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La città d’oro perduta premiata come scoperta dell’anno

Va alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto” l’ottava edizione dell’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad. Si tratta dell’unico riconoscimento a livello internazionale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti al servizio del territorio.

Rimasta sotto la sabbia per migliaia di anni, “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete, è stata riportata alla luce dal team di Zahi Hawass, alla ricerca in verità del tempio funerario di Tutankhamon.

La ‘città d’oro perduta’ è stata la scoperta più straordinaria del 2021

La ‘città d’oro perduta’, di cui vi abbiamo parlato qui, si trovava vicino al palazzo di Amenhotep III, dall’altra parte del Nilo rispetto a Tebe, oggi Luxor, dove è stato inaugurato anche il Viale delle Sfingi. Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III.

In realtà non è una città esattamente ‘perduta’, visto che alcuni muri erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 metri di distanza. Inoltre, finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Ma allora perché la chiamano così? La risposta ci arriva da Hawass. “La chiamo così perché fondata durante l’età d’oro d’Egitto”, ha spiegato l’archeologo ed egittologo egiziano, già Ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica.

Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio.

La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era, invece, predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, cui si aggiunge la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto, infine, un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

Le altre scoperte finaliste del 2022

L’Archaeological Discovery Award sarà consegnato a Zahi Hawass venerdì 28 ottobre, durante l’edizione 2022 della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum dal 27 al 30 ottobre. Quest’anno, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. L’Università di Istanbul, con l’équipe guidata dal professore Necmi Karul, ha scoperto un ambiente sotterraneo di 23 metri di diametro e profondo 5.50, con ben conservata la scultura di una imponente testa dai tratti umani, affiorante dalla parete rocciosa che pare “guardare come da una finestra” una serie di undici alti pilastri scolpiti a forma di fallo. Un tempio sacro che affonda le radici nella preistoria, con numerosi artefatti in pietra lavorata e almeno 250 monoliti.

Tra le scoperte finaliste c’erano, inoltre, la stanza degli schiavi ritrovata nella villa di Civita Giuliana a Pompei, il più antico tempio buddista urbano della valle dello Swat, emerso a Barikot, e il mosaico con le scene dell’Iliade ritrovato in Inghilterra nella contea di Rutland.

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Come in una fiaba: il castello galleggiante sospeso tra cielo e acqua

Il mondo che abitiamo non smette mai di sorprenderci perché custodisce luoghi straordinari che sono così belli da non sembrare veri. Alcuni portano la firma indelebile di Madre Natura, altri sono creati dall’uomo, ma ciò che li accomuna è che sono reali e per questo ancora più incredibili.

Posti che per forme, dimensioni e lineamenti ricordano tutti quegli scenari che abbiamo visto solo tra le pagine dei libri della buonanotte, come quel castello solitario arroccato su un piccolo isolotto immerso in un lago in Lituania. Un edificio straordinario che sembra uscito da una fiaba e che oggi vogliamo scoprire insieme a voi.

Un castello da fiaba in Lituania

Ci troviamo in Lituania, in uno dei Paesi più sorprendenti del nostro continente, lì dove la storia e la cultura delle antiche città convive con un paesaggio naturale di immensa bellezza che lascia senza fiato.

Organizzare un viaggio qui è sempre un’ottima idea, soprattutto perché ci permette di scoprire un territorio sorprendente. Non solo per una visita alla splendida capitale, celebre per la città vecchia di origine medievale e l’architettura gotica e barocca, ma anche per un’esplorazione ai suoi territori circostanti che, vi anticipiamo, sono straordinari.

Bellissima, per esempio, è la cittadina di Trakai, situata a meno di 30 chilometri da Vilnius, e situata nell’omonima contea. È qui che si trova un castello incredibile, un edificio delle meraviglie che si spalanca davanti agli occhi dei viaggiatori.

Si tratta del castello di Trakai eretto sulle acque del lago Galve, lì dove ancora oggi galleggia e si rispecchia creando un’atmosfera surreale e bellissima.

Il castello di Trakai

Considerato uno dei castelli più belli d’Europa, quello di Trakai è situato in una posizione strategica che rende la sua vista ancora più affascinante. L’edificio, infatti, campeggia nel bel mezzo del Parco Nazionale della Lituania, un’area naturale che si estende per oltre 8000 metri e che è stata istituita nel 1992.

La caratteristica di questo parco sta proprio nella sua estensione e nel fatto che si snoda tra laghi, colline di origine glaciale e natura lussureggiante. Proprio qui sono conservati e valorizzati alcuni dei monumenti storici di tutto il Paese. Tra i più celebri c’è lui, il castello di Trakai che sorge su un’isolotto immerso nel lago e circondato da altri lembi di terra dove sorgono foreste e boschi.

Le tegole rosse dei tetti, incorniciate da alti torrioni e da una cinta muraria, si affacciano direttamente sulle acque placide e turchesi del lago creando un’atmosfera incantata che non conosce eguali.

Il castello di Trakai è l’unica fortezza di tutta l’Europa orientale costruita sulle acque. Le sue origini affondano nel 1300 quando, per volere del granduca Gediminas, venne creata qui la sua dimora. Fu suo figlio, poi, a voler fortificare l’edificio e a trasformarlo in quel castello che ancora oggi incanta e stupisce.

Con gli anni la struttura è stata ampliata, modificata e fortificata fino ad arrivare all’aspetto che oggi vediamo e che è stato preservato grazie a lavori di restauro conclusi  dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il castello, che è diventata una delle mete turistiche più amate di tutta la Lituania, è collegato alla terra ferma da un ponte che conduce direttamente all’interno della fortezza. L’edificio, che ospita diversi eventi e manifestazioni artistiche e musicali, può essere visitato da marzo a fine settembre.

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Il bosco italiano che “suona” e che ha rapito Stradivari

I boschi ci affascinano da sempre. Lo fanno perché popolano le fiabe che abbiamo letto e l’immaginario onirico di ognuno di noi, perché sono custodi di segreti antichi e mai svelati, di storie che si nascondono tra i rami degli alberi, in mezzo ai prati verdeggianti e tra i tappeti di foglie e ghiande.

Ed è proprio un segreto meraviglioso, suggestivo e affascinante, che vogliamo scoprire oggi. Quello che appartiene a un luogo immerso nel ventre delle Dolomiti, lì dove il celebre Stradivari ha lasciato il cuore. Sempre lì dove esiste il bosco che suona.

Bentornati in Val di Fiemme

Caratterizzate da creste, guglie e picchi, le cime delle Dolomiti incorniciano altopiani rocciosi e valli verdeggianti, creando atmosfere magiche e incantate. Organizzare un viaggio in questi luoghi è sempre una buona idea perché ci permette di vivere esperienze a stretto contatto con una natura autentica e incontaminata.

E oggi è proprio in uno di questi luoghi che vogliamo portarvi, una delle più celebri valli dolomitiche, nonché un paradiso naturalistico per tutti gli amanti delle attività outdoor. Ci troviamo in Val di Fiemme, lì dove è possibile vivere e respirare la natura circondati da vette che sono Patrimonio Mondiale dell’Unesco, sempre lì dove si snoda un bosco magico e incantato.

Per scoprire questo luogo straordinario dobbiamo recarci tra Predazzo e Valmaggiore, è qui che centinaia di abeti rossi svettano verso il cielo. Sono quelli che hanno incantato Antonio Stradivari, il più grande liutaio italiano di tutti i tempi, che proprio in questi esemplari ha trovato il materiale per la produzione di violi perfetti. Da quel momento, e ancora oggi, la natura e la musica sono diventata una cosa sola in Val di Fiemme, trovando nel Bosco che suona la massima rappresentazione di questa storia d’amore senza fine.

Il Bosco che suona

Le storie locali raccontano che Stradivari si aggirava spesso tra i boschi della Val di Fiemme, ma che uno più degli altri catturò la sua attenzione. Si trattava della Foresta di Paneveggio, caratterizzata da abeti rossi dai legni pregiati. Dopo di lui sono stati tantissimi i maestri liutai, come i membri delle famiglie Guarnieri e Amati, a tornare proprio in questi boschi e a perpetuare quella che è diventata una tradizione da celebrare e preservare.

Ancora oggi, infatti, gli abeti rossi della foresta di Panaveggio, che nel frattempo è stata ribattezzata Bosco che Suona, vengono selezionati per le loro qualità con una tradizione secolare e bellissima che vede la collaborazione tra i boscaioli e i musicisti.

Per celebrare questa storia d’amore infinita, tra la natura e la musica, ogni anno viene organizzato il celebre festival ad alta quota I Suoni delle Dolomiti. È proprio in questa occasione che si svolge anche il suggestivo Battesimo degli alberi: i musicisti provenienti da ogni parte del mondo vengono invitati a scegliere un abete, che porterà il loro nome, e per lui suonano un brano che sarà poi custodito dal bosco.

Visitare questo luogo è una vera e propria esperienza magica e suggestiva, arricchita dalla presenza di un’applicazione per smartphone., che prende il nome di Bosco che Suona, e che permette ai visitatori di scoprire il nome e il carattere degli abeti rossi, nonché di ascoltare i brani che i musicisti hanno dedicato agli alberi.

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Tra tradizioni e fiabe: il Natale in Valsugana

C’è un periodo dell’anno che, probabilmente più di altri, ci catapulta in un mondo fatto di calore, colori e sogni che si avverano: il Natale. E c’è una zona d’Italia in cui tutto questo diventa ancor più magico poiché qualsiasi cosa sembra sospesa tra tradizione e fiaba: la Valsugana, in provincia di Trento.

Un territorio impreziosito da una natura maestosa e puntellato da tipici borghi che durante le festività indossano il loro vestito più bello. Piccole realtà dove le piazze si riempiono di luci, note e profumi grazie agli incantati Mercatini di Natale.

I migliori mercatini di Natale della Valsugana

L’atmosfera che caratterizza questa fase dell’anno dona alla Valsugana un’attrattiva irresistibile e fa sì che la fantasia diventi realtà.

Graziose casette di legno, ricche di oggetti imperdibili e prodotti tipici che conquistano qualsiasi papilla gustativa, a partire da novembre andranno a incoronare diverse località, permettendo al visitatore di scoprire in maniera ancora più intima una zona davvero speciale.

Tra i migliori Mercatini di Natale da visitare ci sono quelli di Levico Terme dal 19 novembre 2022 al 6 gennaio 2023.

Quest’anno festeggeranno la loro ventunesima edizione che avrà luogo all’interno del Parco Secolare degli Asburgo, il più importante giardino storico dei Grandi Giardini Italiani. Un angolo sontuoso di questa località termale che in occasione dell’inaugurazione dei Mercatini Natalizi rievocherà il periodo asburgico, attraverso sfilate e balli di corte in costume.

L’occasione perfetta, sia per i più grandi che per i più piccoli, per lasciarsi trasportare dalle emozioni, ma anche per scoprire l’eccellenza dei prodotti artigianali, i sapori di montagna, gli alberi secolari ricoperti di luci, il profumo di spezie, ottimi vin brûlé e i sorrisi degli artigiani.

Ma non è finita qui, perché per tutto il periodo dell’Avvento sono in programma anche tanti altri appuntamenti: la mostra di presepi, la festa della polenta, la rassegna di musiche natalizie con i cori della Valsugana, ciaspolate sul Lagorai e molto altro ancora.

Parco terme Levico mercatini casette neve turisti

Un altro luogo di questo territorio da non perdere è Pergine Valsugana dove dal 12 novembre di quest’anno al 6 gennaio del 2023 prenderà vita Perzenland & La Valle Incantata – Mercatino di Natale dei Canopi.

Una vera e propria festa dalle atmosfere che il mondo intero ci invidia. Vi basti pensare che, secondo una leggenda, durante il periodo antecedente l’Avvento gli Gnomi Minatori delle miniere scavate attorno a Pergine scendevano a Valle per mettere in vendita giochi, decori, dolcetti e prodotti artigianali e fare festa insieme ai Perginesi.

Ed è proprio su queste note fiabesche che nasce il Mercatino di Natale di Pergine Valsugana, un appuntamento che ripercorrere questa suggestiva leggenda facendo incontrare gli artigiani più antichi del territorio con i giovani artigiani e artisti che con la loro fantasia creano opere d’arte e oggetti di uso quotidiano.

E il cibo? Niente Paura! Saranno presenti anche diverse casette con prodotti di questo amabile territorio del Trentino. Vi basterà dirigervi nella pittoresca Piazzetta dei Sapori e scegliere cosa assaggiare, ma solo ed esclusivamente grazie al supporto di stoviglie e materiale lavabile. Un modo speciale per fare una sorta di viaggio nel tempo.

Un evento davvero particolare e il cui clima è reso ancor più misterioso e pregno di fascino grazie alla presenza dei Krampus, particolari diavoli in grado di dare vita a veri e propri spettacoli indimenticabili.

Poi ancora rassegne musicali e corali, racconti di leggende sotto l’albero e la tradizionale Feuernacht, la notte dei Minatori con appuntamenti di musica e danza.

Infine, ci saranno tanti eventi e laboratori dedicati ai più piccoli, come la lanternata di Natale, i laboratori per scrivere la letterina che verrà depositata direttamente nella cassetta di Babbo Natale, quelli di disegno sulla pace e la fratellanza tra i popoli. E ancora gli Elfi che gireranno per il Mercatino pronti a raccontare storie e fare fotografie insieme ai visitatori. Così come la possibilità di poter ammirare le vetrine di Pergine in cui saranno allestiti presepi tipici, mentre alcuni weekend verranno dedicati agli animali, con l’esperto che spiegherà l’utilità dell’animale specifico nei tempi antichi e moderni.

Insomma, visitare la Valsugana a Natale vuoi dire vivere davvero la magia di questa festività, ma anche scoprire storia e tradizioni di una terra che sembra uscita direttamente da un sogno.

Mercatino Natale Levico
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Rinascimento italiano: l’itinerario da non perdere

C’è una meravigliosa città, nel nostro Paese, che è prevalentemente nota da tutto il mondo per lo splendore medievale ancora oggi visibile nei caratteri del tessuto urbano storico. Ma la verità è che questo magico capoluogo ha conosciuto momenti di gloria anche durante la magnifica stagione del Rinascimento.

Bologna e il suo Rinascimento

La città in questione è la bellissima Bologna, dove una nuova opportunità di riappropriazione e valorizzazione di questo patrimonio artistico di straordinario valore viene offerta dall’esposizione, presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, di un ospite d’eccezione come il Ritratto di Papa Giulio II di Raffaello, proveniente dalla National Gallery di Londra. Una nuova stagione del Rinascimento a Bologna che viene presentata dall’8 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023.

Per celebrare il leggendario arrivo di questo capolavoro del Rinascimento, realizzato da a Raffaello a Roma intorno al 1511-1512, tre delle principali istituzioni museali della città – Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna, Genus Bononiae. Musei nella Città e SMA – Sistema Museale di Ateneo | Università di Bologna – promuovono una speciale iniziativa congiunta, coordinata dal Comune di Bologna, che consente una più ampia e approfondita immersione nel contesto della scena artistica dall’epoca bentivolesca fino all’incoronazione di Carlo V, e del ruolo cruciale avuto da Giulio II nelle vicende cittadine.

In sostanza, è la costruzione di una grande alleanza basata sull’integrazione di risorse e competenze tra enti pubblici e privati, a sostegno di un unico progetto culturale di grande rilevanza per la città.

Ma del resto, il Rinascimento a Bologna costituisce una delle vicende di primo piano della storia artistica italiana. Infatti, a partire dalla seconda metà del Quattrocento la città partecipa alle novità umanistiche in un vivace clima di rinnovamento che favorisce uno straordinario impulso alla trasformazione della sua configurazione architettonica e infrastrutturale, e allo sviluppo di una multiforme cultura artistica capace di dialogare, oltre che con l’antico, con altri centri quali Firenze, Milano e Roma.

ritratto papa giulio raffaello a Bologna

Fonte: National Gallery, Londra


Il Ritratto di Papa Giulio II di Raffaello

E per un un’idea di esposizione diffusa, oltre a scoprire la mostra allestita nell’ala Rinascimento della Pinacoteca Nazionale di Bologna, i visitatori potranno percorrere un itinerario a tappe attraverso 9 luoghi emblematici in cui sono visibili opere fondamentali dei principali artisti che resero grandiosa la civiltà figurativa felsinea tra XV e XVI secolo: Niccolò dell’Arca (Bari, 1435 circa – Bologna, 1494), Francesco Raibolini detto il Francia (Bologna, 1460 circa – ivi 1517), Amico Aspertini (Bologna 1474 o 1475 – ivi 1552), oltre alla compagine dei ferraresi Francesco Del Cossa (Ferrara, 1436 – Bologna, 1478), Ercole de’ Roberti (Ferrara, 1451-1456 – Ferrara, 1496) e Lorenzo Costa (Ferrara, 1460 – Mantova, 5 marzo 1535).

I luoghi di Bologna da visitare assolutamente grazie a questo itinerario

Il punto di partenza è naturalmente la mostra Giulio II e Raffaello presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna. Curata da Maria Luisa Pacelli, Daniele Benati ed Elena Rossoni, l’esposizione ripercorre lo sviluppo del Rinascimento bolognese dal 1475 al 1530 e inizia con i pittori di corte dei Bentivoglio, documenta il mutamento impresso alla scena artistica cittadina dall’arrivo di Michelangelo e Bramante al seguito di Papa Giulio II e, in un secondo tempo, delle opere di Raffaello e termina con i capolavori dipinti a Bologna da Parmigianino dopo il 1527.

Da non perdere sono anche le Collezioni Comunali d’Arte pressoo il Palazzo d’Accursio nell’affascinante Piazza Maggiore. Una parte delle strutture rinascimentali dell’edificio, come la grande Corte d’Onore, lo Scalone o la Torre dell’Orologio, sono ancora oggi ammirate dal pubblico. Nelle collezioni si conservano opere di grande importanza come la Crocifissione con i santi Giovanni e Girolamo di Francesco Francia o la Vergine allattante di Amico Aspertini.

Poi il Museo Civico Medievale che si trova all’interno del Palazzo Ghisilardi, uno degli edifici rinascimentali di Bologna meglio conservati. Un luogo che possiede una collezione unica nel suo genere.: l’epoca dei Bentivoglio è rappresentata da rari manufatti come lo Stocco, una spada donata da Papa Niccolò V a Ludovico Bentivoglio, o il Targone, scudo da parata dipinto con San Giorgio e il Drago, o la tomba di Domenico Garganelli, opera polimaterica tra i capolavori di Francesco del Cossa.

Museo Civico Medievale bologna cosa vedere

Fonte: Settore Musei Civici Bologna
 – Ph: Roberto Serra

Bologna, Museo Civico Medievale

L’itinerario continua con il Palazzo Pepoli Vecchio, dimora di una delle più potenti famiglie della Bologna di epoca medievale, che oggi è un museo che racconta la storia di questa città. Nell’excursus di secoli che viene dispiegato nelle sale del Palazzo, un ampio spazio è dedicato alla Bologna del Rinascimento. In questa fase così complessa, emerge la famiglia dei Bentivoglio il cui periodo di splendore è ritratto da alcuni dei maggiori artisti del periodo come Lorenzo Costa. Il Museo della Storia è tappa imprescindibile per ricostruire il contesto storico dell’epopea rinascimentale nella città felsinea.

Il tragitto prosegue con il Museo Davia Bargellini che è allestito nell’omonimo e affascinante palazzo. Esso custodisce la memoria della potente famiglia alleata dei Bentivoglio, in particolare Gaspare e Virgilio che furono co-protagonisti dell’epopea bolognese. Tra le numerose opere rinascimentali da non perdere sono: il busto di Virgilio di Onofri, il suo presunto ritratto attribuito ad Aspertini, i dipinti di maniera raffaellesca con San Lorenzo e San Petronio di Innocenzo da Imola, già in Santa Maria dei Servi.

Non può di certo mancare una tappa presso la Chiesa di San Giacomo Maggiore che ospita la cappella della famiglia Bentivoglio, autentico capolavoro del Rinascimento bolognese. Questo spettacolo fu decorato dai due principali artisti attivi a Bologna alla fine del XV secolo: Lorenzo Costa e Francesco Francia che, insieme ad Amico Aspertini, sono autori anche della decorazione, avviata nel 1506, per uno dei più importanti cicli pittorici del Rinascimento bolognese conservato all’Oratorio di Santa Cecilia.

Dal Rinascimento delle corti e dei grandi artisti all’”altro Rinascimento”, quello dei primi scienziati, collezionisti e osservatori della natura. Nelle sale di Palazzo Poggi, decorate dagli affreschi della stagione manierista, l’Università di Bologna conserva un tesoro estremamente importante: quello di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), professore e inventore del museo scientifico moderno.

L’urlo di pietra – con queste parole D’Annunzio definisce il complesso scultoreo del Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell’Arca, risalente al 1463 circa. L’opera è inserita all’interno della Chiesa di Santa Maria della Vita che risale al 1200, anno in cui venne fondata l’omonima compagnia che si occupa della cura degli infermi, dei carcerati e dei condannati a morte. All’interno, nella cappella di destra rispetto all’altare maggiore, potete ammirare uno dei capolavori scultorei che dopo seicento anni suscita ancora emozioni e ammirazione.

Di nuovo in Piazza Maggiore, ma questa volta per scoprire la Basilica di San Petronio, simbolo della devozione dei bolognesi. Essa nel Rinascimento fu al centro di importanti campagne artistiche. Numerose, infatti, sono le testimonianze da scoprire, come la decorazione dei finestroni laterali, dove operarono anche Niccolò dell’Arca e Francesco di Simone Ferrucci, o l’assetto attuale della facciata. L’interno custodisce capolavori di tutti i protagonisti della stagione: dal Costa attivo nella Cappella De’ Rossi, a Onofri nel Compianto, fino ai diversi dipinti di Aspertini.

Insomma, ora è possibile scoprire Bologna da un altro interessante e spettacolare punto di vista.

Basilica di San Petronio bologna

Fonte: iStock

L’interno della Basilica di San Petronio
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È uno dei progetti più significativi di tutte le Alpi

Connecting Nature, Sharing Beauty”, collegare la natura per condividerne la bellezza: è racchiusa in questa frase la filosofia alla base di uno dei progetti più significativi di tutte le Alpi, al momento in fase di studio, che mira a creare valore e nuove opportunità di crescita per le comunità locali e per il territorio nel pieno rispetto dell’ambiente.

Si tratta del collegamento funiviario tra il comprensorio del Cervino-Matterhorn e quello del Monte Rosa, ovvero tra il Colle delle Cime Bianche e Frachey, un fil rouge tra Sud e Nord delle Alpi, per dare vita a un comprensorio eterogeneo e unire popoli e tradizioni.

I numeri del progetto

I grandi numeri del nuovo collegamento (di cui al momento non si conoscono eventuali tempi di realizzazione né tipologia di impianto) sono due nazioni (Italia e Svizzera), tre regioni (Valle d’Aosta, Piemonte e Vallese), cinque valli (Valtournenche, Val d’Ayas, Valle di Gressoney, Valle di Alagna e quella di Zermatt) e cinque comprensori (Cervinia-Valtournenche, Zermatt, Champoluc, Gressoney, Alagna).

Il progetto, il cui investimento economico è stimato intorno ai 66 milioni di euro, vedrebbe la realizzazione di un unico comprensorio capace di unire in mezz’ora di tragitto le diverse ski area
del Cervino Ski Paradise e del Monterosa Ski, tutte collegate sci ai piedi per un totale di 75 piste da discesa.

I chilometri complessivi di piste diventerebbero 580, si aprirebbe al freeride una zona di oltre 12 chilometri di lunghezza per un totale di 2289 metri di dislivello, e il collegamento permetterebbe a sciatori e non di ammirare un panorama unico, con vista sconfinata e mozzafiato su ben 38 delle 82 vette alpine sopra i 4000 metri.

Non si tratta, tuttavia, di costruire nuove piste da sci ma di allargare gli orizzonti e le possibilità.

I vantaggi del nuovo collegamento funiviario: non solo sci

Il nuovo collegamento porterebbe con sé maggiori possibilità per gli sciatori e tempi di spostamento ridotti ma non soltanto, i vantaggi sono di più ampio respiro a partire dalla destagionalizzazione del turismo in montagna: oltre allo sci, l’attenzione va puntata su una maggiore offerta per la stagione estiva valorizzando le innumerevoli opportunità di attività outdoor in quota.

Il progetto si pone l’obiettivo di essere fruibile durante tutto l’anno. La destagionalizzazione significa offrire al turista nuove occasioni di fruizione del territorio: trekking, mountain-bike, “safari-tour” lungo straordinari percorsi panoramici in alta montagna.

Ma non è tutto: allo sport si aggiungono il lato gourmet, con la possibilità di proporre esperienze e tour enogastronomici e far conoscere piatti locali e ricette antiche, e la tradizione con itinerari alla scoperta del costume e dei prodotti delle popolazioni alpine.

Inoltre, l’offerta turistica potrà prevedere percorsi botanici, attività di bird watching e gite guidate per conoscere più da vicino la fauna locale ed entrare in sintonia con la natura unica di queste montagne.

Il nuovo collegamento potrebbe poi avere risvolti anche di tipo culturale e divulgativo: non c’è luogo migliore dell’alta quota per verificare di persona gli effetti del riscaldamento globale, sensibilizzare bambini e ragazzi al problema e interpretare il futuro delle montagne.

Parola chiave: sostenibilità

La parola chiave del progetto in fase di studio è “sostenibilità“.

La tutela della natura rappresenta una prerogativa fondamentale e Il tema della sostenibilità ambientale è uno dei pilastri su cui si basa lo studio tecnico di fattibilità. Il trasporto effettuato con impianti di risalita a fune ha un minor impatto ambientale rispetto ad altri sistemi di trasporto: è elettrico, ha un basso inquinamento acustico e occupa meno spazio.

In più, il progetto vanta anche un’importante sostenibilità economica e sociale: realizzare il collegamento significherebbe creare nuove e diffuse opportunità, garantire un’importante ricaduta economica a favore di tutta la regione e apportare un valore aggiunto alle comunità locali, puntando su un turismo evoluto e di qualità.

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Immersa tra le Alpi c’è una delle spa più belle d’Europa

È una vita fatta di traffico, caos e frenesia, quella che contraddistingue la maggior parte delle giornate di cui siamo protagonisti. Le stesse che ci spingono a desiderare le tanto amate fughe dalla città, vacanze più o meno lunghe all’insegna del relax e del benessere.

E per fortuna, in Italia così come nel resto del mondo, sono tantissime le destinazioni in grado di farci vivere esperienze uniche che alleviano la stanchezza e la fatica, rigenerando il corpo e la mente.

Ed è proprio uno di questi posti che vogliamo raggiungere oggi con voi, per portarvi alla scoperta di una delle più belle spa di tutta Europa immersa nella natura, nel cuore delle Alpi Venoste.

Il benessere nel cuore delle Alpi

Ci troviamo a Längenfeld, un comune austriaco di circa 4000 abitanti, situato nel distretto di Imst, in Tirolo. È qui che circondato da vette maestose che incantano, e che cambiano colore con l’alternarsi delle stagioni, si spalanca davanti agli occhi dei viaggiatori un panorama straordinario dove la natura lussureggiante regna incontrastata.

Ed è sempre qui, in uno dei territori prediletti da tutti gli amanti delle attività outdoor, che esiste quella che è stata eletta una delle migliori 7 spa in tutta Europa dalla piattaforma Destinatian Deluxe.

Stiamo parlando dell’Aqua Dome, un centro termale che promette un’esperienza sensoriale unica. Dalle piscine esterne, con vista su un panorama mozzafiato che abbraccia le montagne circostanti, alle aree interne caratterizzate da saune e bagni turchi, passando per una struttura architettonica che lascia sbalorditi: questo è il luogo ideale per una vacanza di benessere nel cuore delle Alpi che tutti ci meritiamo.

Benvenuti nella spa più bella d’Europa

Organizzare un viaggio all’insegna del benessere è sempre un’ottima idea, soprattutto se la destinazione da raggiungere ci permette di stare a contatto diretto con la natura selvaggia e incontaminata.

Ed è proprio quello che succede a Ötztal, nello scenario che caratterizza la valle austriaca che si snoda al fianco del fiume Inn. Un luogo che offre tutta una serie di attività incredibili da svolgere all’aperto e a contatto con la natura.

Ci sono i sentieri che ripercorrono la secolare tradizione della transumanza in Ötztal, oppure quelli che conducono direttamente nella valle del Granone, lì dove crescono migliaia di mirtilli rossi che tingono tutto di rosso. E poi, ancora, il comprensorio sciistico Gries, un vero e proprio paradiso per gli amanti dello sport invernale.

E poi c’è la spa. Non una qualunque, intendiamoci, ma una delle più celebri d’Europa nonché tra le migliori del continente: l’Aqua Dome. Un luogo tanto caro agli abitanti di Längenfeld, che da secoli conoscono l’effetto benefico delle acque termali, quanto ai viaggiatori che raggiungono il territorio in ogni stagione.

L’acqua termale che sgorga da una profondità di 1865 metri proviene dall’unica sorgente termale del territorio occidentale del Paese. La stessa acqua che riempie le piscine interne e quelle esterne della struttura è un vero e proprio concentrato di benessere che rigenera il corpo e la mente.

Il grande edificio di vetro e cristallo, che campeggia nel panorama e si integra perfettamente con l’ambiente, ospita piscine interne ed esterne a forma di conca, diverse saune e bagni turchi. La struttura offre, inoltre, servizi di lusso, ma il vero lusso offerto è quello di poter galleggiare sotto il cielo in acque che sfiorano i 36 gradi immersi in un panorama naturale straordinario.

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Maestose sculture stanno trasformando il Paese in una galleria en plein air

C’è un territorio, tanto vasto quanto variegato, dove la natura regna sovrana. Si tratta di una destinazione tanto suggestiva e affascinante che rappresenta la meta più ambita di un viaggio destinato a rimanere impresso nella memoria.

Stiamo parlando dell’Outbback australiano, quel vastissimo territorio che si estende nella parte occidentale del Paese e che occupa un terzo del suo suolo.

È qui che, nel bel mezzo di quella che è l’opera più vasta mai creata da Madre Natura, imponenti sculture che svettano verso il cielo stanno trasformando il volto del territorio, rendendo il Western Australia un museo a cielo aperto dalle dimensioni stratosferiche.

Gallerie d’arte a cielo aperto nel Western Australia

Un viaggio nei territorio che si snoda nella parte occidentale dell’Australia è destinato a trasformarsi in un’esperienza incredibile e unica al mondo. E questo è vero soprattutto adesso che, quello sterminato paesaggio plasmato da Madre Natura, sta cambiando il suo volto grazie all’azione dell’uomo.

All’interno di uno scenario che con i secoli è diventato patrimonio naturale, storico e culturale di inestimabile valore, infatti, sono comparse sculture e creazioni maestose e impressionanti che hanno l’obiettivo di raccontare il territorio, i valori, la storia e le persone che lo popolano.

Capolavori artistici che entrano di diritto nella lista di cose da vedere in un viaggio del Western Australia, non solo perché con le loro dimensioni segnano dei record mondiali, ma anche e soprattutto per il loro significato.

Public Silo Trail

Fonte: Tourism Western Australia

Public Silo Trail

Tra statue giganti e silos dipinti: le meraviglie del Western Australia

Se state pensando di organizzare un viaggio nel selvaggio ovest dell’Australia, allora, non potete non inserire nel vostro itinerario di viaggio le seguenti destinazioni.

Da novembre Mandurah non è più la stessa. La città australiana situata a circa un’ora di auto da Perth, infatti, ha dato ufficialmente il benvenuto a nuovi e inediti cittadini. Si tratta dei Protettori dell’ambiente, enormi sculture in legno, alte fino a cinque metri, che raccontano la storia della comunità locale. A firmare questi capolavori, che si integrano perfettamente nella natura circostante e usano solo materiali riciclati per rispettare l’ambiente, è stato l’artista danese Thomas Dambo.

Anche nei dintorni della cittadina di Menzies, nella regione del Golden Outback, qualcosa è cambiato. Nei pressi del lago salato di Ballard, infatti, sono state innalzate 51 sculture in acciaio a grandezza naturale e dislocate in circa 10 chilometri di percorso. A firmare l’incredibile installazione, che prende il nome di Inside Australia, è stato lo scultore Antony Gormley che si è ispirato, per ciascuna scultura, a uno dei 131 abitanti del luogo.

Un viaggio nel Western Australia, però, non può non includere il Public Silo Trail, un percorso delle meraviglie che permette ai viaggiatori di esplorare una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto immersa in un territorio selvaggio e incontaminato. I vecchi silos industriali, che si snodano tra Northam, Ravensthorpe e Albany, sono stati trasformati in capolavori artistici, grazie all’arte dei murales, che raccon la storia delle persone e del territorio locale.

L’ultima tappa di questo viaggio ci conduce nella cittadina di Collie, nel South West. È qui che la galleria a cielo aperto trova il suo compimento in quello che è uno dei più grandi murales di tutto il mondo. Lungo la diga di Wellington Dam, infatti, esiste una gigantesca opera d’arte che misura 8000 metri quadrati e che raccoglie circa 40 murales di artisti australiani che celebrano l’acqua e la sua importanza.

Collier Mural Trail

Fonte: Tourism Western Australia

Collier Mural Trail
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Alla scoperta dell’Irlanda lungo la Wild Atlantic Way

Oggi vi porto con me in Irlanda, alla scoperta di un itinerario unico nel suo genere: la Wild Atlantic Way. Questo percorso lungo 2500 km è spesso paragonato alla Route 66, forse perché regala, a chi sceglie di percorrerla, la stessa sensazione di libertà e di avventura che caratterizza la mitica strada americana. Il nome stesso, Wild Atlantic Way, fa già capire cosa aspettarsi: chilometri e chilometri di strade costiere, affacciate sull’Oceano Atlantico, caratterizzate da selvagge scogliere a picco sul mare, distese di prati verdi che contraddistinguono la campagna irlandese e piccoli villaggi pittoreschi dove si parla ancora il gaelico. Un tuffo nell’Irlanda più rurale e autentica, dove godersi ogni singolo istante, sia di giorno, alla scoperta di panorami mozzafiato, sia di sera, sorseggiando un buon bicchiere di birra e ascoltando musica tradizionale in un pub.

Come organizzare un viaggio sulla Wild Atlantic Way:

La Wild Atlantic Way è di fatto una rete di strade che è sempre esistita, ma che il governo irlandese ha deciso di valorizzare attraverso una segnaletica ben chiara e un notevole investimento dal punto di vista turistico. La Wild Atlantic Way inizia da Malin Head, il punto più a nord della Repubblica di Irlanda, e scende lungo la selvaggia costa occidentale attraversando ben 9 contee e arrivando a Kinsale nella contea di Cork. Per percorrerla tutta è necessario avere a disposizione un’auto e almeno 15 giorni di tempo in base ai luoghi che decidete di visitare. In Irlanda ovviamente esiste un’estesa rete di mezzi pubblici, locali o a lunga percorrenza, ma avere un mezzo proprio vi garantisce maggiore flessibilità e la possibilità di prendere stradine secondarie e dedicare il tempo che volete a esplorare anche le zone meno battute. Per raggiungere la Wild Atlantic Way dall’Italia, potete volare su Dublino, con comodi ed economici voli diretti e low cost, e poi prendere un volo interno, operato da Aer Lingus, per l’aeroporto di Donegal. Qui saranno a disposizione numerose compagnie di noleggio, dove potete affittare un’auto per vivere questa fantastica avventura. Scegliete un’auto non troppo grande perché spesso le strade sono strette e tortuose e ricordatevi che in Irlanda si guida a destra, se non l’avete mai fatto i primi minuti può sembrare strano, ma vi abituerete davvero in pochissimo tempo. Alla fine del vostro viaggio, valutate di riconsegnare il mezzo all’aeroporto di Cork, oppure a quello di Dublino: potrebbe essere un’ottima occasione per visitare la vivace capitale irlandese.

Dormire e mangiare lungo la Wild Atlantic Way:

La Wild Atlantic Way è l’itinerario perfetto per chi ama programmare viaggi on the road. Se avete a disposizione solo pochi giorni, vi consiglio di scegliere accuratamente quali zone visitare, organizzando in anticipo le tappe, i chilometri da percorrere e i luoghi in cui soggiornare. Se invece avete a disposizione almeno 2 settimane, potete permettervi un po’ di improvvisazione e andare dove vi porta il cuore. Lungo la Wild Atlantic Way troverete diversi tipi di alloggio, bed & breakfast, agriturismi, hotel di lusso, campeggi, ostelli e anche castelli. L’itinerario è talmente lungo e offre paesaggi così variegati che avrete solo l’imbarazzo della scelta su dove fermarvi a dormire. La maggior parte delle strutture ricettive si trova sulle più famose piattaforme online per la prenotazione di alloggi. Se scegliete di viaggiare in alta stagione, il consiglio è di prenotare per tempo, per avere più scelta e tariffe migliori. Nella maggior parte degli hotel e dei bed & breakfast viene servita la colazione, la tradizionale Full Irish Breakfast, a base di uova e pancetta, salsiccia e fagioli, pomodori grigliati e pane tostato. Gli amanti della colazione dolce troveranno anche latte e cereali e pane tostato con marmellata, il tutto accompagnato da un lunghissimo caffè americano. Il pranzo è generalmente rapido e leggero: un sandwich o un’insalata si possono trovare facilmente nelle caffetterie. La cena è invece il momento giusto per provare la tradizionale cucina irlandese, a base di carne di manzo e agnello, patate, frutti di mare e pesce di acqua dolce. Imperdibile lo stufato di manzo cotto nella Guinness (la birra scura più famosa del mondo), il salmone (affumicato o grigliato), il tradizionale pesce fritto con le patatine oppure le ottime zuppe e vellutate. Dopo cena è d’obbligo fermarsi in un pub per sorseggiare una pinta di ottima birra irlandese: Guinness, Smithwick’s, Murphy’s sono solo le più famose, ma ne troverete moltissime altre, bionde, rosse o scure. Spesso nei pub vengono trasmette le partite di calcio o rugby e non sarà difficile trovare musica dal vivo.

Le tappe imperdibili della Wild Atlantic Way

Percorrere la Wild Atlantic Way per intero è un viaggio che richiede una gran voglia di macinare davvero tanti chilometri al giorno con la propria auto. L’itinerario comprende più di 150 punti di interesse, tra paesaggi naturali di straordinaria bellezza, siti di interesse storico e piccoli villaggi dove scoprire la cultura irlandese. Servirebbero mesi interi per esplorare ogni piccolo angolo nascosto! Eppure per me ci sono delle tappe imperdibili, da non lasciarsi sfuggire, che davvero valgono il viaggio lungo la Wild Atlantic Way. Ecco quelle nella mia top 5:

  • Il promontorio di Downpatrick: si trova nella contea di Mayo a pochi chilometri dal villaggio di Ballycastle ed è caratterizzato da una scogliera a picco sull’oceano, sferzata dal vento e dalle onde che su di essa si infrangono. È un luogo di straordinaria bellezza paesaggistica dove si respira un’atmosfera di sacralità. La leggenda narra che sullo sperone di roccia (chiamato Dun Briste), che oggi affiora isolato in mezzo al mare e che in passato era attaccato al promontorio, si sarebbe rifugiato un re pagano che non voleva convertirsi al Cristianesimo. Dopo inutili tentativi di evangelizzazione, San Patrizio avrebbe appoggiato il pastorale sulla terra e la roccia si sarebbe staccata, lasciando il re a morire da solo. Più avanti nei secoli Downpatrick è diventato anche un avamposto di osservazione durante la seconda guerra mondiale e ancora oggi è visibile la scritta, fatta con le pietre, che segnalava ai piloti il territorio irlandese.
  • Il fiordo di Killary Harbour: l’unico fiordo dell’Irlanda si trova al confine tra la contea di Mayo e la contea di Galway. Si tratta di un braccio di mare lungo ben 16 km che si insinua tra le verdeggianti colline. Qui vengono allevate cozze e vongole, che vengono vendute nei mercati della zona. Durante la stagione estiva è possibile prendere parte a un tour in barca lungo il fiordo per ammirare le numerose specie di animali e di uccelli che vivono in quest’area marina. I più fortunati potrebbero anche avvistare delfini e foche.

  • Le isole Aran: sono un gruppo di tre isolette che si trova al largo della baia di Galway. La più grande, Inishmore, è visitabile con un’escursione in giornata partendo dal porto di Rossaveal. La traversata dura circa un’ora e ci sono numerosi collegamenti nel corso della giornata. Su Inishmore si trovano i resti di un forte preistorico, il Dún Aengus, risalente all’Età del Bronzo. Il forte era dedicato alla divinità pagana Aengus e aveva una funzione religiosa e cerimoniale. Situato su una scogliera di calcare a picco sull’oceano, a un’altezza di più di 100 metri, è un luogo davvero suggestivo con un’impressionante vista che vi lascerà a bocca aperta.
  • Le scogliere di Moher: sono sicuramente le scogliere più famose d’Irlanda e si trovano nella contea di Clare. Sono lunghe ben 8 km e alte circa 200 metri e il loro nome significa “scogliere della rovina”. Considerate in passato uno dei luoghi più pericolosi al mondo, oggi si possono visitare in totale sicurezza partendo dal Centro Visitatori. Qui sono stati creati parapetti e protezioni che permettono di percorrere il sentiero in tutta tranquillità e di godersi il magnifico spettacolo di queste rocce altissime che si gettano a strapiombo nel mare, dove le pulcinelle di mare fanno il loro nido.
  • L’anello di Kerry: si tratta di un percorso circolare di 179 km che parte da Killarney e attraversa la penisola di Iveragh nella contea di Kerry. Questo itinerario riassume in sé tutti i tipici paesaggi irlandesi: verdi colline con le pecore al pascolo, colorati villaggi costieri e scogliere a strapiombo sul mare. A ogni curva si apre uno scorcio diverso e meraviglioso in cui ci si può fermare per scattare una foto. L’anello di Kerry attraversa anche il Parco Nazionale di Killarney, che in primavera si accende con i colori degli alberi in fiore. Questo è il luogo ideale per gli amanti delle vacanze in natura ed è facilmente esplorabile anche a piedi o in bicicletta.

Oltre a queste tappe imperdibili ci sono davvero tanti altri luoghi di interesse. Il viaggio si può quindi organizzare in base ai propri gusti e interessi e arricchirlo con esperienze e attività particolari. Sicuramente l’elemento paesaggistico è predominante lungo la Wild Atlantic Way, ma anche l’aspetto culturale può rivelare grandi sorprese. In Irlanda viene organizzato un festival per ogni cosa e non sarà difficile trovare celebrazioni ed eventi in grande stile: festival di musica celtica, festival delle ostriche, festival per trovare la propria anima gemella… Insomma, in Irlanda ogni occasione è buona per festeggiare!

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In Germania è stata inaugurata una giungla. Ma è fatta di zucche

L’autunno è, con tutta probabilità, la stagione più affascinante dell’anno perché tantissime sono le sorprese che ci riserva. Le più belle sono quelle firmate da Madre Natura, proprio lei che come un’abile artista plasma il paesaggio, lo modifica e lo travolge di incantevoli sfumature di rosso, giallo e arancione. Sempre lei che ci regala i frutti genuini della sua terra che abbondano sulle nostre tavole in questo periodo.

E se parliamo di autunno, e di prodotti della terra, non possiamo non parlare di lei, della zucca che è la protagonista indiscussa della stagione autunnale.

Dimenticate, però, tutto ciò che conoscete di questo prodotto, perché l’uso che ne fanno in questa cittadina tedesca è completamente diverso da ciò che possiamo immaginare. Qui, infatti, le zucche vengono raccolte, riordinate e assemblate, fino a trasformarsi in sculture incredibili che popolano quel giardino dove si tiene il festival più straordinario di sempre.

Il Festival delle zucche più bello d’Europa

Per scoprire quello che è uno dei festival più affascinanti d’Europa, dove le zucche prendono vita trasformando tutto in favole moderne, dobbiamo recarci a Ludwigsburg, nel Land del Baden-Württemberg. La città tedesca, che dista circa 20 chilometri da Stoccarda, è particolarmente celebre per i suoi castelli e per i giardini barocchi, ed è proprio in uno di questi che oggi vogliamo portarvi.

Non giardini qualsiasi, intendiamoci, ma i più celebri e amati in città, quelli che si snodano interno al Castello di Ludwigsburg.

Un tempo residenza dei duchi, poi divenuti re del Württemberg, questo castello è una vera e propria celebrità in città che attira ogni anno migliaia di visitatori in tutto il mondo. Ad affascinare sono anche e soprattutto gli eleganti e lussureggianti giardini che si snodano tutto intorno.

Ed è proprio qui che, ogni anno, torna l’attesissimo Festival della Zucca, un appuntamento tradizionale e imperdibile per i cittadini e i viaggiatori che amano i colori autunnali. Da settembre a dicembre, all’interno del grande parco, è possibile ammirare stravaganti e inedite sculture create tantissime varietà di zucche provenienti da ogni parte del mondo.

Festival delle zucche, Ludwigsburg

Fonte: Getty Images

Festival delle zucche, Ludwigsburg

La giungla fatta di…zucche

Il Festival della Zucca di Ludwigsburg è considerato uno dei più importanti e grandiosi eventi d’autunno in tutta Europa. Il motivo è dato proprio dagli oltre 800 esemplari di zucca che prendono vita in questi giardini nei modi più disparati.

Per l’occasione, diversi artisti provenienti da ogni parte del mondo, plasmano con abilità questi prodotti della terra fino a creare sculture incredibili che incantano e lasciano senza fiato.

L’area attorno al castello di Ludwigsburg si trasforma così in un giardino delle meraviglie dove ogni anno, in base al tema proposto, lo scenario diventa magico, proprio come quello delle favole. Nelle edizioni precedenti i visitatori hanno potuto ammirare un inedito mondo del Far West, ma anche la rielaborazione dell’Antica Roma. Non è mancato neanche un viaggio nello spazio con tanto di alienti.

Il tema di quest’anno, invece, riguarda la giungla e gli artisti coinvolti hanno messo in scena tutta una serie di sculture che riguardano ricreano in maniera inedita questo ambiente naturale. Coccodrilli, pappagalli e altri animali hanno preso vita grazie alle sculture fatte du zucche di diverse specie, colori e dimensioni. Non mancano, ovviamente, anche Baloo e Mowgli.

Tantissimi gli eventi che si svolgono intorno all’esposizione delle meraviglie, che sarà visitabile fino al 4 dicembre 2022, come la regata delle barche di zucca, dove a gareggiare ci sono esemplari giganteschi che sfiorano i 100 chili.

Belle da guardare e buone da mangiare. Parallelamente all’esibizione delle sculture, infatti, i visitatori potranno allietare il palato con tantissime proposte culinarie. L’ingrediente principale? La zucca naturalmente.

Festival delle zucche, Ludwigsburg

Fonte: Getty Images

Festival delle zucche, Ludwigsburg