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Chiese di Roma dove ammirare gratuitamente opere d’arte

Quando si dice museo a cielo aperto. Roma, in questo senso, è un esempio quanto mai calzante di tale modo di dire. Visitare la Città Eterna, infatti, significa scoprire strade, piazze, ponti e vicoli che riservano sorprese capaci di raccontare millenni di storia attraverso capolavori artistici e architettonici ad ogni angolo. Perché l’arte non è confinata nei musei ma vive negli spazi pubblici. Basta pensare ai maestosi palazzi monumentali, alle grandiose fontane che abbelliscono alcuni dei luoghi nevralgici per la vita della comunità, alle grandiose statue, agli obelischi svettanti e alle chiese disseminiate sul territorio.

Dal Rinascimento al Barocco, dai mosaici bizantini alle sculture del Neoclassicismo, ogni epoca ha lasciato a Roma la sua impronta indelebile, che ha regalato alla capitale un patrimonio senza pari che continua a incantare visitatori da tutto il mondo. E proprio molti dei capolavori realizzati dagli artisti più celebri – Michelangelo, Raffaello, Caravaggio e Bernini, solo per fare alcuni nomi – sono conservati in edifici religiosi per accedere ai quali non serve alcun biglietto d’ingresso.

Tra le meraviglie più affascinanti, infatti, le chiese sono scrigni di tesori artistici spesso visitabili gratuitamente. Opere che in passato adornavano le residenze di papi e mecenati, oggi sono accessibili a tutti rendendo basiliche e cappelle ambienti dal valore artistico incommensurabile oltre che luoghi fede. Dai drammatici chiaroscuri di Caravaggio alle possenti sculture di Michelangelo fino ai raffinati affreschi di Raffaello, l’offerta è immensa.

Per chi desidera scoprire l’arte di Roma senza costi d’ingresso, le chiese della città rappresentano una porta aperta verso un mondo di meraviglia e ispirazione. Ecco, allora, alcune delle opere più iconiche da non perdere magari proprio in occasione del Giubileo 2025.

Il Mosè di Michelangelo nella Basilica di San Pietro in Vincoli

Perché non parli? Così, si narra, Michelangelo apostrofò il suo monumentale gruppo scultoreo colpendo il ginocchio di Mosè con un martello. Che sia successo o meno, il capolavoro in marmo di Carrara conserva, a secoli di distanza, forza, vigore e realismo straordinari. Tali da far pensare che all’opera, davvero, manchi solo la parola.

Il Mosè di Michelangelo
Il Mosè di Michelangelo nella Chiesa romana di San Pietro in Vincoli

Tra le testimonianze più rappresentative del Rinascimento italiano, il progetto (alto 235 cm) fu realizzato tra il 1513 e il 1515 circa ed è custodito nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma, dove domina il monumento funebre di Papa Giulio II della Rovere. Rispetto al piano originario che prevedeva oltre quaranta statue, Michelangelo fu costretto a ridimensionare il lavoro a causa di vicissitudini finanziarie e politiche tali per cui la figura di Mosè rimase il fulcro della composizione. La scultura a lui dedicata lo rappresenta seduto, con le Tavole della Legge sotto il braccio destro e lo sguardo fiero, autorevole.

Tra i dettagli più curiosi, le corna sul capo che derivano da una traduzione della Bibbia nella quale il termine ebraico ‘karan’ (ovvero, raggi di luce) fu reso in latino come ‘corna’ alimentando, negli anni, numerosi dibattiti tra gli studiosi, ormai concordi nel ritenere quell’insolito elemento simbolo di illuminazione divina.

I capolavori di Caravaggio nel cuore di Roma

Il percorso tra le opere d’arte che si possono ammirare gratuitamente nelle chiese di Roma prosegue con un maestro nell’uso drammatico del colore, Caravaggio. L’artista realizzò, infatti, per la Cappella Contarelli – che si trova all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi – ben tre dipinti dedicati alla vita di San Matteo. Si tratta, in particolare, de La Vocazione di San Matteo, de Il Martirio di San Matteo e di San Matteo e l’Angelo.

Vocazione di San Matteo
La Chiesa di San Luigi dei Francesi conserva la celebre Vocazione di San Matteo dipinta dal Caravaggio

Lavorate tra il 1599 e il 1602, le tre opere segnarono con la loro iconografia una vera e propria svolta nell’arte sacra grazie all’uso innovativo del chiaroscuro e alla rappresentazione drammaturgicamente realistica dei personaggi. Ne La Vocazione, Caravaggio coglie Matteo nel momento in cui Gesù, affiancato da San Pietro, lo chiama a sé indicandolo (un gesto che evoca il movimento di Dio ne La Creazione della Cappella Sistina). Segue l’opera che raffigura il martirio del santo, che giace a terra vittima di assassinio. A completare il trittico, San Matteo nell’atto di redigere il suo Vangelo sotto la guida di un angelo.

Spostandoci, poi, nella Basilica di Santa Maria del Popolo troviamo altri due capolavori caravaggeschi conservati nella Cappella Cerasi. Qui, Caravaggio ha dipinto La Conversione di San Paolo e La Crocifissione di San Pietro nel 1601. Nel primo, il santo appare immediatamente dopo essere caduto da cavallo, accecato dalla luce divina che irrompe improvvisamente sconvolgendone la vita. La seconda opera, invece, è dedicata all’apostolo Pietro raffigurato inchiodato a testa in giù sulla croce. In entrambi i casi, il realismo e il magistralmente gioco di luci e ombre trasmettono tutta l’intensità emotiva degli eventi biblici.

Raffaello in Santa Maria della Pace

Si trova, invece, nella Chiesa di Santa Maria della Pace l’affresco dal titolo Le Sibille e gli Angeli che Raffaello Sanzio realizzò nel 1514 su commissione del banchiere di origini senesi Agostino Chigi detto il Magnifico. L’opera si estende per oltre sei metri di larghezza e raffigura quattro sibille (Cumana, Persiana, Frigia e Tiburtina, appartenenti alla mitologia classica) impegnate nel ricevere rivelazioni divine dagli angeli. La disposizione delle figure è stata studiare per guidare lo sguardo dell’osservatore in maniera dinamica attraverso l’intera rappresentazione, creando così un senso di movimento e continuità.

Nel complesso, l’affresco è caratterizzato da una composizione equilibrata e da un uso magistrale del colore e della luce, che conferiscono profondità e dinamismo alla scena. Per la composizione, l’artista adottò in maniera armoniosa elementi della tradizione classica e di quella cristiana, a evidenziare una continuità culturale e temporale tra sapienza antica e religione. A caratterizzare le figure e la resa complessiva sono il vivace cromatismo e l’interazione dinamica fra i diversi soggetti, che confermano la maestria di Raffaello nel creare composizioni equilibrate e ricche di movimento.

Una curiosità interessante che riguarda l’opera è il fatto che è visibile non solo dall’interno della chiesa, ma anche da una delle sale dell’attiguo Chiostro del Bramante, permettendo così d’essere osservata da punti di vista differenti. Inoltre, non è difficile riscontrare una certa influenza di Michelangelo sul lavoro Raffaello in particolare nelle pose delle sibille che richiamano quelle dipinte dal Divin Artista nella Cappella Sistina.

Il genio di Gian Lorenzo Bernini tra architettura e scultura

Le ultime tappe ci portano alla scoperta di Gian Lorenzo Bernini, magistrale rappresentante del Barocco romano. A lui si deve la Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, nel rione Monti, progettata tra il 1658 e il 1670 su commissione del cardinale Camillo Pamphilj. A caratterizzare l’edificio è un’inedita pianta ovale con l’asse maggiore perpendicolare all’ingresso, struttura che – insieme alla distribuzione degli spazi interni – garantisce un effetto di spazialità dinamica in pieno stile berniniano.

Estasi di Santa Teresa d’Avila
L’Estasi di Santa Teresa d’Avila nella Basilica di Santa Maria della Vittoria

Di qualche anno precedente è la realizzazione de L’Estati di Santa Teresa d’Avila (datata tra il 1647 e il 1652). Scolpito in marmo e bronzo dorato, il gruppo è situata nella Cappella Cornaro della Chiesa di Santa Maria della Vittoria e rappresenta la transverberazione della santa colta nel momento in cui viene trafitta da un angelo con un dardo che simboleggia l’amore di Dio. Per incorniciare la scena, il Bernini progetto una struttura architettonica che comprende una nuvola sospesa su cui è adagiata la santa, illuminata dalla luce naturale che filtra da una finestra nascosta. Ai lati, i membri della famiglia Cornaro nell’atto di assistere all’evento mistico.

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