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Monastero di Torba, tra arte e un pizzico di mistero

A Gornate Olona, località Torba in provincia di Varese, svetta una struttura ricca di arte, ma anche caratterizzata da un pizzico di mistero: il Monastero di Torba. Si tratta di un complesso monumentale longobardo, oggi parte di un parco archeologico dichiarato Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, immerso nella natura e raccolto attorno a un’imponente torre con interni affrescati.

La storia del Monastero di Torba

Il primo nucleo di questo tesoro antico dal grande fascino fu costruito dai Romani nel III secolo d. C. Non possedeva alcuna caratteristica religiosa, poiché rappresentava solo un luogo strategicamente perfetto grazie alla presenza del fiume Olona.

In seguito venne usato dai Goti, Bizantini e Longobardi fino all’arrivo delle monache benedettine che arricchirono la costruzione della chiesa e del monastero, nell’XI secolo, facendolo diventare di fatto un centro religioso.

Una storia, quella del Monastero di Torba, che si rivela particolarmente articolata soprattutto nel periodo rinascimentale. Nel corso degli anni divenne, infatti, terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo. Il tutto fino al 1482, periodo in cui le suore dovettero abbandonarlo dando vita al cosiddetto “periodo agricolo” del complesso.

In epoca napoleonica, nel 1799, a causa delle soppressioni degli ordini religiosi, Torba perse definitivamente lo status di monastero. Una situazione che portò a murare il portico, ampliare l’entrata della chiesa trasformandola in magazzino per carri e attrezzi, e a coprire con un nuovo intonaco tutti i preziosi affreschi presenti al suo interno.

I secoli successivi furono invece contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971, anno in cui l’ultima famiglia di contadini abbandonò il sito. Il maestoso complesso venne poi acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano (FAI), il quale ha provveduto a ristrutturarlo. Nel 1986 si conclusero i lunghi lavori di restauro che consentirono di aprire la proprietà al pubblico.

Cosa visitare al Monastero di Torba

Dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 2011 in quanto parte del sito archeologico, il Monastero di Torba è un luogo che profuma di antico e di natura: è immerso in ampio parco circondato dai boschi e dal silenzio.

Al suoi interno, salendo nei piani superiori, è possibile ammirare  la Torre di Torba, uno strumento di avvistamento creato dai romani e riadattato in seguito per le esigenze monastiche. Al primo piano vi era il sepolcreto delle badesse della comunità, con degli affreschi che riportano il nome (longobardo) di Aliberga. Al secondo, è ancora presente l’oratorio delle monache, con raffigurazioni a carattere religioso e uno spazio in cui un tempo svettava un altare. Non mancano di certo i filmati e le audioguide che ne raccontano la storia.

affreschi torre monastero di torba

Gli affreschi all’interno della Torre di Torba

All’esterno è invece possibile visitare la Chiesa di Santa Maria costruita in diverse fasi tra il VIII e il XIII secolo. Per l’edificazione furono utilizzate pietre di origine fluviale. Ha pianta unica con parte absidale rialzata e un cripta al di sotto della stessa. All’interno di essa sono state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all’VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali.

Le raffigurazioni pittoriche a calce, a causa del loro stato di conservazione, si presentano frammentarie e non permettono l’esatta identificazione dei soggetti. Due sono le fasi individuate: una più antica, del IX-X secolo, e una successiva, dell’XI-XIII.

Grazie ai restauri del FAI, è oggi possibile osservare i grandi archi del portico del corpo del monastero, ora sede del ristoro, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, ancora visibile all’interno del refettorio. I portici sono testimoni dell’ospitalità dell’ordine monastico per pellegrini e viaggiatori, che potevano riposare al coperto e usufruire del forno attorno al quale è posizionata la scala che sale al piano superiore della torre.

Il parco archeologico di Castelseprio

L’affascinante Monastero di Torba è circondato dal parco archeologico di Castelseprio, riscoperto solo negli anni ’50. Costituito dai ruderi dell’omonimo insediamento fortificato e del suo borgo, nonché dalla poco distante chiesa di Santa Maria foris portas, è Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 26 giugno 2011.

Diversi sono i monumenti visitabili. Ne sono un esempio le costruzioni a carattere militare (ponte e torrione d’ingresso, mura di cinta, torri difensive, strutture civili (case di abitazione, pozzi, cisterne) e religiose. C’è il complesso basilicale di S. Giovanni Evangelista, dove al suo interno si conservano due vasche battesimali, e la chiesa di S. Paolo, probabilmente di età romanica.

Visitabile anche il borgo di cui rimangono una serie di resti parzialmente affioranti e ricoperti dalla boscaglia. Le fonti ricordano fossati, porte, una piazza e qualche edificio tra cui, quasi sicuramente, una chiesa dedicata a S. Lorenzo.

parco archeologico di Castelseprio cosa visitare

La chiesa nel parco archeologico di Castelseprio

Perché il Monastero di Torba è misterioso

Come detto in precedenza, il Monastero di Torba rivela una forte carica di mistero. Vi aleggia, infatti, una leggenda che narra che i volti mancanti delle tre monache, rappresentate in un affresco situato al secondo piano della torre, non siano mai stati disegnati a causa della loro fuga dal monastero e che, oggi, ormai divenute spiriti, vaghino nelle vallate di Torba cercando di rientrare nel dipinto per ritrovare la pace.

Ma non solo, c’è anche la storia della tempesta che, abbattendosi sul monastero, sradicò un grande albero dalle cui radici emerse la sepoltura marmorea del re longobardo Galdano da Torba. A tal proposito si dice che un brigante insediatosi a Torba iniziò a saccheggiare i paesi circostanti, mentre una giovane donna di nome Raffa si fece trovare dal brigante a fare il bagno nelle acque del fiume Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello.

L’uomo resistette ai colpi e inseguì la fanciulla fino in cima alla torre: fu qui che lei lo avvinghiò e che caddero insieme nel vuoto. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente. Per questo motivo decise di costruire presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all’arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore. Storie, quindi, che rendono il monastero ancora più carico di suggestioni.

Non resta che organizzare un viaggio verso il meraviglioso Monastero di Torba per scoprirne le numerose ricchezze e gli altrettanti misteri. Attenzione però! Attualmente la struttura risulta chiusa e la sua apertura è prevista per il 25 febbraio.

Monastero di Torba cosa vedere

L’esterno del Monastero di Torba

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Le regole per viaggiare in Europa potrebbero cambiare

Da Bruxelles si sta lavorando al fine di dar vita a una nuova normativa per gli spostamenti tra i Paesi membri che sia univoca. L’obiettivo è quello di omologare in un solo modello i criteri sanitari di entrata nelle frontiere. Ciò vuol dire che le regole per viaggiare in Europa potrebbero presto cambiare. Cerchiamo di capire insieme in che modo.

Come cambiano le regole e da quando

Stando a quanto trapelato fino a questo momento, il consiglio dell’Unione Europea avrebbe intenzione – già da martedì – di rivedere il sistema delle mappe di contagio tracciate dal Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc). Uno strumento che rivela il quadro della situazione epidemiologia in ogni Paese membro e che ha determinato le possibilità di spostamento tra i confini europei.

In sostanza, il sistema dovrebbe rimanere solo a livello informativo, superando l’approccio utilizzato fino a ora che riguarda “l’area geografica di provenienza dei viaggiatori“. Probabilmente, quindi, basterà essere in possesso del Green Pass, eliminando conseguentemente l’obbligo di presentare il risultato di un tampone negativo o di sottoporsi a quarantena.

Come funziona la mappa dell’Ecdc

Questo strumento è sempre stato utilizzato con lo scopo di orientare le decisioni degli Stati membri dell’Unione Europea per quanto riguarda le limitazioni sui viaggi tra Paesi. Viene assegnato il colore “verde” alle aree e regioni a basso rischio di contagio, e poi il “giallo”, il “rosso” e infine il “rosso scuro” in base all’incidenza dei casi di positività su 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni.

Con le nuove norme decise a livello Ue, la mappa dell’Ecdc dovrebbe continuare comunque a essere aggiornata settimanalmente, ma avrà carattere meramente informativo.

Quali saranno le nuove norme da seguire

Le regole, contenute nella raccomandazione concordata dagli ambasciatori Ue in vista del Consiglio Affari Generali di martedì, hanno l’obiettivo di semplificare la mobilità europea per cercare di ritornare il più vicino possibile a una normalità.

Restrizioni, quindi, non più legate all’area di arrivo dei singoli viaggiatori, ma esclusivamente sulla presentazione del Super Green Pass, ovvero il documento che certifica l’avvenuta vaccinazione o guarigione, con durata confermata di 9 mesi a partire dall’1 febbraio.

Spostamenti permessi anche con Green Pass base, ossia quello ottenuto tramite tampone. In questa eventualità, la validità sarà di 72 ore nel caso di test molecolare con esito negativo, e di 24 per gli antigenici.

Cambierà, inoltre, anche il modo di redigere la mappa. Ciò vuol dire che i colori  (che vanno dal verde al rosso scuro) saranno il risultato della combinazione dell’insorgere di nuovi casi con la copertura vaccinale. L’obiettivo fondamentale di tutto questo è aumentare il numero dei vaccinati. Infatti, secondo il documento per chi non è in possesso di un certificato di vaccinazione o di guarigione e arriva da una zona rosso scuro, dovrebbe essere obbligato a sottoporsi a un test molecolare o antigenico prima della partenza e alla quarantena/autoisolamento per dieci giorni dopo l’arrivo.

In poche parole, non importerà più da quale Paese si proviene. Quello che conterà sarà il personale certificato Covid. E martedì, al Consiglio Affari Generali, dovrebbe essere il giorno della svolta poiché uno dei temi in agenda è proprio il “coordinamento a livello Ue nel contesto del Covid-19”, che dovrebbe approvare una revisione delle raccomandazioni sui viaggi e proprio come ve la abbiamo illustrata.

Del resto, cambiamenti sulle normative stanno già avvenendo nei singoli Paesi: la Francia ha tolto l’obbligo di mascherina all’aperto; le restrizioni sono state alleggerite fortemente in Irlanda e più cautamente in Belgio, dove il governo ha introdotto il cosiddetto “barometro”, vale a dire un sistema di classificazione del rischio che si basa sulle ospedalizzazioni e sulle terapie intensive. Fuori dall’Ue, nel Regno Unito, Boris Johnson ha abolito l’obbligo di mascherine al chiuso e il “passaporto vaccinale”.

La “plausibile” fine della pandemia e il cambio di regole

Da una parte c’è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che parla di “plausibile” fine della pandemia in Europa grazie alla diffusione della variante Omicron, dall’altra ci sono gli Stati Ue che finalmente hanno trovato un accordo — non vincolante — per salvaguardare la libera circolazione in sicurezza all’interno dell’Unione, privilegiando un approccio basato sulla persona e non sull’area geografica di provenienza. Il tutto con lo scopo di recuperare un po’ di normalità.

È bene sapere, tuttavia, che l’Oms resta comunque cauta nelle sue valutazioni. In particolare, il direttore dell’Organizzazione Mondiale della sanità Europa, Hans Kluge, parlando all’Afp ha spiegato che la variante Omicron potrebbe arrivare a infettare il 60% degli europei entro marzo. Questo vuol dire che dovremmo essere in una nuova fase della pandemia che potrebbe portarla più vicino alla fine.

Una volta che l’onda Omicron si sarà placata, ci saranno alcune settimane e mesi di immunità globale, o grazie al vaccino o perché la gente sarà immune a causa dell’infezione e anche un calo a causa della stagionalità“, ha detto Kluge, precisando però che non siamo ancora in una fase endemica del virus: “Endemico significa (…) che possiamo prevedere cosa accadrà, questo virus ha sorpreso più di una volta. Quindi dobbiamo stare molto attenti“. In poche parole, è vero che la situazione sembrerebbe migliorare, ma nei fatti tutto questo non vuol dire che siamo verso un pieno ritorno alla normalità.

La raccomandazione sui viaggi visionata dal quotidiano El Pais conferma che ora ci si sente pronti per un cambiamento, anche grazie ai risultati raggiunti con la campagna vaccinale nell’Ue. Ad oggi ha ricevuto almeno una dose il 70% della popolazione di riferimento, mentre il 75% ha completato il ciclo.

Ma non solo. Nonostante l’aumento dei contagi, che ha fatto registrare nuovi record in vari Paesi tra cui l’Italia, la situazione sembra più sotto controllo e non c’è stato un incremento altrettanto esponenziale della pressione sugli ospedali. La commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, consiglia comunque prudenza poiché “il virus è ancora pericoloso“.

Come si sta muovendo l’Italia

Nel frattempo, il governo italiano starebbe valutando delle soluzioni per chi sì è già sottoposto alla terza dose di vaccino contro il Covid- 19 (se volete sapere quali Paesi hanno aperto solo a chi ha fatto il richiamo cliccate qui). Il motivo è molto semplice: dal giorno 1 febbraio la scadenza del Green Pass in Italia passerà da 9 a 6 mesi.

Il taglio, quindi, della durata della Carta Verde rappresenterebbe un problema non da poco per coloro che per primi hanno fatto la terza dose, già da ottobre. Una spiacevole situazione nella quale sarebbero incappati già diversi turisti stranieri che si sono visti costretti a rinunciare alle vacanze in Italia perché nei loro Paesi hanno fatto la terza dose ad agosto o a settembre, ritrovandosi dunque nel limbo di un Green Pass considerato scaduto e senza la possibilità di essere rinnovato con una quarta dose. La previsione è quella di una proroga quasi inevitabile vista l’attuale assenza di un’ulteriore dose di richiamo.

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Il cinema all’aperto che proietta lo spettacolo della natura

Inverno, primavera, estate e autunno: non esiste un periodo dell’anno durante il quale Madre Natura smette di deliziarci con i suoi spettacoli più belli. Che si tratti di candida neve che splende al sole, di tramonti che infuocano il mare, di fioriture inebrianti e suggestive o di una danza magica delle foglie, lei sa sempre come stupirci, e come ricordarci che il mondo che abitiamo è un luogo meraviglioso.

E se vi dicessimo che esiste un posto, in Italia, dove la natura diventa protagonista, sceneggiatrice e regista di un film muto che lascia senza fiato? Un sogno che diventa realtà sul porfido rosso del Monte Rotstein Knott perché è qui che è stato creato il cinema all’aperto più magico e suggestivo del nostro Paese.

Knottnkino: il film muto che proietta le immagini più belle della natura

Per vivere questa esperienza straordinaria dobbiamo spostarci in Alto Adige, e più precisamente tra Verano e Avelengo. È qui che sul celebre masso rosso possiamo scoprire quello che è un vero monumento naturale che è stato valorizzato dall’artista altoatesino Franz Messner: un cinema all’aperto che proietta un solo film, che però cambia ogni ora, ogni giorno e ogni mese dell’anno, e che vede protagonista la Valle dell’Adige e le sue continue trasformazioni.

Il nome di questo cinema all’aperto, che rientra tra i più straordinari del nostro Paese, è Knottnkino che, tradotto, vuol dire cinema sulla roccia. Si tratta di una terrazza panoramica che offre una delle visioni più incredibili e spettacolari su tutto il territorio. Un belvedere da raggiungere per contemplare la natura circostante, per abbracciarla in uno sguardo e incorniciarla nella memoria.

Ed è proprio qui che Messner ha progettato un cinema. Sono 30, in tutto, i posti a sedere per osservare il film creato dalla natura. Gli ospiti, accomodati su sedie in legno e in metallo, possono ammirare le vette del Gruppo di Tessa, la terrazza del Monte Penegal, Val Venosta, Val d’Ultimo, Val Passiria, il Corno Bianco e tutta la Valle dell’Adige.

Il film muto cambia in continuazione. Lo fa con le ore, con il sole e i tramonti, lo fa con le stagioni. E niente appare uguale all’attimo precedente. Tutto si trasforma lentamente e poi velocemente. E non ci sono orari di programmazione, né fine, né inizio, c’è l’eternità della natura che muta, mentre silenziosamente la si contempla.

Knottnkino: come raggiungere il cinema all’aperto

Il percorso per raggiungere il cinema panoramico all’aperto è esso stesso un’esperienza. Per salire sulla cima della roccia rossa si può seguire il sentiero escursionistico numero 16 fino alla malga Leadner Alm per poi procedere verso il maso Weberhof. Una volta superato il laghetto Bruggen, il sentiero 14 porta direttamente fino al Knottnkino che si trova a un’altezza di 1417 metri.

È possibile raggiungere il cinema all’aperto anche in auto e con i trasporti pubblici scendendo alla fermata Eggerhof. Da qui si raggiunge quello che è uno dei luoghi più panoramici e suggestivi dell’Alto Adige, nonché del nostro Paese. Una volta arrivati non vi resta che accomodarvi e godervi lo spettacolo.

Knottnkino

Knottnkino, il cinema naturale in Alto Adige

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Le compagnie aeree più puntuali al mondo: lo sutdio

Cirium, azienda leader nell’analisi di dati e informazioni relative al mondo dei viaggia aerei, anche quest’anno ha condotta la sua The On-Time Performance Review 2021, ovvero uno studio rivolto a scoprire quali sono state le compagnie aere più puntuali del mondo nell’anno appena terminato.

La classifica dei vettori più puntuali del mondo

L’analisi della puntualità delle performance di Cirium è attiva dal 2008, rivelandosi la più longeva nel campo dell’aviazione. Il report si basa su dati provenienti da oltre 600 fonti di informazione di volo in tempo reale, con un comitato consuntivo indipendente che garantisce una visione equilibrata dell’analisi delle prestazioni in real time dei diversi vettori.

In base ai dati rilevati nel 2021, la compagnia aerea più puntuale del mondo è la All Nippon Airways, un vettore giapponese con sede a Tokyo. In base a questo ranking, infatti, risulta rispettosa degli orari previsti nel 95,28% dei casi presi a campione. Al secondo posto sempre un vettore del Paese del Sol Levante, la Japan Airlines con il 93,85% dei casi di puntualità.

Nel Nord America, invece, è la Delta Airlines a conquistare il Platinum Award, un riconoscimento riferito alle migliori prestazioni operative a livello mondiale. Un premio che tiene conto del totale dei voli, della complessità delle operazioni ma anche delle caratteristiche del network.

Le compagnie aeree più puntuali in Europa

Una buona performance è quella della spagnola Iberia con il 91.81% dei voli in orario, così come la Norwegian Air con il 91.54%. Ma sorprendentemente, secondo l’indagine condotta da Cirium, il vettore che si piazza in cima al podio nel Vecchio Continente è una compagnia low cost: Vueling, che raggiunge una puntualità nelle sue operazioni pari al 92,13%, tenendo in considerazione più di 90mila voli tra giugno e dicembre scorsi (ci si è concentrati sul periodo di maggiore ripresa del settore aereo).

A tal proposito Oliver Iffert, direttore delle operazioni Vueling, ha dichiarato: “Siamo molto fieri di aver ricevuto questo riconoscimento, un premio che dimostra lo sforzo fatto quest’anno da tutte le persone che fanno parte della compagnia. Il 2021 è stato un anno segnato dalle restrizioni nei viaggi e noi di Vueling siamo stati capaci, ancora una volta, di dimostrare la nostra abilità di adattamento a questi difficili scenari. È un traguardo senza dubbio importantissimo per la compagnia, che in questo modo migliora continuamente in un mercato competitivo come il nostro“.

C’è da dire, però, che in questo lasso di tempo il vettore a basso costo ha aumentato le sue operazioni internazionali con il 65% della sua capacità di volo. Ha incorporato gli slot dell’aeroporto Orly di Parigi e, inoltre, ha lanciato anche nuove rotte per le città del nord Europa (per un approfondimento potete cliccare qui).

Le dichiarazioni del  Ceo di Cirium

Il Ceo di Cirium, Jeremy Bowen, ha sottolineato che il 2021 è stato sicuramente un anno difficile per l’industria aeronautica, anche se migliore del 2020. Ha aggiunto, inoltre, che i report di Cirium si basano, oramai dal 2008, su dati provenienti da più di 600 fonti di informazione di volo in tempo reale, spigando che esiste un comitato indipendente che garantisce “una visione equilibrata dell’analisi delle prestazioni in real time della compagnia aerea“.

Se vi interessa scoprire anche quali sono le compagnie aeree più sicure potete cliccare qui.

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La cittadina fortificata di Noale, un gioiello che pochi conoscono

Venezia è magnifica, certo, ma anche i suoi dintorni non sono da meno: ne è un esempio Noale, tranquilla cittadina della provincia dal fascino medievale, parte del comprensorio del Miranese.

Siamo al cospetto di una delle città murate del Veneto, dalla storia antica, contraddistinta nel suo importante passato da un sistema di difesa unico nel suo genere e tuttora legata alle tradizioni.

Una storia antica e un sistema di difesa particolare

Le origini di Noale affondano nel XII secolo, con un primo insediamento chiamato Anoalis, terreno nuovo, ma il borgo cresce d’importanza dopo l’anno Mille diventando avamposto militare di Treviso: infatti, nel 1158, il castello diventa residenza dei Tempesta, la famiglia che ottenne l’incarico di amministrare i beni del Vescovo di Treviso.

Ancora oggi è ben visibile l’ingegnoso e originale sistema difensivo basato sullo sfruttamento dell’acqua del fiume Marzenego: vennero realizzate delle “isole d’acqua” racchiuse da strade per rallentare in questo modo gli attacchi dei nemici e l’intero borgo fu delimitato da canali artificiali.
La stessa Rocca si trova su un’isola artificiale, protetta e circondata dall’acqua, ultimo baluardo di difesa, collegata alla terraferma con un ponte levatoio.

rocca tempesta noale

Rocca dei Tempesta, Noale

Cosa vedere a Noale: la Rocca e non solo

La bellissima città fortificata offre davvero molto da vedere, a partire dalla già citata Rocca, iniziata da Ezzelino da Romano nel 1245 e terminata dai Tempesta nel 1272, utilizzata per scopi militari, poi sede del podestà e, con Napoleone, adibita a cimitero, funzione che terrà fino al 1996.
Dopo i restauri, attualmente è sede di manifestazioni folkloristiche e culturali.

Ma non è l’unico punto di interesse turistico di Noale: una passeggiata lungo il centro storico, tra palazzi affrescati e portici gotici, permette di ammirare monumenti di valore artistico quali l’elegante Palazzo della Loggia e il Palazzo Mocenigo (aperto al pubblico come museo), la polveriera veneziana del Teson, l’ospedale militare di San Giorgio, la Torre delle Campane e la Torre dell’Orologio e il quattrocentesco Palazzo Negro.

Una visita, poi, la meritano il principale luogo di culto della città, la Chiesa arcipetrale dei S.S. Felice e Fortunato, con tre navate suddivise da colonne con capitello ionico, ben cinque altari e custode delle opere di Palma il Giovane e Sansovino, e la cinquecentesca Chiesa dell’Assunta, in stile romanico, con una pala del pittore trevigiano Bartolomeo Orioli.

Tutt’intorno, ciò che rimane del perimetro del Castello di Noale, l’area a forma di quadrilatero che, ancora contraddistinta dai fossati medievali, abbraccia il centro storico.

Le tradizioni da non perdere

Lo abbiamo accennato, Noale, tra le mete da non perdere in Veneto, è fortemente legata alle tradizioni, una su tutte quella del Palio, l’appuntamento più atteso in giugno: tre giorni di festa con il corteo di figuranti in costume, la corsa del Palio che si svolgeva all’epoca dei Tempesta, l’accensione della Torre e la cerimonia della “Bala d’Oro” per le diciottenni.

Allo stesso modo, entusiasma la Disfida della Rocca, competizione tra i musici e gli sbandieratori delle varie contrade con una corsa lungo un percorso di un chilometro e seicento metri, il mercato medievale, il corteo storico con giullari e la cena delle contrade.

Ma non è tutto: tra i numerosi eventi organizzati in città spiccano il Festival internazionale Marzo Organistico, Noale in Fiore, e il falò dell’Epifania.

Noale

Veduta della Rocca di Noale

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Abruzzo Borghi Viaggi

Viaggio alla scoperta del borgo più freddo d’Italia

A 1329 metri di altitudine al centro dell’Altopiano delle Rocche, nel cuore dell’Abruzzo, ecco il borgo più freddo d’Italia dove, nel 2012, la stazione meteorologica ha rivelato una temperatura di -37,4 gradi: stiamo parlando di Rocca di Mezzo, in provincia dell’Aquila. Ma non è tutto: il record di “temperatura sottozero” risale al 1985 quando furono rilevati ben -45 gradi!

Qui la neve non manca e fa la felicità dei turisti che possono godersi il paesaggio montano con gli sci ai piedi nei comprensori sciistici di Campo Felice e Ovindoli-Monte Magnola.

Conosciamo più da vicino questo borgo suggestivo, sede del Parco naturale regionale Sirente-Velino, dove il territorio ha un dislivello importante che va dai 925 ai 2243 metri.

Rocca di Mezzo: il borgo

Risalente intorno all’anno Mille, Rocca di Mezzo ha preservato nel corso del tempo il suo fascino di borgo medievale con le antiche case in pietra, pittoresche chiesette e vicoletti lastricati.

Una visita può avvenire comodamente a piedi, a partire dalla parte alta, il nucleo antico sulla sommità del Monte Calvario, dove immergersi in un’atmosfera suggestiva e ammirare la Chiesa della Madonna della Neve, edificata nel Quattrocento ma rimaneggiata nel Settecento per mostrarsi come la vediamo oggi. Sorge al posto di una fortezza e la torre è stata riutilizzata come campanile; ha pianta a croce latina e conserva al suo interno arredi sacri del XIV e XV secolo e l’altare maggiore in stile rinascimentale.

Altra zona è quella chiamata “La Morge“, nella parte nord: qui degni di nota sono i caratteristici Tre Archi, le fontane e il Palazzo del Municipio in stile tardo classico.

Infine, la zona bassa di Rocca di Mezzo è quella che si è sviluppata nel corso del Novecento con edifici di grande interesse e insediamenti turistici.

Da non perdere Villa Cidonio, la sede del Parco naturale regionale del Sirente Velino, in stile eclettico liberty che ricorda le forme del Rinascimento italiano toscano, e la Chiesa di San Leucio, nell’omonima pineta fuori dal paese.

Raggiungendo poi la frazione di Rovere, ecco i resti del Castello di Rocca di Mezzo, di origine incerta, che si staglia su uno sperone roccioso nelle vesti di una fortezza triangolare con ai vertici le torri circolari.
Qui merita una visita il Museo Archeologico che conserva i reperti ritrovati durante gli scavi: ad esempio, maioliche rinascimentali, vasellame di ceramica, cerniere, chiodi e cardini.

Attività per tutte le stagioni

Grazie al suo ricco patrimonio paesaggistico, storico e culturale, Rocca di Mezzo è una località ambita in tutte le stagioni.

Durante l’inverno, è paradiso degli sciatori con il comprensorio sciistico di Campo Felice, che offre quasi 40 chilometri di piste adatte a ogni livello, lo snowpark, le piste per lo sci di fondo e un’area divertimento dedicata ai più piccoli.
La stazione fa parte del comprensorio Tre Nevi insieme a Campo Imperatore e Ovindoli-Monte Magnola.

In estate, invece, il borgo si trasforma nella meta ideale per gli appassionati di trekking, escursioni e attività a contatto con la natura: sono numerose le occasioni di relax, sport all’aria aperta e di scoperta del magnifico ambiente del Parco che ospita flora, fauna e testimonianze del passato con percorsi escursionistici e storico-culturali.

Rocca di Mezzo

Veduta del paese di Rocca di Mezzo

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La cittadina islandese che nasconde il suo tesoro nel cielo

Nella piccola cittadina islandese di Hella, c’è un’aria magica e incantata. La città ha un’importante vocazione turistica dato che si trova nelle vicinanze del famoso vulcano Hekla. Da Hella, poi, partono le piste per escursioni verso le bellissime catene montuose di Landmannalaugar o Þórsmörk. Ma per godersi il vero spettacolo non serve uscire dalla graziosa città, basta alzare gli occhi al cielo e ammirare tutta la magia dell’aurora boreale.

L’Islanda negli ultimi anni è diventata una meta sempre più richiesta e apprezzata dai turisti che amano escursioni e natura. Tra vulcani, Geyeser, foreste, distese innevate a perdita d’occhio e il cielo più bello del mondo. Non fa eccezione Hella, una cittadinella con pochi abitanti, una piccola comunità agricola che si trova sulle rive del grazioso fiume Ytri-Rangá in una zona nota per l’allevamento dei cavalli. Un posto semplice ma pieno di bellezza.

hella islanda aurora boreale

L’aurora boreale ad Hella

Hella è il posto perfetto per visitare il sud dell’Islanda. La perfetta base d’appoggio per partire ogni giorno alla volta di escursioni, visite guidate e avventure. Potete visitare le cascate Ægissíðufoss, la natura selvaggia che circonda la regione e le cave di Hella.

Tra una passeggiata a cavallo e un’uscita fotografica per immortalare i paesaggi selvaggi dell’Islanda, potete ammirare l’aurora boreale, semplicemente aprendo la finestra. Hella può godere di uno dei cieli più belli al mondo, con i colori e luci magiche dell’aurora. Ricordate che è possibile vedere questo spettacolo della natura per 8 mesi l’anno, da settembre a metà aprile. Scegliete il periodo del vostro soggiorno con cura.

L'aurora boreale a hella, in islanda

Lo spettacolo dell’aurora boreale che illumina il cielo

La cittadina è anche la sede del bellissimo e lussuoso Hotel Rangá. Un albergo affacciato sul Ytri-Rangá, un fiume famoso per la pesca al salmone, è tutto costruito in legno dista 6 km dal museo di storia Saga Center. Le camere e le suite in stile rustico-chic sono dotate di WiFi gratuito, TV e hanno quel fascino speciale che infonde calore, intimità ma anche comfort. Le suite di lusso hanno in più Jacuzzi, frigobar e arredi ispirati a ogni continente. Non solo, l’hotel è dotato anche di ristorante gourmet, bar, vasche idromassaggio scoperte e una sala giochi. Perfetto per rilassarsi dopo una giornata di escursioni.

Hella dista circa 90 km dalla capitale Reykjavik. La città si affaccia sulla costa e ospita il Museo nazionale e il Saga Museum, che ripercorrono il passato vichingo dell’Islanda. Qui potete visitare la bellissima chiesa Hallgrimskirkja, in cemento e il Perlan, un edificio con una cupola rotante in vetro. Queste attrazioni offrono ampie vedute del mare e delle colline vicine. Inoltre, potrete ammirare un capolavoro della natura, la Laguna Blu, nata dall’attività vulcanica dell’isola, è un’area geotermale nei pressi del paesino di Grindavik.

Laguna blu Reykjavik in islanda

La Laguna Blu, nei pressi di Reykjavik in Islanda

Alloggiare a Hella offre la possibilità di risiedere in una delle località più comode dell’Islanda per visitare il sud dell’isola. Tra montagne, fiumi, cascate e la bellezza del piccolo centro cittadino è possibile calarsi nella vita delle persone del luogo, assaporando la vita dei veri islandesi, mangiando cibo tipico e ammirando l’aurora boreale ad ogni risveglio. Un posto da sogno per la vacanza perfetta.

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L’eternità di Notre-Dame in 3D

É finalmente possibile visitare il tour virtuale “Éternelle Notre-Dame”, un omaggio alla storica cattedrale parigina andata in fiamme. Si intitola appunto “Eterna Notre-Dame-de-Paris” ed è una mostra 3D che mira a restituire al pubblico la bellezza dell’immenso monumento nel corso dei secoli, mostrandole evoluzioni e cambiamenti.

La vera ed autentica cattedrale di Notre-Dame è ancora in fase di restauro, la cattedrale, simbolo di Parigi, è andata parzialmente distrutta dal terribile incendio del 15 aprile 2019 e punta a riaprire nel 2024. Nell’attesa di un ritorno alla magnificenza perduta, è stata inaugurata alla Grande Arche de la Défense, alle porte della città, una visita virtuale che consente un’immersione totale nella storia della cattedrale. Un’idea originale per fare rivivere la storia del luogo.

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I lavori di restauro di Notre-Dame a Parigi

A celebrare l’eterna bellezza della cattedrale, il nome “Eternelle Notre-Dame”. Si tratta di una spettacolare visita in 3D che permette di saltare indietro nel passato. La mostra è già visitabile, a patto che si amino le sensazioni forti e non si soffra di vertigini, infatti è riservata ai maggiori di 11 anni muniti di green pass, per un costo di 30 euro a biglietto. Situato all’interno della Grande Arche de la Fraternité, lo spazio fisico reale di 500 metri quadri, dove si accede con casco virtuale, può accogliere fino a 50 persone per un tour immersivo. Basta un po’ di tecnologia per viaggiare nel tempo, così è possibile rivivere la storia di Notre-Dame, dal Medioevo fino ai nostri giorni. Un grande omaggio ad uno degli edifici simbolo della Francia e dell’Europa.

Un viaggio virtuale che supera i limiti di tempo e spazio, una vera e propria spedizione in realtà virtuale. Per la prima volta ci verrà mostrata la cattedrale sotto una nuova luce, permettendo al pubblico di scoprire Notre-Dame a partire dalla sua costruzione, tra fatiche, passione e lavori continui per renderla uno dei monumenti più famosi ed amati al mondo.

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La bellezza della cattedrale di Notre-Dame

Se avete in mente un viaggio nella romantica Parigi, segnativi questa mostra. Lo spazio espositivo rimarrà aperto almeno fino alla fine del 2022, il tour virtuale di Notre-Dame-de-Paris dura 45 minuti. L’iniziativa promossa, tra gli altri, dall’operatore Orange, in partenariato con il comune di Parigi e la diocesi, devolverà Il 30 per cento del prezzo del costo all’ente incaricato dei restauri nonché alla Fondation Notre-Dame per il finanziamento dell’allestimento interno.

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I magnifici interni di Notre-Dame, distrutti dall’incendio del 2019

Fare un salto a Parigi è sempre una buona idea. Notre-Dame è ancora visibile all’esterno, certo non è come visitare gli spettacolari interni, con i magnifici rosoni di vetro colorato. Però l’imponenza e la sensazione di eternità la potete percepire anche solo passeggiando nelle sue prossimità: è una cattedrale un po’ magica.

Per un weekend o una piccola vacanza Parigi è una delle mete ideali, ricca di monumenti storici, musei, ma anche ristoranti e negozi alla moda, offre ogni tipo di divertimento. Tra la Tour Eiffel che si illumina la notte, i giardini di Tuileries in fiore e una passeggiata per gli Champs-Elysees, a Parigi si respirano emozioni speciali.

 

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Scoperta in Egitto una coppia di sfingi quasi intatte

L‘Egitto è la terra dalla storia, probabilmente, più affascinante del mondo. Tantissime sono le meraviglie che conosciamo, e altrettante sono quelle che devono ancora essere scoperte. Tuttavia, grazie al lavoro di professionisti e appassionati, vengono sempre più alla luce tesori preziosi e importantissimi appartenenti a un’epoca a noi lontana. Come l’ultimo ritrovamento avvenuto a Luxor, ossia una coppia di sfingi quasi intatte.

Luxor, il museo a cielo aperto più grande del mondo

La città del Luxor è una delle mete turistiche più importanti e famose dell’Egitto. Si trova sulla riva orientale del Nilo e rappresenta la gloria dei faraoni egizi antichi e la loro storia. Viene definita come “il museo a cielo aperto più grande del mondo” poiché la parte moderna è ubicata nello stesso sito dell’antica Tebe, al di sopra e attorno al tesoro dell’Antico Regno.

Recentemente, Luxor ha inaugurato il suo mitologico Viale delle Sfingi attraverso una sfarzosa cerimonia, mentre in questi giorni ha fatto ritornare alla luce tesori di grande importanza.

La scoperta nell’antico tempio egizio di Amenhotep III a Luxor

Alcuni frammenti di una coppia colossale di sfingi in pietra calcarea sono stati rinvenuti nell’antico tempio egiziano di Amenhotep III, particolarmente noto per i Colossi di Memnone, due massicce statue in pietra alte 18 metri raffiguranti Amenhotep.

E proprio qui un team di ricercatori tedesco-egiziano, guidato dall’archeologo Hourig Sourouzian, ha scoperto i manufatti semi-sommersi nell’acqua durante il loro restauro del tempio funerario del faraone.

Due sfingi che misurano circa 8 metri di lunghezza e che, molto probabilmente, raffigurano l’antico sovrano vestito con un copricapo a forma di mangusta, una barba reale e una larga collana. Inoltre, un restauro della pietra calcarea ha rivelato “l’amato di Amon-R” (e un dio egizio) sul petto della sfinge, stando a quanto dichiarato dal Ministero del Turismo e delle Antichità dell’Egitto.

Ma non è finita qui. Nel sito sono state scoperte anche tre statue quasi intatte della dea Sekhmet, una temibile divinità egizia con testa di leonessa e corpo di donna, un leone come difensore del dio del sole Ra, e i resti di una grande sala a colonne.

Inoltre, sulle sue pareti di pietra arenaria sono ancora oggi leggibili una serie di immagini che rappresentano il giubileo reale, un’antica celebrazione egizia che riconosceva e rinnovava il diritto del re a governare.

Le dichiarazioni dei ricercatori sulla scoperta

Amenhotep III è stato un faraone egizio della XVIII dinastia. Conosciuto anche come Amenofi “il Magnifico”, regnò dal 1390 al 1353 a.C. Gli studiosi ritengono che il suo Heb-Sed, ovvero la festa giubilare che vi abbiamo accennato sopra, sia stato il più elaborato e incredibile della storia.

E a tal proposito l’archeologo Sourouzian ha sottolineato la grande importanza della scoperta. Queste sfingi, infatti, confermano la posizione dell’inizio della strada della processione, un luogo cruciale per le cerimonie e le feste. Il regno in gran parte pacifico di Amenhotep III fu segnato da un prolifico programma di costruzione a Tebe, la capitale dell’antico impero egiziano. Ciò includeva i Colossi di Memnone, un complesso di palazzi a Malkata e un porto artificiale che collegava la città al Nilo. Il faraone ordinò anche la costruzione di un grande tempio a Soleb in Nubia.

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I Colossi di Memnone e l’area della scoperta

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Le location del film “Corro da te” con Miriam Leone

Sbarcherà nei cinema il 10 febbraio “Corro da te“, la nuova commedia sentimentale di Riccardo Milani che vede protagonisti Miriam Leone e Pierfrancesco Favino e, nel cast, anche Michele Placido, Vanessa Scalera e Giulio Base.

Il film è un remake del francese “Tutti in piedi” scritto e diretto da Franck Dubosc: Gianni (Pierfrancesco Favino) è un quasi cinquantenne single incallito e seduttore seriale, a capo di un importante brand di scarpe da running che, per conquistare la giovane donna di turno, arriva a un certo punto a fingere di essere sulla sedia a rotelle.

Ma grazie all’incontro con Chiara (Miriam Leone), che di lavoro fa la musicista e nel tempo libero la tennista nonostante l’incidente che l’ha resa paraplegica, Gianni arriverà a cambiare prospettiva su molte cose tra cui la vita, l’amore e la disabilità comprendendo che l’unico vero handicap è la mancanza di forza d’animo.

La pellicola è stata girata tra Roma e Venaria Reale: in quest’ultimo caso, Via Mensa è stata trasformata in una delle vie di Lourdes.

Venaria Reale, la meraviglia della Reggia

Alle porte di Torino, il comune di Venaria Reale ospita la grandiosa Reggia, una delle più affascinanti residenze sabaude, capolavoro di architettura e Patrimonio UNESCO dal 1997.

Venne progettata dall’architetto Amedeo di Castellamonte su volontà di Carlo Emanuele II che desiderava una residenza di caccia e costruita tra il 1658 e il 1659, fastosa e imponente, sulla scia della stupenda Reggia di Versailles.

La Reggia fa parte di un complesso monumentale di ben 80.000 metri quadri, 50 ettari di giardini reali e 3000 ettari recintati del Parco Naturale La Mandria e si presenta come una meraviglia barocca tutta da scoprire: vanta, infatti, alcune delle espressioni più alte di questo stile con la solennità della Galleria Grande, l’affascinante scenario della Sala di Diana, la Cappella di Sant’Uberto con il complesso delle Scuderie Juvarriane, opere di Filippo Juvarra nel Settecento, la magnifica Fontana del Cervo nella Corte d’Onore e decorazioni che lasciano senza fiato.

Oltre ad ammirare alcune delle espressioni più elevate del barocco universale, autentici capolavori di arte, paesaggio e architettura, qui si rimane incantati anche dai Giardini della Reggia, dialogo tra antico e moderno con la monumentale statua dell’Ercole Colosso in compagnia di opere di artisti contemporanei come Giovanni Anselmo e Giuseppe Penone.
Regalano inoltre una visione all’infinito che non ha pari tra i giardini italiani grazie all’ampiezza del panorama naturale incorniciato dai boschi del Parco e dalle Alpi e alla magnificenza delle prospettive.

La Reggia di Venaria è anche sede di interessanti mostre temporanee.

Roma, la Città Eterna

Altro autentico museo a cielo aperto è poi Roma, quella città sempre magica e coinvolgente ogni volta che la si visita, uno scrigno di arte, architettura, cultura e storia che sa incontrare le preferenze di ogni turista e incantare a ogni sguardo grazie alle innumerevoli tracce di un fulgido passato millenario.

Nel corso degli anni, la Capitale ha saputo rinnovarsi e accogliere le nascenti tendenze artistiche ospitando mostre d’arte contemporanee e musei tra cui è doveroso nominare il MAXXI, il museo nazionale delle Arti del XII secolo con due sezioni, una dedicata all’arte e l’altra all’architettura, progettato dall’architetto Zaha Hadid.

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La Reggia di Venaria