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La Palermo dei Florio: tour dei luoghi imperdibili

Da quando sono usciti i libri di Stefania Auci, “L’inverno dei leoni” e “I leoni di Sicilia”, che raccontano la saga della Famiglia Florio e che hanno ottenuto un enorme successo, a Palermo, dove i principali membri della famiglia hanno vissuto per generazioni, sono nati dei veri e propri tour sui luoghi dei Florio.

I Florio furono, tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento, tra le famiglie più ricche non soltanto della Sicilia, ma d’Italia. Protagonisti del periodo della Belle époque, le ville e i luoghi dove hanno vissuto e lavorato sono ancora oggi edifici di grande interesse storico-artistico. I loro affari spaziavano dalla vendita di spezie alle tonnare, dalla navigazione alla produzione di vino, ma furono anche grandi mecenati del tempo, contribuendo alla realizzazione di alcuni dei luoghi che ancora oggi fanno grande questa città.

Se avete letto i romanzi della Auci saprete di cosa stiamo parlando. Sono comunque fatti storici che chiunque può guardare online senza aver letto i libri, tanto più che a breve su Disney + uscirà la fiction Tv che vedrà protagonista Miriam Leone nel ruolo di Giulia Portalupi, moglie di Vincenzo Florio, interpretato da Michele Riondino. Se vi siete appassionati alla saga dei Florio, vi portiamo in un tour virtuale tra i luoghi che ancora oggi sono visitabili a Palermo e dintorni, alcuni ormai inglobati nel tessuto urbano, altri ancora lì dov’erano un tempo.

Via dei Materassai

Qui è dove tutto è cominciato. Vincenzo Florio arrivò a Palermo da Bagnara Calabra a inizio Ottocento insieme alla moglie Giulia Portalupi e al fratello Paolo con il quale aprì una drogheria che presto ebbe grande successo, tanto da riuscire a fondare anche le Cantine Florio per la produzione del Marsala, le tonnare a Favignana per la pesca e l’inscatolamento del tonno e le Fonderie Oretea grazie alle quali costruirono le prime navi della nuova compagnia di navigazione. L’Officina Florio si trova ancora oggi in via dei Materassai, a due passi dal centro storico di Palermo. Non vende più spezie e aromi, ma è un negozio di motociclette. A tre minuti a piedi da qui si trova la Chiesa di San Domenico, considerata il pantheon dei siciliani illustri. Non manca una lapide dedicata a Vincenzo Florio, capostipite della dinastia.

L’Olivuzza

Bisogna camminare per una mezz’oretta per giungere al Villino Florio all’Olivuzza che si trova in viale Regina Margherita, nei pressi della Zisa – che prende il nome dal castello -, un edificio che non passa di certo inosservato. Un tempo tutt’intorno c’era solo vegetazione e l’Olivuzza era l’abitazione principale dei Florio dove venivano organizzate le più fastose feste palermitane dell’epoca. Oggi è immerso tra i caseggiati.

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Fonte: 123rf

Il Villino Florio all’Olivuzza, Palermo

Commissionato dai Florio all’architetto Ernesto Basile fu realizzato tra il 1899 e il 1902. Voluto da Ignazio Florio, figlio di Vincenzo, è l’esempio concreto di ciò che il celebre architetto intendeva per “progettazione integrale” ovvero un insieme di elementi medievali, barocchi, moderni e nordici, con motivi floreali, torrette che ricordano i castelli francesi, colonnine romaniche e bugnati rinascimentali. È uno dei capolavori dell’Art Nouveau. Oggi è di proprietà della Regione Sicilia.

La Palazzina dei Quattro Pizzi

Più avanti negli anni la famiglia fece costruire all’architetto Carlo Giachery un altro edificio, la Palazzina dei Quattro Pizzi all’Arenella, vicino al mare e alla Tonnara Florio. In stile neogotico, è ancora oggi ben riconoscibile pere le quattro torrette che ricordano una chiesa più che una casa. Divenne la dimora privata di Vincenzo Florio e della famiglia.

All’epoca ospitò persino i sovrani Borbone e lo zar Nicola I di Russia. La zarina, in particolare, si appassionò della costruzione tanto da acquistare i progetti originali dall’architetto e farsi costruire un edificio simile a Peterhof, la residenza estiva in Russia. Apparteneva ai discendenti della famiglia Florio fino a pochi anni fa.

Villa Igiea

A un quarto d’ora a piedi dall’Arenella, ma sempre sul lungomare nella borgata dell’Acquasanta, sorge la meravigliosa Villa Igiea, voluta da Ignazio Florio per aprire un sanatorio di lusso per malati di tubercolosi. Il palazzo era di proprietà dell’ammiraglio inglese Sir William Domville dal quale Ignazio la acquistò. Era così bello che Franca Florio, la moglie, decise di farne un resort termale e di andarci a vivere affidando i lavori ancora una volta al Basile.

La scelta del nome della villa, Igiea, viene dalla ninfa greca Hygìeia, dea dell’igiene e protettrice della salute. Dall’esterno sembra un castello, con tanto di torri merlate, ma tutto sommato piuttosto sobrio. Immerso in una enorme parco, doveva servire come luogo di degenza per i malati ma anche per le lunghe passeggiate degli ospiti. È una volta entrati che stupisce per i ricchi decori. Il Salone degli specchi in stile Liberty è un tripudio di figure e di colori, i cosiddetti “floralia”.

Qui si tenevano feste meravigliose e memorabili a cui partecipava tutto il bel mondo e l’aristocrazia dell’epoca. Oggi che Villa Igiea è un hotel di lusso del gruppo Rocco Forte ha mantenuto intatti la maggior parte degli affreschi ed è forse il più bell’albergo della città se non addirittura della Sicilia. Ospita star di Hollywood e molte celebrity. Di recente ci ha trascorso una vacanza con gli amici anche la influencer numero uno al mondo, Chiara Ferragni.

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Fonte: Rocco Forte Hotels

La sontuosa Villa Igiea, oggi hotel di lusso
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Puoi dormire in una villa nascosta nella foresta

Sono tante, anzi tantissime, le ricerche scientifiche che confermano quanto il contatto con la natura autentica e selvaggia faccia bene al corpo e alle mente. Evidenze, queste, confermate anche dalle nostre stesse esperienze e da tutti quei benefici che traiamo tutte le volte che trascorriamo del tempo nei parchi, nelle foreste e nelle aree verdi e fiorite.

Anche l’organizzazione dei nostri viaggi, spesso, è influenzata proprio dall’esigenza di trascorrere del tempo a contatto con la natura. Così ecco che quelle meraviglie che compongono l’immenso patrimonio naturalistico del nostro pianeta, si trasformano nelle più belle e suggestive destinazioni di viaggio da raggiungere.

Passeggiate nei boschi, esplorazione di foreste incantate e picnic con vista su laghi che sembrano usciti da una fiaba, queste sono solo alcune delle avventure più incredibili da vivere. A queste, poi, si aggiunge la possibilità di dormire all’interno di alloggi immersi nella natura. Come quello situato in Estonia: una villa solitaria e nascosta nella foresta che si mimetizza con l’ambiente.

Estonia: l’esperienza più bella a contatto con la natura

Il nostro viaggio di oggi ci porta alla scoperta delle meraviglie straordinarie che appartengono a un Paese incredibile. Ci troviamo in Estonia, in un territorio vasto e variegato caratterizzato da paesaggi da fiaba che ospitano spiagge rocciose, antiche foreste, laghi, castelli e fortezze arroccate sulle colline che incorniciano panorami mozzafiato.

La capitale del Paese, poi, è un vero incanto. Celebre per il suo centro storico perfettamente intatto, attira ogni anno migliaia di viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Ed è proprio partendo da Tallinn che possiamo raggiungere un luogo straordinario dove vivere l’esperienza più magica e suggestiva di una vita intera.

A circa 50 minuti di auto dalla capitale, nell’Estonia nord-occidentale, troviamo un piccolo villaggio situato nella contea di Rapla dove il tempo scorre lento, seguendo solo ritmo scandito dalla natura che qui è assoluta protagonista.

Ed è sempre qui, che immersa in una foresta, sorge una villa incredibile che si mimetizza completamente con la natura e tra questa si nasconde, consentendo agli ospiti di vivere un’avventura al di fuori dall’ordinario a contatto con la flora e la fauna che popolano il meraviglioso territorio estone.

Maidla Nature Villa

Fonte: Ufficio Stampa

Maidla Nature Villa

La villa nascosta e immersa tra la natura

Il suo nome è Maidla Nature Villa, ed è l’alloggio che promette di vivere un sogno, quello che prende vita tra le bellezze naturalistiche dell’Estonia. Situata a circa 50 minuti di auto da Tallinn, la villa è stata costruita vicino a un maniero del XV secolo che oggi è la sede del Maidla Nature Resort.

La villa sorge in una zona solitaria e completamente immersa in un paesaggio silenzioso in cui a farsi spazio sono solo i suoni della natura. Nascosta fra le betulle e appoggiata su una struttura a palafitta, la casa si mimetizza completamente con l’ambiente circostante. Numerosi sono i punti panoramici che offrono una vista diretta dal paesaggio che si snoda tutto intorno, come la grande terrazza sul tetto e i balconi sulla natura. Da qui è possibile anche avvistare gli animali che popolano la foresta.

Gli interni della villa, che si snoda su un totale di 28 metri quadri, sono pensati per offrire il massimo confort agli ospiti, due per volta, per una vacanza all’insegna del vero lusso, quello di trascorrere il proprio tempo immersi nella natura.

Maidla Nature Villa

Fonte: Ufficio Stampa

Maidla Nature Villa
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Riapre il relitto più famoso del Mondo, in un tour unico ed esclusivo

A circa 3800 metri sotto il livello del mare, ormai da oltre 100 anni, giace la “nave” più famosa di tutti tempi, il Titanic. Il transatlantico britannico che, durante il suo viaggio inaugurale, a causa del forte impatto subito contro un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 Aprile del 1912, affondò nell’oceano, sprofondando nell’oscurità dell’acqua. Un evento catastrofico che si portò via più di 1500 dei suoi passeggeri in solo due ore e 40 minuti e che, proprio per la portata del fatto, ha interessato e continua tutt’oggi a interessare moltissime persone.

Su questo evento, infatti, sono stati girati innumerevoli documentari, oltre al celebre film diretto dal regista James Cameron e uscito nella sale di tutto il mondo nel corso del 1998 e che hanno portato alla luce dettagli storici e immagini reali del relitto addormentato sul fondale marino, alimentando la curiosità di molti e l’interesse verso questo gigante e la sua tragica fine.

La spedizione

Una storia che solo in pochi hanno potuto “rivivere” da vicino, immergendosi con appositi macchinari e strumenti ad hoc, per osservare ciò che resta del Titanic e che non è ancora stato consumato dall’acqua del mare e da chi la abita. E che, grazie alla volontà di una società americana, l’OceanGate Expeditions, potrà essere vissuta nuovamente nel corso del 2023, dall’11 al 19 maggio, da un gruppo limitato di sub che partiranno dal porto di  St. John’s Newfoundland in Canada, per un’immersione unica nel suo genere alla scoperta di ciò che resta del relitto più famoso al Mondo.

La spedizione offrirà la possibilità ai turisti partecipanti di accompagnare i ricercatori, vivendo attivamente l’esperienza della raccolta dei dati e delle diverse informazioni riguardo lo stato di deterioramento attuale del Titanic, lavorando a fianco di persone competenti e degli studiosi a bordo che seguono il progetto. Un “tour” e una discesa negli abissi di circa due ore, che darà anche la possibilità di entrare a pieno nella spedizione stessa, aiutando il pilota con le varie comunicazioni e la localizzazione della nave, oltre che a poter prendere appunti per l’equipe scientifica al lavoro. E provando tutte le esperienze che si vivono durante un viaggio di ricerca di questo tipo, entrando a pieno nella storia del Titanic e di tutto ciò che ha saputo alimentare negli anni seguenti al suo naufragio.

Una possibilità e un’esperienza non adatta a tutti, quindi, e non solo per la particolarità e la difficoltà del viaggio in sé, ma anche per il costo dello stesso. Un biglietto per “salire” sul Titanic, infatti, costa circa 250 mila dollari. Certo, la possibilità di osservare da vicino ciò che il tempo lentamente si sta portando via, è una di quelle cose che tutti vorremmo vivere, anche solo per ricordare meglio un passato destinato a restare solo nella memoria. Ma questo desiderio deve necessariamente fare i conti con questi aspetti della spedizione, che la rendono di fatto, una fantastica opportunità per pochi. Un numero limitato di fortunati sognatori, che potranno vedere realizzato il loro desiderio di entrare anche solo per un attimo (e forse per l’ultima volta) nella storia del Titanic.

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Il bosco di Biancaneve esiste davvero: si trova in Italia

Esistono luoghi così belli da non sembrare reali. Paesaggi che si spalancano davanti ai nostri occhi e ci catapultano in universi straordinari, unici e inediti che per forme e lineamenti rimandano a tutti quegli scenari da cartolina che abbiamo visto solo nelle fiabe.

Ed è proprio in un luogo da fiaba che vogliamo portarvi oggi. Un posto incantato che ha fatto da sfondo a una delle storie più belle che abbiamo mai letto e ascoltato. Una radura fiorita, lussureggiante e a tratti magica che porta l’indelebile firma di Madre Natura.

Si tratta di un bosco, un piccolo polmone verdeggiante che, con i suoi alberi secolari dalle forme più bizzarre, i suoi sentieri silenziosi e la fitta vegetazione, sembra proprio uscito da un libro di fiabe. Non una qualsiasi, intendiamoci, ma quella di Biancaneve.

Il bosco incantato nel cuore della Tuscia

C’era una volta un bosco fitto e rigoglioso, magico e spaventoso, che sorgeva proprio nelle vicinanze del castello di Grimilde, meglio conosciuta come la strega cattiva. È quello il bosco in cui Biancaneve si immerge e si perde, prima di incontrare i 7 nani. C’è oggi quello stesso bosco, o almeno a lui sembra somigliare per bellezza e la magia, che si snoda proprio ai piedi di un castello e che si trova in Italia.

Ci troviamo a Torre Alfina, un piccolo borgo situato nel cuore della Tuscia, a pochi chilometri da Roma. È qui che, grazie a uno scenario straordinariamente unico, dove la natura regna incontrastata, si può vivere un’esperienza magica e surreale, diventando i protagonisti di una delle favole più belle.

Proprio ai piedi del castello, infatti, si snoda su una superficie di 60 ettari il Bosco del Sasseto, che per la sua biodiversità unica, e quegli scenari che sembrano usciti da un racconto fatato, è stato ribattezzato dal National Geographic il Bosco di Biancaneve.

Bosco del Sasseto

Fonte: iStock

Bosco del Sasseto

Dentro il Bosco del Sasseto

In Bosco del Sasseto è un vero e proprio microcosmo di biodiversità che non ha eguali che sorge su un terreno ricoperto di rocce vulcaniche che affondano le loro radici in oltre 300000 anni di storia. Si tratta di un Monumento Naturale, di nome e di fatto, nonché area protetta della regione.

Qui la natura regna incontrastata da secoli, ed è stata proprio lei a creare uno degli scenari più suggestivi della Tuscia e di tutto il Paese.

Numerosi gli esemplari floristici che qui vivono e convivono, ospitando altrettante specie faunistiche. Ci sono i faggi, gli olmi e gli aceri, e poi ancora più di 30 esemplari di arbusti che si aggrovigliano tra di loro, che si sfiorano e che incorniciano incredibili sentieri che attraversano la radura.

L’atmosfera è surreale, lo è perché gli alberi assumono forme inedite, bizzarre e incantate, mentre si intrecciano tra di loro creando dei veri e propri labirinti fatati. Ai loro piedi, invece, una distesa di muschi e felci, incornicia quelli che sono i sentieri da seguire per esplorare il bosco progettati da Henry e Achille Duchêne, paesaggisti francesi.

L’area è meravigliosa in ogni stagione dell’anno. Sia quando il sottobosco fiorisce in primavera, sia quando gli alberi si tingono degli straordinari colori dell’autunno.

Passeggiando nel Bosco di Biancaneve, tra profumi, colori e suoni della natura, le sorprese non finiscono mai. All’interno dell’area, infatti, è presente un mausoleo in stile neo gotico che rende l’atmosfera ancora più straordinaria. Si tratta della tomba del marchese Edoardo Cahen che, proprio all’interno di questo bosco incantato, volle far costruire la casa del suo eterno riposo.

Bosco del Sasseto

Fonte: iStock

Bosco del Sasseto
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Scoperta da record in Italia: trovate ossa di quasi 3mila anni fa

L’immenso patrimonio archeologico del nostro Paese si arricchisce ora di nuovi, preziosissimi, reperti: durante una recente campagna di scavi, gli esperti hanno trovato qualcosa di sensazionale. È una scoperta da record, che potrebbe riscrivere la storia di una delle più antiche civiltà che hanno popolato l’Italia diversi millenni fa.

Vulci, trovate ossa di quasi 3mila anni fa

Siamo all’interno del Parco Archeologico di Vulci, un’antichissima città etrusca immersa nel cuore della Maremma Laziale, a pochi chilometri dalla costa tirrenica. Qui sono avvenuti importanti ritrovamenti che ci hanno permesso di conoscere più a fondo la civiltà degli Etruschi, ma c’è ancora molto da scoprire, ben celato sotto terra. Di recente, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Federico II di Napoli, in collaborazione con la Soprintendenza competente per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, ha portato avanti una nuova campagna di scavi in un’area che non era ancora stata battuta.

Si tratta di una porzione di terreno di circa 400 metri quadrati, situata nella Necropoli di Ponte Rotto – appena al di fuori della porta Est della città. È in questo luogo di inumazione che, negli anni passati, sono stati individuati alcuni dei più importanti sepolcri etruschi come la Tomba François e la Tomba dei Sarcofagi. Ora, grazie al lavoro degli archeologi sono state ritrovate cinque grandi fosse contenenti numerosi reperti. Oltre a manufatti ceramici e metallici, sono emersi degli scheletri ben conservati risalenti a circa 2.900 anni fa. Rappresentano qualcosa di davvero unico, secondo gli esperti.

Lo studio del DNA antico sugli scheletri di Vulci

“Sono gli scheletri etruschi più antichi di Vulci e di tutta l’Etruria” – ha affermato il direttore degli scavi Marco Pacciarelli, durante la conferenza di presentazione dell’incredibile scoperta – “Il materiale scheletrico è ben conservato. Grazie a questo potremo effettuare studi molto accurati che ci consentiranno di identificare età, sesso, segni di patologie e attività lavorative, belliche o di altro genere”. Ma non solo: l’intenzione è quella di analizzare il DNA di tali ossa, in collaborazione con l’Università di Dublino, in modo da trarne più informazioni possibili, tra cui anche i legami di parentela. Insomma, potremo saperne di più sull’origine e sulla composizione di quella che è, probabilmente, la prima società etrusca esistita.

Le recenti scoperte a Vulci

Gli scheletri emersi dal sottosuolo nel Parco Archeologico di Vulci sono solo parte delle numerose scoperte che continuano ad avere come protagonista questa incantevole località viterbese. Solo qualche mese fa, grazie all’impiego di un georadar, gli studiosi avevano individuato alcune imponenti mura rimaste per secoli sotto terra. Gli scavi, immediatamente organizzati dagli archeologi, avevano portato alla luce nientemeno che un tempio risalente al VI secolo a.C., finora risultato l’edificio più grande dell’intero sito.

È invece nei pressi della Necropoli di Poggetto Mengarelli (scoperta solamente nel 2010) che lo scorso anno erano state rinvenute tre urne funerarie della prima Età del Ferro. Preziosi reperti considerati molto rari, e per questo ancor più sorprendenti. Al loro interno, gli esperti avevano trovato le ceneri di un’intera famiglia, un uomo e una donna adulti e un bambino tra i 9 e gli 11 anni. Ma sappiamo che a Vulci ci sono ancora tanti segreti che aspettano solamente di rivedere la luce del sole.

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Sul tetto di un ex bunker è nata un’oasi verde

C’era una volta, neanche molto tempo fa, l’Hochbunker Feldstrasse, un bunker costruito negli anni ’40 nel quartiere St. Pauli di Amburgo in soli 300 giorni. Utilizzato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e dalle persone della città rimaste senza casa dopo la fine del conflitto mondiale, questo grande e imponente edificio di cemento ha rappresentato a lungo una ferita aperta da uno dei capitoli più dolorosi della storia del Paese e del mondo intero.

Oggi c’è ancora quell’edificio che, con la sua struttura imponente, campeggia maestoso nella zona di Heiligengeistfeld, proprio nel cuore di St. Pauli. Ma non è più solo il simbolo di un passato che non si può dimenticare, ora  è il protagonista di una delle più grandi operazioni di ristrutturazione edilizia e restauro architettonico mai realizzati in Germania, destinata a cambiare per sempre il volto del quartiere.

Quello che era un bunker antiaereo, infatti, è stato trasformato in un’oasi verdeggiante e lussureggiante che svetta verso il cielo. Una sorta di bosco verticale che culmina nei giardini pensili e che diventerà uno spazio multifunzionale. Il suo nome è Bunker Verde di St. Pauli.

Dentro il quartiere più caratteristico di Amburgo

Il nostro viaggio di oggi ci porta nel cuore di una delle città portuali più importanti della Germania. Stiamo parlando di Amburgo, un territorio straordinario caratterizzato da canali, parchi, laghi e quartieri deliziosi e pittoreschi. Uno dei più celebri e frequentati dai cittadini e dai viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo è proprio St. Pauli, il quartiere più caratteristico della città.

Qui si snodano teatri e locali, boutique trendy e negozi di moda, non mancano neanche le caffetterie e i ristoranti con vista sulle strade più animate di Amburgo. Ed è sempre qui che, da anni, campeggia un colosso di cemento nella zona di Heiligengeistfeld, nel cuore del quartiere. Si tratta del vecchio bunker costruito negli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Per capire le sue dimensioni stratosferiche, basta dare un’occhiata ai suoi numeri. La struttura di cemento si innalza per 50 metri e durante gli anni del conflitto mondiale poteva ospitare fino a 18.000 persone. Ma quello che sembrava un edificio in eterno contrasto con il paesaggio urbano di Amburgo, e del suo quartiere più trendy, ora è stato trasformato in un un’oasi verdeggiante e straordinaria. Un grattacielo green destinato a consolidare il legame tra presente e futuro, i cui spazi interni saranno accessibili a tutti, cittadini e viaggiatori.

Un’oasi sui tetti nel cuore di Amburgo

Come abbiamo anticipato, il vecchio bunker costruito durante Terzo Reich è diventato l’oggetto di una delle più grandi ristrutturazioni urbane della città e del Paese intero. L’obiettivo non è quello di cancellare il passato, ma anzi di celebrare la memoria in maniera assolutamente inedita e straordinaria.

Il rifugio, che già ai tempi della sua costruzione si era guadagnato il primato di essere uno degli edifici più alti di tutta la Germania, ora è stato trasformato in una struttura di cinque piani che assume una forma piramidale e che raggiunge un’altezza di 58 metri.

Da circa metà dell’edificio il cemento è totalmente ricoperto da un bosco verticale composto da quasi 5000 piante che si inerpicano sulla facciata e che culminano sul tetto, proprio il luogo che ospiterà un giardino pensile di incredibile meraviglia che sarà accessibile a tutti, e consentirà una vista straordinaria sui tetti della città. Saranno 7.600 i metri quadrati di verde all’interno dei quali cittadini e viaggiatori potranno perdersi e immergersi. Ma non è tutto perché, per attraversarli, verrà creato un percorso di 300 metri caratterizzato da tutte le suggestioni di un sentiero di montagna.

Al suo intero, il Bunker Verde di St. Pauli, si prepara a ospitare eventi sportivi e culturali in spazi appositamente adibiti. Ma ci sarà anche un hotel, che porterà la firma della celebre catena Nhow. L’edificio ospiterà, inoltre, anche un monumento commemorativo.

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Il viaggio più lungo nella storia della Royal Family

Il nuovo regno d’Inghilterra, guidato da Re Carlo III, è già pronto a entrare definitivamente nella storia. Come rivelato dal Mirror, noto quotidiano britannico di tipo tabloid, il sovrano si sta preparando ad affrontare il più grande tour mondiale della Royal Family.

Le tappe del viaggio di Carlo III

Stando a quanto si legge, Re Carlo d’Inghilterra in circa due anni intraprenderà una serie di spostamenti che lo porteranno in vari splendidi territori, tra cui l’Australia, il Canada, la Nuova Zelanda e diversi Paesi dei Caraibi. A volte avrà il piacere di avere accanto a sé la regina consorte Camilla altre, invece, viaggerà da solo.

Lo scopo, come hanno rivelato alcuni insider, è rafforzare i rapporti con le ex colonie britanniche dove, attualmente, spirano forti i venti di indipendenza dalla Corona.

La questione della Commonwealth

Il nuovo sovrano deve affrontare la spinosa questione del Commonwealth, la comunità che riunisce i Paesi che un tempo erano parte dell’Impero Britannico e che, anche se indipendenti, mantengono legami più o meno formali con la Corona inglese.

A seguito della morte della Regina Madre, infatti, diverse ex colonie del Regno Unito hanno annunciato di volere abbandonare il Commonwealth. Attualmente questa organizzazione intergovernativa è composta da 56 Stati indipendenti e rappresenta da più di 2 miliardi di persone, quasi tutte accomunate dalla passata appartenenza all’impero britannico.

La parola Commonwealth deriva dall’unione di common e wealth, ossia  benessere comune. Chi ne fa parte, quindi, condivide i principi di sviluppo, democrazia e pace, uguaglianza di genere, il riconoscimento degli Stati più vulnerabili e molto altro ancora.

A quanto pare, però, tirerebbe un forte spirito di cambiamento e soprattutto nei Caraibi. Il motivo è molto semplice: da queste parti il ricordo dell’impero si accompagna a quello del colonialismo insieme alle sue conseguenze negative come il passato schiavismo.

Nel corso degli anni, infatti, la corona britannica ha perso diversi paradisi caraibici. La Guyana, per esempio, è diventata Repubblica nel 1970, Trinidad e Tobago lo sono divenute nel 1976 e la Dominica nel 1978. Ma non è finita qui, perché nel novembre 2021 anche l’affascinante isola di Barbados ha formalizzato l’addio alla monarchia. Poi Antigua e Barbuda che di recente ha annunciato un referendum che potrebbe portare allo stesso risultato. A voler intraprendere la medesima strada sembrerebbero anche Giamaica e Belize.

Poi ancora il Canada, che deve fare i conti con la forte componente antimonarchica nel Québec e la Nuova Zelanda, dove la premier Jacinda Ardern ha parlato di un futuro repubblicano, ma senza fissare date.

Un differenza sostanziale, invece, la fa l’Australia che è una monarchia parlamentare costituzionale e che, a quanto pare, continuerà a esserlo almeno per i prossimi quattro anni.

Secondo le varie fonti, Re Carlo III vorrebbe iniziare il suo viaggio da record a partire dall’Australia e dal Canada. Ma del resto non c’è da sorprendersi del suo girare il mondo: Carlo è figlio di Elisabetta, la Regina che ha viaggiato di più al mondo. Vi basti pensare che dal 1952, fino alla sua recente dipartita, ha vistato 117 Nazioni e ha fatto più di 150 visite nei Paesi del Commonwealth.

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Da questo binocolo sospeso puoi ammirare un panorama da sogno

La voglia di scoperta che accompagna i viaggi che compiamo nella vita è spesso nutrita dall’esigenza di vivere esperienze uniche e straordinarie. E poco importa se le destinazioni scelte sono lontanissime o più vicine a noi, perché quello che conta davvero sono le emozioni che proviamo tutte le volte che tocchiamo con mano la grande bellezza che appartiene al mondo che abitiamo.

Una bellezza, questa, che non per forza dobbiamo inseguire fino all’altro capo del mondo, perché spesso si palesa così, all’improvviso, anche quando meno ce lo aspettiamo. Può succedere durante una passeggiata a ritmo lento oppure in occasione di una sosta panoramica che permette di ammirare le meraviglie che appartengono al pianeta.

Ed è proprio questo che succede quando si raggiunge il Binocolo di Matteo Thun, una passerella sospesa sulla Valle dell’Adige dalla quale è possibile contemplare un panorama da sogno incorniciato da rocche, castelli e montagne.

Bentornati nei Giardini di Castel Trauttmansdorff

Per raggiungere quello che è, con tutta probabilità, uno dei binocoli più spettacoli del mondo intero e ammirare dall’alto un panorama affascinante e suggestivo, dobbiamo recarci in un luogo altrettanto straordinario che tutti conosciamo bene. Stiamo parlando dei Giardini di Castel Trauttmansdorff che, siamo certi, non hanno bisogno di presentazioni.

Situati a Merano, e suddivisi in aree tematiche, questi giardini si snodano intorno all’iconico castello per oltre 12 ettari, con un dislivello di 100 metri, assumendo la forma di un anfiteatro naturale. L’area che circonda Castel Trauttmansdorff, un tempo residenza invernale dell’Imperatrice Sissi, ospita uno dei giardini botanici più variegati e incredibili del nostro Paese. La sua posizione strategica, inoltre, permette ai visitatori di godere di scorci panoramici unici che si aprono passo dopo passo e che si perdono sulle montagne circostanti e sulla città di Merano.

I punti di osservazione, all’interno dei Giardini di Castel Trauttmansdorff sono tantissimi, ma ce n’è uno che, più di altri, è destinato a lasciare senza fiato chiunque osi addentrarsi nella zona più selvaggia del giardino.

Percorrendo la Passeggiata di Sissi, quella che attraversa anche il Bosco di Roverelle, è possibile raggiungere una passerella che affaccia direttamente sulla valle che sovrasta. Si tratta del Binocolo di Matteo Thun, uno spettacolare punto panoramico sospeso tra cielo e terra dal quale è possibile ammirare uno dei paesaggi più suggestivi del BelPaese.

Il Binocolo di Matteo Thun

Fonte: iStock/AlizadaStudios

Il Binocolo di Matteo Thun

ll Binocolo di Matteo Thun

Inaugurato nel 2005, e progettato dell’architetto altoatesino Matteo Thun, il Binocolo è situato sul punto più alto dei giardini, lì dove è possibile accedere a una vista privilegiata sulle vette del gruppo Tessa, sulla valle caratterizzata da frutteti e vigneti e sulla città di Merano.

L’opera architettonica, che è visibile da diverse aree dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, affascina e incuriosisce i visitatori. La passerella, infatti, esce dalle fronde degli alberi che popolano il Bosco di Roverelle, poi si allunga verso il vuoto, come se volesse spiccare il volo, ospitando alla sulla sommità un binocolo tridimensionale che incornicia tutto il panorama circostante.

L’esperienza è da brividi, e per attraversare tutta la passerella è richiesto un po’ di coraggio. Ma possiamo assicurarvi che una volta raggiunto il binocolo si aprirà davanti ai vostri occhi uno spettacolo incredibile. Fermatevi tutto il tempo che volete: da qui la vista è magica.

Il Binocolo di Matteo Thun

Fonte: iStock/AlizadaStudios

Il Binocolo di Matteo Thun, Giardini di Castel Trauttmansdorff
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Trekking urbano: un giorno alla scoperta dell’Italia. A piedi

Un nuovo modo di fare turismo dolce, che accompagna i visitatori lontano dai circuiti più conosciuti. È la proposta della “Giornata Nazionale del Trekking Urbano”, giunta, alla 19esima edizione, che si svolgerà lunedì 31 ottobre in 71 comuni delle 17 regioni che vi aderiscono, tra città d’arte e borghi meno noti. Un’esperienza di viaggio che coniuga natura, sport, arte, gusto e voglia di scoprire gli angoli più curiosi e nascosti, attraverso itinerari incredibilmente suggestivi.

Giornata del Trekking Urbano: alla conquista del Portogallo

Ideata dal Comune di Siena, l’evento si propone di promuovere il turismo sostenibile, incentivare la scoperta del territorio da Nord a Sud e valorizzarne le bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche, allargando il raggio delle visite alle aree più periferiche dei centri urbani.

Con lo slogan “Che Spettacolo di Trekking”, quest’anno la manifestazione è dedicata ai luoghi della musica, del cinema, dello spettacolo, e alla scoperta delle eccellenze artistiche che rendono unico e meraviglioso il nostro Paese. Inoltre, per la prima volta si estenderà oltre i confini italiani, conquistando anche la città portoghese di Porto, grazie alla collaborazione con il progetto URBiNAT, finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Alcuni degli itinerari più emozionanti

A Siena, il percorso di trekking di quest’anno porterà a scoprire luoghi solitamente non aperti al pubblico, come Palazzo Sergardi, offrendo l’imperdibile occasione di ammirare il Piccolo Teatro e accedere in ambienti poco noti della prestigiosa Accademia Musicale Chigiana, fondata quasi cento anni fa e realtà rinomata al livello internazionale.

Altamente suggestivo è anche il piccolo itinerario intorno al magico borgo fortificato di Murlo, che dal Medioevo è stato il “castello” del vescovo di Siena fino alla annessione del feudo vescovile al Granducato di Toscana nel 1778. Si arriverà al castello attraverso le strade bianche che lo circondano, tra cui quella conosciuta come “La Corta”, lungo le mura esterne, attraversando oliveti, seminativi e piccoli orti, compresi quelli dove viene coltivata la Fagiola di Venanzio, antica varietà locale di fagiolo, grani antichi e olio di qualità.

In Piemonte, c’è lo spettacolare trekking promosso alla scoperta di Ivrea, Capitale Italiana del Libro 2022, che accoglierà i visitatori con un itinerario d’eccezione, i cui protagonisti saranno – per l’appunto – i libri, con soste davanti ai principali monumenti della città. Oltre ad ammirare le bellezze del centro storico, si costeggerà il fiume Dora Baltea, molto ambito dagli amanti della canoa e lo storico Naviglio, con un passaggio nei Giardini Giusiana.

Alla Giornata Nazionale del Trekking Urbano partecipa anche Este, culla dei Veneti antichi, con le sue ‘100 meraviglie’. Il percorso partirà dalla Basilica di S. M. delle Grazie e avrà come punto di arrivo il Museo Nazionale Atestino, offrendo l’occasione di visitare la Basilica delle Grazie, il Duomo di S. Tecla, la Chiesa della B.V. della Salute, il Mastio Sommitale e la Torre Civica. È inoltre prevista la facoltativa deviazione per il Sentiero del Principe nel Parco dei Colli Euganei.

Spostandoci in Campania, Ercolano propone un suggestivo percorso della durata di circa tre ore, alla scoperta di alcuni siti di interesse storico e artistico della città degli Scavi. Si partirà dal Parco Inferiore di Villa Favorita, tra i viali alberati che conducono alla Casina dei Mosaici, dalla quale si può ammirare uno dei panorami più suggestivi del Golfo di Napoli. Da qui, si proseguirà alla volta del settecentesco Palazzo Arcucci, di Villa Maiuri e Villa Campolieto, passeggiando lungo il tratto di strada denominato “Miglio d’Oro”, che ha conservato il suo fascino inalterato nel tempo.

A Cagliari, si avrà l’occasione di fare un tour tra i quartieri storici del capoluogo sardo, ripercorrendo oltre settecento anni di storia, dalle splendide fortificazioni di Castello, tra cui le bellissime torri di San Pancrazio e dell’Elefante, le mura spagnole e i bastioni, ai quartieri di Stampace e Villanova, fulcro della religiosità popolare.

Durata e difficoltà dei percorsi

I percorsi urbani hanno una durata che varia da 1 a 4 ore e una difficoltà che viene incontro alle esigenze di tutti. Tra i centri che si percorrono più facilmente e lungo itinerari sotto i 2 chilometri spiccano: Anagni, Ancona, Macerata, Murlo, Terracina e Chieti. Tra le località che, invece, richiedono più tempo e maggiore difficoltà con itinerari guidati superiori ai 6 chilometri ci sono: Colli al Metauro, Passirano, Sestri Levante, Sondrio e Venaria Reale.

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Le location spagnole di “House of the Dragon”

Se i Paesi nordici come Irlanda e Islanda erano stati i set prediletti dove ambientare “Il trono di spade”, per il prequel “House of the Dragon” si è puntato su luoghi soleggiati.

La Spagna è stato il Paese individuato dalla produzione dove girare la maggior parte delle scene. Cieli blu, giardini lussureggianti, villaggi mediterranei sono una costante nella serie che introduce le vicende dalla famiglia Targaryen che siede sul Trono di Spade.

I giardini di Lloret de Mar

La principessa Rhaenyra, figlia del re Viserys ed erede al trono, nel primo episodio, passeggia in uno splendido parco affacciato sul mare. Si tratta dei Giardini di Santa Clotilde che si trovano nella nota località di villeggiatura di Lloret de Mar, sulla Costa Brava, e di cui pochi conoscono l’esistenza. Eppure, furono realizzati nel 1927 da Raúl Roviralta, in collaborazione con Nicolás María Rubió i Tudurí, che seppe valorizzare la posizione privilegiata di questi terreni, sfruttando al meglio la forte pendenza della scogliera.

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Fonte: 123rf

I Giardini di Santa Clotilde a Lloret de Mar

Dalla spianata della casa parte una grande scalinata verde con sculture di sirene. Tutti i sentieri, i viali, le piazzole e le scale sono definiti da siepi tagliate che formano una splendida architettura verde.

Cáceres, nell’Estremadura

Già vista più volte in “Game of Thrones”, la località di Cáceres, nell’Estremadura, patrimonio mondiale dell’Unesco, è stata il set anche di “House of the Dragon”. La Plaza de Santa María e la Cuesta de Aldana sono facilmente riconoscibili nel primo episodio della serie. A ricordo di ciò, nella Plaza de San Jorge è stata eretta una grande statua dei draghi.

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Fonte: 123rf

Il centro di Cáceres, nell’Estremadura, in Spagna

Il castello di Granada

Non è facile da riconoscere, ma vi hanno girato alcune scene notturne con i draghi. Stiamo parlando del Castello di La Calahorra a Granada, risalente al XVI secolo e di proprietà privata.

Molto più frequente è, invece, la location dove è stata ambientata Roccia del Drago, il luogo di nascita di Casa Targaryen, Signori dei Draghi.

La penisola di Gaztelugatxe

Roccia del Drago si trova nei Paesi Baschi, in Spagna, ed è nella realtà la penisola di Gaztelugatxe, un piccolo lembo di terra collegato con la terraferma da un ponte di pietra nei pressi di Bermeo. Il nome è difficilissimo da pronunciare e deriva dal basco “gaztelu”, “castello”, e da “gaitz”,”terribile” ovvero “castello pericoloso”.

Anche nella realtà, sembra un luogo uscito direttamente da un romanzo d’avventura. Circondato dal Mar Cantabrico e dal monte Burgoa, si trova sulla costa di Biscaglia all’interno della Riserva della Biosfera di Urdaibai, lontano da qualunque centro urbano. la città più vicina è Bilbao, che dista circa 35 chilometri. Se vi capita di visitare la Capitale dei Paesi Baschi, una gita a Gaztelugatxe è d’obbligo.

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Fonte: 123rf

La vera isola di Roccia del Drago, nei Paesi Baschi, Spagna