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Due cuori, un castello e non solo: straordinari alloggi per due

Quando il calendario segna l’arrivo di febbraio sappiamo che San Valentino è vicino. È questo il momento perfetto per celebrare l’amore con una nuova e fantastica avventura di viaggio da condividere. E dobbiamo confessarvi che le proposte di quest’anno sono particolarmente allettanti, costruite proprio per soddisfare le esigenze delle coppie e la voglia di vivere nuove e straordinarie esperienze.

In occasione della festa degli innamorati, infatti, potrete viaggiare in compagnia della vostra metà in Inghilterra e alloggiare all’interno di una carrozza di lusso tutta per voi, oppure raggiungere direttamente la Loira per dormire in un castello suggestivo e affascinante. Se volete restare in Italia, allora, lasciatevi ispirare da un glamping straordinario immerso nella natura per un’esperienza da “Due cuori e una capanna“.

Queste sono solo alcune delle idee da fare vostre e da prenotare su Airbnb per un viaggio indimenticabile. Non indugiate troppo però, secondo la piattaforma di affitti brevi, infatti, le ricerche per alloggi per due persone tra l’11 e il 14 febbraio sono aumentate in modo significativo rispetto allo scorso anno. Pronti a partire?

Dormire in una carrozza di lusso vintage

In Inghilterra, e più precisamente a Ullock, esiste un alloggio straordinario che vale da solo l’intero viaggio. Si tratta di una carrozza ferroviaria degli anni ’50 situata proprio sui binari della linea che un tempo attraversava il villaggio della Cumbria al confine con il Parco Nazionale del Distretto dei Laghi.

La carrozza è stata trasformata in un alloggio di lusso con tutti i comfort a disposizione degli ospiti. C’è un antico letto king size che campeggia nella zona notte, un bagno privato con tanto di prodotti di lusso provenienti dal distretto dei laghi e una zona giorno open space con cucina.

Ullock, la carrozza trasformata in alloggio

Ullock, la carrozza trasformata in alloggio

In tenda, tra il mare e la natura

Due cuori, una tenda, la natura e il mare, di cos’altro avete bisogno per celebrare l’amore? La proposta di glamping offerta da Le Lagore, e prenotabile su Airbnb, è un omaggio all’autenticità e alla bellezza. Situata sul Golfo di Levanto, con tanto di vista panoramica, la tenda è immersa nella macchia mediterranea che circonda il territorio.

Dormire in un castello francese del XIX secolo

Una fuga romantica, per essere chiamata tale, ha bisogno di un castello, e Airbnb lo mette a vostra disposizione. Il bed and breakfast Château de la Préuille, infatti, vi offre un’esperienza da fiaba permettendovi di dormire all’interno di un castello nella Loira che risale al XIX secolo. Completano l’offerta una vista spettacolare sul laghetto con le ninfee e tutti i comfort regali.

Francia chateau

Château de la Préuille

San Valentino in caravan

Se preferite un viaggio di coppia all’insegna dell’avventura e dell’ironia, allora questo caravan situato all’interno di un ranch americano è il posto giusto che fa per voi. In realtà non siamo in America ma a Birchington-on-Sea, una piccola cittadina situata nella contea del Kent, in Inghilterra. È qui che il Club Jupiter ha creato un caravan park per permettere agli ospiti di vivere un’esperienza di altri tempi.

In Costa Azzurra a bordo di una barca

Un’altra esperienza romantica è a disposizione di tutti gli innamorati nei giorni di San Valentino e non solo, perché è sempre una buona idea celebrare l’amore in Costa Azzurra. La casa galleggiante è ormeggiata sul famoso canale del Porto di Fréjus e offre una proposta di lusso che comprende una vasca idromassaggio, la vista sul mare e il suono delle onde a ogni ora del giorno e della notte che potete ascoltare comodamente sulla grande sedia a dondolo mentre sorseggiate champagne.

Casa galleggiante in Costa Azzurra

Casa galleggiante in Costa Azzurra

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Le Seychelles sono il sogno dei turisti anche nel 2022

Mare e spiagge paradisiache delle Seychelles continuano a essere una calamita fortissima per i turisti internazionali. Lo dimostra l’aumento degli arrivi che si è registrato nello scorso anno e che lascia un cauto ottimismo nel settore turistico delle isole bagnate dall’Oceano Indiano, al largo dell’Africa orientale. Il 2021 si è, infatti, concluso con 183mila arrivi da tutto il mondo, ossia il 60 per cento in più rispetto all’anno precedente.

Un risultato ottenuto anche grazie alla spinta di Paesi come Russia, Emirati Arabi Uniti, Francia, Germania e Israele, da cui si è registrato il numero più alto di arrivi, in concomitanza con l’allentamento delle misure anti Covid in queste destinazioni. L’auspicio degli operatori turistici è che nella primavera del 2022 si potrà tornare a viaggiare con più tranquillità. Nel frattempo, per incoraggiare i visitatori a tornare in questi luoghi pazzeschi, le Seychelles puntano sull’eccellenza dei servizi.

Il nuovo programma ‘Lospitalite’

Dopo il “Workcation Retreat”, il Ministro degli Affari Esteri e del Turismo delle Seychelles, Sylvestre Radegonde, ha lanciato il programma ‘Lospitalite’, che mira a incoraggiare e sviluppare l’etica dell’eccellenza del servizio nelle isole affinché gli ospiti possano essere accolti con standard di qualità superiori e possano trascorrere una vacanza circondati da un’ospitalità di alto profilo.

L’obiettivo è, dunque, quello di riportare ai livelli massimi lo standard di servizio nelle isole amate dai visitatori di tutto il mondo per le acque cristalline, le spiagge da sogno e la natura incontaminata. Questi i principi fondamentali su cui si basa il progetto: sensibilizzazione e consapevolezza, istruzione e formazione, riconoscimento e premiazione.

Cosa sapere prima di un viaggio alle Seychelles

Con l’apertura dei Corridoi turistici Covid-free, è tornata la possibilità, anche per tanti italiani, di poter viaggiare nuovamente verso destinazioni paradisiache come le Seychelles, che fanno parte dell’elenco E. La sperimentazione è stata prorogata almeno fino al 30 giugno 2022.

Oltre alle Seychelles, rientrano nei suddetti corridoi anche Aruba, Maldive, Mauritius, Repubblica Dominicana ed Egitto (limitatamente alle zone turistiche di Sharm El Sheikh e Marsa Alam). Dal primo febbraio si sono aggiunte, inoltre, Cuba, Singapore, Turchia, Thailandia (limitatamente all’Isola di Phuket), Oman e Polinesia francese (delle novità dei Corridoi Covid-free e di come funzionano ne abbiamo parlato qui).

Sono autorizzati a spostarsi, a fini turistici, verso le Seychelles esclusivamente i viaggiatori muniti di Green Pass che attesti il completamento del ciclo vaccinale o, in alternativa, una certificazione di avvenuta guarigione.

Dal 1 febbraio 2022, i viaggiatori che rispondono a tali requisiti devono presentare al vettore all’atto dell’imbarco, e a chiunque è deputato a effettuare i controlli, l’attestazione rilasciata dall’operatore turistico, denominata “travel pass corridoi turistici”, contenente le informazioni relative agli spostamenti, alla permanenza presso le strutture e alla polizza Covid.

Hanno, inoltre, l’obbligo di:

  • presentare il risultato negativo di un test molecolare o antigenico effettuato nelle 48 ore precedenti la partenza;
  • sottoporsi a ulteriore test molecolare o antigenico in loco, se la permanenza all’estero supera i sette giorni;
  • sottoporsi a un test molecolare o antigenico, condotto con tampone e risultato negativo prima di rientrare in Italia, nelle 48 ore precedenti l’imbarco;
  • sottoporsi a un ulteriore test molecolare o antigenico, con risultato negativo all’arrivo in aeroporto nel nostro Paese.

Se tutti i passaggi su elencati sono rispettati, i viaggiatori sono esentati dal rispetto degli obblighi di sorveglianza sanitaria e di isolamento fiduciario. In questo modo, avranno l’opportunità di godere delle meraviglie delle Seychelles in tutta tranquillità e sicurezza.

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A MagicLand sta per aprire una nuova e incredibile attrazione

Nel più grande parco dei divertimenti del Centro-Sud Italia sta per essere inaugurata una nuova attrazione, unica in Italia. Si tratta di una vera e propria area tematica che sarà aperta il prossimo 9 aprile, in occasione della riapertura del parco.

La nuova attrazione della stagione 2022

Il tema della nuova area sarà il Far West e la prima attrazione si chiamerà “Wild Rodeo”, ma ne seguiranno altre. Al momento è tutto ancora top secret e gli ulteriori dettagli saranno svelati nelle prossime settimane. Intanto, il cantiere procede velocemente affinché possa essere pronto per il giorno dell’inaugurazione.

Le altre attrazioni di Maitland

Wild Rodeo andrà ad aggiungersi alle altre 38 attrazioni di MagicLand, adatte ai grandi e ai bambini, oltre ai numerosi eventi e spettacoli per tutta famiglia che vengono organizzati regolarmente. Nel parco, grande 600mila metri quadrati, ci sono tre ristoranti a tema, sette chioschi e cinque negozi. Oltre a essere considerato “la Capitale del divertimento” (anche perché è a soli 50 chilometri da Roma) è anche un parco green e sostenibile. All’interno ci sono oltre 17.000 piante e, inoltre, grazie ad accordi con alcune società del settore fotovoltaico, il 75% del fabbisogno energetico di MagicLand proviene da fonti rinnovabili.

Info utili

In attesa della riapertura stagionale, si può approfittare delle offerte online valide fino al 9 aprile per visitare MagicLand.
L’abbonamento Silver costa 59,90 euro e prevede ingressi illimitati al parco per tutta la stagione 2022 oltre a ulteriori sconti su parcheggi, negozi e ristoranti. L’abbonamento Gold, da 69,90 euro, include, tra i tanti privilegi, anche un ingresso gratuito al Bioparco di Roma oltre agli sconti e a biglietti omaggio per amici e parenti. Infine, esiste un abbonamento congiunto MagicLand e Zoomarine, il più grande parco marino d’Italia, che costa 84 euro e che consente ingressi illimitati ai due parchi per tutta la stagione 2022.

Per raggiungere MagicLand, che si trova tra Roma e Napoli, si imbocca l’autostrada A1 Roma-Napoli con uscita consigliata a Valmontone, per chi proviene da Nord e da Roma, o a Colleferro, per chi arriva da Sud.

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Capurso, il borgo di Checco Zalone di cui tutti parlano

È balzato alle cronache per un episodio legato al 72° Festival di Sanremo. Durante la seconda serata della kermesse musicale, ospite d’eccezione è stato Checco Zalone, nome d’arte di Luca Pasquale Medici, originario del Comune di Capurso.

L’antefatto di Capurso

Prima di partire per la cittadina ligure che ospita il festival, il comico avrebbe chiamato il parroco della propria cittadina, don Toni, per comunicargli che stava cercando alcuni parrocchiani che lo accompagnassero sul tanto ambito palco sanremese. La parrocchia Santissimo Salvatore ha così lanciato un vero e proprio casting, con un post sui social che è diventato subito virale. Alla fine, però, si sarebbe trattato del classico “scherzo da prete” e Zalone, sul palco di Sanremo, è salito da solo. Del resto, come non aspettarsi una burla da uno dei più divertenti comici italiani?

Cosa vedere a Capurso

Fatto sta che ora Capurso è sulla bocca di tutti. Ma dove si trova questo paese? È ubicato nella prima cerniera dell’area metropolitana di Bari, a ridosso della periferia Sud. Capurso è famoso per il culto della Madonna del Pozzo, per la quale, nel 1778, è stata eretta una grande basilica, il Santuario Basilica della Madonna del Pozzo, in stile tardo-barocco. A questo luogo sarebbero legati alcuni eventi miracolosi e, ogni anno, l’ultima domenica di agosto, viene ricordata con una festa patronale. Dopo i festeggiamenti della Madonna del Pozzo, si svolge una delle manifestazioni più importanti durante la quale viene eletto il “Capursese dell’anno”, premio conferito a quei cittadini che si sono distinti in vari campi. Tra questi naturalmente c’è anche Checco Zalone.

Dal punto di vista architettonico, a Capurso spicca soprattutto il centro storico, di impianto tipicamente medievale, con i bassi, le corti, gli archi, le viuzze lastricate, su cui s’affacciano le pochissime case “palazziate”, con bugne sporgenti, come Palazzo D’Addosio che ospita oggi la biblioteca comunale, e antefisse scolpite sui tetti.

Al di sotto del livello stradale di un sentiero sterrato, nella contrada di Santa Barbara, è presente anche una piccola grotta, collocata in una campagna appartenente a privati, nella quale è ritratta l’icona di una Madonna. La Madonna di Santa Barbara (o Laura Basiliana) è un’icona bizantina che ritrae la Vergine a mezzo busto che sorregge sul braccio destro il bambino Gesù.

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Il Santuario Basilica della Madonna del Pozzo a Capurso

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Le nuove location della fiction Tv “Màkari 2”

Dopo il grande successo della prima stagione, torna in Tv la fiction “Màkari”, tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri. Merito, anche, dei luoghi che fanno da sfondo alle indagini del giornalista Saverio Lamanna (interpretato dall’attore Claudio Gioè) che, tornato al paese d’origine nella provincia di Trapani, si ritrova, per puro caso, a vestire i panni di un detective. È uno spot della Sicilia, insomma, questa fiction.

Màkari, al centro di tutti gli episodi della prima e della seconda stagione, è in realtà il borgo di Macari, in Sicilia, un villaggio di pescatori nella punta estrema dell’isola e che dà il nome a un intero golfo. Un pugno di case arrampicate sul costone della montagna da cui si godono tramonti indimenticabili su Monte Cofano.

Le location della prima stagione

Nella prima stagione avevamo potuto ammirare Scopello con la sua famosa tonnara, San Vito lo Capo, una delle destinazioni più note di tutta la Sicilia, con la Riserva dello Zingaro, i “Caraibi siciliani”, e Castellammare del Golfo, ma anche la città di Ragusa, nell’episodio intitolato “La regola dello svantaggio”, famosa per essere la patria del Barocco siciliano e per essere stata, per anni protagonista, di un’altra fiction di enorme successo, “Il Commissario Montalbano“.

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Il paradiso intorno a Macari, in Sicilia

Le nuove location

Avevamo lasciato Saverio deciso a cullarsi nei sogni di gloria letteraria sotto il sole di Màkari, in attesa di ricongiungersi all’amata Suleima, volata a Milano per realizzare i propri sogni. Ma un grande progetto potrebbe ricondurla in Sicilia.

Nella seconda stagione, ci si sposta dal trapanese e dal ragusano, per andare a scoprire altre incredibili bellezze siciliane, quelle di Agrigento e dei suoi dintorni. Prima fra tutte, la Scala dei Turchi, uno dei luoghi italiani più amati dagli Instagrammer e, proprio per questo, in costante pericolo. Guardare e non toccare non fa male, però. La parete rocciosa di un bianco accecante, che deve il suo nome ai pirati saraceni che salivano la “scala” dal mare per raggiungere, e depredare, le coste del territorio, è uno dei luoghi naturali più incredibili del nostro Paese. Le falesie di Scala dei Turchi si trovano lungo la Costabianca, tra Realmonte e Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Formate da uno sperone di marna bianca a picco sul mare, degradano a strati proprio come fossero una scalinata naturale, formando dei calanchi. Il bianco latte della roccia contrasta in maniera incredibile con l’azzurro dell’acqua, creando forti contrasti cromatici.

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L’impressionante Scala dei Turchi, in Sicilia

Altra location agrigentina di “Màkari 2” è la Valle dei Templi, altra icona siciliana. Questo sito archeologico non soltanto è considerato tra i più belli d’Italia e del mondo, ma anche una delle più antiche e rare testimonianze della Magna Grecia, tanto da essere stato iscritto nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La fiction, con tutto il rispetto per il luogo, si svolge tra i templi, quello di Era (o Giunone) Lacinia, con le sue 34 colonne, e quello della Concordia, il meglio conservato di tutti, visto che in totale sono dodici, a cui si aggiungono i tre santuari, le necropoli, le opere idrauliche, le fortificazioni, l’Agorà Inferiore e l’Agorà Superiore, l’Olympeion e il Bouleuterion. Un posto pazzesco.

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La Valle dei Templi, luogo unico al mondo

Set della seconda stagione di “Màkari” è anche un altro borgo oltre a Macari, appunto. Si tratta di Favara, un borgo inaspettato dove, tra le viuzze strette e le case di pietra, si possono ancora oggi scorgere le diverse contaminazioni culturali, tra cui quelle d’origine araba, che hanno contribuito a rendere Favara quella che è oggi. La cittadina, che si sviluppa attorno al castello di Chiaramontano, quasi scolpito su uno sperone di roccia, ha di recente dato vita a un progetto chiamato Farm Cultural Park, che ha permesso al borgo di rinascere sotto una nuova luce e di accantonare il degrado che stava per inglobarlo. Alcuni cortili sono stati trasformati in luoghi d’arte e oggi ospitano librerie, installazioni, murales ed esposizioni.

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Il borgo di Favara in provincia di Agrigento

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Le teste di pietra del Castello Incantato di Sciacca

C’è un luogo, situato sopra un terrazzo collinoso che precipita nello splendido mare siciliano, in cui sembra di entrare in un regno speciale: il Castello di Sciacca in provincia di Agrigento. In realtà non è un vero e proprio maniero in stretto senso architettonico, è più una fortezza che si rivela uno scrigno di arte, creatività ed estro, a tal punto da essere chiamato anche “Castello Incantato“.

Il Castello Incantato e la sua assurda storia

Il Castello Incantato si trova alle pendici del Monte Kronio ed è un vero gioiello di Sciacca, affascinante borgo siculo lambito da un mare cristallino e caratterizzato da un profilo colorato grazie alle sue case, la ceramica e le celebri acque termali (e per i più festaioli anche il Carnevale).

Un luogo che è un vero e proprio giardino-museo a cielo aperto, che nasce dal desiderio di una personalità artistica unica: Filippo Bentivegna. Basti pensare che la narrazione popolare lo considerava pazzo. Egli, infatti, fu costretto a scontare alcune vicissitudini che misero a repentaglio la sua salute fisica e mentale, tra cui una legnata in testa, ricevuta negli Stati Uniti dove era emigrato in cerca di fortuna, che gli procurò una lesione cranica per la quale fu dichiarato inabile al lavoro.

Costretto a rientrare in patria, decise di comprare un piccolo appezzamento di terreno poco fuori il centro abitato di Sciacca, iniziando un frenetico lavoro di scavo per recuperare la pietra necessaria alla creazione del suo Castello Incantato. Nel corso del tempo il giardino diventò il suo mondo in cui viveva rintanato, lontano da ogni rapporto con la società.

Una condizione che lo portò ad autoproclamarsi “Signore delle Caverne” a causa dei numerosi cunicoli da lui scavati. Ma non solo. Quelle rare volte che si aggirava per le vie del borgo siciliano lo faceva con un piccolo bastone tenuto in mano a mo’ di scettro, simbolo della sua maestà, ma solo fino al 1967, quando all’età di 78 anni, lasciando una stravagante galleria di sculture unica nel suo genere e certamente di non facile interpretazione artistica, Filippo Bentivegna morì.

giardino incantato sciacca

Il giardino-museo di Sciacca

La sua fu un’opera che, nel corso degli anni, non ricevette mai la giusta attenzione. Il tutto perché Filippo era il “pazzo”. Infatti, dopo la sua morte, il maniero rimase per anni abbandonato e frutto di sciacallaggio.

Fortunatamente, alla fine degli anni ’60, un collaboratore di Jean Dubuffet, artista e teorico dell’Art Brut, riuscì a visitare il podere, riportando in dono a Dubuffet alcune “teste” di Filippo. Queste furono inserite nella sua personale collezione nel 1971, venendo poi esposte a Losanna, nel Museo dell’Art Brut nel 1976.

Proprio per questo, nel 1973, la regione Sicilia decise di acquistare il fondo dagli eredi e l’11 febbraio 2015 il Castello Incantato venne dichiarato bene culturale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana. Una storia, quindi, che ci insegna che i veri pazzi siamo noi ad averlo ignorato e deriso per tanti anni, e non Filippo Bentivegna che nella sua tragedia aveva trovato ispirazione.

Il significato del Castello Incantato e delle sue teste di pietra

Dalla pietra nuda, quindi, Bentivegna ha donato una forma alla sua vita e al dolore provato. Da qui affiorano le “anime” che abitano il Castello Incantato tramite affascinanti volti scolpiti nella roccia.

Un popolo rupestre di sudditi con cui l’eclettico artista viveva e parlava. Del resto, per ogni volto scolpito c’era una nome e una storia. Un susseguirsi di teste da osservare in religioso silenzio che si mescolano alla natura e alle grotte scavate dalle mani dello stesso scultore. E passeggiarci fa vivere una grande illusione: si è convinti di ammirare le tante opere, ma in realtà sono proprio quelle teste a guardare i passanti, accennando qualche tiepido sorriso.

castello incantato sciacca

Un angolo del Castello Incantato di Sciacca

Profili definiti, altri solo abbozzati, che conducono al cuore del giardino di pietra in cui si apre la piccola casetta dove Bentivegna viveva e riposava. Al suo interno diverse pitture murarie che raccontano il suo soggiorno negli Stati Uniti, in un’esplosione di speranza e tragedia: grattacieli che si librano verso l’alto, case e chiese, uno specchio di pesci in cui i grandi inglobano i piccoli. Una traccia di malinconia e tristezza, senza trovare una vera e bramata accoglienza.

Del resto, l’obiettivo di Filippo Bentivegna era quello di recuperare la memoria da quando fu ferito gravemente alla testa in quel Paese, l’America, che profumava di speranza e futuro. Un’enorme delusione percepita al massimo soprattutto quando, in seguito all’aggressione, fu lasciato in mezzo a una strada, forse da un rivale in amore. Si narra, infatti, che Filippo avrebbe voluto sposare una giovane donna statunitense, ma che la sua volontà fu interrotta violentemente.

Eppure la sua inquietudine ha trovato espressione, poiché  nel modo di vivere di Filippo esistevano dei tratti schizofrenici, ma senza che egli si allontanasse veramente e mai dalla realtà.

Sciacca, cosa vedere assolutamente

A prescindere dal Castello Incantato, che veramente consente di entrare in un’altra dimensione dove tutto è surreale e magico, merita certamente una visita anche il bel borgo di Sciacca.

Tra le attrazioni da visitare menzioniamo il Duomo (o Chiesa Madre), facilmente identificabile in Piazza Don Minzoni, che presenta una struttura tipicamente a croce latina, con tre absidi risalenti all’epoca normanna. Se già dall’esterno si può intuirne la maestosità, sono gli interni a stupire maggiormente, grazie all’affresco sul soffitto della navata centrale raffigurante l’Apocalisse (di Tommaso Rossi) e l’alternarsi di scene che hanno contraddistinto la vita di Maria Maddalena, poste nelle navate laterali.

Affascinante anche il Palazzo Steripinto, una dimora aristocratica realizzata agli inizi del 1500 da Antonio Noceto in stile catalano-gotico, che è forse una delle più incredibili testimonianze dell’arte costruttiva del luogo. La sua peculiarità? La fitta serie di bugne di pietra che rivestono la facciata a punta di diamante, con ornamenti di smerli e bifore che creano un effetto decorativo singolare. Un vero e proprio tripudio di colori e di sfarzosità.

Ma Sciacca è anche sinonimo di mare irresistibile e spiagge da sogno come, per esempio, il lido situato nei pressi di Capo San Marco. Un angolino in cui rifugiarsi per rilassarsi tra sole, mare limpido e fondale basso.

Insomma, Sciacca è un vero e proprio scrigno di tesori adatti a tutte a le esigenze, ma è anche il luogo perfetto per fare un salto nel mondo dei sogni, grazie al suo incredibile Castello Incantato abitato da tantissime e bizzarre teste di pietra.

Sciacca cosa vedere

Il bel borgo di Sciacca

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I vicoli di Roma ora celebrano l’eternità di Monica Vitti

Si è svegliata diversa, un po’ triste e malinconica Roma, costretta a dare l’ultimo saluto a Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, romana da ben sette generazioni. Ed è per lei che le strade, le piazze e i quartieri della capitale continuano a parlare, a preservare la sua immensa ed eterna eredità.

La storia d’amore tra la città e Monica Vitti è antecedente alla stessa nascita dell’indiscussa star del cinema italiano, perché qui sono conservate le sue origini. Un destino già scritto e poi accolto a braccia aperte dalla musa italiana dei grandi registi, perché era qui, a Roma, che lei si sentiva a casa.

“Io amo questa città e i suoi colori” – aveva ammesso l’attrice – “e senza di lei Monica Vitti sarebbe molto più triste“. Come se quell’eternità, che apparteneva di diritto alla città e alla sua persona, fosse in qualche mondo un tacito patto di un unione destinata a durare per sempre.

L’omaggio a Monica Vitti

Così Roma la ricorda, la celebra e continua a parlare di lei all’alba della morte dell’attrice che si è spenta a 90 anni, a soli tre mesi di distanza dal suo ultimo compleanno. Lo fa nei pressi della sua abitazione romana dove è comparso un murales che la racconta con la sua meravigliosa autenticità. Lo sguardo magnetico, i capelli biondi e la bocca leggermente spalancata come a voler pronunciare il suo ultimo discorso. E pare quasi di poterla sentire la sua inconfondibile voce.

Così lo street artist Herry Greb si è fatto carico di rendere eterna l’attrice, ancora un po’ di più, attraverso un capolavoro murario che è destinato a entrare in quell’itinerario che comprende tutti i luoghi che ricordano Monica Vitti.

Il murales si trova nel cuore di Roma, in via del Vantaggio, e raffigura l’attrice intenta a mantenere tra le mani un David di Donatello. Sembra essere affacciata alla finestra e da lì vegliare sulla città e sui suo abitanti. La sua giacca è particolare, frammentata ma significativa e questo non è un caso: Greb si è lasciato ispirare da alcune delle locandine dei film nei quali l’artista aveva recitato.

Un omaggio all’eternità di Monica Vitti che esiste e persiste in tutta la città di Roma. Alcuni mesi fa, infatti, in occasione del giorno del compleanno dell’attrice, nei quartieri più iconici della capitale sono comparse delle opere murali, fotografie in bianco e nero che celebrano con la scritta “Monica amore nostro” l’immensità dell’attrice. Ora anche il Pigneto, via dei Fienaroli e Trastevere parlano di lei.

Roma vista negli occhi di Monica Vitti

E sono tanti i luoghi che parlano di Monica Vitti, in realtà. L’intera città lo fa perché è stata la cornice di tutta la sua vita, della sua carriera e dei suoi amori. Come un set cinematografico con le luci perennemente accese.

E possiamo ancora vederla, lei, davanti alle strutture lineari del quartiere dell’Eur nel film di Michelangelo Antonioni o nella Tosca, che corre verso Castel Sant’Angelo. E poi possiamo immaginarla nel cuore di Roma, in via Francesco Crispi nella casa dove è nata, lì dove passeggiava. O a Villa Borghese, dove è stata avvistata a passeggiare prima della sua morte.

Un bar nella capitale, situato in viale di Villa Massimo, nei pressi di Piazza Bologna dove l’attrice ha vissuto, conserva uno dei suoi ricordi più preziosi: è lì che Maria Luisa Ceciarelli  ha scelto il suo nome d’arte, ha scelto di essere Monica Vitti.

E tra i vicoli, le strade e le piazze della città sembra ancora di poterla vedere perché loro parlano di lei, evocano la sua immagine e il suo talento, proprio lì a Roma dove la sua Polvere di Stelle continua a brillare.

Murale dello street artist Herry Greb dedicato a Monica Vitti

Murale dello street artist Herry Greb dedicato a Monica Vitti

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Green Pass senza scadenza e addio alle zone rosse

Anche in Italia, come in molti altri Paesi d’Europa, le regole relative al contenimento della diffusione del Covid-19 vengono allentate sempre di più. Tante sono le novità degli ultimi giorni, ma per quanto riguarda i viaggi le più importanti sono certamente quelle legate al Green Pass.

Green Pass senza scadenza

Una notizia che era nell’aria da tempo e che (finalmente) è diventata realtà: il Green Pass, per coloro che si sono sottoposti alla terza dose di vaccino, o che hanno completato il ciclo di vaccinazione primario e sono guariti dal Covid, ha scadenza illimitata.

Prolunghiamo la vigenza del Green Pass dopo il booster“. “Oggi è di 6 mesi e non avendo ancora le nostre autorità scientifiche individuato un percorso per la quarta dose, che sarà oggetto di un confronto sul piano tecnico-scientifico, la valutazione del Governo è di non porre limiti alla durata del Green Pass dopo il booster“, ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri sulle nuove misure di contrasto al Covid-19.

Rimane invariata, invece, la validità del Green Pass per coloro che si sono sottoposti a due dosi o al vaccino monodose: a partire dall’1 febbraio la scadenza è di 6 mesi dal completamento della vaccinazione e non più di 9.

Cosa bisogna fare per aggiornare il Green Pass

Il Ministero della Salute provvederà ad aggiornare automaticamente la piattaforma e il Certificato Verde. Un adeguamento che però dovrebbe avvenire solo nel momento in cui il decreto verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Zona rossa solo per i non vaccinati

Un’ulteriore novità riguarda le fasce di colori regionali. Infatti, verranno eliminate le restrizioni, anche in zona rossa, per tutte le persone che si sono vaccinate contro il Covid-19.

Ciò vuol dire che i divieti previsti nelle eventuali aree ad alto rischio rimarranno in vigore esclusivamente per le persone non vaccinate. In sostanza, chi avrà un Green Pass valido da vaccinazione o guarigione potrà condurre una vita normale e senza più distinzioni tra i colori delle regioni.

Arrivi dall’estero, le novità

Le norme sugli arrivi dall’estero sono già state allentate alcuni giorni fa e sono in vigore a partire dall’1 febbraio (per tutte le novità potete cliccare qui). Ma ulteriori sono arrivate con l’ultimo Consiglio dei Ministri.

Come risaputo, la scadenza del Green Pass in Europa è di 9 mesi, mentre all’interno dei confini nazionali è di 6. Tradotto vuol dire che per i rientri o gli arrivi dall’estero in Italia, il Green Pass dura 9 mesi, mentre per partecipare alle attività sul territorio nazionale ne vale 6, a meno che non ci si sia sottoposti alla terza dose di vaccino o che si sia guariti dal Covid dopo il completamento del ciclo vaccinale primario.

Per questo motivo, ai soggetti provenienti da uno Stato estero in possesso di un certificato rilasciato dalle competenti Autorità sanitarie estere di avvenuta guarigione o vaccinazione, con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, nel caso in cui siano trascorsi più di 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario o dall’avvenuta guarigione dal Covid, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali sul territorio nazionale sussiste l’obbligo di possedere il Green Pass rafforzato, previa effettuazione di un tampone antigenico rapido (entro le 48 ore) o molecolare (entro le 72 ore) con esito negativo.

Nell’eventualità di vaccinazioni con sieri non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, l’accesso ai servizi e alle attività è consentito in ogni caso a seguito dell’effettuazione di test rapido o molecolare (nelle stesse tempistiche riportate sopra).

Una norma che prende in considerazione una raccomandazione dell’Unione europea e che si è resa necessaria perché in altri Paesi del mondo il Green Pass ha una validità più lunga che da noi, 9 mesi contro 6. Chi arriva da fuori, quindi, dovrà fare il tampone per accedere a una lunga serie di servizi, come entrare in hotel o andare al ristorante.

Le novità sulle mascherine

Infine, vi ricordiamo che a breve non sarà più obbligatorio indossare le mascherine all’aperto. Nel dettaglio: dall’11 febbraio sarà necessario indossare i dispositivi di protezione esclusivamente nei luoghi al chiuso. Nei bar e nei ristoranti va messa soltanto quando ci si alza dal tavolo.

Nei cinema e nei teatri va indossata sempre. Nelle palestre e nei centri sportivi soltanto quando si sta nelle aree comuni e si può naturalmente togliere quando si fa attività sportiva. Su treni, aerei, navi e su tutti i mezzi del trasporto pubblico locale è obbligatorio indossare le FFP2. I contatti stretti dei positivi con terza dose da meno di 120 giorni non fanno quarantena, ma devono indossare per dieci giorni la FFP2 e rispettare l’autosorveglianza.

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Il tesoro più bello di Venezia è un bovolo nascosto nella città

Non esistono strade qui, ma solo canali fiancheggiati da edifici architettonici rinascimentali e gotici di incantata bellezza, gli stessi che conducono nel cuore pulsante della città, quello dove nella piazza centrale si erge la grande basilica che conserva i mosaici bizantini, dove c’è il campanile la cui cima offre una fantastica visione sui tetti rossi che puntellano la laguna. Questa è Venezia, una città straordinaria intrisa di fascino e bellezza, di misteri e leggende, di angoli nascosti e tesori preziosi tutti da scoprire.

Ci sono i musei e le gallerie, i ponti e i giardini segreti e poi c’è un palazzo, situato nei pressi delle strade più battute dai turisti, che conserva un autentico gioiello. Un bovolo, per dirlo in dialetto, una scala a chiocciola che incanta e stupisce a ogni gradino percorso.

Scala Contarini Del Bovolo

Nei pressi di Campo Manin, dove campeggia il monumento dedicato all’omonimo patriota, una stretta strada laterale ci conduce al cospetto di un palazzo appartenuto a una delle famiglie più importanti e potenti della Serenissima: i Contarini. Fu proprio Pietro, discendente della famiglia, che verso la fine del 1400 fece realizzare una straordinaria e leggiadra scala a chiocciola, da qui il nome di bovolo, nel suo palazzo.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

L’incredibile costruzione, attribuita all’architetto veneto Giovanni Candi, si snoda in altezza per 26 metri ed è incastonata perfettamente all’interno di un cilindro murario. Sono 80, in tutto, i gradini monolitici che compongono in senso antiorario questa vorticosa salita verso il cielo di Venezia. Tutto intorno ci sono i mattoni e la pietra d’Istria, gli archi che affacciano sulla città di Venezia. C’è lo stile gotico, quello rinascimentale e quello bizantino che si uniscono e si fondono e si confondono creando un capolavoro d’arte e architettura da attraversare e contemplare.

Il viaggio all’interno di questo tesoro veneziano si conclude lì, sulla terrazza che offre una delle più splendide visioni della meravigliosa e romantica laguna.

Come visitare il tesoro nascosto di Venezia

I tesori sono fatti per essere protetti, ma anche per essere scovati. La Scala del Bovolo si trova a pochi minuti da Piazza San Marco, tuttavia bisogna prestare molta attenzione alla calle che si apre proprio a metà su Campo Manin. Alzate gli occhi perché la strada è indicata da una targa dove campeggia la scritta Scala Contarini del Bovolo. Una volta imboccata la via vi troverete al cospetto di questo monumentale gioiello veneziano.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

I biglietti per visitare il bovolo sono disponibili in loco o acquistabili online. Una volta dentro al palazzo Contarini resterete inebrianti dai colori e dai motivi floreali, dai dettagli ricchissimi e da quel tripudio di stili. Doverosa è una sosta al secondo piano dove è possibile accedere alla sala del Tintoretto che conserva alcune delle più importanti opere d’arte di Venezia realizzate tra il 1500 e il 1700.

Proseguendo verso l’alto, invece, si arriva alla terrazza panoramica, un belvedere segreto che offre una delle più belle visioni della laguna a ogni ora del giorno.

Curiosità

Secondo una leggenda popolare, Pietro Contarini fece costruire un’altra scala a chiocciola all’interno dell’edificio per raggiungere la sua camera da letto a cavallo.

Sulla terrazza del bovolo, invece, nel 1859, l’astronomo tedesco Ernst Wilhelm Tempel ha scoperto la cometa C/1859 e la nebulosa di Merope, una stella nella costellazione del Toro.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo, terrazza

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Il rifugio d’amore di Monica Vitti e Antonioni è in Sardegna

Una risata contagiosa, che racchiudeva mondi infiniti. Una voce roca che l’ha resa unica e inimitabile nel panorama cinematografico italiano, quel talento eccezionale che le permetteva di spaziare dal dramma alla commedia brillando nell’uno e nell’altra, come riescono a fare solo le vere stelle.

Si è spenta a 90 anni l’immensa Monica Vitti, attrice capace di interpretare ogni ruolo con intensa vitalità, ironia e carisma. Di bellezza e bravura ugualmente prorompenti, Maria Luisa Ceciarelli (questo il suo vero nome) è stata musa di registi del calibro di Ettore Scola, Mario Monicelli, Alberto Sordi e Michelangelo Antonioni. Con quest’ultimo, intrecciò una relazione artistica e sentimentale, diventando anche la protagonista nella celebre tetralogia cosiddetta “dell’incomunicabilità”. La coppia, per un po’ ha condiviso un nido d’amore speciale, in uno dei luoghi più belli della Sardegna.

Il rifugio d’amore di Vitti e Antonioni in Sardegna

A fare da sfondo alla storia d’amore tra Monica Vitti e Michelangelo Antonioni è la selvaggia e incontaminata Costa Paradiso, tra il blu del mare del Golfo dell’Asinara e un paesaggio granitico coperto dalla macchia mediterranea. Il territorio racchiude un tratto di costa della Sardegna nord-occidentale, ed è un sogno d’acqua cristallina e spiagge, panorami mozzafiato e piscine naturali delimitate da rocce scolpite dai venti.

È proprio qui che sorge una delle più importanti opere di architettura contemporanea della Sardegna. Venne battezzata “La Cupola” per via della sua particolare forma, e progettata dall’architetto Dante Bini come residenza estiva di Michelangelo Antonioni e Monica Vitti. La sua costruzione iniziò nel 1964 durante le riprese del film “Deserto Rosso”. Fu in quell’occasione che il regista conobbe l’imprenditore Pierino Tizzoni, che stava acquistando alcuni terreni sul mare sui quali costruire quello che poi sarebbe diventato il villaggio turistico di Costa Paradiso, oggi parte del territorio di Costa Rossa. Antonioni si innamorò perdutamente del fascino selvaggio di quei luoghi e affidò il progetto del rifugio d’amore suo e di Monica Vitti all’architetto che l’attrice aveva conosciuto durante le vacanze a Cortina d’Ampezzo.

Per realizzarla, venne utilizzata la tecnica sostenibile della binishell, successivamente ripresa in tutto il mondo, di cui il nido d’amore di una delle coppie più celebri del cinema di allora è stato l’esempio più famoso. Un’opera interessante dal punto di vista ingegneristico ma anche paesaggistico, perfettamente integrata con l’ambiente circostante, che divenne punto di incontro di tanti registi, attori, artisti e intellettuali dell’epoca.

La villa oggi versa in stato di totale abbandono, preda degli agenti atmosferici e del vandalismo. Nel 2015 il Ministero dei Beni Culturali, riconoscendone il notevole interesse culturale, ha vincolato la struttura al fine di tutelarla e salvaguardarla. Nel 2020 è stata candidata al Censimento dei Luoghi del Cuore del FAI, con lo scopo di riportare l’attenzione verso un bene culturale di importanza significativa a livello internazionale.

Costa Paradiso, uno dei luoghi amati da Monica Vitti

Scenario naturale di incomparabile bellezza, la Costa Paradiso, che in passato ha stregato anche Monica Vitti, è un villaggio residenziale su uno dei tratti più belli della celebre Costa Rossa in Gallura, dove il mare dai colori straordinari è lambito dalla costa rocciosa e frastagliata, e falesie dalle forme bizzarre. Da qui si gode dei più bei tramonti della Sardegna.

Le spiagge, tra cui la bellissima Li Cossi, sono selvaggi fazzoletti di sabbia e scogli, baie incantevoli che racchiudono gemme d’acqua salata, molte raggiungibili solo in barca o con lunghe camminate attraverso impervi sentieri. Un territorio di una bellezza che ha sicuramente commosso e ispirato la coppia Vitti-Antonioni, scenario naturale di una storia d’amore diventata immortale.

Rifugio amore Monica Vitti Antonioni Sardegna

La spiaggia di Li Cossi, tra le più belle di Costa Paradiso