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In Provenza, sulle tracce di Pablo Picasso

Pittori e scrittori hanno da sempre celebrato la Provenza. Un nome su tutti: Pablo Picasso. Il grande artista di nazionalità spagnola scelse questa regione del Sud della Francia per creare le sue opere d’arte, amare e… morire. Tanto che i suoi dipinti, le sue donne e le sue amicizie hanno segnato queste terre a tal punto da identificarsi con l’artista stesso.

Disegni, pitture e ceramiche, ma anche la volta di una cappella portano il suo nome e si possono scoprire ad Arles, Aix-En-Provence, Avignone, Vallauris e Antibes.

A cinquant’anni dalla morte di Picasso, avvenuta l’8 aprile del 1973 a Mougins, ripercorriamo un itinerario che segue i suoi passi. Il più grande pittore del XX secolo ha trascorso la maggior parte della vita nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra e il tour sulle orme di Picasso nel Sud della Francia comprende alcune tappe che hanno ispirato la sua vita e la sua creatività.

Picasso ad Antibes

Negli anni di soggiorno di Picasso sulla Costa Azzurra, la città di Antibes propose all’artista di sfruttare parte dell’allora Castello Grimaldi come atelier. Al termine del soggiorno durato solo due mesi nel 1946, il pittore lasciò alla città 23 dipinti e 44 disegni. Nel ’48 Picasso arricchì la collezione donando 78 ceramiche realizzate nell’atelier Madoura di Vallauris. Nel 1966, per rendere omaggio a Pablo Picasso, il Castello Grimaldi divenne ufficialmente il Museo Picasso, il primo museo dedicato all’artista. Nel 1991, infine, il lascito di Jacqueline Picasso, la sua ultima compagna di vita, permise di arricchire ulteriormente la collezione.

Picasso a Vallauris

Picasso scoprì nel 1936 la “città dei cento vasai ” e ci andò a vivere tra il ‘48 e il ‘55 cimentandosi nel modellare la terra. Le ceramiche prodotte in questi anni sono una dimostrazione ulteriore del suo genio. Nel ‘59, dipinse “La Guerra e la Pace” nella cappella sconsacrata del castello trasformando l’antico santuario abbandonato in una sorta di Tempio della Pace. Il castello è diventato il Museo Nazionale Pablo Picasso. Ma a Vallauris l’artista lasciò anche una delle sue più celebri sculture, per ringraziare la popolazione della calorosa accoglienza: “L’uomo con la pecora” che si può ammirare nella piazza del mercato nel centro cittadino.

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Fonte: @SiVIaggia – Ilaria Santi

La cappella affrescata da Picasso nel castello di Vallauris

Picasso e Mougins

Picasso conobbe il borgo di Mougins, nell’entroterra di Cannes, grazie a un fotografo che lo immortalò in alcuni suoi scatti intimi. Decise allora di acquistare una proprietà nel 1961, il Mas Notre-Dame-de-Vie, che lui stesso definiva “la casa dei miei sogni” e dove si spense nel ’73 all’età di 91 anni. Dalla villa poteva ammirare la baia di Cannes, le colline intorno al villaggio fino al Massiccio dell’Estérel.

Il periodo trascorso in solitudine a Mougins fu particolarmente intenso dal punto di vista artistico per Picasso. La moglie Jaqueline che gli fu accanto fino alla fine e che lui chiamava affettuosamente “la spagnola” fu la sua ultima musa. La casa venne venduta nel 2017 per 170 milioni di euro. Oggi, Mougins è conosciuto come borgo degli artisti per via dei tantissimi atelier che sono stati aperti da allora.

Mougins Francia

Fonte: Ph Aurore Kervoern – iStock

Il borgo di Mougins

Picasso a Saint-Tropez

Come Henri Matisse e Paul Signac, anche Picasso frequentò regolarmente la cittadina di Saint-Tropez. In particolare, trascorse l’estate del ‘51 con Geneviève Laporte, con cui ebbe una relazione, nella casa dello scrittore Paul Eluard. Geneviève è il soggetto di numerosi ritratti e nudi eseguiti dall’artista, tra i quali il celebre disegno “L’Odalisca”.

Picasso ad Aix-en-Provence

Ad Aix sarebbe dovuto nascere nel 2021 il più grande museo al mondo dedicato a Picasso, voluto da Catherine Hutin-Blay, figlia di Jacqueline Roque, ultima moglie di Picasso. Il museo avrebbe dovuto trovare spazio all’interno dell’ex convento dei Predicatori, ma al momento il progetto è rimasto in stand-by. Si possono però ammirare alcune opere di Picasso al Museo Granet di Aix-en-Provence.

Aix-en-Provence

Fonte: iStock

Il centro storico di Aix-en-Provence

Picasso ad Arles

La passione dell’andaluso Picasso per la Spagna e per le sue tradizioni (era nato a Malaga), prima fra tutte la corrida, e l’ispirazione che la Camargue aveva dato a un altro celeberrimo artista, Vincent Van Gogh, lo portarono spesso ad Arles. Il Museo Réattu della città ospita ben 57 disegni donati dallo stesso Picasso un paio di anni prima della morte. Tra questi, il Ritratto di Maria (la madre dell’artista), risalente al 1923, e il Ritratto di Lee Miller (una delle sue ultime muse), vestita da Arlesiana, dipinto nel 1937.

Picasso a Les Baux-De-Provence

Le vecchie cave di Les Baux-De-Provence, nelle Alpilles, un gruppo di colline in Provenza, videro Picasso partecipare come attore, nel 1959, nella cornice della “Cattedrale di immagini”, alle riprese del “Testamento d’Orfeo”, un film realizzato dal suo amico Jean Cocteau. Ancora oggi lo si può vedere nello stesso luogo, le Carrières de Lumières.

Les-Baux-De-Provence

Fonte: 123rf

Le cave di Les Baux-De-Provence

Picasso ad Avignone

Picasso scelse di trascorre l’estate del 1914 ad Avignone, vicino ai suoi amici pittori Georges Braque e André Derain e qui realizzò due grandi tele, fra cui “Il ritratto di ragazza” (sintesi di diverse tecniche: papiers collés, materiali e trompe l’oeil) e delle splendide nature morte, come “Natura morta verde”. Il Museo Angladon espone, al piano terra, in una sala dedicata ai Maestri degli anni ’20, numerose sue opere, fra cui i famosissimi “Arlecchino” e “Finestra aperta sul mare”.

Picasso a Vauvenargues

Il piccolo Comune dell’entroterra provenzale a una quindicina di chilometri da Aix-en-Provence è l’ultima tappa del viaggio sulle orme di Pablo Picasso. Il castello del XIII secolo venne venduto all’artista nel 1958 ed è qui che Picasso è sepolto, davanti alla scalinata principale del castello, insieme alla sua ultima moglie. Le finestre della residenza affacciano sulla montagna Sainte-Victoire, la stessa che Paul Cézanne aveva dipinto sotto mille luci diverse, in ogni stagione dell’anno.

Quando Picasso informò il suo mercante d’arte Daniel-Henry Kahnweiler dell’acquisto pare gli abbia detto “Ho comprato la Sainte-Victoire di Cézanne” e che l’altro gli abbia chiesto quale dei tanti, ma che la risposta di Picasso sia stata “L’originale”, riferendosi alla collina vera e propria, visto che della proprietà fa parte anche una porzione della montagna.

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Fonte: 123rf

Il castello di Vauvenargues dove si trova la tomba di Pablo Picasso

Alcune delle pareti interne del castello sono decorate con affreschi realizzati dallo stesso Picasso – tra cui quelle del bagno – e per questo motivo l’edificio è diventato un monumento storico. Il castello, arredato e decorato dall’artista, da allora è appartenuto alla figlia di Jacqueline, Catherine, erede di Picasso, ma non è visitabile, se non in circostanze speciali.

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Normandia, destinazione green: tutte le attività che si possono fare

In fatto di turismo sostenibile, ora c’è una nuova meta in più tra cui scegliere: si tratta della Normandia, la storica regione francese situata nel nord del Paese, affacciata sul Canale della Manica. Inserita tra le Top 100 Stories come destinazione green, è un esempio di realtà che si impegna a tutelare l’ambiente, offrendo al tempo stesso ai visitatori delle esperienze uniche. Andiamo alla scoperta di questo luogo fantastico e delle tante attività che si possono praticare (in maniera sostenibile, ovviamente).

Normandia, destinazione green da scoprire

La Normandia vanta un incredibile patrimonio storico e paesaggistico tutto da scoprire. Meravigliosi sono i suoi castelli, alcuni dei più belli della Francia, dove sembra di fare davvero un tuffo indietro nel tempo. E ci sono tante città d’arte da visitare, come Rouen (e la sua splendida cattedrale) e il suggestivo borgo di Mont-Saint-Michel, arroccato su un isolotto collegato alla terraferma da un istmo che viene sommerso puntualmente dall’alta marea. Senza contare l’infinita magia delle sue coste d’alabastro, scogliere rocciose a picco sul mare interrotte solamente da piccole spiagge.

E poi c’è la natura, un’idilliaca composizione di boschi verdeggianti, ampie campagne e corsi d’acqua spumeggianti. Non sorprende che la Normandia abbia deciso di puntare al turismo sostenibile, ottenendo così il riconoscimento di destinazione green. Tante sono le attività da praticare sul territorio, per visitare luoghi incredibili (con un occhio di riguardo all’ambiente). Non solo trekking: se il turismo slow a piedi è ormai diventato un trend, ci sono tante altre possibilità per esplorare la regione in maniera sostenibile.

Cosa fare in Normandia

Niente auto per visitare la Normandia: molto meglio andare in bici, per godersi il panorama incantevole e fare un po’ di attività all’aria aperta. La regione offre ben 1.600 km di piste ciclabili, distribuiti in tantissimi itinerari tematici che ci conducono alla scoperta del patrimonio storico, culturale e persino gastronomico di questo territorio. Uno dei percorsi più suggestivi è quello che collega Mont-Saint-Michel alle spiagge divenute famose per lo sbarco in Normandia, uno dei momenti salienti della Seconda Guerra Mondiale. Per chi invece ama l’arte, la ciclabile perfetta è quella che costeggia la Senna, per 240 km da Giverny a Le Havre, dove il celebre pittore Monet dipinse uno dei suoi capolavori.

Proprio la Senna è poi protagonista di altre avventure outdoor, questa volta a pelo d’acqua. Il 2023 è l’anno dedicato a numerosi appuntamenti nautici, come l’Armada di Rouen: si tratta di un festival che ospita i velieri più grandi al mondo, ma anche navi militari e sottomarini, tutti pronti a sfilare lungo le rive del fiume per un evento spettacolare. Questa potrebbe essere l’occasione giusta per concedersi un giro in barca e ammirare il paesaggio da un punto di vista inedito. Tra gli sport d’acqua c’è poi il surf, e le coste ben ventilate della Normandia offrono lo spunto perfetto per questa avventura.

I più coraggiosi possono anche cimentarsi nel coasteering, un’attività che coniuga nuoto, canyoning e arrampicata sulle rocce, il tutto lungo le sponde frastagliate della Costa d’Alabastro. Si tratta di un’esperienza unica, che richiede una certa dose di allenamento e un pizzico di audacia. Meno avventurosa – ma altrettanto divertente – è invece l’escursione in fat bike ad Omaha Beach, una delle spiagge più belle della Francia. A bordo di una bici con ruote più grandi del normale, si possono affrontare percorsi di ogni tipo (persino sulla sabbia) e ammirare il mare da vicino.

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In questa città puoi attraversare un mare di fiori

Quando la primavera arriva porta con sé una gran voglia di vivere gli spazi aperti e di scoprire e riscoprire il mondo che abitiamo. Tutto merito di Madre Natura che, con il suo risveglio, trasforma il pianeta nel palcoscenico di uno spettacolo mozzafiato e grandioso, quello che porta la sua inconfondibile firma.

È questo il momento migliore per organizzare nuovi viaggi e raggiungere tutte quelle destinazioni che fioriscono durante la primavera. I parchi, le colline e i quartieri della città, infatti, si tingono di meraviglia creando visioni che incantano la vista e inebriano i sensi.

È questo il caso delle celebri fioriture di ciliegio, che invitano a praticare la suggestiva tradizione giapponese dell’Hanami, o quelle dei tulipani che colorano in maniera straordinaria i campi sterminati dell’Olanda. Non sono le uniche, però, perché da qualche parte del mondo anche i meno popolari fiori di colza danno spettacolo e proprio in questa città hanno creato un mare fiorito da ammirare e da attraversare. Pronti a partire?

I fiori di colza danno spettacolo

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea, perché è in questo periodo che molte delle città del mondo indossano il loro abito più bello, quello cucito sapientemente da Madre Natura.

Sono molti i luoghi che, durante questa stagione, ospitano spettacoli mozzafiato, fioriture che con gli anni si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche. Ma come abbiamo anticipato, in realtà, il risveglio della natura porta in scena tantissime meraviglie, alcune delle quali sono sconosciute ai più. E questo è il caso dei fiori di colza che, in Cina, stanno tingendo il paesaggio di mille sfumature di giallo.

La colza, il cui nome è conosciuto soprattutto per l’olio che si ricava dai semi, è la protagonista assoluta di una fioritura che ha rubato il colore al sole. I fiori della pianta, infatti, sono caratterizzati da una nuance gialla e brillante che illumina le distese infinite sulle quali esplode.

In diverse zone della Cina, la fioritura di questo esemplare, è diventata una vera e propria attrazione per cittadini e viaggiatori. E i motivi sono piuttosto intuibili: basta ammirare le fotografie che ritraggono quei paesaggi scintillanti per aver voglia di immergersi e perdersi in questi.

Tra i più belli e imperdibili ci sono sicuramente quelli che caratterizzano in maniera univoca l’area panoramica di Qiandao. In questo luogo, considerato patrimonio culturale e globale, la fioritura di colza ha creato un mare di fiori da attraversare in barca o a piedi, per vivere una delle esperienze più suggestive di una vita intera.

La colza fiorisce a Qianduo, Cina

Fonte: Getty Images

La colza fiorisce a Qianduo, Cina

Attraversare un mare dorato: succede in Cina

Non si tratta propriamente di un mare, quello che campeggia al centro dell’area panoramica di Qiandao, infatti, è un lago artificiale, eppure la sensazione che restituisce in primavera è proprio quello di un mare popolato da migliaia di fiori gialli.

Con l’arrivo della bella stagione, i fiori di colza trasformano questo paesaggio rurale in una suggestiva distesa d’oro che si può attraversare nei mesi che vanno da marzo a maggio. I campi di coltivazione, infatti, confinano con l’acqua e in questa sembrano perdersi, creando uno scenario unico e surreale.

È possibile attraversare l’area panoramica in barca, e quindi godersi il pittoresco paesaggio in movimento, oppure passeggiare a piedi tra i campi, collegati tra loro da ponticelli e sentieri, per immergersi tra migliaia di esemplari in fiore che brillano al sole.

I fiori di colza danno spettacolo in Cina

Fonte: Getty Images

I fiori di colza danno spettacolo in Cina
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Si chiama Eiffela, è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Raggiungere Parigi è sempre un’ottima idea, in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni. La capitale della Francia, infatti, non è solo una delle città più suggestive d’Europa, ma è anche un centro mondiale di arte, moda, cultura e gastronomia. Con un volo di circa due ore dall’Italia è possibile scoprire una delle destinazioni più affascinanti del pianeta, la stessa che da secoli incanta e ispira poeti, scrittori, artisti e viaggiatori provenienti da ogni parte del globo.

Le cose da fare e da vedere qui sono tantissime, a partire dall’architettura che caratterizza i grandi viali alberati, passando per la cattedrale di Notre Dame e la Tour Eiffel, e terminando nelle vie dello shopping, tra eleganti caffetterie e negozi di lusso.

E oggi è proprio Parigi che vogliamo raggiungere idealmente insieme a voi, per scoprire una novità che ha reso entusiasti gli abitanti della capitale e tutti i turisti in visita alla Ville Lumière. Da qualche giorno, infatti, in città è arrivata Eiffela, è la sorella minore della Tour Eiffel ed è già diventata la protagonista assoluta del panorama visto da Champ de Mars.

Bentornati a Parigi, la città delle due Tour Eiffel

Organizzare un viaggio a Parigi, dicevamo, è sempre una grandiosa idea. Lo è perché la capitale non smette mai di incantare. Lo fanno i suoi quartieri, quelli che conservano e preservano tradizioni, storie e usanze, e lo fanno tutti quei monumenti iconici che sono diventati il simbolo della città e del Paese intero, la cui visione non stanca mai.

La maestosità della Tour Eiffel, per esempio, è qualcosa che non smette mai di stupire. Simbolo per antonomasia di Parigi e della Francia, questa torre iconica che si staglia sullo skyline urbano attira da sempre l’attenzione di cittadini e turisti. Imponente di giorno, scintillante di notte, il monumento architettonico popola da sempre le cartoline più belle che provengono dalla capitale.

In questi giorni, però, la Tour Eiffel non è l’unica torre della città. Al suo fianco, infatti, è apparsa Eiffela, una piccola replica del monumento arrivata in città per celebrare il 134° anniversario dell’inaugurazione del simbolo di Parigi.

Si chiama Eiffela: è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Fonte: Berzane Nasser/ABACA / IPA

Si chiama Eiffela: è la replica della Tour Eiffel e si trova a Parigi

Vi presentiamo Eiffela

All’alba del 1° aprile i viaggiatori e i turisti della capitale si sono svegliati con la presenza di una nuova arrivata in città. Il suo nome è Eiffela, ed è una piccola replica dell’iconica Tour Eiffel.

Piccoli, però, non sono i suoi numeri. Anche se Eiffela è circa un decimo dell’originale, vanta un’altezza di oltre 30 metri e un peso di 23 tonnellate. Per assemblarla ci sono voluti quasi 4000 pezzi e più di 9000 bulloni.

In realtà, la piccola torre, non è una novità in senso assoluto per i cittadini francesi. Eiffela, infatti, popola le strade del dipartimento di Maine-et-Loire dal 2016. Tuttavia, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione della Tour Eiffel, il monumento è stato trasportato a Champ de Mars e posto proprio al fianco della grande torre.

Creata dall’artista francese Philippe Maindron, Eiffela resterà al fianco dell’originale fino al 10 aprile. Un tempo limitato, questo, che però permetterà a cittadini e viaggiatori di scattare istantanee di immensa bellezza sulla città e di immortalare due Tour Eiffel in un’unica foto.

Due Tour Eiffel a Parigi fino al 10 aprile

Fonte: Berzane Nasser/ABACA / IPA

Due Tour Eiffel a Parigi fino al 10 aprile
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I castelli della Lunigiana, come quelli della Loira

Regione storica compresa fra Liguria e Toscana, la Lunigiana è nota per essere, oltre che terra di confine, di natura e borghi, la “Terra dei Cento Castelli”. Sulle sponde del fiume Magra fino alle vette appenniniche, e dai monti fino al mare, è un susseguirsi di castelli, torri, manieri, residenze signorili, alcuni dei quali oggi fatiscenti ma sempre di grande suggestione. Potrà sembrare strano che così tante strutture difensive siano tutte concentrare in questo splendido fazzoletto di terra. Eppure c’è una ragione: scopriamola.

Perché la Lunigiana è definita la ‘Terra dei Cento Castelli’

Se i castelli hanno finito per caratterizzare il paesaggio della Lunigiana lo si deve principalmente al dominio secolare dei Malaspina. La nobile famiglia feudale occupò quella che è da sempre considerata  la storica porta d’Europa lungo l’antica via consolare romana e la medievale Francigena, continuando a seguire il diritto longobardo che non prevedeva il maggiorasco, ossia la regola secondo cui l’intero patrimonio ereditario spettava soltanto al primogenito. Per questo motivo, tutti i figli maschi avevano diritto a un proprio feudo e a costruire la propria fortezza.

Nel 1221 iniziò una lunga serie di divisioni che portarono allo spezzettamento del territorio, indebolendo così i vari feudi, che divennero facile preda di potenze come Firenze, Genova, Milano e di altre famiglie nobili. In molti casi i manieri, che hanno principalmente origine malaspiniana, vennero trasformati in residenze signorili. Oggi, dei famosi cento castelli se ne possono visitare circa una ventina, mentre degli altri non è rimasto che qualche rudere o, in alcuni casi, più nulla.

I castelli imperdibili della Lunigiana

Tra i castelli imperdibili della Lunigiana c’è sicuramente l’imponente castello Malaspina di Fosdinovo, che spicca innanzitutto per essere in ottimo stato di conservazione, rispetto ai numerosi ruderi della zona. Con la sua mole maestosa, accoglie i visitatori nei saloni affrescati, tra cui spicca il grande salone centrale con gli affreschi di Dante con i Malaspina, ma altrettanto affascinanti sono la stanza del fantasma, e la camera di Dante, dove avrebbe dormito il Sommo Poeta. Sul castello di Fosdinovo aleggiano misteriose leggende, come quella legata a Bianca Maria Aloisia, figlia del marchese, colpevole di aver amato perdutamente uno stalliere. Nel 1620, il padre la fece murare viva insieme al suo cane e a un cinghiale, simbolo di ribellione. Da quel momento, nelle macchie impresse sul soffitto, si potrebbero riconoscere il padre, la figlia e i due animali. C’è anche chi sostiene di aver visto lo spirito della giovane aggirarsi per il castello o un cuore palpitare nel letto che fu di suo padre.

Un altro castello imperdibile è la Fortezza della Brunella, ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, che deve il nome al colore della roccia su cui è edificata. Si erge alla confluenza del fiume Magra e del torrente Aulella, dominando entrambe le valli, ed è raggiungibile attraverso la storica scalinata alle porte della città oppure lungo la comoda strada sterrata che sale attraverso il parco che la circonda. Tipico esempio di fortificazione progettata in funzione delle armi da fuoco, costruita agli inizi del ‘500, ospita al suo interno il Museo di Storia Naturale, mentre dalla collina si può godere di una splendida vista sull’intero crinale appenninico e sulle Alpi Apuane.

Se visitate Pontremoli vi conquisterà il castello del Piagnaro, che svetta imponente sulla parte più antica del borgo toscano. Costruito agli inizi dell’XI secolo per volere della famiglia longobarda degli Adalberti, ha alle spalle una storia travagliata, che lo vide più volte distrutto e ricostruito per la sua importanza strategica, considerato che venne definito “clavis et ianua” da Federico II, ossia chiave e porta della Toscana. Dal 1975 è sede del Museo delle Statue Stele della Lunigiana, che, raccoglie tutte le statue-stele di questa terra di arte e cultura, singolari sculture antropomorfe, maschili e femminili, in pietra arenaria, realizzate dalle antiche popolazioni che hanno abitato la valle nei due millenni prima dell’arrivo dei Romani.

Tra i castelli visitabili su prenotazione, la Fortezza della Verrucola, a Fivizzano, il Castello di Castiglione del Terziere a Bagnone, e il Castello Malaspina di Tresana. Durante l’anno si può approfittare delle aperture straordinarie per visitare il Castello Malaspina di Monti, nella frazione di Licciana Nardi.

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Tuffarsi nelle acque limpide del primo parco marino al mondo

Era il 1963 quando il Parco nazionale di Port-Cros, nel Sud della Francia, veniva dichiarato primo parco marino al mondo. Sono passati sessant’anni, ma resta ancora uno degli angoli più incontaminati d’Europa.

Un paradiso unico in Europa

Questo parco è un vero paradiso ed è unico al mondo. Formato da piccole isole, promontori, insenature, cale e “praterie” sommerse di posidonia e gorgonie, è il paradiso delle vacanze. L’arcipelago di isole che ne fa parte è ricco di insenature segrete dalle acque limpidissime, di spiagge di sabbia argentata e di fitte foreste di macchia mediterranea.

Qui si ha l’opportunità di scoprire un concentrato dell’esuberante biodiversità mediterranea. Il parco, infatti, è la casa di molte specie protette, acquatiche e terrestri. Tappa preferita degli uccelli migratori, vi trovano rifugio pulcinelle di mare, fenicotteri rosa e uccellini di ogni specie, che fanno della vegetazione delle isole la loro casa temporanea tra orchidee e ulivi, mentre l’ambiente marino regala ogni giorno una sorpresa.

È facile imbattersi in delfini, barracuda e persino in qualche balena. E chi ama fare immersioni, potrà immergersi tra i coralli e circa 180 specie di pesci diversi e insinuarsi nei canyon, come il canyon di Stoechades, profondo 2500 metri, e tra i sentieri sottomarini.

Un primato di cui vantarsi

Per riuscire a mantenere il suo primato e preservare le famose isole d’Oro o isole di Hyères – Porquerolles, Port Cros e Le Levant – sono state prese alcune misure che ancora oggi vengono rispettate da chi visita il parco: un numero massimo di visitatori che possono raggiungere al massimo 6mila unità giornaliere sull’isola di Porquerolles e una zona, quella dell’isola di Port Cros, dove alle imbarcazioni è vietato gettare l’ancora in qualunque periodo dell’anno, per tutelare la posidonia e l’intero ecosistema.

Quando andare alle isole d’Oro

Il periodo migliore per andare alla scoperta del Parco nazionale e delle sue isole è nei mesi poco affollati e quindi prima o dopo i mesi di luglio e agosto. In bassa stagione, se così la si può definire, visto che nel Sud della Francia non fa mai troppo freddo neppure d’inverno, si può raggiungere l’isola di Porquerolles, una delle più belle del Mediterraneo, con il traghetto, noleggiare una bicicletta e pranzare in uno dei ristorantini spendendo pochissimo. Per chi desidera pernottare, poi, anche i prezzi degli alberghi sono molto convenienti prima che arrivi l’alta stagione.

Cosa fare nel Parco nazionale di Port-Cros

Le attività che si possono fare nel parco sono tantissime sia su terra sia nell’acqua. Si possono esplorare le isole a piedi o in bicicletta, seguendo il sentiero litorale o addentrandosi nelle fitte pinete. Si può anche scoprire la costa di Porquerolles pagaiando con un kayak ammirando i diversi paesaggi che alternano spiagge sabbiose a coste scoscese o fare snorkeling con pinne e maschera, esperienze che si possono fare anche accompagnati da una guida del posto.

Sull’isola di Port-Cros si può invece esplorare il paesaggio selvaggio passando anche per il piccolo villaggio e dal forte di Estissac per poi rilassasi su una delle due grandi baie.

 

 

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C’è un museo in Italia dedicato a Saint-Exupéry (e a “Il piccolo principe”)

Lo scrittore-pilota francese Antoine De Saint-Exupéry è famoso in tutto il mondo per aver scritto il romanzo “Il piccolo principe” (1943), il libro più letto nella storia della letteratura dopo la Bibbia e il Corano, da cui sono stati tratti anche film, cartoni animati, fumetti, canzoni e quant’altro.

Saint-Exupéry era nato a Lione, che ora gli ha intitolato l’aeroporto cittadino, e scomparve nel ’44 durante un volo di ricognizione, essendosi arruolato nell’aeronautica militare francese alla fine della Seconda guerra mondiale, al largo della costa di Marsiglia, nei pressi dell’isola disabitata di Riou, dove Alexandre Dumas ha ambientato “Il Conte di Montecristo”. Il suo aereo venne ritrovato solamente nel 2004, dando così la conferma al mondo della sua effettiva morte in quelle circostanze.

Saint-Exupéry in Sardegna

Non tutti sanno, però, che Saint-Exupéry era molto legato all’Italia. Aveva vissuto, infatti, ad Alghero, in Sardegna, dal maggio del 1944 fino al luglio dello stesso anno nella Baia di Porto Conte, in una villa su una lieve altura davanti alla Torre Nuova, edificata nel 1572.

Come pilota volava per le forze aeree alleate americane di stanza nella base militare di Fertilia, dove gli vennero affidati dei voli di ricognizione sulle coste della Francia per localizzare e fotografare gli avamposti tedeschi. In pratica, visse proprio ad Alghero gli ultimi mesi di vita, festeggiando anche il suo ultimo compleanno.

Il Museo Antoine De Saint-Exupéry di Alghero

E Alghero ha deciso di omaggiare il suo cittadino acquisito dedicandogli un museo, il Museo Antoine De Saint-Exupéry (o MASE) che è stato ricavato all’interno di una torre di guardia, Torre Nuova, uno dei punti d’informazione dell’Area Marina Protetta Capo Caccia – Isola Piana.

Il museo ripercorre tutta la vita dello scrittore francese e si sofferma sul periodo della sua permanenza ad Alghero. Qui il poeta-aviatore scrisse gran parte del romanzo “La Cittadella” e il suo ultimo lavoro intitolato “Lettera a un americano”.

Nelle sale e nelle teche si possono ammirare tutte le prime edizioni dei libri dell’autore, installazioni a tema, opere d’arte, oggetti, cimeli e documenti dell’epoca. Ad accompagnare il visitatore sono dei pannelli informativi con le foto scattate ad Alghero dal fotoreporter di “Life” John Phillips nel 1944, l’ultimo servizio fotografico fatto allo scrittore che immortalò, proprio ad Alghero, i suoi ultimi momenti di vita.

Nel 2023, in occasione dell’ottantesimo anniversario della pubblicazione del libro capolavoro “Il piccolo principe”, il MASE gli dedica una mostra con i dipinti dell’artista Andrea Cocco dal titolo “Principe della mia piccola ombra”.

Il museo è aperto tutto l’anno. Da ottobre ad aprile apre solo nei weekend dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 17.30, mentre da maggio a settembre i giorni di apertura vanno dal martedì alla domenica e la chiusura è alle 19.30.

La prossima volta che andate in vacanza lungo la Riviera del corallo in Sardegna o che desiderate scoprire perché questa città è chiamata la “Barcellona sarda”, non perdetevi questo museo da fiaba.

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In Sardegna sulla via della transumanza (con gli asinelli)

Per immergersi nella natura e scoprire i paesaggi più belli d’Italia, non c’è niente di meglio che fare un’escursione a piedi: è così che nasce un’iniziativa davvero curiosa, che coniuga avventura, storia e sapori. Si tratta della via della transumanza, un antico sentiero che ripercorre le orme di pastori e commercianti, nel cuore incontaminato della Sardegna. È un’esperienza tutta da vivere, ma non da soli: ad accompagnarvi ci sono infatti 30 dolcissimi asinelli, per concedersi un incontro che rimarrà indelebile nella vostra memoria.

La via della transumanza, escursione in Sardegna

Con la primavera ormai sbocciata, vivere un’esperienza all’aria aperta è un’ottima idea per un weekend fuori porta un po’ diverso dal solito. In Sardegna, c’è un’opportunità molto particolare da non lasciarsi sfuggire. È una passeggiata lungo la via della transumanza, costituita da antichi itinerari che un tempo venivano percorsi dai pastori e da strade ancora sterrate usate in passato come sentieri commerciali. Siamo nel cuore del Parco dei Sette Fratelli, una splendida oasi naturalistica situata nel sud-est della regione, luogo dove natura e storia si intrecciano mirabilmente: qui si possono ammirare molte testimonianze archeologiche delle civiltà nuragiche.

A riportare in vita questi incantevoli percorsi immersi nella natura sono stati due giovani stilisti olandesi trapiantati da anni in Sardegna – furono tra i primi, nel 2018, ad acquistare casa a 1 euro in uno dei paesini dimenticati della Barbagia, sfruttando quello che poi è diventato un trend soprattutto tra gli stranieri. Ovan e Marije hanno messo in piedi un progetto bellissimo, chiamato Amkina: non è solamente una camminata alla scoperta dei bellissimi paesaggi della via della transumanza, ma una vera e propria avventura in dolce compagnia.

Gli escursionisti potranno infatti incontrare 30 asinelli di razza sarda: “È un’esperienza emotiva, educativa, sostenibile. Gli asinelli si avvicinano alle persone per ricevere carezze” – ha raccontato Ignazio Concas, proprietario di un’azienda agricola che collabora a questa iniziativa. Si tratta di un’avventura meravigliosa per grandi e piccini, ma anche un’opportunità incredibile per vedere da vicino questi tenerissimi animali e per imparare a conoscerli. I bambini possono persino percorrere un breve tratto in groppa ad un asinello e scattare foto ricordo meravigliose.

L’inaugurazione del progetto è avvenuta lo scorso martedì 4 aprile, ma chi se lo fosse perso può recuperare tranquillamente in una qualsiasi delle prossime domeniche, a partire da quella successiva alla Pasqua. Scopriamo ora qual è il percorso che vi conduce tra le antiche vie della transumanza, dove si possono ammirare panorami unici al mondo.

Il percorso della via della transumanza

La passeggiata ha inizio dalla pineta di Funtana Ona, ai piedi di Monte Cresia: è qui che ha inizio un’ampia area verde, tra le più rigogliose di tutta la Sardegna. Dopo una bella camminata, si giunge nei pressi del vecchio ovile Zeus, dove fare una breve pausa per rifocillarsi e dare da bere agli asinelli. Poi il percorso continua verso la Piana dei Cavalli, attraverso la natura incontaminata: lungo il tragitto non è raro imbattersi in qualche cervo o in altri animali selvatici. Una delle tappe più suggestive dell’itinerario è il nuraghe Sa Fraigada, quasi sulla cima della montagna.

Da quassù, il panorama è meraviglioso: lo sguardo arriva sino al Golfo di Cagliari e alle sue acque turchesi. Viste le tante energie spese durante questa escursione, punto d’arrivo non può che essere una tavola imbandita di formaggi e salumi caserecci, assieme a verdure grigliate e tanti altri prodotti tipici del luogo, da accompagnare con un buon bicchiere di vino rosso. E così, a pancia piena, non resta che tornare indietro, concludendo una giornata che rimarrà indimenticabile.

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Viaggi Wanderlust

Il tramonto più bello del mondo è questo: sei d’accordo?

C’è un momento preciso della giornata che sa trasformarsi in una vera e propria esperienza destinata a incantare. Succede tutto quando l’orologio segna la fine del giorno e l’inizio della notte, nell’istante preciso in cui il sole si allontana dal cielo per fare spazio al crepuscolo.

È quello il momento in cui il cielo si trasforma nel palcoscenico di uno spettacolo di immensa bellezza, quello che vede il sole sparire all’orizzonte, non prima di aver colorato il panorama con le sue infinite sfumature di rosso, lo stesso che da secoli incanta e ispira poeti, scrittori, musicisti, artisti e viaggiatori.

Stiamo parlando del tramonto. Uno spettacolo naturale, questo, che diventa irrinunciabile per tutte quelle persone che sono in viaggio, e proprio durante le loro avventure vogliono concedersi un momento all’insegna della grande bellezza.

Di tramonti che infuocano il cielo ce ne sono tantissimi, e sono tutti bellissimi. Tuttavia ce ne sono alcuni che, più di altri, sono destinati a rimanere impressi nella memoria per sempre. Noi ne abbiamo individuato uno da ammirare almeno una volta nella vita e per osservarlo dobbiamo volare a Santorini. Pronti a partire?

Bentornati a Santorini, nel luogo dove anche il cielo dà spettacolo

Il mondo che abitiamo è pieno di luoghi straordinari che attendono solo di essere scoperti. Tra questi c’è anche Santorini, una delle isole delle Cicladi situata nel Mar Egeo, che è meta prediletta di vacanzieri e viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

Tutto merito di quel paesaggio frastagliato sul quale si stagliano le case bianche con le porticine blu abbarbicate alle scogliere, le stesse dalle quali è possibile ammirare gli scorci più mozzafiato dell’isola. Tra questi anche quello che affaccia sulla caldera, il cratere sottomarino che oggi è diventato il protagonista assoluto di osservazioni e fotografie di viaggio.

Ma sono tante le meraviglie che appartengono all’isola, le stesse che invitano i viaggiatori ogni giorno a raggiungere questo lembo di terra del Mar Egeo. Quello che più colpisce, quando si mette piede qui, è quel susseguirsi di panorami mozzafiato che si aprono davanti allo sguardo a ogni passo compiuto.

E se è vero che l’isola è bellissima a ogni ora del giorno e della notte, c’è un momento preciso in cui tutto si tinge di magia, ed è quando il sole si prepara a tramontare colorando di mille sfumature di rosso tutto il panorama circostante.

Il tramonto più bello del mondo

Ammirare un tramonto a Santorini è un’esperienza che tutti dovremmo vivere e condividere almeno una volta nella vita. Si tratta di un momento magico, suggestivo, romantico ed evocativo che incanta la vista e riscalda il cuore.

Sebbene, come anticipato, l’isola è ricca di punti panoramici, ci sono alcuni luoghi che, più di altri, permettono di ammirare il grandioso spettacolo che va in scena al tramonto. Oia, per esempio, non è solo il luogo più raggiunto e fotografato dell’isola, ma anche quello più scenografico. Arroccata su una scogliera, la località permette non solo di osservare la caldera da una posizione privilegiata, ma di accedere a una visione straordinaria sul panorama circostante che si tinge di rosso e di arancio quando il sole si perde all’orizzonte.

Imperdibile è anche il tramonto che infiamma il cielo sopra Imerovigli, il villaggio situato nella parte più alta dell’isola su una scogliera che domina la caldera.

Anche Thira, la cittadina dell’isola a strapiombo sul mare, offre una visione mozzafiato sul tramonto. Passeggiando per le strade del capoluogo troverete diversi punti panoramici dal quale ammirare la golden hour in tutta la sua bellezza.

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Europa fontane Notizie Viaggi Zurigo

Fioriscono le fontane della città: Zurigo diventa il regno della primavera

Organizzare un viaggio in primavera è sempre un’ottima idea. Sono tantissime, infatti, le destinazioni del mondo che in questa stagione si tingono di meraviglia. Tutto merito di Madre Natura che, col suo incredibile risveglio, trasforma il mondo che abitiamo nel palcoscenico di uno spettacolo che non conosce uguali, destinato a incantare la vista e a inebriare i sensi.

Fioriscono i prati, i giardini e i viali alberati delle destinazioni di tutto il mondo. E fioriscono anche le fontane della città di Zurigo, trasformando il territorio svizzero nel regno della primavera per antonomasia.

Zurigo in primavera è un sogno a occhi aperti

La primavera, lo sappiamo, si trasforma nell’occasione perfetta per organizzare nuovi viaggi e per andare alla scoperta del globo. In questo periodo, infatti, molte delle destinazioni che conosciamo indossano il loro abito più bello, quello creato sapientemente da Madre Natura.

Nascono così paesaggi di immensa bellezza, urbani e periferici, che sono caratterizzati da fioriture colorate e inebrianti che si perdono all’orizzonte o che incorniciano piazze, quartieri e strade. La visione è mozzafiato.

Anche Zurigo, la città situata all’estremo nord dell’omonimo lago in Svizzera, non resta immune dall’incantesimo che la natura lancia in primavera. Intendiamoci, raggiungere il territorio in ogni periodo dell’anno e in tutte le stagioni, è sempre una buona idea, perché sono tante le cose da fare e da vedere in città, e tutte sono destinate a sorprendere.

Eppure è proprio tra i mesi che vanno da marzo a maggio che, Zurigo, assume le sembianze di un paesaggio incantato. I fiori di ciliegio e gli alberi di magnolie trasformano le strade in un paesaggio che sembra uscito da un libro delle favole, a questi si aggiungono i colori della frutta e della verdura che sono esposti sui banchi dei mercati all’aperto che si intrecciano tra le strade della città.

Il centro appare come un tripudio di colori e profumi che solleticano i sensi e che invitano cittadini e viaggiatori a perdersi e immergersi tra le vie cittadine. Passeggiate, queste, che portano anche alla scoperta delle tantissime fontane che puntellano il territorio urbano.

Con le sue 1200 fontane dislocate in tutta la città, infatti, Zurigo si è guadagnata il primato di “Città delle fontane“, una delle più ricche del mondo da questo punto di vista. Ed è proprio delle fontane cittadine che vogliamo parlarvi oggi, invitandole a scoprire una per una. Non solo perché queste conservano storie, leggende e racconti suggestivi, ma anche perché adesso le fontane di Zurigo sono in fiore. E sono bellissime.

In occasione dell'arrivo della Pasqua le fontane di Zurigo sono in fiore

Fonte: 123rf

In occasione dell’arrivo della Pasqua le fontane di Zurigo sono in fiore

Fioriscono le fontane della città

Come in un sogno a occhi aperti, così è Zurigo in primavera. In occasione della stagione, e con l’arrivo imminente di Pasqua, la città ha portato in scena una delle sue tradizioni più belle, quella della fioritura delle fontane.

Tutte le fontane del centro cittadino, infatti, sono state decorate da boccioli di rosa donati dalle chiese, creando così un paesaggio scenografico che incornicia le passeggiate dei cittadini e dei viaggiatori.

L’iniziativa, che fa parte del progetto Ohne Dornen keine Rosen (Niente rose senza spine), vede la collaborazione delle Chiese della Città Vecchia con lo scopo di diffondere messaggi di pace e di speranza proprio in occasione della Settimana Santa. Sarà possibile ammirare le fontane in fiore dal 1° al 10° aprile.

Le fontane della città di Zurigo fioriscono durante la Settimana Santa

Fonte: 123rf

Le fontane della città di Zurigo fioriscono durante la Settimana Santa