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Nasce l’autorizzazione per viaggiare nei Paesi UE

Viaggiare liberamente in Europa non sarà più possibile, per coloro che provengono dai Paesi per cui non vige l’obbligo di visto. Nasce infatti l’ETIAS, un’autorizzazione che consentirà all’UE di monitorare in maniera molto più attenta gli ingressi nell’area Schengen, ma anche ai turisti di superare le frontiere in modo più agevole, senza troppi ritardi burocratici. Vediamo quando entra in vigore e come funziona nel dettaglio.

Cos’è L’ETIAS

Il termine ETIAS è un acronimo che individua l’European Travel Information and Authorisation System (ovvero il sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi). Da anni se ne parla, ma fino a questo momento non ha ancora trovato realizzazione: promosso dalla Commissione Europea già nel 2016, questo meccanismo è volto a rafforzare i controlli di sicurezza alle frontiere e a gestire il rischio dell’immigrazione irregolare.

Dovrebbe rappresentare un metodo particolarmente utile per verificare l’identità dei viaggiatori a monte, ancor prima della loro partenza, e ridurre così il numero di persone respinte al confine. Il vantaggio, dunque, è duplice: da una parte l’ETIAS è sicuramente un mezzo fondamentale per aumentare la sicurezza interna (e persino la salute pubblica, come questi tempi di pandemia ci hanno insegnato), dall’altra può diventare per i turisti un buon metodo per risparmiare tempo.

Basti pensare alle lungaggini burocratiche cui si può incappare se c’è qualcosa di poco chiaro quando si vuole attraversare le frontiere, anche se si è perfettamente in regola. Ma, come già detto, il sistema – che altrove è perfettamente funzionante, come possiamo vedere con l’ESTA statunitense – ha subito numerosi ritardi e non è ancora entrato in vigore. Le cose stanno però per cambiare.

Quando e per chi diventa obbligatorio

La bella notizia è che l’ETIAS presto inizierà a funzionare. Nella primavera del 2023, e più precisamente a partire dal mese di maggio, i turisti provenienti dai Paesi extra UE per i quali non vige l’obbligo di chiedere il visto dovranno richiedere questa particolare autorizzazione. La sperimentazione, inoltre, dovrebbe prendere il via entro la fine di quest’anno.

A cosa serve l’ETIAS? Il sistema consentirà l’accesso ai Paesi dell’area Schengen (quindi non sono inclusi, ad esempio, Irlanda e Regno Unito), e senza di esso non si potranno varcare i confini europei. Gli Stati che richiedono l’autorizzazione sono i seguenti: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera.

Ma non tutti i turisti sono obbligati a richiedere l’ETIAS. L’autorizzazione servirà per i viaggiatori in arrivo da quegli Stati per cui non è ad oggi necessario presentare un visto. Vi sono dunque Paesi come l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e anche il Regno Unito.

La lista completa include 63 Stati: Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Argentina, Australia, Bahamas, Barbados, Bosnia e Herzegovina, Brasile, Brunei, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Repubblica Dominicana, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Georgia, Grenada, Guatemala, Honduras, Hong Kong S.A.R, Isole Salomone, Israele, Giappone, Kiribati, Macao S.A.R, Macedonia del Nord, Malesia, Isole Marshall, Mauritius, Messico, Micronesia, Moldova, Principato di Monaco, Montenegro, Nauru, Nicaragua, Nuova Zelanda, Palau, Panama, Paraguay, Perù, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent, Samoa, Serbia, Seychelles, Singapore, Stati Uniti d’America, Taiwan, Timor Est, Tonga, Trinidad e Tobago, Tuvalu, Ucraina, Uruguay, Vanuatu, Venezuela.

Come funziona l’ETIAS

L’ETIAS è una semplice autorizzazione e non un visto, pertanto la procedura per ottenerlo è molto più snella. Non vi è l’obbligo di presentarsi personalmente presso il Consolato del Paese che si vuole visitare, ma è sufficiente compilare un modulo online. I tempi di attesa sono decisamente ridotti: bastano pochi minuti per ottenere il via libera. Fa eccezione il caso in cui dovessero presentarsi problemi durante l’inserimento dei dati, ma è ugualmente garantita una risposta entro 96 ore.

Inoltre, l’ETIAS ha una validità di 3 anni – molto più lunga, ad esempio, del visto Schengen – e in questo lasso di tempo permette ingressi illimitati presso gli Stati dell’area Schengen. Per poter richiedere l’autorizzazione, ci si collega online o da apposita app fornendo un proprio documento di viaggio in corso di validità (come ad esempio il passaporto). Il costo di ogni richiesta è di 7 euro, ad eccezione dei minori di 18 anni e di chi ha più di 70 anni, che hanno la possibilità di ottenere l’autorizzazione gratuitamente.

Come ottenerlo

Quali sono le informazioni richieste per poter ottenere l’ETIAS? I viaggiatori devono inserire il nome e il cognome, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza, la residenza, il numero del documento di viaggio e almeno un recapito telefonico o di posta elettronica. Inoltre devono rispondere a domande sul loro livello di istruzione e sulla loro professione, sui membri della loro famiglia, su condizioni mediche particolari, su eventuali condanne penali, su viaggi precedenti in zone particolari (come in aree di conflitto).

Il sistema è completamente automatico: le informazioni inserite vengono vagliate con un’interrogazione alle banche dati delle agenzie europee come l’Interpol e l’Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale. Nel caso in cui non vi sono motivi per respingere la domanda, l’autorizzazione viene immediatamente rilasciata. In caso contrario, le informazioni vengono inviate alle autorità competenti e verificate manualmente.

Una volta ottenuto il proprio ETIAS, si può viaggiare verso tutti i Paesi dell’area Schengen. Per i turisti è sufficiente esibire il documento elettronico durante i controlli alla frontiera. Per i viaggi aerei e marittimi, il controllo è richiesto ancor prima della partenza, per snellire le procedure. L’autorizzazione offre la possibilità di rimanere sul territorio europeo per un massimo di 90 giorni consecutivi in un periodo di 180 giorni: chi ha bisogno di restare più a lungo, dovrà chiedere un visto. In questo periodo di tempo, è possibile girare liberamente in tutti i Paesi dell’area Schengen.

Cosa succede in caso di rifiuto

Come fare se la richiesta dell’ETIAS viene rigettata? Una volta inseriti i dati, sono sufficienti pochi minuti per sapere se la procedura è andata a buon fine. Nel caso in cui la richiesta venisse respinta, sono chiaramente evidenziati i motivi per cui l’autorizzazione è stata negata. Ad esempio, è possibile che il documento di viaggio utilizzato sia stato segnalato come smarrito o rubato, oppure che il richiedente  abbia un rischio elevato di immigrazione clandestina o un rischio epidemico.

Se la domanda viene rifiutata, si può presentare ricorso – o, in caso di errori, modificare la richiesta e presentarla una seconda volta. È possibile che vengano richiesti dei documenti aggiuntivi o addirittura un colloquio in presenza, eventualità considerata comunque piuttosto rara.

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Borghi itinerari culturali Viaggi

Tursi, il borgo circondato dai calanchi

Abbracciato dalla fiabesca cornice dei calanchi in provincia di Matera, il borgo di Tursi è un autentico gioiello del territorio, famoso per aver dato i natali ad Albino Pierro, annoverato tra i maggiori poeti italiani della seconda metà del Novecento e candidato più volte al Nobel per la Letteratura.

Un paesaggio plasmato da canyon, pinnacoli e bianche dune rocciose, un nucleo storico che gli ha valso il titolo di “Borgo Autentico d’Italia“, attrazioni di un tempo che fu a catturare lo sguardo a ogni passo: scopriamo di più su questa meraviglia della Basilicata.

tursi panorama

Scorcio di Tursi

La storia del borgo

Tursi vide la luce prima dell’anno Mille a opera dell’antico popolo italico degli Enotri con il nome di Pandosia.

Nel 281 a.C. l’area fu teatro dello scontro tra i Romani e Pirro, Re dell’Epiro, e il nucleo abitato venne distrutto durante le guerre condotte dal generale romano Silla: dalle sue rovine sorse allora Anglona, semidistrutta poi dai Visigoti che costruirono il Castello in collina dove gli abitanti poterono rifugiarsi.

Nacque così il borgo della Rabatana, il cui nome si deve ai Saraceni che conquistarono parte della pianura nel IX secolo.

A questa invasione, seguirono quelle dei Bizantini, Normanni e Svevi che contribuirono allo sviluppo del borgo: infine, dopo la distruzione definitiva di Anglona, nel Quattrocento gli abitanti si trasferirono a Tursi.

Cosa vedere a Tursi: le attrazioni da non perdere

Una visita al suggestivo borgo dei calanchi può iniziare dal suo cuore storico, la Rabatana, raggiungibile percorrendo per circa 200 metri una ripida strada che si snoda al di sopra dei burroni, una sorta di gradinata chiamata “petrizze”: qui spicca il Picciarello, lembo di terra che dalla collina del Castello si protende su vertiginosi precipizi.

Della fortezza oggi rimangono i cunicoli sotterranei ma le ricostruzioni indicano che aveva pianta quadrangolare, quattro torri cilindriche e due piani.

L’incantevole intrico di case in pietra e laterizio edificate dai Saraceni nell’850 a.C. e il complesso sistema di strettoie e grotte accessibili soltanto attraverso le abitazioni, fanno del quartiere un pregevole esempio di architettura spontanea dalla chiara influenza araba.

Qui trovò ispirazione per le sue opere il poeta Albino Pierro alla cui memoria è stato realizzato l’omonimo Parco Letterario situato nella casa in cui nacque nel 1916 nello storico rione San Filippo: l’edificio si compone di un seminterrato e due piani.

Al primo piano si ammira la biblioteca con opere e la collezione personale del poeta nonché la riproduzione del suo studio a Roma; il secondo piano invece ospita la pinacoteca con la mostra permanente dei dipinti ispirati alle liriche di Pierro a cura di artisti locali.

Il Parco, sede di eventi culturali, manifestazioni e visite guidate, dona una vista superba sui calanchi, il convento di San Francesco e il torrente Pescogrosso.

cattedrale tursi

La Chiesa Cattedrale dell’Annunziata

Degna di nota la Chiesa Cattedrale dell’Annunziata in Piazza Maria SS. di Anglona, risalente al XV secolo ed elevata a Cattedrale nel 1546.

Ricostruita nel 1988 a seguito di un incendio, presenta pregevoli altari in marmo, due tele settecentesche ai lati dell’altare maggiore e il soffitto a cassettoni: l’esterno è impreziosito dal portone in bronzo raffigurante scene religiose, lo stemma papale e lo stemma del vescovo.

Altri edifici di culto da non tralasciare durante una visita a Tursi sono la Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore eretta tra il X e l’XI secolo, dagli interni in stile barocco e facciata quattrocentesca, e la Chiesa di San Filippo Neri, dedicata al patrono del borgo, edificata in stile barocco nel 1661.

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Panorama di Tursi

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Borghi itinerari culturali musei Pesaro E Urbino Viaggi

Pietrarubbia, il borgo solitario che sembra un museo medievale

L’Italia è un Paese meraviglioso, un luogo che incanta viaggiatori provenienti da tutto il mondo con le sue attrazioni naturali, con quelle costruzioni monumentali, con i mari azzurri e cristallini baciati dal sole, con i borghi che preservano le tradizioni secolari che si tramando da generazioni.

Eppure, anche quando crediamo di conoscere bene ogni angolo dello stivale, ecco che nuovi luoghi fanno capolino come per magia, per incantarci e a affascinarci, per ricordarci quanto è bella l’Italia. Ed è quello che è successo quando ci siamo trovati al cospetto di Pietrarubbia, il piccolo borgo della provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, arroccato su un massiccio roccioso che domina tutta la valle del torrente Apsa.

Si tratta di uno dei più antichi borghi dell’intero territorio di Montefeltro che affonda le sue origini in secoli antichi, gli stessi che sono rimasti impressi sui ruderi e sui resti degli edifici che dominano il borgo e i suoi dintorni.

Pietrarubbia

Pietrarubbia

Benvenuti a Pietrarubbia

Le prime notizie del borgo marchigiano, che deve il suo nome alla colorazione rossastra della roccia su cui sorge, risalgono agli anni immediatamente precedenti al 100 d.C. Le storie locali, però, attribuiscono la nascita dell’insediamento ancora prima, addirittura al V secolo. Quello che sappiamo con certezza è che le testimonianze storiche e architettoniche che qui sopravvivono rendono Pietrarubbia un borgo medievale tutto da scoprire.

Del resto, passeggiando all’interno dell’antico borgo si ha come l’impressione di fare un salto temporale nel Medioevo, come se ci si trovasse all’interno di un museo a cielo aperto dove il passato e il presente si fondono, dove sembra quasi di poter immaginare le giornate di dame e cavalieri che qui vivevano.

Cosa vedere nel borgo che sembra un museo

Silenzioso e solitario, il piccolo borgo medievale di Pietrarubbia è un gioiello da scoprire. Situato alla pendici del monte Carpegna, in una posizione strategia e panoramica, fu scelto come sede di un castello fortificato che sovrastava il borgo, del quale oggi resta solo una terra e pochi resti fortificati.

L’iconica costruzione, presente in ogni cartolina di viaggio, è raggiungibile attraverso un sentiero ripido e breve che conduce proprio lì, in quella posizione panoramica dalla quale è possibile osservare tutto il territorio circostante. I resti della fortificazione, invece, non sono accessibili, ma è presente un percorso che consente di girarci intorno.

Come molti borghi italiani, anche Pietrarubbia ha dovuto combattere contro lo spopolamento iniziato intorno al 1960. Questo ha portato al naturale declino del territorio per diversi anni fino a quando il celebre Arnaldo Pomodoro ha scelto di investire nel paese che gli ha dato i natali. Il borgo è stato così ristrutturato, diventando oggi una destinazione sempre più raggiunta dai viaggiatori, seppur ancora molto distante dagli itinerari turistici più battuti.

Occhi ben aperti e lunghe passeggiate, è così che si va alla scoperta di questo solitario paese. Tonino Guerra lo descrisse come “Il borgo di pietre morbide che accarezzano gli occhi”.

Pietrarubbia oggi è diventato un museo a cielo aperto grazie alla presenza di una scuola di alto artigianato specialistico creata dallo stesso Pomodoro, il Centro Tam, che ha esposto le sculture degli allievi al suo esterno. Ma il suo patrimonio storico e culturale, che affonda le sue radici nel passato, è intriso in ogni dove. È raccontato nei resti del castello, in quegli edifici ristrutturati con i materiali delle fortificazioni preesistenti e da quella meravigliosa chiesa dedicata a San Silvestro la cui struttura risale all’epoca medievale.

Pietrarubbia, resti del castello

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Europa Finlandia Idee di Viaggio Viaggi

Il sole di mezzanotte sta arrivando: la Finlandia non è mai stata così bella

Quando la primavera esplode nei suoi colori e profumi più belli e il sole diventa assoluto protagonista delle nostre giornate, la voglia di evadere e di programmare le prossime vacanze estive diventa più forte che mai. I paradisi terrestri e le destinazioni esotiche sono in cima alle nostre travel wish list, ma non sono questi gli unici luoghi destinati a farci vivere esperienze uniche.

Pensiamo per esempio alla Finlandia e a tutte le meraviglie di questa terra selvaggia, alle sue aurore boreali, al villaggio di Babbo Natale, ai parchi nazionali e alle stazioni sciistiche che ci consentono di vivere esperienze indimenticabili sotto zero. Eppure è in estate che questo Paese mette in scena la sua più straordinaria magia, quella che da sola merita un viaggio, quella che incanta e stupisce.

Stiamo parlando del sole di mezzanotte, quel fenomeno astronomico che si manifesta nelle regioni polari quando il sole non scende mai dietro l’orizzonte permettendoci di vivere giornate luminose, accecanti e uniche. Pronti a viverlo?

La terra del sole di mezzanotte

Con l’estate ormai alle porte è tempo di tornare a programmare tutti quei viaggi che avevamo lasciato in standby, tra questi anche quello che ci porta in Finlandia, nella terra del sole di mezzanotte.

Grazie a questo fenomeno naturale, che si verifica anche nella nazione del nord Europa durante la stagione estiva, è possibile ammirare scenari di incredibile bellezza che incantano ed emozionano. Spettacoli che lasciano senza fiato dati dalla presenza del tramonto che non svanisce mai e che si affievolisce solo con l’arrivo dell’alba, dando vita a nuove luci e colori.

E proprio a partire dal tardo pomeriggio che è possibile osservare quelle mille sfumature di giallo, rosso e arancione che colorano tutto intorno, che tingono tutte le città del Paese, da nord a sud. Non stupisce, quindi, che l’estate sia destinata a diventare il periodo migliore per scoprire e riscoprire alcuni dei più belli paesaggi naturali e incontaminati della Finlandia, illuminati dal sole di mezzanotte.

Finlandia: quando e dove ammirare il sole di mezzanotte

Saune, gite in barca, trekking, escursioni e passeggiate, visite alle città più iconiche e ai villaggi più remoti, esplorare la Finlandia vuol dire entrare in un microcosmo di meraviglie dove la bellezza è assoluta protagonista. Ma se tutto questo non dovesse bastare, ecco che allora la natura è pronta a mettere in scena il suo spettacolo più bello: il sole di mezzanotte.

Durante le giornate estive, infatti, il giorno e la notte annullano tutti i confini che conosciamo e le esperienze diventano ancora più suggestive, accompagnate dalle mille sfumature di rosso.

I luoghi migliori da raggiungere per vivere esperienze al di fuori dell’ordinario sono quelli della Lapponia finlandese. Basterà una passeggiata notturna a piedi per scoprire e riscoprire tutta la bellezza di questa terra selvaggia. Una bellezza valorizzata e celebrata dai feste e manifestazioni che si tengono nella regione durante l’estate, come il Midnight Sun Film Festival e il Festival del folklore Jutajaiset.

Altra tappa imperdibile, da raggiungere seguendo la scia dei raggi del sole, è la suggestiva isola di Seurasaari, un museo a cielo aperto nel distretto di Helsinki dove si tiene ogni anno la tradizionale e vivace festa di mezza estate.

E a proposito della bellissima capitale della Finlandia, anche Helsinki merita di essere scoperta e riscoperta con la luce del sole che illumina tutto intorno, che brilla sui grattacieli, sul porto e sugli edifici, che sparisce brevemente all’orizzonte per poche ore, per poi sorgere di nuovo.

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itinerari culturali Monumenti Notizie Viaggi

Scoperta eccezionale: trovati i resti di due statue monumentali

Due statue monumentali in pietra calcarea, dotati di torace possente e di grandi scudi a protezione del ventre: è questa l’incredibile scoperta che ha sorpreso gli archeologi, secondo cui il rinvenimento è a dir poco eccezionale. E se anche i due giganti non sono completi – diversi frammenti sono stati trovati nei dintorni -, aprono le porte ad una nuova serie di reperti tutti da scoprire.

La scoperta incredibile a Mont’e Prama

Nelle scorse settimane hanno avuto il via i lavori presso il sito archeologico di Mont’e Prama, sede di uno dei più importanti villaggi nuragici della Sardegna. Gli scavi hanno dato ben presto i loro frutti: dalla terra sono emerse due statue monumentali scolpite nell’arenaria gessosa, formate da torsi robusti e un grande scudo curvo, assieme ad alcuni frammenti sparsi – tra cui gli arti e le teste dei giganti. Si tratta di una scoperta eccezionale, perché rivela che il sottosuolo ha ancora molto da regalarci, in questa importante regione geografica.

È qui infatti che la civiltà nuragica ha trovato il suo massimo sviluppo, e le testimonianze del loro passaggio sono tra le più suggestive mai rinvenute. Le due statue fanno parte di un vero e proprio esercito di pietra risalente all’incirca a 3mila anni fa, e rappresentano dei pugilatori. Non è la prima volta che a Mont’e Prama vengono trovati giganti del genere, anzi: è proprio per questo che il sito è diventato famoso in tutto il mondo, immerso in un’aura di mistero che ancora oggi rimane immutata. Il complesso scultoreo, già formato da 16 pugilatori, 13 modelli di nuraghe, 5 arcieri e 4 guerrieri, va così ad arricchirsi ulteriormente.

Gli archeologi hanno subito iniziato a lavorare sulle due statue, procedendo con un’accurata (e delicata) pulizia, resa complicata soprattutto dall’incredibile fragilità della pietra in cui sono state realizzate, e con un attento studio che potrebbe rivelare nuovi dettagli su questi giganti. Ma è già emerso qualcosa di interessante: le statue appena scoperte sono diverse da quelle rinvenute negli anni ’70, mentre somigliano molto a quelle portate alla luce nel 2014 a pochissima distanza dal luogo dell’attuale ritrovamento.

Scoperta a Mont'e Prama

Scoperta a Mont’e Prama

Mont’e Prama, un sito archeologico affascinante

Il sito archeologico di Mont’e Prama, situato a Cabras, è da sempre avvolto nel mistero. Le prime scoperte in questo luogo sono avvenute quasi per caso, negli anni ’70: in quel periodo vennero rinvenute alcune statue gigantesche, rappresentanti colossi di pietra di ben 2 metri e mezzo di altezza. Sulla loro funzione, non si è mai fatta chiarezza. I giganti sembrano vegliare su alcune antichissime tombe, disposte lungo una vera e propria via funeraria che, a quanto pare, sarebbe stata riservata unicamente a giovani uomini. Nel corso delle ricerche, infatti, non sono mai stati trovati anziani e bambini (e solo pochissime donne sono emerse dagli scavi).

Negli ultimi anni i lavori hanno ripreso a pieno ritmo, sulla base dell’idea che il sito archeologico fosse molto più ampio di quanto inizialmente immaginato. Il nuovo ritrovamento è la prova che gli archeologi sono sulla buona strada, sottolinea Alessandro Usai, responsabile scientifico dello scavo: “La ricerca programmata dà i suoi frutti, siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato”. L’obiettivo ora è quello di ampliare il raggio dei lavori, restaurando nel contempo le statue già emerse per poterle esporre al Museo di Cabras.

Scoperta a Mont'e Prama

Scoperta a Mont’e Prama

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Fiume itinerari Notizie Viaggi

Nasce il Passa-Porto per il Tevere: cos’è

Il fiume Tevere come il Cammino di Santiago o la Via Francigena: al via l’iniziativa per favorire tutto l’anno un turismo di prossimità dalle sorgenti al mare.

Il progetto nasce dall’esperienza pluridecennale della Discesa Internazionale del Tevere, percorso guidato che ogni anno vede gli appassionati percorrere la Valle a piedi, in bici, canoa o SUP, e mira ad avvicinare le persone al fiume e a sostenere al contempo le attività economiche presenti lungo il cammino.

Ed ecco allora il Passa-porto Tevere, ispirato a quello dei pellegrini, una sorta di diario di viaggio e ricordo indelebile dell’esperienza vissuta.

Di cosa si tratta

Chi deciderà di percorrere l’itinerario del Tevere a piedi, in bicicletta oppure in canoa, avrà d’ora in poi la possibilità di scaricare gratuitamente il Passaporto tascabile dal sito Reginaciclarum e portarlo con sé come compagno di viaggio ideale per scendere il fiume.

A ogni tappa, il documento verrà timbrato come credenziale dai gestori delle attività sul territorio che coglieranno l’occasione per fornire, oltre ai propri servizi, anche preziose indicazioni sulle meraviglie locali da visitare: lungo il corso del fiume, infatti, spiccano siti archeologici dalla storia millenaria, siti natura 2000, cattedrali e chiese, aziende agricole dai prodotti di eccellenza e aree protette per itinerari che rimangono impressi nel cuore e nella mente.

Per ogni tappa, sul passaporto sono indicati i riferimenti per pianificare al meglio le esperienze via terra e via acqua.

Sono già ventotto le attività che hanno aderito al progetto e altre se ne aggiungeranno: sono bar, affitta bici e canoe, club sportivi, Pro Loco e Bed and Breakfast.

Via terra o via acqua, un percorso di emozioni

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Veduta di Poggio Mirteto

È un percorso ricco di bellezze naturalistiche da vivere (che sia per un giorno, un weekend o un’intera vacanza) percorrendo a piedi o sulle due ruote le otto (o 16) tappe realizzate dai volontari de “I Gatti della Regina Ciclarum” oppure a pagaia lungo la valle del fiume.

Le otto tappe estratte dalla traccia totale estiva sono:

  • dalle Sorgenti Fumaiole a Città di Castello
  • da Città di Castello a Perugia Ponte San Giovanni
  • da Perugia Ponte San Giovanni a Todi
  • da Todi ad Alviano
  • da Alviano a Orte
  • Orte a Poggio Mirteto
  • da Poggio Mirteto a Roma
  • da Roma al mare con quattro sottotappe così suddivise: da G.R.A. Labaro a Ponte Milvio, da Ponte Milvio a Trastevere, da Trastevere a G.R.A. Mezzocammino, da Mezzocammino a Fiumicino.

Un ambizioso progetto sperimentale e gratuito

Grazie all’impegno volontario degli organizzatori e delle numerose attività locali, il progetto è completamente gratuito: l’iniziativa ha però un potenziale tale da poter generare, se sviluppata, occupazione tutto l’anno e un indotto economico non soltanto durante il periodo della tradizionale Discesa del Tevere.

La fase di sperimentazione è seguita da SIMTUR, l’Associazione Professionisti Mobilità e Turismo Sostenibile, e i risultati della prima stagione verranno illustrati a novembre 2022 durante il quarto Forum del Turismo Fluviale e delle acque interne del Meeting “All routes lead to Rome”.

Gli ideatori hanno sottolineato come la fase del 2022 sia sperimentale con la speranza che, un giorno, il percorso lungo il Tevere possa essere custodito dalle Amministrazioni o dal “Parco del Tevere” così da fornire una rete capillare di servizi per accogliere turisti da tutto il mondo e salvaguardare il ricco patrimonio culturale, storico, naturalistico e agronomico nato attorno al fiume.

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Fiume Tevere

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Europa Francia Idee di Viaggio Marsiglia Viaggi

Ode a Marsiglia: la città più antica e meno francese della Francia

Esistono luoghi che sanno incantare al primo sguardo, che sanno meravigliare e conquistare, che sanno farci innamorare senza neanche bisogno di spiegare. Ce ne sono altri, invece, che necessitano essere compresi, esplorati, ascoltati mentre loro si raccontano generosamente. Che hanno bisogno che le persone si spoglino degli abiti da turisti per indossare quelli da esploratori, perché è solo così che potranno immergersi nelle tradizioni e nelle contraddizioni, nelle culture e nelle storie che appartengono a determinate destinazioni.

Ed è questo quello che chiede Marsiglia, di essere guardata, osservata e vissuta. La città del sole e del mare, quella degli 11 quartieri e dei quasi 900000 abitanti, che non sono solo francesi, ma che provengono da ogni parte del mondo. Che scelgono di vivere in questo luogo affascinante e seducente che con i secoli è diventato crocevia di storie, culture e popolazioni.

Marsiglia è la capitale della Provenza, è la città più antica della Francia. Eppure Marseille, c’est pas la France, dice chi la conosce bene, chi qui ci vive da sempre e tutti quelli che l’hanno scelta per ricominciare. Già perché Marsiglia è la città meno francese di tutto il Paese, eppure è quella che, più di tutte, sa entrare nel cuore.

Marsiglia

Marsiglia

Benvenuti a Marsiglia

I grandi palazzi periferici e gli agglomerati in cemento che si trovano prima di entrare nel cuore della città fanno subito comprendere che Marsiglia non ha nulla a che fare con l’eleganza perfetta che caratterizza le altre città di Francia. Non c’è quell’atmosfera romantica e suggestiva che ha reso celebre nel mondo la Ville Lumière, non ci sono i villaggi attraversati dai canali, né quelli che sembrano usciti da i libri di fiabe. Ma c’è molto altro.

Ci sono le persone che ti accolgono e ti presentano la loro vita, quella scandita da ritmi semplici e altrettanto movimentati, ci sono le storie che affondano le loro radici in secoli lontani e che si palesano tra le strade, le vie, il porto e le barche dei pescatori. Ci sono le strade costiere che si snodano al di là del centro storico e che si aprono su paesaggi magici e suggestivi, sulle corniches che durante i mesi di bella stagione traboccano di sole.

Marsiglia è così ricca e variegata che non può essere spiegata, ma solo vissuta. Il suo stesso patrimonio culturale è un unicum che fonde antico e moderno, passato e presente, storia e religione, architettura imperiale e romana.

No, Marsiglia non è la Francia perché è anche l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Perché con gli anni è diventata il punto di incontro di popolazioni, culture e tradizioni. Perché la sua storia secolare di città portuale ha ospitato e incontrato molte altre storie provenienti da tutte le parti del mondo.

Ed è facile qui, mentre si chiacchiera con le persone del posto o ci si siede al tavolo di uno dei tanti ristoranti in città, dimenticarsi di essere nel Paese delle colline della Champagne, dei castelli della Loira, della Tour Eiffel e del Moulin Rouge. Perché tutti qui diventano cittadini di Marsiglia, e diventando cittadini di Marsiglia diventano cittadini del mondo.

Marsiglia

Marsiglia

Nel cuore di Marsiglia

Non aspettatevi grandi attrazioni turistiche a Marsiglia perché la città non vuole affatto diventare una trappola per viaggiatori. Lei è così, nuda e cruda, bella e complicata. È la città delle distese di cemento e del porto, dei ristoranti internazionali e di quelli caratteristici.

È la città della maestosa Cattedrale la Major che si affaccia sul mare e di Notre-Dame-de-la-Garde che veglia dall’alto su tutto il territorio, è la città del vecchio e suggestivo quartiere di Le Panier e del magico Vallon des Auffes, il piccolo paradiso di pesca del 7° arrondissement.

Il suo cuore, neanche a dirlo, è il vecchio porto, quello in cui i Fenici sbarcarono per dare inizio alla sua storia. È qui che inizia Marsiglia, è da qui che partono le strade che portano al centro storico, al grande museo delle Civiltà Europee e del Mediterraneo, al mercato del pesce, ai ristoranti caratteristici e internazionali, alla ruota panoramica e alle stradine che salgono e scendono e che permettono di ammirare il suo volto più autentico.

Vallon des Auffes, Marsiglia

Vallon des Auffes, Marsiglia

 

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Andalusia Europa Posti incredibili Spagna Viaggi

Nel ventre di una roccia esiste un villaggio spettacolare

Meravigliosa è l’Andalusia che ci conquista viaggio dopo viaggio con quel seducente folclore che da sempre caratterizza il territorio, con le affascinanti architetture che rimandano a un passato antico e mai dimenticato, con le tradizioni, le delizie gastronomiche e quei piccoli villaggi che sono chiamati a custodire le storie secolari di chi ha trasformato una terra in pura magia. Eppure, nonostante i numerosi viaggi che ci conducono anno dopo anno, succede sempre che la grande regione autonoma sulla costa meridionale della Spagna non smette mai di stupirci.

Ed è quello che è succede quando si arriva al cospetto di Setenil de las Bodegas, un comune comune spagnolo di 2.977 abitanti dall’aspetto bizzarro e surreale.

Questo villaggio, infatti, è letteralmente divorato da un grande ammasso roccioso che copre case e strade, dando quasi l’impressione di inghiottirle. Ma niente paura, non si tratta di un comune destinato a svanire per sempre per mano della furia della natura, perché quelle case e quegli abitanti, sono lì da secoli, e hanno reso il paese scolpito nella roccia uno dei più belli dell’entroterra andaluso.

Setenil de las Bodegas

Setenil de las Bodegas

Come in una fiaba: il paese nella roccia

La visione è sorprendente, unica e strabiliante: Setenil de las Bodega sembra uscito da un racconto di fiabe, e invece il villaggio nella roccia è reale ed è spettacolare. Per scoprire questo paesino dall’aspetto quasi surreale dobbiamo recarci in Andalusia e più precisamente nell’entroterra della provincia di Cadice.

È qui che, nei secoli, le rive del Guadalporcún hanno creato una grande e profonda roccia che ospita questo paese davvero unico, che lo ingloba a sé, che lo protegge dal vento e dalla pioggia, che l’abbraccia e lo accarezza.

A Setenil de las Bodegas vivono circa 3000 persone. Qui abitanti e turisti che provengono da ogni parte del mondo trovano tutto ciò di cui hanno bisogno: storia, cultura, tradizione e buon cibo, ma anche il caldo sole dell’Andalusia, appena fuori dalle strade principali, e l’ombra sempre perenne delle rocce pronta a fornire ristoro durante la calda e afosa estate.

Le rocce, dicevamo, sono le assolute protagoniste del paese. Qui non ci sono imponenti architetture o attrazioni monumentali, anche se i punti d’interesse non mancano. Ma ad attirare l’attenzione sono le rocce che tagliano a metà i viali e le strade dall’alto, che sovrastano le case, i ristoranti e gli edifici e che occupano intere porzioni di territorio.

Setenil de las Bodegas

Setenil de las Bodegas

Setenil de las Bodegas: cosa fare e cosa vedere

Oltre a essere incredibilmente suggestivo, Setenil de las Bodegas è considerato anche l’emblema e il simbolo del perfetto connubio tra uomo e natura. I primi abitanti del comune andaluso, infatti, hanno creato questo insediamento adattandosi al territorio plasmato già dalla natura, dando vita un villaggio fatto di case ed edifici bianchi ai quali fanno da cornice rocce e cavità. Da una parte troviamo le case incastonate nella roccia viva, dall’altra, invece, quelle che la sovrastano.

Cosa fare e cosa vedere in questo paese dell’entroterra andaluso è presto detto. Le case nelle roccia e le stradine da questa sovrastate fanno parte dell’esperienza stessa della visita. Una passeggiata nel villaggio antico basterà da sola a rendere l’avventura magica e sicuramente unica. Non dimenticatevi di fermarvi nelle numerose botteghe che si snodano sul territorio e che hanno dato il nome al paese.

Tantissime poi sono le chiese e gli eremi che si trovano a Setenil de las Bodegas, tra questi anche quello di San Sebastiano, il Santo al quale il villaggio è molto devoto. Si aggiungono all’attrazione principali anche la fortezza del XIII secolo e la vecchia moschea moresca all’interno della quale oggi sorge l’eremo di San Benito.

Setenil de las Bodegas

Setenil de las Bodegas

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La Valle dell’Isonzo, sui luoghi del Giro d’Italia

Il Giro d’Italia è da sempre l’occasione giusta per andare alla scoperta di luoghi incredibili, sulla scia dei grandi ciclisti e delle loro imprese mozzafiato. E se la maggior parte delle tappe, come è abbastanza intuitivo, si trova proprio nel nostro Paese, ce ne sono alcune che varcano i confini e ci portano tra le bellezze della Valle dell’Isonzo, una delle destinazioni green della Slovenia.

La Valle dell’Isonzo, meraviglia unica

Dopo un inizio scoppiettante in Ungheria, la carovana del Giro d’Italia si sposta nel nostro Paese, attraversandolo dal Sud al Nord alla scoperta di paesaggi affascinanti e di salite tra le più ardite mai percorse. Ma c’è spazio, ormai quasi alla fine della competizione, per un paio di tappe in terra straniera. Il 27 maggio 2022, infatti, i corridori si spostano in Slovenia e affrontano un itinerario a dir poco incantevole, nel cuore più incontaminato della Valle dell’Isonzo. E questa è l’occasione perfetta per ammirare i luoghi più suggestivi di questa ricca regione dal fascino unico.

La tappa, con partenza da Marano Lagunare, si snoda tra il verde lussureggiante della Valle dell’Isonzo oltrepassando la frontiera italiana, per inerpicarsi dal lato sloveno del monte Kolovrat e tornare quindi nel nostro Paese, sino al Santuario della Beata Vergine di Castelmonte. Nonostante siano pochi i chilometri in terra straniera, sono ugualmente sufficienti per regalarci alcune splendide emozioni. A partire proprio da Kolovrat, imponente cima montuosa che porta ancora le tracce di una delle pagine più brutte della storia mondiale.

Monte Kolovrat

Monte Kolovrat

Proprio qui, a cavallo tra l’Italia e la Slovenia, si trovava la terza linea di difesa del nostro esercito, durante la Prima Guerra Mondiale. Luogo di grande bellezza, il crinale montuoso è spesso meta di tantissime persone che vogliono concedersi un po’ di attività all’aperto, tra lunghe passeggiate e gite in mountain bike. Kolovrat è però anche una tappa fondamentale del Sentiero della Pace, quell’immenso itinerario di ben 520 km che, dallo Stelvio alla Marmolada, unisce le località che hanno caratterizzato il fronte italo-austriaco della Grande Guerra.

Kobarid, la storica città di Caporetto

Caporetto

Caporetto

Non si può certo fare a meno di citare, in questo contesto, la splendida città di Caporetto: sede di una storica sconfitta ai danni dei nostri soldati, è ancora oggi profondamente segnata dal suo passato così tumultuoso. Ossari e trincee costellano il territorio, a memoria di eventi che hanno lasciato per sempre il loro segno. Una meta da non perdere è il Museo di Kobarid, luogo di profonde suggestioni. Oltre a racchiudere oggetti provenienti dal fronte e fotografie dell’epoca, permette di fare un vero e proprio tuffo indietro nel tempo e immaginare cosa potesse significare vivere durante la guerra.

Ma Caporetto non è solo storia: anche la natura gioca un ruolo importantissimo. Il fiume Isonzo, con le sue acque color smeraldo, scorre impetuoso appena fuori dalla città, dove è attraversato dal bellissimo Ponte di Napoleone. A poca distanza, il piccolo ruscello Kozjak è invece il protagonista di un’oasi meravigliosa. Il corso d’acqua, scorrendo tra le rocce, dà vita infatti ad una serie di splendide cascate tutte da scoprire, affrontando una bella camminata nel verde incontaminato. E dopo aver esplorato i dintorni, non resta che gustare qualche prelibato manicaretto locale.

Cascata di Kozjak

Cascata di Kozjak

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Alla scoperta di Pest, il lato Est del Danubio “blu”

Dicono che Buda sia la zona più bella di Budapest, la Capitale ungherese divisa in due dal Danubio. Dicono che è qui, sulla sponda Ovest del fiume blu, che è nata la città, che è anche il lato più pittoresco perché sviluppato su una collina e perché ci sono i palazzi più antichi, come il Palazzo Reale o il famoso Bastione dei Pescatori, un belvedere sulla collina di Buda dall’architettura inconfondibile, la Chiesa di Mattia, una delle più importanti di Budapest, dove venivano incoronati i re e le regine (come Francesco Giuseppe d’Austria e la moglie Elisabetta, meglio conosciuta come Sissi) ed è sempre qui che si trovano anche i celebri Bagni Gellért, tra gli stabilimenti termali più noti d’Europa.

Perché preferire Pest a Buda

Tuttavia, se volete uscire dai classici circuiti turistici e trovare anche meno folla, allora è a Pest che dovete restare. Non che il lato Est del Danubio sia più moderno, è solo meno antico. Si unì a Buda solo nel 1873 per formare un’unica città, Budapest, appunto, ma la sua storia è molto più antica.

Qui erano nati degli insediamenti celtici e romani e nel Medioevo era già un villaggio molto florido e dedito al commercio.

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Il Palazzo del Parlamento, simbolo di Budapest, è a Pest

I luoghi storici di Pest

Il simbolo di Budapest, la cupola del Palazzo del Parlamento – il terzo più grande al mondo – che viene immortalata in tutte le foto e sulle brochure dell’Ungheria, si trova su questo lato della città. Così come anche la Basilica di Santo Stefano, l’edificio religioso più grande dell’Ungheria.

Questa parte della città offre ampi viali e piazze. Tra le più famose è la piazza degli Eroi, inconfondibile con le sue statue che rappresentano i fondatori del Paese. Insieme all’arteria più importante di Budapest, Andrassy ut, è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

A Pest ci sono splendidi palazzi entrati nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Come il Matild Palace, a due passi da Elisabeth Bridge, uno dei vari ponti, insieme a quello famoso Ponte delle Catene, il primo a unire Buda con Pest (ora chiuso per ammodernamento fino al 2023), che attraversano il Danubio.

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Il Matild Palace, Patrimonio Unesco a Pest

Questo palazzo, oggi un hotel di lusso della Luxury Collection di Marriott, con una “liqueur library” sul rooftop da cui godere di una magnifica veduta sulla città, ha un gemello sul lato opposto della strada e appartenevano entrambi a una famiglia. Uno dei due è stato totalmente rinnovato proprio di recente, in omaggio alla storia di questa città a cavallo tra Oriente e Occidente (agli stucchi in stile austriaco si affiancano sale da bagno con mosaici moreschi), mentre l’altro è in ancora in fase di ristrutturazione.

Pest è molto più grande di Buda (circa due terzi della città) ed è davvero molto varia. Da non perdere è l’antico quartiere ebraico, Erzsébetváros, dove si trova anche la Sinagoga Grande, la più grande d’Europa. Sono riconoscibili le facciate decorate delle palazzine Liberty con i loro cortili e i vicoli interconnessi tra i vari edifici. In quello che era un quartiere sorto nel vecchio sobborgo del XVII secolo, Józsefváros, oggi è pieno di locali ed è frequentatissimo dai giovani.

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Il quartiere ebraico di Pest e la Sinagoga Grande

Pest vs Buda: due a uno

Nella zona di Belváros, considerata il vero e proprio centro di Pest e anche la zona più elegante, con i palazzi in stile Barocco affacciati lungo il Danubio e con vista sulla collina di Buda, si trova il bellissimo mercato centrale coperto di Vásárcsarnok, che può considerarsi uno dei più grandi d’Europa. Oltre ad acquistare artigianato ungherese – camicette ricamate a mano, oggetti di legno intagliato e cappelli di pelo – si può anche fare una sosta gourmet direttamente dai banchi gastronomici, dove provare le specialità locali, dal gulasch (l’originale è quello ungherese) al pollo alla paprika al foie gras (molto meno caro di quello francese).

I “ruin pub” di “Budap-Est”

Infine, è sempre a Pest che si trovano i locali notturni più belli dove fare aperitivi o dove andare dopo cena per tirare tardi. Ce ne sono tantissimi distribuiti lungo il fiume, con tavoli anche all’aperto.

Ma da non perdere sono i veri e autentici “ruin pub“. Letteralmente sono “bar in rovina”, ma in realtà questi locali sono tutt’altro che catapecchie. Semplicemente sono stati ricavati all’interno di edifici lasciati in stato di abbandono. Sembra un po’ di tornare nella Berlino Est degli Anni ’90. Il primo ruin pub è stato il Little Szimpla, divenuto subito famosissimo per il suo stile un po’ decadente. Poi ne nacquero molti altri, la maggior parte dei quali concentrata del quartiere ebraico. In questi locali non si va solo per bere qualcosa, ma anche per guardare un film, assistere a un reading o ad ascoltare buona musica. O a conoscere gli/le ungheresi.

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Il “ruin pub” Szimpla di Budapest