo alcune camere sono state trasformate in appartamenti privati mentre la hall ha mantenuto un carattere religioso in quanto viene tuttora usata come chiesa dalla congrega MorningStar.

Il resto di Heritage USA non esiste più. Distrutto dall’uragano, smantellato dai nuovi proprietari e caduto in rovina perché abbandonato da tutti, ciò che resta è solo l’hotel, dove si può ancora soggiornare. Se apprezzate lo stile vintage, con spesse moquette sul pavimento, sedie di velluto e lunghi buffet per la colazione è sicuramente il posto che fa per voi. Se cercate un hotel che abbia una storia da raccontare questo è il posto giusto dove andare. Anche se un po’ fuori dalle solite rotte turistiche.

Tammy-Faye-Jim-Bakker

La coppia di teleimbonitori, Tammy Faye e Jim Bakker

Categorie
Europa Green Pass Notizie Regno Unito Viaggi

Stop a Green Pass e restrizioni nel Regno Unito

A partire dal 26 gennaio, saranno allentate le restrizioni anti-Covid nel Regno Unito. Una decisione annunciata alla Camera dei Comuni dal primo ministro Boris Johnson, che sarebbe stata presa in seguito ai dati incoraggianti sul calo dei contagi registrati negli ultimi giorni in Gran Bretagna. Ecco quali misure verranno abolite dalla prossima settimana.

Niente più mascherine e Green Pass

A inizio dicembre, la Gran Bretagna era passata al ‘Piano B’ anti-Covid, con un giro di vite per fermare la variante Omicron, che ha fatto scattare nuove restrizioni in diversi Paesi. Fra le nuove misure, attualmente in vigore nel Paese, era stato introdotto l’obbligo della mascherina nella maggior parte dei luoghi chiusi, come teatri e cinema, e la certificazione verde per entrare in discoteca e nei luoghi affollati. Stando a quanto annunciato dal premier britannico, tutto questo cambierà dal 26 gennaio.

A partire da quella data, nel Regno Unito non sarà più obbligatorio indossare la mascherina a scuola, sui mezzi pubblici o nei negozi, né sarà più obbligatorio essere in possesso di Green Pass che attesti l’avvenuta vaccinazione o la guarigione dal Covid-19 (in pratica l’equivalente del nostro Super Green Pass). Inoltre, alle aziende non sarà più richiesto di incentivare lo smart working, come invece era finora previsto nel suddetto Piano B. Il dietrofront di Johnson sarebbe dovuto al calo di contagi raggiunto grazie al record di terze dosi booster dei vaccini. Tuttavia, c’è chi pensa che la decisione di allentare le misure anti-Covid sia in realtà un tentativo del premier britannico di mettere a tacere le critiche che sulla questione “partygate”.

Misure allentate anche per i viaggi nel Regno Unito

Come vi avevamo già spiegato, i viaggiatori vaccinati in arrivo nel Regno Unito non avranno più bisogno di mostrare l’esito negativo di un tampone pre-partenza, né dovranno mettersi in autoisolamento. Tutto ciò che si dovrà fare sarà:

  • prenotare un tampone (è possibile scegliere fra molecolare e rapido, LFT) da svolgere nel Regno Unito entro il scondo giorno dall’arrivo, da una lista di centri medici autorizzati;
  • compilare un passenger locator form, indicandogli estremi della prenotazione del tampone “day 2 test” dichiarando di non aver transitato in un Paese ad alto rischio, presente nella “red list, nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Regno Unito e di aver completato un ciclo di vaccinazione contro il coronavirus;
  • viaggiare con un’attestazione vaccinale da esibire, su richiesta, alla frontiera.

Ai viaggiatori che non abbiano ricevuto un ciclo completo di vaccinazione o che abbiano transitato in Paesi individuati come ad alto rischio nei 10 giorni precedenti l’arrivo nel Regno Unito, il governo britannico richiede, invece, di:

  • presentare il risultato negativo di un tampone Covid-19 effettuato nei tre giorni precedenti il giorno della partenza e che soddisfi i parametri specificati dal governo britannico;
  • compilare un formulario online (“travel locator form”) nei due giorni precedenti il giorno della partenza;
  • osservare un isolamento cautelare di durata ordinaria di 10 giorni, con modalità specifiche a seconda dei Paesi visitati prima dell’arrivo nel Regno Unito: prevista la quarantena alberghiera per chi abbia transitato in Paesi ad alto rischio;
  • infine, sottoporsi a tamponi di controllo nel 2° e 8° giorno dopo l’arrivo nel Regno Unito.

Per quanto riguarda, infine, i minori in arrivo nel Regno Unito:

  • fino ai 4 anni, sono esentati da qualsiasi tampone e dall’obbligo di isolamento cautelare;
  • dai 5 ai 17 anni, sono esentati dal tampone pre-partenza e dall’obbligo di isolamento cautelare, ma devono sottoporsi a un tampone di sorveglianza (day 2 test”) entro il 2° giorno dopo l’arrivo.
Categorie
montagna Notizie Viaggi

Monveso di Forzo: l’Italia rivendica la sua montagna sacra

Poco conosciuto in occidente, venerato nel resto del mondo da buddhisti, induisti e jainisti, il monte Kailash in Tibet è considerato uno dei luoghi più sacri del mondo. In Giappone, invece, c’è il Monte Fuji ad assolvere questo compito, quello di essere contemplato e venerato.
Anche il nostro Paese vuole la sua montagna sacra e l’ha individuata tra le vette delle Alpi italiane. Stiamo parlando di Monveso di Forzo, una montagna appartenente al massiccio del Gran Paradiso nelle Alpi Graie, situata tra il Piemonte e la Valle d’Aosta.
Monveso di Forzo: la montagna candidata a diventare il simbolo del Paese
Ha una forma bella, particolare ed elegante la cui suggestione ci riporta alle immagini delle piramidi quadrangolare. Ecco Monveso di Forzo, la nostra montagna che, secondo alcuni, è destinata a diventare sacra e inviolabile. Con un’altezza di 3308 metri, la montagna svetta verso il cielo caratterizzandosi come una delle più importanti elevazioni delle Alpi.
Sono innumerevoli gli itinerari creati e percorsi dagli alpinisti per raggiungere questa straordinaria vetta che offre una delle visioni più sublimi del nostro Paese. Eppure questa cima, che si annovera tra le più alte e iconiche delle Alpi, secondo un gruppo di naturalisti e alpinisti dovrebbe diventare sacra. Un’idea assolutamente inedita per il nostro Paese.
La scelta è caduta su Monveso di Forzo non certo per un caso. Intanto, la sua vetta altissima, anche se lontana dai sentieri più battuti dal turismo, è una delle più iconiche tra tutte le cime alpine proprio per la sua forma. Inoltre si tratta di un’altezza non inflazionata ancora, meno frequentata rispetto alle altre da curiosi, viaggiatori e avventurieri.
Le Alpi italiane avranno la loro montagna sacra?
In occasione della celebrazione del primo secolo di vita del Parco Nazionale del Gran Paradiso, un gruppo di amanti della montagna ha proposto di trasformare Monveso di Forzo in una montagna sacra. La richiesta – leggibile qui -non si basa sui divieti d’accesso, quanto più  a una valorizzazione maggiore del territorio e dei sentieri che conducono alla vetta.
Ma la cima quella sì, diventa inviolabile. E non attraverso multe e sensazioni, ma tramite una scelta consapevole e argomentata, singola e collettiva. “Nessuna sanzione pecuniaria per chi non vorrà “astenersi” – scrivono i rappresentanti dell’appello – “Molto più semplicemente, l’impegno a non salire sulla cima sarà una scelta suggerita e argomentata, al fine che venga rispettata da tutti”.
Un processo che porta gli scalatori, gli alpinisti e gli amanti della montagna a decidere di restituire alla natura quella vetta, e contemplarla dal basso. Perché l’uomo non è il padrone dell’universo. Da questa consapevolezza è nata una proposta che “Invita a riflettere sulla necessità di una “transizione culturale” per far fronte alle grandi sfide globali che l’umanità è oggi chiamata a risolvere e sul ruolo che in ciò possono avere le aree protette” come hanno dichiarato i firmatari dell’appello.
Qualora l’Ente del Parco Nazionale del Gran Paradiso dovesse accogliere l’appello, l’elegante Monveso di Forzo diventerebbe la nostra montagna sacra, un luogo che prescinde dal culto religioso, ma che diventa simbolo di qualcosa di elevato e inaccessibile, intriso di un valore autentico e trascendentale che l’uomo può fare suo attraverso la contemplazione.
Monveso di Forzo

Categorie
Notizie vacanze benessere Viaggi

Torna in voga il mappamondo, per veri fan dei viaggi

Qualcuno non se la sente ancora di viaggiare, specie di prendere un aereo, con tutto lo stress che questo comporta. Ciò non toglie che non si possa viaggiare almeno con la fantasia, anche restando a casa.
L’oggetto che non può mancare nella casa di un appassionato di viaggi è un mappamondo, un oggetto forse considerato vintage, dato che oggi Internet e le app sugli smartphone che vengono aggiornate in tempo reale hanno sostituito in tutto e per tutto le care e vecchie cartine geografiche.
Quello di Lego, che si costruisce mattoncino dopo mattoncino, è imperdibile. “Il Mappamondo” della linea LEGO Ideas è fatto di 2.585 pezzi, ci vuole dunque un po’ di sana pazienza ma, una volta completato, sarà uno splendido e realistico globo terrestre che misura 30 x 26 x 40 cm. e che gira a 360 gradi.

Mappamondo girevole con mattoncini LEGO da costruzione

Acquista il nuovo mappamondo a partire dall’1 febbraio

251,98 EUR

Acquista su Amazon

I nomi dei continenti e degli oceani che sono stampati sui mattoncini s’illuminano al buio, così da iniziare a sognare prima di andare a letto quando si spegne la luce.
L’idea di realizzare un mappamondo di mattoncini colorati è venuta al francese Guillaume Roussel, che ha tratto ispirazione dai racconti di Giulio Verne. “Quando ho iniziato a pensare al design”, ha infatti spiegato Guillaume “mi sono chiesto cosa potesse essere creativo, educativo e rappresentare contemporaneamente la maggior parte del mondo. E la risposta è stata semplicemente ‘il mondo stesso’”.
Della linea Ideas ci sono tanti altri oggetti da costruire legati al monto dei viaggi, dal mulino a vento olandese alla casa dei vichinghi, dal Ponte delle catene di Budapest all’isola di Santorini. Per continuare a viaggiare, con la fantasia .
Il mappamondo LEGO Ideas

Categorie
Arabia Saudita Asia Notizie Viaggi

Scoperta una rete stradale antica “circondata” da 17.800 tombe

Una nuove e importantissima scoperta è avvenuta in Arabia Saudita: è stata riportata alla luce un’antica rete stradale, risalente a ben 4.500 anni fa, che metteva in collegamento le oasi del territorio. Ma ancor più interessante è che questa era “circondata” da tantissimi monumenti funebri.
Chi ha fatto la scoperta in Arabia Saudita
Questa scoperta, che potrebbe cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente, è stata effettuata da alcuni ricercatori dell’Università della Western Australia e della Royal Commission for AlUla, il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista The Holocene.
In cosa consiste il ritrovamento
Il team di ricercatori ha riportato alla luce dei “viali funerari”, ossia dei lunghi corridoi che collegavano oasi e pascoli, delimitati da migliaia di elaborati monumenti funerari, costruiti da popolazioni che vivevano nel Nord-Ovest dell’attuale Arabia Saudita tra la prima e la media età del Bronzo.
Per individuare e analizzare questi singolari viali funerari, il team ha utilizzato alcune immagini satellitari, fotografie scattate da elicotteri, rilievi al suolo e scavi. Grazie a tutto il lavoro condotto nelle aree di studio principali delle contee di AlUla e Khaybar, sono stati individuati viali che si estendono su un’area di 160.000 km2, con oltre 17.800 tombe con una sorta “coda” e con forme diverse.
I ricercatori hanno inoltre fatto sapere che “le più alte concentrazioni di monumenti funebri su questi viali si trovavano vicino a fonti d’acqua permanenti, con la direzione dei viali che indica che le popolazioni li usavano per viaggiare tra le principali oasi, comprese quelle di Khaybar, AlUla e Tayma“.
Strade e sentieri minori si perdono, inoltre, nei territori che circondano le oasi, suggerendo che fossero utilizzati anche per spostare mandrie di animali nei pascoli vicini durante i diversi periodi di pioggia.
Le dichiarazioni di chi ha fatto la scoperta
A tal proposito, il principale autore dello studio, Matthew Dalton, della School of Humanities dell’UWA, ha spiegato: “Le strade funerarie erano le principali reti stradali del loro tempo e dimostrano che le popolazioni che vivevano nella penisola arabica 4.500 anni fa erano molto più socialmente ed economicamente collegate tra loro di quanto pensassimo in precedenza“.
Ma non solo. Dalton ha sottolineato: “Queste oasi, in particolare Khaybar, mostrano alcune delle più dense concentrazioni di monumenti funebri conosciuti in tutto il mondo. Il gran numero di tombe dell’età del bronzo costruite intorno a loro suggerisce che già all’epoca le popolazioni avevano iniziato a stabilirsi in modo più permanente in questi luoghi favorevoli“.
Mentre il direttore del progetto, Hugh Thomas, anche lui della School of Humanities dell’UWA, ha concluso: “La ricerca chiude un anno straordinario per il progetto. I documenti pubblicati nel 2021 hanno contribuito a dimostrare che nei tempi antichi AlUla e Khaybar erano caratterizzati da un panorama insediativo ricco e dinamico. I reperti archeologici provenienti da queste regioni hanno il potenziale per cambiare profondamente la nostra comprensione della storia antica del Medio Oriente“.
In sostanza, quel che è emerso da questa nuova scoperta è una rete stradale fittissima punteggiata da un’incredibile quantità di monumenti funebri – come detto in precedenza sono circa 17.800 – che risalirebbe all’età del Bronzo, ossia circa 4.500 anni fa. Un rilevamento che davvero può aiutarci a vedere la storia antica in maniera molto più chiara e, per alcuni aspetti, abbastanza diversa.
L’area del ritrovamento

Categorie
luoghi romantici Notizie offerte San Valentino Viaggi

C’è un’offerta pazzesca per volare a meno di 5 euro

La compagnia aerea low cost Ryanair ha appena lanciato un’offerta pazzesca, con biglietti aerei a prezzi che partono da 4,99 euro a tratta. La promozione è valida solo per il 19 gennaio e si può viaggiare fino al 16 febbraio, San Valentino incluso.
Un’ottima occasione per pensare già a dove trascorrere la festa degli innamorati, ma anche per concedersi un viaggio alla scoperta di una nuova Capitale o di una nuova meta raggiunta dalla compagnia.
Romantica Varsavia
Tra le offerte che vi segnaliamo c’è quella per Varsavia, in Polonia, con partenza da Milano Bergamo, Ancona e Bologna. Varsavia è una delle città più belle e inaspettate d’Europa. Se non ci siete mai stati è il momento di andarci ed è la città perfetta da visitare in un long weekend. Ideale per San Valentino. Soprannominata la “Parigi del Nord”, è famosa per i suoi scorci suggestivi.
Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, la Città Vecchia di Varsavia è stata ricostruita come l’originale, tanto che l’Unesco l’ha dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Il centro storico è un susseguirsi di facciate colorate, lampioni decorati, vicoli e piazzette nascoste. Tra i luoghi più importanti, la piazza del Mercato, con la sirena – simbolo della città -, il Barbacane ovvero la fortezza difensiva che collega la Città Vecchia con la parte nuova della Capitale polacca, piazza del Castello e le chiese di San Giovanni e San Martino.
Proprio di recente ha ricevuto un importante riconoscimento: è stata premiata per essere la città più accessibile d’Europa 2020. In poco tempo, infatti, è riuscita a creare soluzioni che agevolassero l’accesso ai vari punti di interesse a tutti i disabili.
Il centro storico di Varsavia
Salonicco, la Grecia inedita
Se siete afflitti dalla “Greece therapy” e ne sentite la mancanza, la Grecia è perfetta anche d’inverno. Magari è meglio non andare su un’isola, ma le città, come Salonicco per esempio, sono la meta ideale. Ci sono voli a 4,99 euro a tratta in partenza da Milano Bergamo e da Roma Ciampino.
Salonicco è la migliore meta alternativa ad Atene. Dal punto di vista culturale questa città non ha nulla da invidiate alla Capitale greca. Si trova nella parte continentale della Grecia, nella regione della Macedonia, terra di Alessandro Magno, ed è l’ideale per chi desidera un itinerario insolito.
a città di “Thessalonika” venne fondata nel 316 a.C. e quando finì sotto l’influenza Romana molti imperatori la arricchirono con elementi architettonici che ancora oggi si possono vedere nel centro città. Come il Mausoleo, all’interno del quale sono conservati bellissimi affreschi di epoca paleocristiana o l’Arco di trionfo, costruito per celebrare la vittoria contro i sassanidi.
Il simbolo di Salonicco, però, è la Torre bianca. Situata in prossimità della costa, è un bastione ben conservato e di rilevanza simbolica, per via degli avvenimenti che vi si svolsero. Durante il periodo Ottomano, veniva chiamato “torre del sangue” a causa degli episodi truculenti legati anche alla sua funzione di prigione e, solo alla fine del XIX secolo, venne rinominato “torre bianca”, per via delle operazioni di imbiancamento che un prigioniero fece in cambio della libertà promessa.
Panorama di Salonicco

Categorie
Idee di Viaggio mare Sicilia sport invernali vacanze avventura Viaggi

Sicilia d’inverno: sciare ammirando il mare

Nell’ideale comune la Sicilia, affascinante isola del nostro Paese, è una meta da visitare in estate grazie alla sua natura incontaminata e alle sue spiagge paradisiache. Ma questa regione italiana, oltre a possedere un enorme patrimonio storico-artistico, regala anche un’esperienza unica e dal fascino irresistibile da fare in inverno: si può sciare ammirando il mare.
Sicilia: sciare guardando il mare e su un vulcano attivo
Sì, avete capito bene. La Sicilia, da molti definita come una delle isole più belle del mondo, consente di vivere una vera e proria avventura che dona due emozioni (con una sola attività) difficili da descrivere: si può sciare scrutando all’orizzonte il mare cristallino e, soprattutto, su un vulcano attivo, il maestoso Etna.
Basti pensare che il Monte Etna è il vulcano attivo più alto di tutta Europa. Già questa premessa ci fa capire che tipo di panorama, pressoché infinto, può regalare una visita in questo luogo. Non solo con le varie escursioni possibili, ma anche indossando un paio di scarponi e di sci. Una vera e propria meraviglia della natura nata circa 600.000 anni fa che nel corso di tutti questi secoli è cresciuta di dimensioni, grazie alle tonnellate di prodotti eruttivi che si sono via via accumulati.
Panorama del Monte Etna
Dove sciare sull’Etna
I catanesi lo chiamano a muntagna, una sorta di irresistibile signora che adora vestirsi di bianco o di nero, il tutto in base alle stagioni. E quando è il momento del freddo e di indossare gli abiti candidi, l’Etna, con la sua altezza di 3343 metri, con un raggio di 20 chilometri e la sua forma conica, consente diverse possibilità sci-alpinistiche sui suoi versanti.
Su questo territorio sono presenti due comprensori. Uno è quello di Nicolosi che si trova a Sud tra i 1910-2700 metri, mentre l’altro è Piano Provenzana – Linguaglossa, sul versante Nord del vulcano tra i 1800-2317 metri.
Nicolosi, la porta dell’Etna
Il comprensorio sciistico Etna Sud – Nicolosi, in località Montagnola in provincia di Catania, mette a disposizione per lo sci e lo snowboard 6,3 km di piste con ben 5 impianti pronti a trasportate i curiosi viaggiatori.
In totale, comprende una telecabina a sei posti che raggiunge la pista di colore rosso, un piccolo rifugio a quota 2700 metri, una seggiovia biposto che conduce a una pista di 865 metri di colore rosso a 2.142 m di quota, e tre skilift per arrivare a una pista di colore rosso, e una blu fino a 2.294 metri.
Piano Provenzana – Linguaglossa, l’emozioni dell’Etna Nord
Contrariamente alla stazione sciistica situata sul versante meridionale dell’Etna che si sviluppa intorno al Rifugio Sapienza e che è dominata da un paesaggio quasi del tutto esente da vegetazione, la stazione di Piano Provenzana di Linguaglossa è immersa in una grande pineta regalando al viaggiatore lo scorcio di un paesaggio alpino, insieme alla vista mare e allo Stretto di Messina.
È dotata di quattro piste per la pratica dello sci, sci di fondo, scialpinismo e snowboard. Esistono due piste per lo slalom servite da due skilift, piste per lo sci di fondo e altri sport invernali.
Le altre esperienze da fare sull’Etna
Sciare tra paesaggi mozzafiato, colate laviche, antichi crateri, rifugi e baite è certamente un’emozione che potremmo definire vulcanica. Del resto, l’Etna d’inverno pone il visitatore di fronte a un vero spettacolo di luci e colori grazie al nero della pietra lavica, l’azzurro del mare in lontananza, il verde dei boschi, il rosso delle periodiche eruzioni e il bianco della coltre di neve che sfiora il suo terreno.
Un paesaggio senza eguali, ideale per chi ama gli sport invernali o semplicemente per vivere la splendida atmosfera offerta dal vulcano innevato. Ma non solo. Tante altre sono le esperienze che vi si possono fare durante i mesi più freddi.
Per esempio, ci si può avventurare in escursioni fino alle zone crateriche autorizzate. Grazie alla telecabina e a speciali mezzi fuoristrada, si possono raggiungere le zone sommitali del vulcano più alto d’Europa. Una volta arrivati in vetta, ci si ritrova davanti a uno scenario di incomparabile bellezza sospeso sul mare. Da qui è possibile osservare l’imponente cratere centrale, il cratere Sud-Est e le colate laviche, storiche e recenti.
Trekking sul Monte Etna
Sul Monte Etna si può anche ciaspolare con l’ausilio di guide esperte che conducono a visitare le recenti colate laviche e i crateri sommitali da dove fuoriesce vapore acqueo.
L’Etna Sud, invece, è il punto perfetto per salire a bordo della funivia che conduce fino a 2500 metri, per poi avventurarsi con un gatto delle nevi, che conduce a 2750 metri di altitudine, sul bordo di un cratere spento dove fare un piccolo trekking accompagnati da una guida vulcanologica.
E poi lo slittino, disponibile anche a noleggio, per passare una bellissima giornata a scivolare sulla neve. Infatti, al di fuori delle piste di sci, c’e tanto spazio dove si può giocare e divertirsi con lo slittino.
L’Etna dopo le recenti eruzioni e le regole
La recente eruzione dell’Etna ha sfortunatamente colpito le sue piste. In entrambi i comprensori, infatti, sono state ricostruite le strutture danneggiate. Il vero cruccio, in realtà, è la presenza o l’assenza della neve, ma questo è un problema che gli appassionati di sci conoscono perfettamente.
Per quanto riguarda la stagione 2022, vi ricordiamo che sono entrare in vigore nuove regole al fine di poter sciare in sicurezza. In sostanza, è stato introdotto l’obbligo di un’assicurazione che sia in grado di coprire “la propria responsabilità civile per danni o infortuni causati a terzi” per tutti coloro che utilizzano le piste da sci alpino (articolo 30).
I gestori delle piste devono, quindi, mettere a disposizione degli utenti la possibilità di stipula della polizza, anche giornaliera, al momento dell’acquisto dello skipass. In caso di assenza dell’assicurazione, le multe vanno da 100 a 150 euro, oltre al ritiro dello skipass stesso.
Obbligatorio, inoltre, il casco fino ai 18 anni (fino ad ora il limite era fissato a 14 anni) per ragazzi e ragazze che praticano sci alpino, snowboard, telemark, slitta o slittino. Anche in questa circostanza, è prevista una multa tra i 100 e i 150 euro. Infine, dal 10 gennaio è obbligatorio possedere il Super Green Pass, che ricordiamo si ottiene esclusivamente con vaccinazione o guarigione. La norma, inoltre, non fa più distinguo tra tipologie di strutture aperte o chiuse, ma parla di generici “impianti di risalita nei comprensori sciistici“, quindi l’obbligo ricomprende anche le seggiovie aperte e skilift.
Rimane, infine, il dovere di indossare mascherina anche all’aperto, mentre sui mezzi di trasporto pubblico e sugli impianti di risalita chiusi è obbligatoria la FFP2.
Vulcano Etna, sullo sfondo le Isole Eolie