Categorie
castelli Idee di Viaggio Viaggi

Le teste di pietra del Castello Incantato di Sciacca

C’è un luogo, situato sopra un terrazzo collinoso che precipita nello splendido mare siciliano, in cui sembra di entrare in un regno speciale: il Castello di Sciacca in provincia di Agrigento. In realtà non è un vero e proprio maniero in stretto senso architettonico, è più una fortezza che si rivela uno scrigno di arte, creatività ed estro, a tal punto da essere chiamato anche “Castello Incantato“.

Il Castello Incantato e la sua assurda storia

Il Castello Incantato si trova alle pendici del Monte Kronio ed è un vero gioiello di Sciacca, affascinante borgo siculo lambito da un mare cristallino e caratterizzato da un profilo colorato grazie alle sue case, la ceramica e le celebri acque termali (e per i più festaioli anche il Carnevale).

Un luogo che è un vero e proprio giardino-museo a cielo aperto, che nasce dal desiderio di una personalità artistica unica: Filippo Bentivegna. Basti pensare che la narrazione popolare lo considerava pazzo. Egli, infatti, fu costretto a scontare alcune vicissitudini che misero a repentaglio la sua salute fisica e mentale, tra cui una legnata in testa, ricevuta negli Stati Uniti dove era emigrato in cerca di fortuna, che gli procurò una lesione cranica per la quale fu dichiarato inabile al lavoro.

Costretto a rientrare in patria, decise di comprare un piccolo appezzamento di terreno poco fuori il centro abitato di Sciacca, iniziando un frenetico lavoro di scavo per recuperare la pietra necessaria alla creazione del suo Castello Incantato. Nel corso del tempo il giardino diventò il suo mondo in cui viveva rintanato, lontano da ogni rapporto con la società.

Una condizione che lo portò ad autoproclamarsi “Signore delle Caverne” a causa dei numerosi cunicoli da lui scavati. Ma non solo. Quelle rare volte che si aggirava per le vie del borgo siciliano lo faceva con un piccolo bastone tenuto in mano a mo’ di scettro, simbolo della sua maestà, ma solo fino al 1967, quando all’età di 78 anni, lasciando una stravagante galleria di sculture unica nel suo genere e certamente di non facile interpretazione artistica, Filippo Bentivegna morì.

giardino incantato sciacca

Il giardino-museo di Sciacca

La sua fu un’opera che, nel corso degli anni, non ricevette mai la giusta attenzione. Il tutto perché Filippo era il “pazzo”. Infatti, dopo la sua morte, il maniero rimase per anni abbandonato e frutto di sciacallaggio.

Fortunatamente, alla fine degli anni ’60, un collaboratore di Jean Dubuffet, artista e teorico dell’Art Brut, riuscì a visitare il podere, riportando in dono a Dubuffet alcune “teste” di Filippo. Queste furono inserite nella sua personale collezione nel 1971, venendo poi esposte a Losanna, nel Museo dell’Art Brut nel 1976.

Proprio per questo, nel 1973, la regione Sicilia decise di acquistare il fondo dagli eredi e l’11 febbraio 2015 il Castello Incantato venne dichiarato bene culturale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana. Una storia, quindi, che ci insegna che i veri pazzi siamo noi ad averlo ignorato e deriso per tanti anni, e non Filippo Bentivegna che nella sua tragedia aveva trovato ispirazione.

Il significato del Castello Incantato e delle sue teste di pietra

Dalla pietra nuda, quindi, Bentivegna ha donato una forma alla sua vita e al dolore provato. Da qui affiorano le “anime” che abitano il Castello Incantato tramite affascinanti volti scolpiti nella roccia.

Un popolo rupestre di sudditi con cui l’eclettico artista viveva e parlava. Del resto, per ogni volto scolpito c’era una nome e una storia. Un susseguirsi di teste da osservare in religioso silenzio che si mescolano alla natura e alle grotte scavate dalle mani dello stesso scultore. E passeggiarci fa vivere una grande illusione: si è convinti di ammirare le tante opere, ma in realtà sono proprio quelle teste a guardare i passanti, accennando qualche tiepido sorriso.

castello incantato sciacca

Un angolo del Castello Incantato di Sciacca

Profili definiti, altri solo abbozzati, che conducono al cuore del giardino di pietra in cui si apre la piccola casetta dove Bentivegna viveva e riposava. Al suo interno diverse pitture murarie che raccontano il suo soggiorno negli Stati Uniti, in un’esplosione di speranza e tragedia: grattacieli che si librano verso l’alto, case e chiese, uno specchio di pesci in cui i grandi inglobano i piccoli. Una traccia di malinconia e tristezza, senza trovare una vera e bramata accoglienza.

Del resto, l’obiettivo di Filippo Bentivegna era quello di recuperare la memoria da quando fu ferito gravemente alla testa in quel Paese, l’America, che profumava di speranza e futuro. Un’enorme delusione percepita al massimo soprattutto quando, in seguito all’aggressione, fu lasciato in mezzo a una strada, forse da un rivale in amore. Si narra, infatti, che Filippo avrebbe voluto sposare una giovane donna statunitense, ma che la sua volontà fu interrotta violentemente.

Eppure la sua inquietudine ha trovato espressione, poiché  nel modo di vivere di Filippo esistevano dei tratti schizofrenici, ma senza che egli si allontanasse veramente e mai dalla realtà.

Sciacca, cosa vedere assolutamente

A prescindere dal Castello Incantato, che veramente consente di entrare in un’altra dimensione dove tutto è surreale e magico, merita certamente una visita anche il bel borgo di Sciacca.

Tra le attrazioni da visitare menzioniamo il Duomo (o Chiesa Madre), facilmente identificabile in Piazza Don Minzoni, che presenta una struttura tipicamente a croce latina, con tre absidi risalenti all’epoca normanna. Se già dall’esterno si può intuirne la maestosità, sono gli interni a stupire maggiormente, grazie all’affresco sul soffitto della navata centrale raffigurante l’Apocalisse (di Tommaso Rossi) e l’alternarsi di scene che hanno contraddistinto la vita di Maria Maddalena, poste nelle navate laterali.

Affascinante anche il Palazzo Steripinto, una dimora aristocratica realizzata agli inizi del 1500 da Antonio Noceto in stile catalano-gotico, che è forse una delle più incredibili testimonianze dell’arte costruttiva del luogo. La sua peculiarità? La fitta serie di bugne di pietra che rivestono la facciata a punta di diamante, con ornamenti di smerli e bifore che creano un effetto decorativo singolare. Un vero e proprio tripudio di colori e di sfarzosità.

Ma Sciacca è anche sinonimo di mare irresistibile e spiagge da sogno come, per esempio, il lido situato nei pressi di Capo San Marco. Un angolino in cui rifugiarsi per rilassarsi tra sole, mare limpido e fondale basso.

Insomma, Sciacca è un vero e proprio scrigno di tesori adatti a tutte a le esigenze, ma è anche il luogo perfetto per fare un salto nel mondo dei sogni, grazie al suo incredibile Castello Incantato abitato da tantissime e bizzarre teste di pietra.

Sciacca cosa vedere

Il bel borgo di Sciacca

Categorie
Notizie Viaggi

I vicoli di Roma ora celebrano l’eternità di Monica Vitti

Si è svegliata diversa, un po’ triste e malinconica Roma, costretta a dare l’ultimo saluto a Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, romana da ben sette generazioni. Ed è per lei che le strade, le piazze e i quartieri della capitale continuano a parlare, a preservare la sua immensa ed eterna eredità.

La storia d’amore tra la città e Monica Vitti è antecedente alla stessa nascita dell’indiscussa star del cinema italiano, perché qui sono conservate le sue origini. Un destino già scritto e poi accolto a braccia aperte dalla musa italiana dei grandi registi, perché era qui, a Roma, che lei si sentiva a casa.

“Io amo questa città e i suoi colori” – aveva ammesso l’attrice – “e senza di lei Monica Vitti sarebbe molto più triste“. Come se quell’eternità, che apparteneva di diritto alla città e alla sua persona, fosse in qualche mondo un tacito patto di un unione destinata a durare per sempre.

L’omaggio a Monica Vitti

Così Roma la ricorda, la celebra e continua a parlare di lei all’alba della morte dell’attrice che si è spenta a 90 anni, a soli tre mesi di distanza dal suo ultimo compleanno. Lo fa nei pressi della sua abitazione romana dove è comparso un murales che la racconta con la sua meravigliosa autenticità. Lo sguardo magnetico, i capelli biondi e la bocca leggermente spalancata come a voler pronunciare il suo ultimo discorso. E pare quasi di poterla sentire la sua inconfondibile voce.

Così lo street artist Herry Greb si è fatto carico di rendere eterna l’attrice, ancora un po’ di più, attraverso un capolavoro murario che è destinato a entrare in quell’itinerario che comprende tutti i luoghi che ricordano Monica Vitti.

Il murales si trova nel cuore di Roma, in via del Vantaggio, e raffigura l’attrice intenta a mantenere tra le mani un David di Donatello. Sembra essere affacciata alla finestra e da lì vegliare sulla città e sui suo abitanti. La sua giacca è particolare, frammentata ma significativa e questo non è un caso: Greb si è lasciato ispirare da alcune delle locandine dei film nei quali l’artista aveva recitato.

Un omaggio all’eternità di Monica Vitti che esiste e persiste in tutta la città di Roma. Alcuni mesi fa, infatti, in occasione del giorno del compleanno dell’attrice, nei quartieri più iconici della capitale sono comparse delle opere murali, fotografie in bianco e nero che celebrano con la scritta “Monica amore nostro” l’immensità dell’attrice. Ora anche il Pigneto, via dei Fienaroli e Trastevere parlano di lei.

Roma vista negli occhi di Monica Vitti

E sono tanti i luoghi che parlano di Monica Vitti, in realtà. L’intera città lo fa perché è stata la cornice di tutta la sua vita, della sua carriera e dei suoi amori. Come un set cinematografico con le luci perennemente accese.

E possiamo ancora vederla, lei, davanti alle strutture lineari del quartiere dell’Eur nel film di Michelangelo Antonioni o nella Tosca, che corre verso Castel Sant’Angelo. E poi possiamo immaginarla nel cuore di Roma, in via Francesco Crispi nella casa dove è nata, lì dove passeggiava. O a Villa Borghese, dove è stata avvistata a passeggiare prima della sua morte.

Un bar nella capitale, situato in viale di Villa Massimo, nei pressi di Piazza Bologna dove l’attrice ha vissuto, conserva uno dei suoi ricordi più preziosi: è lì che Maria Luisa Ceciarelli  ha scelto il suo nome d’arte, ha scelto di essere Monica Vitti.

E tra i vicoli, le strade e le piazze della città sembra ancora di poterla vedere perché loro parlano di lei, evocano la sua immagine e il suo talento, proprio lì a Roma dove la sua Polvere di Stelle continua a brillare.

Murale dello street artist Herry Greb dedicato a Monica Vitti

Murale dello street artist Herry Greb dedicato a Monica Vitti

Categorie
Green Pass Notizie Viaggi

Green Pass senza scadenza e addio alle zone rosse

Anche in Italia, come in molti altri Paesi d’Europa, le regole relative al contenimento della diffusione del Covid-19 vengono allentate sempre di più. Tante sono le novità degli ultimi giorni, ma per quanto riguarda i viaggi le più importanti sono certamente quelle legate al Green Pass.

Green Pass senza scadenza

Una notizia che era nell’aria da tempo e che (finalmente) è diventata realtà: il Green Pass, per coloro che si sono sottoposti alla terza dose di vaccino, o che hanno completato il ciclo di vaccinazione primario e sono guariti dal Covid, ha scadenza illimitata.

Prolunghiamo la vigenza del Green Pass dopo il booster“. “Oggi è di 6 mesi e non avendo ancora le nostre autorità scientifiche individuato un percorso per la quarta dose, che sarà oggetto di un confronto sul piano tecnico-scientifico, la valutazione del Governo è di non porre limiti alla durata del Green Pass dopo il booster“, ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri sulle nuove misure di contrasto al Covid-19.

Rimane invariata, invece, la validità del Green Pass per coloro che si sono sottoposti a due dosi o al vaccino monodose: a partire dall’1 febbraio la scadenza è di 6 mesi dal completamento della vaccinazione e non più di 9.

Cosa bisogna fare per aggiornare il Green Pass

Il Ministero della Salute provvederà ad aggiornare automaticamente la piattaforma e il Certificato Verde. Un adeguamento che però dovrebbe avvenire solo nel momento in cui il decreto verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Zona rossa solo per i non vaccinati

Un’ulteriore novità riguarda le fasce di colori regionali. Infatti, verranno eliminate le restrizioni, anche in zona rossa, per tutte le persone che si sono vaccinate contro il Covid-19.

Ciò vuol dire che i divieti previsti nelle eventuali aree ad alto rischio rimarranno in vigore esclusivamente per le persone non vaccinate. In sostanza, chi avrà un Green Pass valido da vaccinazione o guarigione potrà condurre una vita normale e senza più distinzioni tra i colori delle regioni.

Arrivi dall’estero, le novità

Le norme sugli arrivi dall’estero sono già state allentate alcuni giorni fa e sono in vigore a partire dall’1 febbraio (per tutte le novità potete cliccare qui). Ma ulteriori sono arrivate con l’ultimo Consiglio dei Ministri.

Come risaputo, la scadenza del Green Pass in Europa è di 9 mesi, mentre all’interno dei confini nazionali è di 6. Tradotto vuol dire che per i rientri o gli arrivi dall’estero in Italia, il Green Pass dura 9 mesi, mentre per partecipare alle attività sul territorio nazionale ne vale 6, a meno che non ci si sia sottoposti alla terza dose di vaccino o che si sia guariti dal Covid dopo il completamento del ciclo vaccinale primario.

Per questo motivo, ai soggetti provenienti da uno Stato estero in possesso di un certificato rilasciato dalle competenti Autorità sanitarie estere di avvenuta guarigione o vaccinazione, con un vaccino autorizzato o riconosciuto come equivalente in Italia, nel caso in cui siano trascorsi più di 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario o dall’avvenuta guarigione dal Covid, è consentito l’accesso ai servizi e alle attività per i quali sul territorio nazionale sussiste l’obbligo di possedere il Green Pass rafforzato, previa effettuazione di un tampone antigenico rapido (entro le 48 ore) o molecolare (entro le 72 ore) con esito negativo.

Nell’eventualità di vaccinazioni con sieri non autorizzati o non riconosciuti come equivalenti in Italia, l’accesso ai servizi e alle attività è consentito in ogni caso a seguito dell’effettuazione di test rapido o molecolare (nelle stesse tempistiche riportate sopra).

Una norma che prende in considerazione una raccomandazione dell’Unione europea e che si è resa necessaria perché in altri Paesi del mondo il Green Pass ha una validità più lunga che da noi, 9 mesi contro 6. Chi arriva da fuori, quindi, dovrà fare il tampone per accedere a una lunga serie di servizi, come entrare in hotel o andare al ristorante.

Le novità sulle mascherine

Infine, vi ricordiamo che a breve non sarà più obbligatorio indossare le mascherine all’aperto. Nel dettaglio: dall’11 febbraio sarà necessario indossare i dispositivi di protezione esclusivamente nei luoghi al chiuso. Nei bar e nei ristoranti va messa soltanto quando ci si alza dal tavolo.

Nei cinema e nei teatri va indossata sempre. Nelle palestre e nei centri sportivi soltanto quando si sta nelle aree comuni e si può naturalmente togliere quando si fa attività sportiva. Su treni, aerei, navi e su tutti i mezzi del trasporto pubblico locale è obbligatorio indossare le FFP2. I contatti stretti dei positivi con terza dose da meno di 120 giorni non fanno quarantena, ma devono indossare per dieci giorni la FFP2 e rispettare l’autosorveglianza.

Categorie
città Idee di Viaggio luoghi misteriosi Veneto Venezia Viaggi

Il tesoro più bello di Venezia è un bovolo nascosto nella città

Non esistono strade qui, ma solo canali fiancheggiati da edifici architettonici rinascimentali e gotici di incantata bellezza, gli stessi che conducono nel cuore pulsante della città, quello dove nella piazza centrale si erge la grande basilica che conserva i mosaici bizantini, dove c’è il campanile la cui cima offre una fantastica visione sui tetti rossi che puntellano la laguna. Questa è Venezia, una città straordinaria intrisa di fascino e bellezza, di misteri e leggende, di angoli nascosti e tesori preziosi tutti da scoprire.

Ci sono i musei e le gallerie, i ponti e i giardini segreti e poi c’è un palazzo, situato nei pressi delle strade più battute dai turisti, che conserva un autentico gioiello. Un bovolo, per dirlo in dialetto, una scala a chiocciola che incanta e stupisce a ogni gradino percorso.

Scala Contarini Del Bovolo

Nei pressi di Campo Manin, dove campeggia il monumento dedicato all’omonimo patriota, una stretta strada laterale ci conduce al cospetto di un palazzo appartenuto a una delle famiglie più importanti e potenti della Serenissima: i Contarini. Fu proprio Pietro, discendente della famiglia, che verso la fine del 1400 fece realizzare una straordinaria e leggiadra scala a chiocciola, da qui il nome di bovolo, nel suo palazzo.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

L’incredibile costruzione, attribuita all’architetto veneto Giovanni Candi, si snoda in altezza per 26 metri ed è incastonata perfettamente all’interno di un cilindro murario. Sono 80, in tutto, i gradini monolitici che compongono in senso antiorario questa vorticosa salita verso il cielo di Venezia. Tutto intorno ci sono i mattoni e la pietra d’Istria, gli archi che affacciano sulla città di Venezia. C’è lo stile gotico, quello rinascimentale e quello bizantino che si uniscono e si fondono e si confondono creando un capolavoro d’arte e architettura da attraversare e contemplare.

Il viaggio all’interno di questo tesoro veneziano si conclude lì, sulla terrazza che offre una delle più splendide visioni della meravigliosa e romantica laguna.

Come visitare il tesoro nascosto di Venezia

I tesori sono fatti per essere protetti, ma anche per essere scovati. La Scala del Bovolo si trova a pochi minuti da Piazza San Marco, tuttavia bisogna prestare molta attenzione alla calle che si apre proprio a metà su Campo Manin. Alzate gli occhi perché la strada è indicata da una targa dove campeggia la scritta Scala Contarini del Bovolo. Una volta imboccata la via vi troverete al cospetto di questo monumentale gioiello veneziano.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo

I biglietti per visitare il bovolo sono disponibili in loco o acquistabili online. Una volta dentro al palazzo Contarini resterete inebrianti dai colori e dai motivi floreali, dai dettagli ricchissimi e da quel tripudio di stili. Doverosa è una sosta al secondo piano dove è possibile accedere alla sala del Tintoretto che conserva alcune delle più importanti opere d’arte di Venezia realizzate tra il 1500 e il 1700.

Proseguendo verso l’alto, invece, si arriva alla terrazza panoramica, un belvedere segreto che offre una delle più belle visioni della laguna a ogni ora del giorno.

Curiosità

Secondo una leggenda popolare, Pietro Contarini fece costruire un’altra scala a chiocciola all’interno dell’edificio per raggiungere la sua camera da letto a cavallo.

Sulla terrazza del bovolo, invece, nel 1859, l’astronomo tedesco Ernst Wilhelm Tempel ha scoperto la cometa C/1859 e la nebulosa di Merope, una stella nella costellazione del Toro.

Scala Contarini del Bovolo

Scala Contarini del Bovolo, terrazza

Categorie
mare Notizie Sardegna Viaggi

Il rifugio d’amore di Monica Vitti e Antonioni è in Sardegna

Una risata contagiosa, che racchiudeva mondi infiniti. Una voce roca che l’ha resa unica e inimitabile nel panorama cinematografico italiano, quel talento eccezionale che le permetteva di spaziare dal dramma alla commedia brillando nell’uno e nell’altra, come riescono a fare solo le vere stelle.

Si è spenta a 90 anni l’immensa Monica Vitti, attrice capace di interpretare ogni ruolo con intensa vitalità, ironia e carisma. Di bellezza e bravura ugualmente prorompenti, Maria Luisa Ceciarelli (questo il suo vero nome) è stata musa di registi del calibro di Ettore Scola, Mario Monicelli, Alberto Sordi e Michelangelo Antonioni. Con quest’ultimo, intrecciò una relazione artistica e sentimentale, diventando anche la protagonista nella celebre tetralogia cosiddetta “dell’incomunicabilità”. La coppia, per un po’ ha condiviso un nido d’amore speciale, in uno dei luoghi più belli della Sardegna.

Il rifugio d’amore di Vitti e Antonioni in Sardegna

A fare da sfondo alla storia d’amore tra Monica Vitti e Michelangelo Antonioni è la selvaggia e incontaminata Costa Paradiso, tra il blu del mare del Golfo dell’Asinara e un paesaggio granitico coperto dalla macchia mediterranea. Il territorio racchiude un tratto di costa della Sardegna nord-occidentale, ed è un sogno d’acqua cristallina e spiagge, panorami mozzafiato e piscine naturali delimitate da rocce scolpite dai venti.

È proprio qui che sorge una delle più importanti opere di architettura contemporanea della Sardegna. Venne battezzata “La Cupola” per via della sua particolare forma, e progettata dall’architetto Dante Bini come residenza estiva di Michelangelo Antonioni e Monica Vitti. La sua costruzione iniziò nel 1964 durante le riprese del film “Deserto Rosso”. Fu in quell’occasione che il regista conobbe l’imprenditore Pierino Tizzoni, che stava acquistando alcuni terreni sul mare sui quali costruire quello che poi sarebbe diventato il villaggio turistico di Costa Paradiso, oggi parte del territorio di Costa Rossa. Antonioni si innamorò perdutamente del fascino selvaggio di quei luoghi e affidò il progetto del rifugio d’amore suo e di Monica Vitti all’architetto che l’attrice aveva conosciuto durante le vacanze a Cortina d’Ampezzo.

Per realizzarla, venne utilizzata la tecnica sostenibile della binishell, successivamente ripresa in tutto il mondo, di cui il nido d’amore di una delle coppie più celebri del cinema di allora è stato l’esempio più famoso. Un’opera interessante dal punto di vista ingegneristico ma anche paesaggistico, perfettamente integrata con l’ambiente circostante, che divenne punto di incontro di tanti registi, attori, artisti e intellettuali dell’epoca.

La villa oggi versa in stato di totale abbandono, preda degli agenti atmosferici e del vandalismo. Nel 2015 il Ministero dei Beni Culturali, riconoscendone il notevole interesse culturale, ha vincolato la struttura al fine di tutelarla e salvaguardarla. Nel 2020 è stata candidata al Censimento dei Luoghi del Cuore del FAI, con lo scopo di riportare l’attenzione verso un bene culturale di importanza significativa a livello internazionale.

Costa Paradiso, uno dei luoghi amati da Monica Vitti

Scenario naturale di incomparabile bellezza, la Costa Paradiso, che in passato ha stregato anche Monica Vitti, è un villaggio residenziale su uno dei tratti più belli della celebre Costa Rossa in Gallura, dove il mare dai colori straordinari è lambito dalla costa rocciosa e frastagliata, e falesie dalle forme bizzarre. Da qui si gode dei più bei tramonti della Sardegna.

Le spiagge, tra cui la bellissima Li Cossi, sono selvaggi fazzoletti di sabbia e scogli, baie incantevoli che racchiudono gemme d’acqua salata, molte raggiungibili solo in barca o con lunghe camminate attraverso impervi sentieri. Un territorio di una bellezza che ha sicuramente commosso e ispirato la coppia Vitti-Antonioni, scenario naturale di una storia d’amore diventata immortale.

Rifugio amore Monica Vitti Antonioni Sardegna

La spiaggia di Li Cossi, tra le più belle di Costa Paradiso

Categorie
linee aeree Notizie offerte Viaggi

L’incredibile offerta di Wizz Air, biglietti aerei a 4,99 euro

È valida solo per oggi l’offerta di Wizz Air per volare a prezzi a dir poco ridicoli fino al 31 marzo. Ci sono biglietti aerei a 4,99 euro (a tratta) per tantissime destinazioni.

Abbiamo cercato le mete più interessanti raggiungibili a prezzi bassi e abbiamo trovato voli da Milano Bergamo a Varsavia e da Napoli a Nizza che vi consigliamo di prenotare.

Perché andare a Varsavia

Conosciuta la “Parigi del Nord” per i sontuosi palazzi neoclassici e i larghi viali alberati, Varsavia è una delle città più affascinanti d’Europa da visitare almeno una volta nella vita. La splendida Capitale della Polonia è tra le mete più ambite ed è in grado di stupire grazie a scorci suggestivi e alle innumerevoli attrazioni che testimoniano la sua lunga (e spesso difficile) storia.

Se decidete di organizzare la prossima vacanza a Varsavia, ecco le cinque esperienze che non potrete assolutamente lasciarvi sfuggire.

  1. Perdervi nella Città Vecchia: Patrimonio dell’Unesco, sorprende per i molti esempi di architettura rinascimentale e barocca, che il luogo ideale dove respirare arte, cultura e storia. Passeggiate senza fretta e lasciatevi incantare dalla Piazza del Castello, Piazza del Mercato, cuore e simbolo di Varsavia, e dalla Residenza di Wilanow, la Versailles polacca circondata da un parco spettacolare.
  2. Visitare il Castello Reale: residenza ufficiale dei monarchi polacchi, distrutto dai nazisti e poi definitivamente ricostruito nel 1984, conserva gli arredi originali e custodisce una pregevole collezione di dipinti tra cui spiccano due opere di Rembrandt.
  3. Passeggiare per il Parco Lazienki: in passato residenza reale estiva, oggi è un museo che custodisce incantevoli edifici storici tra cui il Palazzo sull’Acqua, il Palazzo Myśliewicki, la Casa Bianca, l’Orangeria, nonché numerosi templi e statue. Il monumento più visitato è quello dedicato a Chopin, la cui sublime musica risuona nel parco da primavera ad autunno inoltrato.
  4. Mangiare gli Smalec: non c’è viaggio senza cibo e provare gli Smalec è un must. Sono crostini di pane spalmati con strutto, cipolla e maggiorana (e a volte un po’ di vodka), un antipasto dal sapore aromatico ma, al tempo stesso, delicato.
  5. Salire sul Pkin: questo Palazzo della cultura e della scienza ha visto, nel corso degli anni, l’esibizione di numerosi artisti. L’edificio è alto 237 metri e ha 42 piani, su cui si distribuiscono cinema, uffici, teatri, sale congressi, musei e una piscina. Al 30° piano c’è una terrazza panoramica, aperta ogni giorno, da cui godere di una vista mozzafiato sulla Capitale.
Varsavia rinata

Varsavia, in Polonia

Categorie
Curiosità litorali location serie tv Luoghi da film mare Viaggi

Le location del film “Travolti da un insolito destino”

Tra i film che hanno segnato la storia del cinema italiano merita un posto d’onore “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, una delle pellicole più amate di Lina Wertmüller, scomparsa lo scorso dicembre all’età di 93 anni. A fare da teatro naturale alle vicende dei due protagonisti sono alcuni dei luoghi più paradisiaci della Sardegna: ciò che non molti sanno è che, nonostante sembri che i naufraghi stiano su un’unica spiaggia, in realtà i lidi trasformati in set sono distanti tra di loro parecchi chilometri.

Travolti da un insolito destino: la trama

“Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” è un film del 1974 scritto e diretto da Lina Wertmüller, la quale ha reso celebri in tutto il mondo alcune delle location più belle d’Italia. Il film inizia a bordo di un lussuoso yacht, al largo della costa orientale della Sardegna, dove troviamo Raffaella Pavone Lanzetti (interpretata da Mariangela Melato), moglie di un facoltoso industriale milanese anticomunista, intenta a godersi una vacanza insieme ad alcuni amici, come lei ricchi e viziati. Durante il viaggio, non fa che ostentare la sua condizione sociale, umiliando i propri sottoposti, tra cui Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini), un marinaio siciliano comunista che nutre sentimenti di insofferenza e disprezzo verso i ricchi turisti.

La situazione si ribalta quando una mattina Raffaella si sveglia tardi e pretende di essere portata da Gennarino sulla terraferma con un gommone per raggiungere i suoi amici. A causa di un guasto al motore, la piccola imbarcazione naufraga su un’isoletta deserta. Lì, i ruoli improvvisamente si invertono: il timoniere, che ha sempre servito per sopravvivere, prende il comando e inizia a sfogare le proprie frustrazioni su Raffaella, la quale, non potendo da sola provvedere alla propria sopravvivenza, si vede costretta a elemosinarne l’aiuto. Nasce così un’insolita e travolgente passione tra i due.

Location film "Travolti insolito destino"

Cala Fuili, un vero paradiso sardo

Le splendide location del film

A fare da sfondo a uno dei film più amati di Lina Wertmüller sono gli incredibili paesaggi della Sardegna. Le scene sono girate lungo la costa orientale sarda, nel Golfo di Orosei, in provincia di Nuoro.

La spiaggia su cui sbarcano i due naufraghi è Cala Fuili, nel territorio di Dorgali, poco distante dalle Grotte del Bue Marino, caratterizzata da sabbia bianca mista a sassi con scogli affioranti qua e là. La si raggiunge scendendo una scalinata scavata nella roccia, dopo aver attraversato un fitto bosco di arbusti di macchia mediterranea. Una camminata che vale la fatica per la bellezza del panorama che si apre allo sguardo, nel contrasto tra il verde della vegetazione e il blu del mare. Un luogo amato dagli appassionati di immersioni e snorkeling, ma anche di arrampicata e trekking. Da qui, infatti, parte il sentiero che conduce fino alla spiaggia di Cala Luna, con le sue sfumature di azzurro, a cavallo fra il comune di Dorgali e quello di Baunei, anch’essa set di un’altra buona parte delle riprese di “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” .

La spiaggia della scena più celebre

La celebre scena in cui Mariangela Melato e Giancarlo Giannini si rotolano su una sabbia bianchissima è stata girata a Capo Comino, una distesa di sabbia bianchissima e finissima, alle cui spalle si innalzano enormi dune, tra le più grandi della costa orientale della Sardegna. Un vero e proprio paradiso terrestre, parte dell’omonima borgata turistica di Siniscola, che forma un unico litorale con s’Ena ‘e sa Chitta, ‘la spiaggia dei confetti’.

Infine, il porto che fa da sfondo all’elicottero che si alza in volo per l’ultima scena del film è ad Arbatax, in Ogliastra. Gli stessi luoghi furono scelti anche per il remake “Travolti dal destino “(Swept Away) di Guy Ritchie, con Madonna e Adriano Giannini.

Capo Comino

Le bellissime dune di Capo Comino

Categorie
Cammini trekking vacanze avventura Viaggi

Lungo il Sentiero dei Ducati, un cammino storico

Nulla è più affascinante di un lungo cammino in mezzo alla natura, soprattutto se questo ci conduce alla scoperta di così tanti paesaggi diversi. Il Sentiero dei Ducati garantisce proprio un’esperienza unica: dalle immense distese pianeggianti ai boschi rigogliosi, dalle imponenti vette appenniniche all’incantevole azzurro del mare. Tutto contribuisce a regalare una visione che resterà per sempre indimenticabile.

Il Sentiero dei Ducati, tra storia e natura

È un vero e proprio tuffo nella storia, quello che il Sentiero dei Ducati ci propone. A partire dal suo stesso nome, che fa riferimento agli antichi confini tra il Ducato Estense di Modena e Reggio Emilia e quello di Parma e Piacenza – senza contare, poi, quelli della Toscana. Le terre in questione divennero d’importanza vitale già nel Medioevo, e più avanti ancora con la formazione del Regno d’Italia. Tuttavia, le origini di questo cammino affondano molto più indietro nel tempo: snodandosi lungo le direttrici che percorrono le ampie vallate dei fiumi Enza e Magra, permetteva a soldati e mercanti di affrontare il percorso che univa il mar Tirreno alla Pianura Padana – e da qui proseguire fino al mar Adriatico.

Numerosissime sono le testimonianze che raccontano la longeva storia del Sentiero dei Ducati. Una delle più suggestive è il sito protostorico del Monte Lulseto, con la sua misteriosa pietra ricca di incisioni rupestri che potrebbe ricordare il culto della fertilità e della Madre Terra. Sempre qui sono state rinvenute moltissime statue stele della Lunigiana, oggi custodite nel Museo Archeologico di Pontremoli: queste sculture simboleggiano il megalitismo dell’età del ferro e di quella del bronzo, come un viaggio nel tempo. Ma non c’è bisogno di tornare così lontano per vivere l’atmosfera magica di questi luoghi. Basta passeggiare tra le viuzze dei suoi antichi borghi.

I borghi del Sentiero dei Ducati

Lungo i quasi 160 km su cui si snoda il cammino, si possono trovare tanti paesini che racchiudono l’anima di un passato che qui ancora vive. Uno di essi è Canossa, che sorge ai piedi di uno sperone roccioso da cui si ergono le rovine dell’omonimo castello. Quest’ultimo, edificato a cavallo tra il X e l’XI secolo, era una delle roccaforti più importanti del luogo. Oggi è un bellissimo punto panoramico, da cui ammirare l’intera vallata e il profilo degli Appennini in lontananza. E ancora, il borgo di Succiso, una delle perle della Valle dei Cavalieri: il suo centro storico è stato distrutto da una frana, e i suoi abitanti si sono spostati solo poco più a nord.

Al confine tra Emilia Romagna e Toscana, ecco spuntare la bellezza imponente degli Appennini. Per affrontare questo tratto di percorso, si attraversa il Passo del Lagastrello, dove si trova anche il suggestivo Lago Paduli. Le montagne lasciano via via spazio ai vigneti della Lunigiana, per poi trasformarsi in boschi lussureggianti che impreziosiscono il panorama delle Alpi Apuane. Il Sentiero dei Ducati termina nei pressi di Luni, antichissimo porto romano su Tirreno, che rappresenta oggi il borgo ligure più a sud sul territorio regionale. Qui ha sede un importante Museo Archeologico, che ripercorre le tappe principali della storia di questo paese. E la sua bellezza più rara è l’anfiteatro romano, un’opera preziosissima che lascia senza fiato.

Categorie
città Dublino Europa Idee di Viaggio Viaggi

Viaggio a Dublino per il centenario dell’”Ulisse” di James Joyce

Era il 1922 quando James Joyce pubblicò uno dei romanzi più importanti della letteratura del XX secolo, “Ulisse”. Il 2/2/2022 ricorre dunque il centenario di quest’opera, ma nel 2022 si celebra anche il 140° anniversario della nascita di Joyce, lo scrittore, poeta e drammaturgo irlandese nato a Dublino nel 1882.

In occasione di questi due importanti anniversari, vogliamo condurvi in un viaggio insolito nell’Irlanda tanto amata dagli italiani. Se state pensando di organizzare un viaggio sull’isola di Smeraldo tenete presente un’altra data significativa: quella del 16 giugno, giorno in cui si celebra il Bloomsday, in omaggio al personaggio dell’”Ulisse”, Leopold Bloom, e all’impostazione del romanzo che si svolge nell’arco di una giornata, esattamente il 16 giugno 1904. In questa giornata, tutta l’Irlanda (e non solo) è in festa. Si è infatti soliti vestirsi in stile edoardiano o facendo qualche piccolo rito “Joyciano”, legato al cibo o a un acquisto. Il Bloomsday è celebrato in tutto il mondo dove ci sono degli irlandesi e, si sa, sono un popolo di “expat”, basti pensare alla festa di San Patrizio, patrono d’Irlanda, che però viene ricordata in tutto il mondo.

Visitare Dublino quest’anno, e in particolare a giugno, sarà quindi ancora più bello e divertente, in quanto è previsto un fitto calendario di eventi che avranno luogo in tutta la città. E non è solo un itinerario per gli appassionati di letteratura, in quanto alcuni luoghi legati a Joyce sono dei “must see”.

La Dublino di Joyce

A Dublino, quale migliore itinerario se non ripercorrendo i luoghi dove è ambientato “Ulisse”, raccontati in modo accurato e ancora oggi, a distanza di cent’anni, ancora ben riconoscibili?

Nonostante i tanti cambiamenti nella Capitale irlandese, molti luoghi storici sono rimasti gli stessi che ritroviamo tra le pagine del libro o che sono legati allo scrittore. Chi ha amato il testo o chi non ha avuto l’occasione di leggerlo, ripercorrendoli, farà tre viaggi in uno: il primo nel tempo, il secondo nella bellissima città di Dublino (e nei dintorni) e il terzo attraverso il potere straordinario della letteratura.

Prima tappa: il MoLI

È il punto ideale da cui partire per un itinerario sulle tracce di James Joyce. Il MoLi (Museum of Literature Ireland), aperto proprio di recente, è il museo dedicato alla letteratura irlandese. Qui è conservata la copia numero uno dell’”Ulysses” e, vederla dal vivo, con la raffinatissima e austera copertina dai toni cerulei, è davvero un’emozione. Vale comunque la pena visitare questo spazio contemporaneo e interattivo che ha allungato la vita a un edificio storico in pieno centro tra i più rilevanti di Dublino, nonché sede originaria della University College of Dublin che ha visto Joyce tra i suoi studenti e nel cui giardino segreto, sul retro, è ancora presente il frassino presso il quale l’autore si fece fotografare in occasione della laurea insieme ad altri studenti.

Seconda tappa: la National Library

Un altro indirizzo da dove andare è la National Library, con la sua bellissima sala a cupola dedicata alla lettura, rimasta intatta come narrata nel romanzo e dove Stephen Dedalus, l’alter-ego letterario di James Joyce, disquisisce di letteratura. Menzionata anche in “Ritratto dell’artista da giovane” (“A Portrait of the Artist as a Young Man”), un’altra opera di Joyce, era un luogo di ritrovo, di studio e confronto tra l’autore e i suoi amici. La Library ospita moltissimi manoscritti e appunti di Joyce e di molti altri autori irlandesi (tra cui William Butler Yeats), consultabili anche in formato digitale.

Terza tappa: Molesworth Street & Dawson Street

Sempre nel pieno centro di Dublino, tra case in stile georgiano, porte colorate e caratteristici pub, si trova l’incrocio tra Molesworth Street e Dawson Street. È qui che il protagonista di “Ulisse”, Leopold Bloom, incontra un cieco e lo aiuta ad attraversare la strada, descrivendone gesti e atteggiamenti in maniera poetica. L’incontro tra i due è ricordato da una placca commemorativa su cui sono incisi alcuni passaggi del libro.

Già che ci siete, nei pressi di questo incrocio si trova la St. Ann’s Church, una chiesa molto famosa per le sue vetrate ma anche perché qui si sposò Bram Stoker, l’autore di “Dracula” che, proprio nel 2022, celebra il 125° anniversario e perché, sempre in questa parrocchia, fu battezzato un altro famoso “dubliner”, Oscar Wilde.

Quarta tappa: il Pub Davy Byrnes

In una via parallela alla via dello shopping, Grafton Street (percorsa da Bloom pensando a un regalo e in cui si trova il Bewley’s Oriental Cafè, ancora attivo, seppur ristrutturato), si trova un altro luogo significativo: il pub Davy Byrnes, in cui Leopold pranza con il famoso panino al gorgonzola, accompagnato da un bicchiere di Borgogna. L’arredamento e lo stile del locale oggi sono cambiati, ma l’eco degli avvenimenti del romanzo è ben presente, con una sala interna dedicata a Molly Bloom, moglie di Leopold, dove servono proprio il sandwich al gorgonzola con un bicchiere di vino francese.

Quinta tappa: la Sweny’s Pharmacy

Tra i luoghi cult legati alla trama di “Ulisse” c’è senza dubbio la (ex) farmacia Sweny’s, dove Leopold compra per Molly una saponetta al limone. Anche se non è più formalmente una farmacia, entrarci è emozionante come varcare uno stargate: gli scaffali originali sono al loro posto, così come i flaconi dell’epoca. Una collezione deliziosamente disordinata di memorabilia, che aumentano il senso di “autenticità” del luogo, fa bella mostra di sé, così come moltissimi volumi con quasi tutte le traduzioni in varie lingue del romanzo, elemento che svela la nuova funzione del luogo. Sweny’s è diventata, infatti, un vivace circolo letterario, gestito dall’istrionico PJ Murphy che spesso saluta chi entra con una canzone in gaelico accompagnata dalla chitarra. Oltre ai libri si può acquistare la famosa saponetta al profumo di limone. Gli acquisti che vengono fatti contribuiscono a mantenere in vita questa piccola perla.

Sesta tappa: il Trinity College

È uno dei luoghi imperdibili quando si visita Dublino, la famosa “Long Room” del Trinity College, stracolma di libri antichi fino al soffitto, tra cui spicca il “Book of Kells”, un manoscritto miniato del IX secolo, e di busti di personaggi celebri sono un tuffo al cuore. Volendo, si può partire da qui e invertire le tappe del tour consigliato. Leopold, il 16 giugno 1904, attraversa il College e dice che non avrebbe voluto viverci.

Settima tappa: il James Joyce’s Centre

Attraversando il fiume Liffey, magari percorrendo un altro luogo joyciano come l’O’Connell’s Bridge, si raggiunge il James Joyce Centre, ubicato nell’edificio di fine ‘700 dove era presente la scuola di danza di Denis j. Maginni, un dandy citato nel libro e noto insegnante di danza dell’epoca. Contiene anche la porta del numero civico (7 di Eccles Street) dell’edificio dove inizia e finisce il romanzo, purtroppo abbattuto per una ristrutturazione degli Anni ’60.

Ottava tappa: il Winding Stair Bookshop & Cafè

Non lontano dal Centre, lungo la Bachelor’s Walk, percorsa anche da Bloom nel romanzo, c’è un piccolo luogo da non perdere. Si tratta del Winding Stair Bookshop & Cafè, sorto dove si trovava la casa d’aste Dillon, presente nel libro.

Altre tappe

I luoghi di Dublino legati all”Ulysses” di Joyce sono moltissimi. Vale la pena ricordare anche The National Museum (Bloom vi si nasconde per evitare l’incontro con l’amante della moglie), The National Art Gallery, l’imponente edificio della Bank of Ireland, e il centralissimo parco urbano St. Stephens’ Garden, vero luogo di culto per i dublinesi, a un passo dal MoLi, tra l’altro, tornando così al punto di partenza.

I luoghi di Joyce fuori Dublino

La baia di Dublino è bellissima e in pochi minuti di treno si raggiungono piccoli borghi marinari che sono un incanto. Legata a James Joyce è la cittadina di Sandycove, a meno di 10 chilometri da Dublino, dove sono ambientate le scene iniziali del libro e in cui è presente la Martello Tower: nel romanzo è dove vive Dedalus e Joyce vi trascorse davvero qualche notte nel 1904. La torre è anche un museo oltre che luogo di pellegrinaggio durante il Bloomsday.

Un altro borgo molto bello per una passeggiata e un pranzo in riva all’oceano è Dalkey, la cittadina dove insegna Dedalus e oggi scelta come rifugio a un passo dalla Capitale da molte celebrity, tra cui Bono degli U2, irlandese doc.

Dublino-James-Joyce-North-Earl-Street

la statua di James Joyce a North Earl Street, Dublino

Categorie
città Europa Idee di Viaggio Parigi Viaggi

Meravigliosa è la notte a Parigi

Straordinaria di giorno, incantata con le luci infuocate del tramonto, surreale in autunno, sorprendente in primavera, Parigi è semplicemente meravigliosa, in ogni momento della giornata e in qualsiasi stagione. Perché lei è romantica e illuminata, intellettuale e misteriosa, bellissima come solo lei sa essere.

E lo è ancora di più la notte, quando i raggi del sole lasciano spazio al buio e la città si accende delle sue luci, quelle della ville lumière. Tutto splende, come una magia, come quel film di Woody Allen che ci ricorda, che quando l’orologio segna la mezzanotte, qui tutto è possibile.

La città delle luci

Ha ispirato artisti, scrittori e illuminati, filosofi e letterari, poeti e pittori. Eppure anche attingendo a tutta l’eredità che ci hanno lasciato gli altri, non riusciremmo a descrivere l’immensità di una città artistica e sofisticata, ricca di storia, di tesori architettonici, di fascino e di mistero. Anche un caffè o una semplice passeggiata a Parigi sanno trasformarsi in un’esperienza. E poi ci sono le cattedrali e i musei, le vie dello shopping e quelle dell’alta moda.

Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris

La ville lumière è sorprendente. Lei che è chiamata così perché è stata la patria dell’illuminismo, ma anche una delle prime città europee ad aver portato le luci tra le strade. Ed è proprio quando queste si accendono, di notte, che inizia la magia. Non è un caso che la capitale francese abbia ottenuto il primo posto nella classifica delle città più belle di notte. Basta fare un giro su Instagram per vedere che è suo il maggior numero di fotografie scattate sotto la luce della Luna.

Tra le strade illuminate della città

Ed è proprio in quel momento, quando il sole lascia spazio al crepuscolo, che è doveroso andare alla riscoperta della città. Lo spettacolo inizia proprio quando le strade e i quartieri di Parigi si illuminano gradualmente creando un’atmosfera magica. Il luogo migliore dove osservare la grande bellezza è la cima della Tour Eiffel o dalla Tour Montparnasse.

Prima però, sembra doveroso fermarsi ad ammirare le luci del tramonto che infuocano i monumenti iconici della capitale francese, come l’Arc de Triomphe o la basilica del Sacré Coeur a Montmartre.

Pont Neuf

Pont Neuf

E poi via a passeggiare per i quartieri della Ville Lumière, iniziando dagli Champs-Élysées, lungo la strada che non dorme mai e poi arrivando fino al Louvre per ammirare la piramide dorata che illumina il piazzale del museo. Dalla rive gauche è possibile osservare la bellezza di Notre Dame, silenziosa e magica, e poi via lungo la Senna per ammirare gli edifici, le attrazioni e i negozi che brillando si fondono e si confondono. Un itinerario, questo notturno, che passa inevitabilmente anche per i magici ponti della città, da quello più romantico, il Pont des Arts, a quello più antico, Pont Neuf.

E poi, come ultima tappa per il gran finale, ci si reca lì, dove domina incontrastata sulla place du Trocadérola e sul resto della città la Tour Eiffel. Fermatevi un momento e tenete d’occhio l’orologio perché il momento migliore per osservare l’affascinante torre illuminata corrisponde all’una di notte. È in questo momento che 20000 luci scintillanti si accendono per l’ultima volta per dare la buona notte a Parigi.

Parigi di notte

Parigi di notte