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Scoperta una grotta importantissima: dove e cosa conteneva

Non si finiscono mai di scoprire meraviglie antichissime in grado di raccontarci molto di più sul nostro passato. Questo è quanto possono certamente affermare gli archeologi che ogni giorno riportano alla luce tesori preziosissimi, come quello che è appena stato ritrovato.

Cina, scoperta una grotta buddista

Solo qualche giorno fa vi avevamo raccontato del paradiso naturale intatto scoperto in Cina, e anche oggi siamo di nuovo qui a parlarvi di questo immenso Paese e della scoperta importantissima che vi è appena avvenuta.

Nella provincia settentrionale cinese dell’Hebei, che circonda completamente le municipalità di Tientsin e di Pechino, gli archeologi hanno riportato alla luce una grotta con all’interno ben 20 statue buddiste risalenti alla dinastia Ming (1368-1644). Il luogo preciso del ritrovamento è la città di Shahe e a quanto pare questa incredibile cavità misura 5,8 metri di larghezza e 2,8 metri di altezza.

Le 20 statue buddiste rinvenute sono in pietra e tutte con diverse posture ed espressioni. Sono state ritrovate su dei piedistalli fatti dello stesso materiale presente nella grotta, mente all’esterno della stessa, a ovest, è stata scoperta una tavola rupestre alta ben 2 metri e larga 0,69 metri.

Le dichiarazioni degli addetti ai lavori

A rendere noti questi interessantissimi ritrovamenti sono state le autorità locali preposte alla tutela dei reperti culturali. Han Zhigang, direttore dell’Istituto per la protezione dei reperti culturali della città di Shahe, ha dichiarato che l’iscrizione sulla tavola rupestre racconta che gli antenati di una famiglia locale si erano trasferiti da queste parti da un altro villaggio per tagliare gli alberi, coltivare i campi di montagna e realizzare statue buddiste.

Secondo Han è una rara iscrizione che testimonia il dissodamento del terreno e la costruzione di un villaggio. Ma non solo, questa iscrizione ha un importante valore storico per lo studio della produzione sociale e della vita della città di Shahe durante la dinastia Ming.

Anche perché, e per fortuna, la grotta è ben conservata e fornisce materiali importanti per lo studio della cultura locale delle grotte nella città di Shahe, come ha concluso Han.

L’importanza della dinastia Ming

Comprendere ancor più di quanto si conosce sulla dinastia Ming, e tutto quello che riguardava questo periodo storico, è molto importante poiché essa assunse il controllo assoluto della Cina dal 1368 al 1644.  La dinastia Ming promosse un periodo di rinascita culturale in Cina a tal punto che i mercanti cinesi tornarono ad avere un ruolo di primo piano spingendosi fino all’oceano Indiano. Le arti, in special modo quella della produzione di porcellana, raggiunsero traguardi straordinari e mai ottenuti prima

I mercanti cinesi in questa fase storica tornarono ad avere un ruolo fondamentale poiché raggiungendo terre lontane potevano anche esportare le rinomate ceramiche Ming: porcellana di varietà incredibile con nuove coperte colorate e nuovi smalti. Famose sono la coperta verde smeraldo dell’era Yongle, il rosso rubino dell’era Xuande, i doucai dell’era Chenghua, ed il “bianco e blu”.

Anche la religione e la filosofia ottennero un posto importante nella vita della dinastia Ming: il Taoismo prosperò durante il regno del devoto taoista Imperatore Jiajing (1521-1567), che fece edificare tre famosi templi a Pechino: il Tempio del Sole, il Tempio della Terra e il Tempio della Luna.

Sotto il regno dei Ming, inoltre, venne costruita una grande flotta composta da enormi navi dotate di quattro alberi con la stazza fino a 1500 tonnellate, oltre a venire organizzato un esercito di terra composto da un milione di uomini. In sostanza, secondo alcuni storici la Cina, all’inizio della dinastia Ming, era la nazione più evoluta della Terra.

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In Italia esiste un borgo pittoresco dove la follia è di casa

Nel cuore delle Marche, immerso nell’entroterra della regione a pochi chilometri dal mare, esiste uno dei luoghi più suggestivi, affascinanti e seducenti del nostro Paese.

Arroccato su un colle che domina il fiume Nevola, e circondato tutto intorno da vigneti e campi di girasole, Corinaldo è una delle mete turistiche d’eccellenza in Europa come testimonia il titolo di Borgo più bello d’Italia e la Bandiera Arancione conferita dal Touring Club Italiano.

È un patrimonio immenso e straordinario, quello del borgo marchigiano, che vede fondere storia, tradizione e spiritualità in un paesaggio che lascia senza fiato. Ma c’è qualcos’altro che affascina e attira viaggiatori e turisti da tutto il mondo, qualcosa che non si può spiegare ma solo scoprire e vivere: la follia che da sempre caratterizza questo luogo e i suoi abitanti.

Il paese dei matti e dei Santi

Matti e Santi hanno vissuto e convissuto in questo luogo per secoli lasciando testimonianze visibili e percettibili ancora oggi all’interno del borgo.

Perché Corinaldo è il Paese dei Santi lo sappiamo tutti. Qui, il 16 ottobre del 1980, nacque Maria Goretti, venerata come Santa e martire dalla Chiesa Cattolica. All’interno del borgo è possibile seguire un itinerario spirituale che ci porta alla scoperta dei luoghi della Santa, come la sua casa natale e il santuario che preserva le sue reliquie.

Perché il borgo in provincia di Ancona sia considerato folle, invece, non tutti lo sanno. Possiamo anticiparvi però che l’appellativo ha a che fare con gli abitanti del luogo e con le loro leggendarie storie, con curiosità e aneddoti che ancora oggi aleggiano misteriosamente tra le strade del paese.

I matti di Corinaldo

C’è un libro che spiega perfettamente perché Corinaldo è considerato il paese dei matti, o meglio, lo fanno le storie raccolte in questo testo. Ne I matti di Corinaldo di Mario Carafòli sono narrate alcune delle vicende che hanno contribuito a questo bizzarro appellativo ricavate dalle memorie del Cavalier Nicola Bolognini Bordi.

C’è la storia del signor Atavico, un cacciatore che tutte le notti svegliava le persone del paese per informarle sulle condizioni meteorologiche del giorno dopo. C’è quella del signor Gecco che, ubriaco, si gettò completamente nudo nella fontana del borgo e per questo venne arrestato. Si natta anche di un certo Pietrino Del Mosciuto che scrisse una lettera all’allora presidente del consiglio Francesco Crispi lamentandosi di non essere stato consultato prima di far entrare l’Italia in guerra.

Queste sono solo alcune delle bizzarre storie raccontante nel libro e che riguardano gli abitanti del luogo. Ma Corinaldo, tra tradizioni folcloristiche e luoghi leggendari, continua a stupire.

La casa di Scuretto, la leggenda del Pozzo e il Passaporto da Matto

Per scoprire le altre strambe storie di Corinaldo basta una passeggiata nel borgo. È attraverso questa che possiamo andare alla scoperta della casa di Scuretto, un bevitore accanito che per dimostrare al figlio di non spendere tutti i soldi nelle osterie del borgo fece costruire solo la facciata di una casa, per dimostrare ai suoi familiari che era una persona responsabile. La casa, in realtà, non fu mai costruita, ma al suo posto c’è la facciata con tanto di numero civico e finestre.

A Corinaldo celebre è anche la leggenda del Pozzo della Polenta, luogo iconico situato proprio sulla scalinata della Piaggia. La storia vuole che qui un contadino si gettò per raccogliere la polenta caduta nel pozzo senza risalire più. Le donne del paese, per sfamarlo, si recavano sul luogo ogni giorno per lanciargli salsicce e altri alimenti per sfamarlo.

E se questo ancora non vi bastasse per considerare Corinaldo un luogo folle, allora dovete raggiungere il borgo in occasione della Festa dei Folli che si tiene qui ogni anno dopo Pasqua. Una sorta di Carnevale dove colori, luci e manifestazioni sui generis si tengono tra le strade del borgo. Partecipando alla festa è possibile ottenere anche il Passaporto da Matto.

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Ristoranti stellati e low cost: gli imperdibili in Europa

Il binomio sapori e piacere ci accompagna da sempre e in ogni momento della vita, del resto quello della gola è l’unico vizio capitale che possiamo concederci. Una vera e propria esperienza di gusto alla quale non rinunciamo mai, né nella nostra quotidianità, né tanto meno in un viaggio.

Del resto sappiamo bene che la cultura, così come le tradizioni di un determinato luogo passano anche per i sapori, per le ricette antiche tramandate da generazioni e per le sperimentazioni gastronomiche più contemporanee.

Per questo oggi abbiamo scelto di fare un viaggio sensoriale e gastronomico con voi che ci conduce direttamente lì, tra i ristoranti stellati e low cost d’Europa.

Ristoranti stellati d’Europa

Consumare un pasto all’interno di un ristorante stellato Michelin è una vera e propria esperienza destinata a inebriare il palato e i senti. Un’avventura culinaria che tutti ci meritiamo nella vita.

Tuttavia a causa dei costi proibitivi di questi menù raffinati ed esclusivi molto spesso ci rinunciamo, soprattutto quando siamo in viaggio.

E invece, grazie a Chef’s Pencil, abbiamo scoperto che in Europa esistono almeno 10 ristoranti stelle Michelin all’interno dei quali è possibile consumare pasti deliziosi, raffinati e unici a meno di 30 euro. E vi anticipiamo che, purtroppo, nessuno di questi è in Italia. Scopriamoli insieme.

I ristoranti stellati Michelin più convenienti d’Europa

La classifica di Chef’s Pencil è stata stilata a seguito di un’analisi di oltre 500 menù di ristoranti Michelin in tutta Europa, per identificare i pasti più convenienti che comunque possono variare in determinati momenti dell’anno, nei weekend e nei fine settimana.

È emerso che, nel continente, esistono diversi ristoranti stellati che offrono un’esperienza gastronomica unica a prezzi contenuti. Pronti a segnarli tutti in agenda?

La prima tappa del nostro tour low cost e sensoriale inizia in Spagna dove troviamo L’Antic Molí a Ulldecona dello chef chef Vicent Guimerà Sales. A circa due ore di distanza da Barcellona, questo ristorante offre il menù stellato più economico del continente con un costo di soli 20 euro.

Dall’altra parte del Paese però, troviamo Silabario, ristorante di chef Alberto González Prelcic che offre un pasto stellato a un costo di 27 euro. Scontrini davvero contenuti, questi, se consideriamo che la Spagna ospita il ristorante più costoso del mondo.

Ci spostiamo ora in Francia che, inaspettatamente, detiene il record di ristoranti stellati Michelin più convenienti d’Europa. Lo avreste mai detto?

Gli indirizzi da segnare in agenda sono La Robe, a Montaigu, che offre un menù da di 24 euro a persona e Hostellerie la Montagne, a Colombey-les-Deux-Églises, che permette di consumare un pasto stellato a soli 25 euro.

Restiamo sempre in Francia e ci spostiamo a Mont-de-Marsan. È qui che troviamo Les Clefs d’Argent dove lo chef Christophe Dupouy offre un menu fatto di sapori e ricette locali, con un tocco esotico, a soli 25 euro a persona.

A Blainville-sur-Mer, con un budget di 26 euro, è possibile mangiare nel ristorante Le Mascaret. Con lo stesso prezzo possiamo deliziare il palato anche all’interno dell’Hotel Restaurant Le France a Villers-le-Lac.

Conclude la lista dei ristoranti francesi stellati ed economici La Grange de Belle-Église con un menu di 27 euro che porta la firma dello chef Marc Duval.

L’ultimo locale da raggiungere si trova in Ungheria, nella sua capitale. A Budapest, infatti, possiamo mangiare da Essência, ristorante stellato Michelin gestito dallo chef portoghese Tiago e sua moglie, a soli 25 euro deliziando il palato con le eccellenze della cucina locale.

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Cammini itinerari lago Viaggi

Lungo il Cammino Borlezza che porta fino al Lago d’Iseo

Con la bella stagione, non c’è niente di meglio che immergersi nella natura e ammirare gli incredibili panorami che il nostro territorio ci offre. E nell’immenso patrimonio paesaggistico che possiamo vantare ci sono anche fiumi, laghi, torrenti e sorgenti: proprio per valorizzare queste risorse idriche, nascono i Cammini d’Acqua. Tra le colline e i primi rilievi alpini del Bergamasco, questi itinerari ci portano alla scoperta di bellezze uniche al mondo. Come il Cammino Borlezza, che arriva sino al Lago d’Iseo.

Il Cammino Borlezza, natura magnifica

Il progetto Cammini d’Acqua nasce con l’intento di dare nuovo slancio al turismo lento sul territorio, valorizzando al contempo un patrimonio ambientale dal grande fascino, concentrandosi prevalentemente sulle vie d’acqua. L’idea è quella di sfruttare antichi sentieri già presenti e quasi completamente dimenticati, ma anche di creare nuovi itinerari per dare vita ad una rete di percorsi tematici. Le prime due sorprese sono già state presentate al pubblico.

Si tratta del Cammino dei Fontanili e del Cammino Borlezza, entrambi approntati nella massima tutela del paesaggio e della natura. Il secondo è quello che vogliamo andare ora a scoprire, un bell’itinerario da percorrere a piedi seguendo il corso del torrente Borlezza. Lungo ben 29 km, è un sentiero di media difficoltà perfetto per gli amanti del trekking, che conduce alla scoperta di alcune delle bellezze più suggestive dell’intera regione. Dipanandosi dalle pendici del Monte Pora, massiccio delle Prealpi Bergamasche, il cammino giunge sino al Lago d’Iseo, offrendo panorami da mozzare il fiato.

Songavazzo

Songavazzo

Le tappe più belle del Cammino Borlezza

Perché avventurarsi in questa lunga camminata tra la natura incontaminata del Bergamasco? L’esperienza outdoor lungo il Cammino Borlezza è senza dubbio inimitabile: si parte dalla sorgente di questo torrente dalle acque fredde e cristalline, seguendo il suo corso in verdi vallate e ampie praterie, attraverso boschi rigogliosi e canyon imponenti. Il sentiero conduce anche ad ammirare deliziosi paesini dove il tempo sembra essersi fermato: come il borgo di Onore o quello di Rovetta, che offrono alla vista bellissime architetture di gran pregio.

Il paesino di Songavazzo, con il suo maestoso campanile che spicca in mezzo al verde, regala poi una visione mozzafiato: è qui che si trova una delle Panchine Giganti sparse in tutta Italia, da cui si gode di un panorama incredibile sull’intera vallata circostante. Poco più distante, nel borgo di Cerete, ci sono splendide testimonianze di un passato in cui l’acqua aveva un ruolo di gran spicco. Qui sorge il Parco dei Mulini, dove antiche strutture con le loro imponenti ruote si sono perfettamente conservate, regalandoci un piccolo stralcio di vita quotidiana dei secoli scorsi.

Ancora, seguendo il torrente Borlezza, si incontra un altro paesaggio naturale a dir poco incredibile. Il corso d’acqua, deviato attraverso un canale artificiale, ha scavato nei millenni un canyon meraviglioso, oggi racchiuso all’interno del Parco della Gola del Tinazzo. La potenza dell’acqua si nasconde in questo panorama suggestivo, caratterizzato da rocce scavate e detriti che pian piano si sono accumulati sul letto del torrente. E a due passi da qui, finalmente, il Lago d’Iseo: si conclude così un cammino quasi magico, con uno scorcio che ripaga di tutti gli sforzi compiuti in questi lunghi chilometri.

Parco dei Mulini

Il Parco dei Mulini

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Parte il Treno di Dante, l’itinerario è favoloso

È di nuovo tempo di tornare a bordo del magnifico Treno di Dante, un viaggio indietro nei secoli che ci riporta ad uno dei periodi più floridi del nostro passato, in un intreccio di arte e storia – ma anche di paesaggi straordinari e tante prelibatezze locali da assaporare. In un lungo itinerario che ci conduce da Firenze a Ravenna, avremo la possibilità di scoprire parte dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese.

Il Treno di Dante, un viaggio straordinario

In un periodo in cui il turismo lento è tornato a spiccare tra le tendenze di viaggio, il treno sta diventando il mezzo di trasporto per eccellenza, soprattutto per scoprire le bellezze del nostro territorio. E adesso ne riparte uno davvero speciale: stiamo parlando del Treno di Dante, che per l’estate 2022 ha un programma ricco di appuntamenti. Dal 4 giugno al 10 luglio e dal 27 agosto al 30 ottobre (escluso il 10 settembre), tutti i sabati e le domeniche è prevista una partenza da Firenze a bordo di vagoni storici che ci permettono di fare un tuffo indietro nel tempo.

L’itinerario è lungo appena 136 km, ma è ricco di sorprese. A partire proprio dal treno: il Centoporte – uno dei pochi esemplari ancora presenti con la sua motrice storica – viaggia sulla linea ferroviaria Faentina, che fu la prima ad attraversare gli Appennini. A bordo sono disponibili 230 posti, suddivisi in tre classi: la prima e la seconda presenta divanetti imbottiti e ambientazioni in stile liberty semplicemente fantastici. Mentre la terza classe vanta ancora i caratteristici interni in legno, incluse anche le sedute – un po’ più scomode, ma sicuramente molto più suggestive.

Treno di Dante

Il Treno di Dante

Il Treno di Dante, l’itinerario favoloso

Il Treno di Dante è un viaggio attraverso l’Appennino Tosco-Romagnolo, sulle orme di Dante Alighieri durante il suo lungo cammino da Firenze a Ravenna. Paesaggi naturali incredibili, città d’arte famose in tutto il mondo e piccoli borghi medievali dove il tempo sembra essersi fermato: le sorprese, in questo splendido itinerario, sono tantissime. Si parte naturalmente dal luogo in cui nacque il celebre poeta, approfittandone per esplorare alcune delle sue bellezze – come la Casa di Dante e la Chiesa di Santa Margherita, dove avvenne l’incontro con Beatrice.

Una volta a bordo del treno storico, il paesaggio cambia in fretta. Addentrandosi tra colline ricoperte di vigneti e paesini suggestivi, si giunge a Borgo San Lorenzo: qui l’arte incontra la natura, con bellissimi sentieri perfetti per gli amanti del trekking. La seconda tappa è Marradi, nei pressi del quale si trova l’Eremo di Gamogna. Per raggiungerlo, c’è un antico cammino panoramico tutto da scoprire. Poi si riparte alla volta di Brisighella, inserito a pieno titolo tra i Borghi più belli d’Italia: la sua rocca è il punto d’osservazione ideale per ammirare i dintorni.

La fermata successiva è Faenza, storica cittadina neoclassica divenuta famosa in tutto il mondo per la sua produzione di raffinate maioliche, di cui si trovano testimonianze nelle numerosissime botteghe artigiane che arricchiscono il centro e nel Museo d’Arte Ceramica. Infine, si arriva a Ravenna: qui Dante completò la sua Commedia e riposò sino al suo ultimo respiro. La tomba del Sommo Poeta è un vero mausoleo in onore di uno dei più importanti letterati del nostro Paese. Prima di ripartire per fare rientro a Firenze, c’è tempo per ammirare alcune delle più suggestive architetture della città, come la Basilica di San Vitale che rappresenta uno degli esempi meglio conservati di arte bizantina.

Treno di Dante

Il Treno di Dante

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Le più belle Oasi del WWF che si possono visitare

Per immergersi nella natura della nostra penisola e scoprirne le meraviglie, la ricchissima biodiversità e la fondamentale importanza che riveste per la vita, non c’è niente di meglio che visitare le Oasi WWF: un turismo sostenibile, responsabile e formativo che permette di vivere in prima persona i tesori naturalistici del territorio e imparare divertendosi.

Ve ne presentiamo tre, tutte suggestive e sorprendenti, per toccare con mano la bellezza delle Oasi WWF in Italia e il loro ruolo chiave nella tutela dell’ecosistema: il Bosco di Vanzago, alle porte di Milano, l’Oasi toscana della Laguna di Orbetello e la Riserva Naturale “Le Cesine” in Puglia.

Il Bosco di Vanzago, la natura a pochi chilometri da Milano

Bosco Vanzago

Bosco Vanzago – Foto Michele De Pace

A soli 23 chilometri in linea d’aria dal Duomo di Milano, il Bosco WWF di Vanzago è una spettacolare area protetta e riserva faunistica, nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria presenti in Lombardia, dove fare il pieno di natura in ogni stagione e lasciarsi alle spalle il caos della metropoli.

Include due laghi dove osservare le anatre, le folaghe e gli aironi, verdi campi e prati sorvolati da variopinte farfalle e un’area “wilderness” formata dal bosco residuale che ospita una cinquantina di caprioli, simbolo dell’Oasi.

Non mancano una tradizionale cascina lombarda, la Gabrina, risalente ai primi del Novecento, che propone svariate iniziative per le famiglie e la possibilità di organizzare eventi, e il Centro Recupero Animali Selvatici che, ogni anno, accoglie circa 2500 esemplari in difficoltà.

La Riserva naturale offre inoltre riso e miele a chilometro zero.

La Laguna di Orbetello, tra le prime Oasi WWF nate in Italia

laguna Orbetello

Fenicotteri a Orbetello (foto F Cianchi)

850 ettari di zona umida costiera di importanza internazionale dal fascino unico: ecco l’Oasi Laguna di Orbetello, tra le prime WWF nate in Italia.

Le zone umide hanno da sempre affascinato pittori e poeti e a ragione: l’aria intensa, la luce radente, l’incontro dell’acqua con la terra, creano un ambiente di rara suggestione che permette di entrare in profondo contatto con la Natura.

La Laguna di Orbetello è l’habitat ideale di migliaia di uccelli: fenicotteri rosa, rapaci, pavoncelle, aironi, gru, oche e anatre, solo per citarne alcuni, osservabili dalle apposite postazioni distribuite nell’Oasi. Ma non è tutto: qui vivono anche tassi, volpi, istrici.

La splendida costa è ricoperta da profumata macchia mediterranea e la laguna salmastra è punteggiata da piccole isolette di limo dove cresce la tipica vegetazione palustre.

Infine, la riva interna è perfetta per rigeneranti passeggiate tra boschi di pioppi, frassini, olmi e sugherete.

La Riserva Naturale “Le Cesine”, ultimo tratto di paludi costiere in Puglia

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Le Cesine (Foto C. Liuzzi)

Nel cuore di una Zona Speciale di Conservazione nel comune di Vernole, Lecce, spicca la Riserva Naturale e Oasi WWF de Le Cesine, 348 ettari che rappresentano l’ultima zona di paludi costiere del Salento.

Scrigno di biodiversità di elevato valore naturalistico, è caratterizzata da differenti ambienti: boschi di pini d’Aleppo, plaudi costieri, boschi di leccio, gariga (piante arbustive basse) e stagni temporanei.

Si trova lungo una delle principali rotte di migrazione degli uccelli (sono 180 le specie che qui vivono nel corso delle stagioni), ospita ben 32 specie censite di orchidee spontanee, colorate farfalle, rospi, rane, tritoni, la testuggine palustre, il tasso e la faina.

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Idee di Viaggio Viaggi

Perché una passeggiata sull’Appia Antica è un’esperienza unica

La capitale d’Italia non finisce mai di sorprendere. Non è un caso che proprio nella città eterna giungono viaggiatori e turisti provenienti da ogni parte del mondo per scoprire le sue meraviglie antiche e moderne.

Meraviglie che si nascondo in ogni luogo di Roma, tra gli angoli, le piazze, li quartieri e anche tra le strade. Come tutti quei tesori preziosi che conserva la Via Appia Antica, una delle più importanti strade a livello nazionale dal punto di vista storico, culturale, architettonico e paesaggistico.

Percorrere l’Appia Antica, candidata alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO, è un esperienza unica che tutti dovremmo vivere almeno una volta nella vita. Un viaggio nel passato che permette di rivivere fasti antichi e mai dimenticati che appartengono alla nostra storia.

La Regina Viarum

La storia ci insegna che l’Appia Antica ha sempre avuto un ruolo fondamentale per gli abitanti di Roma e non solo. Costruita durante l’Impero Romano, per volere del Console Appio Claudio nel 312 a.C., è stata denominata Regina Viarium, ovvero la Regina delle strade. Del resto era suo il compito di rappresentare la città e la sua grandezza nel resto d’Italia.

La sua nascita è servita a collegare la città di Roma con il sud della nostra penisola, motivo per il quale la sua importanza è stata subito riconosciuta da tutti. A differenziarla da qualsiasi altra strada mai costruita prima non era solo la lunghezza, ma anche la presenza dei grandi blocchi di pietra che permettevano maggiore viabilità a qualsiasi mezzo e in ogni condizione climatica.

Oggi buona parte dell’antica strada non c’è più, ma restano molti tratti visibili e percorribili. Ed è lì che vi vogliamo portare per ripercorrere un pezzo della storia dell’Impero Romano attraverso le testimonianze che restano nel Parco Regionale.

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Via Appia Antica, Circo di Massenzio

Un viaggio nell’antica Roma

Quello che resta oggi dell’Appia Antica ha fatto sì che questa strada diventasse una delle mete più ambite e frequentate del turismo archeologico. Nel 2016, proprio per preservare e valorizzare ciò che resta della Regina Viarium, è stato istituito il Parco Archeologico dell’Appia Antica.

Partendo da Piazzale Numa Pompilio, fino alla Località Frattocchie/Santa Maria delle Mole, il parco si sviluppa per circa 16 chilometri ed è accessibile attraverso numerose porte d’ingresso che sono utilizzati come punti di partenza o di arrivo.

Il meraviglioso parco archeologico si configura come una delle aree protette urbane più grandi e importanti d’Europa, nonché un polmone verde nella capitale d’Italia. Passeggiando all’interno del Parco Regionale dell’Appia Antica, a piedi o in bicicletta, è possibile ammirare come archeologia e natura si siano fuse nel tempo creando un paesaggio eccezionale e mozzafiato.

Per agevolare questo viaggio nella storia dell’Antica Roma, il Parco Regionale ha suddiviso l’intera area in tre grandi sezioni che vanno  Da Porta Capena alla Tomba di Cecilia Metella, dalla Dalla Tomba di Cecilia Metella al Mausoleo di Casal Rotondo e dal Mausoleo di Casal Rotondo alla Loc. Frattocchie/Santa Maria delle Mole.

Chilometro dopo chilometro si palesano davanti agli occhi degli esploratori muri di cinta delle tenute suburbane, catacombe cristiane e chiese e poi, ancora, è possibile fare incontri ravvicinati con le rovine di antichi monumenti.

Lo scenario cambia improvvisamente quando si oltrepassano i confini del cuore di Roma per raggiungere i comuni di Marino e di Ciampino. I resti della cinta muraria lasciano spazio alla campagna romana che si apre a viste suggestive che raggiungono i Castelli Romani, mentre a fare da cornice ci sono le arcate degli antichi acquedotti.

Via Appia Antica

Via Appia Antica

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Scoperta sorprendente nella foresta: di cosa si tratta

Il mondo non smette mai di stupire: dopo la scoperta di un vero e proprio paradiso finora sconosciuto in Cina, anche un altro luogo del mondo ci ha regalato nuove meraviglie, e questa volta in mezzo alla foresta.

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In Italia esiste un tempio incastonato nella roccia: è bellissimo

L’Italia è un paese che non smette mai di stupire perché infinite sono le sue meraviglie. Alcune portano la firma di Madre Natura, altre dell’uomo. Altre ancora rappresentano la perfezione visibile e tangibile dell’incontro tra i due.

Ed è proprio nel Belpaese che troviamo una delle più alte e suggestive rappresentazioni della bellezza che esplode quando uomo e natura si incontrano.

Si tratta di un tempio incastonato nella roccia costruito proprio nel ventre dei massicci che dominano il territorio di Genga, nelle Marche, dall’architetto Giuseppe Valadier. Un capolavoro architettonico unico in Italia che lascia senza fiato.

Il Tempio del Valadier

Nel cuore più aspro e autentico delle Marche, esiste un territorio dominato da alte rocce che si incolonnano, una dopo l’altra, e che svettano verso il cielo fino a sfiorarlo, mentre tutto intorno spicca il verde di una vegetazione fitta e impenetrabile.

Ci troviamo dentro il Parco Naturale della Gola della Rossa di Frassassi, un luogo suggestivo e straordinario che crea un’atmosfera unica al mondo. Qui la natura, il tempo e gli agenti atmosferici hanno creano numerose grotte scavate nella roccia, ed è proprio in una di queste che si nasconde un tesoro prezioso.

Un piccolo tempio dalla forma esagonale voluto da Papa Leone XII, oltre due secoli fa, e progettato dall’architetto Giuseppe Valadier da cui l’edificio oggi prende il nome, che si configura come uno dei luoghi più suggestivi delle Marche e dell’intera Italia.

L’idea di Papa Leone XII, originario di Genga, era quello di realizzare un rifugio per tutti i fedeli che avrebbero potuto chiedere e ottenere il perdono, motivo per il quale l’interno della grotta è chiamato anche rifugio dei peccatori.

Il Tempio del Valadier divenne davvero un rifugio, e non solo per i fedeli, ma anche per gli abitanti della zona che qui si nascosero durante le invasioni ungheresi del X secolo.

Il tempio nella roccia

Oggi, il Tempio del Valadier, è diventata una meta imprescindibile per tutte le persone che arrivano nel Parco Naturale della Gola della Rossa e di Frasassi.

Tutto il fascino e la suggestione dell’edificio splendono ancora oggi, esattamente come ieri. Il tempio a pianta ottagonale e in stile neoclassico, è sormontato da una cupola ricoperta di lastre di piombo che sfiora la parte alta della grotta e con la roccia sembra fondersi, mentre il marmo dell’edificio sembra quasi illuminare l’oscurità della cavità.

A guardare il panorama nell’insieme è impossibile non emozionarsi. Sia da lontano che da vicino, l’armonia dell’incontro tra uomo e natura mette in scena uno spettacolo immutato ed eterno.

La costruzione in stile neoclassico è davvero una meraviglia, così come lo è anche il sentiero che conduce al tempio. Una strada immersa nel silenzio e nella natura dove è possibile rigenerare i sensi.

Si parte dall’ingresso delle Grotte di Frasassi per poi intraprendere un percorso in salita di facile difficoltà che conduce direttamente al tempio incastonato nella roccia. All’interno dell’edificio è possibile ammirare la riproduzione della statua Madonna col bambino di Canova.

Uno dei periodi più belli per visitare il Tempio del Valadier è dicembre, perché è qui che a Natale, dal 1981, si tiene uno dei più grandi e suggestivi presepi viventi del mondo.

Tempio del Valadier

Tempio del Valadier

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Dolomiti luoghi misteriosi lusso montagna piscine Vacanze natura Viaggi

Le piscine naturali e segrete incastonate tra le Dolomiti

Esiste un luogo incantato in Italia che sembra uscito da una fiaba. Un posto dove è possibile riscoprire tutta la bellezza della natura incontaminata e selvaggia che qui è assoluta protagonista.

Ci troviamo nel cuore del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e più precisamente nella Valle del Mis. Un gioiello naturale, questo, che si snoda tra diversi sentieri che partono dall’omonimo lago e che attraversano scenari mozzafiato.

Ci sono le cascate maestose e impetuose, ci sono i boschi lussureggianti e le aree verdeggianti. E ci sono i Cadini del Brenton, piscine naturali e segrete dall’acqua color smeraldo nascosti tra la natura selvaggia delle Dolomiti.

I Cadini del Brenton

È un’esperienza unica, quella che si vive una volta entrati nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Un’avventura che ci permette di entrare in contatto con la natura autentica e incontaminata, per rigenerare i sensi e incantare la vista, per vivere esperienze indelebili.

È qui, all’interno del parco, che pozze d’acqua dai colori intensi e brillanti si aprono improvvisamente davanti allo sguardo degli esploratori. Queste piscine segrete, che prendono il nome di Cadini del Brenton, si trovano nel territorio comunale di Sospirolo.

A crearli è stata la natura. I Cadini del Brenton, il cui nome deriva da catini, sono delle cavità naturali scavate dal Torrente Brenton che, con la sua forza erosiva, ha levigato le rocce fino a creare queste piscine disposte tra i ripiani rocciosi.

In tutto si contano più di dieci vasche naturali, anche se non tutte visitabili, che appaiono come pozze ricolme d’acqua dolce e che creano in questa zona del parco uno scenario fiabesco e magico.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton

Come raggiungere le piscine segrete delle Dolomiti

Dal Lago del Mis si snodano diversi sentieri che conducono alla scoperta delle meraviglie circostanti. Da una parte c’è l’itinerario delle cascate, che comprende le cascatelle del torrente del Brenton e la suggestiva Cascata della Soffia. Dall’altra, invece, troviamo i Cadini del Brenton, una delle attrazioni più belle e suggestive dell’intero territorio.

Per raggiungere e visitare le piscine segrete del parco bisogna percorrere un sentiero circolare che parte dal Ponte del Mis e che attraversa un piccolo e fitto bosco. Proprio al termine di questo ci si ritrova davanti alla meraviglia della natura: le vasche naturali si susseguono una dopo l’altra mettendo in mostra giochi di luce e di ombre che incantano lo sguardo.

Sono quindici, in tutto, i catini formati dal torrente Brenton, ma non tutti sono visibitabili. Alcuni, quelli posti più in alto, sono letteralmente circondati e immersi in una natura aspra e impervia. Gli altri dieci, invece, sono attraversabili grazie a  ponti in legno.

Attenzione però perché non è concesso fare il bagno in queste piscine naturali. Anche se davanti a tanta meraviglia il desiderio di tuffarsi può diventare impetuoso, il divieto imposto dall’Ente del Parco è un’azione necessaria per la conservazione dell’area dai rischi dovuti all’impatto umano.

La visita ai Cadini del Brenton è consentita nei mesi che vanno da marzo a novembre e il costo d’ingresso è di due euro a persona.

Cadini del Brenton

Cadini del Brenton