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La spiaggia (con relitto) più bella del Mediterraneo

Chiunque abbia inserito almeno una volta Zante nella propria travel wish list non può essere rimasto immune dalla bellezza di quella fotografia che immortala uno dei luoghi più belli e conosciuti dell’isola e forse del mondo intero.

Del resto, quella spiaggia bianca e fine e quel mare dalle mille sfumature di azzurro incantano come poche altre cose al mondo. Non stupisce che proprio questa baia sia stata scelta come cartolina rappresentativa dell’isola, della Grecia e forse dell’intero Mediterraneo.

E non importa quante volte abbiate visto in foto o dal vivo la spiaggia del Navagio perché la sua bellezza è destinata ogni volta a lasciare senza fiato.

La spiaggia che non c’era

Un viaggio in Grecia sa trasformarsi sempre in un’esperienza sorprendente, perché è qui, tra le Sporadi, le Cicladi e la terra ferma che la natura ha creato paesaggi e meraviglie mozzafiato, luoghi straordinari che sembrano sospesi nel tempo e nello spazio e che rappresentano uno dei più importanti patrimoni dell’intero Paese.

E guardando la spiaggia del Navagio sembra scontato trovare conferma di ciò che abbiamo appena detto. Eppure questo luogo, contrariamente a ciò che si può pensare, non è stato creato da Madre Natura, ma è nato inaspettatamente a seguito di un incidente diversi secoli fa.

La nascita della spiaggia del Navagio è una di quelle storie della buonanotte che possiamo raccontare ai bambini prima di andare a dormire. Ma badate bene perché non si tratta di una fiaba.

È accaduto tutto nel 1980 quando la motonave Panagiotis, un’imbarcazione utilizzata dai contrabbandieri, si è rifugiata nell’insenatura di San Giorgio delle Rocce, chiamata così in onore del monastero situato sulla falesia soprastante la spiaggia, per sfuggire alla Guardia costiera. Era una notte buia e tempestosa e l’equipaggio decise di rifugiarsi qui e di ripartire il giorno dopo.

La mattina seguente la nave si era arenata in una secca del fondale. In poco tempo la presenza dell’imbarcazione accumulò molto materiale sabbioso fino a creare una spiaggia bianchissima, un’insenatura suggestiva e straordinaria dove ancora oggi è presente il relitto della Panagiotis.

 Spiaggia del Navagio

Spiaggia del Navagio

Navagio: la spiaggia più suggestiva (e fotografata) del Mediterraneo

Incorniciata tra due maestose falesie che dominano il mare e svettano verso il cielo, la spiaggia del Navagio è diventata una delle attrazioni turistiche più apprezzate e frequentate di Zante e dell’intero Mediterraneo.

La spiaggia è situata sulla costa occidentale ed è incorniciata da una vegetazione lussureggiante che fa da contrasto all’azzurro del cielo e al turchese del mare. I colori che caratterizzano la baia, tipicamente caraibici, la rendono una delle più affascinanti di tutta la Grecia.

Ma quella del Navagio è anche la spiaggia più fotografata dell’intero Mediterraneo, non solo per i suoi colori, ma anche per la presenza del relitto incastonato proprio al centro della fine lingua di sabbia.

Le alte scogliere che incorniciano la spiaggia, e la proteggono alla stregua di un tesoro prezioso, non permettono di raggiungere la baia a piedi. Per arrivare a Navagio Beach, infatti, è necessario attraversare il mare.

Non si tratta di un’impresa impossibile però. Sono tantissimi, infatti, i tour giornalieri e i taxi boat che partono da Porto Vromi e che permettono ogni giorno a cittadini e turisti di raggiungere in questa meravigliosa insenatura.

C’è un altro modo, però, per contemplare la spiaggia del Navagio e la sua grande bellezza, ed è la vista che si può godere dall’alto delle falesie. A metà tra Volimes e Anafonitria, infatti, c’è un parcheggio che svolge la funzione di punto di osservazione della baia e del mare. La visione panoramica, da qui, è sublime.

 Spiaggia del Navagio

Spiaggia del Navagio

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La più bella ciclabile d’Europa: 2000 km attraverso 5 parchi nazionali

Durante la stagione bella, sono sempre più i turisti che si dedicano ad attività outdoor che permettano un ritorno ai ritmi più lenti. E il mezzo di trasporto slow per eccellenza è la bici: affrontando lunghe piste ciclabili immerse nella natura, si può godere di panorami incredibili e scoprire il lato più autentico di territori meravigliosi. In Europa c’è davvero l’imbarazzo della scelta, con ormai tantissimi percorsi ideali per una vacanza all’insegna dell’avventura. Ma la Green Velo è forse la ciclabile più suggestiva, con i suoi oltre 2000 km che racchiudono bellezze uniche al mondo.

La Green Velo in Polonia, un capolavoro

La Polonia è una destinazione turistica che, negli ultimi anni, ha acquisito un notevole fascino per i viaggiatori. Le sue splendide città d’arte, come Varsavia e Cracovia, sono solo parte delle meraviglie di questo territorio ricco di sorprese: è infatti impossibile non rimanere incantati dalla natura incontaminata e dai paesaggi rigogliosi che si snodano lungo tutto il Paese, da nord a sud. E qual modo migliore per andare alla loro scoperta se non in sella ad una bici? La Green Velo nasce proprio con questo proposito, ed è ben presto diventata una delle piste ciclabili più belle d’Europa.

Il suo percorso si dipana per oltre 2000 km, lungo il versante orientale della Polonia. Inaugurato nel 2015, affronta sia strade asfaltate che incantevoli sentieri circondati dai boschi, regalando ai ciclisti una vera e propria immersione nella natura. Verdi vallate e foreste incontaminate, fiumi spumeggianti e laghi d’acqua cristallina, città ricche di storia e piccoli borghi antichi: qui tutto è meraviglioso, e l’incredibile varietà di paesaggi che si possono ammirare (tra cui ben 5 parchi nazionali) garantisce una vacanza assolutamente indimenticabile.

Le tappe più belle della Green Velo

La Green Velo è una pista ciclabile davvero molto lunga, per cui è inevitabile dover scegliere alcune tappe da percorrere (a meno che non si abbia molto tempo a disposizione e un gran buon allenamento). Quali sono dunque le località più belle che si possono incontrare lungo questo itinerario? Il punto di partenza è l’incantevole regione di Masuria, conosciuta anche come Terra dei Mille Laghi. Il motivo è chiaro: deliziosi specchi d’acqua turchese punteggiano il territorio, regalando una visione mozzafiato. Non c’è posto migliore per rilassarsi un po’, dopo una bella pedalata.

Proseguendo pian piano verso sud, a dominare è ancora la natura: il suggestivo Parco Nazionale di Bialowieza è una riserva di grande importanza, dove oggi è possibile ammirare imponenti esemplari di bisonti europei. Se amate l’arte e l’architettura, una volta lasciati i fitti boschi di Bialowieza potrete andare alla scoperta di due meravigliose cittadine. La prima è Lublino, scrigno di storia e cultura – ma anche di specialità gastronomiche tutte da assaporare. La seconda è Zamosc, delizioso centro abitato rinascimentale da anni riconosciuto come Patrimonio UNESCO.

Tra i paesaggi più belli di questa regione, non possiamo fare a meno di annoverare quello del Parco Nazionale di Roztocze: qui è l’acqua a farla da padrone, tra fiumi impetuosi e splendide cascate. Il panorama cambia scendendo ancora più a sud. Antichissime montagne fanno da sfondo ad una natura selvaggia, dove si può ammirare i resti del suggestivo Castello di Krzyztopor e un vero capolavoro: la quercia più vecchia della Polonia. Infine, merita assolutamente una visita l’Itinerario dell’Architettura in Legno, un tuffo nella storia tra meravigliose chiese e antiche locande.

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Il Liberty palermitano entra in un circuito europeo

Le prestigiose testimonianze dell’Art Noveau che impreziosiscono la città di Palermo e che si sono salvate dal “Sacco di Palermo” durante gli anni Cinquanta e Sessanta, fanno ora parte dell’itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, circuito che mette in relazione le realtà più belle del Modernismo europeo, da Vienna a Bruxelles, da Barcellona a Riga, Nancy e Budapest.

Per l’occasione, durante la “Giornata europea dell’Art Noveau” venerdì 10 giugno, allo Stand Florio in Via Messina Marine sarà grande festa per celebrare l’ambito riconoscimento.

Il Liberty di Palermo riconosciuto dal Reseau Art Noveau Network

La Città metropolitana di Palermo, dopo la proposta di Legambiente Sicilia illustrata dal presidente Gianfranco Zanna, aveva formalizzato la candidatura a ottobre 2021 e adesso, durante l’Assemblea annuale del Reseau Art Noveau Network, è stata accolta con voto unanime e favorevole: i tesori architettonici di Palermo sono autentici tesori da scoprire e ammirare.

Il presidente di Legambiente Sicilia, Zanna, ha dichiarato come questo sia “un risultato eccezionale per la città e noi siamo particolarmente orgogliosi di aver contribuito al suo raggiungimento.
È così riconosciuta come grande valore culturale e sociale la stagione più interessante, ricca e prosperosa della città e che ha, inoltre, sicuramente dato vita alla più qualificante immagine identitaria della Palermo dell’epoca contemporanea”.

Entusiasmo e orgoglio anche nelle parole del sindaco Leoluca Orlando: “Si tratta di un prestigioso riconoscimento che attribuisce a Palermo e al suo Liberty una posizione di eccellenza internazionale, ulteriore ragione di attrattività per l’intera area metropolitana. È la conferma delle straordinarie bellezze della città che si sono salvate dall’orribile ‘Sacco di Palermo’.
Un risultato che è il frutto anche del prezioso lavoro di Legambiente che si è impegnata per riqualificare le bellezze del Liberty palermitano. Adesso è fondamentale costruire percorsi destinati alla fruizione e dunque alla valorizzazione di un itinerario culturale che è patrimonio di tutti“.

Tutta la meraviglia di uno stile inconfondibile

Il Liberty, o Art Noveau, arriva nel capoluogo siciliano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quando ville, palazzi borghesi e teatri vengono edificati grazie a questa innovativa espressione artistica ispirata alle numerose sfumature della Natura: le facciate ondulate presentano motivi che assomigliano a rampicanti e le vetrate catturano la luce.

Tra i molteplici esempi del Liberty a Palermo spicca Villa Igiea, costruita nel 1800 in stile neogotico e poi rimaneggiata con l’elegante e raffinato stile liberty dal grande architetto Ernesto Basile su commissione del nuovo proprietario Ignazio Florio: degno di nota il magnifico salone con affreschi di fanciulle tra papaveri, iris e melograni.

Altri deliziosi esempi del Liberty palermitano sono il Villino Favaloro, in Piazza Virgilio, anch’esso progettato e realizzato da Basile, con l’inconfondibile torretta ottagonale, il Chiosco Ribaudo di Piazza Politeama del 1916, e i due chioschi Liberty che fungono da cornice per il monumentale Teatro “Massimo” Vittorio Emanuele.

Ma non è tutto: cuore della Palermo Liberty, l’Hotel delle Palme cattura lo sguardo con la sua atmosfera d’altri tempi e il lusso discreto, e non da meno è il Villino Ida, realizzato da Basile per la sua famiglia.

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Più belle delle fiabe: le spiagge che sono rosa per davvero

Il mondo che abitiamo è pieno di meraviglie naturali sorprendenti e mozzafiato, così belle da non sembrare neanche vere. E non stupisce che alla base di quei viaggi che ci portano dall’altra parte del globo ci sia proprio il desiderio di vedere con gli occhi e toccare con mano questi spettacoli messi in scena da Madre Natura.

Visioni sublimi e idilliache che incantano e stordiscono i sensi, che sembrano appartenere a immaginari favolistici e surreali. Come le spiagge rosa.

E attenzione perché non si tratta di cartoline dipinte a mano, né tanto meno di filtri o ritocchi: le spiagge rosa sono reali e sono bellissime. Ecco dove si trovano.

Le spiagge rosa nel mondo

Non ci sono trucchi né inganni. C’è solo la generosità di Madre Natura che ha scelto di creare questi gioielli rari e preziosi che incantano da sempre e che ci spingono a volare anche dall’altra parte del mondo per incorniciare con lo sguardo questi paesaggi fiabeschi.

Il motivo della colorazione rosa della sabbia è stato rivelato e spiegato ampiamente dagli esperti. Grazie alla presenza di cristalli di corallo, briciole di rocce e frammenti dei gusci sfaldati degli organismi animali Foraminiferi, si viene a creare quella caratteristica sfumatura, ora accesa ora tenue, che contraddistingue in maniera unica questi gioielli naturali.

Anche se si tratta di un fenomeno spiegato, questo non intacca assolutamente tutta la suggestione che caratterizza questi luoghi. Perché a guardare le spiagge rosa del mondo sembra davvero che qualcosa di magico stia prendendo forma sotto ai nostri occhi.

Pantai Merah: la spiaggia rosa dell’isola di Komodo

Situata sulla suggestiva e incantata isola di Komodo, una delle più suggestive dell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda nel Mar Flores, Pantai Merah è una delle più belle spiagge di tutto il mondo. Le sfumature di rosa fanno da contrasto alle mille sfumature d’azzurro che caratterizzano l’acqua che bagna l’arenile creando atmosfere da fiaba.

Un paradiso per gli amanti delle immersioni ma anche per gli esploratori e gli avventurieri. Sull’isola, infatti, è possibile fare incontri ravvicinati con gli ultimi dinosauri esistenti sulla terra.

Pink Sand Beach: benvenuti alle Bahamas

Tra le spiagge rosa più belle troviamo anche la Pink Sand Beach, probabilmente una delle più famose di tutto il mondo. Situata ad Harbour Island, questa spiaggia è una vera meraviglia, non solo per il suo caratteristico colore rosa ma anche per quel mare strepitoso che bagna l’intera costa.

Tangsi Beach: il rosa dell’Indonesia

Torniamo in Indonesia, questa volta a Lombok. È qui che esiste una spiaggia straordinaria che si illumina di rosa quando il sole brilla alto nel cielo.

Durante alcuni momenti della giornata, infatti, Tangsi Beach si colora di un rosa cangiante, tutto merito dei minuscoli frammenti di corallo rosso situati nella sabbia che fanno faville sotto i raggi del sole.

Elafonissi: la spiaggia rosa della Grecia

Non dobbiamo volare per forza dall’altra parte del globo per vivere la nostra fiaba. A Creta, infatti, esiste una spiaggia meravigliosa per colori e atmosfere che attira ogni anno migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

La sabbia di Elafonissi è bianca come quella delle isole tropicali, caratteristica che ha fatto guadagnare al luogo l’appellativo di Caraibi della Grecia, ma è intervallata da sfumature rosa che incantano. Inoltre, proprio di fronte all’arenile, c’è una piccola isola collegata alla spiaggia da una lingua sabbiosa che appare e scompare durante le maree.

La spiaggia rosa d’Italia

Anche l’Italia ha la sua spiaggia rosa e siamo certi che questa non ha bisogno di presentazione. Si tratta della celebre e iconica Spiaggia Rosa dell’Isola di Budelli in Sardegna, apparsa anche nell’iconico film Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni.

Essendo stata depredata dai turisti per molti anni, la spiaggia nell’Arcipelago della Maddalena è stata sottoposta a tutela e resa inaccessibile. È possibile comunque ammirarla via mare con tour organizzati dalle guide dell’arcipelago.

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Il paradiso naturale che è l’antica dimora di Zeus

Esistono luoghi che sprigionano un’aura magica e che trasportano in una dimensione “altra”, sospesa nel tempo, custodi di un fascino leggendario: nel nord- est della Grecia, quella che fu l’antica dimora di Zeus e delle maggiori divinità greche, è uno di questi.

Stiamo parlando del Monte Olimpo, la montagna più alta del Paese, che raggiunge i 2917 metri sul livello del Mar Egeo con la cima Mytikas: le sue pendici sono disegnate da gole strette e boscose, ricche di cascate e grotte dove si pensava vivessero le divinità minori, mentre le 52 vette restano innevate per 8 mesi all’anno, spesso nascoste da una fitta coltre di nubi.

Alla scoperta della culla della mitologia greca

La vetta più alta e difficile della montagna, Mytikas, venne raggiunta per la prima volta nell’agosto del 1913 da un gruppo di alpinisti svizzeri, Frederic Boissonnas e Daniel Baud-Bovy, guidati dal greco Christos Kakkalos: da allora, circa 10.000 persone all’anno visitano il Monte Olimpo per scalare o fare escursioni, anche se pochissimi tentano le vette più alte, Mytikas appunto e Stefani (la dimora di Zeus).

Ma forse un asceta potrebbe aver scalato per primo la montagna: la Cappella del Profeta Elia, che svetta sulla vetta Prophitis Elias, fu costruita a un’altitudine di 2.800 metri nel XVI secolo ed è ritenuta la cappella più alta di tutto il mondo ortodosso.

Nel 1938 qui venne istituito il primo parco nazionale greco grazie alla straordinaria biodiversità della zona: si stima che vi siano ben 1.700 specie vegetali (il 25% di tutte quelle presenti in Grecia) oltre a 32 specie di mammiferi e 108 di uccelli.
Nel 1981 l’UNESCO ha classificato l’area del Monte Olimpo come Riserva della Biosfera.

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Monte Olimpo

Dove si trova l’antica dimora di Zeus e come raggiungerla

Il monte Olimpo svetta al confine tra le regioni della Tessaglia e della Macedonia: l’accesso più comodo alla montagna e ai suoi sentieri è dal villaggio turistico di Litochoro, a circa 418 chilometri a nord di Atene o 91 a sud-ovest di Salonicco.

  • Per chi si sposta in auto, la partenza ideale è da Salonicco, con poco più di tre ore di viaggio sulla A1, sulla strada a pedaggio E75 e sulla EO 13.
  • Con il treno, dalla stazione ferroviaria principale di Atene si arriva a Larissa e poi si prosegue per Litochoro: il villaggio turistico dista circa otto chilometri in taxi.
    La prima tappa del viaggio dura circa 5 ore mentre lo spostamento da Larissa a Litochoro soltanto 35 minuti.
    Se partite invece dalla stazione di Salonicco, il treno diretto impiega circa un’ora e dieci minuti per raggiungere Litochoro.
  • Il viaggio in autobus dalla stazione di Salonicco dura circa due ore e dieci minuti, inclusi i 50 minuti di attesa a Katerini.
    Da Atene invece ha una durata dalle sette ore e mezza alle otto ore e mezza, incluso lo scalo di 50 minuti a Katerini.

Cosa fare sul Monte Olimpo: escursionismo e arrampicate

Raggiungere il Monte Olimpo è un’occasione unica per ammirare panorami incredibili e praticare trekking, escursioni e arrampicate in un territorio che profuma di leggenda.

Un trekking completo dura dai due ai tre giorni e prevede il pernottamento in uno dei rifugi del Parco: i sentieri variano di difficoltà da III a VIII secondo gli standard internazionali dell’alpinismo.

Informazioni dettagliate per il trekking sull’Olimpo sono disponibili presso il Club di alpinismo greco (EOS) di Litochoros, dove trovare anche mappe e volantini con tutto ciò che è necessario sapere per affrontare in sicurezza i sentieri.

Chi non ha esperienza di alpinismo ma vuole comunque godersi la bellezza del monte leggendario, può affidarsi alle guide che offrono una varietà di percorsi per singoli e gruppi di diverse abilità, comprese le famiglie, e indicazioni utili su preparazione, attrezzatura e abbigliamento.

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Trekking sull’Olimpo

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AAA: Cercasi preside per scuola elementare su un’isola remota

E se non fosse solo la curiosità e la voglia di esplorare il mondo a spingervi a lasciare tutto e a ricominciare? E se ci fosse di mezzo anche il lavoro dei vostri sogni? Come per esempio quello di trasferirsi su un’isola remota per diventare insegnante dei 4 bambini che frequentano la scuola pubblica.

Se l’idea di cambiare vita è nella testa già da un po’, allora forse questa è l’opportunità che stavate cercando. L’isola di Foula, la più remota delle Shetland scozzesi ha appena aperto le candidature per la figura di un dirigente scolastico che andrà a lavorare nella scuola del territorio dove attualmente sono iscritti appena quattro alunni.

Un’opportunità che si presenta solo una volta nella vita, questa è la promessa che accompagna l’offerta di lavoro pubblicata sul sito web del Consiglio delle Isole Shetland. Ma vediamo nel dettaglio cosa comprende.

Lavorare come dirigente scolastico su un’isola remota

Si chiama Foula Primary School ed è la scuola elementare situata su un’isola remota di appena 30 abitanti. Qui non ci sono pub, né negozi e non è presente neanche la connessione Wi-Fi. Ma c’è la natura, selvaggia e incontaminata che domina tutto il territorio circostante, la stessa che è diventata la casa di moltissimi animali tra cui uccelli e pecore autoctone.

Foula è un’isola scozzese situata tra il Regno Unito e la Norvegia a circa 30 chilometri da Mainland, l’isola principale dell’arcipelago delle Shetland. Lungo appena otto chilometri, questo lembo di terra è raggiungibile via mare con traghetto.

La vita qui scorre lenta e silenziosa perché è la natura a dominare, a offrire una sensazione di pace che raramente si trova in altre parti del mondo. E lo conferma chi qui ha deciso di restare e chi, invece, sta per andare via.

Lo ha confermato anche Beverley MacPherson, l’ex preside della scuola elementare dell’isola attualmente in pensione. In un’intervista concessa alla BBC, infatti, la donna ha raccontato la sua esperienza di vita a Foula, un’avventura fatta di isolamento e di tranquillità, di contatto primordiale con la natura. Ha descritto inoltre il suo lavoro come dirigente scolastico come uno dei più rilassanti che abbia mai avuto in tutta la sua vita, ammettendo di essersi ritrovata in un ambiente molto bello e familiare.

Il lavoro dei sogni: l’offerta

La testimonianza dell’ex dirigente scolastico conferma che un trasferimento qui può davvero cambiare la vita. Ma cosa comprende l’offerta di lavoro all’interno della Foula Primary School? E a chi è destinata? Scopriamolo insieme.

La ricerca è aperta a una persona in grado di dirigere l’unico istituto scolastico dell’isola che attualmente ha solo quattro iscritti, gli unici bambini dell’isola. Il candidato scelto avrà uno stipendio di 61.00 sterline che corrispondono a circa 70.000 euro. A sua disposizione anche una casa vista mare con tre camere da letto.

La proposta prevede un contratto a tempo indeterminato con una disponibilità di 35 ore settimanali. Il ruolo da svolgere, invece, sarà quello di Vice Preside e Dirigente scolastico che lavorerà fianco a fianco con altri 4 professionisti.

Oltre alla qualifiche pertinenti al ruolo ricercato, l’offerta della scuola elementare di Foula specifica che il candidato perfetto dovrebbe avere un atteggiamento propositivo, spirito di iniziativa e di adattabilità. Meglio ancora se tra i suoi sogni c’è quello di diventare dirigente scolastico in una comunità isolana che vive a ritmo slow.

Per informazioni e candidature (aperte fino al 6 giugno) potete consultare il sito web del Consiglio delle Isole Shetland. Per dubbi e domande è stato messo a disposizione anche un numero di telefono per una chiacchierata informale e preliminare prima di fare il grande passo.

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Lungo il nuovo Cammino dei Fontanili: l’itinerario

Un territorio ricco di fascino, da scoprire passo dopo passo, tra sorgenti, corsi d’acqua, borghi, paesaggi, ma soprattutto attraverso un nuovo sistema di itinerari che offrono l’opportunità di conoscerne il patrimonio naturalistico, storico e culturale, valorizzando una delle sue risorse più importanti: l’acqua.

Sono i Cammini d’Acqua, il nuovo progetto sviluppato da Uniacque, l’azienda pubblica che dal 2007 gestisce il servizio idrico della Provincia di Bergamo, in collaborazione con la rivista “Orobie”. Due i nuovi percorsi già mappati e tracciati lungo le vie dell’acqua bergamasca: il Cammino dei Fontanili, lungo la Media Pianura Bergamasca, e il Cammino Borlezza, itinerario che segue il torrente Borlezza dal Monte Pora fino al Lago d’Iseo. Del secondo vi abbiamo già parlato qui: oggi, invece, vi portiamo alla scoperta di un altro imperdibile percorso.

I nuovi Cammini d’Acqua: l’itinerario dei Fontanili

L’acqua è il filo conduttore di questi splendidi cammini che porteranno alla scoperta di percorsi meno noti del territorio bergamasco. Entrambi gli itinerari sono destinati a creare una rete di sentieri tematici, mettere in relazione operatori locali e a essere integrati con il sistema di mobilità dolce già presente sul territorio bergamasco.

Si tratta di un primo step di mappatura, cui seguiranno nuovi percorsi in Val Brembana, il Sentiero Clanezzo-Bracca e il Sentiero Carona Laghi, e successivamente nell’Isola bergamasca. Il tutto con l’obiettivo di valorizzare il ruolo culturale, storico, naturalistico e antropologico che l’acqua riveste ancora oggi nello sviluppo delle comunità del territorio.

Percorrere in modalità slow l’itinerario dei Fontanili, circa 60 km pianeggianti, permetterà di andare alla scoperta di un ambiente unico e di un paesaggio fortemente caratterizzato da strutture di particolare interesse storico.

La vera attrazione del percorso sono, però, proprio i fontanili: opere di scavo, probabilmente di origine romana, atte ad intercettare la falda acquifera sottostante mediante tubi di ferro. Il primo fontanile che si incontra è la Fontana Armandi, oasi tra i campi, seguita da quello di Oneta a Sera e dalla Fontana del Carmen. Ma sono numerosissimi i fontanili, polle e risorgive che si possono incontrare nel verde di questo percorso ricco di fascino.

Le tappe più belle del Cammino dei Fontanili

Pensato sia per ciclisti esperti che per famiglie con bambini, l’itinerario dei Fontanili si sviluppa lungo la Media Pianura Bergamasca. Un percorso da fare a passo lento lungo i corsi d’acqua che sono elemento imprescindibile di questo straordinario paesaggio, ma anche motore di sviluppo delle comunità e dei borghi nati e cresciuti grazie a questa presenza unica e preziosa.

Il Cammino tocca luoghi ricchi di storia e cultura, come Romano di Lombardia, con l’antico nucleo medioevale e la grande Rocca Viscontea, Covo e Fara Olivana, scrigni di tradizioni e attrazioni da scoprire. Lungo il percorso ci si imbatte poi in Bariano, borgo di antica origine romana nella provincia di Bergamo, che ancora oggi presenta una grande quantità di cascine in aperta campagna che ne ricordano l’anima rurale.

Si incontra poi la suggestiva frazione di Masano, nel comune di Caravaggio, Pagazzano, dove ammirare l’affascinante castello, passando infine per le attrazioni di Spirano, Urgnano con la celebre rocca, e Cologno al Serio. Ogni passo conduce alla scoperta di tesori nascosti e cittadine ricche di sorprese, dove l’acqua è una risorsa da proteggere e allo stesso tempo da valorizzare.

Cammino Fontanili

Cammini d’Acqua: l’itinerario dei Fontanili

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Il “borgo dei mille gradini” diventa a pagamento

La particolarità di questo pittoresco borgo medievale affacciato sul Lago di Como sono i suoi tantissimi gradini intagliati nella roccia, tanto da essere soprannominato il “Borgo dei mille gradini”.

È proprio salendoli tutti, uno alla volta, col fiatone, che si respira la vera essenza di Corenno Plinio e, quando si raggiunge la cima dove si erge il castello medievale, con la cinta e le due torri merlate, sembra di fare un tuffo nel passato. Il castello venne costruito sui resti di alcuni edifici di epoca Romana, voluto nel XIV secolo dalla famiglia Andreani.

Una costruzione bellissima, se pensate che, al tempo, non era stata pensata per viverci ma per essere un rifugio per la popolazione in caso di pericolo. E ammirare il Lago di Como da qui vale tutta la fatica fatta.

Il borgo di Corenno Plinio

Deve il suo nome al console Romano Caio Plinio che, a Como, era nato e dove amava soggiornare. Sono pochissimi gli abitanti di Corenno Plinio: appena 16 persone, con un solo ristorante e pochissime attività. Sarà proprio per questa sensazione di “abbandono” – oltre alla tranquillità e all’assoluta bellezza del posto – che affascina tanto i turisti stranieri che ogni settimana arrivano qui per godersi la vista del lago e perdersi tra gli strettissimi vicoli del borgo.

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I vicoli di Corenno Plinio sul Lago di Como

In questo incanto di borgo si trova anche il vecchio molo, in fondo alle scalinate, dove sono ancora attraccate le barche dei pescatori, ma anche di chi ci vive. Microscopica è anche la spiaggia di sassolini bianchi che, con la bella stagione, invoglia chiunque a prendere posto per un bagno di sole o anche solamente per ammirare il bellissimo panorama del Lago di Como.

Un altro scorcio da visitare qui a Corenno è il Belvedere, dove si trovano dei “cilindretti forati”, come piccoli mirini, ognuno puntato su altre destinazioni tutte da scoprire. Appoggiate lo sguardo sui mirini e lasciatevi consigliare delle nuove mete che potrete visitare nei weekend liberi.

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Il porticciolo dei pescatori di Corenno Plinio

Questo è un borgo tutto da scoprire nei suoi sali-scendi, nelle viuzze strette che si aprono su antiche ville. E poi, casette di pietra addossate l’una all’alta, portoni di legno, sapientemente colorati e decorati, e angoli impreziositi da fiori.

Chi è rimasto a vivere qui sembra quasi abbia creato l’atmosfera giusta per rendere Corenno una vera opera d’arte, oltre a un luogo davvero incantato.

Il ticket d’ingresso

Per mantenere questo borgo il gioiellino che è ora, l’amministrazione locale ha deciso di inserire un ticket d’ingresso da 3 euro (2 per il biglietto ridotto) a partire dal 4 giugno 2022. Il progetto di rendere l’ingresso a Corenno a pagamento ha lo scopo di garantire un sostegno alla conservazione del bellissimo borgo, così come già avviene per il borgo di Civita di Bagnoregio, ed era previsto già prima del Covid-19, ma l’iniziativa era stata bloccata, ha spiegato il Sindaco del vicino Comune di Dervio, Stefano Cassinelli.

Per agevolare l’accesso al borgo ai visitatori, nella piazza Garibaldi, l’unica grande piazza di Corenno, accessibile direttamente dalla strada provinciale panoramica SP72, che corre lungo il lago e che attraversa altri deliziosi borghi, dove sorge anche la Chiesa San Tommaso di Canterbury, è stato aperto un ufficio turistico e sono state installate delle postazioni per la realtà aumentata nei punti di maggiore interesse turistico e storico.

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Le mura medievali di Corenno Plinio sul Lago di Como

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Il più bel modo per scoprire l’isola di Minorca

Minorca non è un’isola come le altre. Qui, all’ambiente, tengono molto. E non solo ora che il tema della sostenibilità è di grande attualità. Grazie alla sua vocazione ecologica e al paesaggio ancora piuttosto selvaggio, è stata dichiarata nel 1993 dall’Unesco riserva mondiale della biosfera.

La più piccola delle Baleari, l’”isola del vento”, è un piccolo gioiello naturale tutto da scoprire. E il modo migliore per farlo è percorrendo l’itinerario che le gira tutt’intorno, che tocca alcune delle spiagge più belle e famose di Minorca, che si addentra nell’entroterra attraversando il parco naturale S’Albufera des Grau, che regala scorci panoramici unici chiamato Camí de Cavalls.

Il Camí de Cavalls a Minorca

Lungo 185 chilometri, il Camí de Cavalls corre tutt’intorno la costa di Minorca e può essere percorso interamente in una settimana circa, o anche solo in parte. Lo si può fare a piedi – muniti di scarpe da trekking – , in mountain bike o a cavallo. Un modo slow e green per scoprire i segreti di quest’isola. Non tutti i tratti sono impegnativi, alcuni sono accessibili anche ai bambini, si può scegliere quello che più si addice alla propria preparazione atletica, insomma.

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Trekking lungo il Camí de Cavalls a Minorca

Essendo un percorso ad anello, si può iniziare in qualsiasi punto dell’isola, ma il km zero si trova nel porto di Mahón, il Capoluogo di Minorca, dove inizia la prima tappa. Il Camí è segnato con pannelli informativi che indicano il punto esatto del cammino, indicato con il numero GR 223, in cui ci si trova.

Il percorso si snoda attraverso le diverse zone dell’isola che, a Nord, sono più rocciose e impervie mentre, a Sud, più verdi e tranquille. Si possono ammirare antichi canyon scavati dai corsi d’acqua, ampie vallate, zone agricole fatte di pascoli, vigneti e uliveti, ma anche cittadine, siti archeologici, torri di guardia, fari, come quello di Favàritx, che spunta in mezzo al nulla su un suolo quasi lunare, o quelli di Punta Nati e di Cap d’Artrutx.

Le spiagge lungo il Camí de Cavalls

Per una sosta lungo il cammino – o anche solo per chi desidera fare una vacanza di solo mare -, sono tantissime le spiagge raggiungibili percorrendo il Camí de Cavalls. Tra queste, la famosa spiaggia di Arenal d’en Castell, nel piccolo Comune di Es Mercadal, dalla sabbia chiara e il mare cristallino.

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Le spiagge lungo il Camí de Cavalls a Minorca

Un’altra bellissima spiaggia che s’incontra è Cala Tirant, nei pressi di Fornells. La si scorge arrivando dall’alto restando abbagliati dalle sue acque color smeraldo. Per raggiungerla, si deve scendere una passerella di legno. La sabbia dorata e le dune che le fanno da cornice l’hanno resa una delle più suggestive di Minorca.

Il fondale trasparente e la sabbia sottilissima della spiaggia di Binimel-La non possono non invogliare chiunque a tuffarsi in questo paradiso. È un angolo assolutamente selvaggio, per questo molto amato anche da chi pratica naturismo. Per chi decide di fermarsi, non lontano c’è anche un’altra bellissima spiaggia chiamata Cala Pregonda.

Se si decide di percorrere il tratto che da Binimel-là porta alla tappa successiva del Camí, Els Alocs, quello più impegnativo di tutto l’itinerario (circa 9 km) si è ripagati da uno degli angoli più incontaminati della costa minorchina: quella di Cala Pilar. Questa grande spiaggia di sabbia dorata, raggiungibile con una lunga passerella di legno, è poco frequentata ed è un vero angolo di paradiso. Chi non percorre il Camí de Cavalls e la vuole comunque raggiungere deve lasciare l’auto a mezz’ora di cammino, spesso da fare sotto il sole e questo decisamente frena molti vacanzieri.

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La selvaggia Cala Pilar a Minorca

Una tranquilla baia con acque turchesi circondata da splendide scogliere è anche Cala Algaierens, conosciuta anche come La Vall, che si raggiunge dopo la tappa di Els Alocs. Questa spiaggia piace molto a chi decide di soggiornare nella cittadina di Ciutadella, che dista solamente 12 km, è che è una vera bomboniera fatta di strade acciottolate e di splendidi edifici storici, con diversi boutique hotel e appartamenti che si possono affittare.

Si resta assolutamente sbalorditi, però, quando, lungo il cammino, s’incontra Cala Morell, un piccolo porto naturale nella costa settentrionale non lontano di Ciutadella. È una spiaggia di ciottoli e sabbia, con scogliere scoscese e verticali tra le più impressionanti dell’isola. Oltre ad avere acque cristalline e profonde, perfette per gli amanti delle immersioni, qui si trova una delle più grandi necropoli dell’isola e un insediamento preistorico a picco sul mare. Ma non è tutto: in questo punto dell’isola si può notare chiaramente la geologia dell’isola, formatasi in periodi diversi, dapprima in quello primario e secondario e poi nel terziario ovvero 1,8 milioni di anni fa. Qui si può anche osservare il tramonto più bello di Minorca.

Sembra di stare ai Caraibi quando si arriva a Cala en Turqueta, la caletta più famosa di Minorca il cui nome non è un caso. Piccola, protetta da falesie e da una fitta macchia mediteranea, s’affaccia su un mare che più trasparente non c’è. Bellissima ma molto più grande è la spiaggia successiva lungo il cammino, Cala Galdana, a Sud di Minorca, nei pressi del Comune di Ferreries. Anche qui l’acqua è trasparente come poche, la sabbia finissima e i colori sono caraibici.

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La splendida Cala en Turqueta a Minorca

Piccola è bellissima è poi la spiaggia a Santo Tomás, circondata da una fresca pineta. È una delle più amate dalle famiglie con bambini perché offre anche bar e ristoranti, letti e ombrelloni ed è facilmente raggiungibile anche in auto.

È famosa per le sue dune di sabbia la tappa del Camí de Cavalls che arriva a Son Bou. Questa spiaggia che si getta gentilmente nel mare dalle acque turchesi è il luogo perfetto per le vacanze in famiglia, anche se spesso è molto ventilata e per questo frequentata dagli appassionati di surf.

Molto amata dalle famiglie è anche Cala en Porter, che dista circa 8 km da Son Bou proseguendo lungo il cammino. È uno spettacolo della natura per la sua bellezza selvaggia. È, infatti, una meravigliosa spiaggia naturale circondata da imponenti scogliere che la proteggono e la rendono molto sicura.

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Cala en Porter a Minorca

La tappa successiva è quella di Binissafúller, dove c’è una spiaggia di sabbia bianca, circondata da palme che crescono ai bordi della scogliera a picco sul mare. È una spiaggia piccolissima, sulla quale s’affacciano le vecchie case rimaste intatte lungo la costa che le conferiscono un grande fascino.

Sulla punta più a Sud di Minorca s’incontra a questo punto Punta Prima, chiamata “Sandy Beach” durante la dominazione britannica dell’isola nel XVIII secolo per via della sabbia bianca e fine. Il paesaggio qui è da cartolina, grazie ai colori e alla posizione della spiaggia con una piccola isola che si trova di fronte e che si chiama l’isola dell’Aire. Andando verso Est inizia un sentiero che arriva fino a Cala Alcalfar.

L’ultima spiaggia che s’incrocia lungo il Camí de Cavalls prima di tornare al punto di partenza che è Mahón è Cala de Sant Esteve, a Sud-Est dell’isola nel Comune di Es Castell. È una piccola insenatura rocciosa, con un ripido pendio che porta fino al mare su cui s’affacciano piccole case bianche e i vecchi moli. La baia è fiancheggiata dal Castell de Sant Felip e dal Forte Marlborough, costruito dagli inglesi all’inizio del 1700 e il 1716) e uno dei sette fari di Minorca, il Faro de Mahón, che dà accesso al porto più importante dell’isola delle Baleari.


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La spiaggia colorata col tramonto più bello di sempre

Esistono luoghi nel mondo che non smettono mai di incantarci. Posti che si trasformano, a ogni ora del giorno e in ogni momento dell’anno, in palcoscenici dove va in scena lo spettacolo più bello di sempre, quello creato da Madre Natura.

Sono i laghi, i parchi naturali, i deserti e i massicci montuosi. Sono le spiagge che ogni giorno regalano visioni uniche che lasciano senza fiato.

Come quella che si può ammirare sulla Pfeiffer Beach, la spiaggia arcobaleno situata nel Big Sur, che promette panorami straordinari, magici e incantati.

Pfeiffer beach

Pfeiffer beach

La Pfeiffer Beach sulla Pacific Coast Highway

Sognando la California non è solo il titolo di una canzone, ma una vero e propio omaggio al Paese degli Stati Uniti e a tutte le sue meraviglie. Elencarle tutte ci sembra un’impresa piuttosto ardua, per questo abbiamo deciso di concentrarci sulla costa del Big Sur, quella che comprende montagne che si innalzano a picco sull’oceano Pacifico e che si alternano a sabbie romantiche e calette segrete incastonate come gioielli tra scogliere e faraglioni.

Tra queste c’è Pfeiffer Beach, una delle spiagge più belle del mondo che da sempre incanta viaggiatori provenienti da ogni dove. Romantica, solitaria e lontana dalle rotte più battute dai sentieri di massa, questa spiaggia è un vero e proprio paradiso naturale.

La sua posizione è incredibile, del resto il Big Sur è uno dei luoghi più scenografici della California e della celebre Pacific Coast Highway. Percorrendola, e arrivando alla fine della Sycamore Canyon Road, ci troviamo davanti a questa spiaggia sabbiosa incorniciata da formazioni rocciose che emergono prepotentemente dall’acqua.

Tra queste c’è anche il Keyhole Arch, uno straordinario e maestoso arco di roccia che incornicia il sole al tramonto e che contribuisce a rendere ancora più magica la Pfeiffer Beach.

La spiaggia arcobaleno

La posizione della Pfeiffer Beach, così come anche la presenza delle formazioni rocciose, contribuiscono a renderla una delle spiagge più suggestive dell’intera California. Ma c’è un altro motivo che rende questo luogo unico e riguarda i colori che lo caratterizzano.

La sabbia di questa piccola spiaggia, infatti, è contraddistinta da sfumature che vanno dal viola al lilla e che, brillando al sole, creano una visione magica. Il colore violaceo è dovuto alla presenza del manganese arrivato fin qui dopo l’erosione della montagna che sovrasta l’arenile.

Ma la magia di Pfeiffer Beach non finisce qui perché quando questa è illuminata dal sole si trasforma in una spiaggia dai colori arcobaleno che lascia senza fiato. Quando il sole tramonta, e i suoi raggi attraversano il Keyhole Arch, la sabbia e l’acqua brillano al sole creando un caleidoscopio di colori romantici e tenui che incantano la vista.

Il viola che caratterizza l’arenile esplode in tutta la sua bellezza assumendo gradazioni di colori diverse – da qui l’appellativo di rainbow beachmentre l’acqua che accarezza la sabbia mette in scena incredibili giochi di luci e colori.

Pfeiffer Beach è bella sempre, a ogni ora del giorno e in ogni periodo dell’anno. Ma c’è un momento preciso in cui l’atmosfera diventa incantata ed è quello del tramonto, quando il sole attraversa l’arco e accende tutto intorno. E allora sì che inizia la magia.

Pfeiffer beach

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