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In Italia esiste un parco dove svettano enormi funghi di pietra

Di formazioni rocciose bizzarre l’Italia ne è piena, ma queste di cui vi stiamo per parlare sono davvero simpaticissime, così tanto che si fa fatica persino a credere che siano vere: in un bellissimo parco del nostro Paese svettano fieri nei cieli degli enormi funghi di pietra.

La Riserva dei Ciciu del Villar

Il posto in questione si chiama Riserva dei Ciciu del Villar, un’area naturale protetta del Piemonte, e più precisamente in località Costa Pragamonti, nei pressi dell’abitato del comune di Villar San Costanzo, in provincia di Cuneo.

Ciciu è una parola che ha molto da dire: è un termine dialettale piemontese che significa “pupazzo” o “fantoccio”, un po’ come effettivamente potrebbero sembrare queste particolari formazioni geologiche.

Esse, infatti, oltre a rappresentare quasi “un unicum” nel patrimonio ambientale piemontese, si caratterizzano per essere delle colonne di roccia, frutto di anni di erosione, a forma di fungo (sì, hanno persino il “cappello” tipico). Un curioso fenomeno naturale che risale, molto probabilmente, al termine dell’ultima era glaciale. Un’azione erosiva che, se dobbiamo essere del tutto onesti, non si è ancora fermata per via delle piogge e dei conseguenti rigagnoli che si formano.

Nel 2000 è stato effettuato un approfondito studio che ha evidenziato alcune interessanti curiosità: la presenza di almeno due diverse generazioni di colonne di ciciu, e un totale di circa 479 formazioni concentrate in un’area di approssimativamente 0,25 chilometri quadrati. Per quanto riguarda le dimensioni, anche lì la natura ha pennellato come meglio ha creduto: le colonne più basse misurano mezzo metro, quelle più alte arrivano persino ai 10. Il “cappello” che poggia sopra le colonne, ossia l’elemento definitivo che le fa sembrare per l’appunto dei funghi, può invece arrivare anche a 8 metri.

Luogo di misteriose leggende

Un posto così peculiare non può di certo essere esente da misteriose e curiose leggende. Con il passare dei secoli ne sono nate tantissime: alcune sostengono che questi funghi di roccia siano il risultato di incantesimi, altre che siano dei veri e propri miracoli.

Un storia in particolare narra che, in tempi antichissimi e persino difficili da pronunciare, le masche, ossia le streghe del folclore piemontese, furono trasformate in queste formazioni rocciose a seguito di un uragano che interruppe il rito magico di un sabba.

La più diffusa, e più credibile per la popolazione, sostiene che i ciciu siano venuti alla luce a causa di un miracolo di San Costanzo, un legionario romano che venne martirizzato durante la persecuzione dei cristiani dell’imperatore Diocleziano. San Costanzo approdò sul monte San Bernardo in quanto perseguitato da 100 soldati che volevano ucciderlo. Una volto arrivato si voltò verso i legionari ed esclamò: “O empi incorreggibili, o tristi dal cuore di pietra! In nome del Dio vero vi maledico. Siate pietre anche voi!”; fu così che nacquero i ciciu.

Cosa vedere presso la riserva

Oltre a queste gigantesche e peculiari formazioni di pietra, presso la Riserva dei Ciciu del Villar è possibile “perdersi” grazie alla presenza di diversi percorsi e  sentieri che conducono alla scoperta del suo prezioso e interessante patrimonio naturalistico.

Questo incredibile giardino che potremmo definire roccioso è infatti popolato non solo da queste rocce con un cappello, ma anche da querce roverelle e castagni ,insieme a circa 300 specie floristiche diverse. Una vegetazione che, come vuole la natura, rallenta l’attuale azione erosiva proteggendo così i ciciu.

Al contempo, con un po’ di fortuna è possibile osservare anche tanti animali tipici della zona tra cui il picchio muratore, il picchio rosso minore, il picchio verde, la cincia dal ciuffo e la cinciarella, il codibugnolo, il fiorrancino e molto altro ancora. Fra i mammiferi non si possono non citare i tanti ghiri, così come gli scoiattoli, volpi, cinghiali, caprioli, donnole, faine e tassi.

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Dentro il Pantheon, ad ammirare la finestra sul cielo di Roma

La stessa maestosità e imponenza, oggi come anche 2mila anni fa. Quando si pensa a Roma, non può non venire in mente il Pantheon, uno dei monumenti più riconoscibili della Città Eterna. Non è un semplice edificio, ma un testimone privilegiato dello sviluppo di un impero prima e di una città poi. È stato fonte di ispirazione per tanti artisti del Rinascimento e anche se il tempo ha in parte cambiato i colori e le sfumature del suo marmo, non si può non rimanere a bocca aperta ogni volta che ci si ritrova di fronte a una meraviglia del genere. Splendido all’esterno, ma anche all’interno, con la sua cupola caratteristica, unica al mondo.

Il monumento originario

Il Pantheon fu costruito per la prima volta 27 anni prima della nascita di Cristo su iniziativa di Marco Vipsanio Agrippa. Furono necessari tre anni per completarlo, ma purtroppo l’edificio originario è andato perso per sempre a causa di un incendio divampato nel 110 d.C. La costruzione successiva è quella che si può ammirare oggi quando si visita Roma. L’interno è dominato da un elemento che lascia a bocca aperta sia i romani stessi che i turisti, la cupola. Non è una semplice volta, ma la più grande in assoluto che sia mai stata costruita in calcestruzzo non armato.

Il Pantheon a Roma

Il diametro supera i 43 metri ed è la testimonianza impressionante di quanto gli architetti romani fossero ingegnosi. Il Pantheon è rimasto infatti intatto per tutto questo tempo e soprattutto dal foro della cupola sembra non entrare mai la pioggia, un fenomeno che è stato approfondito nel dettaglio. Non c’è copertura perché altrimenti il monumento sarebbe crollato su sé stesso, inoltre si voleva simboleggiare in questo modo il contatto diretto con le divinità. Ogni volta che piove, la corrente d’aria porta letteralmente a “frantumare” le gocce d’acqua, dunque anche in caso di precipitazioni intense la sensazione è che all’interno non succede nulla. Sul pavimento, tra l’altro, non si formano pozzanghere e questo rafforza quella che è una delle principali leggende romane.

Tra l’altro, il foro della cupola, meglio noto come “Oculus” rappresenta l’unica fonte di luce del monumento, un fascio luminoso che rende lo spazio ancora più ampio. Ogni visitatore non può non essere colpito, poi, dalla bellezza delle sette splendide nicchie presenti all’interno e dalle due colonne corinzie che in passato simboleggiavano le divinità legate al culti dei pianeti. A partire dal VII secolo, il Pantheon diventò un chiesa cristiana e da quel momento prese il nome di Santa Maria della Rotonda o Santa Maria ad Martyres. Ma c’è anche molto altro da ammirare all’interno di questa meraviglia della Capitale.

Le sepolture illustri del Pantheon

Da quando il Pantheon è diventato una basilica, sono stati conservati i sepolcri di personaggi illustri: ad esempio, un artista acclamato e importante come Raffaello Sanzio riposa qui ed è emozionante sapere di essere a pochi centimetri dai suoi resti.

L'interno del Pantheon

Dal 1878, inoltre, proprio nel monumento capitolino sono stati sepolti i Re d’Italia, vale a dire Vittorio Emuanele II, Umberto I e la Regina Margherita di Savoia. In poche parole visitare il Pantheon è un’esperienza unica e indimenticabile che permette di scoprire un edificio in grado di racchiudere in sé bellezza, armonia e architettura.

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Visti turistici: per alcuni Paesi cambia la durata

Nonostante quello italiano sia uno dei passaporti più potenti del mondo (e primo in Europa), anche noi quando viaggiamo in alcuni Paesi abbiamo bisogno del famigerato visto turistico. E con la ripresa del turismo dopo gli anni della pandemia, la sempre maggiore crescita della tecnologie, la nuova gestione dei flussi turistici e molti altri fattori, diverse destinazioni stanno decidendo di cambiare la durata di questi documenti per farvi accesso.

Perché sta succedendo tutto questo

Il motivo per cui molti Paesi stanno intervenendo al fine di modificare la durata dei visti turistici è molto semplice: desiderano regolare, con maggiore chiarezza e facilità, il flusso dei viaggiatori in arrivo.

Per questo motivo, sono state varate nuove regole che prevedono cambiamenti per diverse aree del mondo, compresa l’Europa e quindi anche l’Italia. Alcune di queste modifiche vanno a favore dei viaggiatori, altre invece sono più limitanti.

I Paesi che hanno semplificato le regole

Tra i Paesi che stanno rivedendo le regole in fatto di visto turistico c’è l’Arabia Saudita che, da qualche tempo a questa parte, può essere considerata una meta emergente. Lo scorso settembre, quindi nel 2022, il Paese ha infatti ha annunciato una semplificazione per chi arriva da diverse zone del mondo, tra cui – e per fortuna – anche noi europei.

Attualmente è sufficiente richiedere l’eVisa che corrisponde al permesso di ingresso in formato elettronico. Un lasciapassare che si può ottenere sul sito ufficiale di Visit Saudi.

Novità anche dal Vietnam che, con lo scopo di semplificare gli ingressi, ha da poco prolungato la durata del visto turistico: se prima aveva una validità di soli 30 giorni, ora è di be 3 mesi. L’obiettivo, come si può intuire, è quello di favorire sempre di più gli arrivi nel Paese. Tra le altre cose, con questo nuovo documento si potranno fare anche ingressi multipli.

Poi c’è la Giordania, meta follemente amata dai turisti italiani e non solo, che ha finalmente annunciato la possibilità di ottenere il visto online. Adesso può essere richiesto e ottenuto, previo pagamento, andando sul sito del Ministero dell’Interno del Paese o, in alternativa, utilizzando l’applicazione del Ministero dell’Interno (App) MOI-Ministry of Interior of Jordan.

Infine la Mongolia, terra misteriosa e ancora non invasa dal turismo di massa, dove il Governo ha da poco annunciato che la lista dei Paesi che possono visitarla senza visto si è allungata e non di poco: fino al 2025 gli italiani non ne avranno bisogno per farvi ingresso.

I Paesi che hanno ridotto la durata

C’è anche chi, in tutta questa foga della ripresa turistica ha deciso di cambiare le regole “in peggio” riducendo la durata del visto turistico. È il caso della Thailandia, altra destinazione decisamente amata dai turisti di tutto il mondo, che ha invece deciso di ridurre nuovamente la durata del documento a 30 giorni. Un piccolo passo indietro in quanto, poco tempo fa, lo aveva prolungato a 45.

C’è da sapere, tuttavia, che i viaggiatori provenienti da alcuni Paesi, compresi cui quelli dell’Europa continentale, una volta atterrati nel meraviglioso Paese del sorriso potranno prolungare il loro soggiorno per altri 30 giorni, passando attraverso gli uffici per l’immigrazione.

Il nostro continente, invece, si appresta a creare la sua speciale autorizzazione per farvi ingresso; l’Etias. La data di rilascio è stata più volte rimandata, ma quel che è certo è che verrà attivata sicuramente e, con molto probabilità, l’anno prossimo, vale a dire nel 2024.

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Questo palazzo sospeso sull’acqua è un gioiello da scoprire

Venezia rappresenta il mix perfetto tra tante culture, una fusione che si riflette soprattutto nella sua intrigante varietà architettonica. È proprio questa particolarità che la rende unica nel suo genere, in quello che oggi è un continuo viavai di persone. Ma questo stesso viavai c’era anche in passato, come testimoniato perfettamente dai fondachi.

Ce n’è uno che attira subito l’attenzione: è sospeso sull’acqua, quasi una magia dei costruttori del passato, un vero e proprio gioiello da scoprire nel dettaglio. Il Fondaco dei Tedeschi può “raccontare” l’evoluzione del commercio veneziano (ma anche globale) dal ‘500 ai giorni nostri, ecco perché può essere considerato uno dei simboli principali della località lagunare.

Mezzo millennio di storia

Il Fondaco o Fontego dei Tedeschi che possiamo ammirare oggi non è in realtà l’edificio costruito originariamente. L’attuale Fondaco ha infatti visto la luce nel 1508, subito dopo l’incendio che distrusse per sempre un altro palazzo simile che era stato voluto con forza da Venezia tre anni prima.

La nuova scelta architettonica fu innovativa, ma geniale. A differenza di altri palazzi del Canal Grande, non vennero usate decorazioni in marmo, ma si puntò sull’estro di Giorgione e Tiziano per affrescare il Fondaco. In poco tempo diventò il punto d’approdo principale delle merci dei mercanti tedeschi (da qui il nome). Sempre in questo edificio, chi parlava in tedesco poteva definire accordi e scambiare altra merce.

Fondaco dei Tedeschi illuminato

Fonte: iStock/Massimo Brucci

La suggestiva facciata di Fondaco dei Tedeschi illuminata

Fu persino la residenza di una delle più importanti famiglie di banchieri teutonici, i Fugger. Oggi invece è stato riconvertito in centro commerciale di lusso con annesso polo culturale: dal 2016 il successo del Fondaco dei Tedeschi in questa nuova “veste” è stato crescente, tanto è vero che ogni anno milioni di persone si recano in questo luogo.

I 9mila metri quadri di esposizione e i 5 piani del palazzo sospeso sull’acqua rappresentano un punto di riferimento per lo shopping veneziano. Non solo moda e accessori, qui si trova praticamente di tutto, dai vini pregiati ai prodotti di bellezza, passando per profumi, orologi e cibo raffinato.

Una tappa che non ci si può lasciare sfuggire è senza dubbio la terrazza panoramica, l’ideale per ammirare lo skyline di Venezia da un punto privilegiato, una vista incredibile che domina il Ponte di Rialto e che fa innamorare perdutamente della città. Shopping, ma anche tanta cultura: il Fondaco dei Tedeschi conservava opere di valore inestimabile, tra cui capolavori del Veronese e del Tintoretto. Se n’è persa traccia, ma quello che è rimasto rende la visita al palazzo ugualmente speciale

Arte e cultura: il Fondaco dei Tedeschi oggi

La storia dell’edificio può essere apprezzata negli antichi caminetti che impreziosiscono gli interni e nelle arcate dall’eleganza innegabile, ma anche nei piccoli dettagli. Una piacevole sorpresa si può scovare sotto i davanzali delle finestre centrali in cui il doppio giglio e il pentacolo con due mazze rappresentano probabilmente gli stemmi dei banchieri Fugger.

L'edificio storico Fondaco dei Tedeschi

Fonte: iStock

Lo storico edificio Fondaco dei Tedeschi a Venezia

Il Fondaco dei Tedeschi è aperto tutti giorni, dalle 9:30 alle 19:30 da ottobre a marzo e dalle 9:30 alle 21:30 da aprile a settembre. Per salire sul tetto bisogna armarsi di pazienza, visto che non possono accedere più di 80 persone alla volta. Le mostre, infine, sono in continua evoluzione e accontentano qualsiasi esigenza: sono dedicate agli antichi aspetti della vita commerciale di Venezia, ma anche all’arte contemporanea e a quella fotografica. Una volta entrati, la visita alla città lagunare non sarà più la stessa.

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In questo luogo la natura ha scelto di conservare il suo cuore

Ogni giorno ci mettiamo in viaggio per andare alla scoperta dei capolavori che popolano il mondo che abitiamo, raggiungendo quei luoghi che sono stati trasformati da Madre Natura nel palcoscenico dei suoi spettacoli più belli.

Cascate maestose, scogliere scoscese, boschi lussureggianti e dedali di rocce profonde sono solo alcune delle meraviglie straordinarie che compongono il patrimonio naturalistico del nostro pianeta e che con gli anni si sono trasformate in vere e proprie attrazioni turistiche destinate a incantare.

Eppure c’è un luogo che, più di altri, restituisce quella che è la visione più strabiliante di sempre. Un segreto che Madre Natura ha deciso di custodire in Nuova Caledonia, proprio lì dove ha lasciato il suo cuore.

Il cuore di Madre Natura in Nuova Caledonia

Ci troviamo nel cuore del Pacifico, tra le straordinarie e paradisiache isole che caratterizzano la Nuova Caledonia. Meta prediletta degli amanti della natura, questo territorio francese è un microcosmo di meraviglie destinato a incantare.

Le spiagge straordinarie, puntellate da palme e da specie autoctone, e bagnate da un’acqua cristallina e turchese, sono la cornice perfetta di una delle esperienze più sensazionali di una vita intera. Tutto intorno, invece, si snoda una laguna suggestiva che ospita migliaia di esemplari di flora e di fauna che popolano i fondali trasparenti.

Ed è proprio in questo paradiso terrestre, dove tutto parla di bellezza e meraviglia, che la natura ha lasciato la sua impronta. Sulla costa ovest di Grande Terre, l’isola maggiore dell’arcipelago della Nuova Caledonia, possiamo ammirare il cuore di Voh. Si tratta di una radura fitta e verdeggiante caratterizzata da mangrovie che restituisce il suo profilo più bello dall’alto, quello che assume la forma di un cuore. Ecco come raggiungerlo.

Come ammirare il cuore di Voh

Il suo nome è cuore di Voh ed è in assoluto la più bella cartolina di viaggio mai vista fino a questo momento. Situato sulla costa ovest della Grande Terre, a circa 300 chilometri da Nouméa, questo cuore porta la firma indelebile di Madre Natura.

Si tratta in realtà di una radura di mangrovie circondata dalla laguna che si snoda per 4 ettari, e che assume la caratteristica forma di un cuore. A rendere famoso in tutto il mondo questo lembo di terra è stato il fotografo Yann Arthus-Bertrand che nel 1999 ha diffuso questa suggestiva istantanea che è stata proclamata all’unanimità come uno dei paesaggi più belli del mondo.

Per ammirare la versione più bella del cuore di Voh, il consiglio è quello di sorvolare l’area per poter osservare il paesaggio verdeggiante, i cui confini sono segnati dall’azzurro del mare, che restituisce una visione sublime e incantata.

Per farlo potete prendere parte alle numerose escursioni organizzate da tour operator locali. Una volta in volo, il consiglio è quello di aguzzare bene la vista e di scorgere ogni dettaglio di quel meraviglioso panorama che si apre proprio sotto il velivolo.

L’alternativa, invece, è quella di percorrere a bordo di un fuoristrada o a piedi i sentieri che portano al massiccio di Katepai, un punto strategico e panoramico dal quale scorgere la meravigliosa visione del cuore di Madre Natura.

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Puoi essere Harry Potter per un giorno: succede a Tokyo

Organizzare un viaggio a Tokyo, in qualsiasi periodo dell’anno e in ogni stagione, è sempre un’ottima idea. Lo è perché l’affollata capitale del Giappone ospita un patrimonio culturale, storico e architettonico di immenso valore che parla di presente, passato e futuro.

I grattacieli ultramoderni che ridefiniscono lo skyline della città, infatti, si alternano ai templi secolari e ai siti culturali che conservano e preservano le antiche tradizioni del territorio. Al fianco di questi, poi, ci sono tutta una serie di affollate vie dello shopping, quartieri caratteristici, musei e attrazioni iconiche tutte da scoprire.

Insomma, i motivi per raggiungere la capitale del Paese del Sol Levante sono tantissimi. Tuttavia c’è un’altra motivazione che attira i viaggiatori in città, soprattutto quelli che sono fan della serie di romanzi fantasy firmati da J. K. Rowling. Sì perché nel cuore cittadino esiste un locale magico in cui tutti possono sentirsi Harry Potter per un giorno.

Harry Potter per un giorno: l’esperienza magica a Tokyo

Sono tanti i motivi che ci spingono a viaggiare intorno al globo, e molti di questi hanno proprio a che fare con i film e le sagre cinematografiche più famose. I luoghi che hanno fatto da sfondo alle nostre pellicole del cuore, così come i parchi interattivi e gli hotel tematici, sono diventati delle vere e proprie attrazioni turistiche che muovono le masse.

Impossibile non pensare a tutte quelle persone che si mettono in viaggio, ogni giorno, per andare alla scoperta dei luoghi di Harry Potter, gli stessi che compaiono nei romanzi di  J. K. Rowling, nei film e nelle altre opere derivate.

Ed è proprio per rivivere le avventure del mago più famoso del mondo e dei suoi migliori amici, che oggi abbiamo scelto di volare insieme a voi per raggiungere Tokyo e per vivere un’esperienza che renderà felici tutti i fan dell’iconica serie. Nella capitale del Giappone, infatti, esiste un locale intriso di magia in ogni angolo. Si tratta dell’Harry Potter Cafè, un luogo dove tutto può succedere. Pronti a partire?

Gli interni dell'Harry Potter Cafè

Fonte: ©Tokyo Convention & Visitors Bureau

Gli interni dell’Harry Potter Cafè

Benvenuti nell’Harry Potter Cafè

Per vivere questa avventura stregata dobbiamo recarci a Minato, uno dei 23 quartieri speciali di Tokyo, situato tra  Shibuya e Shinagawa. Proprio qui esiste un grandioso teatro che si snoda su quattro piani e che può ospitare più di 1000 persone.

Stiamo parlando del TBS Akasaka ACT Theatre che, per celebrare la storia del maghetto più famoso del mondo, si è trasformato in un regno fatato. Una parte dell’edificio, infatti, è stata trasformata in una piazza magica completamente a tema Harry Potter. Ma non è l’unica attrazione del teatro.

La struttura, infatti, ospita anche l’Harry Potter Cafè che, vi anticipiamo, è un luogo davvero magico. Il locale, aperto da mattina a sera, evoca in tutto e per tutto lo straordinario mondo dei romanzi J. K. Rowling.

Le bibite e le pietanze, servite in un’atmosfera incantata, non solo hanno nomi che evocano la celebre saga, ma lo fanno anche attraverso l’aspetto e il design. Preparatevi quindi a degustare torte a forma di gufo, panini dai colori di Hogwarts e cocktail Wingardium Leviosa che sembrano spiccare il volo da un momento all’altro.

Il menu dell'Harry Potter Cafè

Fonte: ©Tokyo Convention & Visitors Bureau

Il menu dell’Harry Potter Cafè
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Piobbico, gioiello incastonato in una vallata tra i monti delle Marche

Sorge in una vallata, stretta tra i verdeggianti versanti dei monti Nerone e Montiego, l’affascinante borgo di Piobbico, in provincia di Pesaro Urbino. La sua storia è ammaliante quanto il superbo contesto naturalistico in cui è inserito, e trasporta i visitatori in quel lontanissimo passato medievale che lo vide fiorire, ancora impresso nelle sue architetture civili e religiose, su cui domina tronfio il Castello Brancaleoni. C’è anche una curiosità che contraddistingue questo gioiello delle Marche: Piobbico è conosciuto come ‘il paese dei brutti’.

Piobbico: un po’ di storia

Per l’origine del nome ‘Piobbico’ bisogna risalire all’epoca romana. In seguito alla guerra sociale, tutti i territori che non si erano ribellati a Roma avrebbero dovuto ottenere il ‘diritto di cittadinanza’, tuttavia la parte a ridosso del monte Nerone rimase esclusa dalle suddette assegnazioni, rimanendo ager publicus. Negli anni ‘publicus’ evolse in ‘plobicus’, ‘plobici’ fino all’attuale Piobbico.

I fiumi e le cavità naturali che caratterizzano il territorio hanno favorito l’insediamento fin dalla preistoria, per poi proseguire con Etruschi e Romani. La vera storia del paese ha, però, inizio con la famiglia feudataria Brancaleoni, che si stabilì in queste terre prima dell’anno Mille, dominandole per quasi cinque secoli. Sono gli anni in cui sorsero il castello, il borgo, le chiese e le varie ville e villaggi attorno. Piobbico divenne comune autonomo solo nel 21 dicembre 1827, per decreto di Leone XII.

Visita al borgo di Piobbico

Simbolo di Piobbico è il Castello Brancaleoni, eretto nel XIII secolo, probabilmente sui resti di preesistenti costruzioni, e trasformato nel Cinquecento in una splendida dimora rinascimentale, che risentì dell’influenza della vicina Urbino. Si presenta come un complesso di costruzioni aggiuntesi al nucleo primitivo che si allungano sul crinale del roccione dominante il centro del bacino dove poggia il borgo marchigiano. Una delle sale di maggior pregio del Castello è la “sala del Leon d’Oro”, riccamente decorata, alla cui sinistra si trova la cosiddetta “Camera Romana”, per le scene di vita romana in stucco e dipinte nella volta, mentre a destra è la “Camera Greca”, del conte Antonio II, affrescata con episodi tratti dalla mitologia greca. Restaurato di recente, il Castello ospita oggi il Museo Civico Brancaleoni, e i suoi spazi vengono spesso utilizzati per manifestazioni ed eventi culturali, come concerti, convegni e mostre d’ arte.

Il borgo medievale, detto popolarmente il Borghetto, costituisce insieme al Palazzo Brancaleoni la vera anima antica di Piobbico. Si compone di un paio di viuzze e di alcuni vicoli chiusi, attorno ai quali sorgono le piccole case unite tra loro, per scopo difensivo. Punto di incontro di questo tracciato ad anello è la Chiesa di S. Pietro con la piazzetta antistante, collocata a metà della rampa di accesso al Castello, che si presenta con un elegante portale cinquecentesco, unico elemento decorativo della sobria facciata, e al cui interno custodisce una pala d’altare raffigurante il santo attribuita a Giorgio Picchi.

Il più antico edificio di culto del territorio piobbichese è, invece, il santuario di Santa Maria in Val d’Abisso, risalente almeno all’XI secolo, sorto proprio ai piedi del monte Nerone, nel luogo in cui, secondo la tradizione, sarebbe stata rinvenuta l’immagine della Madonna, oggi conservata al suo interno. Altrettanto affascinanti, la Chiesa di Sant’Antonio, nella piazzetta omonima, e la Chiesa di Santo Stefano, in stile barocco, riedificata dai Brancaleoni nel 1784 dopo il terremoto, che custodisce la pala “Riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto” di Federico Barocci.

Passeggiando lungo le stradine ripide e acciottolate del Borghetto, si possono notare i caratteristici edifici costruiti o con la pietra rossa del Montiego, o con corniola bianco-latte, che conservano gli antichi elementi architettonici, come stipiti e architravi, in travertino bianco ricavato dal monte Nerone.

Durante i lavori di restauro di una casa nel centro storico di Piobbico, è venuta alla luce una fornace di età romana che presenta tre camere di cottura distinte e un complesso sistema per il convogliamento dell’aria calda. Si tratta di una vera e propria officina situata sotto il Palazzo Brancaleoni, collegato al nucleo principale del paese medievale, che sta sull’altra sponda del Candigliano, mediante un ponte.

Perché Piobbico è ‘il paese dei brutti’

Oltre che per le sue bellezze paesaggistiche, storiche e architettoniche, Piobbico è noto anche per essere ‘il paese dei brutti’. Ma da dove arriva questo appellativo? Il Club dei brutti (o World Association of the Ugly People) è un’associazione internazionale fondata nel 1879 nel borgo in provincia di Pesaro Urbino, che oggi ha lo scopo di sensibilizzare sul tema dell’apparenza nella società moderna. La sua istituzione è stata motivata dall’esigenza di “maritare le zitelle del paese”, in quanto non sposarsi a causa del proprio aspetto causava problemi anche economici per le famiglie. In pratica, svolse funzioni simili a quelle di un’agenzia matrimoniale.

L’associazione è stata poi rilanciata intorno al 1960 con il nome di “Associazione Nazionale dei Brutti”, che nel 2008 dichiarava come suo scopo la “sensibilizzazione ad una corretta cultura dell’apparenza e la lotta al culto della bellezza della moderna società della comunicazione” e “combattere il culto esagerato della bellezza”. Nello stesso anno ha inaugurato un monumento ai brutti nel paese di Piobbico. Nella prima domenica di settembre, si svolge ogni anno nel borgo il Festival dei Brutti, in concomitanza con la rinomata Sagra della Polenta alla Carbonara.

Il sentiero dei folletti e altre meraviglie nei dintorni

I fiumi, le valli, i monti che circondano Piobbico offrono un’infinità di percorsi, tra cui il fiabesco Sentiero dei Folletti, da dove poter ammirare lo splendore del Monte Nerone e il borgo antico del Castello. Un breve itinerario adatto a tutti, percorribile in circa mezz’ora tra andata e ritorno, che regala un panorama unico del paese marchigiano.

Sulle alture del borgo sono presenti altre rocche e castelli parzialmente ridotti in ruderi, che fungevano da posti di guardia, eremi, o vecchie abitazioni dei Brancaleoni. Tra questi spicca l’eremo di Morimondo, la cui esistenza è già attestata all’inizio del secolo XIII, sede di una comunità ascetica che praticava la regola di san Pier Damiani.

Su un picco appartenente al massiccio del monte Nerone, a strapiombo sul borgo di Piobbico, ci si imbatte nella primitiva dimora dei Brancaleoni, il Castello di Mondellacasa (nome con il quale vennero designati i signori del paese), di cui oggi restano solo pochi ruderi, i Muracci. Nel corso del XIII e XIV secolo, abbandonarono questo antico maniero per trasferirsi più a valle nel castrum di Piobbico.

Domina, invece, il lato sinistro del corso superiore del fiume Candigliano il Castello dei Pecorari, eretto alla fine del XII secolo, che nel 1446 passò dalle mani dei Brancaleoni a quelle dei loro rivali Ubaldini, per volontà di Federico da Montefeltro, signore di Urbino. Del maniero si può ammirare ancora intatta la struttura dell’imponente mastio.

Ogni periodo storico ha lasciato tracce a Piobbico, basti pensare che in una grotta nei dintorni sono state ritrovate ossa di Ursus spelaeus risalenti a migliaia di anni fa, il cui scheletro ricostruito è esposto nel Museo Civico. Insomma, chi viene in visita in questi luoghi torna a casa con un bagaglio di sorprese e di emozioni davvero infinite.

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Viaggio a Betlemme, spiritualità e non solo

A pochissima distanza da Gerusalemme sorge una città dall’anima particolare ma altrettanto legata alle religioni: Betlemme. Oggi considerata la Capitale del Governatorato omonimo nella giurisdizione dell’Autorità Nazionale Palestinese, è da sempre contesa tra Israele e Palestina, e purtroppo questa condizione si avverte un po’ ovunque girando per la città.

Cosa vedere a Betlemme

Betlemme prende vita sulle pendici dei monti della Giudea ed è una città considerata Santa da due grandi religioni: per i cristiani è in una grotta che si trova da queste parti in cui è nato Gesù; per gli ebrei è il luogo in cui venne incoronato il re Davide e in cui fu seppellita Rachele, una delle figure femminili più importanti della Torah (il riferimento principale dell’ebraismo).

Una premessa che fa capire che i siti da visitare sono tanti, e quasi tutti legati a una forte simbologia religiosa. Prima di imbarcarvi nella visita di Betlemme è meglio tenere a mente un piccolo consiglio: una volta arrivati alla stazione degli autobus cittadina affidatevi a uno dei tanti tassisti locali che troverete ad attendervi. Contrattate il prezzo ma fatevi accompagnare da loro: oltre a farvi vedere tutto quello che c’è di essenziale, è anche un modo per aiutare economicamente una realtà che vive quasi esclusivamente di turismo.

La Basilica della Natività

Tra le attrazioni più celebri di Betlemme c’è senza ombra di dubbio la Basilica della Natività. Si tratta di una solenne chiesa che, stando sempre alle Sacre Scritture, è stata edificata sulla famosa Grotta di Betlemme in cui, più di 2000 anni fa, nacque Gesù. Entrando al suo interno scoprirete un luogo divino in cui si fanno notare decorazioni eccezionali, per poi arrivare alla celere cavità dove, grazie a una pietra a forma di stella, potrete scorgere il punto esatto in cui sarebbe venuto al mondo il Figlio di Dio.

Basilica della Natività betlemme

Fonte: iStock

Esterno della Basilica della Natività a Betlemme

La Basilica della Natività, tra le altre cose, è una delle chiese più antiche che esistano ed è stata inserita anche nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco. La struttura si affaccia sulla piazza più affollata della città in cui poter ammirare anche degli spaccati di vita quotidiana locale. Ma a stupirvi sarà un’altra cosa: nonostante sia una struttura molto grande, la porta di ingresso è davvero piccina, tanto che per varcarla è necessario abbassarsi. Il motivo? È inchinandosi che si può mostrare umiltà di fronte a Dio, entrando in quella che è la sua casa.

Di fronte alla Basilica della Natività si innalza nei cieli anche la Moschea di Omar che, in qualche maniera, sta lì a simboleggiare la comprensione e la convivenza tra diverse religioni.

La Strada della Stella

La Strada della Stella è la via più famosa di tutta Betlemme: proprio qui passarono i tre Re Magi per andare da Gesù appena nato. Erano guidati dalla celebre stalla cometa che li condusse proprio di fronte alla grotta che, attualmente, si trova all’interno della chiesa.

Oggi è un continuo susseguirsi di porte colorate che si fanno spazio in una passeggiata piena di botteghe e negozi di ogni genere in cui acquistare un po’ di souvenir.

Grotta del Latte

Altro luogo particolarmente caro alla religione cattolica di Betlemme è la Grotta del Latte, ossia la cappella in cui Cristo, Maria e Giuseppe si nascosero per sfuggire alla strage degli Innocenti, voluta all’epoca da re Erode. Al suo interno è possibile osservare mosaici bizantini del V secolo.

Stando alla tradizione, mentre la Vergine stava allattando Gesù le cadde del latte sulle pietre che, come per miracolo, diventarono subito bianche. Per questo motivo, nel corso del tempo si è trasformato anche in un luogo di pellegrinaggio per tutti coloro che desiderano avere un figlio.

grotta del latte betlemme

Fonte: iStock – Ph: svarshik

Un angolo della Grotta del Latte

Il Campo dei Pastori

A Beit-Sahur, poco più a sud-est di Betlemme, si erge il Campo dei Pastori, un santuario che, secondo i racconti biblici, corrisponde a quello in cui gli angeli avrebbero annunciato la nascita di Gesù ai pastori. In sostanza è il luogo dell’annunciazione, un posto sacro che si trova incorniciato tra verdi colline.

La Betlemme non spirituale

C’è anche un altro lato di Betlemme che si discosta non di poco dalla “vera” spiritualità: quello del muro di separazione. Se si visita questa città deve essere assolutamente osservato e, probabilmente, anche come prima tappa sull’itinerario. Il motivo è molto semplice: parla di una pagina terribile della nostra storia attuale.

Si tratta di un enorme muro di cemento armato che purtroppo, vista la sua lunghezza ed altezza, è persino visibile dai diversi belvedere che ci sono in città. Separa Israele e Palestina e, proprio per questo motivo, le sue pareti sono piene di graffiti di protesta, molti dei quali sono di alcuni street artist italiani, così come del famoso artista Banksy. C’è da dire, però, che di quest’ultimo ci sono opere sparse per tutta la città, non solo sul terribile muro di separazione.

L’albergo di Banksy

Il geniale Banksy ha deciso di fondare proprio qui, e precisamente di fronte al muro di separazione, il suo Walled Off Hotel, un albergo che al suo interno conserva un museo che ha lo scopo di raccontare le diverse fasi della costruzione di questo muro osceno e il suo impatto sulla popolazione locale, che no, non è affatto piacevole.

Aperto nel 2017, è stato da lui stesso definito: “L’hotel con la vista più brutta del mondo”, e non gli si può affatto dare torto.

Chi vuole andare a caccia delle sue opere, invece, a Betlemme può scoprire la sua Colomba con tanto di armatura che è situata all’angolo tra via Caritas e via Manger. Sui muri di Betlemme è stata anche impressa la sua Ragazza che perquisisce un soldato che si trova sulla strada per Hebron, e più precisamente in un negozio di souvenir non troppo distante dal Museo di Betlemme. Ci sono poi The Angel Sprinkling Hearts, la Cicatrice di Betlemme e forse la più nota di tutte: il Lanciatore di Fiori, un’opera dal significato enorme e creata magistralmente su un imponente muro nascosto dietro a un benzinaio.

Betlemme è tante cose, è una città che va vista sia da parte di coloro che sono credenti, sia da chi non lo è: una visita qui serve per comprendere più a fondo alcune delle brutalità e drammaticità con cui hanno a che fare dei popoli in questa nostra epoca attuale.

muro di separazione betlemme

Fonte: iStock – Ph: LUKASZ-NOWAK1

Un tratto del muro di separazione
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Parco del Retiro, un’oasi verde nel cuore della città

C’è un gioiello verde incastonato nel cuore di Madrid. Il Parco del Retiro non è solo il parco più importante della capitale della Spagna, ma anche il luogo preferito dalla gente del posto e dai turisti, perché ha tantissimo da offrire oltre alle passeggiate nella natura. Un paesaggio culturale urbano, ricco ed eterogeneo, dinamico e in continua evoluzione, riconosciuto come Paesaggio Culturale del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, insieme al Paseo del Prado. Scopriamolo.

Parco del Retiro, tra alberi secolari e attrazioni uniche

Il Parco del Retiro (o Parque del Buen Retiro) si estende per 125 ettari e ospita oltre 15.000 alberi, il che ne fa una preziosa oasi verde nel centro di Madrid. Dal 2021 è stato inserito nella lista dei patrimoni mondiali dell’umanità, insieme al Paseo del Prado. Alcuni dei suoi giardini sono di notevole interesse botanico, come il Jardín de Vivaces, i Jardines de Cecilio Rodríguez – giardini classicisti con un tocco andaluso, i Jardines del Arquitecto Herrero Palacios, la Rosaleda (il roseto) e il Parterre Francés con il Cipresso calvo, l’albero più antico della città, che si pensa abbia 400 anni.

Qui si può passeggiare per ore tra i viali alberati, fotografare eleganti architetture, prendere un caffè in una terrazza all’aperto o noleggiare una barca a remi per trascorrere momenti romantici sul lago artificiale più famoso di tutta la Spagna. In questo scenario naturale si incontrano sculture e fontane importanti. A cominciare dal monumento ad Alfonso XII, progetto dell’architetto José Grasés Riera, che questa primavera inaugura un belvedere da cui godersi una splendida vista sulla città. Ci si imbatte poi nel Reservado de Fernando VII, situato all’incrocio di Calle O’Donnell e Calle Menéndez Pelayo, che comprende la Casa del Pescador, la Montaña Artificial e la Casa del Contrabandista, che oggi ospita il Florida Park, un moderno multispazio dedicato al tempo libero e all’ospitalità che per anni ha ospitato un salone delle feste.

E ancora, si possono ammirare la statua El Ángel caído, l’unica scultura al mondo che rappresenta il diavolo, la fontana delle Galápagos, che ricorda la nascita di Isabella II, il sorprendente Eremo di San Pelayo e San Isidoro, il Bosque del Recuerdo (Bosco del Ricordo) e il Teatro de Títeres (Teatro delle marionette), unico nel suo genere in Europa, con un programma stabile ogni fine settimana.

Tra i suoi elementi architettonici e storici più importanti:

  • l’Estanque Grande (lago grande) che propone varie attività, tra cui barche a remi, barca solare e aula solare e la Scuola Comunale di Canoa, rivolta a bambini e ragazzi tra i 7 e i 17 anni
  • Palacio de Velázquez e il Palacio de Cristal, entrambi attualmente utilizzati come sale espositive. Il Palacio de Cristal è uno dei principali esempi dell’architettura del ferro in Spagna, un padiglione romantico creato per ospitare una mostra di piante esotiche all’Esposizione delle Filippine del 1887

Natura, cultura, sport e relax: ce n’è per tutti i gusti

Annoiarsi al Parco del Retiro di Madrid è praticamente impossibile, tante sono le occasioni di svago, relax e divertimento per adulti e bambini, oltre che per gli amanti dello sport. Tra le tappe da non perdere, ci sono il Centro Sportivo Municipale La Chopera, il Centro Culturale Casa de Vacas, la Biblioteca Pubblica Municipale Eugenio Trías e l’Osservatorio Meteorologico recentemente restaurato. Se siete appassionati di botanica, resterete a bocca aperta davanti al cipresso di Montezuma (o ahuehuete), probabilmente l’albero più antico di Madrid.

Nei dintorni si può noleggiare una bicicletta per godersi il parco su due ruote, mentre se volete fare una sosta, potete concedervi una pausa in uno dei suoi chioschi e terrazze. Il Parco del Retiro ospita anche alcuni degli eventi più importanti di Madrid, come la Fiera del Libro e lo spettacolo pirotecnico di San Isidro.

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Aprile è il mese dei tulipani a Pralormo: le visite imperdibili

La primavera è un tripudio di colori incantevoli, soprattutto a Pralormo: il piccolo borgo piemontese è diventato famoso per i suoi tulipani, che ad aprile giungono nel loro massimo splendore. Qui si tiene un festival dedicato a questi bellissimi fiori, che attira ogni anno centinaia di curiosi. È l’occasione perfetta per immergersi nella natura e trascorrere un weekend all’aria aperta. Ecco quali sono gli appuntamenti da non perdere.

I tulipani di Pralormo, un vero spettacolo

A due passi da Torino, c’è un luogo che sembra uscire da una favola: stiamo parlando di Pralormo, un piccolo borgo adagiato su una collina, da cui gode di un bel panorama sulla rigogliosa natura che lo circonda. Uno dei suoi monumenti simbolo è il Castello dei Conti Beraudo, eretto attorno al XIII secolo e rimaneggiato pesantemente nella prima metà dell’800, fino ad assumere le sue sembianze attuali. Davanti al maniero, un tempo esisteva un grazioso giardino di rose: la sua trasformazione è avvenuta nel XIX secolo ad opera dell’architetto Xavier Kurten, che ne ha fatto un bellissimo parco all’inglese.

Oggi è possibile visitare il castello e i suoi meravigliosi giardini grazie ad alcuni percorsi guidati che si svolgono dall’inizio della primavera alla fine dell’autunno, per sfruttare così le giornate più calde e luminose. Si tratta di un’esperienza davvero suggestiva, alla scoperta della vita quotidiana all’interno di quella che è una delle più affascinanti dimore sabaude, che si svolgeva tra le decine di stanze riccamente decorate e quelle destinate ai domestici. È però all’aria aperta che si può godere della vera meraviglia: il parco, durante i primi mesi d’apertura, si veste di colori strabilianti grazie alla fioritura di tulipani e narcisi.

Ogni anno, qui vengono piantati oltre 100mila fiori (soprattutto tulipani), variando spesso nella scelta del colore e della disposizione, per offrire uno spettacolo sempre diverso. Particolarmente affascinante è, ad esempio, la collezione di tulipani neri che attira inevitabilmente moltissimi curiosi. Nel parco non ci sono solo fiori colorati: l’allestimento è volto a regalare un’esperienza a tutto tondo ai visitatori, mettendo a disposizione panchine per fare un picnic, una zona dedicata alla ristorazione e un’area per i cani, con tante ciotole di acqua fresca.

Gli eventi imperdibili a Pralormo

La primavera presso il Castello di Pralormo è una delle più belle d’Italia, da non lasciarsi sfuggire assolutamente. Il parco apre i battenti dal 1° aprile al 1° maggio 2023 per il festival “Messer Tulipano”: si tratta di un evento tra i più attesi, giunto ormai alla sua 23esima edizione. Oltre ad ammirare i tulipani, ci sono diverse manifestazioni tematiche che hanno come sfondo il giardino di Pralormo. Quest’anno, l’argomento collaterale del festival è “Flower Design”, un’immersione nel mondo dei fiori e del loro interesse artistico in quanto fonte d’ispirazione per stilisti e designers.

Per sfruttare appieno una bella giornata primaverile trascorsa tra i tulipani, si può aggiungere una visita al Castello e ai suoi saloni incantevoli, che oggi si arricchisce di un nuovo percorso. Il primo, già da tempo in auge, è quello che conduce alla scoperta della vita quotidiana delle famiglie nobiliari che si sono susseguite tra queste mura. Quello recentemente inaugurato è invece dedicato ad un plastico di trenini d’epoca, con gallerie scavate nei muri e paesaggi ricostruiti in miniatura. La visita include anche una grande collezione di locomotive e vagoni del periodo compreso tra fine ‘800 e la prima metà del ‘900.