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Nel Mar dei Coralli esiste un’isola che non c’è

Nell’immaginario favolistico che appartiene alla nostra infanzia sono state delineate chiaramente e soggettivamente le forme che appartengono all’isola che non c’è, quella dove vivono Peter Pan, Trilly e gli altri bambini che non crescono mai, la stessa in cui c’è anche il temibile Capitano Uncino con la sua cattivissima ciurma. Questa è solo una favola s’intende, probabilmente una delle più belle che abbiamo mai letto. Ma se vi dicessimo che anche noi abbiamo un’isola che non c’è?

Un’isola che pare nessuno abbia mai visto, ma di cui si è discusso per tanto, troppo tempo. Un’isola che non si raggiunge seguendo la seconda stella a destra, ma che ha una storia, delle coordinate ben precise e persino un nome.

Si tratta di Sandy Island, l’isola che non c’è, individuata nel Mar dei Coralli, tra l’Australia e la Nuova Caledonia, secoli fa. Questa è la sua storia.

Sandy Island, l’isola che non c’è più

In francese la chiamano Île de Sable, gli altri, invece, hanno coniato per lei il nome di isola fantasma o di isola che non c’è, appunto. Eppure c’è chi giura di averlo visto questo lembo di terra, neanche poi così piccolo, più e più volte.

Nessuno, attualmente in vita, può vantare un incontro ravvicinato con Sandy Island, eppure per anni esploratori e navigatori hanno segnalato la sua presenza. La prima menzione risale al 1774 quando grande il esplorate James Cook dichiarò di aver trovato quest’isola nel Mar dei Coralli e la inserì nelle mappe del tempo.

Poco più di un secolo dopo, l’imbarcazione Velocity segnalò di aver incrociato l’isola durante il suo percorso di navigazione. E poi, ancora, fu un ammiraglio britannico a confermare la presenza dell’isola e della sua posizione.

Una striscia di terra lunga circa 34 chilometri e larga 4, quindi non proprio piccola. Eppure, nonostante le numerose ricerche sul posto, in superficie e sott’acqua, nessuno ha mai trovato conferma degli avvistamenti che si sono susseguiti nei secoli.

Sandy Island è stata così rimossa ufficialmente dalle cartine geografiche, ma l’alone di mistero che la riguarda è continuato a sopravvivere fino ai giorni nostri.

Cosa resta dell’isola oggi

Una ricerca condotta nel 2004 ha portato gli esperti a pensare che in realtà quella terra che i navigatori avevano mappato altro non era che un grande scoglio galleggiante di pietra pomice creato a seguito dell’eruzione di un vulcano sulle isole Tonga.

La conclusione è arrivata propio in seguito a un avvistamento di una porzione di scoglio nei pressi di quelle che erano le coordinate geografiche di Sandy Island. Il mistero, quindi, sembra essere stato risolto.

Eppure c’è ancora chi non smette di subire il fascino di quella che è diventata a tutti gli effetti l’isola che non c’è, un luogo da scoprire, se non tanto con il corpo almeno con la fantasia. Una fantasia stuzzicata anche dal fatto che Sandy Island è apparsa e scomparsa più volte da su Google Maps. Volete provare a risolvere il mistero? Ecco le coordinate: 19°12’08.1″S 159°55’01.2″E. E se non riuscite a vedere nulla in quella gigantesca area dell’oceano pacifico, provate impostando la visione satellitare.

L'isola che non c'è

L’isola che non c’è su Google Maps

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20 ore in viaggio: il volo aereo più lungo del mondo

Un volo record: 20 ore a bordo non stop con un risparmio di 4-5 ore di viaggio. Ecco la sfida della principale e storica compagnia area dell’Australia, Qantas, che si avventura ufficialmente in quello che è il volo più lungo del mondo, 17.750 chilometri di distanza senza soste.

Il volo diretto da Sidney a Londra (per cui attualmente è necessario almeno uno scalo) è una scommessa che vale ben 2 miliardi di euro e che potrebbe generare profitti notevoli dopo circa 1 o 2 anni di attività.

Il conto alla rovescia è così iniziato: la partenza è prevista per il 2025 a bordo degli Airbus A350-1000 appositamente progettati per caricare una quantità maggiore di kerosene e per permettere ai passeggeri di muoversi e fare attività fisica (indispensabile in un viaggio di questa durata) in una “zona benessere dedicata”.

Il “Progetto Alba” vede finalmente la luce

A seguito di anni di studi svolti da Qantas in collaborazione con il Charles Perkins Centre dell’Università di Sidney per definire le strategie da attuare prima e dopo il volo, la gestione del jet leg e del movimento da svolgere in volo, dei pasti, della temperatura e dell’illuminazione ideali, il “Progetto Alba” è pronto per vedere la luce.

Alla compagnia non rimane che ricevere i dodici Airbus A350-1000 ordinati, addestrare il personale e mettere in vendita i biglietti all’incirca dai 6 agli 8 mesi prima del decollo.

L’A350-1000 è la versione più capiente e lunga del A350-900 e disporrà di 238 sedili: oltre il 40 % dei posti a sedere apparterà a classi di lusso con 6 poltrone di Prima Classe, 52 posti Business, 40 di Premium Economy e, infine, 140 di Economy.

Ma non è tutto: tra i sedili di Premiun ed Economy saranno collocate “zone benessere” dove i passeggeri avranno l’opportunità di praticare yoga, distendersi, idratarsi per avere una circolazione migliore del sangue e ovviare ai possibili inconvenienti di un viaggio così lungo in un unico ambiente.

Quanto costa volare dall’Australia a Londra senza scalo?

L’amministratore delegato di Qantas è convinto che la maggior parte delle persone preferirà volare “non stop” piuttosto che affidarsi ai classici voli dove è previsto uno scalo, che sia a Dubai, a Doha, a Singapore oppure a Hong Kong.

Secondo le sue parole “la richiesta di voli senza scalo è cresciuta durante la pandemia” e il “Progetto Aba” consentirà “a ogni città del mondo di essere a un solo volo di distanza dall’Australia“.

Ma quanto costerà il viaggio più lungo del mondo?

L’amministratore delegato Joyce non ha rivelato le tariffe ma gli esperti stimano che i passeggeri pagheranno il 15 o 20% in più rispetto alla media: un costo più elevato con in cambio, però, un volo unico senza dover scendere e re-imbarcarsi (magari di notte) e un risparmio di 4 ore di viaggio.

Il futuro: Italia e New York

L’ambizioso progetto di Qantas non si rivolge soltanto a Londra: nel 2025, infatti, arriverà il primo volo diretto Sidney-New York e in lista vi sono anche Parigi, Rio de Janeiro, Chicago e forse Francoforte.

E la compagnia si prepara anche a collegare Roma Fiumicino con Perth, 13.400 chilometri di distanza con un volo senza scalo: il decollo è previsto per il 22 giugno da Perth con il Boeing 787-9.

Insomma, l’Australia è sempre più vicina.

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Le giornate delle famiglie, tutti gli eventi del weekend

È un bellissimo fine settimana quello del 14 e del 15 maggio, soprattutto se trascorso in compagnia dei propri figli. Questo weekend, infatti, prende vita la nuova edizione di Kid Pass Days 2022, un evento dedicato alle famiglie per scoprire il patrimonio culturale, storico, artistico e scientifico di tutto il nostro meraviglioso Paese

Cos’è il Kid Pass Days

Questo sabato e domenica andrà in scena una maratona di eventi in presenza e organizzati in simultanea, in collaborazione con musei, spazi culturali, castelli, planetari, parchi archeologici e associazioni da Nord a Sud.

Lo scopo di questo progetto è diffondere l’accessibilità della cultura anche ai più piccini, nella maniera che più piace a loro. Nato 5 anni fa, coinvolge tutto lo Stivale, Isole comprese, con tanti appuntamenti adatti ai bambini dai 0 ai 12 anni.

Sono 3 le aree tematiche da esplorare:

  • Piccoli Artisti: l’arte dei musei italiani a misura di bambino (con laboratori creativi e racconti nella storia dell’arte);
  • I love History: letture animate e giochi di antiche civiltà tra musei e parchi archeologici;
  • A tutta Scienza: laboratori interattivi ed esperienze guidate per sperimentare come piccoli scienziati.

Quali eventi non perdere

Davvero difficile scegliere a quale evento partecipare. In Emilia-Romagna, per esempio, il Museo dei Botroidi di Luigi Fantini a Tazzola, in provincia di Bologna, domenica 15 maggio 2022 propone un viaggio nella geologia, ovviamente a portata di famiglia.

In 10 metri attraverso 4 terre si rivivono ben 80milioni di anni di storia del nostro territorio, toccando (per davvero) con mano e usando i sensi per conoscere le terre. Il tutto partendo proprio dai Botroidi, particolari formazioni geologiche dalle forme antropomorfe. Non mancheranno caffè e biscotti per ogni visitatore.

Nel Lazio, invece, i più piccini potranno ammirare la mostra “Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo” curata dal 24 Ore Cultura, Gruppo 24 Ore, dallo storico e critico dei fumetti Federico Fiecconi e dalla Walt Disney Animation Reserch Library, presso la Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini a Roma.

In questo caso, preziose opere originali provenienti dagli Archivi Disney ripercorrono il loro processo creativo, regalando al pubblico molteplici piani di lettura.

La visita è, inoltre, animata da quattro sezioni multimediali e dal manuale del narratore di storie, strumento che permette al visitatore di cimentarsi nell’arte dello storytelling.

Tantissimi appuntamenti anche in Basilicata come quello al MUSMA, il Museo della Scultura Contemporanea di Matera. In questo caso, i giovanissimi partecipanti sono guidati nel mondo della scultura, a contatto diretto con le opere. Un’occasione per capire, attraverso momenti di osservazione collettiva, “che cos’è una scultura”, come nasce e viene modellata o costruita dagli artisti.

Infine, la Sardegna con il Museo Genna Maria di Villanovaforru nel Sud dell’Isola, dove prende vita una caccia al tesoro in cui i partecipanti devono individuarle una serie di reperti archeologici posti all’interno delle vetrine del museo. Tramite un anagramma devono persino ricavare una parola chiave. Il premio? Un simpatico ciondolino in ceramica che riproduce un reperto archeologico.

Kid Pass Days, gli eventi all’aperto

Fermo restando che quelli che vi abbiamo accennato sono solo alcuni degli eventi da non perdere, questo fine settimana è anche l’occasione perfetta per passare un po’ di tempo all’aria aperta in famiglia.

Sono tantissime, infatti, le visite guidate, le cacce al tesoro, i percorsi in bicicletta, i viaggi in antichi tram e i trekking urbani disponibili in queste giornate, anche e soprattutto per i più piccini.

Il contest “Una storia al museo”, la novità del 2022

Questo 2022 porta con sé anche un’importante novità: il contest “Una storia al museo”. In sostanza, tutti i bambini con un’età compresa tra i 5 e i 12 anni possono inventare una storia ambientata in uno dei musei e luoghi di cultura che partecipano ai Kid Pass Days.

Non ci sono particolari regole: contributi e modalità sono libere (racconto, disegno, fumetto, video, ecc.). I primi 30 che inviano le loro opere alla mail culture@kidpass.it riceveranno in premio Fabula for Kids, lo strumento creativo più venduto per i giovani raccontastorie.

Non resta, insomma, che scegliere l’evento a cui partecipare. Per visionare il programma completo di queste due giornate vi lasciamo qui il sito di riferimento.

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Chiara Ferragni in vacanza sui luoghi dei Florio

Il recente soggiorno di Chiara Ferragni in Sicilia ha fatto il giro del mondo. La nota influencer da 27milioni di follower (appena raggiunti) ha deciso di festeggiare il suo 35° compleanno in uno dei luoghi più famosi di Palermo: Villa Igiea.

Forse anche la più grande imprenditrice digitale del mondo è una fan sfegatata dei Florio, la cui epopea è stata raccontata da Stefania Auci (qui la nostra intervista) nei suoi due best seller “I leoni di Sicilia” e “L’inverno dei Leoni”?

La storia di Villa Igiea

L’edificio, in stile neogotico, appartenuto all’ammiraglio inglese Sir Cecil Domville, fu acquistato da Ignazio Florio, discendente della famosa famiglia di imprenditori che hanno fatto la storia della Sicilia e dell’Italia, per farne un sanatorio di lusso per malati di tubercolosi. Gli venne dato il nome di Igiea, dalla ninfa greca Hygìeia, dea dell’igiene e protettrice della salute. Il sanatorio, però, non vide mai la luce e divenne fin da subito un hotel di lusso.

Venne inaugurato nel 1900. Sin dall’inizio fu un luogo molto amato sia dai proprietari Ignazio e Franca Florio sia dal bel mondo che lo frequentava assiduamente. I Florio aleggiavano con la loro costante presenza fra i corridoi e le stanze dell’hotel, tant’è che è difficile separare Villa Igiea come albergo, come luogo pubblico, da Villa Igiea dimora privata, la “reggia borghese” di quella che fu come una famiglia reale per la Sicilia degli ultimi bagliori della Belle Époque. A Villa Igiea pubblico e privato si mescolavano e convissero fino alla scomparsa dei Florio a causa della perdita della proprietà della villa.

La Grande Guerra segnò il declino della società palermitana di quell’epoca e le grandi famiglie che la decretarono, tra cui i Florio, uscirono lentamente, ma inesorabilmente di scena.

Ville Igiea oggi

Villa Igiea oggi è uno degli alberghi più lussuosi della Sicilia e appartiene al gruppo Rocco Forte Hotels che comprende 14 alberghi e resort di lusso. Ha riaperto per la stagione turistica lo scorso 17 marzo, dopo alcuni lavori di abbellimento – visto che era già uno dei più begli hotel di Palermo – nella Palazzina Donna Franca, un edificio adiacente al corpo principale della villa che un tempo ospitava il celebre Cercle des Etrangers della famiglia Florio.

Il restauro ha riportato allo splendore originale il Salone Belmonte al piano terra con le sue ampie vetrate affacciate sul Golfo di Palermo, mentre 12 nuove camere e suite hanno sostituito gli uffici precedenti.

La punta di diamante, però, è la Forte Suite intitolata a Donna Franca, 144 metri quadrati che comprendono un salottino e una camera da letto matrimoniale Super King arredati con mobili d’epoca e pezzi d’arte, un grande bagno di marmo e una terrazza privata arredata di 90 metri quadrati.

Un’influencer tira l’altra

Dopo il soggiorno dei Ferragnez – in vacanza insieme a Chiara c’era anche il marito Fedez e i due figli, Leone e Vittoria – e di tutta la banda al seguito, a Palermo si riverserà una truppa di influencer provenienti da tutto il mondo per far conoscere questo aspetto della Sicilia ai quattro angoli della Terra.

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Villa Igiea a Palermo @Wikimedia Commons – Wolfgang Moroder

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La via delle foreste, un’immersione nella natura per rigenerarsi

Che i boschi e le foreste facessero bene al corpo e alla mente è già stato ampiamente dimostrato scientificamente. La pratica, chiamata “Shinrin-yoku“, che potremmo tradurre con “bagno nella foresta” o, come molti la definiscono oggi, “Forest Bathing”, arriva direttamente dal Giappone dove ha iniziato a diffondersi verso i primi Anni ’80, supportata persino dal governo che ha destinato dei fondi per la diffusione.

La Forest Therapy Society giapponese ha individuato ben 62 boschi del Paese del Sol levante perfetti per questa terapia, tra cui Shikoku, Hokkaido, Tohoku, Kanto, Horukiku-Koshinetsu, Tokai, Kansai, Chugoku, Kyusyu e Okinawa.

La pratica del Forest Bathing

Da qualche anno, il Forest Bathing è arrivato anche in Italia, dove le foreste e le aree verdi non mancano di certo. E c’è una zona d’Italia dove è stato individuato un ambiente analogo a quello giapponese e dove viene praticato più che altrove.

Il Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Stiamo parlando del Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia, sull’Appenino toscano, dove già da qualche tempo è nato un progetto che parte dalla consapevolezza che la natura abbia un impatto positivo sul benessere dell’individuo. Basta un ritiro di uno o più giorni in questi luoghi per sperimentare il risveglio dei sensi attraverso il contatto con la natura, l’alimentazione, il movimento e la meditazione, gli ingredienti perfetti per raggiungere l’obiettivo di salute globale.

La Via delle Foreste

Dopo anni di sperimentazione, è nata quindi “La Via delle Foreste”, che prevede di immergersi in questo immenso parco di 36mila ettari che forma la prima riserva naturale integrale italiana per qualche giorno.

Il programma

L’idea di creare un programma vero e proprio è di Enrica Bortolozzi, con la supervisione scientifica del dott. Franco Berrino, entrambi fondatori dell’Associazione “La Grande Via” (di cui abbiamo scritto in questo articolo) e permette, a chi partecipa, di vivere una vera e propria immersione nella natura.

Si tratta di un programma di attività sensoriali articolato tra maggio e ottobre, che va dalle camminate alla contemplazione dei frattali, dall’ascolto degli elementi come acqua e vento alla cucina Macro-mediterranea, dalla composizione floreale alla conoscenza degli oli essenziali. Il tutto insieme a medici, guide forestali, esperti della nutrizione, del movimento consapevole e della ricerca interiore.

Patrimonio Unesco

Dal 2017, il Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterone e Campiglia è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. È un luogo meraviglioso e ancora molto selvaggio e si trova a cavallo tra Toscana ed Emilia-Romagna. L’80% della superficie è costituita da boschi. Il versante emiliano, rispetto a quello toscano, è ricco di corsi d’acqua. Tra i più famosi c’è la cascata dell’Acquacheta, non solo per la portata del salto (80 metri), ma anche perché è stata citata da Dante nel canto XVI dell’Inferno della “Divina Commedia”. Unico lago è quello artificiale di Ridracoli, nell’omonima valle.

All’interno del parco ci sono anche due luoghi di grande fascino e importanza spirituale: il Santuario della Verna, legato alle stimmate di San Francesco, e Camaldoli, fondato nel 1024 dal benedettino romagnolo San Romualdo.

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Forest Bathing nel Parco Nazionale Foreste Casentinesi

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Abbiamo trovato l’hotel più bello del mondo ed è immerso tra vigne secolari

Non sono più solo i monumenti iconici e le attrazioni turistiche più popolari a influenzare la scelta delle nostre prossime destinazioni di viaggio, ma anche e soprattutto le esperienze che desideriamo vivere, le stesse che spesso passano anche per gli alloggi.

Ormai le strutture ricettive di tutto il mondo fanno a gara per soddisfare quell’esigenza di turismo esperienziale che appartiene a tutti gli esploratori: dagli hotel a tema cartoons alle case sugli alberi, passando per alloggi immersi nella natura e alberghi galleggianti, queste sono solo alcune delle avventure che ci aspettano intorno al mondo.

Ma se è dal fascino dell’architettura che non siamo immuni, allora non possiamo che menzionarvi quello che secondo noi è l’hotel più spettacolare del mondo. Il suo nome è Marqués de Riscal ed è una struttura ricettiva a cinque stelle immersa tra le vigne della città del vino.

Hotel Marqués de Riscal

Hotel Marqués de Riscal

Hotel Marqués de Riscal

È difficile descrivere a parole l’immensità di questa struttura ricettiva che assume forme fuori dall’ordinario, che brillano sotto il sole e mostrano un gioco di colori e riflessi inediti. Forme che sembrano care al nostro immaginario visivo che però cambiano a seconda del punto di vista.

Non è solo un hotel di lusso, il Marqués de Riscal è un capolavoro di design e architettura dove vivere un’esperienza visiva e sensoriale unica.

L’hotel, che porta la firma del celebre architetto Frank Gehry,  è immerso negli straordinari paesaggi di Elciego, la città spagnola del vino nella regione del Rioja, caratterizzata da vigneti che si perdono all’orizzonte. Una struttura a 5 stelle che che per peculiarità stilistiche assomiglia a un sogno onirico che promette di far vivere esperienze al di fuori dall’ordinario.

Sin dalla sua inaugurazione, avvenuta nel 2006, l’hotel è diventato il punto di riferimento di un viaggio di lusso unico nel suo genere. Da una parte la possibilità di alloggiare in una struttura quasi surreale, dall’altra le degustazioni di piatti locali e di vini raffinati e caratteristici, il tutto incorniciato dallo splendido panorama delle vigne circostanti e infinite e sul borgo medievale di Elciego.

Hotel Marqués de Riscal

Hotel Marqués de Riscal

Tra vino, lusso e design

Il design dell’Hotel Marqués de Riscal balza subito all’occhio. Il rosa, l’argento e l’oro che caratterizzano la struttura brillano sotto al cielo su quella si riflette. I colori evidenziano forme straordinarie e originali che vanno a creare un edificio strabiliante che spicca nella tranquilla e silenziosa campagna circostante.

La struttura ricettiva si sviluppa su tre piani che comprendo 14 stanze, un ristorante e una sala riunioni. Non manca un auditorium, una libreria e un wine bar con vista mozzafiato sul paesaggio circostante e sul vigneto.

Sono diversi in realtà i punti panoramici dell’Hotel Marqués de Riscal che ospita ben 8 terrazze dalle quali godere di visioni incredibili. E se gli esterni incantano, gli interni non sono da meno. L’arredamento, infatti, è contraddistinto da materiali ricercati come la pelle, il marmo e il legno d’acero che convivono armoniosamente tra finestre a zig zag e pavimenti dal design irregolari.

Cosa fare all’interno di questo hotel è presto detto: concedersi degustazioni lussuose con i vini delle cantine più antiche della Spagna, rilassarsi nel centro benessere tra sauna e vinoterapia e visitare gli antichi vigneti che si snodano attorno al borgo silenzioso.

Ma quanto costa dormire all’interno dell’hotel progettato da Frank Gehry? Non molto, se consideriamo che i prezzi partono 394 euro a notte e promettono esperienze pronte a soddisfare gusto, vista e tutti gli altri sensi. Pronti a partire?

Hotel Marqués de Riscal

Hotel Marqués de Riscal

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Borghi castelli luoghi misteriosi Viaggi

Il borgo italiano dominato da una fortezza fiabesca

In Italia ci sono tantissimi borghi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato: tra le loro viuzze possiamo ammirare antiche testimonianze di un passato fiorente. Ma c’è un paesino in particolare che vanta una caratteristica davvero affascinante.

Si tratta di un minuscolo agglomerato di casette dominato da un’imponente fortezza, che nel corso dei secoli si è resa protagonista delle più svariate (e misteriose) leggende. La più famosa? Quella della Maschera di Ferro.

Il borgo di Exilles, perla del Piemonte

Il borgo di Exilles si trova nell’alta Val di Susa, immerso in una cornice naturale a dir poco fantastica. Pur essendo a non molti chilometri di distanza da Torino, l’atmosfera è quella di un piccolo villaggio che riposa alle pendici di imponenti montagne. Conta una manciata di abitanti, ed è forse per questo che vi si respira un’aria di autenticità come è difficile trovare altrove. Le radici di questo bellissimo paesino affondano indietro nei secoli, tanto che si ritiene che già in epoca primitiva vi stanziassero alcune popolazioni. In epoca medievale, Exilles passò in diverse occasioni dalla dominazione piemontese a quella francese – ancora oggi si trova quasi al confine, in una posizione strategica.

Sono molte le testimonianze che raccontano la storia di questo suggestivo borgo. Una di esse è la Cappella di San Rocco, splendida architettura romanica risalente al ‘600 che venne costruita con materiali provenienti da un antico edificio di culto – cosa che si evince dai bassorilievi rappresentanti un meraviglioso esempio di arte paleocristiana in ottimo stato di conservazione. Per gli amanti del trekking, Exilles è invece ricordato per essere una tappa dell’antichissima Via Francigena, nella sua variante che, attraversando il Colle del Monginevro, collega la Val di Susa alla Francia meridionale e al Cammino di Santiago. Ma non possiamo parlare di questo paesino arrampicato ai piedi delle montagne senza citare la sua bellezza principale.

Exilles

Il borgo di Exilles

Il Forte di Exilles e le sue leggende

Costruito su uno sperone di roccia che si affaccia sulla strettoia in cui confluisce la Val di Susa, il misterioso e affascinante Forte di Exilles ha una storia antichissima. Venne eretto attorno al VII secolo, e per la sua importanza strategica visse vicende alterne. Per molto tempo venne conteso tra i Savoia e la Francia, passando di mano in mano e assumendo le più svariate funzioni. Alla fine del ‘700 venne raso al suolo per opera di Napoleone Bonaparte, ma pochi decenni dopo – con l’annessione del Piemonte al Regno di Sardegna – venne ricostruito di nuovo, replicando la struttura precedente.

La storia del Forte di Exilles avrebbe potuto trovare la sua fine negli anni ’40, quando venne definitivamente abbandonato. Ma fu la Regione Piemonte ad acquistarlo, con l’intenzione di valorizzarlo. Essendo ancora in ottimo stato di conservazione, è bastato un restauro per riportarlo ai suoi antichi splendori. E oggi il Forte accoglie alcune aree espositive del Museo Nazionale della Montagna di Torino. Insomma, le vicende di questa bellissima struttura che incombe sul borgo di Exilles sembra accomunarla a tante altre simili, sparse in tutta Italia. Ma qui sono nate molte leggende, che la rendono così particolare.

La più famosa è quella della Maschera di Ferro, che ispirò alcuni grandi scrittori e, in seguito, celebri registi – chi non ricorda l’omonimo film con Leonardo Di Caprio? Si narra che, tra il 1681 e il 1687, nel Forte venne rinchiuso un personaggio misterioso, la cui identità è tuttora sconosciuta. Per tutto il tempo della sua detenzione, tale prigioniero indossò una maschera di velluto e venne trattato in modo molto rispettoso dalle sue guardie. Ciò diede vita a tantissime storie che si sono tramandate fino ad oggi, ma il mistero non è mai stato risolto.

Forte di Exilles

Il Forte di Exilles

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Isole Vergini Vacanze natura Viaggi

Benvenuti nell’Eden: paradisi terrestri dove vivere un sogno

La sete di esplorazione di un viaggiatore giramondo non si esaurisce mai, eppure nonostante la voglia di andare alla scoperta di città, paesi e borghi, monumenti iconici, musei e attrazioni celebri, ogni tanto c’è bisogno di concedersi una pausa.

Non dai viaggi, intendiamoci, perché è proprio attraverso quelli che possiamo concederci una vacanza all’insegna del dolce far niente in quelli che sono dei veri e propri paradisi terrestri.

E se è l’Eden che cerchiamo, allora la nostra prossima destinazione non può essere che l’arcipelago vulcanico nel mar dei Caraibi: le Isole Vergini Britanniche. È qui che esistono le spiagge più belle del mondo dove ogni esperienza vissuta sembra un sogno a occhi aperti. Pronti a scoprire le più belle?

Tortola

Tortola

Isole Vergini Britanniche: come in un sogno

Acque cristalline che bagnano delicatamente spiagge finissime di sabbia bianca, distese infinite di vegetazione tropicale che si perdono a vista d’occhio, un sole caldo e scintillante che fa brillare tutto intorno e un tramonto che infuoca le meraviglie selvagge che appartengono a queste terre: è forse così che ci immaginiamo il paradiso?

Se la risposta è sì, allora, non ci resta che scegliere le Isole Vergini Britanniche come nostra destinazione di viaggio. I motivi sono facilmente intuibili anche da chi sull’arcipelago caraibico non ci è mai stato. Bastano le foto a far comprendere quanta bellezza sconfinata caratterizza questi territori, anche se per quanto suggestive le immagini non potranno mai restituire la vera essenza di quello che è questo paradiso terrestre.

Ma se avete deciso di vivere il vostro sogno lasciandovi accarezzare dalle onde del Mar dei Caraibi, allora, non potete perdervi quelle che sono le spiagge più iconiche di tutto l’arcipelago. Quelle in cui prendere il sole e rilassarsi, nuotare, immergersi e perdersi tra l’infinita bellezza. Ce ne sono 60, di isole e isolotti, e queste sono quelle da non perdere.

Virgin Gorda

Virgin Gorda

Isole Vergini Britanniche: le spiagge da non perdere

Iniziamo il nostro viaggio tra i paradisi caraibici con Tortola, una delle isole principali dell’arcipelago nonché tra le più conosciute. Un vero e proprio Eden per tutti gli amanti delle immersioni e dello snorkeling. Qui ci sono alcune delle spiagge più belle del mondo come Cane Garden Bay o Smugglers Cove.

Ci spostiamo ora su Virgin Gorda, tra le meraviglie naturali di quest’isola paradisiaca. Tra i luoghi da non perdere troviamo il Baths National Park, con i suoi giganteschi massi di granito che formano piscine naturali nel mare, e le spiagge sabbiose di Spring Bay e Savannah Bay.

A Jost Van Dyke, invece, troviamo paesaggi che lasciano senza fiato e colorate barriere coralline immerse nelle acque cristalline. Le spiaggia assolutamente da non perdere è quella di White Bay, una lunga distesa di sabbia bianca bagnata dalle mille sfumature di azzurro del Mar dei Caraibi.

Troviamo poi le spiagge di Cooper Island, l’isola considerata il paradiso per antonomasia dei sub. Attraverso suggestive immersioni, infatti, è possibile andare alla scoperta di numerosi relitti sottomarini. Ma si tratta anche di un lembo di terra spensierato e felice: con il suo microbirrificio e le distillerie di rum è il luogo ideale per chiunque cerca una vacanza all’insegna del relax e del divertimento.

Ultima, ma non per importanza, è Anegada. Scogliere, grotte sottomarine e antichi relitti di navi che giacciono sui fondali rendono questo luogo incantato. Tra le spiagge da non perdere segnaliamo Loblolly Bay e Big Bamboo e Cow Wreck, entrambe caratterizzate da un litorale di sabbia bianca circondato da una barriera corallina.

Anegada

Anegada

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Riapre il Paese che è natura allo stato puro: le regole

La Nuova Zelanda è un paradiso terrestre nuovamente accessibile, dopo oltre due anni. Le isole vulcaniche dell’Oceano Pacifico, la capitale Wellington, le Terre di Mezzo del Signore degli Anelli, e ancora, Fiordland, Southern Lakes nell’Isola del Sud, l’Abel Tasman National Park e Kaikoura, con lo spettacolo incredibile delle foche, Queenstown,  Raglan e il Parco nazionale di Tongariro accoglieranno di nuovo i turisti internazionali dopo la riapertura delle frontiere. Una decisione arrivata con due mesi di anticipo rispetto a quanto programmato dal governo, ma che segna un evento storico: dal marzo 2020, quindi all’inizio della pandemia, sono entrate in vigore restrizione che sono state abolite solo in vista dell’estate 2022.

Potranno entrare in Nuova Zelanda i viaggiatori completamente vaccinati, in possesso di un test covid negativo effettuato prima della partenza. Test rapido sia all’arrivo che da ripetere dopo cinque giorni sul territorio neozelandese.

Via le restrizioni in Nuova Zelanda per viaggiatori da 60 paesi

La decisione è arrivata dalla premier neozelandese, Jacinda Ardern. Fino ad oggi, per poter entrare in Nuova Zelanda era necessario essere in possesso di un visto e per chi arrivava da 60 Paesi del Visa Program (si richiede online ed è valida per due anni) , tra cui Italia, Giappone, Sati Uniti, Regno Unito, Germania, Corea del Sud, Malesia e Canada. Le frontiere saranno dunque riaperte a tutti, turisti compresi. Le tempistiche consentiranno anche a compagnie aeree e marittime di adeguarsi in vista della stagione estiva (un settore che ha risentito notevolmente delle chiusure alle frontiere per via del Covid: da Australia e Asia il traffico internazionale nel Paese era crollato del 90 per cento). Si tratta della seconda fase di aperture programmate nel Paese, che già aveva dato il via libera all’ingresso dei cittadini australiani vaccinati e ai residenti.

Le regole per entrare in Nuova Zelanda

Le frontiere della Nuova Zelanda hanno riaperto ai cittadini di 60 Paesi con cui il Paese ha un accordo di esenzione visto (inclusa l’Italia).
Per entrare nel Paese è obbligatorio osservare le seguenti regole:

  • Aver completato l’intero ciclo vaccinale (tre dosi) da almeno 14 giorni;
  • La compilazione online del Travel Declaration Form;
  • Essere in possesso di certificato con esito negativo di tampone effettuato non più di 48 ore (in caso di test PCR) o 24 ore (in caso di test RT-LAMP o test rapido sotto supervisione medica) prima dell’orario previsto per il primo volo internazionale del loro viaggio verso la Nuova Zelanda.
  • Test rapido all’arrivo in Nuova Zelanda
  • Test rapido al quinto giorno di permanenza
  • Aver prenotato un volo di ritorno al paese di partenza.

Cosa cambia sul fronte del trasporto aereo

L’andamento incoraggiante dei contagi in netta diminuzione, e l’aumento del tasso dei vaccinati, hanno portato a nuove regole in materia di trasporto aereo. I passeggeri internazionali che voleranno con Air New Zealand, la compagnia di bandiera, non dovranno più mostrare alcun certificato vaccinale, e si comporteranno quindi come i viaggiatori nazionali. Già il 13 aprile sono ripartiti i voli dall’Australia da Melbourne, Sydney, Gold Coast, Brisbane e Perth. Le misure di sicurezza potrebbero essere riviste a seconda dell’evolversi delle condizioni sanitarie in Nuova Zelanda e a livello globale.

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La nuova ciclovia, tra paesaggi incontaminati e gastronomia

È stata annunciata la creazione di una nuova rete ciclabile, che avrà lo scopo di valorizzare il turismo rurale e il patrimonio enogastronomico, grazie a un accordo raggiunto tra pubblico e privato. Questo network di percorsi ciclabili sarà realizzato secondo gli standard europei (European Cyclists’ Federation) e ha tutte le carte in regole per diventare un nuovo itinerario di grande successo.

La Ciclovia delle Alpi Orobie

La rete di piste ciclabili si chiamerà “Ciclovia delle Alpi Orobie” e il progetto “Orobikeando”. Si svilupperà in Lombardia, tra le province di Bergamo e Sondrio, per poi risalire verso le Alpi Orobie bergamasche, proseguendo poi sul versante valtellinese e arrivando fino a Tirano, al confine con la Svizzera.

Polmone verde impreziosito da pittoreschi borghi e da ambienti incontaminati, il territorio delle Alpi Orobie è un gioiello naturalistico perfetto per gli amanti della natura e delle attività all’aperto.

Tante ciclabili ne fanno una sola

Per realizzare la nuova ciclovia saranno riqualificati e collegati tra loro i percorsi ciclabili già esistenti, realizzando una vera e propria rete ciclabile delle Orobie che darà un forte impulso al turismo e quindi anche all’economia delle province di Bergamo e Sondrio, territori ricchi di tesori paesaggistici ed enogastronomici.

In particolare, la ciclovia si svilupperà lungo una superficie di 795 chilometri e comprenderà 64 tracciati che si snoderanno nel territorio di 139 Comuni. Il 47% dei percorsi ciclabili passano su aree protette. Inoltre, la Valtellina, la Val Brembana, la Val Seriana e il Lago di Iseo circondano una catena montuosa imponente con cime fino a 3.000 metri, laghetti, torrenti e cascate.

Pensati con l’obiettivo di essere percorsi da tutti, i tracciati ipotizzati dallo studio di fattibilità saranno di difficoltà varia. Dalle ciclopedonali classiche, con sede propria, agli itinerari con strade moderate e a basso traffico. Senza dimenticare la viabilità agro-silvo-pastorale e le strade campestri.

Le eccellenze gastronomiche

La ciclovia attraverserà un territorio che è anche ricco di eccellenze agroalimentari. Si contano infatti cinque formaggi DOP, diversi vini e vitigni, la famosa bresaola, la mela I.G.P., l’olio e varai frutti.

Sul percorso, lo studio ipotizza anche diverse tipologie di servizi, dalle aree di sosta breve a quelle dedicate alla sosta escursionistica fino a quelle di sosta prolungate dove ristorarsi. A questi potranno affiancarsi punti ristoro mobili, servizi di prossimità, come bar, rifugi, aziende agricole, negozi, punti noleggio e guide turistiche.

Passo San Marco, Alpi Orobie

Il Passo San Marco sulle Alpi Orobie in provincia di Bergamo